| 
 Goccia di stella
 Parte X 
           di Hymeko 
       ”Konoe, com’è la situazione?”L’uomo sospirò piano, mentre la presenza incorporea del Comandante 
            scivolava accanto a lui.
 ”Normale, signore. A parte un piccolo problema”
 ”Hn?”
 ”Ho baciato Neven"
 Il Comandante rimase un secondo di pietra, poi si voltò verso il suo ufficiale:
 ”E dove sarebbe il problema? In fondo, è quello che ti avevo ordinato di fare. Metterti con lui fa parte dei nostri piani per la sua 	    sicurezza”
 ”Non mi sono messo con lui. Neven si è scusato ed è scappato subito dopo”
 ”Ah”
 Quello in effetti poteva essere un problema.
 "Sai dove è andato, Konoe?”
 Di certo il militare l'aveva tenuto d'occhio...
 ”Da Julien”
 fu la risposta, tanto simile a un pigolio.
 ”Capisco”
 'Ecco perché Kon è tanto giù'
 A quanto pareva, la manovra per farli stare assieme era miseramente fallita. Come del resto tutte le loro precauzioni, e i piani fatti sin quel 	    momento.
 ”Pensi che vorrà avere ancora a che fare con te?”
 "S-Spero di s-sì”
 Il Comandante annuì, perdendosi per un attimo nelle sue riflessioni. La situazione era normale, gli aveva detto.
 Non sapeva se fosse o meno un bene. Erano lì, sul pianeta della 
            Gilda dei Medici, da poco più di una settimana, e tutto sembrava 
            tranquillamente normale. A susseguirsi erano solo le lamentele dei 
            passeggeri, purtroppo non limitate a quelli di prima classe, ma quelle 
            erano stati messe in conto sin dall’inizio.
 Era il resto che mancava, i guai che li avevano perseguitati negli 
            ultimi tempi. Tanta tranquillità era sospetta…non era possibile 
            che tutto fosse finito così, in una bolla di sapone. Doveva 
            per forza esserci dell’altro, i colpevoli erano ancora liberi, non 
            c’era nulla di risolto…eppure loro brancolavano nel buio.
 ’Che cosa devo fare?’
 si chiese il Comandante, fissando la sabbia del deserto. Era sera, 
            e la temperatura era parecchio calata.
 ”Signore, come va l’analisi del comportamento di Abilene?”
 Konoe sapeva che quello era l’unico loro appiglio. Cioè sperare 
            che la dottoressa si tradisse.
 ’Anche se le probabilità sono molto, molto basse’
 ”Nulla di rilevante. Cura i feriti e parla con i medici che conosce 
            qui nella Gilda. È come ci si potrebbe aspettare, nulla è 
            fuori posto”
 ”Quindi o è attentissima, o è innocente”
 ”Konoe…ci ho pensato, ripensato e ancora pensato. Non può essere 
            innocente”
 Il militare si guardò gli stivali:
 ”Lo so. Il suo racconto di quello che è successo nello studio 
            di Daleth non combacia con le affermazioni di Anchan. E dato che è 
            impossibile che l’ESAI menta, resta solo…lei”
 Il Comandante annuì. In verità aveva fatto controllare 
            accuratamente Anchan, sperando che ci fosse qualche difetto o qualche 
            virus. Ma la risposta l’aveva saputa sin prima che la verifica partisse: 
            Anchan era l’esempio della perfezione.
 ”Anchan dice che nessuno, fra quelli che ci hanno assaltato, è 
            arrivato vicino a dove erano Daleth e Abilene, anche se a causa dei 
            collegamenti staccati la stanza e l’area vicina erano una macchia 
            nera. Quindi sappiamo che degli invasori sono arrivati sì nelle 
            vicinanze della zona, ma anche che non entrati nello studio 
            di Daleth. A tal proposito abbiamo solo la parola di Abilene, 
            che non era certa del livello di abilitazione di Anchan, per cui non 
            sapeva quali zone fossero coperte”
 ”Quindi l’attacco ad Anchan è partito proprio per evitare che 
            tutte le zone fossero controllate, e rendere così impossibile 
            ogni smentita”
 ”Sì, Konoe. Era questo l'obbiettivo”
 ”Signore, si sa il momento in cui è partito?”
