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 Goccia di stella
 Parte VIII 
           di Hymeko 
 ”Abilene…Abilene!!!”Asha si fiondò nello studio di Daleth, sperando che davvero 
            l’amica si trovasse lì.
 ”A-Asha…”
 Il militare si gelò. Era in lacrime, accoccolata sul corpo 
            di Daleth.
 ”Abi…è…”
 La dottoressa scosse la chioma bionda:
 ”No. Ma non riesco a svegliarlo. Non riesco a svegliarlo, Asha. Non 
            riesco a capire…e anche se sono un dottore non so cosa fare”
 Fra i singhiozzi, sistemò una ciocca dei capelli del ragazzo. 
            Gli occhi di Daleth, vuoti, fissavano Asha senza vederla…lei lo capiva 
            anche senza essere un medico, gli bastava l’esperienza sul campo, 
            ne aveva visti così tanti dei suoi compagni ridotti in quel 
            modo…
 Daleth era diventato una specie di manichino, un guscio cui era stata 
            strappata l’anima, l’antitesi del ragazzo vitale che era.
 ”C-Cos’è successo?”
 Andò da lei e la allontanò dalla scrivania, dove il 
            loro amico era accasciato. Sapeva che la situazione di Julien 
            era grave, ma sperava che le squadre di soccorso potessero fare a 
            meno di Abilene, per il momento. Non era in grado di agire lucidamente, 
            forse non sarebbe stata d'aiuto.
 ”L’hanno at-at-attaccato…li ha sentiti arrivare…erano almeno in due…l-lui…mi 
            ha fatto da scudo…hanno puntato le armi contro di lui…Asha…”
 ”Li hai visti in faccia? Sapresti identificarli?”
 “S-Sì…credo…li ho visti sul monitor con Daleth, mentre entravano 
            dal portellone principale…uno aveva una cicatrice sul mento, l’altro 
            una fascia blu attorno a un polso...e sono arrivati qui...”
 Mentre scivolava a terra, trattenendo a stento le lacrime, Asha la 
            abbracciò forte. Il suo cuore batteva a un ritmo sostenuto. 
            Il racconto di Abilene non combaciava con quanto affermato da Anchan. 
            Secondo l’ESAI nessun nemico era arrivato fin lì. Lei stessa 
            aveva intravisto i due descritti da tutt’altra parte della nave. Ad 
            attaccare Daleth, quindi, era stato il misterioso sabotatore, la persona 
            che non erano riusciti a catturare. E la sua amica…non ne sapeva il motivo, ma stava mentendo. O forse la ragione la sapeva, ma non riusciva ad accettarla...
 ”Abilene ascoltami. Abbiamo bisogno di te. Devi curare una persona…”
 ”Neven? Ti prego non dirmi che anche lui è stato ferito?”
 Il militare sbatté le ciglia: come mai aveva subito pensato 
            a lui?
 Un brivido le accarezzò intensamente la colonna vertebrale…forse…forse…davvero..
 ”Stai tranquilla, Neven è illeso. Ma c’è bisogno di 
            te. Ora sciacquati il viso e poi andiamo, va bene?”
 Asha non ne era sicura, eppure le era sembrato di veder passare un 
            lampo nei suoi occhi blu…quasi a forza la costrinse ad andare in bagno, 
            e a lavarsi via le lacrime.
 ’Ma saranno vere?’
 si chiese, mentre la porta si chiudeva.
 ”Anchan”
 stringendo i denti, tentando di non guardare il corpo di Daleth, si 
            appropriò del microfono collegato al terminale. Con quello 
            poteva comunicare con il computer di bordo, anche se gli altri collegamenti non erano ancora stati ripristinati.
 ”Sì, Asha?”
 ”Ho bisogno di una conferma veloce: è certo che nessuno degli 
            assalitori sia arrivato fino allo studio di Daleth?”
 ”Assolutamente, Asha. Li ho monitorati da quando hanno sfondato il 
            portellone. I tuoi uomini li hanno tenuti a distanza da quella zona”
 ”Grazie, Anchan. Ah, alza il tuo livello di protezione”
 ”Sì, Asha”
 La porta si era aperta, e una Abilene più calma ne era uscita.
 Si fissarono.
 ”Con chi stai parlando?”
 le chiese, fissando il microfono che aveva tolto a Daleth.
