Pretty
        guy 
        Parte
        III 
        di
        Sei-chan 
         
          
          
        Jordan lo svegliò abbastanza tardi.
        Quando scesero per colazione erano già le dieci, ma,
        contrariamente al giorno prima, quasi ogni piatto era
        intatto. Ad un angolo cerano solo Roger e sua
        moglie che sorseggiavano il caffè scrutando chi
        scendeva, e, Jordan ci avrebbe giurato, prendendo nota
        dellora.  
        Jordan scosse la testa e si sedette
        lontano da loro. Non li salutò andando verso il garage,
        ma Danny sentì gli occhi di Roger puntati alla nuca per
        tutto il viale. 
        - Hai preferenze sullautomobile?-
        chiese Jordan. 
        - Non saprei
 una che cammina?- 
        - Come sei spiritoso! Vorrà dire che
        prenderò questa
 guardala, è un gioiello-. Jordan
        tolse il lenzuolo da una macchina, e Danny sgranò gli
        occhi: era il tipo di macchina del cui proprietario
        sarebbe diventato schiavo a vita. 
        - Una Porsche  911 Targa
?- 
        - Grigio metallizzato, interni in radica,
        serie limitata. Ti piace? Me lha regalata il nonno
        per i ventun anni, è come il mio primo amore- sorrise
        Jordan saltando dentro e accendendo il motore. - Senti
        come canta! Tutte le settimane Leo me la porta a fare un
        giro
 è ancora perfetta-. 
        - Già- riconobbe Danny salendo. Jordan
        aprì la capote e partì. Lungo il viale daccesso
        alla villa sollevarono una nuvola di polvere, ma Jordan
        rideva come un bambino con le sue caramelle preferite. 
        Percorsero stradine di campagna del tutto
        deserte, sembrava di stare in un film. Jordan guidava
        concentrato, con gli occhiali da sole e i mezzi guanti di
        pelle; dopo un po si fermarono in un posto che
        Jordan voleva mostrargli, poi un altro e un altro;
        arrivarono a metà pomeriggio in una piccola abbazia
        nascosta fra i boschi, e Jordan tirò fuori il pranzo al
        sacco. 
        - Me lo sono fatto fare questa mattina da
        Elena. Ci ha messo le cose più buone del mondo
- 
        Danny mangiò in silenzio. Gli piaceva
        quella vita. Nei suoi sogni ogni tanto pensava che prima
        o poi ci sarebbe venuto, in Italia, ma non ci sperava
        più di tanto. Non credeva che avrebbe mai potuto farcela
        accanto a lui Jordan parlava di continuo, era entusiasta,
        voleva dirgli tutto quello che sapeva e sentirsi
        rispondere che era bellissimo, era felice
 non cera
        altra parola per descriverlo. 
        - Ti va di andare al mare?- chiede Jordan
        dopo un po, a pranzo finito, e dopo che si erano
        fatti un bel risposino. 
        - È molto lontano?- 
        - Dai, ti ho chiesto se ci vuoi andare!
        Dimmi sì o no!- 
        - Ok. Solo se vuoi anche tu
 e se non
        è lontano e devi guidare troppo-. 
        - Va bene, mamma. Ci vogliono solo un paio
        dore, dai! Ho preso anche i costumi-. 
        Danny aprì la bocca, poi sorrise e
        risalì in macchina. 
        - Dopo ti porto in un ristorante che mi
        piace molto. Ci vengo sempre quando sono qui, ha una
        bella vista, speriamo che ci sia bel tempo-. 
        - Perché no? La giornata è bellissima,
        sarà bello anche là-. 
        - Si vedono un mare di stelle, credimi.
        Mio padre ci portava i clienti alle cene di lavoro, li
        distraeva e faceva grandi affari-. 
        - E ora? Tuo padre è
- 
        - Sì, aveva un problema di cuore di cui
        nessuno si era accorto... ma per me lavorava troppo-. 
        Danny attese nel fargli domande, non
        voleva finire troppo nel personale, ma Jordan continuò
        per conto suo. 
        - Lavorava sempre, dalla mattina alla
        sera... la ditta che aveva aperto era tutto, per lui
        anima e corpo, anche se... non ha mai trascurato la
        famiglia, nei miei ricordi lui cera sempre
        non so come facesse, perché stava sempre in ufficio fino
        a tardi
 anche mia madre lo diceva sempre, era
        capace di essere dovunque cera bisogno di lui. Mah,
        io non sono mai stato capace di farlo
- rise Jordan,
        e lo guardò. Anche Danny rise, ma distolse lo sguardo
        subito, lasciandolo scorrere sulla campagna e sulle
        colline che stavano attraversando. 
        - Guarda, in quel paese laggiù cè
        una mia filiale. È divertente, no? In Italia ne ho
        aperte tre, e quando vengo quaggiù passo sempre di qui.
        Una volta o laltra potrei farci una visitina!-
        Jordan tacque per un po. -Era sempre stato il sogno
        di papà aprire delle filiali allestero
 ma
        non cè riuscito, lho fatto io. Cè
        voluto tempo perché gli affari decollassero, anche se...
        fin dallinizio il suo fiuto ci ha sempre azzeccato.
        Lo sai comè nata lazienda? Lo vuoi sapere?- 
        - Avanti, dimmelo- disse Danny lievemente
        rassegnato. 
        - Mio padre e mio nonno hanno fatto una
        specie di scommessa! Mio padre dopo il diploma non voleva
        più studiare, voleva sposarsi subito
 e mio nonno
        gli disse che non era in grado di mandare avanti una
        famiglia
 mio nonno è molto severo, mio padre era
        orgoglioso ed entrambi erano dei gran testardi
 mio
        nonno gli ha detto che doveva impegnarsi negli affari per
        avere il suo consenso, e mio padre gli promise che se non
        ce lavesse fatta sarebbe tornato alluniversità
        e non avrebbe fallito nemmeno un esame. Ha trovato questa
        piccola ditta sullorlo del fallimento, lha
        rilevata e ha riassestato il bilancio. Si è sposato e ha
        continuato a lavorarci, poi anche io sono entrato con lui
        e labbiamo fatta decollare! È tutto quello che mi
        ha lasciato
 tutto quello che so lho imparato
        lì dentro-. 
        Danny rise. - La tua famiglia sembra molto
        appassionata
 devessere molto divertente-. 
        - Il nonno ha avuto undici figli, e per
        tutta la vita si è rammaricato di non avere avuto il
        dodicesimo. Mio padre era lultimo, e ha sempre
        avuto molto da dire a mio nonno. Non andavano daccordo
        come gli altri figli
- 
        - E tu? Voglio dire, hai dei fratelli?-
        chiese Danny, ma Jordan allungò il braccio sulla destra. 
        - Guarda! Lo vedi? Cè il mare?- 
        Danny non vedeva niente, solo erba e
        alberi a destra e a sinistra, ma annuì e tacque. 
        Lungo la spiaggia tirava un venticello
        fresco. Toccarono lacqua ma era fredda e agitata,
        Danny declinò linvito a fare il bagno, e
        passeggiarono semplicemente lungo il bagnasciuga. 