 L’altro scosse la testa:
 ”Ma che importanza ha? Sappiamo che nessuno è arrivato ai terminali 
            di Daleth, da dove è partito. C’erano solo lo stesso Daleth, che ora è in infermeria, 
            e Abilene. E che Daleth ha sventato l'attacco prima di crollare, probabilmente”
 ”…ha ragione. Credo di essere in cerca di scuse per…”
 ma non finì la frase. Era semplice immaginarla, dopotutto.
 ”Konoe…cosa sanno i membri dell’equipaggio riguardo l’attacco ad Anchan?”
 ”Solo che c’è stato, come ha voluto lei”
 ”Bene. Voglio che ti confidi con Neven, raccontagli che Anchan ha 
            subito un attacco, e che è rimasta disattivata per parecchi 
            minuti. Dille anche che Asha ha inviato un messaggio ad Anchan prima 
            di essere ferita, ma che proprio a causa dell’attacco il messaggio 
            è andato perso. Poi parlerai con Abilene, ma con una scusa 
            non le racconterai tutto quello che hai detto in precedenza a Neven”
 L’uomo sgranò gli occhi:
 ”Eh?! Signore? Non capisce…non posso avvicinarmi a lui, dopo quello che ho fatto!”
 ”Allora vedi di farti perdonare. Neven si confiderà di certo con Abilene. Facciamole sapere 
            da Neven che l’ESAI era fuori uso, e quindi che il suo piano è 
            riuscito. Vediamo come si comporta”
 ”Ma…”
 gli occhi blu si socchiusero…
 ”…mi sta chiedendo di usare Neven, di nuovo? Ora per incastrare Abilene?”
 ”Esattamente, soldato. Senza che nessun altro lo sappia. Qualcosa 
            in contrario?”
 Konoe lo riconobbe subito. Quello era un ordine del suo Comandante.
 ”No, signore”
 ”Bene”
 Poi il Comandante si fece più dolce:
 ”Lo so che la cosa ti disgusta, e sinceramente non piace nemmeno a 
            me. Ma in amore e in guerra tutto è lecito, dovresti saperlo 
            bene. E dato che evidentemente questo non è amore, è una 
            guerra”
 ’Già, però sono i miei sentimenti a esser calpestati’
 pensò amaramente Konoe, annuendo con un sospiro.
 ’Anche se è il metodo migliore in questo momento, chissà 
            cosa accadrà quando Neven lo verrà a sapere’
 Forse non avrebbe mai dovuto venire a conoscenza di quell’inganno. 
            Sarebbe stato meglio per entrambi.
 ’O lo consegnerò a Julien senza nemmeno provare a lottare. Peggiorerò ulteriormente la situazione!’
 ”Konoe, Neven è da solo nella sala panoramica in cima alla 
            cupola ad est. Trovalo e parlagli, senza che nessuno vi senta”
 L’uomo si alzò e scattò sull’attenti:
 ”Ai suoi ordini, signore”
 ”Bene. Non mi deludere”
 ”Non lo farò, signore”
 Konoe uscì, consapevole di dover fare una scelta.
 Il Comandante sospirò, guardando la porta di metallo che si 
            era chiusa dietro il soldato. Sapeva di avergli assegnato una prova 
            impegnativa, ma doveva fare delle scelte per il bene della nave, e 
            dello stesso Neven.
 ”Anchan”
 ”Sì, signore?”
 ”Nel caso qualsiasi persona dovesse interrogarti riguardo il periodo 
            dell’attacco, voglio che tu confermi la storia che ho spiegato poco 
            fa a Konoe”
 L’ESAI ronzò per qualche secondo:
 ”Vuole che menta, signore?”
 ”Sì, Anchan”
 ”È mio dovere ricordarle che questa è una violazione 
            delle Regole Galattiche sulla cooperazione Umani-ESAI. Che è 
            necessario l’uso della sua password, che quest’ordine verrà 
            registrato e mandato alla Commissione per il controllo delle Regole 
            Galattiche sulla cooperazione Umani-ESAI, e che lei verrà convocato 
            dalla Commissione stessa per l’analisi del caso”
 ”Ne sono perfettamente consapevole, Anchan. Ma è necessario”
 ”Conferma l’ordine, dunque?”
