Questa fanfic l'ho scritta tre anni fa come regalo di Natale per un amico e da allora l'avevo tenuta sotto chiave. Me ne sono ricordata adesso e ho deciso di condividerla con tutti voi. ^_^
Per questa fanfic ho sempre desiderato realizzare delle fanart e appena me ne usciranno di decenti, le posterò.

I personaggi originali sono di Masami Kurumada, della Shueisha e di Shingo Araki che li ha resi i figoni su cui sbaviamo. Nello scrivere di loro non ci guadagno nulla, tranne un insano divertimento da condividere con chi ama i Cavalieri come me.

E ci tengo tantissimo a precisare che rispetto molto le religioni orientali, non ne parlerei mai in modo blasfemo.

 

 


 

 

Vecchi rancori

 

di Fiore di Girasole

 

 

Splendeva il Sole ora sul Grande Tempio di Grecia, residenza da tempo immemore del Grande Sacerdote, rappresentante in Terra della Dea Atena; un luogo arido e desolato, lontano dalle grandi città, dove la vita per i pochi abitanti continuava da secoli sempre uguale e senza rassegnazione mentre invece, ironia della sorte, i grandi monumenti dell'antichità alcuni dei quali millenari, sembravano essersi arresi all'azione del tempo e alle cruente battaglie delle quali erano stati spettatori e unici testimoni. Persone e cose accomunate però dalla consuetudine ad accettare quel poco che si poteva ottenere tra quei lembi di terra nell’Egeo. Un luogo che però aveva subìto una svolta con l'ultima violenta battaglia, vedendo la Terra liberata per sempre dalla tirannide di un impostore che per anni vi aveva impunemente regnato trasformando quel luogo sacro in un anteposto del male, un covo di vipere disposte a tutto pur di regnare in un mondo dominato dal caos.

Per fortuna i traditori erano stati sconfitti e certamente un giorno sarebbe stato necessario tornare a combattere, ma per il momento tutti potevano tirare un sospiro di sollievo: finalmente si aveva la possibilità di ricominciare tutto da capo, di dare una vera svolta alla Grecia ed alla propria vita!
Anche la natura sembrava notare la presenza lì, al Grande Tempio, non più del Grande Sacerdote Arles, ma della vera reincarnazione di Atena, una fanciulla giapponese di nome Saori. L'atmosfera che vi si respirava non era più di triste desolazione, angoscia ed impotenza, ormai era di pace, armonia e speranza. I miseri abitanti della città e i pochissimi cavalieri rimasti potevano giurare senza indugi di non aver mai visto una natura splendente. Senza più l'influenza del Male l'erba aveva ricominciato a crescere, i fiori timidamente a fare capolino tra le rocce e gli animali più disparati a farsi vedere, non avendo più alcun timore dell'uomo.
Un solo cavaliere non riusciva a dimenticare il passato, a perdonare se stesso e gli altri per il male compiuto in quella battaglia e, invece di trovare pace grazie all'armonia conquistata con la salvezza della Dea, sentiva di dover trovare presto un avversario contro cui battersi, un "nemico" sul quale scaricare tutta la propria rabbia e il risentimento che provava dentro di sé.
E non impiegò molto per trovarlo...
"Shaka! Ma certo... è colpa di quella specie di femminuccia se il Grande Sacerdote è riuscito a colpirmi col fantasma diabolico, spingendomi ad una lotta senza quartiere col mio amico Pegasus e infine ad uccidere Cassius. Per colpa di Shaka ho tradito la fiducia di due dei più coraggiosi guerrieri che abbia conosciuto. Per lui ho causato sofferenza alle uniche donne che mi stanno a cuore, Castalia e Tisifone. Ma quella bambolina si sbaglia se pensa di farla franca!"
E così, ancora turbato dalle recenti vicissitudini in cui si era trovato coinvolto suo malgrado, mosso dalla rabbia il giovane Cavaliere di Leo abbandonò la propria casa in rovina per recarsi in quella successiva, abitata dal taciturno e misterioso Cavaliere di Virgo.
"Shaka di Virgo! Dove ti sei nascosto, traditore?" gridò non appena entrato nella sesta casa dello zodiaco. Non ottenendo subito risposta iniziò ad avventurarsi tra le mura di quel tempio che a differenza del suo aveva riportato pochi danni, giusto qualche colonna ed una parte del soffitto crollate… Altro motivo valido per farlo innervosire ancora di più.
"Virgo!!"

Fu allora che lo vide, bellissimo e assorto come sempre, quasi una divinità ultraterrena tanto grandi erano la sua grazia, il suo grado di concentrazione e l'eleganza con cui meditava nella posizione tipica dello yoga al pari di un asceta. Era assiso sull'enorme fiore di loto al centro della casa, chiaro emblema delle sue lontane origini orientali, intuibili anche dalla manifestazione del mandala del kongokai* visibile alle sue spalle allorquando si preparava a sprofondare il malcapitato di turno nel regno ultraterreno che avesse ritenuto più confacente. Aiolia si ricordò all'improvviso delle voci sentite riguardo all'uomo che ora gli era di fronte, all'apparenza dolce e delicato come la Vergine dal cui segno prendono vita il suo cosmo e la sua Sacra Armatura, in realtà un nemico pericoloso ed astuto, assolutamente da non sottovalutare. Tutt'al più che si diceva fosse sul serio la reincarnazione del Buddha Shakyamuni, l'Illuminato per eccellenza dell' Induismo. E si diceva pure che i suoi poteri fossero più intensi quando egli avesse gli occhi aperti per sferrare il Sacro Virgo, quel colpo in grado di togliere all'avversario i cinque sensi, uno per uno, fino a ridurlo ad una larva umana.