        Danny teneva le mani in tasca; Jordan
        cercava di sfioragliele ogni volta che poteva, e Danny
        era imbarazzato, non sapeva che pensare e che fare. 
        - Sei capace di far rimbalzare i sassi? Ti
        insegno io!- saltò su Jordan un minuto dopo. Tirò sassi
        e saltellò attorno a Danny mentre provava, rintronandolo
        di consigli. Alla fine Danny gettò la spugna e
        continuarono a passeggiare. 
        - La vuoi una granita?- chiese Jordan. 
        - Sì, perché no?- 
        - Torno subito, laggiù ne fanno di
        buonissime!- 
        Jordan scappò via in direzione della
        strada, e Danny sui sedette su una panchina lungo il
        marciapiede, e sospirò. Il sole lo accarezzava
        dolcemente, avviandosi già sulla strada del tramonto.
        Non picchiava più come a mezzogiorno, quando avevano
        mangiato fra gli alberi di quellabbazia. 
        La gita era stata bellissima. Era come se
        un desiderio impossibile si stesse avverando, per la
        prima volta, forse, non si domandava che cosa avrebbe
        fatto per tirare avanti, e non si vergognava della sua
        vita. Ma
 il pensiero di essere lì a pagamento era
        come una spina nel fianco. Quando se ne ricordava, per un
        attimo, il divertimento svaniva. Doveva pensare anche a
        quello
 dopo la festa sarebbe tornato a casa, e
        a casa
 non aveva nemmeno più una casa. Magari
        avrebbe potuto fare pace con Ken, ma
 tornare a fare
        quella vita
 era lunica cosa che sapeva fare.
        Non era mai riuscito a trovare un lavoro decente, e
        quello
 era ciò su cui ripiegava ogni volta, ogni
        singola volta che andava male. E andava male sempre più
        spesso. Ormai non credeva nemmeno più di poter cambiare
        vita. 
        - A che pensi?- disse Jordan, facendolo
        sussultare. 
        - A niente, perché?- 
        - Sembravi così assorto
 dei brutti
        pensieri?- 
        - Ti ho detto che non pensavo a niente
        guardavo il mare-. 
        - Strano, avevi un viso così triste
        pensavi a lui?- 
        - A lui chi?- Danny alzò la testa di
        scatto. 
        - Al tuo ragazzo-. 
        - Ti ho già detto che
- 
        - Lo so, lhai lasciato, me lhai
        detto, ma
 magari ci pensi ancora-. 
        - E poi che te ne frega? Non sono affari
        tuoi!- 
        - Lo so- disse tristemente Jordan. - Lo
        so-. 
        Danny abbassò la testa con aria afflitta.
        Dopo qualche minuto si ricordò della granita e rialzò
        lo sguardo, sorprendendo gli occhi di Jordan fissi sulla
        sua bocca. 
        - La
 mia granita
- disse Danny
        a disagio. Jordan si riscosse.  
        - Eccola
 perdonami. Ormai sarà
        quasi sciolta, lho tenuta in mano
- 
        - Non fa niente
 è buonissima, io
- 
        - Tornerai con lui?- lo interruppe Jordan. 
        - Come?- 
        - Con lui, col tuo ragazzo. Tornerai con
        lui quando ritorneremo a casa?- 
        - Ma che dici, perché mi fai questa
        domanda?- 
        - Dimmelo, per favore, tornerai da lui?- 
        - Ti ho detto che ci siamo lasciati, e
        poi ti ho anche detto che non ti riguarda-. 
        - Sì, ma io voglio saperlo
 batterai
        ancora? Ti rimetterai con lui?- 
        - Ma
 perché mi fai queste domande?
        Perché mi
 fai questo?- chiese tristemente Danny.
        Non gli piaceva quel tono indagatore e
 così
        possessivo. - Io
 non credo di doverti niente-. 
        - E allora che farai quando torneremo?-
        gli chiese con tono acido Jordan. 
        - Non lo so
 e non ti riguarda.
        Spiegami
- 
        - Niente, volevo solo saperlo. Solo fare
        un po di conversazione-. 
        - Allora anche io voglio sapere di te.
        Perché non hai un ragazzo? Mi sembra che
.- 
        - Non sono cose che ti riguardano! Se tu
        vuoi mantenere i tuoi segreti, anche io ho i miei-. 
        Danny sorrise trionfante, ma non riuscì a
        dire nulla. Tacque, e Jordan lo guardò con un timido
        sorriso. 
        - Scusa, hai ragione. Non sono fatti miei
        ma vedi, io
 non so come devo considerarti, ecco
        cosa sei, un impiegato, un collaboratore, come devo
        chiamarti? Ecco
 non so bene come comportarmi, e
- 
        Danny annuì e sorrise. - Daccordo,
        capisco. Considerami un libero professionista!- rise, e
        poi divenne serio, e guardò nella sua granita. - Io
        non voglio parlarne, non mi fa piacere
 non credo di
        avere ricordi positivi di questa relazione, ci ho messo
        tanto a romperla, e
 non mi va di pensarci. Non
        non ora, per lo meno. Lo voglio scordare, capisci?- 
        Jordan gli passò una mano dietro le
        spalle e sorrise, stringendolo a sé. 
        - Ok- mormorò, chiudendo il discorso. -
        Ehi, quel ristorante non aspetta, ci avviamo? Sperando di
        trovare posto nel parcheggio-. 
        Danny sorrise e cercò di cancellare i
        pensieri dalla sua testa. Era vero, voleva godersi quella
        vacanza, senza pensare né a Ken né a dopo
 anche
        se piano piano quei pensieri cominciavano a farsi strada.
        I giorni passavano veloci
 ed erano pochi. Una
        settimana passava in fretta. 
        Il ristorante era davvero carino, ed era
        una delle altre cose che Danny disperava di fare nella
        sua vita. Una porzione di pasta costava come una
        settimana di lavoro, quasi. E certo Ken non aveva mai
        tirato fuori abbastanza denaro, tranne che per qualche
        fast food spacciato per grande cucina
 rialzò lo
        sguardo in tempo per cogliere di nuovo gli occhi di
        Jordan sulla sua bocca. 
        - Che cè? La smetti di fissarmi
        sempre?- 
        Jordan spiegò il suo tovagliolo sulle
        ginocchia, scuotendo la testa. - È davvero un peccato
        che non ti lasci baciare. Hai davvero una bocca
        meravigliosa
 la vorrei
- mormorò, e Danny
        arrossì e sentì uno sfarfallio nello stomaco.  
        - Smettila!- sibilò. 
        - La conservi per lui? Ok, ok, scusami,
        non dovevo-. 
        Danny non disse niente. Giocherellò con
        il pane finché non servirono gli antipasti. Jordan si
        guardava attorno alla ricerca di uno spunto di
        conversazione. 
        - Allora, ti piace qui?- chiese poi. 
