DISCLAIMERS: date alla Rowling quello che è della Rowling e a Tes quel che è di Tes..

DEDICHE:tutti i riferimenti a Ron/Hermione sono puramente voluti e dedicati interamente a Taty XD, santa donna che mi sopporta… l’Harry/Draco è per Silvia T. che ha fortemente voluto questo seguito J… Ta-daaaaan! E per Amanda J: un bacione immenso, tesora! Spero solo che non vi sentiate male dopo averlo letto O_O’’’…

 

NOTA IMPORTANTE: non ho ancora letto il sesto libro e non so assolutamente nulla su di esso e non voglio sapere nulla su di esso finchè non finisco questa maledetta fic, o potrei rimanerne TROPPO influenzata, e la storia come l’ho creata andrebbe a farsi benedire-_-…

-_- la storia  è nata 2 estati fa mentre aspettavo Seimei  da Spizzico; ci ho lavorato sopra due anni e si prospetta la cosa più lunga e complicata che io abbia mai scritto o immaginato… ora se riesco a scriverla sarebbe una cosa stupenda XD, perciò Harry, Draco, Blocco dello Scrittore: collaborate-_-, vi prego!

 

RINGRAZIAMENTI: Grazie a Ninnichan *_* e Kieran*_* e la Nipo love love *_* di esistere, a Pam e Saku per le risate ,a Crius del suo stupendo commento su SFIDA *_*!

 

RINGRAZIAMENTO SPECIALE: a tutte le persone che stanno commentando VISIONS: grazie mille di cuore (_ _), siete gentilissimi/e !

 

”buona” lettura!...^^’’’’ spero…


 
 
 
VISIONS

di Tesla

capitolo XI di ?

 

***

DITA INTRECCIATE

 


Il pomeriggio del giorno dopo, Harry, Ron ed Hermione sono seduti ad uno dei tavoli della Biblioteca, ed Harry racconta loro del sogno e degli avvenimenti della sera prima nello studio di Silente; Madama Pince lancia loro occhiate inceneritrici ogni volta che Ron si lascia sfuggire imprecazioni, via via che Harry prosegue nel suo racconto, ma sembra troppo impegnata a lucidare la copertina di un libro del Reparto Proibito per prestar loro maggiore attenzione.

- Ha detto che giravano per Hogsmeade? Due Mangiamorte???- domanda stupita Hermione, e si raddrizza sulla sedia. Ha dipinta sul viso un'espressione perplessa che Harry condivide in pieno: che ci facevano due Mangiamorte così vicini a Hogwarts?

- Sì, Tonks ha detto così. Mulciber e Jugson. Il fratello di Silente, il barista della Testa di Porco…

("COSA?" sbotta sconvolto Ron a voce alta, beccandosi in pieno un'occhiataccia dalla Pince. "Quel vecchio pazzo è il fratello di Silente???")

- … fa parte dell'Ordine- continua Harry, abbassando così tanto la voce per non farsi sentire dagli altri che Hermione deve sporgersi verso di lui per continuare a seguire. - Appena li ha visti ha avvertito Silente e gli altri; Tonks e Kingsley li hanno visti incontrarsi con un mago, ma non sono riusciti a vedere chi fosse..

- Beh, ecco… è strano- riflette Hermione. - Voglio dire, per quanto si possano camuffare, due Mangiamorte possono essere riconosciuti, ormai le loro foto sono ovunque. Perché sono venuti sino a Hogsmeade con il rischio di essere scoperti? Cosa c'era di così importante da fare da richiedere la loro presenza? Qualcosa che non poteva essere delegato ad altri?

Harry si stringe nelle spalle, non lo sa; ma una frase continua a tormentarlo, una frase che Bellatrix Lestrange aveva detto nel sogno.



("Non sanno neanche loro che fine abbia fatto Piton, padrone. I nostri informatori a Hogwarts ce lo hanno detto")



Ci sono spie a Hogwarts? Ma chi? Chi può essere abbastanza "dentro" da avere informazioni che possano interessare a Voldemort? Qualcuno dei professori ha tradito?

Lo sguardo di Harry passa dai capelli cespugliosi di Hermione, alla spalle di Ron, alla Pince ancora impegnata a lucidare la copertina del librone. È forse lei? Può avere accesso alla sala insegnanti e al sapere della Biblioteca, e il suo ruolo è abbastanza "minore" da poter passare inosservata. Ma poi Harry scaccia l'idea. Sta diventando paranoico, è un'idiozia. Non ce la vede proprio la vecchia Pince a far la spia per Voldemort. "Spia" è un appellativo disgustoso che Harry riesce a collegare solo con il suo odioso insegnante di Pozioni. Ovunque sia in questo momento.

Piton sparito… ed Harry non sa se alla fine qualcosa su Draco l'aveva scoperta. Lucius Malfoy approfitterà di questa vacanza per far diventare suo figlio un Mangiamorte? E perché Draco non gli manda una lettera, per fargli sapere almeno che sta bene, che è ancora vivo, e libero, e lontano miglia dalle celle marcescenti di Azkaban?

Harry ha passato tutta la colazione con la testa rivolta all'insù, nella speranza di ricevere anche una singola misera linea da Draco; anche un semplice "Sto bene", "Ciao", o uno di quegli "Harry" che bisbigliava ipnotizzato e senza freni mentre facevano l'amore nella rimessa delle scope.

Una singola parola.

" Una singola lettera per il ragazzo che ami, Draco, maledizione!!!"

Harry ha ricevuto posta, ma non quella che desiderava. Per la prima volta si è visto recapitare l'uovo di Pasqua fatto in casa da Mamma Weasley con la voglia di gettarlo a terra, e saltarci sopra, e ridurlo in finissima polpa di cacao. Per la prima volta si è ritrovato sul punto di piangere lacrime di frustrazione nel sapere che la famiglia Weasley sta bene, perché non è di loro che a Harry importa, non in quella maniera così totale e devastante come per un Serpeverde dal viso appuntito.

Gli manca Draco. Gli manca tanto…

Gli torna in mente un sogno fatto settimane prima. Nel sogno faceva l'amore con Draco negli spogliatoi di Corvonero, e Draco diceva che Harry era un bravo ragazzo con un bisogno intenso di essere amato; era per questa necessità interiore che non riusciva a dimenticarlo. Ma quel Draco del suo subconscio si sbagliava, ora Harry lo sa. Ci ha rimuginato tanto su, in tutte le ore rimasto a fissare il tetto del suo letto a baldacchino, circondato dalle russa dei suoi compagni.