 ’Certe volte gli ESAI sono insopportabili’
 ”Lo confermo, Anchan”
 ”Immetta la password, per favore”
 Il Comandante trasse un sospiro. Probabilmente non avrebbe più comandato una nave.
 ”Ecco, Anchan”
 ”Ordine registrato e inviato, signore. La ringrazio per la collaborazione”
 ”Hn”
 Il Comandante si appoggiò a una delle pareti della nave. Dover 
            prendere decisioni non gli era mai pesato come quel giorno.
 ………
 Konoe scese al bar e prese due gelati. Aveva bisogno di allungare 
            il percorso il più possibile, per pensare meglio. Se gli avesse 
            detto la verità, mettendolo al corrente degli ordini del Comandante, 
            Neven gli avrebbe creduto? Sarebbe stato al gioco? Aveva la forza 
            per farlo? E lui che conseguenze avrebbe avuto, data la palese violazione 
            degli ordini?
 O avrebbe rinunciato a Neven per il bene di chissà quanta gente, 
            compreso probabilmente lo stesso Neven? E il ragazzo avrebbe mai compreso 
            il suo gesto, se gliel’avesse spiegato?
 Scosse la testa. Neven era troppo limpido per poter reggere un doppio 
            gioco simile, non c’erano speranza che ne uscisse illeso.
 ’No. Tocca a me farmi carico di tutto questo’
 In fondo era la vita che si era scelto. E il modo per espiare almeno un po' il senso di colpa che gli faceva pesare il cuore.
 ………
 Neven si guardò attorno, ma la sala era vuota.
 ’Ma che mi prende?’
 Era da quando erano atterrati su quel pianeta che aveva la sensazione 
            di essere continuamente fissato da qualcuno. Sentiva degli occhi estranei 
            puntati sulla schiena, due stiletti di ghiaccio che sembravano perforargli 
            l’anima. Ovunque si sentiva spiato, studiato, soppesato, come se fosse 
            sotto costante esame.
 Si mordicchiò un labbro, rannicchiandosi nella poltroncina, 
            non trovando altro modo di ripararsi. Non aveva mai sentito la necessità 
            di proteggersi con un mantello o indumenti simili, ma lì…con 
            quella sensazione…
 ’Cosa devo fare?’
 Aveva già chiesto aiuto ad Anchan, ma l’ESAI gli aveva detto 
            che era impossibile penetrare il sistema di sorveglianza di quel luogo 
            senza provocare un incidente diplomatico. Cosa che non potevano permettersi 
            di fare.
 Comunque era stato rassicurato da Adei. Lì dentro non c’erano 
            sistemi di sorveglianza, perché questo avrebbe provocato una 
            violazione della privacy tanto agognata dai ricchi clienti. Gli interessi 
            della Gilda stessa sarebbero stati intralciati, quindi non doveva 
            temere.
 ’Eppure…io…’
 Si massaggiò le tempie. Era solo paranoia, la sua? Non riusciva 
            nemmeno ad andare a trovare Daleth da solo, tanto si sentiva fissato 
            lì. Era incredibile, aveva vissuto in solitudine per lunghissimi 
            anni, eppure da quando erano in quel deserto odiava non avere nessuno 
            accanto.
 ’Julien…ti prego fai in fretta!!!’
 Era solo perché l’altro era a fare degli esami, e a lui non 
            era stato permesso accompagnarlo né rimanere nelle vicinanze 
            della zona pazienti.
 ’Maledetta privacy’
 pensò, sospirando. Se fosse riuscito a sonnecchiare un po’, 
            almeno…
 ”Posso sedermi?”
 Neven sussultò e quasi urlò. Konoe era apparso dal nulla, 
            e lo stava fissando sbigottito.
 ”K-Konoe…scusa, mi hai spaventato”
 ”No, scusami tu, non volevo”
 ”P-Prego, accomodati”
 balbettò Neven, sedendosi più compostamente e massaggiandosi 
            gli occhi. Gli era venuto un mezzo colpo…però era un felice 
            cambiamento, nonostante l'imbarazzo che ancora provava. Poteva solo sperare che Konoe gli trasmettesse un po’ di sicurezza.