        - Certo. La villa è stupenda, e poi...
        sto benissimo. Ci voleva. E tu? Ti stai divertendo col
        tuo piccolo scherzo?- 
        -Be, sinceramente
 credevo
        sarebbe stato più divertente
 ma
 sembra che i
        tempo siano cambiati davvero. Quando ho incontrato il
        nonno, be
 mi sono sentito molto meschino per
        questo inganno, ecco
- 
        - Ti sei pentito?- 
        - Un po
 ehi, non certo di
        averti portato
 ma per il motivo. Mi sarebbe
        piaciuto portarti
- Jordan si interruppe e si morse
        le labbra, abbassando gli occhi. - Mi fa piacere avere un
        volto amico che mi faccia compagnia, ma le bugie
        non mi sono mai piaciute, e questo scherzo non si sta
        rivelando così grandioso
- 
        - Anche a me
 piace la tua compagnia-
        disse Danny. - Mi piace
 svegliarmi con qualcuno
        accanto- disse con lo sguardo basso. 
        - Anche a me piace- rispose Jordan, con un
        grande sorriso. Distinto tese la mano per posarla
        sui quella di Danny, ma si fermò prima e si limitò a
        posarla sul tavolo accanto alla sua. Danny se ne accorse,
        e mosse la mano fino a toccare quella di Jordan con il
        mignolo, sorridendogli. Poi la mosse ancora e la toccò
        con la punta delle altre dita, attendendo la risposta di
        Jordan. 
        Larrivo del cameriere li spaventò,
        ed entrambi ritrassero di scatto la mano. Si sorrisero di
        sottecchi e continuarono a guardarsi e a ridere per tutta
        la cena. 
        - È stata una serata stupenda!- gridò
        Danny più tardi, mentre correvano nella notte verso
        casa. 
        - La notte è ancora giovane! Vuoi andare
        da qualche parte? Ci sono dei bei locali, vale la pena
- 
        - Ma no, dai, torniamo a casa. Tienili per
        unaltra sera, i locali, non rovinarmi tutte le
        sorprese!- 
        - Va bene!- disse Jordan, e rise forte,
        guardandolo, con una risata contagiosa. 
        Arrivarono alla villa che era già notte,
        e il custode li guardò con unaria truce quando
        passarono davanti al suo gabbiotto. Dei cani abbaiarono
        in lontananza, mentre Jordan scendeva ad aprire il
        garage.  
        - Bene- disse quando lebbe
        parcheggiata dentro. - Ora, a letto, ok?- 
        Danny sorrise e lo guardò, poi gli
        appoggiò una mano dietro la nuca e lo attirò a sé.
        Attese un attimo, lo guardò e chiuse gli occhi,
        baciandolo. Jordan si staccò guardandolo con aria
        interrogativa, ma Danny lo spinse di nuovo verso di sé e
        lo baciò ancora più profondamente. Si staccò solo
        quando respirare divenne impellente. 
        Jordan lo guardò senza capire, stupito. -
        Ma
 la bocca non
- 
        Danny abbassò gli occhi. - Avevo voglia
        di baciarti, ecco. Volevo
 che tu mi baciassi. Ho
        fatto male?- 
        Jordan appoggiò la fronte contro la sua.
        - No. Hai fatto benissimo. Saliamo?- 
        Jordan gli prese la mano e lo trascinò in
        camera. Lì lo spinse sul letto e lo spogliò in fretta
        continuando a baciarlo. Anche Danny era impaziente di
        spogliarlo, e quella notte fecero lamore come se
        fossero in astinenza da anni; Jordan non si stancava mai
        di baciarlo sulla bocca, di accarezzargli la lingua con
        la sua, di divorarlo di baci. 
        Quando Jordan smise di muoversi dentro di
        lui, contro il suo petto ansimante, Danny si morse un
        labbro. Era preparato alla domanda di spiegazione di
        Jordan, aveva pensato ad una risposta in macchina, per lultimo
        tratto del viaggio quando aveva deciso di baciarlo alla
        prima occasione. 
        Ma la domanda non venne. Jordan si distese
        al suo fianco, completamente soddisfatto, e sospirò. Ma
        non chiese nulla. Danny si avvicinò e si appoggiò al
        suo addome, guardandolo in viso; Jordan gli sorrise e
        attirò la sua testa sul proprio petto. 
        - Avevo ragione- disse piano. 
        - A che proposito?- 
        - Sul fatto che le tue labbra sono
        meravigliose. Adoro baciarti-. 
        Di nuovo Danny si morse il labbro. Be,
        forse in quel momento Jordan non aveva voglia di
        affrontare la questione. E se lavesse sollevata
        lui? Danny pensò anche a questo, ma no, non era
        preparato a qualsiasi risposta. Preferiva rispondere lui,
        e sentirsi sicuro di quel che aveva da dire. 
        Probabilmente a Jordan non interessava
        così tanto. Non fece parola di nulla nemmeno la mattina
        dopo, mentre lo svegliava con un bacio.  
        - Buongiorno- sorrise, e Danny distolse il
        viso. Si sentì rimesso bruscamente al suo posto. Jordan
        aveva interpretato il suo bacio solo come voglia di fare
        sesso, punto e basta. Forse cera anche quello
        forse era la parte prevalente, ma per una volta sentirsi
        parte in causa di un rapporto, esprimere liberamente i
        suoi desideri
 era stata una parentesi
        elettrizzante, per Danny, ma ora tornava al ruolo che
        interpretava. Con in più il fatto che ora aveva perso
        anche il senso privato dei suoi baci. 
        Jordan non si accorse del suo turbamento.
        Sembrava contento, mentre si infilava nella doccia. Danny
        ricacciò indietro le illusioni che si era fatto e si
        vestì bellicosamente. Non doveva lasciarsi sopraffare.
        Aveva sempre tenuto duro, e non avrebbe ceduto ora. 
        - Ho pensato che stamattina possiamo farci
        un bagno in piscina, se ti va-. 
        - Certo, perché no?- 
        - Bene!- 
        A colazione sedettero vicino al nonno, e
        Danny diede solo qualche risposta a monosillabi a qualche
        domanda di circostanza. Jordan invece sembrava
        scoppiettare come un fuoco dartificio. Seppelliva
        il nonno sotto una valanga di parole, come non aveva
        fatto nemmeno il primo giorno, quando era un anno che non
        lo vedeva più. Danny mangiò in silenzio, lottando con
        lo stomaco chiuso, e non si accorse delle occhiate che
        gli lanciava il vecchio. 
        Dopo qualche ora si lasciò trascinare in
        piscina e si mise il costume, senza troppa
        partecipazione. Sedette su una sdraio al sole, mentre
        Jordan sguazzava nellacqua immergendosi e tornando
        su a ripetizione. 
        - Danny! Dai, vieni, sbrigati! Si sta
        benissimo qui!- 
        - Sissignore, ai suoi ordini- mormorò
        Danny scendendo in acqua controvoglia. 
        - Che hai? Sei ancora stanco? Hai una
        faccia
- rise Jordan. 
        - No, va tutto bene-. 
        - Sei sicuro? Vuoi che usciamo? Non cè
        problema se
- 
        - Va tutto bene! Va tutto bene! Come devo
        dirtelo! Piantala!- 
        - Ok, scusa- disse Jordan, e lo lasciò
        stare. Si allontanò dallangolo della piscina e
        fece un paio di vasche, guardando sempre preoccupato
        dalla sua parte. Danny si pentì di essere stato brusco;
        se si era fatto delle idee sbagliate, era solo colpa sua.
