Astaris
        il mago 
        Parte III 
        di
        Sei-chan 
         
          
          
        Syrius
        stette sulle spine per tutto il giorno successivo alla
        sua visita ad Astaris. Stava esplodendo dal desiderio di
        vederlo di nuovo, e la sua decisione si era rafforzata
        ogni ora di più. Teneva il medaglione davanti agli
        occhi, e più lo guardava più voleva il suo padrone;
        anche se la nave sarebbe partita lindomani, valeva
        la pena di fare un tentativo.  
        -
        Maira, scusami, mi hai detto qualcosa su questo
        medaglione prima
- 
        - A
        che proposito? Non mi ricordo
- 
        - Su
        qualcosa come un sigillo
 qualcosa come
- 
        - Ah,
        sì, certo! Ti avevo detto che potremmo far fare ad
        Astaris un incantesimo su questo medaglione in modo che
        possa usarlo solo lui-. 
        - Ma
        non avevi detto che nessuno lo poteva disfare?- 
        - No,
        non ho detto nessuno, ho detto pochissimi
        in teoria questo incantesimo potrebbe essere disfatto
        solo da qualcuno che ha ancora più potere di quello che
        vi è racchiuso dentro, e il sigillo sul globo risponde
        solo agli ordini di chi lha creato, sempre in
        teoria
 quindi dovrebbe essere indistruttibile, dato
        che chi lo compie abbandona contemporaneamente gran parte
        della sua potenza
 però potrebbe sempre esserci
        qualcuno, in unaltra epoca o in un altro luogo, con
        un potere talmente grande da costringere il sigillo ad
        obbedirgli-. 
        Syrius
        aveva gli occhi spalancati, concentrato nello sforzo di
        seguire il discorso di Maira. 
        - Ma
        se il suo padrone gli facesse questaltro
        incantesimo di cui ti ho parlato, allora proprio nessuno
        sarebbe in grado di scioglierlo
 bisogna pronunciare
        un giuramento, e quello lo potrebbe annullare solo chi lha
        pronunciato. Sarebbe lideale che Astaris lo
        facesse, se vuole che tu porti con te questo medaglione
        nel caso andasse perso o qualcosa del genere-. 
        - Tu
        credi che accetterebbe di farlo?- 
        -
        Questo non lo so, non sono io che lo conosco intimamente-
        rispose Maira con freddezza. Syrius arrossì.  
        -
        Senti, io ho intenzione di andare a parlargli stasera,
        perché non vieni anche tu con me? Forse potresti
        parlargliene
- 
        -
        Voglio averci a che fare il meno possibile, se non ti
        dispiace. Però
 sarei più tranquilla se dovessi
        portarmi dietro quel coso sigillato piuttosto che no
- 
        - Se
        le cose vanno come spero, forse non dovrai essere
        costretta a portarlo con te, almeno per questo viaggio
- 
        -
        Cosa? Hai intenzione di restare con lui? Vuoi fermarti in
        città? Guarda che la nave parte domattina presto!- 
        - Lo
        so bene, ma
 in questi giorni sono successe molte
        cose, e forse vale la pena di provarci, una volta
- 
        - E se
        le cose non andassero come vuoi tu?- 
        - In
        quel caso tornerò con la coda fra le gambe e dovrete
        sopportarmi per questo viaggio!- disse allegramente
        Syrius stringendo i denti e pensando dentro di sé che
        non doveva affatto andar male, perché lui avrebbe fatto
        il possibile. 
        Nel
        tardo pomeriggio lui e Maira lasciarono il porto e fecero
        una passeggiata fino a casa di Astaris. Maira sembrava
        estremamente agitata ad ogni passo che faceva per
        avvicinarsi a quella casa.  
        Astaris,
        la notte precedente, aveva pianto seduto contro la porta
        fino ad addormentarsi, sfinito. Quando si era svegliato,
        era stato travolto dalla sensazione di vuoto più forte
        che avesse mai provato, tanto forte da fargli mancare il
        fiato. Avrebbe voluto correre in città e cercare Eli, e
        nascondere il viso contro di lui per dimenticare il
        dolore che provava, ma non ne ebbe la forza. Lidea
        di restare con lui un paio dore, un pomeriggio o
        anche tutto il giorno e poi doverlo lasciare lo
        distruggeva. Le ore scorrevano lente come macigni, ma
        quando arrivò il tramonto Astaris si accorse che era
        come se la giornata non fosse trascorsa. Guardò il letto
        dove avrebbe dormito ancora solo e scoppiò di nuovo in
        lacrime. Non si aspettava di sentirsi chiamare, da fuori. 
