Disclaimers: i personaggi non sono nostri, ma noi li usiamo meglio!!!

Together I: we are

di Unmei e Seilenes

Parte: 1/2


Nel momento il cui il suo sangue cadde dentro alla coppa sull'altare, si materializzò un turbine scintillante; Zelgadiss indietreggiò di qualche passo, fissando affascinato quella luce multicolore, in mezzo alla quale era rese visibile una figura longilinea, efebica, dai lunghi capelli argentei: lo Spirito dell'Eternità.
"Da più di un secolo nessuno riusciva a raggiungere il mio tempio. Tu sei giunto fino a qui, e un desiderio ti è accordato. Usalo saggiamente." disse con una voce suadente, che non era né maschile né femminile.
Zelgadiss sentì le gambe cedergli per l'emozione. Ce l'aveva fatta.
Finalmente la maledizione di Rezo sarebbe stata spezzata... dopo anni di ricerche, di sofferenza, dopo tutti i pericoli che aveva corso, la depressione che aveva torturato la sua anima... aveva trovato la sua cura.
Ed allora perché si sentiva così infelice?

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"Sparisci, Xelloss! Non voglio averti tra i piedi, durante questo viaggio!"
"Ma perché devi essere sempre così scontroso? Fa male alla salute essere sempre di cattivo umore, sai? Finirà con l'alzarti la pressione! Visto che sto andando anche io dallo Spirito dell'Eternità possiamo fare la strada insieme, e chiacchierare un po', no?"
"Piuttosto preferisco.ehi! Come fai a sapere dove sto andando?"
" ^______^ "
"Lasciamo perdere. E poi cosa vorresti dallo Spirito?"
"Sore wa himitsu desu! Piuttosto, tu cosa vuoi ottenere?"
"Un abito nuovo. Che razza di domanda idiota, Xellos!"

            *****Always so far away...
            I'm hurrying along the way to become a fighter
            No way will it stretch to my hand so easily
            I remember the people through these same pupils

            Speaking to myself, now, so I keep walking on
            Talk to my dreams, and keep walking on...*****

                    °°°°°°°°°°°°°°

Pochi giorni prima, facendo ricerche in una biblioteca, ovvero introfulandosi in piena notte nella sezione di libreria riservata ai Grandi Anziani in un monastero di maghi eremiti, era venuto a conoscenza dell'esistenza dello Spirito dell'Eternità, Hanari.
Trovarlo era diventato il suo obiettivo.
Aveva fatto ben attenzione a non parlarne con nessuno, soprattutto con Lina: se la ragazza avesse saputo di una opportunità simile senza dubbio si sarebbe unita a lui nel viaggio, con l'intenzione di farsi coprire d'oro e di denaro... e se ci fosse stata Gourry l'avrebbe fedelmente seguita; inoltre il generoso ma irrecuperabilmente tonto spadaccino biondo si sarebbe sicuramente lasciato sfuggire qualcosa con Amelia, così alla fine anche lei lo avrebbe voluto seguirlo, con tutti i suoi buoni ed entusiastici propositi di aiutarlo.
Ma quel viaggio era rischioso, probabilmente mortale, e lui non voleva mettere in pericolo i suoi amici per quella che forse era solo una leggenda. 
Così le strade del loro gruppo si erano separate ancora una volta: Lina e Gourry avevano continuato a viaggiare insieme, diretti chissà dove, mentre Amelia aveva fatto ritorno a casa. Fino all'ultimo gli aveva chiesto di andare là con lei, e lui le aveva dato risposte evasive... chissà, forse l'avrebbe accompagnata, se non fosse stato per la sua nuova ricerca. O forse no, forse in ogni caso avrebbe preferito tornare nel suo cocciuto isolamento.
Sì, sentiva il bisogno di stare un po' da solo, di poter riflettere, di compatirsi in pace.
In qualche modo, invece, il demone aveva saputo dove era diretto... ed il viaggio era stato ancora meno tranquillo del previsto.

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Alla prima sorsata di caffè una smorfia disgustata gli contrasse il viso e si poté a malapena trattenere dallo sputarlo.
"Ma cosa diavolo...????"
(Giggle Giggle . ^_^)
"Be’, Zel, sei sempre così di cattivo umore che ho pensato che magari è dovuto al fatto che bevi tutte quelle tazze di caffè amaro... così ci ho messo un po' di zucchero."
"Un po'? Quanto, po'?"
"Undici zollette."
"Undi..."
"Ma se non ti basta e vuoi qualcosa di ancora più dolce ci sono sempre io, Zel ,^_^ !!"
"BURST RONDO!!"
"YEPS! Questo era un bel colpo! E' il tuo modo di dimostrare affetto?"
Zelgadiss sguainò la spada e si avventò su Xelloss.
"Muori Mazoku!!!"
(Giggle ^_^ (scansa) Giggle ^_^ (scansa))
"FREEZE ARROW!"
(colpito!)
"Contegno, Zelgadiss! Ricorda che siamo in una locanda!"