        Era stato bene con Jordan anche quando sentiva di essere
        solo la sua puttana. Si avvicinò a lui. 
        - Jordan, scusami. Io non
 non so che
        mi è preso-. 
        - Non preoccuparti, ho capito, sai-. 
        - Che cosa hai capito?- 
        - Che il bacio di ieri... non mi autorizza
        a considerare mia la tua bocca, ho indovinato?- 
        - Io
 no
- 
        - Stamattina ti ho baciato e te la sei
        presa, hai ragione. Mi spiace-. 
        - Ma Jordan
 no!- 
        - Non preoccuparti. Hai tutto il diritto
        di
- 
        - Ma no! Io
 voglio che tu mi baci,
        quando vuoi, io
- 
        - Lo vuoi? Posso baciarti, allora?- 
        - Certo!- 
        - Bene! Non osavo chiederti il permesso
        temevo che mi fraintendessi!- 
        - Ma io
- 
        Danny lasciò cadere il discorso. Jordan
        aveva frainteso. Ma alla fine aveva avuto ragione, per
        lui i baci non erano che un di più al servizio che Danny
        svolgeva per lui
 sorrise quando Jordan si avvicinò
        e lo baciò circondandogli le spalle con le braccia.
        Chiuse gli occhi e lo godette come se fosse stato un
        bacio vero. 
          
        Dopo pranzo, quando Danny era quasi
        riuscito a farsi passare il cattivo umore, Jordan lo
        abbandonò dimprovviso in mezzo al giardino per
        fare una telefonata urgente di cui si era dimenticato. 
        - Non sparire- disse baciandolo. - Non ci
        vorrà molto, spero!-  
        Danny era rimasto solo e non sapeva bene
        che cosa fare. Stavano andando alla fontana che gli aveva
        mostrato qualche sera prima, e decise di andarci da solo,
        il sentierino che stava seguendo portava laggiù. 
        Si sedette sul bordo a riflettere. Aveva
        ricacciato in gola le illusioni, e obiettivamente non gli
        sembrava che Jordan si comportasse in modo diverso. Lo
        trattava molto meglio di quando sperava, era dolce e non
        lo faceva mai sentire male. E poi stavano bene a letto
        insieme, Danny desiderava fare lamore con lui.
        Però
 non poteva scordare il perché era lì. Come
        Jordan se lera procurato. E che cosa aveva fatto
        fino allora, e che cosa lo aspettava al ritorno a casa. E
        che
 ormai il tempo era agli sgoccioli, e quella
        piccola vacanza di finzione e fuga da se stesso stava
        quasi per finire. 
        Il pensiero lo punse forte come uno
        spillone. Il pensiero di Ken arrivò subito dopo. Da
        qualche giorno non pensava più a lui
 come se
        volesse cancellare il ricordo dalla sua vita, ma avrebbe
        dovuto affrontarlo. Al suo ritorno
 la casa in cui
        viveva con Ken era anche sua. Tutte le sue cose erano
        lì, e il pensiero di ritornare in mano sua anche per lora
        necessaria a raccogliere lo faceva impazzire. Voleva
        fermare il tempo, e rimanere lì per sempre, in un posto
        dove tutti lo rispettavano, e lunico che sapeva di
        poterlo disprezzare lo trattava come il suo migliore
        amico. 
        Sentì un rumore sulle pietre del vialetto
        e sussultò. Aveva gli occhi lucidi; sentì la voce del
        nonno di Jordan che brontolava e corse a vedere. 
        Il vecchio stava camminando sul
        sentierino, ma gli era caduto di mano il bastone,
        infilatosi in una fessura tra le pietre. 
        - Faccio io, stia tranquillo!- Danny si
        precipitò ad aiutarlo, gli rimise in mano il bastone e
        il vecchio lo ringraziò. 
        - Grazie, ragazzo
 David, vero?- 
        - Daniel, signore. Danny-. 
        - Ah, giusto, giusto, Danny. Perdonami.
        Prima o poi imparerò il tuo nome. Se tornerai spesso con
        Jordan, naturalmente-. 
        Sedettero di nuovo sul bordo della
        fontana. 
        - Ma coshai, ragazzo? Hai gli occhi
        lucidi! Avete litigato? Lho visto correre via di
        gran fretta
- 
        - No, no, aveva una telefonata urgente da
        fare
 no, non abbiamo litigato!- rispose Danny
        affrettandosi ad asciugare gli occhi col dorso della
        mano. 
        - Meno male, mi fa piacere. Si vede che
        Jordan ti adora-. 
        - Cosa?- 
        - Certo. È da molto tempo che non lo
        vedevo così allegro. Da molto
- 
        Danny non riuscì a trovare qualcosa di
        sensato da dire, e rimase a guardare il vecchio quasi
        stupito. 
        - Certo, da
 da molti anni non lo
        vedevo sorridere così tanto, quando veniva a trovarmi.
        Troppe cose
 dopo quello che è successo con James
        non è stato più lo stesso; ti ha parlato di James,
        vero?- Danny aprì la bocca per rispondere, ma luomo
        non voleva una risposta. - È stato un brutto colpo...
        erano affiatatissimi, erano sempre insieme
 non è
        stato un bel momento
- 
        Il vecchio sospirò, e Danny sentì il suo
        cuore che batteva forte, troppo forte. Sembrava non
        riuscire a reggere più
 era tutta una farsa. Il
        nonno si preoccupava per suo nipote, diceva che era
        tornato felice, con lui, che gli voleva bene
 ma in
        realtà lui era solo un accompagnatore, tutto era finto e
        per di più era una presa in giro bella e buona. Il
        respiro gli si mozzò in gola. 
        - Ma
 ragazzo, che coshai? Non
        stai bene?- 
        Il vecchio gli sollevò il viso per
        guardarlo, ma i suoi occhi si fissarono sul livido le cui
        tracce decoravano ancora il suo volto. 
        - Che hai fatto al viso, ragazzo? Non
        sarà stato
- 
        - No!- si affrettò a dire Danny, turbato.
        - È stato
 un incidente, sono stato aggredito
        niente di grave, comunque
- 
        - Be, certo, le città di oggi sono
        invivibili. Comunque
 cerca di non farti succedere
        nulla di male. Mio nipote ne soffrirebbe molto, e anche
        tutti noi. Sei un bravo ragazzo, mi piaci, e sono certo
        che tornerai a trovarmi, vero? Jordan ormai viene solo
        per il mio compleanno, ma se mi aiuterai a convincerlo
-
        luomo strinse il bastone e disegnò dei cerchi per
        terra. - Sai, non lo posso dire a voce alta, ma Jordan è
        sempre stato il mio nipote preferito
 è testardo
        come suo padre, ed è lunico dei cui sentimenti per
        me posso essere sicuro
 non dipende da me per
        mantenere una barca a Capri, no?- 
        Il vecchio strizzò locchio e si
        alzò per andarsene. Danny tremava. Gli sembrava
 di
        aver profanato un luogo sacro, il luogo degli affetti
        più cari del vecchio nonno
 
        - No, aspetti!- lo fermò con voce rotta. 
