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 Goccia di stella
 Parte XIII 
           di Hymeko 
       Il cuore di Julien batteva come il martello 
            di uno schiavo spaccapietre su un masso di pietra, come aveva visto 
            fare quando era ancora un apprendista muratore…scacciò la coda 
            di cavallo dietro la schiena, e scrollò la testa. Doveva farcela 
            nonostante il dolore, doveva rimanere dietro a Konoe, correre come 
            lui, più di lui, giungere fino da Neven e salvarlo. Non gli 
            piaceva essere così nelle mani del soldato, ma pur di salvarlo 
            sarebbe sceso a compromessi ben peggiori.’Anche se non ho ancora capito come facciano a sapere che vada davvero 
            salvato, e che invece non si sia solo perso’
 Doveva c’entrare Abilene, in qualche modo, ma non riusciva davvero 
            a capire. Perché le dottoressa avrebbe dovuto essere coinvolta 
            nella sparizione di Neven? Cosa sapevano Konoe e il capitano che non 
            avevano avuto il tempo di dirgli?
 ’Se almeno potessimo parlare un momento…’
 Ma persino lui, che non possedeva che un minimo addestramento di base, 
            vedeva che non era il momento di discutere. Konoe correva dinnanzi 
            a lui, veloce e letale come una belva in caccia, pronta in ogni momento 
            a compiere il suo balzo omicida.
 Eppure non ce n’era stato bisogno, fino a quel momento. La porta d’ingresso 
            a quel luogo non aveva opposto la minima resistenza, anzi…la parte 
            peggiore era stata giungere fin lì evitando di essere calpestati 
            dalla folla in preda al panico. Qualsiasi notizia il Comandate avesse 
            fatto circolare fra i passeggeri della nave, si era sparsa come il 
            fuoco sull’erba secca a tutti gli ospiti della struttura. Aveva visto 
            medici impotenti cercare di tenere a bada mandrie di ospiti terrorizzati…ne 
            aveva quasi provato pietà.
 Ma solo quasi, dato che erano in qualche modo coinvolti pure loro.
 Scosse il capo, e si concentrò sul percorso. Il corridoio che 
            stavano seguendo, in leggera discesa, era vuoto. Nessun passaggio 
            si apriva sui lati, rendendo più facile la loro corsa, e nessuno 
            aveva cercato di intralciarli.
 ’Ma Neven sarà davvero in fondo?’
 Konoe si bloccò di colpo, quando il corridoio compì 
            bruscamente un stretta curva a gomito. Si fermò prima dello 
            spigolo, e posò per terra una sonda con microcamera, che scivolò 
            lentamente sul terreno inviandogli le immagini dell’altra parte.
 Entrambi avevano il fiatone, che risuonava nelle cuffie nelle orecchie 
            dell’altro. Più che per la corsa, era per la frustrazione di 
            non aver trovato ancora nulla, nemmeno un ostacolo…
 ”Riprendiamo un attimo fiato”
 sussurrò Konoe, pulendosi alla meno peggio il sudore dal viso.
 ”Konoe…”
 sussurrò Julien, prendendo la frase dell’altro come il permesso 
            per poter parlare a sua volta. Le ferite gli pulsavano, ma l’adrenalina 
            teneva ancora a bada il dolore.
 ”Hn?”
 ”Ma che sta succedendo? Perché sospettate di Abilene? Non può 
            averlo semplicemente portato a vedere un’ala riservata, in tutta amicizia?”
 L’altro sospirò:
 ”È troppo lungo da spiegare adesso, per cui ti prego di attendere. 
            Dopo che avremo tirato fuori Neven dai guai, ti spiegheremo tutto. 
            Comunque sì, pensiamo che sia nei guai, e che la causa sia 
            Abilene. O comunque che lei c’entri qualcosa…pensiamo sia responsabile 
            di tutto quello che è successo”
 ”Eh? Ma perché l’avrebbe fatto?”