 ”Tu mi devi delle spiegazioni, dottoressa”
 Asha estrasse la pistola, facendole segno di alzare le mani. L’arma 
            tremava…non l’aveva mai puntata contro un amico. In quel momento, 
            lo stava facendo contro la sua amica del cuore…
 ”Asha…che stai facendo?”
 Una punta di paura calcolata…il cervello del militare vorticava. Non 
            poteva essere vero…
 ’Julien…scusami. Ma se ho ragione, tutto andrà a posto’
 ”Tengo sotto tiro una sospettata”
 ”Asha!”
 Il tono scandalizzato non turbò minimamente l’altra…Abilene 
            era una bravissima commediante, lo sapeva…
 ”Ho parlato con Anchan durante lo scontro. Nessun nemico è 
            arrivato sin qui. Me lo ha confermato mentre eri in bagno. Il che 
            significa due cose: o sei una complice, o sei tu ad aver fatto…quello 
            che hai fatto a Daleth!”
 ”Merda merda merda merda!!!”La squadra di soccorso stava curando le ferite di Julien, ma c’era 
            bisogno della dottoressa. Konoe camminava a passi svelti di fronte 
            ai due ragazzi accoccolati a terra, l’arma in pugno nel caso subissero un altro 
            attacco. Così aveva detto a Neven…in realtà lo faceva 
            per nervosismo. Era preoccupato per Julien, anche se era il suo rivale 
            non significava che desiderasse che soffrisse. Inoltre, ogni stilettata 
            di dolore che provava portava Neven ad avvicinarsi a lui…iniziava 
            a fargli male lo stomaco, cosa mai verificatasi prima, per un simile 
            motivo.
 ”Konoe…dov’è Abilene?”
 L’uomo scosse la testa. Avrebbe tanto voluto saperlo anche lui. Julien 
            continuava a gemere, e lei non arrivava. Se avesse continuato così, 
            avrebbe iniziato a rischiare.
 Guardò i due giovani. Neven teneva stretto l’amico contro di 
            sé, appoggiato al petto. Il viso grondante di sudore di Julien 
            era nascosto contro la base del suo collo, il respiro corto gli accarezzava 
            la pelle. Erano mano nella mano, ma il militare non provò gelosia. 
            Quelle ferite avrebbero fatto male a un soldato, e Julien era solo 
            un civile inerme…provava una gran rabbia. Se non si fossero lasciati 
            cogliere di sorpresa, non sarebbe accaduto nulla. Era in parte colpa 
            sua e di Asha…si morse le labbra. Cosa stava facendo il suo superiore? 
            Perché non arrivavano? Era stata trattenuta?
 Si fermò di scatto. L’infiltrato. Quello che aveva cancellato 
            Arkhie, e alterato il budino. Forse…
 ”Neven!”
 Il ragazzo sussultò, guardandolo spaventato.
 ”Ascoltami, devo andare a vedere se è successo qualcosa. Stanno 
            tardando troppo”
 ”K-Konoe…”
 Si inginocchiò accanto a lui, e gli spostò i capelli 
            dalla fronte:
 ”Ascoltami, non posso rimanere ancora qui. Lo faccio per Julien. Mentre 
            vado chiamerò una squadra per la vostra difesa. Ma devo controllare”
 L’altro annui, un po’ di colore che tornava sul viso pallido.
 ”Bene. Rimani con Julien, capito? Devi prenderti cura di lui”
 Neven assentì di nuovo, senza un filo di voce. Era una dura 
            prova per lui…Konoe si chiese quanto fosse in grado di reggere ancora. 
            In fondo, era per lui che Julien si era sacrificato.
 ”Forza”
 gli batté una mano su una spalla e corse via. Paura, impazienza, 
            dolore e confusione regnavano in lui. Le odiava tutte.
 ”Ahi ahi ahi. Le cose si sono un po’ complicate, eh?”Abilene si morse una ciocca di capelli, sorridendo sorniona. Le lacrime 
            di pochi minuti prima erano solo un ricordo…nei suoi occhi c’erano 
            solo freddi calcoli.
 Asha strinse i denti. Non era vero. La stava prendendo in giro, non 
            poteva essere vero…
 ”Abi…”
 L’altra alzò le spalle, sedendosi sulla scrivania accanto alla 
            testa di Daleth:
 ”Immagino che questo testardo sia riuscito a salvare Anchan dal mio 
            virus. Avrei dovuto controllarlo meglio, ma mi stavo versando del 
            liquido irritante negli occhi. Lo sai, non sono mai stata brava a 
            piangere a comando”
 Sospirò, sbadigliando. Parlava come fossero a un pic-nic, ragionando 
            su argomenti che non la interessavano minimamente.