 ”Immaginavo di trovarti con Julien”
 ”È in infermeria, sta facendo degli esami”
 Konoe annuì con comprensione. In realtà lo sapeva perfettamente, 
            e sapeva anche che ci sarebbe rimasto ancora un bel po’, ma doveva 
            comportarsi col massimo della naturalezza:
 ”Capisco, le regole della Gilda ti impediscono di stare lì”
 ”Già”
 ’Per fortuna ho portato il gelato’
 Il militare già normalmente era in difficoltà, quando 
            si trattava di rapporti umani. Se poi aveva davanti la probabile fine 
            del rapporto con Neven, le parole gli uscivano più difficili 
            del solito:
 ”Vorresti accettare del gelato, come richiesta di perdono? So che non è molto, ma non sono riuscito a trovare altro. E ti prometto che 	    non tirerò fuori l'argomento”
 ”Hn”
 mormorò Neven, aprendo il pacchetto. Non ne aveva una gran 
            voglia, ma rifiutare quel gesto di riconciliazione sarebbe stato scortese. E poi non voleva parlare di quello che era successo.
 ”…come sta Daleth?”
 Sorpreso, Neven lo studiò. Chiedeva a lui come stava uno dei 
            suoi amici?
 ”Non sei andato a trovarlo?”
 chiese fra lo stupito e il risentito.
 Konoe scosse il capo:
 ”Non ci sono riuscito. Un po’ perché mi sento dannatamente 
            in colpa. Ma il vero motivo…”
 Si interruppe, e si guardò intorno. Non c’era nessuno, ma il 
            suo addestramento gli imponeva di essere prudente fino all’estremo.
 ”…Neven, quello che sto per dirti non deve uscire da questa stanza, 
            mi sono spiegato? È una cosa che riguarda solo gli alti ufficiali 
            della nave”
 Col sangue che gli si gelava nelle vene, il ragazzo protestò:
 ”Ma allora non ne dovresti parlare a me!”
 Gli occhi di Konoe si fecero stanchi:
 ”Lo so. Ma sono spossato…e ho bisogno di parlarne con qualcuno di 
            cui possa fidarmi ciecamente. Ma non voglio obbligarti a essere il 
            mio confidente, quindi se non vuoi sentirmi parlare, io starò 
            zitto”
 Quello era un gran colpo basso, e lo sapeva. Neven non si sarebbe 
            tirato indietro, dopo una simile mossa. Aveva l'animo troppo gentile, bastava il fatto che non l'avesse ancora preso a sberle a dimostrarlo.
 ’Sono un mostro. Mi sono fatto tanti problemi prima, ma alla prima 
            occasione lo costringo ad ascoltarmi. Lo sto manipolando come si fa 
            con un impasto…sono orribile’
 Julien non si sarebbe mai comportato così, lo sapeva.
 ’Sconterò questo mio peccato, lasciandoti libero’
 Lo promise. Non si sarebbe più trovato nella situazione di 
            dover scegliere fra due persone. Julien si sarebbe preso cura di lui.
 Ridacchiò fra sé, mentre l’altro soppesava le sue parole 
            e decideva come agire.
 ’Ho già deciso anche che Neven accetterà Julien…sono 
            nel pieno di un delirio di onnipotenza’
 ”Io…custodirò ciò che vuoi dirmi”
 mormorò il ragazzo pallido, stringendo le mani sul tessuto 
            della poltroncina. Era difficile, ma...
 ”Ti ringrazio dal profondo”
 sussurrò Konoe. Il primo punto del suo piano era fatto.
 ”Come ti ho detto, è una cosa che riguarda solo gli alti ufficiali. 
            Anzi, a dire tutta la verità, non sono riuscito ancora a parlarne 
            con Abi e Adei”
 Neven sgranò gli occhi:
 ”Eh?! Ma allora non ne dovresti parlare con me, te lo dico ancora!”
 Ma Konoe scosse in modo calcolato la testa:
 ”Con loro è lavoro. Con te…è una liberazione”
 e sottolineò l’ultima parola slacciandosi la cravatta dell’uniforme.