 Il soldato scosse la testa:
 ”Ancora non lo sappiamo. Come va la gamba, Julien?”
 aggiunse, indicando l’arto ferito.
 Julien scosse il capo:
 ”Sento appena le ferite”
 sussurrò con convinzione, bevendo un sorso d’acqua.
 ”Bene. Si ricomincia”
 Konoe si tirò in piedi, e Julien lo imitò:
 ”Ma tu pensi davvero che sia qui sotto?”
 ”…non lo so. Ma non abbiamo nemmeno un altro indizio”
 ”Konoe…perché nessuno ha tentato di fermarci? Questo vuoto 
            è…”
 ”…inquietante”
 concluse il soldato per lui, aggiustandosi il giubbotto e svoltando 
            l’angolo.
 ”Esatto”
 borbottò Julien dietro di lui. Non era ansioso di incappare 
            di nuovo in una sparatoria, ma quella monotonia atona gli logorava 
            i nervi. Stavano correndo nel nulla, in un corridoio tristemente tinto 
            di grigio, con delle luci al neon sul soffitto…sembrava un lungo, 
            immenso budello verso il nulla.
 ’Neven…’
 Julien strinse i denti. Doveva solo continuare a correre e a sperare. 
            In fondo, prima o poi sarebbero giunti al fondo, e allora qualcosa 
            sarebbe successo. Dovevano solo continuare a proseguire, e a sperare. 
            Non poteva permettersi incertezze, era obbligato ad accettare che 
            Neven fosse nei guai, e che ad aiutarlo ci fossero solo loro.
 ’Una coppia peggio assortita non poteva esserci’
 Chissà se Konoe avrebbe provato a prendersi tutto il merito. 
            Non lo pensava, ma in caso contrario gli avrebbe tirato un gran calcio.
 Quasi gli sbatté contro, quando il militare si bloccò 
            di colpo.
 ”Giù!”
 Konoe lo trascinò a terra, tappandogli la bocca con una mano. 
            Erano arrivati a un punto di svolta, al fondo del corridoio. Una porta si ergeva si fronte a loro.
 ”Questo è il punto di non ritorno. Se non te la senti, è 
            il momento di tornare indietro”
 Julien lo fissò con uno sguardo di fuoco, e si strappò 
            via la sua mano della bocca:
 ”Vale anche per te! Nessuno ti obbliga a restare!”
 Non era esattamente vero, quello era lavoro, per Konoe, e Julien lo 
            sapeva. Ma non gli importava…se Konoe aveva deciso di iniziare la 
            guerra, lui non si sarebbe certo tirato indietro.
 Il soldato evitò di ribattere, limitandosi a mettersi gli occhiali 
            protettivi e la mascherina su naso e bocca:
 ”Preparati, perché stiamo per entrare”
 Julien obbedì a malincuore, e chiese:
 ”Vuoi irrompere o fare un’entrata soft?”
 ”Che domande…irrompere! Coprimi le spalle! Via!”
 e scattò in avanti, seguito da Julien.
 Il cuore di entrambi batteva all’impazzata…qualsiasi cosa ci fosse 
            oltre quella porta, poteva essere l’inizio della loro fine…
 …Konoe la spalancò con un calcio, e si gettò a terra, 
            con Julien che copriva lo spazio sopra di lui.
 Non c’era nessuno.
 Erano in una stanza che si sviluppava in lunghezza trasversalmente 
            al punto dove erano entrati, verso la metà, con una doppia 
            porta dinnanzi a loro. Alle due estremità della stessa parete 
            c’erano due grosse vetrate, da cui usciva della luce artificiale…Konoe 
            si morse un labbro, ma non fece in tempo a prendere una decisione.
 ”Benvenuti”
 disse una voce maschile dalle loro spalle, sopra di loro.