Nonostante tutte queste leggende lo avessero suggestionato, veritiere o meno che fossero, al punto di avere un fremito e desiderare di tornare indietro, rimase ancora dei secondi a contemplarlo, obnubilato da tanta pericolosa bellezza. Era forse a questo che si riferivano quando parlavano di impossibilità di utilizzare i cinque sensi? Che significasse semplicemente che chiunque si sarebbe sentito attratto ed intorpidito, ebbro di sensazioni piacevoli alla vista di quella… ebbene sì, perché non chiamarla creatura di luce, data la fluente chioma dorata che scendeva morbida su di un corpo snello e flessuoso, ma forte dei tanti anni di duro addestramento in India e nell'arida terra di Grecia. Le vestigia d'oro che lo ricoprivano quasi per intero come a voler mettere in risalto la sua figura androgina da Venere tentatrice e quel raggio di Sole che penetrava dal soffitto mezzo distrutto andando a posarsi sui suoi capelli, sublimavano la sua figura tanto che persino il fiore di loto su cui sedeva, sebbene fosse di pietra, sembrava essersi schiuso per proteggerlo ed innalzarlo.
Ebbe appena il tempo di chiedersi se il cavaliere suo pari fosse sveglio o in uno stato catartico, che l'altro smise di meditare, si accomodò sul fiore di loto in una posizione di riposo e, senza minimamente scomporsi, parlò rivolgendoglisi.
"Aiolia di Leo, irruente come il tuo solito, a quanto posso constatare. Cosa ti porta qui, a disturbare la mia meditazione?"
Un ghigno irridente si dipinse sul volto del Cavaliere più spalaldo.
"Davvero lo ignori, Shaka?"
"Non mi pare di averti arrecato offesa alcuna, Cavaliere. E se così non fosse, ti chiedo di volermi perdonare, certamente non ne avrò avuta l'intenzione."
"Non ricordi, eh? Provvederò io a rinfrescarti la memoria…"
"Per prima cosa saresti pregato di moderare i toni, in casa mia."
"D'accordo, posso anche moderare il linguaggio con te, Shaka, ma ciò non toglie che a causa tua io non riesca a trovare pace dentro di me e a gioire come tutti gli altri per la sconfitta del Male e la pace finalmente conquistata."

Il Cavaliere della sesta casa continuava ad ascoltare i vaneggiamenti di Leo senza minimamente scomporsi, quasi fosse sul serio un essere superiore, riuscendo però in questo modo solo ad accrescere l'ira di Aiolia.
"Hai fatto sì che Arles mi colpisse col fantasma diabolico, e così ho dovuto ferire sia Pegasus che Cassius! Quest'ultimo… purtroppo… a morte." Pronunciò le ultime parole come svuotato, la violenza era qualcosa che aveva sempre aborrito ed avrebbe voluto non utilizzare mai le sue abilità per causare la morte di qualcuno. Dopo qualche istante di ricordi ormai sbiaditi, riprese ad alta voce: "Non avresti dovuto distrarmi, maledetto!"
"Distrarti io? Guardati, Aiolia, sei così facile all'ira che basta un nonnulla per prenderti alla sprovvista. Non incolpare gli altri delle tue mancanze."
Detto ciò il Cavaliere del segno della Vergine stava per riprendere gli esercizi spirituali, annoiato dalle futili elucubrazioni dell'altro, ma quegli decise di porre fine all'atteggiamento altero e saccente di quell'uomo che stava insinuando in lui la sensazione di costituire un "punto debole".
Fu costretto a domandarsi che cosa in realtà gli arrecasse tanto fastidio. Il suo aspetto angelico dovuto a quei lineamenti finemente levigati nella creta, la fulgida chioma dorata, le sue forme splendidamente simmetriche (ciò era intuibile anche nonostante la presenza delle sacre vestigia d'oro che indossava) quasi contese tra la fierezza maschile ed una grazia tale da essere invidiabile per qualunque donna… Senza dubbio il cavaliere più adatto per custodire il Gold cloth di Virgo.
Ma ora che era giunto fin lì, Aiolia non avrebbe accettato di tornare indietro senza prima aver tentato di avviare una discussione più o meno prolifica – doveva almeno comprendere perché l'altro gli provocasse quello stato d'animo così inquieto.

"Mi stai ignorando di proposito? Guarda che non ho finito di parlare con te."
"Ed io ti avevo già avvertito di moderare i toni con me e di non disturbare oltre la mia meditazione. Cosa c'è, hai bisogno che ti venga fatto presente quando sei inopportuno? Ti prego di sbrigarti se hai davvero bisogno di chiarire qualcosa come asserisci, giacché non ho tempo da perdere in ciarle inutili."
"Ti piace così tanto spiare le anime nei mondi ultraterreni? Sei peggio di quel sadico invasato di Death Mask della quarta casa."
"Cosa? Questa me la pagherai, Leo. Tu sai benissimo che non è una mia scelta l'aver ereditato il compito di custode dei varii regni ultraterreni; tutti tranne l'Elisio che è competenza di Atena."
"Permettimi di consigliarti di passare più tempo tra i vivi, finché lo sei pure tu. Per quanto tu sia vicino a molte divinità, non sei comunque immortale. E poiché anche in tempi di pace si corre sempre il rischio di una nuova battaglia, dovresti fare qualcosa di diverso ogni tanto, non trovi?"
"Per esempio oziare come te?"
"Mhh… allora diciamo… oziare in modo diverso da te. Dimmi la verità, in concreto non fai nulla!"
"Allora ti sfido, e vediamo chi di noi due dimostra di aver oziato di più."

Sul volto del Cavaliere della quinta casa si dipinse un'espressione di soddisfazione: finalmente Virgo era caduto nella sua trappola e lui ora aveva la possibilità di dimostrarsi più forte.
"Non aspettavo altro."
"Volta di...!" Ma il Cavaliere di Virgo non ebbe modo neppure di lanciare il suo colpo che l'altro gli si avvicinò scattante e gli bloccò le mani, impedendogli i movimenti.
"Virgo, avevi dimenticato che sono un felino?"
L'altro si trattenne a stento dal replicare alzando la voce "Grr, maledetto."
"Eh eh! Stai calmo, Shaka, non ero io quello facile all'ira?
"Senti, davvero non ho ancora capito che vuoi!"
"Io voglio…" e gli s' avvicinò all'orecchio per sussurrargli qualcosa, suscitando l'ira dell'altro cavaliere.
"Ma... tu sei pazzo! Tanti anni vissuti tacciato come traditore, portandoti appresso il peso delle colpe di tuo fratello, hanno completamente stravolto il tuo raziocinio!"
"E perché, scusa? Semmai la colpa è delle battaglie, specialmente quando" - e qui Aiolia iniziò sul serio a perdere la consapevolezza delle proprie azioni e senza accorgersene mise una mano attorno al collo del Cavaliere della sesta casa, mentre alzava la voce per la rabbia – "per colpa di qualcuno si viene costretti ad uccidere i propri amici, o a fare tutto il possibile per riuscirci! E la colpa è soltanto tua! Tua e di quel bel faccino pulito che ti ritrovi!"