 ”Comunque non preoccuparti, appena dopo la pausa informerò 
            Adei, e poi Abilene”
 ”…ho capito”
 Ma il senso di colpa per essere informato prima dei legittimi interessati 
            non voleva saperne di lasciare Neven. La cosa lo rendeva…sporco. Il 
            militare non sembrava rendersene conto. O davvero era stanchissimo, 
            o non gli importava.
 'Oppure io gli piaccio così tanto da fargli dimenticare i suoi doveri'
 Non sapeva se essere felice o imbarazzato...
 ”Non sono riuscito ad andare da Daleth perché ho lavorato sulla 
            nave fino ad adesso. C’è una cosa che tutti sanno, ovvero che 
            è partito un secondo attacco verso l’ESAI. Dopo Arkhie, hanno 
            tentato di far fuori anche Anchan”
 ”Hn”
 lo sapeva bene. Era andato in crisi, i fantasmi del passato erano 
            riapparsi nei suoi sogni.
 ”Ma tutto è andato bene, no, Konoe?”
 ”…no”
 Il cuore sembrò smettere di battere nel petto del ragazzo giovane. 
            Anche Anchan era…
 ”K-Konoe…”
 ”No, non preoccuparti, Anchan ha parato l’attacco, grazie anche all’intervento 
            di Daleth”
 ”Meno male…”
 Un sospiro di sollievo, subito crucciato dal dubbio:
 ”Ma se non è successo nulla ad Anchan, perché prima…”
 Socchiudendo gli occhi, il militare s’appoggiò allo schienale:
 ”Perché non è andato tutto bene. Anche se non ha danneggiato 
            Anchan, l’attacco ha comunque tagliato fuori l’ESAI da tre quarti 
            della nave. Gli spostamenti di quelli che ci hanno assaltato sono 
            pertanto rimasti oscuri…potrebbero essere arrivati ovunque”
 ”M-Ma…”
 ”Anche per questo non sono ancora andato da Daleth. Sto controllando 
            minuziosamente tutta la nave, ora che Asha è…addormentata, 
            la responsabilità è tutta sulle mie spalle”
 ”Capisco”
 mormorò Neven, abbassando lo sguardo. Konoe doveva essere stremato, 
            e l’unica cosa che lui poteva fare era offrirgli tutto il suo sostegno.
 ’Se solo Neven sapesse la verità’
 I pensieri di Konoe erano colmi di tristezza. Aveva usato Asha e Daleth 
            per rafforzare la sua storia, inventandosi sul momento un aggancio 
            a quello che aveva detto all’inizio.
 ’Faccio pietà’
 pensò, mentre nasceva in lui una necessità quasi febbrile 
            di catturare il vero responsabile di quel dolore.
 ’Forse riuscirò a redimere la mia anima’
 Scivolò nella poltroncina. Non aveva ancora finito di istruire 
            Neven.
 ”Ora l’operatività di Anchan è al massimo, ma è 
            relativamente inutile. Può controllare solo la nave, perché 
            la Gilda non vuole intromissioni nelle sue proprietà”
 ”…capisco”
 ’Quindi qui siamo nelle mani di quei medici?’
 Non sapeva se parlare a Konoe di quella sua spiacevole sensazione. 
            Essendo così occupato, forse non avrebbe trovato nemmeno 
            un momento per lui. Poi i suoi sentimenti complicavano il tutto. Inoltre, cosa poteva farci? Non aveva l'autorità per intervenire 
            lì, era stato chiaro.
 ’Forse dovrei tornare a dimorare sulla nave’
 Ma come avrebbe giustificato lo spostamento? Sarebbe stato un atto 
            sicuramente scortese. E poi avrebbe dovuto lasciare lì Julien, 
            Daleth e Asha…
 ’No, devo smetterla di farmi dei problemi! Starò qui e starò 
            bene!’
 ”…sapevi che Asha ha tentato di comunicare, prima di essere…?”