 Entrambi sussultarono e si voltarono, guardando in alto con le armi 
            puntate. Sopra la porta che avevano spalancato c’erano una telecamera, 
            fissa su di loro, e un altoparlante. Prima i neon, poi quel coso…tutti lì sembrava estramamente vecchio.
 ”Vi aspettavamo”
 ”Identificatevi!”
 sbraitò Konoe, sistemando meglio il fucile contro la spalla.
 ”Che scortesia…contando che siete nostri ospiti, dovreste essere più 
            educati”
 ”I rapitori non meritano altro”
 ringhiò il soldato, tenendo d’occhio tutti gli spazi e coprendo 
            Julien. Non poteva permettere che gli accadesse ancora qualcosa, era 
            la sua via per la redenzione…
 ”Oltre che scortese, anche ignorante. Non abbiamo rapito nessuno. 
            Abbiamo solo riabbracciato nostro figlio”
 Il respiro di entrambi si mozzò, quelle parole che rimbombavano 
            nei cervelli. Poi Julien balbettò:
 ”V-Vostro figlio? Ma…N-Neven?”
 ”Esatto, Neven. Se volete accomodarvi alla vostra destra, davanti 
            alla vetrata, potrete assistere all’intervento.
 Ansimando, i due corsero alla vetrata. Intervento? Di che stava parlando?
 ”Neven!!!”
 urlò Julien, riconoscendo il ragazzo sedato, legato al lettino, 
            attorniato da tre chirurghi che armeggiavano con la sua coscia sinistra…l’esterno, 
            sembrava…
 ”Non vi possono sentire, la stanza è insonorizzata, anche se 
            le ho avvertite del vostro arrivo”
 continuò la voce…e infatti una donna alzò la testa e 
            li guardò, sorridendo poi sotto la maschera, come se vedesse 
            amici da lungo persi di vista…occhi da fata e capelli color del sole…Konoe 
            la riconobbe subito:
 ”Abilene!”
 ”Esatto, sta collaborando con mia moglie per l’estrazione”
 ”E-Estrazione?”
 Le gambe di Julien cedettero, e sarebbe scivolato a terra se Konoe 
            non l’avesse tenuto per un braccio. Avevano quasi perso la partita, 
            ma almeno l’onore dovevano salvarlo.
 ”Non ci avete ancora sconfitti”
 balbettò l’uomo in preda alla rabbia, allontanandosi dal vetro 
            e trascinando con sé Julien, alzando poi il fucile e prendendo 
            la mira.
 ”Fossi in voi non lo farei…”
 sussurrò divertita la voce dell’uomo…
 ”…sapete, l’intervento è di routine, ma stanno operando in 
            un punto relativamente delicato. Ci sono una grossa arteria e una 
            vena proprio lì…cosa credete che accadrebbe se la lama del 
            bisturi le tranciasse?”
 Konoe sbiancò, e Julien si affrettò a strappargli il 
            fucile dalle mani:
 ”Quel vetro sarà sicuramente coperto da una pellicola anticolpi! 
            Questo giocattolo sarà inutile!”
 La voce ridacchiò ancora:
 ”Esatto. Ogni colpo sparato sarebbe tornato indietro”
 Digrignando i denti, Konoe si passò un braccio sul viso. Cosa 
            poteva fare, cosa? Come poteva tirar fuori di lì Neven?
 ”Ma cosa gli state facendo?”
 piagnucolò l’altro, tornando alla vetrata e appoggiando le 
            mani sul vetro.
 ”Semplice. Stiamo estraendo ciò che Neven ha custodito per 
            tutti questi anni”
 Julien studiò meglio la stanza. Al centro, sotto luci accecanti, 
            giaceva il suo amico, legato al lettino, gli occhi socchiusi e una 
            mascherina sul viso. Attorno a lui tre donne si affaccendavano…la 
            madre, Abilene e un’altra stavano mettendo le mani addosso al suo 
            Neven…la rabbia che stava provando rischiava di esplodere in un nulla…non 
            aveva alcun modo di aiutarlo, non ne vedeva nessuno.
