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 Goccia di stella
 Parte XII 
           di Hymeko 
       Il 
            segnale di richiesta per accedere alla plancia di comando si accese, 
            e Konoe verificò prontamente da chi provenisse:”Signore, c’è una persona che vorrebbe parlare con lei”
 ”Chi è?”
 chiese lui, perso nei suoi pensieri. Lì c’erano solo lui e 
            Konoe, gli altri membri dell’equipaggio risiedevano all’interno delle 
            strutture della Gilda. Avevano deciso così per evitare interferenze 
            e domande nelle loro macchinazioni, e nello stesso tempo per proteggere il resto dell’equipaggio 
            dai rischi. Avevano già perso troppi elementi importanti, non 
            desideravano altre sofferenze.
 Konoe fece una smorfia:
 ”Quello. Julien Sorel”
 ”Konoe…”
 lo rimproverò il Comandante, lanciandogli un’occhiataccia…
 ”Non si preoccupi, mi comporterò in modo adeguato al mio rango”
 gli promise, inchinandosi leggermente. Anche se Sorel non gli piaceva 
            per niente, rimaneva un caro amico di Neven, e il rivale cui aveva deciso 
            di affidarlo. Forse essere scortese avrebbe indirizzato Neven 
            verso di lui, come conseguenza della sua maleducazione, ma non poteva 
            comportarsi così mentre era in divisa. L’uomo e il soldato 
            dovevano rimanere il più possibili separati…soprattutto per 
            il bene di Neven.
 ”Fallo entrare”
 ”Sì, signore”
 Konoe schiacciò un pulsante, e le porte si aprirono.
 Julien entrò nella stanza, zoppicando leggermente a causa delle 
            ferite alla gamba. Si era vestito in modo da nascondere le fasciature, 
            ma loro ne erano a conoscenza…nonostante l’antipatia che aveva per 
            lui, Konoe non poteva che ringraziare il cielo che Julien si fosse 
            frapposto fra le scariche di energia e Neven.
 ”Buonasera. Perdonatemi se sono venuto qui senza avvisare o senza 
            prendere appuntamento, ma non so più davvero dove cercare”
 ”Non si preoccupi, signor Sorel. Noi siamo tutti in debito con lei. 
            La sua presenza è molto importante per Neven, e quindi per 
            noi”
 Julien chinò leggermente il capo, senza esternare disagio o 
            nervosismo:
 ”La ringrazio, signore. È proprio di Neven che vorrei parlarvi”
 Al ragazzo non sfuggì lo sguardo che il Comandante scambiò 
            con Konoe, ma decise di far finta di nulla.
 ”È successo qualcosa?”
 domandò Konoe con una punta di impazienza.
 L’altro alzò le spalle:
 ”Non lo so, per questo sono qui. Avevamo appuntamento per andare a 
            vedere dei cortometraggi, questa sera, ma non si è presentato”
 ”È molto in ritardo?”
 gli chiese il comandante, con una punta di agitazione nella voce.
 ”Sì. Di circa un’ora e mezza”
 Il cuore del soldato accelerò i battiti, ma l’uomo si impose 
            di mantenere la calma:
 ”Hai provato a cercarlo?”
 Julien fissò Konoe con uno sguardo pieno di disprezzo:
 ”Ma certo che ho provato a cercarlo, ho guardato in tutte le stanze 
            accessibili al pubblico degli edifici della Gilda. Non c’è 
            da nessuna parte, non è da Daleth né dalla vostra responsabile 
            della sicurezza, Asha. Non risponde alla chiamate, in camera sua non 
            c’è, non è in mensa, né al ristorante…per questo 
            sono venuto qui. Non so più dove cercarlo”
 E fissò Konoe in modo tale da non lasciare dubbi. Se non fosse 
            stato proprio disperato, non gli avrebbe mai chiesto aiuto.
 Il soldato fece finta di nulla, e guardò il Comandante. Senza 
            un suo ordine, lui aveva le mani legate.
 ”Anchan?”
 ”Sì, signore?”
 ”Fai una ricerca, sia negli edifici della Gilda che all’esterno. Controlla 
            tutte le registrazioni delle uscite. Prova a trovare tu Neven”
 ”Sì, signore”
 Dopo pochi attimi, l’ESAI riprese:
 ”Il soggetto Neven non risulta essere in nessuno dei luoghi ove mi 
            sia consentito l’accesso. Non si registrano uscite a suo nome”
 Il gelo calò sul Comandante e su Konoe. Non poteva essere successo…non 
            potevano aver sbagliato…
 ”Abilene! Controlla la posizione di Abilene!”