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"Se parli così tanto ti si seccherà la lingua, Zelgadiss." stuzzicò Xelloss, dopo quattro ore di pesantissimo, ininterrotto silenzio da parte della chimera.
"..."
"Oggi sei davvero peggio del solito, per quanto possa sembrare impossibile una cosa simile. Poi ti renderai conto che è assurdo che tu cammini cinque metri dietro di me."
"Non mi fido ad averti alle spalle." ribatté la chimera seccamente, come se stesse spiegando l'ovvio.
"Che precauzione inutile! Sai benissimo che potrei comparire dietro di te in qualsiasi momento... certo che nel tuo comportamento vedo qualcosa di patologico. Uhm... aspetta un po'- Xelloss materializzò un libro dalla copertina di cuoio -ecco qui. Non dico di intendermi della materia ma... disturbo paranoide della personalità! Manifestazione: sospettosità, mancanza di fiducia nel prossimo, atteggiamento costantemente guardingo. Il soggetto porta continuo rancore... già già, da quanto tempo ce l'hai con me per quello scherzetto della Claire Bible? ...è riluttante a confidarsi con gli altri... pronto ad immotivate reazioni rabbiose! Ma questo è il tuo ritratto!"
Xelloss si voltò completamente per guardare Zelgadiss, camminando all'indietro; per buona misura gli regalò un sorriso ancora più ampio del solito.
C'era da dire che il demone possedeva una motilità dei muscoli facciali davvero notevole: chi altri poteva riuscire a ghignare in quel modo?
La chimera non gli rispose ad alta voce, ma il suo sguardo furente rendeva benissimo l'idea di quali fossero le, censurabili, parole non pronunciate.
"Certo che… aspetta- il mazoku sfogliò con nonchalance alcune pagine –anche questo ti somiglia: disturbo schizoide di personalità. Senti che dice: porta alla propensione per l'isolamento, freddezza emotiva, disinteresse per le amicizie e le relazioni strette... oh! Qui dice anche 'poco o nessun desiderio per le esperienze sessuali'! Zelgadiss! Questo me lo devi dire tu! È vero? Perché penso che sarebbe uno spreco se..."
"RAH TILT!!!"
Xelloss sparì appena in tempo per evitare il colpo, poi immediatamente ricomparve. Aveva in mano penna e taccuino, e sembrava stesse segnandosi degli appunti.
"Ecco, che dicevo? Immotivate reazioni rabbiose!"

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"Il mio desiderio è tornare ad essere umano."
Lo Spirito fece un ampio gesto con il braccio, e una luce calda e soffusa lo avviluppò. Pieno di incredulità e gioia vide la sua pelle tornare normale, i capelli ammorbidirsi e tornare soffici... sentì la felicità penetrare profondamente in ogni fibra del suo essere.
Finalmente era stato esaudito.
Finalmente le notti popolate da incubi erano finite per sempre.
"Tocca a te parlare ora."
Lo Spirito si rivolse allora a Xelloss, invitandolo ad esprimere il proprio volere.
L'espressione del mazoku fu perfidamente divertita. Scoccò un'occhiata a Zelgadiss e poi fissò l'entità soprannaturale di fronte a loro. 
"Io voglio che lui torni ad essere una chimera, per sempre!"
Mentre Hanari acconsentiva alla richiesta, Zelgadiss sentì il conosciuto e devastante dolore delle pietre che bucavano, laceravano la sua pelle, vide il suo sangue scorrere, trasformandosi nuovamente da rosso sangue umano a scuro sangue misto... mentre la risata maligna di Xelloss riempiva le sue orecchie.
Con un grido si svegliò, sudato ed ansimante vicino al fuoco.
Riprese fiato, nascondendo istintivamente il viso tra le mani. Di tutti gli incubi che aveva avuto nella vita, quello era il peggiore.
Perdere la sua possibilità... perderla per mano di un dannato mazoku.
Di quel mazoku in particolare.
"Tutto bene, Zelgadiss?"
La chimera si voltò di scatto. Il demone era seduto accanto a lui... chissà da quanto tempo.
"Prima sembrava che dormissi tranquillo, ma ad un tratto hai cominciato ad agitarti. Hai fatto un brutto sogno?"
La fredda risata del demone risuonò nella sua testa, facendolo rabbrividire.
"Zel... qualcosa non va ?"
Il tono della voce di Xelloss non era scherzoso; persino lui era capace di essere serio, di tanto in tanto, e quello era uno di quei casi: le ondate di panico e angoscia che si erano sprigionate dalla chimera erano state così potenti che lo avevano quasi stordito.
"LASCIAMI IN PACE!" gli gridò l'altro, e il demone fu raggiunto da un altro sentimento, acre e pungente, che gli fece male... anche se non fu sicuro che tutto il dolore che sentì provenisse dal suo tormentato compagno di viaggio.
Zelgadiss si alzò, raccolse la propria coperta e si distese nuovamente dall'altra parte del falò, il più lontano possibile da Xelloss.
Per il resto della notte, però, gli fu inutile dormire, e impossibile distogliere lo sguardo dal demone seduto vicino al fuoco.
Ipocrita!
Quanto detestava quel falso, bugiardo, petulante, dissimulatore di un demone!
Quel suo fingere interessamento o amicizia... quel suo essere sempre sorridente! Certo, per quello aveva i suoi motivi: aveva tutto ciò che si potesse desiderare: potere, sapienza, bellezza...
Anche lui non avrebbe fatto altro che sorridere, se fosse stato al suo posto.
Il fuoco disegnava strani riflessi sulla seta nera del suo mantello...
chissà se era possibile che Xelloss lo irritasse a tal punto solo perché in realtà lui... lo invidiava.