Se il suo fosse stato un semplice bisogno di amore, chiunque sarebbe andato bene. Avrebbe potuto essere felice con Cho. Avrebbe scelto la piccola Ginny come compagna di vita, lei, che sembrava così perfetta per lui.

Ma Harry ormai ha capito che non sempre la persona che sei destinato ad amare per il resto della vita è quella che credi "giusta" o che ti renderà felice. A volte l'amore è semplicemente la più grande fregatura dell'universo… e Draco, che sembrava quanto di più lontano ci fosse da lui… Draco, ora…

No, non è semplice carenza affettiva, la sua.

È da quando ha letto quelle iniziali scritte da Draco su quel foglietto di pergamena, da quando si è concesso la possibilità di PENSARE a Draco, che qualcosa si rimesta in lui; è come se fosse scattato un interruttore, come se una vocina, che lui ha cercato di ignorare con tutte le sue forze, avesse urlato per tutto quel tempo : "Rifletti! Se non si tratta solo di sesso, se può diventare qualcosa di importante, con LUI… perché non rischi? Se intuisci a livello inconscio che anche Draco, davanti a te e solo davanti a te, è pronto a rischiare… perché rinunci? Perché getti via qualcosa che potrebbe salvarti la vita?!?"

Non renderla più felice… non semplificarla… ma semplicemente offrirgli la scelta di passare tutto il tempo che gli resta con la persona che ama con tutto se stesso.



Harry torna alla realtà, di nuovo nella Biblioteca, di nuovo nell'Adesso. Sente, più che vedere, la pioggia torrenziale che si abbatte contro le vetrate del castello, anche se per il momento sembra che il vento sia calato. Sposta l'attenzione di nuovo sui suoi due migliori amici, e vede Hermione ancora persa nei suoi pensieri, di sicuro intenta a trovare una motivazione nella passeggiata notturna a Hogsmeade di Mulciber e Jugson.

Ron è accanto a lei, PROIETTATO con mente e fisico verso di lei. Durante l'intero racconto, e anche dopo, quando Harry ed Hermione si erano messi a farvi congetture sopra, gli unici contributi di Ron sono state esclamazioni e frasi mezze mugugnate… Forse poco importa, a Ron, se ci sono Mangiamorte che passeggiano ad alcune centinaia di metri scarse da loro, e Voldemort è tornato in vita, e da qualche parte nel Wiltshire un ragazzo di nome Draco Malfoy rischia di morire.

Harry ha guardato bene negli occhi Ron, mentre raccontava di Jugson Schiantato e Lupin che correva via dal castello, e ha visto che la mente di Ron si soffermava sui fatti giusto il tempo di qualche futile commento. Ha altro a cui pensare.

La scorsa notte, Ron ha fatto pace con Hermione. Mentre Harry bussava alla porta delle camere di Lupin, e poi sentiva la confessione della sua storia con Piton, Ron ed Hermione si riconciliavano con il metodo più antico del mondo inventato dagli amanti per fare pace. Mentre Harry stava male, loro si divertivano spensierati.

"Scommetto che ora non è più così grave che Hermione diventi intrattabile una volta al mese o se gli ha chiesto di lasciare la squadra", pensa maligno Harry. Detesta con tutto il cuore quelle occhiatine complici e maliziose che si stanno lanciando quei due, e non riesce a reprimere un vago senso di nausea al pensiero delle loro mani che si accarezzano sotto al tavolo.

Harry stringe più forte i pugni, sino a sbiancare le nocche. Cerca di concentrarsi sul rumore della pioggia all'esterno (che ora si è trasformato in un pigro piovischio) piuttosto che sulle auree di gioia compressa che emanano.

Nauseante. C'è troppo stupido amore nell'aria per i gusti di Harry.

Il suo pensiero subito sfreccia a Piton, e Lupin, e Draco, Draco, Draco. Che idiota. Anche ad Harry non importa altro che di questo stupido amore, solo che la persona che ama è troppo lontana per poterle accarezzare la mano sotto al tavolo di una biblioteca.

Vorrebbe essere al posto di Ron, e solleticare maliziosamente il dorso della mano di una Hermione trasformata in Draco, soffiare sui polpastrelli un po' ruvidi, disegnare piccoli circoli sul palmo carnoso che ancora porta i segni dei suoi morsi. Sa bene che se solo provasse a farlo davanti a tutta questa gente, molto probabilmente Malfoy lo torturerebbe per qualche ora con la Maledizione Cruciatus



(Falla tu la Mezzosangue zannuta, Potter, se ti piacciono tanto questi giochetti… Fino a prova contraria, qui il purosangue sono io!),



ma non c'è problema, perché Draco è lontano, e lui, Harry, non è al suo fianco.

Sono i desideri di un bambino poter essere al posto di Ron ed Hermione, poter avere una vita semplice come la loro; sa che non potrà mai averla, è questo il prezzo da pagare per poter amare Draco. Lo sa. Ma non può impedirsi di fantasticare. E non può impedirsi di odiare Ron ed Hermione per essere così felici.

"Ma mi basta che Draco stia bene. Che sia vivo, e in salute".

Ovunque egli sia.

Dio, gli manca così tanto… Vuole sentire la mano affondare nei suoi capelli sottili e chiarissimi, e baciarlo, e far scivolare la lingua contro quella umida di saliva di Draco. Fare l'amore con lui. O anche solo abbracciarlo.

Invece tutto ciò che può fare è chiudere gli occhi e ricordare quel suo ghigno beffardo, e il viso appuntito … e poi aprirli, e desiderare di non averli mai aperti.

Rivuole Draco accanto a sé. Vuole recuperare tutto quel tempo che ha buttato, perduto.

Gli manca. Gli manca troppo.

Non gliene vogliano Ron ed Hermione se li odia così tanto; non se la prendano se vederli sorridere felici e innamorati lo spinge ad alzarsi e infilare i suoi libri nella cartella. DEVE farlo, o griderà, e piangerà, e si spaccherà in tanti minuscoli pezzi, perché il dolore è troppo vasto da sopportare come singolo.

Alla fine ricorderà com'è volere loro bene… anche se vorrebbe cancellare tutti loro, adesso, per poter riavere Draco indietro.

- Io vado in Guferia- annuncia Harry.

Hermione alza gli occhi, ed Harry vede che ha di nuovo quello sguardo che sfodera solo per lui, come se volesse studiarlo. L'espressione di Ron, invece, è più di confusione.

- Perché ci vai?- chiede Ron.