        -
        Astaris! Astaris!-  
        Non
        aspettava nessuno. Avrebbe voluto che fosse Syrius, ma
        sapeva che non poteva essere. Probabilmente era già
        andato via con la nave. Sperò che non fosse di nuovo lo
        spirito che passava a trovarlo. Uscì asciugandosi gli
        occhi con la mano e non credette ai suoi occhi. Era
        davvero Syrius! Non riuscì a spiccicare una parola, e
        solo qualche istante dopo si accorse che con lui cera
        anche una donna. 
        -
        Ciao, Astaris- sussurrò Syrius, come se si trovasse
        davanti ad un sogno che temeva potesse scomparire. 
        -
        Syrius
- mormorò Astaris. 
        -
        Questa è Maira, è la maga della mia nave-. Ad Astaris
        bastò unocchiata per capire che quella donna lo
        detestava. Syrius prese il medaglione da sotto gli abiti. 
        -Vedi,
        Astaris
- cominciò - Maira
 mi ha fatto notare
        ci siamo accorti che questo medaglione
 insomma, è
        un po pericoloso portarlo in giro su una nave
        avevo paura di
 perderlo
- 
        -
        Avevi bisogno di portare anche lei per dirmelo? Immagino
        tu gli abbia accennato che forse potrei ricadere in
        tentazione, sorella?- 
        - No-
        disse Maira, parlandogli per la prima volta. - Però gli
        ho detto che esiste un incantesimo che potresti fare. Per
        precauzione, naturalmente-. 
        -
        Naturalmente
- mormorò Astaris. - Temo di non
        essere più così potente per eseguire quel genere di
        incantesimi, comunque-. 
        - Per
        questo sono qui, fratello. Dovremmo eseguirlo insieme-. 
        - Non
        mi sono spiegato, ora come ora non sono in gradi di
        eseguirlo nemmeno con laiuto di qualcun
        altro- Astaris alzò le mani fasciate. 
        - Io
        ti potrei guarire, anche se
 hai ragione, non
        potresti compiere un altro incantesimo immediatamente-. 
        - Lo
        guarirai, Maira?- chiese Syrius. 
        Maira
        alzò le spalle. - Se lui me lo permette-. 
        Astaris
        ruppe le fasciature stizzosamente. - Avanti, fallo,
        allora!-  
        Maira
        lo guardò un po sconcertata, poi allungò le mani
        a sua volta e disse alcune formule magiche. Prese delle
        erbe sminuzzate da un sacchetto che teneva in tasca e
        gliela sparse sulle palme. Le cicatrici e le scottature
        che segnavano la pelle scomparvero immediatamente davanti
        agli occhi di Syrius che osservava meravigliato. 
        -
        Bene, ecco fatto. Syrius
 non è il caso di tornare,
        ora?- 
        Syrius
        si morse un labbro. - Va pure
 - le disse. 
        - Sì,
        ma ricorda che la nave parte allalba! Non
        dimenticartelo!-  
        - Non
        aspettatemi, se non arrivo- le sussurrò Syrius, mentre
        Astaris rientrava in casa. 
        - Daccordo
        sta attento con quel mago- rispose la donna e si
        incamminò. 
        Syrius
        rimase incerto qualche secondo davanti alla porta, poi si
        decise. La spinse senza bussare. 
        -
        Astaris
- 
        -
        Siete ancora qui?- 
        -
        Maira se ne è andata-. 
        -
        Perché non sei andato con lei?- disse Astaris con
        freddezza. 
        -
        Volevo
 ecco, volevo parlarti-. 
        - Mi
        sembrava ci fossimo detti tutto
 anni fa-. 
        - Io
        io non credo. Io ho ancora qualcosa da dirti-. 
        -
        Avanti allora, fa in fretta, ho da fare-. 
        - Da
        quando sei così freddo
 così distaccato? LAstaris
        che conoscevo io era del tutto diverso-. 