        - Cosa cè, David?- 
        Danny osservò luomo che aveva
        davanti. Era del tutto diverso da quello che aveva visto
        durante i pasti o in giro per la villa, circondato di
        persone
 questo era un fragile vecchio che sogna
        solo che i suoi nipoti vivano una vita felice. Niente
        formalità né regole, e forse
 meno menzogne.  
        - Io
 io
 devo dirle una cosa, e
        può disprezzarmi, se vuole... ma non era
 non è
        stato per cattiveria, glielo giuro, Jordan voleva solo
        non intendeva farle del male, io
- 
        - Ragazzo, che stai cercando di dirmi?-
        disse il vecchio, improvvisamente duro. 
        - Io
 non sono quello che pensa, io,
        e Jordan..non stiamo insieme, è solo uno scherzo, e io
        mi dispiace, ma non mi ero reso conto... non fino ad
        ora!- 
        Danny lottò contro le lacrime, e prima
        che il vecchio facesse qualcosa, era già saltato in
        piedi ed era scappato via lungo il sentiero.  
        Corse a testa bassa, cercando di tenere
        asciutti gli occhi e di trovare un posto dove rifugiarsi.
        Non guardava dove metteva i piedi, e andò a sbattere
        contro Roger. 
        - Oh! Scusa
- disse in fretta,
        cercando di spostarsi senza mostrare il viso. 
        - Ehi! Aspetta, che coshai?- chiese
        Roger afferrandogli le spalle. 
        - Niente- sorrise Danny. - Assolutamente
        niente, va tutto bene-. 
        - Oh! Meglio così-. 
        - Ora
 lasciami, devo andare-. 
        Roger gli afferrò un braccio molto forte,
        sorridendo solo per circostanza. 
        - Oh, aspetta, che fretta cè? Io e
        te non abbiamo avuto modo di parlare molto, sai
-
        Danny cercò di divincolarsi. - Vorrei sapere qualcosa di
        più sul
 compagno del mio caro cuginetto-. 
        - Lasciami! Che vuoi da me? Ti ho detto
        che devo andare!- strillò Danny con il cuore in gola. Lespressione
        negli occhi di Roger gli faceva paura. 
        - Ma dai! Non voglio mica mangiarti,
        voglio solo fare quattro chiacchiere con te, che male cè,
        eh?- 
        Danny scosse la testa puntando i piedi.
        Roger lo ignorò e proseguì. 
        - Allora, sentiamo, tanto per cominciare
        che lavoro fai? Jordan è stato piuttosto vago su questo
- 
        Danny si allarmò. Non avevano concordato
        nessuna informazione da dare ai suoi parenti, con Jordan!
        Non sapeva che dire per non tradirsi; e se avesse
        contraddetto Jordan? Si tenne sul vago. 
        - Io
 lavoro in una ditta
- 
        - Ma davvero? E che cosa fai?- 
        - Sono
 impiegato
 sì, sono
        impiegato in una ditta- disse in fretta Danny, cercando
        di inventarsi febbrilmente qualcosa. 
        - Nella ditta di Jordan?- 
        - No
 tuttaltro, no, non con
        Jordan, assolutamente
-. 
        - Capisco
 Jordan mi ha detto che vi
        siete conosciuti sul lavoro, che strano
- 
        - 
 non nella sua, ma in una
        affiliata alla sua. In una ditta esterna!- 
        - Ma davvero? E dimmi, in quale?- 
        - Non la conosci-. 
        - Dimmelo, potrei conoscerla-. 
        - È impossibile!-. 
        - Invece sì, dimmelo!- Roger gli scosse
        il braccio. 
        - Mi fai male, lasciami!- gridò Danny
        agitandosi. - Lasciami!- 
        - Ehi, che succede? Che gli stai facendo?-
        Jordan corse lungo il sentiero e tolse la mano di Roger
        di dosso a Danny. 
        - Oh, Jordan, ciao
 stavamo solo
        facendo quattro chiacchiere- disse il cugino in tono
        gentile. 
        - Be, ora dobbiamo andarcene, vieni,
        Danny- rispose Jordan guardandolo in cagnesco. Prese
        Danny per il polso e lo trascinò via, fuori dal
        sentiero. 
        - Danny, coshai? Sembri sconvolto!-
        chiese Jordan appena furono nascosti da Roger. - Ti ha
        spaventato?- 
        - No
 mi ha chiesto
 del mio
        lavoro-. 
        - Cielo, che gli hai detto?- 
        - Non sapevo che inventarmi, e
 gli
        ho detto qualcosa, così
- 
        - Io gli avevo detto che lavoravi per me
-
         
        - Gli ho detto che lavoro in una ditta
        esterna che collabora con la tua
- 
        - Sul serio? Sei stato grande!- Jordan gli
        batté una mano sulla spalla. - Ce la siamo cavata bene,
        wow!- 
        Danny si allontanò di un passo
        stringendosi le braccia attorno al corpo. 
        - Che cè? Che hai?- chiese Jordan. 
        - In realtà
 penso di aver fatto una
        stupidaggine
- 
        - Cosa vuoi dire? Che stupidaggine?- 
        - Io
 non lo so cosa mi è preso, ero
        lì che parlavo con tuo nonno, e
 gli ho detto
        tutto- sussurrò con un filo di voce. 
        - Tutto? Tutto cosa?-  
        - Dello scherzo, e
 che non stiamo
        insieme
- 
        Jordan imprecò a voce alta. Roger, che
        era rimasto vicino al sentiero, schiacciò a terra la sua
        sigaretta e si avvicinò agli alberi. 
        - Cristo!- ripeté Jordan. 
        - Mi dispiace, io
- 
        - E va bene, e va bene, calma. Ok, forse
        non se lè presa. E
 per il resto? Che altro
        hai detto?- 
        - In che senso?- chiese Danny, smarrito. 
        - Di come
 di come ci siamo
        incontrati!- sussurrò Jordan guardandosi intorno. 
        - Che mi prostituisco? No
- 
        - Sssh!- sibilò Jordan. Danny si portò
        una mano alla bocca di scatto. Un rumore li attrasse fra
        i cespugli alla loro destra, ma non trovarono nessuno.
        Danny sembrava sempre più sullorlo delle lacrime. 
        - Jordan
 scusami. Non volevo
        metterti nei casini, è solo che
- 
        - Ok, ok, non fa niente. Il nonno starà
        allo scherzo, vedrai. Limportante è che nessun
        altro lo sappia-. 
        Danny spalancò gli occhi. - Roger
        sospetta qualcosa
 io
 ho avuto paura, non
        sembrava volesse
 solo conversare-. 
        Jordan annuì. - Te lavevo detto.
        Probabilmente vuole spaventarti, e forse vuole
        screditarci davanti al nonno
 non preoccuparti. Hai
        risposto benissimo, hai fatto bene a restare vago-. 
        Danny annuì. In quel momento il
        maggiordomo venne verso di loro. 
        - Signor Jordan, il signore vuole vedervi
        nel suo studio. La prego di non farlo attendere, sembrava
        piuttosto impaziente-. 