- Cos'è, è vietato dal Ministero, ora?- replica stizzito Harry in piedi, sistemandosi la camicia che tira sulle spalle, e il bottoncino del colletto che gli morde la pelle contro la giugulare e lo lascia senza fiato. - Voglio ringraziare tua madre per l'uovo. Posso farlo, vero?- chiede sarcastico.

Per un attimo sembra che Ron voglia rispondergli con un cazzotto sul naso, invece si stringe nelle spalle e china nuovamente la testa sul libro; come unico segno di nervosismo, prende ad accarezzare il dorso della mano di Hermione con più energia, tanto da lasciare strisce di pelle leggermente arrossata, quasi Ron avesse il polpastrello del pollice sporco di polvere di gesso rosa acceso. Tanto basta a Ron per calmarsi, grazie a questo stupido amore.

Stupido, stupido Ron.

Stupido, stupido Harry.

Ma amare un ragazzo così lontano ora da lui non lascia nel corpo di Harry che un vuoto, incistato come un tumore maligno contro le paresti interne del suo cuore. Non gli è rimasta più neanche la rabbia, ed esce di corsa dalla Biblioteca, e prende a salire i gradini a due a due per andare in Guferia. Sente che da un momento all'altro potrebbe scoppiare in lacrime, ma anche le lacrime non sarebbero sufficienti per sfogare quel senso di solitudine che prova dentro



(Niente di meglio per potersi sentire soli che innamorarsi, eh, Harry? ),



e allora ingoia indietro la voglia di piangere e prende ad accarezzare il braccialetto d'argento che porta al polso.

Quando Harry entra in Guferia, viene investito da un vento gelido; la corrente entra dalle finestre senza vetri e scuote i suoi vestiti con violenza, ma fuori ha smesso di piovere, anche se il cielo è ancora coperto da spesse nuvole color grigio ferro.

Centinaia di gufi sono appollaiati sulle travi sporche di cacche e ragnatele; alcuni gettano occhiate distratte ad Harry mentre mandano giù topi catturati durante la caccia; altri arruffano le piume emettendo fischi sommessi in direzione della tempesta appena cessata.

Scorge il manto candido di Edvige sistemata tra un allocco un barbagianni dal becco scheggiato. Ci vuole un po' per svegliarla e convincerla a scendere, ma alla fine Edvige plana sul suo braccio proteso, affondandovi delicatamente gli artigli. Harry le accarezza la testa e le ali in gesti meccanici, e si rende conto ben presto che venire in Guferia per cercare di tirare un po' di fiato è stata una pessima idea.

Il suo sguardo si posa sulla parete ovest della sala. Lì Draco lo ha spinto contro il muro e sodomizzato, con irruenza, perché aveva bisogno di Harry, bisogno di fare sesso con LUI.

Alla mente di Harry salgono mille immagini di quei momenti, come istantanee sfocate… le ossa di topi morti e paglia secca sotto le scarpe… i mattoni sbrecciati dal gelo… quella singola ciocca di capelli chiari, che era tutto ciò che riusciva a vedere di Draco da oltre la spalla.

Allora non era ancora innamorato di Malfoy. Che strano, sembrano passati secoli. Ha difficoltà anche solo a ricordare com'era .

Qualche istante e il suo cuore salta alcuni battiti. Ci sono passi che salgono sulle scale, e si avvicinano… e poi la porta si apre, ed Harry è certo che sarà Draco ad entrare, con una lettera in mano e i capelli pettinati all'indietro, e rimarrà senza fiato alla vista di Harry, e spalancherà gli occhi grigi in maniera grottesca, come nei film comici che Dudley si ostina a vedere anche se non capisce metà delle battute.

Forse qualcuno gli ha concesso una seconda possibilità per cambiare tutto… per dire a Draco che lo ama, e per non farlo mai piangere nel gelo e nell'oscurità dell'Aula di Pozioni, e tenerlo stretto a sé, e dirgli tutto ciò che non è riuscito a confessare prima, e amarlo.

Amarlo.



(Ti amo, Draco)



Vorrebbe dirglielo ogni giorno della sua vita.

"Perciò non morire".

La porta si apre, e Draco è veramente lì, con indosso la sua divisa nera e verde, i capelli corti e chiari e le dita strette su una lettera.

Draco Malfoy, di nuovo a Hogwarts. Di nuovo con Harry.

Ma l'illusione dura solo un istante. Il verde dei Serpeverde diventa il blu dei Corvonero; i capelli si allungano fino alla vita, si tingono di un biondo sporco; la lettera rimane intatta, ma sono le dita di Luna Lovegood ora che la stringono.

"Hai visto qualcuno che non c'era", pensa stordito Harry, e per la prima volta si chiede se il desiderio che prova per Draco sia intenso abbastanza da farlo impazzire.

Luna lo sta guardando con i suoi occhi sporgenti e un'aria svagata, come se fosse arrivata in Guferia per caso.

- Ciao.

- Ciao- risponde Harry, e riesce a camuffare abbastanza la delusione nella voce da farla passare per stanchezza.

Non sa che aggiungere, ma neanche Luna sembra interessata ad una conversazione; ora che la osserva meglio, nota che la ragazza ha decorato alcune ciocche di capelli con quelli che sembrano gusci vuoti di lumache.

Passano trenta secondi, e poi un minuto, e lei rimane in piedi sulla porta a fissarlo.

Alla fine sospira con aria trasognata e gli dice:

- Hai un aspetto veramente schifoso - dice, con lo stesso tono neutrale con cui farebbe un commento sul tempo.

Harry scoppia a ridere, e si accorge appena dei graffi che Edvige gli rifila alzandosi in volo, disturbata dal suono improvviso; il gufo stride infastidito e si va ad appollaiare sulla finestra.

A Harry non importa, continua a ridere. Forse la lontananza da Draco lo sta facendo ammattire, e forse in quella risata c'è più di una punta di isteria, ma non vedeva il lato ridicolo del mondo da parecchio tempo, e capisce solo ora quanto ne abbia sentito la mancanza.

Si asciuga le lacrime di ilarità col polso e annuisce con il capo in direzione di Luna, scosso ancora da qualche accesso di risatine tra una parola e l'altra.

- Sì- dice Harry, - immagino tu abbia ragione.

- Mi spiace- si scusa Luna scuotendo la testa, e i gusci di lumache ticchettano tra i suoi capelli come campanellini di legno senza batacchio. - È che mi hai ricordato un articolo sui Coràpodi Ululanti che ha scritto il mio papà. Il Ministero della Magia li ha scovati in Antartide qualche anno fa e da allora li tiene prigionieri..