Virgo all'improvviso comprese di aver sottovalutato la follia che aveva sin dal primo momento intuito albergare nel cuore dell'altro. Fu preso da un grandissimo timore quando si sentì stringere il collo ancora di più. Un attimo prima aveva pensato che il suo avversario si sarebbe sfogato urlandogli contro qualcosa e che l'avrebbe subito lasciato andare, invece l'altro cavaliere, solitamente uno dei più leali, d'improvviso si dimostrava uno psicopatico pronto ad ucciderlo in base a convinzioni che non stavano né in cielo né in terra. Egli, d'altro canto, dopo aver affrontato tante battaglie e tante difficoltà al Grande Tempio, non poteva certo lasciarsi sopraffare senza tentare nulla. Fu così che, per la prima volta dopo un tempo che pareva infinito, aprì gli occhi lentamente. E per Aiolia, suggestionato dai proprii fantasmi interiori e dai tanti dubbi che continuavano ad assillarlo, oltre che dalle storie che aveva sentito su Shaka, il tempo parve fluire a scatti, quasi vedesse scorrere davanti a sé dei fotogrammi.
Il suo cuore per un attimo rallentò dinanzi alla consapevolezza di essere uno dei pochissimi a cui era concesso vedere gli occhi del Cavaliere della Vergine. E quando finalmente poté specchiarsi in quegli zaffiri splendenti, tanto erano belli anche i suoi occhi, non solo tutto il corpo e qualunque cosa lo riguardasse, egli ne rimase completamente soggiogato, al punto che sì, stringeva ancora una mano attorno al collo del biondo cavaliere, ma ormai senza esercitare la minima pressione, avvinto dall'avvenenza ultraterrena dell'altro, il quale però non gli ispirava affatto tutto il timore di cui tanto parlavano, benché mostrasse una grandissima determinazione.
Restarono immobili per alcuni istanti, durante i quali Aiolia continuò a contemplare il volto stupendo del suo avversario e quello invece lo fissava con disprezzo.

Infine si decise a cedere; e la sua mano si spostò inaspettatamente dal collo al volto.
"Sei… davvero bello Shaka. Non dovrei dirlo nel corso di un duello; non al mio avversario... soprattutto non a te, ma credimi se ti dico che non ho mai visto occhi così splendidi, accarezzato guancia più serica o trovato più grazia in una donna." E senza attendere risposta da parte dell'altro, lo baciò dolcemente, posando le proprie labbra sulle sue con decisione, ma senza alcuna intenzione di approfondire il bacio, almeno per il momento. Quando si tirò indietro e lo guardò in viso, l'altro era ancora fermo, sconvolto. Lo guardava come se pure dentro di lui si agitasse un turbinio di pensieri.
"Shaka…" non riusciva a dire altro, non sapeva spiegare a se stesso il perché di quel bacio e neppure in generale di ciò che gli passava per la testa tutte le volte che gli si trovava davanti, ma poiché l'altro non si decideva a dire nulla, gli sembrò brutto mancare almeno di tacere senza inventare una scusa.
"Non so dirti che mi succede ultimamente, ogni volta che ti vedo io… esco fuori di senno. È vero, hai ragione tu a dire che mi distraggo, ma la mia fonte di distrazione sei tu. Perdonami per prima, non avevo intenzione di farti del male."
"E per il bacio non mi chiedi scusa?"
"Dovrei? Non mi hai respinto, eppure non ti trattenevo con la forza. Potevi benissimo trovare il modo di evitarmi, se soltanto l'avessi voluto e non è stato così, mi sembra."
"La verità – iniziò timidamente il Cavaliere di Virgo – è che non me l'aspettavo. Non so dirti che sensazione ho provato, era il mio primo bacio…"
Arrossirono entrambi a questa inattesa rivelazione, poi il Cavaliere di Leo iniziò a ridere.
"AHAHAH! Scusami, non è per riderti in faccia, ma vorresti farmi credere che sei vergine in tutti i sensi e non solo come segno zodiacale? Nonostante la bellezza che ti ritrovi?"
"Non capisco che cosa ci sia di strano. Sai, noi orientali siamo abituati a comportarci in modo diverso da una belva felina come te. "
"A volte però è comodo avere l'istinto di un animale..."
"Alle volte è più bello avere la guida del raziocinio! Si possono ottenere soddisfazioni più grandi."
"Davvero? Dimostrami cosa intendi per soddisfazioni non immediate che valgono davvero la pena."
Il cavaliere biondo sbuffò.
"Lo sai che non ho tempo da perdere inutilmente. Lasciami in pace, per favore."
"Ma dai, devi ricominciare a meditare? Ah, che noia! Tu saresti capace di meditare anche in certi momenti!"

Virgo abbassò la testa arrossendo. E Aiolia dopo un attimo di smarrimento comprese di aver fatto centro ed arrossì se possibile ancora di più.
"Santi Numi, Shaka! Ci credo che sei tu l'unico destinato ad indossare le Sacre Vestigia di Virgo!"
"E tu un rozzo ignorante. Mai sentito parlare di tantra?"
"Certo, ma non credevo ci fosse sul serio qualcuno che lo mettesse in pratica!"
"Senti, Aiolia, è inutile spiegarti."
"Dici bene, molto meglio agire. Perdona la sfacciataggine, ma preferisco meditare di scopare qualcuno che scopare pensando alla meditazione." E non perse tempo ad impadronirsi nuovamente delle labbra dell'altro, che stavolta sentì fremere e cercare di ribellarsi dato che, malizioso, aveva continuato a tenerlo bloccato per le mani, anche se l'aveva fatto per impedirgli di lanciare i suoi potenti colpi. Decise di giocarsi il tutto per tutto e con prepotenza si avvicinò a lui con l'intero corpo, stringendolo in un abbraccio molto stretto. Si avvinghiò letteralmente al biondo, questa volta insistendo finché non riuscì a baciarlo con la lingua.
"Sei un depravato. Che vuoi fare ancora? Togliti subito di mezzo, per favore."
"No."
"Leo!" gridò quello, stizzito.
"No." ribatté ancora l'altro con voce più pacata ma ferma, appiccicandoglisi addosso e facendo aderire perfettamente i loro corpi.