        Danny rabbrividì. - Lo sapevo! È
        colpa mia, Jordan
- 
        - Non piagnucolare, per lamor del
        cielo! Vedrai. Andrà tutto a posto- ripeté
        caparbiamente Jordan, afferrandolo pere un polso e
        trascinandolo verso la casa. Danny lo seguì con il fiato
        mozzo e il cuore che gli scoppiava. Si sentiva in colpa
        da morire. 
        Nellingresso, accanto alle scale che
        portavano allo studio del nonno, trovarono Roger ad
        aspettarli. Quando li vide, questi gli si parò davanti
        bloccandogli la strada. 
        - Roger, levati dai piedi, dobbiamo andare
        dal nonno- disse nervosamente Jordan. 
        Roger incrociò le braccia e sorrise.  
        - Non credere di farla franca, Jordan! So
        tutto- disse con tono cattivo spostando lo sguardo su
        Danny. - So tutto su di te, e su quello che fai per
        vivere-. 
        - Ma cosa
- ringhiò Jordan, mentre
        Danny si ritraeva. 
        - Il vostro giochetto non poteva durare a
        lungo. Credevi di poter raccattare una puttana dalla
        strada e sbattercela in faccia? Che cosa volevi fare,
        buttarci in mezzo a un bello scandalo?  Bordello di
        lusso in
- 
        Jordan ruggì e gli si buttò addosso,
        sollevandolo per il collo. - Ti faccio ingoiare tutti i
        denti, bastardo!- urlò. Danny si gettò fra loro,
        cercando di staccare le mani di Jordan. - Io ti ammazzo!-
        urlò ancora Jordan. Danny riuscì a farglielo mollare,
        ed in quel momento il nonno uscì dallo studio, attirato
        dal baccano. Roger si riprese immediatamente e salì a
        due a due i gradini. 
        - Nonno! Senti che ha combinato quel tuo
        nipote
- cominciò. 
        - Roger!- urlò Jordan, ma Roger sorrise e
        continuò. 
        - Quel
 suo amichetto che ti
        ha portato in casa è solo una prostituta, lha
        preso per strada
 per gettarci in ridicolo, nonno!- 
        Danny ai piedi delle scale cominciò a
        piangere. Jordan raggiunse Roger e lo afferrò per le
        spalle. - Come ti permetti
- 
        - Ora basta!- disse con tono calmo il
        nonno. Jordan lasciò Roger e si ricompose. - Bene. Non
        voglio più che accada una cosa del genere. Un tale
        baccano! Che sia la prima e lultima volta!- 
        Jordan abbassò la testa, e guardò Danny,
        che distolse subito lo sguardo. 
        - E ora, se vi siete calmati, Jordan,
        David, vi avevo fatto chiamare, se non sbaglio-. 
        Danny salì le scale a testa bassa,
        passando accanto a Roger e al nonno, che gli indicava di
        entrare nello studio. 
        - Ma nonno! Hai capito che cosa ti ho
        detto? Lui è un
- 
        - Roger! Ti ho già detto di calmarti. Non
        tollero che tu insulti un mio ospite, sono stato
        chiaro?- 
        - Nonno, ma questa è una cosa che
- 
        - Non una parola di più, né ora né mai!
        Guai a te se sentirò ancora una sola calunnia!- 
        - Ma
- 
        - Sono stato chiaro?- ripeté il nonno in
        tono imperioso. Roger si ritrasse. 
        - Chiarissimo, nonno- mormorò,
        rimpicciolendosi. Lanciò unocchiata a Danny e
        Jordan e se ne andò. Il nonno rientrò. 
        - Bene. Ora veniamo a noi-. Sedette alla
        scrivania e intrecciò le mani davanti a sé.- Jordan, mi
        sono giunte delle strane voci
- disse, guardando
        Danny, che arrossì. 
        - Nonno, ti prego, non credere a quello
        che dice Roger!- lo interruppe Jordan. - Quello che ha
        detto su Danny è
- 
        - Jordan! Non tollero che mi si
        interrompa, dovresti saperlo-. 
        - Sì, nonno- mormorò Jordan. - Però ci
        tengo a dirti che
- 
        - Non ho mai pensato di considerare le
        calunnie che mi giungono come oro colato. Certamente non
        questa, ragazzo- disse rivolto a Danny, che abbassò
        ancora lo sguardo. - Quello che fai nel tuo tempo libero
        non mi interessa. Quello che ho visto mi basta, e
        non ho intenzione di credere ad altro-. 
        Danny restò con la bocca spalancata, e
        anche Jordan guardò il nonno con aria sorpresa. 
        - Comunque non era questo il motivo per
        cui vi ho chiamato. Non hai nulla da dire, Jordan?- 
        - A
 che proposito?- mormorò il
        ragazzo, smarrito. 
        - A proposito di un buffo scherzo che tu
        avresti architettato alle mie spalle
 che hai da
        dire in merito?- 
        - Io
 non volevo prenderti in giro,
        nonno. È solo che
- 
        - Guardami in faccia quando parlo, e fammi
        sentire la tua voce!- 
        Jordan scattò sullattenti, e poi
        proseguì con voce più sicura. 
        - Non volevo prendere in giro nessuno, o
        per lo meno non volevo prendere in giro te... è solo un
        innocuo scherzo per vedere.. cosa avrebbero detto i
        parenti-. 
        - E
 ti sei almeno divertito, per
        questo tuo bello scherzo, Jordan?- 
        - Io
 sinceramente credevo di
        divertirmi di più
 mi sono pentito immediatamente,
        nonno. Sia per quello che stavo facendo a te che
-
        Jordan tacque, e guardò Danny. 
        - Bene. Sappi che non sono affatto fiero
        di te. Non credevo che proprio tu avresti mancato di
        rispetto alla tua famiglia in questo modo-. 
        - Ma
- 
        - Ad ogni modo, se mi avessi messo al
        corrente prima avrei potuto divertirmi anche io, caro
        Jordan!- rise il nonno, e anche Jordan sorrise. Danny
        abbozzò un mezzo sorriso, imbarazzato. 
        - David, mi spiace che mio nipote ti abbia
        gettato in pasto ai suoi parenti solo per suo
        divertimento personale. Credo che debba delle scuse più
        a te che a me-. 
        - Oh, no, signore!- disse Danny. - Credo
        che
 io debba essergli grato per avermi portato qui,
        e devo essere grato anche a lei per avermi ospitato, e
        mi sto divertendo molto, sul serio. Senza Jordan
        non sarei mai potuto venire qui
- concluse
        timidamente abbassando gli occhi. 
        Il nonno si alzò e andò a dargli una
        pacca sulla spalla. - Hai scelto un bravo ragazzo,
        Jordan. La metà dei tuoi cugini non sarebbe stato in
        grado di rispondere in modo così educato. Mi fa piacere.
        Ora va, lasciaci soli, David-. 
        - Danny- dissero contemporaneamente Jordan
        e Danny. 
        - Sì, giusto, Danny-. 
        - Ci vediamo dopo, Danny, aspettami in
        camera- disse Jordan. Danny salutò il nonno e uscì.  