Per un attimo Harry viene tentato dall'idea di chiederle cosa siano i Coràpodi Ululanti, poi ci rinuncia, poi si immagina appeso alla punta di un iceberg come al cornicione di un tetto, gridando "Auuuuuu" alla luna, e scoppia nuovamente a ridere.

Luna sembra infine ricordarsi il motivo per cui è salita in Guferia, e il suo sguardo bulboso scorre tra i gufi appollaiati sulle travi, finché riesce a svegliarne uno per spedire la sua lettera.

Riflettendo che, visto che è qua, una risposta ai signori Weasley per ricambiare gli auguri e ringraziarli la può mandare (anche perché se la tempesta continua o peggiora, i gufi non saranno in grado di consegnare la posta per qualche giorno), Harry pesca dalla tasca un pezzo di pergamena, si fa prestare una penna da Luna e butta giù un messaggio. E dice "Grazie per l'uovo", e "grazie per gli auguri", cercando di convincersi, in quel minuto scarso in cui scrive, che è veramente l'Harry felice che la signora Weasley vorrebbe che fosse. Mente finisce, ripiega il foglietto e lo lega alla zampa di Edvige, Harry riflette che è tutta una questione di capire quando è meglio mentire e quando no. Può farlo con le persone a cui vuole bene, ma no, oh no, non con quelle che ama; tutto l'opposto di quello che ha fatto lui sino ad ora.

Scende con Luna giù per la torre, e alla fine della scalinata le loro strade si dividono. Harry prende una scorciatoia per la sua sala comune, passando dietro l'arazzo di Usmiuk il Goblin Pizzaiolo, e Luna lo osserva scomparire oltre la stoffa intrecciata. Lancia un ultimo sguardo alle gobbe sporche di farina e sugo di Usmiuk, mentre lui è intento a stendere la pasta con un matterello con grande impegno, e si dirige infine verso la torre di Corvonero.



Harry prosegue nel passaggio segreto e sbuca dietro una pesante tenda rosso cupo, vicino all'ingresso della torre di Grifondoro. Fa per andare al ritratto della Signora Grassa, ma ha appena fatto un paio di passi che si accorge di non essere solo nel corridoio: a pochi metri da lui, attorcigliati in un'unica ombra e decisamente occupati, ci sono Andrew Kirke e Daphne Greengrass; si baciano con passione, la mano di Andrew sepolta sotto la camicetta di Daphne, la lingua di lei sulle pieghe del collo di Kirke.

Quando si accorgono dell'arrivo di Harry, si staccano. Kirke inchioda lo sguardo a terra e cerca di balbettare qualcosa di incomprensibile, le guance così rosse da sembrare vittime di una brutta insolazione; ha la lampo dei pantaloni calata, ma non se n'è accorto. Daphne, invece, alza il mento in segno di sfida, e lo affronta con un'occhiata sprezzante.

- Che hai da guardare, Potter? Piaciuto lo spettacolo?

Andrew la tira per la manica della divisa stropicciata.

- Dai, lascia stare, andiamo da un'altra parte. Ci vediamo, Harry - lo saluta imbarazzato, e riprende a tirare la ragazza.

Lei rimane ferma in mezzo al corridoio ancora qualche istante, sfidando Harry con gli occhi a dire qualcosa. Harry è ancora impacciato per la scena che ha interrotto, e non capisce perché Daphne sia così aggressiva… poi ricorda il loro scambio di battute qualche giorno prima in Sala Grande .



("Mi chiedevo se ti andava di uscire con me il prossimo fine settimana a Hogsmeade")



("Non ho tempo da perdere con i falliti")



("Se per questo, neanche io")



Ripensandoci, ha i suoi buoni motivi per non averlo in simpatia, anche se poi Daphne non ha avuto difficoltà a consolarsi, a quanto pare.

- Muoviti Daphne, dai!- bofonchia Kirke sempre più rosso.

La ragazza lancia un'ultima occhiata beffarda ad Harry,


(Mai fare arrabbiare una donna, Harry, ma speriamo che non ti serva come lezione per il futuro)


poi si gira verso Andrew e si getta i lunghi capelli scuri oltre la spalla, in quel languido gesto civettuolo che Harry le ha già visto fare… a Michael Corner ad inizio anno, a Zacharias Smith, e ora ad Andrew… non si può certo dire che non sia una sostenitrice dell'unione tra Case…

Daphne intreccia le dita con quelle di Andrew, ed Harry è sicuro stia sorridendo maliziosa.

- Hai ragione, Andy, andiamo. Sono stanca dei posti affollati.

- Oh… da… da me?

- Uhmmm, ce l'hai un letto bello grosso, vero? Mi piace avere… spazio…per tutti i giochetti che ho in mente di farti - mormora ammiccante, e a quel tono erotico Kirke crolla, la trascina con entusiasmo davanti al quadro della Signora Grassa, pronuncia la parola d'ordine e sparisce con la ragazza oltre il foro d'ingresso .

(Mi sa che c’era qualcuna che voleva farti ingelosire, Harry…)