Aiolia non indossava l'Armatura d'Oro del Leone, ma una semplicissima corazza di cuoio che lasciava poca immaginazione alla vista del suo corpo in tutto simile ad una statua greca, e stavolta fu Shaka a non poter distogliere l'attenzione da lui. Aveva la sensazione di poter sprofondare in quegli occhi verde scuro che gli apparivano indecifrabili. In fondo che ne sapeva degli sguardi e dei loro significati, lui che, sempre intento a meditare, si era ostinato per moltissimo tempo a tenerli chiusi privandosi della vista della gente che lo circondava. Lui, essenza della Perfezione e della Bellezza, dovette riconoscere dentro di sé a malincuore che il suo avversario aveva ragione a rimproverarlo di aver sprecato tante opportunità nella vita e di rischiare di perdersi tante esperienze belle del mondo reale. Per essere un asceta teso all'illuminazione aveva vissuto diversi anni circondato solo dall'oscurità. Questa semplice consapevolezza lo convinse ad osservare con maggiore attenzione l'uomo che lo stringeva a sé provocandogli tante sensazioni contrastanti.
Certo fino a quel momento non aveva immaginato affatto che si sarebbe trovato a guardare un uomo così da vicino per capire se con lui avrebbe potuto instaurare un rapporto diverso da quello solito tra due cavalieri di Atena. E lo trovò dannatamente bello nonostante l'aspetto trasandato. Anche se non l'avrebbe mai ammesso, Shaka pensò che l'uomo davanti a sé fosse attraente proprio a causa del suo modo di agire ribelle. Innanzitutto Aiolia aveva sul serio un'indole impulsiva e coraggiosa da felino unite alla regale eleganza di un vero leone; pregi che dimostrava di voler ignorare, dal momento che accettava la sua investitura a Cavaliere d'Oro più per rispetto della memoria di Aioros e per la Dea Atena, che non come segno di fedeltà verso coloro i quali per ben tredici anni l'avevano emarginato e considerato alla stregua di un traditore.
Shaka trovò intrigante quel miscuglio di eleganza nei movimenti assieme all'espressione imbronciata del volto, quei riccioli castani di media lunghezza con delle ciocche rese ancora più ribelli grazie ad una fascetta rossa con cui li teneva indietro come sua abitudine. Per non parlare della maglietta turchese indossata sotto la corazza, che lasciava intravedere i pettorali sodi e rendeva più acceso il colore degli occhi, mentre i pantaloni chiari aderenti e i calzari di cuoio incrociati fin quasi alle ginocchia fasciavano le gambe evidenziandone la muscolatura.

Il Cavaliere di Virgo arrossì vistosamente, perso nella contemplazione della bellezza virile dell'altro e per un attimo desiderò avere le mani libere per capire cosa si provi ad accarezzare il volto di un'altra persona.
Vedendolo incantato, il Cavaliere di Leo domandò se fosse tutto a posto, e stavolta la sua voce parve talmente dolce all'altro cavaliere, che questi si sentì spiazzato, tutt'al più che Aiolia liberò la stretta dai polsi ed egli fu libero di poter soddisfare la propria curiosità.
Allora, dopo aver posato una mano al tanto familiare fiore di loto, fonte per lui ora di sicurezza più che simbolo di dimenticanza, con l'altra timidamente accarezzò il volto del Cavaliere della quinta casa, leggermente ruvido per la breve ricrescita della barba. Quel contatto però non gli dispiaceva e dopo alcuni secondi di esitazione da parte di entrambi, finalmente si scambiarono un bacio dolce e appassionato allo stesso tempo, abbracciandosi a vicenda per poi separarsi appena affannati e rossi in volto.

"Aiolia, io… io non posso andare oltre. Ti prego, basta così."
"Ma perché, non capisco. Ci siamo appena baciati e tu non eri affatto disgustato."
"Lo so ma credimi, non posso. Io non posso e basta!"
"Che vuoi dire, Shaka, pochi istanti fa sembravi desiderarmi ed ora ti tiri indietro?"
"Il Grande Tempio è un luogo sacro, non possiamo profanarlo oltre."
"Sicuro che sia per questo? Non mi sovvengono particolari regole su come comportarsi tra cavalieri, beh a parte rispettare un codice cavalleresco anche in battaglia ed obbedire agli ordini dall'alto, pur senza conoscerne il fine ultimo. Non sarà invece che…" – Virgo si sentì quasi mancare il fiato appena Aiolia iniziò l'ultima frase, sperando con tutto se stesso che non avesse compreso il vero motivo del suo rifiuto – "ti vergogni?"
Nel sentirsi porre quell'ultima domanda in maniera tanto ingenua, nonostante il Cavaliere fosse sicuramente meno disinibito di lui, Virgo fu tentato quasi di ridergli in faccia come prima aveva fatto l'altro, e si sentì sollevato. Per fortuna dunque Aiolia non aveva compreso.
"Ma che domande mi fai? Te l'ho detto, non puoi capire. Lasciami andare adesso."
"Non se ne parla! Almeno finché non mi avrai detto qual è il vero motivo. Altrimenti…"
"Lasciami, lasciami! Non possiamo e poi non voglio! Fermati, codardo!"

Iniziò a gridare ed agitarsi, mentre poteva sentire i muscoli forti dell'altro vibrare d'irritazione. Comprese di aver fatto male a sottovalutarlo sin dall'inizio, primo per la follia che dimostrava a tratti coi suoi repentini sbalzi d'umore e l'ira che già in passato non aveva saputo dominare (quando aveva lanciato i suoi colpi migliori contro Atena e il Grande Sacerdote) e rammentando anche la sensazione di pochi minuti prima, quando sembrava seriamente intenzionato a strozzarlo; secondo per la differenza di forza fisica, in quanto l'altro gli era certamente superiore, seppure solo come uomo visto che come cavalieri si equivalevano, tanto che nei loro duelli non vi era mai stato un vincitore ed un vinto; terzo, ora temeva che potesse avverarsi la previsione del suo vecchio Maestro e che i tantissimi duri anni di addestramento ascetico potessero andare in malora per soddisfare pochi minuti di istinti terreni.