 ”Sì, signore”
 ’Perché anche la dottoressa?’
 si chiese Julien, mentre trascorrevano altri momenti di attesa, lunghi 
            come secoli…
 ”Il soggetto Abilene non risulta essere in nessuno dei luoghi ove 
            mi sia consentito l’accesso”
 Il Comandante esplose in un’imprecazione nella sua lingua natale, 
            e urlò:
 ”Anchan ricontrolla!”
 ”Signore, vorrei ricordarl…”
 ”Ricontrolla e basta!”
 La sua voce era tale da pietrificare chiunque…mentre l’ESAI ronzava, 
            Julien si chiese se avessero capito cosa fosse successo, e come.
 ”Signore, confermo i risultati precedenti. Il soggetto Neven non risulta 
            essere in nessuno dei luoghi ove mi sia consentito l’accesso. Lo stesso 
            vale per il soggetto Abilene”
 Il Comandante respirò profondamente, mentre Konoe era in attesa 
            dei suoi ordini:
 ”Anchan, continua a cercare, non ti fermare finché non li trovi. 
            Forza i sistemi di sicurezza della Gilda, se necessario”
 ”Prego, signore?”
 Konoe si alzò. Se aveva capito giusto, il Comandante stava 
            ordinando ad Anchan di infrangere le protezioni della Gilda…violare 
            i loro sistemi di sicurezza…
 ”Vi costerà il posto!”
 ”Non ha importanza!”
 Si sentiva in colpa per Neven. Lui lo aveva portato via dal pianeta 
            che era stato la sua casa. Non aveva saputo difendere né lui 
            né il resto dell’equipaggio, aveva permesso che due validi 
            membri fossero feriti gravemente, e infine li aveva portati su un 
            pianeta dove sembrava che Neven fosse svanito nel nulla…aveva fallito 
            su tutta la linea.
 ’Forse sono ancora al comando della nave solo perché in passato 
            ho avuto la fortuna di non incappare in grossi guai…’
 La sua capacità di gestire una serie di crisi si era rivelata 
            inesistente…nemmeno una delle decisioni che aveva preso era risultata 
            corretta.
 ”Non siate troppo duro con voi stesso, signore”
 sussurrò Konoe, immaginando le recriminazioni di cui doveva 
            esser preda…e Julien gli diede man forte:
 ”Ha ragione! Qualsiasi cosa sia successa, ora dobbiamo pensare a come 
            tirar fuori Neven dai guai!”
 L’altro annuì, ma sembrava aver perso la voglia di lottare:
 ”Ma come?”
 I tre si guardarono, senza idee. Come potevano trovarlo in quel luogo 
            ostile? Nessuno li avrebbe aiutati…nessuno…
 ”Non si può ricostruire il percorso seguito da Neven nel pomeriggio? 
            So che sarebbe andato da Daleth, oggi”
 Konoe soppesò l’idea di Julien, e annuì:
 ”Male non farà”
 Recuperò i filmati della sorveglianza e iniziò a studiarli.
 ”Eccolo!”
 esclamò il Comandante, seguendolo con lo sguardo mentre parlava 
            con Daleth. Era rimasto con lui per meno di un’ora, parlando di qualcosa 
            di cui non potevano sapere nulla, alzandosi ogni tanto per sistemare 
            i fiori sul comodino del suo amico…poi era arrivata 
            Abilene.
 ”Eccola”
 mormorò Konoe, e Julien avvertì una nota di rabbia nella 
            sua voce.
 ’Chissà come mai ce l’ha su tanto con lei…’
 I due aveva parlato per pochi minuti, poi Neven era stato condotto 
            via, siano allo studio di Abilene…dove loro non potevano entrare.
 ”Maledizione qui non ci sono telecamere di sicurezza!”
 Konoe batté un pugno sul tavolo, ma il Comandante mantenne 
            la sua freddezza:
 ”Allora manda avanti! Dovranno uscire per forza nel corridoio!”
 Il soldato aumentò la velocità della registrazione, 
            dandosi dello sciocco per essersi comportato da stupido di fronte 
            a Julien, e la bloccò non appena la porta si aprì. Abilene 
            ne era uscita, e dietro di lei Neven.
 ”Non sembra ferito, triste o arrabbiato”
 commentò il Comandante, studiando il volto sereno del ragazzo.