        Appena fuori dallo studio tirò un grosso
        sospiro di sollievo. Non era chiaro se il nonno non aveva
        creduto a Roger o se non gli interessava la cosa, e ancor
        meno era chiaro come Roger avesse fatto a saperlo. Forse
        era lui che avevano sentito in giardino
? Bah, non
        aveva voglia di saperlo né di giocare al detective.
        Andò in camera e si tolse la cravatta, gettandola sul
        letto, e poi si stese a letto anche lui.  
        Si mise un braccio sopra gli occhi. Gli
        ritornò in mente quello che aveva detto il nonno. Gli
        aveva parlato di un certo James
 e di come era stato
        infelice Jordan quando si erano lasciati. Da quel che
        aveva capito, non aveva mai portato fidanzati, o presunti
        tali, alle feste del nonno prima di allora. Gli aveva
        mentito? Gli sembrava strano, però
 forse ci
        soffriva ancora, e non glielaveva detto perché in
        definitiva non erano affatto affari suoi. 
        Si rigirò nel letto. Sbuffò. Ma quanto
        parlavano Jordan e il nonno? Voleva sapere se sarebbe
        stato cacciato con infamia oppure no. Si stancò di
        aspettare e si appisolò. 
        Si svegliò di colpo al rumore della porta
        che veniva chiusa. Saltò su di scatto, ansimante e
        accaldato. Ci mise un momento a mettere a fuoco Jordan
        che entrava in quel momento e che lo guardò con
        curiosità. Danny deglutì e distolse lo sguardo; stava
        facendo un sogno erotico come non ne faceva da tanto
        tempo, ed era ancora eccitato, anzi, una parte di lui
        voleva tornare dentro al sogno e finire quello che aveva
        cominciato. 
        Allinizio si era trovato solo in una
        di quelle stanze da letto depoca che erano al primo
        piano, con un grande letto a baldacchino sorretto da
        colonnine di marmo. Poi la porta si era aperta, ed era
        entrato Jordan seguito da suo cugino Andrew. E da lì
        avevano cominciato a fare scintille
 si erano seduti
        ai due lati di Danny e avevano cominciato a toccarlo
        sulle cosce, ad accarezzarlo e ad eccitarlo, e lui si era
        lasciato fare di tutto
 poi lavevano fatto
        stendere, e
 a quel punto era entrano Jordan. 
        - Che hai?- disse questi, osservando il
        suo sguardo stralunato. 
        - Niente
- mormorò Danny con un filo
        di voce, sentendosi come un ragazzino beccato con le mani
        nei pantaloni. 
        - Sei tutto rosso
 hai caldo?- 
        - No
- 
        - Sul serio? Boh, non mi sembri
        molto in te. Sei preoccupato per quello che ha detto il
        nonno?- chiese di nuovo Jordan sedendosi accanto a lui.
        Danny ebbe unondata di eccitazione a contatto col
        suo corpo, e si ritrasse di scatto. 
        - Ehi, che cosa cè?- chiese Jordan
        mettendogli una mano sul braccio. Danny ansimò. La
        sensazione del sogno non accennava a svanire
 si
        stese sul letto e trascinò Jordan sopra di sé. 
        - Ma
 Danny, che fai?- 
        - Facciamolo, dai. Adesso
- mormorò,
        ansimando, strusciandosi contro la gamba di Jordan. 
        - Ma
 così
 Danny?- 
        - Lo voglio subito. Ti prego, scopami
        adesso!- ringhiò, invertendo le posizioni con un colpo
        di reni. Si mise a cavalcioni di Jordan strofinandosi
        contro il suo torace. Jordan si lasciò eccitare e gli
        tolse la giacca e la camicia, poi si spogliò a sua
        volta. Spinse via Danny per togliersi anche i pantaloni,
        e li tolse anche a lui tornandogli addosso.  
        Danny gemeva, incitandolo a fare presto.
        Jordan si avventò sulla sua bocca divorandola, mentre si
        sistemava sopra di lui piegandogli le gambe allindietro. 
        - Muoviti! Adesso, adesso!- urlò Danny, e
        Jordan lo accontentò. Spinse con tutte le sue forze,
        mentre Danny chiedeva ancora di più, e si sforzò di
        accontentarlo finché non raggiunse lorgasmo
        stremato. Danny venne con lui ansimando soddisfatto. 
        - Che ti è preso?- mormorò Jordan dal
        suo collo. 
        Danny sorrise e gli accarezzò i capelli
        senza dire niente. Si raggomitolò sotto di lui e lo
        abbracciò stretto. 
        - Allora? Mi dici perché mi sei saltato
        addosso?- 
        - Uffa! Mi andava, avevo voglia, ok? Non
        ti capita mai?- 
        - Certo
 ma dalla tua espressione
        quando sono entrato direi che ti eri già portato avanti
        da solo
- 
        - Non è vero
 non lo stavo facendo
        ok, e va bene, ho fatto un sogno
 stavo facendo un
        bel sogno e tu mi hai svegliato
- 
        - Oh-oh! Doveva essere un sogno davvero
        realistico!- 
        - Ceri anche tu!- 
        - Davvero? E che parte facevo?- 
        - Quella che hai fatto ora
 quella
        che fai sempre. Facevi lamore con me!- 
        - E cosa cera di così eccitante?- 
        - Be, non so
 cera anche
        tuo cugino Andrew, e
- 
        - Andrew?- chiese Jordan, aggrottando la
        fronte. - Davvero?- 
        - Sì. E ci giuro che
 se ci ripenso
- 
        - Ti piace Andrew?- chiese bruscamente
        Jordan. 
        - Non so
 non credo... voglio dire,
        era solo un sogno, no? Forse
- 
        - È incredibile, come hai fatto a
        capirlo? Hai un radar, o qualcosa del genere?- 
        - Capire
 capire cosa?- 
        - Di Andrew-. 
        - Che intendi dire?- 
        - Sveglia! Anche lui è omosessuale, come
        lhai capito? A mio parere si mimetizza benissimo-. 
        - Oh! Non lo sapevo. Non mi è mai passato
        per la testa
- 
        - Ah, no? Ma in sogno sì, però!- 
        - Comunque
 non ci avevo mai pensato.
        Non sembra affatto
 ma allora anche lui è una
        pecora nera della famiglia?- 
        - Sì, come no
 è fra quelli che mi
        hanno condannato quando sono uscito allo scoperto, anche
        se
 non per il motivo che credono tutti-. 
        - Che vuoi dire? Ha disapprovato?- 
        - Vedi, lui, al contrario di me,
        preferisce continuare a fingere, e che non si sappia. Non
        vuole affatto che la sua famiglia lo venga a sapere, e
        non voleva nemmeno che lo venisse a sapere di me-. 
        - Non voleva che tu lo dicessi a tutti?- 
        - Sapessi! Ha cercato di dissuadermi in
        ogni modo
 mi ha prospettato scenari apocalittici se
        lavessi fatto
 che poi non si sono avverati,
        ma questo non è bastato per convincerlo che non cè
        niente di male ad essere se stessi
- disse Jordan in
        tono amaro. 