 Spostò lo sguardo, incapace di continuare a guardare i tamponi 
            che asciugavano il suo sangue. Gli strumenti ai lati del lettino non 
            sembravano dare segni di anomalie, e nulla, nell’atteggiamento delle 
            donne, indicava dei problemi in corso.
 ’Neven…’
 pensò, mentre sentiva Konoe avvicinarsi a lui. Lo guardò…il 
            soldato sembrava essersi calmato. Negli occhi però aveva una 
            luce maligna, una risoluzione che non gli aveva mai visto…una voglia 
            di vendetta, una sete di morte, una brama di sangue che andava oltre 
            il semplice desiderio di salvarlo. Era come se…se…avesse un bisogno 
            disperato di redenzione.
 ”Tu sei suo padre?”
 ”Eh?”
 Julien seguì il suo sguardo. All’estrema sinistra della parete 
            di destra della sala operatoria, era incastonata un’altra vetrata, 
            e un uomo era seduto nell’ombra, a godersi la scena.
 ”Esatto”
 L’uomo mosse le labbra, ma la voce scese da dietro di loro.
 ”Chi siete, tu e tua moglie?”
 L’altro alzò le spalle:
 ”Dei semplici ricercatori. La mai adorata moglie è un chirurgo, 
            io sono un virologo”
 ”Ti sembra il momento di far conversazione con quel tipo, mentre stanno 
            operando Neven?”
 Julien ringhiò contro Konoe, ma l’altro gli posò una 
            mano sulla spalla:
 ”Ho visto abbastanza ferite da sapere che lo stanno operando con cognizione 
            di causa. Se avessero voluto semplicemente macellarlo, l’avrebbero 
            già fatto”
 Ma Julien scattò, colpendolo sul viso con un pugno:
 ”Non usare quel termine riferito a Neven! Non è un quarto di 
            bue”
 Preso alla sprovvista, Konoe non riuscì a evitare il colpo. 
            Barcollò sino all’angolo, e si asciugò un rivolo di 
            sangue.
 ”Ooohhh…bel colpo, mingherlino”
 ”Zitto tu, mostro! Vieni qua che te lo mostro da vicino, il mio pugno”
 e lo agitò in direzione dell’uomo dietro il vetro, che intanto 
            continuava a ridere soddisfatto.
 ”Oh, non ne dubito. Immagino che l’adrenalina ti abbia riempito di 
            forza. Non ci tengo a sperimentarla”
 ”Maledetto…”
 Julien si morse un labbro, in cerca di una soluzione. Quello scemo 
            di Konoe era più inutile del solito, persino dannoso…se voleva 
            salvare Neven doveva per forza fare tutto da solo.
 ”Neven…”
 ”Su, non temere, starà bene. Almeno a livello fisico, lo spirito…boh, 
            non è affar mio”
 ”Ma come puoi parlare così, se sei suo padre? Come puoi fare…quello 
            che stai facendo? Fai schifo!”
 L’altro rise ancora, e Julien lo vide muovere il braccio, probabilmente 
            per schiacciare un pulsante:
 ”Cara, uno dei nostri ospiti mi ha chiesto come posso fare quello 
            che sto facendo. Tu ce ne dici?”
 Una donna alzò gli occhi, e li studiò. Poi sembrò 
            sbuffare, e tornò al lavoro. Invece fu Abilene quella che palesemente 
            si mise a ridere.
 Konoe cercò di far funzionare il cervello. A quell’uomo sciocco 
            piaceva parlare, era evidente. Doveva trovare il modo di fargli rivelare 
            altri particolari, e agire di conseguenza…quell’intervento doveva 
            andare a buon fine, per la salute di Neven, quindi lui aveva ancora 
            un po’ di tempo per pensare.
 ’Mi devo mostrare disperato…devo convincerli della mia debolezza!’
 ”Ma perché Neven? Cosa gli avete fatto?”