        - LAstaris
        che conoscevi tu è morto
 è affogato quando sei
        partito con quella maledetta nave!- gridò Astaris, e
        Syrius comprese che anche se faceva il sostenuto, non era
        cambiato davvero. - E adesso dimmi quello che devi e poi
        levati dai piedi!- 
        - Sì,
        me ne andrò, ma solo se vorrai ancora che me ne vada
        dopo che ti avrò parlato. Non posso entrare?- 
        -
        Preferisco che tu resti fuori da casa mia
 e dalla
        mia vita, quindi
- 
        - Daccordo
        ecco, quello che ti voglio dire è questo: io ti amo,
        Astaris. Ho cercato di ignorarlo e di non pensarci, in
        questi anni, ma appena ti ho rivisto ho capito che tutti
        i miei sforzi sono stati vani
 non ho mai smesso di
        amarti, Astaris-. 
        - Hai
        finito?- Astaris cercò di nascondere un singhiozzo, ma
        non ci riuscì. - Se hai finito, allora vattene
 ti
        ho ascoltato e adesso vattene!- corse dentro in casa
        scoppiando in lacrime. Syrius lo seguì e fermò la porta
        prima che potesse chiuderla. 
        - Non
        me ne vado se prima non mi guardi in faccia e non me lo
        dici
 guardandomi negli occhi. Non ci riesci, vero?
        Anche tu provi la stessa cosa, guardami, Astaris, per
        favore!- 
        Astaris
        cercava di nascondergli il viso, ma Syrius gli afferrò
        le braccia e lo fece voltare a forza verso di lui. 
        -
        Lasciami Syrius! Non provo più niente per te
 più
        niente
 vattene!- 
        -
        Perché vuoi che me ne vada? Vorrei rimediare al male che
        ti ho fatto
 vorrei farti smettere di soffrire
- 
        - E
        allora vai via! Lasciami in pace! Non capisci che più
        insisti più mi fai star male? Non voglio avere più
        niente a che fare con te!- 
        Syrius
        strinse le labbra e lo lasciò. - E va bene. Me ne vado,
        se è questo che vuoi
 però
 sappi che ti amo
-
        Il marinaio uscì dalla porta, poi fuori esitò un
        momento, si voltò di nuovo e disse: - 
 e
        sappi che sono venuto qui solo per offrirti il mio amore
        e
 per chiederti perdono, per cercare di renderti
        ancora felice
 scusa se ti ho fatto perdere tempo- e
        si incamminò nel buio, con il cuore in pezzi. 
        Astaris
        lo guardò andare via, fermo sulla porta, poi fu colto da
        un impulso irrazionale, lo chiamò gridando il suo nome e
        correndo verso di lui, gettandosi fra le sue braccia. 
        -
        Syrius! Syrius, ti prego, non andare via! Non te ne
        andare
 ti prego!- 
        - Oh,
        Astaris
- 
        -
        Anche io ti amo! Anche io ti amo! Non mi lasciare, per
        favore!- 
        Restarono
        abbracciato a lungo, nel buio della radura, immobili e
        immemori. Astaris voleva solo che quelle braccia lo
        stringessero, voleva godere di quel momento per tutta la
        vita, anche se sapeva che sarebbe durato solo finché la
        nave di Syrius restava in porto. Anche se sarebbe rimasto
        comunque solo, non voleva rimpiangere quel momento in cui
        gli stava per dire di no. 
        - Hai
        già cenato?- chiese Astaris dopo un tempo lunghissimo. 
        -
        Come?- 
        - Ti
        chiedevo se tu hai già cenato
 io no, e mi è
        venuta fame-. 
        Syrius
        si staccò da lui e sorrise. - Allora mi farai entrare?- 
        - Sì.
        Vieni- disse Astaris, e decise di seguire quella sua
        decisione in tutte le sue conseguenze. 
        - Non
        ho molto da offrirti
- riprese, sorridendo. 
        - Lhai
        fatto! Ero certo che ne fossi ancora capace!- 
        - Che
        cosa?- 
        - Il
        tuo sorriso. Sei splendido, quando sorridi-. 
        - Ho
        già sentito queste parole- sorrise ancora Astaris, e
        mise in tavola quel poco che aveva. Nessuno dei due,
        comunque, si lamentò. Syrius continuava a guardarlo e a
        sorridere, come se volesse stamparsi quel viso nella
        mente. Quando ebbero finito, allungò la mano a prendere
        quella di Astaris, sopra il tavolo. Istintivamente,
        questi cercò di svincolarsi, ma Syrius non lo lasciò. 