                                °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

        *****Where, where now should I keep living?
        I don't want to live like a runner forever
        Filthy, filthy paths, I don't want to be alone...
        Voices bring us together, wounds become strength
        I accept tomorrow's challenge******

Guardava il baratro davanti a sé, in piedi sull'orlo del crepaccio. Doveva essere a circa metà strada... ma la parte veramente difficile veniva ora: le Montagne del Calvario... doveva esserci un motivo se erano chiamate così.
"Mediti di buttarti di sotto, Zelgadiss?"
Lo sciamano trasalì al suono esuberante di quella voce. Silenzioso come un'ombra, Xelloss gli era andato alle spalle.
Il demone era così vicino che sentiva il suo profumo nell'aria; era speziato, sembrava quasi cannella... ma i demoni usavano profumi? Forse quello era il suo odore naturale...
Zelgadiss dovette ammettere contro se stesso era un aroma piacevole.
"Oh, niente di speciale; ho visto fissare il vuoto con tanta intensità e una faccia tanto torva che pensavo volessi provare a volare senza invocare la levitazione. Faresti un bel buco in terra, credo."
"Che vuoi?" chiese senza voltarsi.
Ci fu un momento di silenzio anche da parte del demone, e quando parlò non rispose alla domanda che gli era stata fatta.
"Aahh... oggi è il solstizio d'estate. Non mi stupisce che Amelia desiderasse tanto che tu andassi con lei a Sailoon in questo periodo dell'anno: lì questo giorno viene considerata una specie di festa degli innamorati."
"Buon per loro."
"Una ricorrenza molto romantica."
"See, quasi commovente."
"Certe volte sei davvero cinico, sai?"
"Ma senti da che pulpito viene la predica."
A Zel venne quasi da ridere: Xelloss che lo accusava di cinismo! Sua maestà il re dei profittatori in persona!
Ci fu di nuovo il silenzio. Poi Xelloss riprese, ma questa volta senza il solito tono allegramente ciarliero..
"Davvero non provi nulla per quella ragazza?"
"Non quello che vorrebbe lei."
"Perché non la ami?"
"Cosa?"
Zelgadiss si voltò a guardare Xelloss. Il demone aveva posto in modo serio... un aggettivo che non era abituato ad applicare a lui.
"Ti ho chiesto per quale motivo non la ricambi. Cosa c'è in lei che non ti piace?"
La chimera lo scrutò con sospetto, ma alla fine decise di rispondergli. 
"Non c'è nulla che non mi piaccia, anzi, le voglio bene. Ma viviamo e pensiamo in due modi completamente diversi, due modi che non potranno mai andarsi incontro e trovare un compromesso. Amelia ha ottimismo, crede nel prossimo, vede del buono in tutti, persino in te. Io non credo in nessuna di queste favolette. E ho le mie buone ragioni."
"Questo sarebbe il motivo?"
"No. Non è che ce ne sia uno, veramente... non la ricambio, e basta. D'altra parte, lei ama l'idea che si è fatta di me, ed il pensiero di potermi aiutare a cambiare secondo i suoi desideri. Ma il voler cambiare una persona non può essere considerato amore."
"Spiegami che cos'è l'amore, allora."
Il viso di Zelgadiss si trasformò nella perfetta incarnazione dello stupore, e poi velocemente tornò a rabbuiarsi. Avrebbe preferito che Xelloss la finisse con quel tipo di discorsi, lo mettevano a disagio.
Rispose in tono fin troppo brusco, incrociando strettamente le braccia sul petto.
"Cosa ne vuoi capire, tu, mazoku?"
"E tu cosa ne capisci, mezzo mazoku?"
"Solo un terzo, prego."
"Yare yare... il golem ha effetto sul tuo aspetto fisico. Il tuo essere è diviso solo tra l'umano e il demone. Se ci fosse anche il golem saresti obbediente e remissivo, e non so se lo sai, ma tu- e gli punzecchiò il petto con un dito -sei tra le persone meno condiscendenti che io abbia mai conosciuto. Allora, mezzo demone, non hai risposto alla mia domanda. O non sai che dire?"
Per qualche strano motivo il punto dove Xelloss lo aveva toccato bruciava come un tizzone, e nonostante ciò non gli faceva male; Zelgadiss rifletté per un attimo su quelle parole, guardandosi dentro in un modo in cui non aveva mai fatto prima, poi fece qualcosa che Xelloss non si aspettava. E neppure lui stesso.
Rispose.
"Accettazione. Per amare qualcuno bisogna accettarlo, completamente."
"... Una buona risposta. Penso di concordare con la tua definizione, Zelgadiss."
"E quale è la tua?"
Fu il turno di Xelloss di essere stupito; la richiesta lo prese in contropiede. Zel lo vide aprire per un breve istante gli occhi, accesi da un luccichio indefinibile. Nel dare la risposta, la voce del mazoku sembrò più vellutata del solito.
"Fiducia. Come si potrebbe altrimenti affidare la propria vita ad un altro?"