 L’uomo rimase in silenzio un attimo, poi rispose lentamente:
 ”Immagino tu sia Konoe, uno dei sottoposti di Asha”
 Il militare grugnì una risposta, ma non disse altro, e l’uomo 
            proseguì:
 ”Lo prenderò per un sì. Dimmi, soldato, quanto conosci 
            la tua amica- o ex-amica- Abilene?”
 ”…abbastanza bene”
 ”Allora saprai anche quale sia il suo più grande sogno”
 Julien passò lo sguardo da uno degli uomini all’altro. Che 
            c’entrava quel discorso?
 ”Il suo più grande sogno?”
 ripeté Konoe, cercando nella memoria. Era qualcosa che era 
            sicuro di aver già sentito, in un lontano passato…poi un piccolo 
            ricordo riaffiorò nella sua mente:
 ”Il suo sogno proibito…la manipolazione dei virus…la scoperta del 
            vaccino principe”
 ”Il vaccino principe?”
 La voce di Julien era una raspa…cosa stavano dicendo quei matti?”
 Ma fu il padre di Neven a rispondere:
 ”Esatto. Quello che renderà ogni essere vivente immune alle 
            malattie virali. Preziosissimo, difficilissimo da creare e da gestire…la 
            più alta manifestazione dell’intelletto umano, la definitiva 
            vittoria dell’uomo sulla natura e su Dio, o quello che volete voi. D'ora in poi saremo noi a dettare la legge, sia materiale che morale”
 ”Ma siate tutti pazzi!”
 sbottò Julien, dando una manata al vetro.
 ”Nessuno si impressionerà a sentirsi apostrofato così, 
            quindi dillo pure, se lo pensi. Sta di fatto che i confini etici sono 
            talmente labili e malleabili che basta un periodo brevissimo per modificarli. 
            E poi non ti pare scorretto che i pensieri di una casta ristretta, 
            e spesso ipocrita, debbano forzatamente avere delle conseguenze su 
            miliardi di persone? Invece noi stiamo agendo per il bene di tutti!”
 ”Non è certo quello che state facendo a Neven! Siete voi i primi 
            ipocriti”
 ”È un rischio calcolato, non gliene verrà alcun male, 
            tranquillo. Sappiamo già che al suo animo ci penserete voi 
            dopo, quindi il leggero danno che ha subito qui verrà presto 
            riparato. E poi dovresti saperlo anche tu che questo non è 
            un mondo perfetto”
 ”Lo ripeto…voi siete fuori di testa, ma di brutto”
 ”Eh eh eh…sai, Julien Sorel, che è solo colpa tua se Neven 
            è in quella situazione?”
 Konoe si irrigidì, il ragazzo sbiancò, mentre la sua 
            mente correva all’impazzata alla ricerca di come avesse potuto cacciarlo 
            nei guai…
 ”Non ti sforzare, non ci arriveresti mai. Ci hai costretto a giungere 
            sino a questo punto quando lo hai protetto”
 ”Hanno mirato alle gambe…”
 saltò su Konoe, dandosi una pacca sulla fronte.
 ”…ecco perché…allora avevamo ragione…”
 ”Sì”
 Julien si schiarì la voce:
 ”Ehm…Konoe? Che state dicendo?”
 Ma il militare gli fece segno di tacere:
 ”Partiamo dall’inizio: il segnale sconosciuto che abbiamo captato 
            quando Neven è salito a bordo…”
 ”…era il nostro assenso ad Abilene, perché provasse a compiere 
            l’operazione prima di giungere qui. Un lavoretto veloce e preciso, 
            ecco quello che volevamo”
 ”Il budino alterato?”
 ”Anche quello opera mia”
 A quanto pareva l’operazione di Neven era terminata. La donna sconosciuta 
            stava raccogliendo gli strumenti, mentre la madre di Neven era di fronte 
            al vetro oltre cui c’era il marito, parlando fittamente con lui, mostrandogli 
            qualcosa che Julien e Konoe non riuscivano a vedere.