Harry rimane incredulo a fissare il ritratto che scivola al suo posto. Una parte di lui è stupita che Andrew abbia portato una Serpeverde all'interno della loro Torre, ma non si sente molto in vena di criticarlo; lui stesso forse avrebbe fatto lo stesso se Draco fosse rimasto a Hogwarts per le vacanze.Stringe la mano abbandonata lungo il fianco, quasi Draco fosse lì accanto e avesse appoggiato le dita ossute sulle sue, sfiorandole, in attesa unicamente di poterle incrociare con quelle di Harry. Solo rimanere lì, mano nella mano, in un gesto così intimo da sembrare quasi sacro. Perché lega due persone, pensa Harry, e qualunque sia la meta o la sorte che le attende, sono obbligate a raggiungerla insieme.Harry stringe la mano, ma è solo aria quella che chiude nel pugno. Draco è lontano, non è lì con lui. (Ma le sue dita erano immobili e luride, in quella cella, le pieghe di nocche e falangi incrostate di sangue secco)Harry stringe la mano più forte.(Era morto in quella cella. Mani pallide e morte)Il pugno ora è serrato, sente le vene gonfiarsi sotto la pelle tesa."Lui non morirà, io lo impedirò!"Non può restare lì nel corridoio, ma neanche se la sente di andare in sala comune, tentando di leggere qualcosa con in sottofondo le urla di passione e piacere di Andrew e Daphne. E non vuole tornare in Biblioteca e vedere Ron ed Hermione, o Ginny e Dean. Non vuole incontrare stupide coppiette felici.Cinque minuti dopo sta bussando alla porta del capanno di Hagrid. Le nuvole nel cielo sono rimaste scure e grasse di pioggia, e sembrano espandersi all'orizzonte sin oltre dove l'occhio di Harry riesce a scorgere. Le fronde degli alberi sul limitare della Foresta Proibita sono scosse da un vento che ghiaccia Harry fino alle ossa. Si stringe addosso il mantello e batte i piedi a terra per scaldarsi un po'. Bussa nuovamente. Poi, dal retro della casa, arriva il suono di uno sferragliare di catene, come la sera della punizione con Piton; subito dopo lo raggiunge la voce burbera di Hagrid.Buona tu! Ora ti metto la copertina che fa freddo, o ti piglia un colpo!Harry supera la capanna e raggiunge l'orto delle zucche nel cortile posteriore; Hagrid è in piedi, un po' più in là, con un'enorme trapunta patchwork tra le mani. Legata con una catena al tronco di un grosso faggio, Harry vede la Torliopa Uncinata, solo che è cresciuta parecchio dall'ultima volta che Hagrid l'ha portata a lezione; difficilmente ora potrebbe tenerla in braccio persino lui. Assomiglia molto di più ad una mantide religiosa ed è… beh, ENORME. È alta quasi quanto Ron, ed Harry le arriva a stento al mento zannuto. Non che voglia accostarlesi per fare un confronto meno approssimativo: si fida della prima impressione.
La Torliopa non sembra intenzionata a farsi coprire con la coperta che Hagrid le allunga amorevole, e mulina le lunghe zampe seghettate verso la barba cespugliosa. Le catene scrosciano ancora. Harry nota con una punta abbondante di panico che la frizione continua della catena contro il legno ha segato quasi a metà il tronco dell'albero a cui è legata.

Medita per un lungo istante se salutare o meno Hagrid, ma è da tanto che non lo viene a trovare. Troppi pensieri per la testa.

(Draco)

- Hey, Hagrid!

Hagrid si volta a guardare di scatto chi lo ha chiamato, e le lame della Torliopa passano ad un centimetro dal suo viso, spuntandogli la barba.

- Ciao Harry! Vieni, vieni qui, dammi una mano co' 'sta cosa- dice agitando la trapunta a quadretti sbatacchiata dal vento.

Harry si avvicina a malincuore, oltrepassando l'orto delle zucche ma mantenendosi comunque a distanza di sicurezza dalla Torliopa.

- Cosa avevi intenzione di fare precisamente, Hagrid?- chiede con apprensione.

- Voglio metterci su questa copertina, sennò stanotte ci piglia freddo! Purtroppo non posso tenerla in casa - e dallo sguardo adorante che manda alle ganasce che schioccano fameliche, Harry capisce che Hagrid deve avere già tentato di farlo, - però non posso lasciarla così, no? E se ci piglia il raffreddore? - esclama, mortificato solo all'idea. - No, e poi promette pessimo tempo stanotte, Harry.

Harry lancia un pensiero preoccupato ad Edvige, in volo per portare il suo messaggio ai Weasley; con un po' di fortuna, però, forse riuscirà ad arrivare alla Tana prima che inizi a piovere seriamente.

- Dai, Harry, sbrighiamoci con questa birbacciona, e poi ci facciamo una bella tazzona di tè, eh?

Lo sguardo di Harry va depresso dalla coperta alla Torliopa che si agita forsennata, forse innervosita dalla tempesta in arrivo. Una grossa scheggia di tronco si stacca di netto dall'albero, segata dalla catena, e si conficca in profondità ad un millimetro dal piede di Harry con la forza di un proiettile.

- Ehm… Hagrid?- tenta Harry. - Non sono sicuro voglia essere coperta.

- Non essere fesso, Harry, certo che lo vuole! Che tu non lo vorresti? Ecco, ora… al "tre" proviamo a buttarcela addosso, ok? Sì… no, aspetta, mettiamoci controvento, così il vento ce la spinge contro. Pronto, Harry?

Harry ha difficoltà a rispondere, le raffiche violente del vento gonfiano la coperta patchwork come una vela, e le sue dita sono intirizzite dal freddo. Una sferzata d'aria più forte strappa via la coperta dalle mani di Harry, e il lenzuolo vola dritto sul muso della Torliopa Uncinata.

- Bravissimo, Harry, bel colpo!- batte le mani entusiasta Hagrid.

Si stringono i vestiti addosso e si fanno strada sino alla porta sul retro; quando Harry si gira per chiudere la porta del capanno, scorge la Torliopa che mulina le lunghe zampe arcuate in aria, riducendo in brandelli svolazzanti la coperta patchwork.

All'interno del camino scoppietta un bel fuoco, ed Harry vi si accosta in fretta e allunga le mani per scaldarsi; Thor gli corre incontro festoso, sbrodolandogli tutti i risvolti dei pantaloni di saliva. Hagrid intanto versa il tè in due tazze, poi si siede su una delle grosse sedie, appoggia un avambraccio sul piano del tavolo ed emette un pesante sospiro.

- Hai saputo di Piton?- gli chiede d'un tratto il guardiacaccia.

Harry, di spalle al camino e con le braccia lungo i fianchi alla ricerca di un po' di calore, annuisce timidamente con il capo.

- Ancora nessuna notizia?

- No- fa Hagrid scuotendo il testone, - nulla. Pessimo segno, senti a me, Harry. Non sarà uno zuccherino di persona, ma è in gamba, il vecchio Piton, e se ancora non ha dato sue notizie… beh, è brutto. E nessuno degli informatori di Silente sembra sapere un tubo.

("I nostri informatori a Hogsmeade ce l'hanno detto")

Harry si schiarisce la gola, esitante.

- Pensi… pensi sia possibile che abbia tradito?

Hagrid ci riflette un attimo su, poi scuote la testa.

- Silente si fida di Piton- dice solo, e questo sembra risolvere la questione, per lui.

- Ma se si fosse sbagliato? Se Silente si fosse sbagliato?

- È raro che Silente si sbagli, e quasi mai sulla gente; tocca che ti fidi di lui e basta. No, no… Silente è convinto che c'è capitato qualcosa, a Piton… e ci sta male, perché finchè non scopre dov'è, non può fare nulla.

("Cosa credi, che questo sia un gioco, Potter?")

- E di Lupin si sa qualcosa?- chiede Harry con il cuore stretto in una morsa di sensi di colpa. È forse colpa sua se Piton è scomparso? Voldemort lo ha scoperto mentre faceva qualche domanda di troppo su Draco?