Ma Leo quando voleva qualcosa, o qualcuno, era davvero testardo e, senza nemmeno bisogno di opporre molta forza fisica, lo spinse indietro stendendolo sul fiore di loto per poi bloccarlo col suo corpo.
"Qual è il vero motivo, Shaka? Dimmelo, se vuoi ch' io ti lasci libero."
"Ti giuro che non posso dirtelo, Aiola, o l'avrei già fatto." Rispose quelli quasi con le lacrime agli occhi. Al che il cavaliere della quinta casa perse le staffe, non potendo sopportare la vista di uomini in lacrime. Per lui i cavalieri dovevano essere fieri, coraggiosi, giammai piagnucoloni! Certe ostentazioni di debolezza l'avevano sempre inorridito.
"Sei davvero una femminuccia smidollata e senza alcun ritegno. Aborro gli uomini come te, che non hanno un briciolo di coraggio neppure per ammettere ciò che vogliono e che passano la vita illudendosi di servire nient'altro che cause perse!"
"Lo sai che non è così. Non per me, io non sono come tutti gli altri cavalieri! Io… ho un compito diverso da svolgere e devo pensare a quello prima… d'ogni altra cosa."
"Allora resta pure qui a crogiolarti fra i tuoi vacui pensieri. Restatene da solo a spiare le anime dei morti come hai fatto per tanti anni. Certo che per sembrare un luminoso angioletto non sei altro che un freddo spettro! Si può sapere cosa ti fa sentire tanto diverso dagli altri, tanto superiore ad ogni essere vivente? Ti sei convinto sul serio di essere la reincarnazione di Shakyamuni? Vedremo subito quanto sei uomo e quanto divinità!"
"No! Lasciami, Leo! Che intenzioni hai? Nooo! Non toccarmi, farabutto, non puoi fare nulla se non voglio pure io."
"Liberissimo di agitarti, ma non ti mollo così facilmente."
"Aiolia, ti prego, non farlo. Ti spiegherò tutto, ma non proseguire, io non posso fare l'amore con te."
"Insomma, Virgo, smettila e fidati!" Magari ti piacerà, sussurrò poi al suo orecchio con dolcezza.

Virgo era troppo basito e spaventato allo stesso tempo per opporre resistenza, inoltre non riusciva mai ad abbandonare l'idea - speranza per lo più - che l'altro si accorgesse dell'assurdità di ciò che si apprestava a fare e tornasse sui suoi passi prima che fosse tardi. Non riuscì quindi a respingerlo e, nonostante ogni reticenza, aspettò passivamente che l'altro si fermasse da solo.
Aiolia lo baciò di nuovo al fine di calmarlo almeno un po' ed iniziò a spogliarlo dell'armatura finché non lo ebbe denudato completamente.
Il fisico scultoreo di Virgo era un tale spettacolo, che indugiò nel proseguire: aveva visto giusto allorquando aveva immaginato le sue forme perfettamente simmetriche e proporzionate. La sua pelle diafana sembrava risplendere grazie ai timidi raggi del Sole che ormai volgeva al crepuscolo. Rimase a contemplarlo per lunghi istanti, meravigliato al pensiero di desiderare così ardentemente un uomo, lui che era sempre stato considerato il fidanzato di Castalia, tanto da finire per crederci egli stesso.
Evidentemente si era sempre sbagliato, o forse era l'effetto che il potere di Shaka esercitava su di lui o quello della dimenticanza dovuto al fiore di loto su cui giacevano. Nulla gli importava di ciò, il suo unico interesse era ormai solo quello di fondersi con quell'essere sublime che l'aveva irretito con la sua bellezza e fierezza. Ignorò quindi le proteste dell'altro, sul cui corpo si fece strada accarezzandolo con le mani e col volto come a fargli le fusa, sprofondò il viso nell'addome per assaporare già quell'idea di simbiosi che non vedeva l'ora si concretizzasse; lo solleticò con la barba nel riempirlo di baci fino all'ombelico e quando lo sentì sussultare si spinse più giù per dedicarsi a qualcosa di nuovo persino per lui.

Si fermò giusto pochi istanti per bearsi ancora una volta della vista di quel corpo immacolato che entro pochi minuti gli sarebbe appartenuto, forse per sempre. Il fatto poi che Shaka nonostante i gemiti perseverasse nel fingersi restìo, con l'assurda scusa di qualche arcana motivazione che non voleva rivelare, lo eccitava ancora di più. E non ci pensò a lungo prima di posare le labbra sul suo membro eretto per poi leccarlo e succhiarlo finché non sentì l'altro arrivare al culmine e tentare di divincolarsi, evidentemente ancora convinto che certe pratiche fossero immorali. A quel punto lo prese in bocca e succhiò con veemenza, guardandolo sciogliersi in un vigoroso amplesso, soddisfatto al pensiero di esserne lui il fautore. Ingollò quel fluido caldo senza alcun timore di sembrare sfacciato – inspiegabilmente, sebbene fosse la sua prima esperienza con un uomo, gli stava sembrando tutto semplice, naturale. Avvertì l'altro posargli una mano tra i capelli, il cuore accelerare all'improvviso per la meraviglia, e già pareva volergli scoppiare in petto per l'eccitazione di quell'inattesa richiesta di proseguire oltre senza fermarsi.
Alzò il volto e guardò Shaka negli occhi, il giovane uomo sotto di sé aveva un'espressione indecifrabile, conteso tra il desiderio di cedere alla lussuria e quello di fermarsi prima che fosse troppo tardi per tornare indietro.
"Basta, Aiola, non farmi rimpiangere di essermi concesso già tanto. Non possiamo, non finché sono un Cavaliere, soprattutto finché sono il Cavaliere di Virgo." Lo sospinse indietro e stavolta l'altro lo lasciò libero di muoversi, comprendendo che oramai non sarebbe più riuscito ad imporsi su Shaka, che si girò di lato per non farsi guardare in volto mentre piangeva nel rivelargli il perché della sua indecisione così ostinata.
Vide affacciarsi alla mente alcuni ricordi dell'addestramento in India, vicino al Gange, col Maestro che gli spiegava l'importanza vitale di quello che sarebbe stato il suo compito una volta ottenuta l'investitura a Cavaliere d'Atena. Lo avvertì che sarebbe stata un'incombenza gravosa sotto tanti aspetti: non sarebbe stato per nulla semplice gestire diversi mondi ultraterreni, ma era un qualcosa che spettava solo a lui, in quanto si era rivelato essere la reincarnazione di un Buddha. Inoltre le Stelle avevano deciso che sarebbe divenuto uno dei dodici Cavalieri d'Oro di Atena affinché potesse, se necessario, aiutare e proteggere la Dea che aveva sempre difeso gli uomini dalle forze dell'oscurità che si stavano impadronendo di nuovo della Terra. E sarebbe stato il Cavaliere di Virgo, dato che apparteneva al medesimo segno zodiacale.
Mosso da un grande senso del dovere e dal desiderio di essere davvero utile per una causa tanto importante, egli aveva accettato anche se a discapito della propria libertà. Gli erano state imposte delle regole di vita molto rigide, nessuno avrebbe mai potuto immaginare cosa avesse passato in quegli anni, neppure gli altri Cavalieri, tranne forse Dauko, l'eremita di Goro Ho. Il suo aspetto non l'aiutava di certo, poiché tutti nel vederlo come perfetto, delicato e distaccato, si erano convinti che fosse abituato agli agi ed alle comodità. Così come Aiola, che aveva perlomeno avuto il buon gusto di gridarglielo in faccia, per molti lui non era altro che un essere pigro che si era guadagnato l'investitura per pura fortuna o comunque senza particolari difficoltà, magari sfruttando proprio il suo enorme fascino.