        - Eppure
 non mi sembra che
        attualmente ti disapprovi
 anzi, mi è sembrato il
        contrario
- 
        - Devi sapere che siamo stati molto legati
        fin da adolescenti
 in pratica abbiamo scoperto
        assieme di essere quello che siamo
 e fino alla mia
        confessione siamo stati molto legati
 complici, si
        può dire. Poi abbiamo avuto dei litigi terribili
 e
        ora lui vorrebbe convincermi a tornare amici come un
        tempo, e anche intimi come un tempo-. 
        - Andavate a letto insieme?- 
        - Ti ho detto che è così che labbiamo
        scoperto
 lui è molto geloso, e
 vorrebbe
        convincermi a perdonarlo, ma non riesco a sopportare la
        sua falsità
 il suo doppio gioco. Anzi, credo che
        sia molto geloso anche di te-. 
        - Davvero? Non me ne sono accorto- disse
        in tono sarcastico Danny. In quel modo, le occhiate
        gelide che Andrew gli aveva lanciato assumevano un
        perché. Chissà se
 era stato geloso anche di
        James. La sua curiosità sullargomento non si era
        affatto sopita con il sogno. 
        - Jordan
 hai mai portato qualcun
        altro qui per fargli conoscere la tua famiglia?- chiese,
        prendendola alla larga. Se fosse riuscito a costringerlo
        a parlarne spontaneamente non avrebbe fatto la figura
        dellimpiccione. 
        Jordan si tirò su appoggiandosi ad un
        braccio e lo guardò con curiosità. - No, perché me lo
        chiedi?- 
        - Niente, così... è questa la verità?
        Sul serio?- 
        - Certo, non vedo perché dovrei
        raccontarti delle balle
- rispose Jordan,
        innervosendosi leggermente. 
        - Sicuro, scusami
 chi è James?-
        chiese Danny a bruciapelo. 
        - Che ne sai tu di James?- disse Jordan,
        duro. Si alzò dal letto e cercò i suoi vestiti. - Chi
        te ne ha parlato?- 
        - Be, è stato tuo nonno
 sì-
        proseguì Danny allocchiata interrogativa che gli
        lanciò Jordan. - Prima, in giardino, quando credeva che
        stessimo davvero insieme. Ha detto che non ti vedeva
        così allegro da quando tu e James vi siete lasciati-. 
        Jordan alzò un sopracciglio, con una
        gamba per metà infilata nei pantaloni. - Ti ha detto
        così sul serio?- 
        - Non esattamente
 ha detto che non
        sei stato più lo stesso, e che eravate molto affiatati
        ho pensato che vi foste lasciati dopo essere venuti qui
- 
        Jordan sorrise dolcemente allacciandosi i
        pantaloni. - James era mio fratello. Mio fratello
        gemello-. 
        Danny si portò una mano alla bocca. - Oh!
        Io avevo capito
 ho fatto una gaffe, vero?- 
        Jordan sorrise di nuovo, più apertamente.
        - Certo, una gaffe megagalattica. Ma sarebbe stato meglio
        se avessi capito giusto. Se ci fossimo solo lasciati
-
        dimprovviso gli occhi di Jordan si rattristarono, e
        Danny ricacciò in gola la domanda successiva. - Lui è
        morto. Eravamo qui in vacanza, dal nonno, e
 ha
        avuto un incidente, un incidente stradale-. 
        - Mi
 mi spiace. Non volevo
- 
        - È come
 se mi avessero strappato
        la mia metà
 io e lui
 non ci separavamo mai,
        anche il nonno lo diceva
 facevamo sempre tutto
        insieme
- Jordan si sedette sul letto, continuando a
        sorridere, circondato dalla dolcezza che i suoi ricordi
        suscitavano in lui.  
        - Anche lui era gay?- chiese Danny,
        indeciso se appoggiargli la mano sulla spalla per
        confortarlo. Jordan rise sommessamente.  
        - No! Lui era perfettamente normale
        anche se qualche volta ci scambiavamo, era così
        divertente
 e poi si precipitava sempre nella mia
        stanza terrorizzato
 non sopportava le avances dei
        miei ragazzi
 lo imbarazzavano talmente
-
        Jordan soffocò un singhiozzo. 
        Danny gli appoggiò delicatamente la mano
        sulla schiena. - Scusami tanto. Non volevo
 farti
        tornare alla mente brutti ricordi, davvero-. 
        - Brutti ricordi? No
 ho degli
        splendidi ricordi di lui
 i brutti ricordi
        sono venuto dopo. A volte mi sveglio e
 penso di
        correre da lui, e solo dopo mi rendo conto che
 oh,
        sono uno stupido- Jordan lo guardo sorridendo: già sul
        suo viso non cera più alcuna traccia di tristezza,
        era tornato allegro come al solito. Allargò le braccia.
        - Sono un uomo adulto e vaccinato, e
 questi sono
        solo i casi della vita
 pensa che non sono più
        riuscito a rientrare nel nostro appartamento
 ho
        comprato tutto di nuovo... e
 vivo in albergo
        sono un idiota
- 
        - Ma no
- mormorò Danny, ma Jordan
        saltò in piedi battendo le mani.  
        - Dai! È ora di incominciare a prepararci
        per la cena!- disse, cancellando i ricordi con un colpo
        di spugna. Danny avrebbe voluto parlarne ancora, ma
        dopotutto lui stesso gli aveva chiesto di lasciarlo in
        pace a proposito di Ken, e quindi decise di tacere.  
        - Senti, se poi ti va possiamo uscire. Ti
        va?- 
        - Eh?- 
        - Andiamo per locali, tanto per non
        intristirci sempre in casa
 ti ho detto che ci sono
        dei bei posti qui in giro, vero?- 
        - Ma certo! Daccordo, usciamo pure,
        ho voglia di ballare!- disse allegramente Danny. Jordan
        sorrise a sua volta, ma Danny lo vide rabbuiarsi un
        attimo prima di entrare nella sua camera. 
        Si divertirono, quella sera. Jordan era
        splendido quando ballava, e fece sentire bene anche
        Danny: essere in sua compagnia lo faceva sentire bello,
        osservato ed invidiato, ed era una sensazione che gli
        faceva salire ladrenalina a mille. Entrambi
        tornarono a casa molto eccitati, ma quando Danny si girò
        sul suo lato del letto per dormire, il pensiero che aveva
        ignorato per tutto il pomeriggio tornò ad assalirlo.
        Mancava un giorno solo, poi ci sarebbe stata la festa e
        tutto sarebbe finito. La sua vacanza dal mondo reale era
        agli sgoccioli
 e la vita reale era dura, e
        spaventosa per lui che non sapeva nemmeno come se la
        sarebbe cavata dora in poi.  
        - Che cè? Che hai da sospirare?-
        chiese Jordan, al buio, spaventandolo. 
        - Eh? Nulla, nulla, dormi-. 
        - Vieni qui- riprese Jordan, attirandolo
        contro il suo petto. 
        E anche quello gli sarebbe mancato. Se ne
        rese conto in un modo doloroso che nemmeno molti soldi
        potevano lenire 
        Continua... 
         
        
            
            
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