Zelgadiss rimase a fissarlo per qualche secondo, poi gli passò oltre e allontanandosi pose fine a quella insolita conversazione. 
"Già, accettazione e fiducia; belle parole. Ma nient'altro che parole.
Specialmente per esseri come noi;- voltò la testa, guardandolo –nessuno accetterà mai me per quel che sono, e nessuno avrà mai fiducia in te, Xelloss."
Il vento disperse il singulto che sfuggì dalle labbra del demone, mentre osservava Zelgadiss andare via, tornandosi a nascondersi nel suo cappuccio.
Avrebbe voluto che la smettesse di coprirsi in quella maniera eccessiva, magari un giorno o l'altro gli avrebbe fatto sparire tutti quei panni scialbi dentro ai quali si paludava: sarebbe stato un bel dispetto, Zel si sarebbe anche arrabbiato. E quando era arrabbiato, almeno, si distraeva dai suoi pensieri sempre cupi.

Nei primi giorni di viaggio Xelloss era stato parecchio più irritante del solito. Abbastanza da fargli quasi decidere di abbandonare l'impresa e lasciare che il mazoku arrivasse da solo al tempio, se proprio ci teneva tanto.
In fondo, se proprio doveva scegliere fra un corpo di carne e la sanità mentale, preferiva la seconda opzione.
Dopo la chiacchierata sull'orlo del burrone, invece, il suo comportamento era cambiato. Sempre lungi dall'essere sopportabile, almeno secondo il suo punto di vista, ma i suoi scherzi, le battute, i piccoli dispetti, diminuirono drasticamente... Probabilmente solo perché il loro cammino si era fatto veramente impervio e pericoloso. O forse perché si era semplicemente stancato di comportarsi come un bambino di cinque anni.
Avevano dovuto affrontare pericoli, trappole e combattimenti, ed il vento gelido che spazzava le montagne anche se era estate; niente di che stupirsi se molti avventurieri fossero scomparsi nel tentativo di raggiungere il santuario, e che altri avessero rinunciato a metà strada; forse era come una specie di test, per scoraggiare chi fosse mosso solo dalla venalità.
Il poter ottenere la realizzazione di un desiderio è qualcosa di molto pericoloso, lui ne era rimasto scottato già una volta.
Osservò Xelloss. Il mazoku era sempre al suo fianco, senza allontanarsi mai, senza perderlo mai di vista.
Che cosa aveva in mente?
Se avesse voluto avrebbe potuto facilmente teletrasportarsi direttamente al tempio, perché allora aveva deciso di sobbarcarsi un viaggio lungo e rischioso?
"Sarebbe troppo facile."
La voce del demone interruppe il filo dei suoi pensieri.
"Che cosa?"
"Posso immaginare cosa ti stavi chiedendo anche senza usare la telepatia: ce l'hai letteralmente scritto in faccia. Perché non mi trasporto al santuario, ti stavi domandando questo, vero? Certo, potrei farlo, e potrei portarci anche te, ma una cosa simile ti danneggerebbe. Significherebbe barare, e una volta lì lo Spirito non ci esaudirebbe. Né lo farebbe se poi tornassimo indietro e rifacessimo tutta la strada regolarmente; una volta che si è stati al cospetto di Hanari, anche senza esprimere alcun desiderio, si perde la possibilità di rivederlo. In poche parole, vanificheresti ogni tuo sforzo. L'unico modo consentito per arrivare lì è compiere tutto il viaggio 'regolarmente'."
"Sembri essere molto meglio informato di me."
"Mi auguro che sia così, dopo tutto ho quasi mille anni più di te."
"E quando hai cominciato ad avere le prime avvisaglie di demenza senile?"
"Sei davvero molto carino quando *cerchi* di essere spiritoso, Zelgadiss."
"Guarda che io ho un gran senso dell'umorismo, in realtà."
"Oh, vogliamo discuterne?"
"Per me va bene; io di sicuro ho un senso dell'umorismo molto più raffinato del tuo."
"Che cosa?!"
Zelgadiss ridacchiò, e Xelloss dentro di sé si sentì così felice che avrebbe potuto uccidere un demone di gerarchia inferiore semplicemente passandogli vicino.