 ”Già”
 ”Comandante?”
 L’ESAI emise un ronzio forzato.
 ”Sì, Anchan?”
 ”La Gilda dei Medici ha inoltrato una protesta formale nei nostri 
            confronti. Ci invita a cessare immediatamente ogni attività 
            e a lasciar salire a bordo dei suoi rappresentanti”
 ”Dì di non rompere”
 ”Prego, signore?”
 Il Comandante sospirò:
 ”Riferisci alla Gilda che due dei nostri membri dell’equipaggio sono 
            dispersi. Konoe, tu continua a seguirli”
 ”Sì, signore”
 Anchan sibilò di nuovo:
 ”Signore, la Gilda comunica la sua totale disponibilità a darci 
            il suo aiuto. Ma le azioni da parte nostra devono cessare immediatamente 
            e deve essere concessa l’autorizzazione a salire a bordo da parte 
            dei rappresentanti della Gilda”
 ”Sono entrati qui! Ala sud, corridoio ovest, in fondo!”
 Il grido di Konoe aveva coperto le ultime parole di Anchan. Tutti 
            stavano fissando la porta anonima dove Abilene aveva condotto Neven.
 ”Stanza D-12! Anchan controlla!!! A qualunque costo!”
 Ma ci volle poco per ottenere la risposta:
 ”Signore, non esiste nulla su quella stanza”
 ”Anchan scava più a fondo”
 ”L’ho già fatto, Comandante. Non c’è nulla, non esistono documenti o filmati riguardo quella stanza. Non vi sono installate telecamere”
 Konoe batté un pugno sul tavolo:
 ”Ci siamo! Qualsiasi cosa sia, è lì che dobbiamo andare”
 ”Comandante, le richieste della Gilda si stanno facendo pressanti”
 L’essere senza consistenza rimase in silenzio un minuto, poi annuì 
            fra sé:
 ”Anchan, prepara l’uscita di emergenza per Konoe e Julien. Voi due 
            uscirete da lì e rientrerete negli edifici con la mia password. O facendo saltare la porta, se dovesse rivelarsi necessario”
 Konoe scattò in piedi:
 ”Ma signore!”
 ”Silenzio soldato! Prima di andare prendi tutte le armi che puoi, noi vi copriremo da qui”
 ”E voi, Comandante?”
 chiese Julien, più dolcemente.
 ”Io organizzerò la resistenza della nave. Anchan, crea più 
            problemi che puoi nei loro sistemi. Interrompi l’energia elettrica, 
            le comunicazioni, il ricambio dell’aria…tutto!”
 ”Sì, Comandante”
 L’altro annuì, e squadrò gli altri due, mostrando parecchia 
            irritazione per il fatto di vederseli di fronte:
 ”Allora? Ancora qua? Chi lo salva Neven se voi non vi muovete?”
 ”Ai suoi ordini, signore!”
 Konoe scattò sull’attenti, e prima che Julien potesse far altrettanto 
            lo trascinò via, verso le viscere della nave, dove l’armeria 
            era accuratamente custodita.
 ”E non mettetevi a litigare!”
 urlò loro dietro il Comandante, sperando ardentemente che quei 
            due non si facessero fuori a vicenda prima del salvataggio di Neven.
 ’Speriamo in bene…’
 pensò, prima di ricominciare a dare ordini.
 ”Anchan, avverti tutto l’equipaggio. Allarme rosso. Assetto da battaglia. 
            Ordine tassativo di rientrare alla nave. Ai passeggeri manda un allarme 
            di evacuazione urgente, e di rientro a bordo”
 ”Eseguo, signore”
 ’Bene…e questo dovrebbe creare un bel po’ di caos là dentro. 
            A quei due dovrebbe bastare come copertura’
 Sorrise. Era proprio curioso di sapere come se la sarebbero cavata 
            quei medici, nei loro camici immacolati…
 ”Signore?”
 ”Sì, Anchan?”
 rispose lui, sentendosi stranamente rilassato.
 ”La Gilda richiede l’immediata cessazione di tutte le nostre attività”
 L’altro ridacchiò:
 ”Non perdere nemmeno tempo a rispondere”
 ”Come desidera. Posso ricordarle che, nel caso fosse tutto un equivoco, 
            non le sarà più consentito comandare una nave?”
 ”Lo so benissimo, anzi…la mia carriera è già terminata. 