 Abilene, invece, era di fronte a loro.
 ”Ma come potevi fare quello…”
 e indicò Neven ancora steso sul lettino, la coscia fasciata…
 ”…partendo da un budino come scusa?! È squallida!!!”
 La donna squadrò Konoe, e rise:
 ”Sei proprio uno sciocchino, Konoe. Non vedi la forza della mia scelta? 
            No, non nell’aspetto di qualcosa di morbido e fresco. Ma nella sua 
            facile raggiungibilità. Nella mensa era alla portata di tutti, 
            ogni persona lì presente avrebbe potuto mistificarlo. Tanti 
            colpevoli, nessun colpevole. Se Neven ne avesse mangiato, io poi avrei 
            inventato una scusa per poterlo operare alla gamba, in seguito ad 
            analisi più approfondite rispetto al controllo di quando è 
            salito a bordo. Per togliere una brutta ciste, che ne so!”
 ”Ma allora perché…Arkhie, Daleth e Asha!”
 ”Perché non tutti sono sciocchi come te. Daleth stava usando 
            Arkhie per studiare i filmati della cucina, e c’era il rischio che 
            mi scoprissero. Così, mentre parlavo con Neven, ho fatto in 
            modo di inserire una memoria olografica che contenesse un programma 
            in grado di annientare l’ESAI”
 ”Ma non è stato trovato nulla nelle tue memorie olografiche”
 Konoe sapeva che Daleth le aveva controllate…come poteva essergli 
            sfuggita?
 ”Credi si stata così sciocca da consegnarla? L’ho buttata, 
            anzi…l’ha fatto Asha per me”
 Il militare si grattò la testa. Non ci stava capendo più 
            nulla.
 ”Quel giorno ho aspettato che lei facesse il suo giro di guardia, 
            e ho fatto apposta a darle in mano un sacco di rifiuti, dicendole 
            che fra le altre cose c’erano delle scatolette di lenti a contatto. 
            Lei ha controllato il sacco che stavo portando io, rimanendone profondamente 
            disgustata, così ha gettato nella fornace quantica il sacco 
            che portava, dopo averlo palpeggiato un po’. La memoria era in una 
            delle scatolette, ma lei perché mai avrebbe dovuto non fidarsi 
            della mia parola? Sono la sua migliore amica!”
 ”Lo eri”
 la corresse Konoe, ringhiando.
 ”Dettagli. Poi ho dovuto mettere a tacere anche Daleth…a quello stupido 
            non è bastato vedere Arkhie annichilito, e si è rimesso 
            a studiare i filmati. Ma dato che non potevo eliminare anche Anchan, 
            ho dovuto virare la mia attenzione sull’umano”
 Julien si scosse…entrambi stavano pendendo dalle sue labbra, ma c’era 
            qualcosa che non tornava:
 ”Ma perché ci sta raccontando tutto questo? Noi diremo tutto 
            quando usciremo di qui!”
 ”Perché pensa che non usciremo di qui. E quell’uomo pure”
 Abilene giocò con una ciocca del suoi splendidi capelli:
 ”Sai perché sei un fallito, Konoe? Perché dai un sacco 
            di cose per scontate”
 ”F-Fallito?”
 ”Sì. In cosa hai avuto successo? Chi sei riuscito a proteggere, 
            di quelli che noi abbiamo voluto davvero colpire? Sei riuscito a conquistare 
            Neven? No. Fai pietà”
 In cuor suo, Julien dovette ammettere a se stesso di essere d’accordo 
            con lei. Era una cosa orribile da pensare, ma aveva ragione. Konoe 
            era e rimaneva un fallito.