                °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

E poi quel giorno...
Da dove provenisse quell'essere immondo non ne aveva idea... in quale recondito angolo dell'inferno poteva essere nata una creatura di quell'aspetto? Non aveva mai incontrato nulla di simile... non avrebbe mai dimenticato il suo odore, un nauseabondo tanfo di carne marcia… e fu molto vicino alla fine dei suoi giorni, perché la bestia gli si era parata davanti all'improvviso, cogliendolo impreparato, in un imperdonabile momento di distrazione.
"MEGA FLARE!"
Il nemico venne schiantato a diversi metri di distanza, contro una parete rocciosa, e ricadde pesantemente a terra.
Tirando il fiato, Zelgadiss si voltò verso Xelloss, che era intervenuto con ottimi riflessi. L'incantesimo che aveva usato visivamente non era un granché, ed era anche troppo rapido nel finire il nemico. Gli sarebbe piaciuto usare qualcosa di più lento e doloroso, così da approfittare dell'occasione per farsi uno spuntino... ma la situazione era stata d'emergenza, e comunque la sofferenza degli esseri privi d'intelligenza era molto poco saporita.
"Grazie."
Xelloss spalancò gli occhi, e barcollò portandosi le mani al cuore, compiendo su gambe malferme un mezzo giro intorno alla chimera. 
"Oh mio dio, che shock! Non so se posso riuscire a reggere un ringraziamento da parte tua. Deve probabilmente essere uno dei segni che annunciano la fine del mondo! Questa è la vigilia dell'apocalisse! Aahh, il mio povero cuore malato!"
"Baka namagomi." gli ringhiò Zelgadiss, ma sorridendo.
Qualsiasi altra parola venne interrotta da un ululato terrificante. La bestia era ancora viva... ferita, ustionata, ma viva ed ancora abbastanza in forza da attaccare.
Sconvolto, Zel vide un globo di compatta luce rossa dirigersi velocissimo verso di lui. Quella cosa non solo era sopravvissuta all'attacco di Xelloss, ma era in grado di usare la magia!
Fece in tempo ad evocare uno ampio scudo protettivo che riparasse entrambi, ma che si rivelò una protezione completamente inutile, perché l'incantesimo penetrò indisturbato la barriera. Preparandosi all'impatto giurò a se stesso che se fosse rimasto in piedi avrebbe ridotto quell'orrore vivente ad un mucchio di coriandoli sanguinolenti.
Xelloss capì che la chimera non avrebbe avuto speranze di resistere all'impatto e si buttò su di lui spingendolo via, venendo colpito in pieno. 
La potenza del colpo lo fece indietreggiare; con un gesto rabbioso rispose all'attacco, scagliando un incantesimo che Zelgadiss non aveva mai sentito nominare; qualcosa di tremendo, comunque, perché, con un lampo violaceo, oltre al nemico polverizzò anche mezza montagna. 
Poi, con un lamento, il mazoku si lasciò cadere in ginocchio, e Zelgadiss, istintivamente, lo prese al volo adagiandolo cautamente a terra.
Nell'aiutarlo vide la grossa ferita che aveva sul petto; un'ustione orribile che sembrava crescere ed espandersi, corrodendo, divorando il corpo come un cancro mostruoso.
Sibilò un'imprecazione e vi mise una mano sopra, evocando un incantesimo di guarigione.
"Curioso- mormorò Xelloss -mai visto una creatura simile. Quell'essere non sembrava possedere un'intelligenza, ma era in grado di usare la magia. Era davvero potente, mi domando se pr--"
"Hai un qualche tipo di malattia che ti impedisce di tacere?" lo zittì nervosamente Zelgadiss, frustrato dal fatto che nonostante i suoi sforzi la lesione continuava a peggiorare.
"Quello che stai facendo è inutile." informò quietamente il mazoku.
"Lo vedremo."
"Quell'incantesimo sta corrodendo il mio corpo astrale. Il corpo che tu vedi è la materializzazione della mia essenza, e la mia essenza sta venendo cancellata dall'universo; lo sento. Ed anche se percepisco la tua rabbia, non riesco a raggiungerla, a nutrirmene. non posso trarne energia. Non so come abbia fatto, ma è così."