Il Cavaliere di Leo gli si distese accanto, abbracciandolo da dietro al fine di consolarlo ed aiutarlo in questo modo a sfogarsi con lui.
"Vedi, mi è stato spiegato che… appartenendo al segno della Vergine, devo conservarmi puro se voglio continuare ad attingere il mio cosmo dalle Stelle. Se vi rinunciassi non potrei più assolvere il mio compito, perché c'è bisogno del massimo della concentrazione e una persona ormai non più pura, e non intendo solo nel corpo ma anche smaliziata, non può più riuscirci."
"Se è solo per questo basta che pensi a tutto io, così pecco solo io, dato che sono senza dubbio molto più smaliziato di te."
"Insomma, Aiolia, con te non si riesce a fare un discorso serio! Riesci sempre a dissacrare ciò che non ti va bene."
"Shh… zitto ora," gli sussurrò mentre lo accarezzava per fargli capire di voltarsi a guardarlo in viso "Però hai visto che grazie a me ora non piangi più? Sei in assoluto uno dei Cavalieri più abili, vedrai che non cambierà nulla e che il tuo potere resterà immutato."
"Magari fosse così!"
"Ne sono certo."
"Però significherebbe che ho sprecato anni inutilmente..."
"Tanto ormai sei già più smaliziato di prima, no? Dopo... quello che... Ecco vedi? Anzi, ora c'è il rischio che sia io a diventare pudico."
"Su, Aiolia! Chissà perché non ti credo!"
"E se invece innamorandoti, fosse anche più facile?"
Virgo gli rivolse uno sguardo interrogativo, costringendolo a spiegarsi meglio.
"L'amore è sempre qualcosa di positivo, giusto? Non può che semplificare le cose."
E prima che l'altro potesse ribattere qualcosa, lo baciò nuovamente con passione.

Il desiderio di prima non si era ancora spento e l'altro uomo sembrava finalmente non respingerlo. Ricominciò quindi ad accarezzare quel corpo perfetto e a baciarlo, facendone suo ogni centimetro, insinuandosi anche nei punti più nascosti, sino a farlo quasi urlare di piacere. Soltanto allora si accorse di essere ancora vestito, ma non impiegò molto per togliere la corazza e la maglietta, prima di chinarsi di nuovo sul biondo. Sorrise nel vederlo arrossato dove l'aveva baciato con più foga, Shaka gli stava letteralmente facendo perdere la testa, ma la cosa lo rallegrava.
Dopo ancora un paio di baci molto intensi, Aiolia sentì che non poteva più accontentarsi di carezze e di baci: lo desiderava come non aveva mai desiderato nessuno, e voleva unirsi a lui senza perdere altro tempo. Abbassò così i pantaloni rivelando la propria erezione e tornando a distendersi accanto all'altro cavaliere, il quale trasalì nell'avvertire il contatto tra i loro due corpi nudi. Eccitato e spaventato al pensiero di ciò che sarebbe successo di lì a pochi istanti.
Il Cavaliere di Leo comprese il suo timore e per calmarlo cercò di mettere in pratica quello che aveva imparato quando stava con Castalia. Tanto, si disse, sarà la stessa cosa. Lo baciò dapprima dolcemente sulle labbra quindi si soffermò sui capezzoli, mentre l'altro per la prima volta sperimentava sulla propria pelle in cosa consista il perdere il controllo dei cinque sensi e lo accarezzava, ad occhi chiusi, lasciandosi cullare dalle tantissime sensazioni che stava sperimentando. Aiolia proseguì poi più in giù finché non si fermò sulla piccola apertura dell'altro, leccando insistentemente per prepararlo prima di farsi strada al suo interno. Shaka si agitò non poco, lui non avrebbe mai pensato a fare "certe cose". Gli gridò di smetterla ma Aiolia era così eccitato che rischiava sul serio di non connettere più.
Nella speranza di allontanarlo da sé, Shaka voleva poggiare una mano sulla fronte dell'altro, ma accadde che gli tolse la fascia tra i capelli, che si strappò, ed Aiolia, tra eccitazione e rabbia, non ci pensò una volta di troppo.
"Maledetto, hai distrutto l'unico ricordo di mio fratello, l'unico che possedessi! E mi piaceva portarla perché per mia fortuna crescendo sono diventato uguale a lui, e quando avevo bisogno di rivederlo, mi bastava specchiarmi, fosse anche in una pozza d'acqua, per convincermi di riaverlo nuovamente con me."
Mentre diceva queste parole, Leo posò il pene su Shaka e lo spinse dentro tutto in una volta, senza il minimo rimorso per procurargli dolore, anzi spingeva con foga col proposito di provocargliene quanto più fosse possibile.
Vedere l'altro piangere e disperarsi non lo aiutava a rinsavire. L'unico folle pensiero era fargliela pagare! e quando cominciò a scivolare più facilmente all'interno del suo corpo, cambiò posizione. Si discostò da lui per girarlo prono, scese dal fiore di loto in modo da poggiare coi piedi per terra, trascinandolo con sé sino a che il bacino di questi non fu al limite del fiore di pietra; allora si spinse nuovamente in lui, con tutta la forza di cui era capace, ansimando con una voce gutturale che fece rabbrividire l'altro ancora di più. Continuò così, al pari di una belva inferocita, dimentico dei tanti principii morali e dei buoni propositi che ogni vero cavaliere dovrebbe dimostrare in qualunque situazione, convincendosi per l'ennesima volta che fosse colpa del Cavaliere di Virgo. Quando infine raggiunse l'orgasmo, venendo in lui, finalmente sembrò calmarsi e si distese sul suo dorso, accarezzandolo. Passata quella foga animalesca, sembrava comportarsi di nuovo come l'uomo più nobile d'animo del Grande Tempio.