 ”Sì”
 ”Siamo riusciti a recuperare solo la traccia del messaggio, ma il 
            contenuto è andato totalmente perso. Sappiamo che il messaggio 
            è esistito, ma cosa abbia detto, lo ignoriamo”
 Neven soppesò la questione:
 ”Nemmeno Adei…”
 ”No. Nemmeno Adei e Daleth assieme ci riuscirebbero”
 ”Allora noi…che possiamo fare?”
 Emettendo un sospiro, Konoe chiuse gli occhi:
 ”Vivere, stare allerta, e far compagnia ai feriti. Sono certo che 
            le nostre voci li raggiungano”
 Neven si morse un labbro. La spiacevole sensazione che lo circondava 
            aumentò di colpo:
 ”…Konoe, so che è una domanda piuttosto fuori luogo, ma…c’è 
            la possibilità che la nave riparta in fretta da questo pianeta?”
 Il militare si tolse gli occhiali, e si massaggiò gli occhi:
 ”Sinceramente? No. Finché non avremo sistemato parecchie cose, 
            dovremo rimanere qui. Forse i passeggeri riusciranno ad andarsene, 
            ma mi spiace, tu dovrai rimanere con noi”
 ”Capisco”
 ”…c’è qualche problema? Qualcosa o qualcuno ti infastidisce?”
 ”…è solo una sensazione, ma…”
 Konoe attese in silenzio che continuasse. Quello era uno sviluppo 
            imprevisto.
 ”…ho sempre l’impressione di essere fissato, ovunque vada”
 ”Uhm…forse è vero. Cioè, la Gilda ha i dati su tutti 
            i cittadini medicati in ogni angolo del cosmo. Tu…”
 ”Dato il mio passato su quel pianeta, non c’è nulla su di me”
 L’altro annuì:
 ”Immagino si stiano rompendo il cervello tentando di capire chi tu 
            sia, e perché non rientri nei loro database”
 Neven si studiò una ciocca ribelle:
 ”Credi che dovrei…presentarmi?”
 ”Oh, no. Che si arrangino. Finché stai bene, stai lontano dai 
            dottori”
 ”Dici?”
 ”Assolutamente. Fanne a meno il più possibile”
 ”Sembra quasi che non ti piacciano”
 Konoe scosse il capo:
 ”Diciamo che…ho avuto brutte esperienze”
 ”Chissà cosa direbbe Abilene se ti sentisse”
 ridacchiò Neven, spostando lo sguardo sul cielo esterno.
 ”…già, chi lo sa”
 mormorò il militare, certo che presto sarebbe giunta la resa 
            dei conti. La verità sarebbe saltata fuori, qualunque essa 
            fosse. E lui doveva prepararsi al peggio, dimenticare tutto il passato 
            e trovare il modo di costruirsi un nuovo futuro.
 BIP BIP BIP
 Neven si rovistò in tasca e tirò fuori la piastra che gli 
            aveva dato Daleth, in un tempo che sembrava ormai lontanissimo…
 ”È Julien. Scrive che ha finito, e che Abilene dice che gli 
            esami sono a posto”
 ”L’ha esaminato Abi?”
 buttò lì con indifferenza il militare.
 ”Sì…dato che è il medico della nave, si è assunta 
            la responsabilità di tutti i passeggeri. Anche se devo ammettere 
            che sono contento che sia lei, una faccia amica è 
            meglio di un’estranea”
 ”Già…proprio una faccia amica”
 Neven non diede peso al sussurro di Konoe, e si alzò stiracchiandosi:
 ”Ti ringrazio molto per la chiacchierata, Konoe. Ora sono molto più 
            leggero…spero che anche tu ti senta meglio”
 Anche l’altro si alzò:
 ”Sì, anche se potrebbe andare meglio”
 ”Hn. Dove andrai ora?”
 L’uomo si grattò il mento:
 ”Bah, visto che Abilene ha terminato con Julien, e data l’ora, non 
            credo abbia altri pazienti. Quindi andrò a parlare con lei”
 ”Facciamo la strada assieme allora”
 ”Sì”
 Konoe si stampò il sorriso di Neven nei ricordi, certo che 
            non l’avrebbe più visto.
 
 Fine parte X 
 
        
        
          | ![Fictions]() Vai all'Archivio Fan Fictions | Vai all'Archivio Original 
            Fictions   |  |