Poi scuote la testa mentalmente, si ricorda del suo sogno: neanche i Mangiamorte sanno che fine abbia fatto.

- No, nulla. Ma dopodomani è luna piena, è normale che voglia stare solo.

Hagrid deve accorgersi dello sguardo preoccupato sul viso di Harry, perché aggiunge:

- Sono certo che sta a posto, Harry.

Harry non condivide completamente l'ottimismo del guardiacaccia, ma preferisce non dir nulla.

- Devi abituarti, Harry. In guerra alla gente ci piglia qualcosa, e le fa diventare più strambe. Magari a Lupin ci fa tornare in mente i ricordi della prima guerra, il nemico è lo stesso.

Hagrid fa una lunga pausa e scruta i fondi di tè rimasti nel suo bicchiere grosso come un secchio, pensoso.

- È sempre LUI, Harry. È contro di lui che combattiamo, contro Tu-Sai-Chi e i suoi servi dal sangue marcissimo. È incredibile che i genitori dei Serpeverde non hanno ritirato i figli per offrirli a lui… oh, certi lo hanno fatto subito , quei ragazzini sono finiti col Marchio sul braccio appena le famiglie si sono accorte che Tu-Sai-Chi era tornato.

(È per questo che Draco piangeva, Harry? Per quel Marchio a cui è destinato? )

"Fa che abbia ancora tempo, fa che possa impedirlo".

Per ora Draco è vivo e sta bene, Harry lo sente. Non sa come, ma lo sente… DENTRO.

Hagrid beve fino all'ultima goccia e sbatte il secchiello sul tavolo con un tonfo sonoro.

- Cambiamo argomento, eh, Harry? Sennò mi viene il mal di pancia.

Harry annuisce ancora, in silenzio. Si siede accanto ad Hagrid e prende a sorseggiare il suo tè.

- Senti un po'- inizia il guardiacaccia, e il suo viso barbuto si apre in un sorriso, - com'è che Ron e Hermione vengono spesso a trovarmi e tu no?

- Ah… ah, ecco…

- Sono preoccupati per te, lo sai?- dice Hagrid bonario. - Sono buoni amici.

- Lo so- replica Harry fiacco. Lo sa veramente, e si vergogna a morte di detestarli per la loro felicità; ma Lupin aveva ragione: non puoi controllare i tuoi sentimenti quando ami. Non ti viene data la scelta.

- So anche- getta lì come per caso Hagrid- di una certa ragazza fortunata…

Harry, che si era appena riempito la bocca con una sorsata di tè, la spruzza violentemente sul tavolo e prende a tossire furiosamente.

- Che… che cosa?

Hagrid attacca a ridere e gli dà un paio di colpetti per sturargli i polmoni, che lo mandano a faccia giù sul tavolo.

- Sono buoni amici e per niente fessi, Harry, eh no!

- Non è … non è proprio… come sembra, diciamo- mormora Harry rosso in viso, e non sa se è perché ha appena rischiato di strozzarsi o per le allusioni di Hagrid. Ma sa che non può dire nulla di Draco; è una cosa sua, e la deve affrontare da solo.

- Come sta il cucciolo di Torliopa?- chiede, nel tentativo di sviare l'attenzione di Hagrid dall'argomento "ragazze". L'omone lo intuisce, e risponde con un sorriso.

- Bene, credo. Non ho più visto il giovanotto da quando Ron si è accapigliato con Malfoy piccolo…

(Draco)

- … però ci lascio sempre da mangiare un po' di carne di mucca, e se la spazzola. È ancora piccino, ha bisogno della pappa, così diventa grande forte come la sua mamma.

Il pensiero di un'altra mantide religiosa gigante sguinzagliata libera per il parco di Hogwarts non ha molti effetti su Harry; il ricordo di quella lezione di Cura delle Creature Magiche e di Draco gli ha fatto tornare nel cuore la paura.

"Voglio vederlo" pensa, ed è un desiderio così intenso che lo lascia senza fiato.

- E Grop?- si informa per educazione, cercando di riportare l'attenzione su Hagrid; ma con scarsi risultati.

- Impara!- esclama giubilante Hagrid, sul volto l'espressione orgogliosa di un papà davanti alle lodi di un insegnante sul suo bimbo prodigio. - Sono quasi riuscito a insegnarci a non sradicare gli alberi.

- Bene. Bene- dice Harry, e all'improvviso non sa più che dire. - Forse è meglio che vada, Ron ed Hermione mi staranno cercando.

- Oh, si, certo, certo.

Si alzano in piedi e Hagrid lo accompagna alla porta.

- Allora ci vediamo, Harry, eh? Mi raccomando: in gamba!

Harry riesce a racimolare abbastanza forze per fargli un sorriso.

- D'accordo. Ciao, Hagrid.

- Ci vediamo, Harry!- lo saluta l'altro, e lo vede chinarsi sotto i colpi del vento fino a raggiungere il castello e scomparire oltre il pesante portone di legno. Sorride, sereno.

Ma questa è l'ultima volta che Hagrid vede Harry ancora vivo.

***

Harry è inginocchiato a pochi passi da lui, seduto sui talloni; piange senza coprirsi il viso, offrendolo in pieno alla sua vista, e ha le mani abbandonate accanto alle cosce, a terra, come se non avesse più le forze per asciugarsi le lacrime per la disperazione.

Tutt'intorno a loro c'è solo buio, come se galleggiassero nello spazio; non stanno proprio fluttuando, è più come se poggiassero i piedi su materia solida ma invisibile ai loro occhi.

Dove siano finiti, Draco non lo sa. Ci sono solo lui e Potter, in quel buco nero.

Harry non dà segno di aver notato la presenza di Draco, come se in quel mondo invisibile fosse fatto anche Malfoy di materia oscura. Continua a piangere, poi lo sente mormorare "Draco", ed ecco, Harry si accascia a terra, poggia la fronte a terra; i suoi singhiozzi non diventano più forti, ma più disperati. Draco lo osserva con il cuore spezzato.

È a disagio, perché non sa cosa fare per far smettere di piangere Harry, per tirarlo su; non è abituato a queste cose, non sa cosa fare, non è nel suo carattere. Incerto, si inginocchia accanto ad Harry ed esitante gli poggia una mano sui capelli… poi la mano scivola lenta, mentre Harry sembra ancora non accorgersi di lui… passa di palmo sul collo, sulla rotondità della spalla, sul tricipite, e avambraccio, e polso… sfiora il dorso… incrociano le dita.

Harry, finalmente, realizza la sua presenza.