Zelgadiss non rispose, ma continuò testardamente nel suo tentativo. Non poteva permettere che Xelloss morisse.
Ma perché? 
Non era altro che un demone opportunista di cui non ci si poteva fidare; chissà quante manovre perverse aveva concepito la sua mente malvagia, e chissà quante crudeltà aveva ancora in serbo. Avrebbe dovuto semplicemente lasciarlo lì a crepare... ma non ci riusciva. Non riusciva nemmeno a pensare una cosa simile.
"Sai, non è così che pensavo che finisse."
"Piantala di essere così tragico, mazoku. Non stai morendo!"
"Io mi riferivo al fatto che mi stai aiutando."
Stupito, Zelgadiss alzò la testa e si voltò verso di lui, incontrando i suoi occhi appannati. Quello sguardo sofferente gli rese improvvisamente la gola arida come un deserto.
"Sapevo che questo viaggio era pericoloso, per questo sono venuto con te. Io volevo... aiutarti... Tanto il mio desiderio non poteva comunque essere esaudito. Lo Spirito dell'Eternità può tutto, tranne che cambiare i sentimenti delle persone."
"Xelloss?"
"Forse se mi fossi comportato diversamente in passato, mi avresti accettato come amico- considerò pacatamente il demone -o forse mi avresti completamente ignorato, non lo so..."
Davanti a Zelgadiss, ammutolito, Xelloss diventare sempre più debole. Lo sciamano trasalì quando una mano guantata si alzò ad accarezzarlo, scostandogli i capelli che coprivano parte del viso. Istintivamente, quasi spaventato, si ritrasse di scatto, e la mano ricadde debole e inerte. 
Sulle labbra di Xelloss giocò un ultimo, pallido, sorriso.
"... ma credo che sia troppo tardi..."
"FINISCILA!"
"Se tu solo avessi voluto capire... stupido... testardo... più cieco di tuo nonno..." 
Zelgadiss, shockato, vide Xelloss contorcersi e piegarsi su se stesso con un grido strozzato.
Lo strinse forte a sé, senza sapere più cosa fare, come aiutarlo. Non poteva non esserci una cura...non si poteva morire in quel modo, uccisi da una belva primitiva, non qualcuno forte quanto Xelloss... lui non poteva morire per causa sua!
L'ustione aumentò a dismisura, espandendosi a tutto il resto del corpo, anche sul suo bel viso; era come se fosse divorato da un fuoco interiore; poi le sue membra brucianti persero consistenza, definizione, fino a scomparire. Svanì dalle sue braccia in pochi secondi, senza lasciare niente di sé, tranne il suo bastone, ma il gioiello incastonato su di esso era ora nero, freddo, spento.
Per un paio di minuti rimase là, immobile, choccato, a stringere il vuoto, e poi... poi non provò nulla. La frenesia di poco prima scomparve, lasciandolo nell'assoluta indifferenza.
Una vuota, totale, asettica indifferenza.
Adesso era solo, come gli piaceva essere, come avrebbe dovuto essere sin dall'inizio.
C'era anche un certo stupore, aveva visto Xelloss sopravvivere ad avversari senza dubbio peggiori, e lo sapeva capace di tutto, tanto che ormai aveva iniziato a considerarlo eterno, inattaccabile.
In ogni caso, era un pericolo in meno... Xelloss rimaneva sempre e comunque un potenziale, pericolosissimo nemico.
Tanto meglio che fosse morto.
Anzi, sarebbe stato ancora meglio non averlo mai incontrato.
Xelloss lo aveva sempre e solo fatto arrabbiare... e poi nessuno gli aveva chiesto di accompagnarlo nella sua ricerca.
Avrebbe fatto meglio ad andare a importunare qualcun altro, o a tornarsene dalla sua padrona a chiedere qualche altro incarico, tipo sterminare qualche altra razza, o seminare pestilenze assortite...
E che cosa aveva voluto dire con quel blaterare sull'essersi comportato diversamente? Lui comunque non lo avrebbe mai considerato un amico.
Mai.