 ”Abi…le…ne”
 L’altra donna sentiva i denti che le dolevano, ma non riusciva a smettere. 
            La sua migliore amica…il suo appiglio, la sua confidente…
 ”Perché ti stupisci, Asha? Ormai l’avrai anche capito, no? 
            Tutta colpa sua, di Daleth. Se si fosse lasciato andare senza lottare, 
            Anchan sarebbe stato disattivato e io sarei salva”
 Scrollò le spalle, continuando con un leggero sorriso sulle 
            labbra:
 ”Ma non fa nulla. In fondo, l’unica che sa qualcosa presto non potrà 
            più parlare”
 Asha sussultò, aggrappandosi all’arma. Non aveva potuto perquisire 
            la stanza…che avesse piazzato delle trappole? O stava semplicemente 
            bluffando?
 ”P-Perché? Abi…perché?”
 L’altra allontanò con un gesto della mano quelle parole:
 ”Troppo lungo da spiegare. Semplicemente, molti soldi e soddisfazione 
            personale”
 ”E…per questo…Arkhie…”
 ”Mi avrebbe scoperta…sai, il budino”
 Una lacrima rotolò sulla guancia di Asha:
 ”Allora…sei stata tu”
 ”Sì. Ah, riguardo Daleth, è addormentato. Non so per 
            quanto, dato che lo sto usando da cavia da laboratorio, comunque…”
 ”Come puoi parlare così di lui!”
 ”Piccola Asha…non dovresti preoccuparti di lui”
 Le lacrime aumentarono:
 ”C-Credevo fossimo amiche…”
 ”Lo siamo. Ma lo sai che ci sono cose che, per me, vengono prima”
 ”Ah già…il tuo sogno proibito…la manipolazione dei virus e 
            la scoperta del vaccino principe, quello che renderà ogni essere 
            vivente immune alle malattie”
 Abilene annuì:
 ”Sì. E ci sono molto vicina. Non mi fermerai ora. Non a un 
            passo dal mio sogno. A presto, spero, Asha”
 Il militare cadde a terra, mentre un sonno dolce la avvolgeva. Cos’era 
            stato? Abilene non si era mossa…
 ”Konoe!!! Konoe!!!”L’uomo accolse fra le sue braccia Abilene, tentando di calmarla:
 ”Cos’è successo? Dov’è Asha?”
 Fra i singhiozzi, la donna indicò la via per lo studio di Daleth:
 ”È rimasta là…mi ha mandata via…il traditore, quello 
            che ha cancellato Arkhie…ha colpito Daleth, e sta combattendo con 
            lei! Konoe devi salvare Asha!”
 ”Ci penso io! Ma tu devi andare da Julien e Neven, sulla strada per 
            la fornace. Devi andare là!”
 ”S-Sono feriti?”
 Mordendosi un labbro, la donna tentò di calmarsi, aggrappandosi 
            a una manica dell’amico.
 ”Solo Julien. Devi aiutarlo, solo tu puoi farlo”
 Abilene respirò profonde boccate d’aria:
 ”H-Hai ragione. Non posso dimenticare il mio ruolo. Nonostante tutto”
 Si passò una manica sugli occhi, mentre Konoe le posava le 
            mani sulle spalle:
 ”Esatto. Sii forte, Abilene. Asha sarà fiera di te!”
 e corse via, armi in pugno, senza poter vedere il sorriso storto della 
            donna:
 ”Non credo proprio, caro Konoe”
 bisbigliò, mentre si dirigeva verso il ferito. Era ora di tornare 
            a essere la bravissima dottoressa della nave.
 ”Dottoressa…”Neven si sedette nell’anticamera dello studio, osservando la donna 
            che compilava le ultime cartelle.
 ”Dimmi”
 Il tono era staccato e formale…probabilmente si sentiva talmente stanca 
            da non riuscire nemmeno ad allontanarsi dal suo rigido ruolo.
 ”C-Come stanno…tutti?”
 Lei lo sbirciò. Neven pareva svuotato di tutta la linfa vitale. 
            Sembrava stesse in piedi per inerzia, o come se fosse mosso dai fili 
            di un invisibile burattinaio. Non sembrava realmente in sé.