Risponde alla presa chiudendo le dita su quelle di Draco, piano, e poi le stringe con più forza, e poi con violenza, come in una morsa, come se volesse spezzargliele. Draco grida di dolore e fa per ritrarsi, ma le loro mani sono come legate, e forse è solo uno scherzo dettato dal pànico, ma quando cerca di staccare le mani e tira all’indietro con forza il braccio, i palmi si allontanano a stento di pochi centimetri, e ci sono fili sottili come pelle sciolta che legano le loro mani, quasi fossero fatte di formaggio fuso.

Per quanto Draco cerchi di allontanarsi, le mani rimangono unite.

Non riesce a rompere quel legame.

Harry accascia nuovamente la fronte contro il terreno e prende a battersi il lato del la testa con la mano libera chiusa a pugno, e urla, come impazzito, disperato. Draco è terrorizzato, non sa che fare… e allora si butta su di lui e lo abbraccia, e cerca di fermare Harry, lo sente urlare, oh, come urla, e finalmente tra le grida disperate riesce a capire ciò che dice, a districare qualche parola dal dolore.

- INSIEME! NON MI TRADIRE, LO FAREMO INSIEME!

Urla, urla sempre più forte, e continua, sotto lo sguardo atterrito di Draco.

- NON MI TRADIRE! NON MI TRADIRE! SOLO INSIEME, TI PREGO!

Draco cerca di rassicurarlo che non lo farà, e quando sposta lo sguardo dall'orecchio di Harry alle loro mani, vede che le dita di entrambi sono fuse le une nelle altre, anche se non in maniera lineare. È come attraversare con le dita uno specchio d'acqua, con la rifrazione che distorce leggermente le immagini; e allora la punta dell'indice di Harry spunta al centro di una falangetta di Malfoy, e il mignolo di Draco da una nocca di Harry…

… e poi Harry fa un ultimo urlo mostruoso, intessuto col DOLORE.

Draco si risveglia di scatto.

Si mette a sedere e si guarda attorno, disorientato, ancora sconvolto dagli strascichi del sonno. Si porta una mano aperta sul cuore, e lentamente la chiude a pugno, senza mai spostarla da sopra il cuore che martella nel petto; i polpastrelli scivolano sulla pelle viscida di paura mentre appallottola la mano, graffiano il petto; un po' di sudore si raccoglie sotto le unghie, scurendole di sporcizia.

Draco si accomoda meglio e si strofina il viso con entrambe la mani, e rimane ancora un po' a gambe incrociate seduto sul letto, gomiti sulle cosce, mani a coprire gli occhi, schiena incurvata come un vecchio. Fa respiri profondi, e lunghi.

Sposta una mano e riprende a strofinarsi il petto con il pugno chiuso, una smorfia agganciata sulle labbra. Il cuore gli fa male; lo fa sempre quando pensa ad Harry.

"Non mi tradire", urlava Harry nel sogno.. Piangeva, e Draco non avrebbe mai pensato a come poteva farlo soffrire vederlo piangere.

Ancora una smorfia.

Non sa che fare.

Non ha sonno, e soprattutto ha paura di riaddormentarsi, con il rischio di rivivere quell'incubo; non vuole diventare troppo dipendente da Harry e mettergli in mano tutto quel potere si di lui, anche se Draco si rende conto che ormai è troppo tardi per tornare indietro. La possibilità stessa di tornare indietro, poi, non gli è mai stata data.

(Lo avresti amato comunque. Avresti scelto Harry comunque, solo per come ti senti dentro quando sei con lui)

Quei sentimenti… sono stati un po' come un regalo omaggio, uno di quelli che gli arrivano sempre dopo aver fatto un'ordinazione Via Gufo. A volte li ha buttati, inutili cianfrusaglie; a volte ha scoperto che era qualcosa ancora più bello dell'oggetto per cui aveva pagato… qualcosa che prima aveva disprezzato solo perché costava pochi zellini e poteva essere a portata di tutti.

Era partito con l'idea di rovinarlo, di sputtanare il celebre Harry Potter davanti all'intero mondo della magia; tutto quello che gli era rimasto in mano era un rullino compromettente ormai carbonizzato e la capacità di amare con tutto se stesso. Non sa se alla fine quello scambio gli sia convenuto, ma il dono omaggio lo ha comunque apprezzato. Potrebbe arrivare ad adorarlo, se solo Harry la piantasse di sbavare dietro a quel fallito perdente babbanofilo di Weasley.

(Ma qualcosa è cambiata, Draco, oh, sì, te ne sei accorto anche tu)

(Molto più di un "qualcosa". Hai visto i suoi occhi,. hai visto il modo in cui ti guarda)

Non gli basta, merda, non gli basta, quel semplice "qualcosa".

Lui vuole HARRY.

Vuole tutto, di lui; vuole la sua totale attenzione, vuole che non posi lo sguardo se non su di lui, a costo di non guardare dove mette i piedi e di schiantarsi contro un muro.

Vuole essere il suo amore, ed esserci solo lui nel suo cuore.

(Perché piangeva, nel sogno?)

(Esserci solo lui nel cuore di Harry)

(" NON MI TRADIRE")

Le ode ancora in testa, quelle grida, e in questo stato non può certo tornare a dormire. Si alza, si sistema meglio i pantaloni e ficca direttamente tutta la testa nel bacile d'acqua sul mobiletto accanto al comodino; sente l'acqua infiltrarsi tra le ciocche bionde, e bagnargli la cute, e i capelli ondeggiare come alghe sul bagnasciuga. Rialza la schiena e getta indietro la testa, liberandosi la fronte dalle ciocche fradice e sgocciolando abbondantemente acqua sul pavimento.

(Devi stare attento a non scivolarci sopra, prima che gli Elfi Domestici puliscano)

Una goccia gli cola in un occhio, incollandogli le ciglia. La strofina via con il lato di un indice.

Forse una cioccolata calda o una camomilla può scacciargli via il pianto di Harry dalla testa. Se deve sentire la sua voce, vuole che siano risate, o gemiti, o "Draco" ansimati; non qualcosa di così brutto e triste… di così disperato.

Esce scalzo e a petto nudo dalla sua stanza, e percorre corridoi , e gira angoli, e sfila davanti ai ritratti ufficiali dei suoi avi appesi ai muri; oltrepassa l'enorme albero genealogico della sua famiglia, e camminando gli occhi corrono in automatico sulla doppia linea che unisce i nomi dei suoi genitori. Sa che non ci sarà mai nessun ricamo dorato ad unire "Draco Malfoy" e "Harry Potter", lì insieme a tutti i suoi parenti purosangue, e anche il solo pensarci lo fa sentire… strano. Triste. Si strofina nuovamente la pelle sopra il cuore, e una goccia d'acqua precipita dall'estremità di una ciocca dritta sullo sterno.