Ripensando proprio alle ultime, strane parole del mazoku, Zelgadiss si chiese se stesse delirando oppure se avesse voluto burlarsi di lui per l'ultima volta.
A dir la verità, quasi sospettava che in realtà fosse tutto uno scherzo; Xelloss doveva essere lì da qualche parte ad aspettare la sua reazione, pronto a spuntare fuori all'improvviso, ridendo e prendendosi gioco di lui.
Soprattutto se avesse dato segno di essere addolorato. 
Più ci pensava, più gli sembrava plausibile, più si sentiva arrabbiato.
E più si sentiva arrabbiato, più desiderava che il demone mostrasse di nuovo il muso per poterlo rovinare di botte, tanto da rompergli le ossa e farlo pentire di quella stupida messa in scena.
Altro che indifferenza.
Diede un calcio al bastone e si incamminò nuovamente.

                °°°°°°°°°°°°°°°°°

I giorni erano passati, e Xelloss non si era più visto. Perché tardava così tanto a tornare?
Zelgadiss cominciò a sentire il cuore pesante; non si sentiva più così furioso. Ora c'era confusione e uno strano senso di solitudine e amarezza.
Quasi... paura. Forse non era stata una beffa, e Xelloss davvero non esisteva più.
Allo sciamano tornò alla mente lo sguardo sofferente del mazoku in quegli ultimi istanti, un'espressione che tradiva una pena più profonda di quella fisica. Quegli occhi erano come una finestra su un dolore dell'anima. E gli erano sembrati sinceri... ma Xelloss era capace al massimo solo di mezze verità...
Non aveva mai visto in nessuno uno sguardo simile. Come si poteva fingere un'espressione del genere?
Forse...
Forse davvero...
Non c'era più.
Il suo sorriso non c'era più.
I suoi occhi viola non c'erano più.
Il suo fastidioso chiacchierare non c'era più.
"Sore wa himitsu desu" non c'era più.
Guardò il cielo che si stava riempiendo dei colori accesi del tramonto, le prime stelle facevano capolino. Con quel giorno, una settimana era trascorsa.
"Allora sei morto sul serio, maledetto."
La lacrima scorse silenziosa sul suo viso e lui non la terse via, ma lasciò che si asciugasse sulla sua pelle pietrificata.
Era la prima che piangeva da molti, molti anni, ed era troppo preziosa per essere cancellata dal gesto veloce di una mano.

        *****Tonight, the stars break my sleep...
        While I count them, I breathe a sigh...
        The faraway path is only a detour
        How many tears must the underdog shed?*****

                        °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

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||||||||||||||||||||||||||||||End Flashbacks|||||||||||||||||||||||||||

L'avventura stava ora per finire. Le sue ricerche avevano avuto finalmente successo, e il suo corpo mostruoso sarebbe stato riportato al suo aspetto umano. Avrebbe potuto di nuovo vivere liberamente, senza vergognarsi del suo aspetto, senza nascondersi dietro maschera e cappuccio. Avrebbe potuto sentire il calore del sole sulla pelle nuda senza temere di spaventare qualcuno. Avrebbe potuto di nuovo nuotare, come un tempo amava tanto fare.
Avrebbe dovuto essere felice... ed invece di gioire si sentiva tanto male da voler piangere.
Zelgadiss alzò il viso verso lo Spirito e sentì parlare la propria voce scossa.
"Riportalo indietro! Tu puoi farlo! Riportalo da me!"
L'entità annuì, e senza aggiungere una parola, fece un cenno con il braccio, indicando qualcosa alle spalle dello stregone.
Zelgadiss continuò a fissare l'altare, cercando di trovare abbastanza forza da permettergli di compiere un qualsiasi movimento. Si voltò lentamente, quasi timoroso di guardarsi indietro.
E lo vide.
Xelloss era seduto contro una delle colonne del tempio, addormentato e con la testa china sul petto, con lunghe ciocche di capelli che gli cadevano disordinate sul viso. Sembrava che stesse benissimo, non c'era nemmeno un graffio sul suo corpo, o uno strappo sui suoi vestiti: come se nulla fosse successo, come se non se ne fosse mai andato.
La chimera gli si precipitò vicino, inginocchiandoglisi accanto; lo scosse chiamandolo per nome.
Xelloss mugolò sonnolento, poi aprì gli occhi. Il demone posò su Zelgadiss uno sguardo così confuso e smarrito, così totalmente insolito in lui, che strappò alla chimera una risata di sollievo.
Dimenticando del tutto chi fossero entrambi, Zelgadiss, sorridendo, strinse in un intenso abbraccio un mazoku assolutamente frastornato. 
Era vivo! Vivo! I giorni di rabbia e di sofferenza erano dimenticati, lontani, come un brutto sogno.
Xelloss era tornato e le cose erano di nuovo a posto, tutto era come doveva essere.
Come poteva essere tanto felice per aver riavuto qualcuno che non aveva mai potuto sopportare?
Non importava, non aveva alcuna importanza; era di nuovo con lui, e quello era tutto ciò che contava.
Era una specie di sogno? Esiste un posto dove i mazoku andavano dopo la morte?
Un posto dove i sogni prendevano vita? Non esisteva altra spiegazione per quello che stava accadendo.
Ricordava la propria morte, ed un buio freddo e vuoto, dentro al quale la sua coscienza stava cominciando a dissolversi, per perdersi per sempre nell'oblio. Poi qualcosa lo aveva trascinato fuori da quelle dense tenebre, e aveva sentito la voce della persona che amava. Il suo amore impossibile...
Zelgadiss lo aveva chiamato, gli aveva sorriso e lo stava abbracciando.
Esiste un paradiso anche per i demoni? Anche se era solo un'allucinazione non gli importava: aveva desiderato così tanto quel contatto ed ora voleva assaporarlo fino in fondo; era tutto così realistico, tanto che sentiva i capelli metallici di Zel punzecchiargli una guancia. Ricambiò l'abbraccio sospirando, e volse lo sguardo intorno.
Si trovava in un'ampia stanza circolare, scavata in una grotta di quarzo rosa. Snelle colonne intarsiate si slanciavano verso il soffitto a volta e nelle nicchie delle pareti si trovavano statue di una bellezza mirabile.
Nel punto più in evidenza del salone c'era un altare istoriato, anche quello di quarzo, e sopra di esso una coppa d'alabastro. Riusciva a vedere dentro ad essa una piccola quantità di liquido scuro...
Una leggiadra figura, soffusa di luce dorata, lo guardò per un momento, e sebbene il suo volto era privo di lineamenti, gli sembrò che gli stesse sorridendo. Poi l'essere misterioso scomparve.
Improvvisamente, trasalendo, Xelloss riconobbe il luogo; non c'era mai stato prima, ma lo aveva visto raffigurato più di una volta: il Tempio dello Spirito dell'Eternità!
E se lui si trovava lì dopo essere stato ucciso... e se il liquido nella coppa era quello che sembrava, cioè sangue... allora significava che quel sogno... non era affatto un sogno! Quel fantasma scintillante doveva essere Hanari! Capì, e venne inghiottito da un malëstrom di emozioni. 
"Zelgadiss..." chiamò, sentendosi per la prima volta nella sua esistenza terribilmente insicuro.