Virgo era riuscito bene o male a trattenere le lacrime, ancora inconsapevole di ciò che Leo gli aveva fatto per il terrore che quelli gli aveva incusso, ma nel sentire il seme dell'altro spargersi dentro di sé, gocciolare sulle sue cosce e poi sul fiore di loto - simbolo per lui di vitale importanza, e che l'altro aveva dimostrato di non comprendere e di non voler neanche rispettare - si sentì privato di qualcosa che andava ben oltre la verginità! Si era sentito privato della libertà di credere in qualcosa e della sua dignità di uomo; privato del rispetto che gli era dovuto quantomeno in qualità di essere umano. E questo gli faceva male, molto più di quelle spinte energiche in profondità nel suo corpo, l'unica cosa che dal Cavaliere di Leo non gli era stata affatto negata.

"Direi che ora puoi andartene, se ti sei sfogato abbastanza, Cavaliere!" disse quindi con voce atona, troppo mortificato da quanto successo per disperarsi o perdere la sua proverbiale pazienza. "Vattene subito, mi avevi detto tante belle frasi ma, evidentemente, non sei in grado di mantenere la parola neppure per pochi minuti. Sei uno psicotico roso dal senso di colpa e d'inferiorità nei confronti di tuo fratello, ed un immaturo che deve per forza ottenere ciò che vuole subito e senza mai essere disposto al più piccolo sacrificio."
Aiolia non ebbe il coraggio di obiettare nulla, deluso egli stesso dall'aver perso il controllo in modo così eccessivo. Si discostò dall'altro, sempre senza dire una parola. Fu tentato di scusarsi ma aveva ragione Shaka: lui era bravo solo a parole e in quel momento le sue scuse sarebbero parse finte, l'ennesima mancanza di rispetto. Perciò, si disse, ci avrebbe pensato bene prima di parlargli.
Iniziò a rivestirsi, mentre l'altro si distese di nuovo sul fiore di loto, rannicchiato come per ripararsi, estremamente deluso e preoccupato. Leo invece si sentiva ancora più in colpa nel vederlo in quello stato. Anche di questa sofferenza era stato il fautore, ma stavolta non c'era motivo di esserne orgogliosi.
"Shaka..." Pronunciò appena il suo nome, ma l'altro non gli rispose. Voleva fare qualcosa per lui, allora vedendolo tremare, decise almeno di coprirlo affinché non prendesse freddo, ora che il Sole era completamente tramontato. Prima di andarsene perciò raccolse il mantello con cui lo coprì, come fosse un lenzuolo.
Arrivò nella sua casa dopo parecchio tempo, neppure lui sapeva dire quanto. Avvinto dal senso di colpa e dalla frustrazione si era soffermato a contemplare il panorama, nella speranza di sentirsi meno solo nell'universo. Invece le Stelle sopra di lui sembravano averlo preso in giro ed il Grande Tempio in rovina volergli conficcare in mente l'idea che, nonostante la vittoria del bene e quella pace così faticosamente ottenute, ogni sforzo era stato del tutto vano.
Ripensò a quando era arrivato addirittura a lanciare un suo colpo contro una fanciulla pur di provare a se stesso chi fosse nel giusto tra il Gran Sacerdote, al quale aveva sempre ciecamente obbedito, ed i Bronze Saints. E ripensò al fratello che invece era morto per mano di quell'uomo spietato e proprio per salvare quella fanciulla! E lui in tanti anni non aveva compreso niente, aveva sempre detto di amarlo eppure alla fine aveva dimostrato di essere un vile, agendo esattamente all'opposto.
Pianse amaramente, senza trattenersi, sgravando l'anima da un peso che ormai si portava dietro da parecchi anni. Si liberò anche della fascia rossa che era davvero l'unico ricordo materiale di Aioros, tanto essa era ormai inservibile e buona giusto a rivangare il passato e tutto il male che aveva appena fatto a Virgo, dimostrando di saper essere spregevole. Giurò a se stesso che era giunto il momento di farsene una ragione: al fratello avrebbe sempre riservato un posto nel cuore, ma ora si era davvero innamorato di Shaka ed il posto d'onore spettava a lui.
Andò finalmente a riposare, pensando che dopo una bella dormita avrebbe sicuramente trovato un modo per farsi perdonare.

Il mattino seguente, appena si fu svegliato, si recò da Shaka per controllare come stesse, in fondo la sera prima non aveva avuto il minimo riguardo e l'aveva lasciato solo e in una situazione psicologica piuttosto preoccupante.
"Accidenti a me," si disse, "se solo fossi stato in grado di contenere tutta quella rabbia per un nonnulla!... magari Shaka avrebbe ceduto comunque alla mia insistenza ed ora staremmo ancora giacendo insieme, abbracciati. E poi, che ricordo avrà della sua prima volta?"
Entrò nella sesta casa dello zodiaco cercando di non fare rumore, nella speranza che l'altro stesse dormendo poiché non aveva ancora trovato le parole giuste per chiedergli scusa. Arrivato al centro del tempio lo vide disteso come l'aveva lasciato, rannicchiato al centro del fiore di pietra mistica, coperto dal mantello che lui stesso gli aveva poggiato addosso, i lunghi capelli biondi scendevano disordinatamente su alcuni grandi petali e lui continuava a tremare, seppure in maniera quasi impercettibile.
Nell'avvicinarsi a lui notò con spavento il fiore di loto sporco di sangue e non solo di quello. Gli venne in mente soltanto allora ciò che intendeva l'altro con i suoi discorsi. Finalmente colse l'importanza che aveva per lui e comprese quanto gli avesse mancato di rispetto, in che modo l'aveva violentato, non solo nel corpo. Come se non bastasse, a quel pensiero si sovrappose il ricordo di alcune nozioni studiate al riguardo e rammentò i varii significati del fiore di loto, specialmente riferito al Buddha. Il fiore della dimenticanza era infatti disegnato: bianco in segno di purezza e dell'Illuminazione divina, rosso per la compassione della Divinità nei confronti degli uomini, in quanto, pur essendo un Essere Superiore, Egli non rinuncia a sentirsi parte dell'universo e quindi alla sua componente umana.
E tale gli apparve, un angelo caduto e ferito dagli uomini.
Si vergognò talmente tanto di se stesso da ricominciare a piangere e il Cavaliere di Virgo fu svegliato dai suoi singhiozzi. Si voltò verso di lui e restò incredulo nel vedere il fiero Cavaliere di Leo in lacrime, tant'è che gli venne spontaneo chiedere: "Aiolia, sei davvero tu?" e quest'ultimo gli andò incontro, senza riuscire a ricacciare indietro le lacrime che adesso gli solcavano il viso. Ancora una volta salì su quel fiore e gli si distese accanto per abbracciarlo con foga, ma adesso era lui che aveva bisogno di sfogarsi e di venire compreso.
"Perdonami, Shaka! Mi vergogno di quello che ho fatto e sono pronto a fare tutto ciò che vorrai per renderti felice. Tu non meriti di stare male, non per me."
"No, perdonami tu per essere stato così meschino nei tuoi confronti. Sì, è vero che non sei stato molto delicato con me, però mi sono meritato tutto: prima ti ho fatto innamorare, poi ti ho illuso e poi ti ho costretto a separarti dal ricordo di tuo fratello."
"Shaka, ma... dici sul serio? Mi hai davvero perdonato? Dopo tutto il male che ti ho fatto?..."
"Sì." Un sussurro quasi, prima di avvicinarsi l'uno all'altro e guardarsi negli occhi. Fu Shaka ad asciugare le lacrime di Leo con due baci. Dopodiché gli regalò un sorriso, il più bello che il giovane cavaliere avesse mai visto… ed era tutto per lui.