 ”Lo vuoi sapere davvero?”
 Era troppo stanca per essere gentile…i suoi piani non erano andati 
            secondo il suo volere, e avrebbe dovuto pensare a qualcos’altro. In 
            più le era toccato curare più persone di quante ne avessero 
            preventivate…da molti anni non affrontava un’emergenza simile. In 
            fondo, era proprio per star lontana dall’azione stressante delle urgenze 
            che aveva imboccato quella via…
 Ma la cosa peggiore era dover sopportare le preoccupazioni di tutti. 
            Non le piaceva farlo per i casi normali, figuriamoci in quella situazione…sperava 
            solo che il suo teatrino fosse davvero perfetto. L’inconveniente causato 
            da Daleth l’aveva costretta a far del male anche ad Asha. Le spiaceva 
            davvero…era la sua migliore amica.
 ”Dottoressa?”
 ”Eh?”
 Si era persa nei suoi pensieri…imprecando fra sé, si massaggiò 
            gli occhi:
 ”Scusami, Neven, ma sono davvero sfinita, e mi sono distratta”
 ”No, sono io che mi devo scusare. Non ho avuto il minimo riguardo 
            per il dolore degli altri…ho solo pensato al mio”
 Abilene provò un sincero moto di pena per lui. Tutto quello 
            che era accaduto su quella nave era a causa sua…se l’avesse saputo, 
            come avrebbe reagito?
 ”Non ti preoccupare. Julien si rimetterà presto. Daleth e Asha…”
 Pronunciando il nome dell’amica, la sua voce tremò un po’. 
            Non riuscì però a capire quanto l’avesse fatto volontariamente…
 ”…sono in uno stato di sonno artificiale. Non coma, perché 
            il cervello funziona correttamente. È come se…stessero facendo 
            un lungo, realistico sogno”
 ”E…si sveglieranno mai?”
 ”…non lo so. Non ho ancora ben compreso cosa abbia indotto quello 
            stato, quindi…le mie risposte potrebbero non essere veritiere, quindi 
            preferirei evitare di darne”
 ”Ho capito…scusami ancora per la mia mancanza di tatto”
 La donna scosse la testa, si alzò e lo abbracciò:
 ”Ascolta…non tenerti tutto dentro. Il segreto è esserci di 
            sostegno, gli uni con gli altri. Ogni volta che ti sentirai triste, 
            ci sarà qualcuno accanto a te a sorreggerti. E quando un’anima 
            avrà bisogno del tuo conforto…”
 ”…io sarò lì per lei”
 Neven ricambiò il suo abbraccio, accarezzandole i capelli dorati. 
            Aveva capito subito…era lei l’anima bisognosa di esser consolata…l’unica 
            in grado di comprendere la sua sofferenza, l’altra persona cui era 
            stato sottratto il migliore amico.
 Il Comandante fluttuò per la piccola stanzetta. 
            Lo schermo esterno era abbassato, e la luce di una stella lontana 
            era l’unica fonte di luminosità.”Che ne pensi?”
 Konoe scosse il capo. Erano lì solo loro due…non una riunione 
            ad alto livello, ma un incontro semiclandestino per decidere il da 
            farsi.
 ”Non lo so, lo confesso. Siamo stati presi in giro, giocati con una 
            facilità imbarazzante. Forse eravamo troppo rilassati, forse 
            l’atmosfera della nave ci ha fatto abbassare la guardia…chi lo sa. 
            Ma ci hanno rigirati come volevano”
 ”Non sminuirti così. Hai fatto quello che potevi. Non è 
            stata…colpa tua”
 L’altro si massaggiò gli occhi:
 ”Allora perché mi sento tanto colpevole?”
 L’essere impalpabile guardò fuori, verso lo spazio profondo:
 ”Perché delle persone cui vuoi bene sono ferite. Non rammaricarti 
            per non essere anche tu in infermeria. Il tuo posto è ancor 
            più in prima linea, ora. C’è bisogno di te”
 ”Comandante…”
 Il suo superiore si girò, squadrandolo con durezza:
 ”Konoe, non abbiamo né tempo né la possibilità 
            di essere deboli. Dobbiamo trovare i colpevoli. Almeno uno di loro 
            è impunito sulla nave. Trasforma il tuo senso di colpa in energia, 
            e aiutami a trovarlo”
 ”…contate su di me, signore”
 ”Bene. Partiamo dall’inizio: cosa sappiamo?”