La voce di Xelloss ruppe l'incantesimo dentro al quale era caduto. Si rese conto di quello che stava facendo e si liberò dall'abbraccio con un movimento repentino.
Respirò affannosamente ed evitò di incontrare gli occhi del demone. Avrebbe dato un braccio per essere capace si svanire nel nulla come sapeva fare lui, per sottrarsi a quella situazione imbarazzante.
"Zelgadiss, il tuo desiderio..."
"Già esaudito." mormorò, continuando a non guardarlo. La mente di Xelloss cominciò a girare a vuoto.
"Ma questa era la tua unica possibilità... forse l'unica cura esistente! Chi viene esaudito una volta non otterrà mai più nulla dallo Spirito, te l'avevo detto, dopo oggi non troverai neanche più la strada per tornare qui! E nemmeno io!"
"...Lo so."

        ***** I can see the dream, but what does "today" mean?
        You should understand, again, that it encourages me! *****

Zelgadiss si morse le labbra.
[Smetti di parlare Xelloss.o di' una delle tue stupidaggini, ma non chiedermi nulla riguardo a questo, non chiedermi...]
"Perché?" domandò Xelloss, desiderando disperatamente sentire una sola risposta.
Zelgadiss, che proclamava di disprezzarlo, aveva gettato al vento quella che probabilmente era la sua unica speranza di cura, per ridare la vita a lui.
[Ti prego, Zelgadiss... ti prego!]
Zelgadiss si irrigidì, tentando di tornare ad essere razionale e padrone di se stesso come sempre, ma la cosa gli era molto difficile. Per giorni si era fatto completamente dominare dalle emozioni: prima dalla rabbia, poi dal dolore, ed ora dalla gioia.
Emozioni in una quantità che non aveva mai provato prima, troppe per essere dovute ad un nemico.
Ma troppe anche per un amico.
Non voleva pensare a come considerava ora il mazoku.
Non poteva permettersi di peggiorare ulteriormente la situazione, non voleva che quelle sensazioni così poco familiari lo rendessero così indeciso, debole.
...Forte, lui doveva essere forte...

"Una vita per l'altra, Xelloss. Tu hai salvato la mia, io ti ho restituito la tua.- disse, alzandosi in piedi -Non mi piace avere debiti, soprattutto con te."
Il demone abbassò lo sguardo, sconfortato da quelle parole. 
"E' il solo motivo?"
"Quale altro dovrebbe esserci?"
Xelloss colse l'incrinatura della voce in quella risposta, ed immediatamente guardò Zelgadiss, incontrando il suo sguardo combattuto. L'espressione tormentata rendeva ancora più bello il suo volto. Che tipo di battaglia interiore stava combattendo la sua chimera? 
"Zelgadiss... ..."
Lo sciamano inghiottì le proprie angosce; recuperò l'ombra della propria risolutezza e interruppe il demone.
"Qui non ho più nulla da fare. Io me ne vado, tu fa' come ti pare. Addio, Xelloss."
A passi risoluti si diresse verso il portale.

        *****Where, where now should I keep living?
        This straight path is so boring.....
        Dusty, dusty paths, I'll cut my own Inside my thoughts,
        wounds become strength I walk on, tomorrow.....*****

Xelloss lo osservò per un istante, poi sorrise.
Non poteva fare altro che sorridere, era lo scudo migliore dietro al quale nascondersi. Poco importava se in quella sua espressione non ci fosse nessuna felicità... se come in quel momento ci fosse solo qualcosa che somigliava all'umana malinconia. 
Si alzò e lo seguì di nuovo.
Lo avrebbe seguito ovunque, sarebbe morto altre cento, mille volte per lui, anche se L-sama in persona non avesse potuto resuscitarlo. Non lo avrebbe mai lasciato solo.
E sarebbe riuscito a far cambiare le cose tra loro, fossero occorsi pure secoli.
[Non permetterò che finisca in questo modo, Zelgadiss.]

***...Inside my toughts wounds become strenght. I walk on, tomorrow...***



 
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