        - Ecco
        volevo dirti che mi mancava molto
 guardarti, e
        averti vicino. Anche se fino adesso ho cercato di
        ostacolarti
 io ho capito che era un modo per
        sentirti vicino, e magari di aiutarti e
 sentirmi
        meno in colpa. Anche se
 non è stato per merito mio
        che hai rinunciato ai tuoi poteri-. 
        - Non
        è vero
 lho fatto perché quella spilla, per
        la prima volta dopo tanto tempo, mi ha fatto di nuovo
        pensare a te e a come era la mia vita prima che tutto
        questo succedesse. A come ero felice e meno solo
 e
        a come ti amavo. Il pensiero che tu mi odiassi mi faceva
        impazzire-. 
        - Io
        non ti odio, non ti ho mai odiato. Ti amo
- 
        Astaris
        respirò a fondo e si alzò per riordinare. Syrius si
        alzò a sua volta e lo costrinse ad abbracciarlo.
        Avvicinò piano il viso al suo, e Astaris chiuse gli
        occhi e lo baciò dolcemente. Pian piano il bacio divenne
        sempre più profondo, e i loro corpi, che non si erano
        mai dimenticati luno dellaltro, cominciarono
        a cercarsi. 
        Syrius
        cominciò a stringerlo più forte. Il respiro di entrambi
        si fece più veloce; le loro labbra non ne volevano
        sapere di staccarsi, e Astaris consentì alle sue mani di
        percorrere la schiena di Syrius; ma fu preso alla
        sprovvista quando questi cominciò a spingerlo,
        inequivocabilmente, verso il letto. Allora cercò di
        allontanarlo, ma Syrius riuscì a forzarlo a stendersi. 
        - No,
        no, Syrius, fermati- gemeva Astaris, e Syrius lo guardò.
        Sorrise. 
        - Cosa
        cè?- 
        Astaris
        distolse il viso arrossendo, e Syrius rise di nuovo,
        avvicinandosi al suo collo. 
        -
        Astaris
 ricordi la prima volta che labbiamo
        fatto?- Astaris sorrise al ricordo, e lo guardò negli
        occhi. 
        -
        Anche allora, allinizio non volevi, e poi
 sei
        tu quello a cui è piaciuto di più-. 
        Astaris
        arrossì di nuovo. - Mi ricordo
 ma avevo paura, e
        anche adesso ne ho
- 
        - Hai
        paura di me? Eppure dovresti conoscermi
 sai quanto
        me che anche tu lo desideri-. 
        - È
        vero
- sospirò Astaris, e lo baciò attirandolo
        sopra di sé. Non cercò più di divincolarsi, ma il suo
        corpo si muoveva comunque, assecondando i suoi desideri.  
        La
        mano di Syrius gli sfiorò il viso, poi scese lungo il
        collo e cercò di infilarsi nellapertura della
        tunica. Astaris respirò affannosamente, e, senza dire
        una parola, slacciò la tunica e si abbassò sul letto.
        Syrius lo accarezzò e lo baciò, poi si voltò, per
        togliersi gli stivali e la cintura. Astaris si alzò e
        fece il giro del letto fino a trovarsi davanti a lui, lo
        guardò intensamente e si sfilò la tunica, gettandola a
        terra con un gesto sensuale. Il suo corpo era splendido e
        bianco, e Syrius lo desiderò come la prima volta in cui
        erano stati insieme. Astaris si stese sopra di lui e lo
        aiutò a liberarsi dei vestiti, poi lo trascinò in un
        bacio che aveva tutto il sapore del ricordo, ma anche un
        sapore nuovo, di audacia che il vecchio Astaris non aveva
        mai avuto.  
        Quando
        si staccarono per respirare, Syrius lo allontanò da sé
        per osservarlo: il corpo di Astaris non era cambiato di
        molto. Era diventato più alto, ma era sempre esile e
        snello come una volta; Syrius invece era cresciuto molto,
        era più muscoloso e più abbronzato, e aveva un altro
        sapore. Astaris lo baciò a lungo, e lo toccò fino a
        fargli perdere il controllo, fino a quando non lo assalì
        morso dalla passione. Il mago gli si abbandonò,
        chiudendo gli occhi e ricordando la piccola stanzetta a
        Selima, in una soffitta piccola e buia, dove era
        cominciata la loro storia damore. Sentiva Syrius
        sopra di sé, che lo stava preparando, e si morse a
        sangue le labbra per non urlare; ma non servì a niente
        quando il marinaio entrò in lui e il piacere lo assalì
        più di qualsiasi onda di qualsiasi marea del mondo. E
        ora proprio quel mondo ruotava attorno ai loro due corpi
        e alle sensazioni, mai dimenticate, che di nuovo si
        stavano regalando reciprocamente. 