            Quindi, dato che non ho futuro, ho intenzione di andarmene divertendomi 
            il più possibile”
 ”Sì, signore”
 ………
 ”Hai mai usato un’arma?”
 Julien guardò Konoe armeggiare con lo sportello dell’armeria, 
            titubando un attimo.
 ”Sveglia Julien! Allora? L’hai mai usata o no?”
 L’altro si imbronciò, irritato per esser stato sgridato:
 ”Più o meno. Erano versioni di addestramento, senza carica”
 ”Basterà. Inizia a mettere questi, mentre cerco qualcosa 
            di adatto a te”
 e gli gettò un elmetto e un giubbotto protettivo.
 ”Cosa credi che dovremo affrontare?”
 Konoe scrollò le spalle:
 ”Non ne ho idea. Ma essere preparati al peggio è la strategia 
            migliore”
 ”…sì”
 Si appostarono vicino a una delle uscite di emergenza, e Konoe comunicò 
            ad Anchan di iniziare il conto alla rovescia per l’apertura del portello. 
            Poi, in fretta, si rivolse a Julien:
 ”Ascolta. Lo so di non piacerti, e sai benissimo di non piacere a 
            me. Ma vogliamo entrambi la stessa cosa, che Neven stia bene. Quindi, 
            almeno in questa occasione, dammi retta. Ascolta i miei consigli. 
            Sono un militare, è questo il mio mondo, sono stato addestrato 
            ad affrontare queste situazioni. Non permetterò che ti facciano 
            del male, né che ne facciano a Neven. Ma devo essere sicuro 
            che tu faccia quello che ti dico”
 Julien arricciò le labbra, ci pensò qualche secondo 
            e sospirò, prima di annuire:
 ”Lo so che sei un bravo militare, quindi ti prometto che eseguirò 
            i tuoi ordini”
 ”Ottimo! Preparati, stiamo per andare!”
 L’altro lo guardò storto. A dire la verità aveva una 
            gran voglia di rinfacciargli che aveva già fallito parecchie 
            volte, sia nella protezione di lui stesso, come passeggero, che in 
            quella- ben più importante- di Neven.
 ’Ma è meglio star zitti, per ora…’
 Konoe tese i muscoli:
 ”Vai Anchan!”
 Il portellone si aprì senza un rumore, e i due corsero nella 
            notte senza stelle di quel deserto.
 ………
 ”Mmmhhh”
 La testa…cosa aveva la sua testa? Perché girava così 
            tanto? Era steso, perché girava?
 ’Steso?’
 Perché era steso? Perché era steso? Steso?
 Si guardò in giro. O almeno ci tentò. C’era uno strano 
            odore…odore…
 ’Odore…’
 Non lo riconosceva, però contribuiva a fargli girare la testa. 
            Aveva la bocca secca, non riusciva a deglutire…non aveva saliva da 
            mandare giù.
 ”Acqua…”
 biascicò a nessuno in particolare. La sua vista era appannata…c’era 
            una luce sopra di lui, non gli dava fastidio, però…
 …bianca…era una luce bianca…
 Una voce parlò, non molto distante da lui. Non capiva…cosa 
            stava dicendo? Non lo capiva.
 Tentò di alzarsi, ma non ci riuscì. Cosa aveva il suo 
            corpo? Perché non rispondeva?
 Iniziava a non sentirsi bene, la testa gli girava così tanto…poi 
            qualcosa pizzicò il suo braccio. Non era stato doloroso, però 
            l’aveva sentito.
 ’Cosa sta succedendo?’
 Non ricordava bene…era da Daleth…sì, Daleth…poi…poi…Abilene, 
            forse.
 ’Sì, Abilene…c’era lei…’
 Avevano parlato…stavano camminando…quindi…buio. Non ricordava cosa 
            fosse successo.
 Dovevano avergli dato qualcosa, perché la sua mente iniziava 
            a schiarirsi, e i suoi occhi riuscivano a mettere a fuoco la stanza. 
            Era in una specie di sala operatoria, steso sul lettino.
 No. Legato al lettino.
 Sussultò, e cercò di liberarsi. Cosa stava succedendo? 
            Perché era in quel posto? Dove era Abilene?
 Le cinghie non si allentarono, e l’unica cosa che ne ricavò 
            fu scorticarsi la pelle dei polsi.
 ”Stai calmo”
 Neven si girò verso la provenienza della voce, troppo in fretta 
            perché il suo corpo lo potesse sopportare senza protestare. 