 Il militare si grattò la testa:
 ”Che è iniziato tutto con l’arrivo di Neven. Che è stato 
            captato un segnale che lo riguardava…probabilmente l’ordine di iniziare 
            le operazioni”
 ”E dopo c’è stato il budino alterato”
 ”Esatto. Lo scopo non è ancora chiaro, ma se non fosse stato 
            una trappola per lui, non avrebbe alcun senso come attentato”
 ”È stato in quel periodo che ha conosciuto Julien Sorel, esatto?”
 Konoe storse la bocca, ma mantenne la propria imparzialità:
 ”Sì. Ho fatto controllare tre volte la sua storia…non c’è 
            nulla che lo renda più pericoloso di Neven stesso. A parte 
            la sua ossessione per il ragazzo…”
 ”…sentimento che anche tu condividi, o sbaglio?”
 Non era una punzecchiata, ma una semplice constatazione, e Konoe fu 
            costretto ad annuire:
 ”Lo trovo molto interessante”
 ”Uhm…Daleth avrebbe da ridire”
 ”Già…lo farà quando si sveglierà. Comunque, Comandante, 
            Daleth stava ancora lavorando ai filmati quando è iniziato 
            l’attacco. Ho controllato i suoi terminali, e le memorie olografiche. 
            È stato tutto cancellato. Non c’è più traccia 
            di quelle prove, nemmeno Adei è riuscito a ricostruirle”
 ”E se ci sono delle copie segrete, Daleth non può dircelo. 
            Gli è stata chiusa la bocca”
 Il silenzio regnò nella stanza, poi Konoe iniziò a bassa 
            voce, nonostante nemmeno Anchan potesse sentirli:
 ”Signore…Adei ha scoperto una cosa. Dai terminali su cui stava lavorando 
            Daleth è partito un nuovo attacco verso l’ESAI…se non fosse 
            stato bloccato in tempo, anche Anchan…e lo stesso ESAI mi ha riferito che Asha gli ha ordinato di alzare il suo livello di protezione”
 ”Ho capito…”
 Non gli lasciò terminare la frase…Arkhie non era ancora stato 
            vendicato.
 ”…chi c’era con Daleth?”
 ”Di sicuro solo…Abilene”
 Si fissarono…la dottoressa diventava la prima sospettata.
 Il Comandante si connetté a uno dei terminali, interpellando 
            l’ESAI:
 ”Anchan, scopri dov’è adesso Abilene, e cosa sta facendo. Senza 
            contattarla o farti scoprire”
 ”Sì, signore. La dottoressa Abilene si trova in infermeria. 
            Sta piangendo appoggiata al letto di Asha”
 ”…grazie, Anchan”
 Konoe si massaggiò gli occhi. Erano in un gran pasticcio.
 ”Pensi che possa essere una finta?”
 ”Non lo so, Comandante. Abi che fa del male a Daleth e Asha…mi sembra 
            fantascienza”
 ”L’hai già interrogata?”
 ”…sì. Era abbastanza calma, date le circostanze. Credo che 
            sia giunto ora il crollo dei suoi nervi. Mi ha riportato la sua versione 
            dei fatti…che due uomini mascherati hanno tentato di entrare senza 
            identificarsi, che Daleth l’ha chiusa nel bagno…poi ha sentito dei 
            rumori, delle imprecazioni. E la voce di Asha dopo alcuni minuti. 
            È riuscita ad aprire la porta del bagno, o forse è stata 
            Asha a liberarla, non si sa, comunque Asha le ha coperto la fuga, 
            e poi ha incontrato me”
 ”…i rilievi confermano la sua versione?”
 Il militare alzò le spalle:
 ”Per quello che abbiamo trovato sì. Dato che il collegamento 
            di Anchan non era ancora ripristinato, non posso dire altro”
 ”Quindi…è la verità?”
 ”Se non lo è, è una storia davvero ben congegnata”
 ”…per farla stare in piedi, avrebbe bisogno di un complice?”
 ”…non lo so. Di troppi particolari abbiamo solo la sua testimonianza. 
            Dare un giudizio sarebbe affrettato e pericoloso”
 ”Ho capito. Parlami dell’attacco”
 ”Sinceramente non ne ho capito lo scopo. Probabilmente stavano cercando 
            qualcuno, perché Neven mi ha detto che lui e Julien li hanno 
            visti sondare i portelloni dei rifugi”
 ”Cosa ci facevano quei due fuori dai rifugi?”