          
        Eli
        trascorse tutta la giornata nella sua stanza, buttato a
        terra come un sacco di stracci, sconvolto. Nessuno lo
        venne a cercare. Aveva pianto tanto che le lacrime lo
        avevano abbandonato, lasciandolo solo scosso da
        singhiozzi che gli squarciavano la gola. 
        Astaris,
        Astaris
 il suo viso gli si presentava davanti agli
        occhi, mormorava il suo nome come per pregarlo di correre
        in suo aiuto, sperava irrazionalmente che lui sarebbe
        corso in città e lavrebbe portato via con la
        forza, lavrebbe salvato, lavrebbe amato
        e invece non avrebbe nemmeno avuto la possibilità di
        dirgli addio
 voleva scappare, ma se lavesse
        fatto lavrebbero ripreso e di sicuro lavrebbero
        ucciso di botte
 solo se fuggiva però. Se fosse
        andato da Astaris di nascosto per parlargli prima che
        qualcuno se ne accorgesse, magari poi lui avrebbe deciso
        di riscattarlo
 lavrebbe fatto sicuramente, e
        allora nessuno lavrebbe picchiato o peggio
        sì, sarebbe andato da lui! Quella notte sarebbe uscito
        di nascosto e sarebbe corso da lui, oh, sì, e tutto si
        sarebbe risolto
 il suo Astaris avrebbe risolto
        tutto! 
        Attese
        di sentire mastro Darmian che si ritirava nella sua
        stanza. Udì i suoi passi distintamente sulle scale, poi
        sul piano superiore, infine sentì il tonfo della porta.
        Immediatamente si gettò sulle scale, prima che il
        guardiano che rimaneva al posto del padrone di notte ne
        prendesse il posto: aveva solo pochissimi minuti, ma
        riuscì a trovarsi allesterno senza che qualcuno se
        ne accorgesse. Facendo piano andò alla stalla, prese il
        suo mulo e lo accompagnò fino a che furono abbastanza
        lontani; poi si mise in sella e lo fece correre più che
        poteva fino a casa di Astaris. 
        Quando
        ci arrivò, vide che dentro cera un lume, anche se
        era tardi. Forse Astaris era ancora sveglio, forse
        sarebbe subito corso con lui in città! Il suo cuore
        batteva forte
 dentro si sentivano dei rumori
delle
        voci. Sembrava ci fosse unaltra persona
        improvvisamente il suo cuore si bloccò. No, doveva
        esserselo immaginato, in realtà non cera nessuno
        aprì piano la porta. Maledì quel lume che era acceso,
        perché illuminava i corpi di Astaris e Syrius impegnati
        luno con laltro, ed erano i loro gemiti
        quelli che aveva sentito da fuori. 
        - No
        no
- mormorò piano, sconvolto; distrutto. Il suo
        cuore
 non lo sentiva più, si era ridotto in
        briciole
 Indietreggiò, adesso sì avrebbe voluto
        scappare, avrebbe voluto morire, avrebbe voluto
        scomparire sottoterra ed ignorare tutto
 si voltò e
        fuggì, prendendo inconsciamente la solita strada,
        dimenticandosi completamente del mulo, inciampando e
        cadendo con la vista annebbiata dalle lacrime.  
        Il suo
        Astaris
 e Syrius
 non doveva accadere, non
        avrebbe dovuto accadere! Ora Astaris non lavrebbe
        più cercato, ora non lavrebbe più amato, non
        avrebbe voluto nemmeno riscattarlo
 
        Fu
        solo quando si trovò davanti al bordello che si accorse
        di dove era andato. Si asciugò gli occhi e rientrò.
        Tanto, non valeva più la pena di fuggire dal suo
        destino. La sua speranza di riscatto era appena scomparsa
        come una nave che inesorabilmente affonda. 
        Continua... 
         
        
            
            
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