            Si accasciò sul lettino, osservando la figura che si avvicinava 
            a lui.
 ”Abilene…”
 sussurrò, il sudore che gli entrava negli occhi.
 ”Ssshhh”
 sussurrò lei, tergendogli gentilmente il viso.
 ”C-Cosa…è…”
 Lei sorrise, infilandosi dei guanti di lattice.
 ”P-Perché sei vestita così?”
 Non aveva solo i guanti, ma anche la cuffietta per i capelli, il camice, 
            la mascherina…sembrava pronta per operare.
 ”Non ti devi preoccupare di nulla. Siamo giunti alla fine, Neven”
 ”F-Fine?”
 ”Sì. Alla fine di tutto. Presto tutto sarà finito, e 
            la tua vita potrà tornare quella di prima. Non ci saranno più 
            incidenti, nessuno verrà più attaccato, Daleth e Asha 
            si sveglieranno…tutto andrà a posto”
 Lui la guardò, senza capire. Di cosa stava parlando?
 ”Abi…”
 ”Stai tranquillo, o dovremo sedarti di nuovo. Pensa a questo: quando 
            sarà tutto finito, ti darò l’antidoto per quei due”
 ”Sedarmi…? Quei due?”
 ”Già. Ma non vogliamo farti del male. Per questo ti opereremo 
            in anestesia locale…ma solo se continuerai a fare il bravo. Fallo 
            per Daleth. Se sarai un bravo bambino, poi ti darò l’antidoto”
 ”Perché mi vuoi operare?”
 Non ricordava di essere caduto, né di essere stato male. Anzi, 
            era stato benissimo finché Abilene non lo aveva portato in 
            quel corridoio. Era lì che…i suoi ricordi terminavano.
 ”Fai il bravo…”
 Ma due lacrime scesero dai suoi occhi, mentre la paura iniziava a 
            farsi strada. Forse Abilene non era poi tanto sua amica…
 ”C-Che cosa mi hai fatto?”
 ”Io?”
 sorrise lei, inclinando di lato la testa in quel suo modo meraviglioso…
 ”Ti ho solo riportato dalla tua mamma e dal tuo papà”
 ”Mamma? Papà?”
 Ma che stava dicendo?
 ”Lasciami andare!”
 Tentò di liberarsi di nuovo, ma una mano lo sbatté contro 
            il lettino.
 ”Stai fermo!”
 sibilò la voce di un’altra donna, niente affatto gentile come 
            quella di Abilene.
 ”Neven, credimi. È meglio che tu faccia il bravo, o dovremo 
            smetterla di essere carine con te”
 ”Dimmi cosa volete farmi! Lasciatemi andare! Non sono vostro!”
 ”Sì che lo sei!”
 ribatté la seconda donna, abbassandosi la mascherina.
 Neven si gelò. Gli somigliava tantissimo…quella donna era…
 ”Ecco tua madre”
 cinguettò allegra Abilene, mettendosi la mascherina.
 ”Dategli del calmante, non sedategli la gamba e basta. Ma mantenetelo 
            sveglio, è importante”
 aggiunse l’altra donna, rimettendosi la mascherina.
 ”Mamma…”
 Neven si abbandonò al lettino. Quella era sua madre? Si assomigliavano 
            così tanto…ma poteva essere un trucco.
 ”Ahi!”
 Qualcosa era penetrato nella sua pelle, e stavolta gli aveva fatto 
            male.
 ”Tranquillo, passerà presto”
 Una sensazione di rilassamento invase Neven, che iniziò a respirare 
            con più calma. Qualsiasi cosa stesse accadendo, lui non aveva 
            la forza di contrastarlo. Cosa poteva fare? Come poteva chiedere aiuto? 
            Dei suoi amici, nessuno era lì. C’era solo quella che credeva 
            essere un’amica, ma tale non era.
 ’Aiuto’
 Ma nessuno sapeva che era lì. Non Julien, non Konoe, non il 
            Comandante…solo Daleth sapeva che era andato via con Abilene.
 ’Aiuto…’
 Poi una speranza sbocciò in lui, con l’ultimo sussulto della 
            sua forza di volontà. Daleth Abilene Julien…lei non sapeva 
            che aveva appuntamento con lui per andare al cinema!
 ’Mi starà cercando…Julien lo starà sicuramente facendo’
 Una lacrima scese lungo il suo viso. Forse qualcosa poteva ancora 
            accadere…
 
 Fine parte XII 
 
        
        
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