Manca poco alle scalinate per scendere alle cucine; il corridoio è rischiarato da torce dalle fiamme gelide e baluginanti, e si piegherà ancora un paio di volte prima di spezzarsi in una rampa di scalini.

Di colpo, Draco si blocca. C'è un rumore oltre l'angolo. Passi strascicati.

Rabbrividisce, terrorizzato.

I passi si avvicinano, e Draco è pietrificato dalla paura, non riesce a muoversi; non è un Elfo Domestico e neanche qualcuno della sua famiglia, riconosce le loro camminate.

Allora chi è che si muove?

(Cos'è?)

Poi lo sente, lo raggiunge… un rantolo di sofferenza, dolore; c’è il gorgoglio acquoso, in sottofondo, del sangue allungato con la saliva a riempire la gola, in un macabro gargarismo. Nel cono di luce grezza della torcia verdastra appare stoffa nera lacera… ma non è un Dissennatore, anche se la sua vista, per Draco, è ancora più agghiacciante.

È Piton.

È coperto di ferite, e zoppica; riesce ad avanzare di un paio di passi prima di crollare tra le braccia di Draco, esausto. L'uomo gli artiglia a fatica un polso, e Malfoy vede che diverse dita hanno angolature storte. Sono spezzate.

- P-professore- bisbiglia- mi fa m-male.

Si rende conto da solo dell'idiozia che ha detto, ma cosa può fare, oh, cosa?, con il suo professore che spunta dal nulla e gli crolla addosso?

(Non è venuto dal nulla… viene dalle cucine. Draco, tu sai cosa c'è lì)

Cosa deve fare?, si domanda nel panico più totale. Perché diavolo a Hogwarts non spiegano come agire in casi come questo, invece di inserire buffonate come le lezioni di quel gigante mongoloide? Maledizione, MALEDIZIONE! Harry… Harry saprebbe cosa fare, Harry sa SEMPRE cosa fare, quando ci sono in giro sangue e morti, e ci si butta a pesce… e allora perché DIAVOLO si sta perdendo l'unico evento cruento della stagione, proprio quando serve a Draco?!?

- Via- gorgoglia Piton in un sussurro quasi incomprensibile. Si volta di lato e sputa sul pavimento una boccata di sangue, violaceo sotto la luce delle torce dal fuoco malato. - Via… via, tu… vai via.

(Non lo hai mai visto, ma sai della sua esistenza. Cosa c'è, oltre le cucine)

Piton non sembra più avere le forze per parlare. Draco si spaventa e lo posa a terra, quasi lanciandolo; perde l'equilibrio e cade di sedere. Si allontana di un metro dal suo professore, indietreggiando freneticamente, spingendo con i talloni e con le mani, e strofinando il fondo dei pantaloni del pigiama a terra.

Si rialza, nel panico.

Via? Perché deve andare via?

È a casa sua, è al sicuro.

È perché Piton è ridotto in questo stato? Vorrebbe aiutarlo, ma è così spaventato, così…

(È immobile, Draco. E se fosse morto?)

(E se fosse veramente mort…)

Piton riprende a muoversi all'improvviso, e Draco fa un balzo indietro spaventato, guaisce atterrito. Severus non ha più le forze neanche per alzare il viso dalle lastre di pietra che coprono il pavimento, e allora avanza strisciando, sfregando le guance e i capelli unticci a terra e lasciandosi dietro grossi nastri di sangue sbavato.

Draco indietreggia ancora, e quasi inciampa nei propri piedi.

"PERCHÉ PITON È A CASA MIA ED È FERITO?!?"

(Viene da Quel Luogo, Draco…Tuo padre non te ne ha mai parlato, ma tu sai che esiste… hai sentito le urla… hai visto il labirinto scavato nella terra in cui devi entrare per arrivarci…)

"Perché Piton era lì?" si chiede sconvolto, e subito dopo sente che loro due non sono più soli nel corridoio. Qualcuno si è avvicinato e ha spento le torce oltre l'angolo, mentre era troppo atterrito dalla comparsa di Piton.

Draco lo sente respirare nel buio, più avanti.

Riconosce quel modo di respirare.

Allarga tutti i sensi per percepire meglio quel respiro, e forse è per questo che si accorge della gocciolina d'acqua che dal sopracciglio scivola giù, sulla pelle…

Riconosce quel respiro.

Il cuore sembra implodergli tra le pareti ventricolari, balbettare e accartocciarsi su se stesso per il terrore, e l'incredulità.

… la gocciolina oltrepassa la lieve gobba del naso , e giù, arriva sulla punta …e lì si ferma, si ingravida, si ingrossa…

La persona fa un passo ed entra appena nel cerchio di luce; ed anche se Draco riesce ancora a sentire Piton, che ora ha preso a singhiozzare e bisbigliare “Scappa, Draco… Scappa, ti prego…”, scuotendolo per una caviglia ancora disteso a terra, Draco rimane fermo, imbambolato davanti all’uomo dai capelli argentei e dal viso pallido. Non ha mai visto un’espressione così triste e combattuta sul viso di duo padre, ma la sua mano grande è salda mentre punta la bacchetta verso il figlio.

Le parole di Piton regrediscono sempre di più in singhiozzi rotti, e le sue dita hanno smesso di scrollarlo per il bordo dei pantaloni, anche se sono ancora chiuse su una manciata di stoffa.

La gocciolina sulla punta del naso diventa gonfia come una lacrima e crolla sul pavimento; Draco ne avverte il piccolo suono sordo quando cade a terra.

L’aria gelida del corridoio gli intirizzisce i capelli fradici e il petto nudo.

Sente il cuore che batte, conta ogni singolo rintocco.

- Papà? – sussurra con voce fievole, guardando suo padre negli occhi.

Ma Lucius ha ormai fatto la sua scelta di fedeltà.

- Stupeficium- dice.

Quando il corpo di Draco cade a terra, privo di sensi, nel corridoio scende il silenzio.

Lì, nel buio dov’è ora, Draco Malfoy non sente più nulla.
 

***

 

^^’’’ siete ancora svegli? Complimenti a chi è arrivato fino a qui ^^’’’’… eventuali critiche costruttive o commenti possono essere fatte all'indirizzo tesla_vampire@yahoo.it ^^, grazie!

 


 

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