Senza più i timori inutili del giorno precedente, cominciarono pian piano a scambiarsi baci e carezze, sino a finire di nuovo preda dell'eccitazione. Aiolia si spogliò velocemente e s'infilò sotto quel lenzuolo improvvisato, dove l'attendeva il suo amante e quando il desiderio divenne urgente, si posizionò tra le sue gambe, ma l'altro lo fermò.
"No, ti prego. Aspetta qualche giorno per questo… Per favore!…"
"Ti fa ancora male da ieri?" chiese mentre portava una mano giù per verificare di persona di non avergli arrecato troppo danno. A quel tocco il cavaliere sussultò con una smorfia sul volto.
"È anche per quello, ma il fatto è che non me la sento. Scusami."
"Nessun problema, è bello anche solo baciarsi."
"Però quello… quella cosa di ieri va bene."

Aiolia dapprima ci rifletté e quando comprese a cosa si riferiva l'altro, divenne rosso in volto, si sentì imbarazzatissimo. Non ci avrebbe mai sperato in una richiesta tanto esplicita da parte di Virgo!
Proseguì quegli "Sempre se vuoi."
Aiolia non attese certo che l'altro glielo chiedesse una seconda volta, anzi non vedeva l'ora di potersi inebriare ancora del suo odore e del suo sapore.
"Ehi, aspetta, Aiolia, non penserai di fare sempre tutto tu?!"
Anche ora il Cavaliere di Leo abbisognò di qualche istante per rendersi conto di ciò che Shaka gli stava proponendo.
"Come?" rispose infatti interdetto.
"Beh, se volessi provarci pure io?"
"Allora… ehm… aspetta che cambi posizione… e dopo fai come me."
Nonostante il grande imbarazzo, Aiolia cercò di fare del proprio meglio per soddisfare l'altro, che nel giro di poche ore aveva completamente sovvertito la propria vita per lui.
In quel momento si sentiva terribilmente inesperto: da una parte ringraziò il Cielo che pure Shaka lo fosse perché così, se anche fosse stato un imbranato, l'altro non se ne sarebbe avveduto.
Per prima cosa si liberarono del mantello, poi si baciarono avidamente sulle labbra, quindi si sorrisero prima di decidere che era giunto il momento di unirsi, compenetrandosi a vicenda. Aiolia rischiò un'epistassi al pensiero che quello che si accingevano a provare fosse l'unico modo per far provare contemporaneamente le medesime sensazioni l'uno all'altro. Per questo, nonostante tutto, si fece forza e, leggermente rosso in volto, si posizionò su Shaka, prono, nella stessa posizione ma ribaltata, ed abbassò il volto fino ad urtare con le labbra il pene eretto del suo uomo, che sembrava attenderlo con impazienza. Lo sentì fremere d'eccitazione e quasi nello stesso momento la lingua dell'altro posarsi su di lui allo stesso modo, facendolo impazzire.
L'eccitazione era tanta che veniva loro spontaneo respirare più profondamente nella speranza di trattenersi e protrarre quell'estasi per quanto fosse possibile; ma in questo modo ottenevano solo di perdere maggiormente il controllo, finché sentirono di non poter resistere oltre. Aiolia, che sin dall'inizio si era dimostrato il più passionale, spinse col bacino affinché Virgo lo prendesse completamente in bocca e lo sentì per un attimo irrigidirsi tutto e quello di riflesso fece altrettanto: come il giorno prima, però stavolta più per aggrapparsi a lui che per allontanarlo, gli posò una mano sulla testa ed anche Leo si sentì pieno quasi da soffocare. Ma per entrambi fu questione di attimi prima di abituarsi ognuno alla virilità dell'altro. Virgo continuava a tenere una mano premuta sulla testa di Aiolia e con l'altra lo accarezzava in modo sensuale, fin quando non si sentì sopraffare. Allora portò le mani ad abbracciarlo con urgenza; e il suo amante si avvinghiò con le unghie alle sue natiche, facendolo inarcare, provocandogli un orgasmo potente e venendo pure lui, giusto qualche istante dopo.
Rimasero uniti ancora dei secondi nonostante l'affanno, per ingoiare tutto (risparmiando almeno stavolta il sacro fiore di loto) e scambiarsi qualche altro bacio così intimo. Poi Aiolia tornò a distendersi accanto al compagno, affondando la testa nel suo petto, mentre lo abbracciava, per addormentarsi su di lui.
Shaka stentava ancora a credere di cosa fossero stati capaci insieme. Inoltre quel cavaliere che si dimostrava prima tanto uomo da prendere l'iniziativa e subito dopo così puerile da aggrapparsi a lui, lo intrigava sempre di più. Aveva ragione l'altro: che andassero a quel paese tutte le rinunce cui si era sentito costretto per tanto tempo! A che servivano se per lui avevano significato soltanto lasciar scorrere preziosi anni di vita? Lo strinse a sé in un morbido abbraccio prima che si addormentassero l'uno accanto all'altro, finalmente col cuore colmo dell'amore che avevano sempre cercato.


Fine



* i mandala sono alcune forme di sutra, pensati per facilitare la meditazione.
Il Mandala del Kongokai è quello diviso in 9 settori ed è quello che compare dietro a Shaka che infatti si occupava dei mondi ultraterreni. Shakyamuni però non viene rappresentato nei mandala.