 Konoe scosse la testa:
 ”Credo che volessero dimostrare entrambi di non aver bisogno della 
            baby-sitter”
 ”Pensi che quello che è successo a Julien basterà di 
            lezione?”
 ”Lo spero. Comunque, i nostri assalitori hanno prima dato fuoco a 
            un po’ di carta in un magazzino…per creare confusione, credo. Poi 
            si sono diretti alla fornace quantica…per prendere il controllo della 
            nave, o forse solo per sviare i sospetti, anche qui ci sono troppi 
            lati oscuri. Infine si sono ritirati senza colpo ferire, a parte il 
            fascio d’energia che ha colpito il nostro passeggero”
 Il Comandante svolazzò per la stanza:
 ”Come sta?”
 ”Sono ferite abbastanza profonde, una ha raggiunto l’osso, ma Abilene 
            ha sistemato tutto. Ci vorrà un po’, ma guarirà senza 
            problemi”
 ”Secondo te perché proprio in quel frangente sono passati dalle 
            armi stordenti a quelle ad energia? È un caso, una disattenzione, 
            o…”
 ”Io credo che sia la prova definitiva che il target sia Neven. È 
            stato chiaro: l’arma era puntata contro di lui. E Julien si è 
            messo in mezzo”
 ”Non capisco una cosa…per prenderlo alle gambe, la pistola doveva 
            essere puntata lì. Ma perché mai avrebbero dovuto colpirlo 
            in quel punto? Per ucciderlo no, la scarica era troppo bassa. Se avessero 
            voluto portarlo via sarebbe diventato un peso…che senso aveva sparargli 
            alle gambe?”
 ”Forse…le gambe di Neven hanno qualcosa d’importante”
 Si scambiarono un’occhiata penetrante, poi il Comandante richiamò 
            l’esito della visita fatta da Neven subito dopo esser arrivato:
 ”Non dice nulla di strano, anche se…”
 ”…è stata Abilene a compilarlo. Se avesse voluto nascondere 
            qualcosa non avrebbe avuto problemi. Inoltre Neven sarebbe stato curato 
            da lei, se fosse stato colpito…”
 ”Konoe…ti rendi conto che non posso metter in cella Abilene senza 
            uno straccio di prova? E che, anche se ne trovassimo, non avremmo nessuno in grado di confermarle 
            o smentirle?”
 ”Lo so. Queste sono solo teorie. Però…la dottoressa era con 
            Neven ai terminali da cui è partito l’attacco contro Arkhie, 
            non dimentichiamolo. Sono due coincidenze un po’…sospette. Anche se 
            non ci sono prove del suo coinvolgimento”
 Il silenzio regnò per qualche minuto nella sala, nemmeno il 
            brusio delle macchine giungeva a disturbare quella quiete. Poi il 
            Capitano del vascello si mise nuovamente in contatto con Anchan:
 ”Anchan, voglio che tu tenga sotto controllo Abilene. Con discretezza, 
            non voglio che se ne accorga. Registra ogni sua mossa. Tutte, senza 
            distinzione”
 ”Agli ordini, signore”
 ”Com…”
 ”Lo so, è inutile. È troppo intelligente per farsi scoprire, 
            se è lei. Saprà che la faremo sorvegliare, e anche se 
            è innocente lo sospetterà comunque. Ma non possiamo 
            che metterle addosso un po’ di pressione, sperando che commetta un 
            errore. Se non è stata lei…”
 ”…penseremo a qualcos’altro”
 Sbadigliano, Konoe si affacciò alla finestra. La nave aveva 
            virato, finalmente poteva scorgere anche da quel lato il pianeta verso 
            cui erano diretti. Non era una fermata prevista, ma data la situazione, 
            avevano deciso di trasferire i passeggeri su un’altra nave, e di procedere 
            a tutte le indagini del caso.
 ”…speravo di non dover più sopportare simili situazioni, signore”
 ”Lo so. Ma credo che siamo incappati in qualcosa di davvero grosso”
 I diversi ambienti del pianeta sembravano dar loro il benvenuto…i 
            due uomini tornarono sul ponte di comando. Era il momento di iniziare 
            la discesa.
 Fine parte VIII 
 
        
        
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