 ”Abilene…”
 Pronunciò quel nome come fosse un’imprecazione, ma lei non 
            si scompose:
 ”Vi stiamo raccontando tutto perché non abbiamo alcun motivo 
            per non farlo. Tanto sarete voi stessi a non voler dire assolutamente 
            nulla. Manterrete il segreto, quello che abbiamo fatto verrà 
            con voi nella tomba”
 ”E perché dovremmo farlo?”
 ”Non essere insolente, Julien. Il motivo te lo dirò alla fine, 
            giusto per lasciarvi a pensare un altro po’. Ma credimi…anche solo 
            per il fatto che io ho raggiunto il mio obiettivo, al contrario di 
            voi”
 ”Hn”
 ”Neven!!”
 La dottoressa si voltò, studiando il ragazzo:
 ”Si sveglierà fra un’oretta, non preoccuparti”
 Un rivolo di sangue scese dal labbro di Julien, che continuava a infierire 
            sulla carne tenera:
 ”Siate dannati…”
 ”Io credo nella scienza, non in cose volubili e manovrabili come le 
            religioni”
 ”E si vede a che punto sei arrivata!”
 commentò sarcastico Konoe.
 Lei alzò le spalle:
 ”Quando una persona che ami avrà bisogno del risultato di questa 
            ricerca, ringrazierai tutti gli dei mai esistiti che l’abbiamo portata 
            a termine. E lo sai benissimo anche tu che i principi religiosi valgono solo per gli strati bassi, mentre chi comanda è il primo a violarli, quindi non ti mettere a farmi la predica sulla morale”
 ”Io so solo che avete fatto del male a degli innocenti”
 ”Ma piantala!!! Daleth e Asha si sveglieranno con l’antidoto che darò 
            a Neven. E Arkhie era solo un ESAI”
 ”Era un nostro amico!!!”
 ”Era una macchina, né più né meno di quelle che 
            puliscono le astronavi”
 ”Io non ti…riconosco più”
 Abilene scrollò le spalle, e continuò:
 ”Sinceramente non mi importa”
 ”Nemmeno di Asha ti importa?”
 ”A dire la verità…un po’ sì. Ma la mia priorità 
            è sempre stata questo progetto, e lei l’ha sempre saputo bene. 
            Anche prima che la colpissi, ha saputo riconoscere che lei veniva 
            dopo il progetto”
 Julien sospirò. Stava diventando tutto così pesante…
 ”Quindi l’attacco serviva a mascherare l’attacco a Daleth e ad Asha?”
 ”No. L’attacco serviva a colpire Neven. Io ne ho approfittato per 
            sferrare un attacco ad Anchan, per creare più confusione e 
            danni che fosse possibile. Poi ho colpito Daleth e distrutto tutte 
            le copie dei filmati. Ma è successo un imprevisto…l’arrivo 
            di Asha”
 ”Lei…ti ha scoperta?”
 ”A dire la verità non lo so. Non so bene se quello che hai 
            detto a Neven sia la verità, oppure solo un modo per studiare 
            le mie reazioni”
 ”Cosa?!”
 Julien fissò Konoe, e Abilene ne approfittò:
 ”Sai, Julien, credo che Kon abbia usato Neven per testare il mio comportamento”
 ”S-Sta mentendo?”
 balbettò il ragazzo, senza staccare gli occhi da lui.
 ”No”
 A occhi bassi, Konoe confessò la sua colpa.
 ”Fai schifo”
 sussurrò Julien. Era talmente disgustato che non aveva nemmeno 
            voglia di colpirlo di nuovo.
 ”Confermo. Asha è stata più sveglia…ha capito che c’entravo 
            qualcosa, e mi ha accusata. Io non potevo permettermi ostacoli o perdite 
            di tempo, così l’ho messa a nanna. Intanto tu, Julien, ci costringevi 
            ad arrivare a questo punto. A portare qui Neven per farlo operare”
 Il ragazzo strinse i denti, la ferita che gli faceva male. Tutto era 
            diventato chiaro.
 
 Fine parte XIII 
 
        
        
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