Rose gemelle

parte I - Dolorosi ricordi

di Astarscia

 

Howarang  guardava senza vederla la pioggia che cadeva fitta oltre le ampie vetrate a parete del grattacelo della Mishima Corp. Il tempo cupo e freddo di quell’inverno piovoso, rispecchiava in tutto e per tutto il suo stato d’animo attuale; Howarang  sospirò tristemente cercando disperatamente di ricordare quando era stata l’ultima volta che aveva riso………………..probabilmente era stato poco prima dell’incontro finale tra Jin e Heinachi…….………incontro che Howarang pensava avrebbe vinto Jin…………..….Jin; già lui pensava e invece………….

Houarang  ricordava ancora perfettamente l’espressione di perverso piacere che aveva visto dipinta sul volto di Heinachi mentre questi sbatteva a terra suo nipote e poi infierire duramente sull’avversario sconfitto.

I medici del pronto soccorso avevano trovato diverse fratture alle costole, escoriazioni multiple su parti del corpo che il ragazzo non sapeva nemmeno che esistessero, persino un braccio rotto e un tendine lesionato in modo grave. L’ematoma che Jin aveva alla testa a fine incontro l’aveva tenuto in coma per ben tre giorni. Solo la straordinaria tempra fisica di Jin aveva salvato il ragazzo da una morte quasi certa; Howarang  si sentiva ancora ribollire il sangue quando ripensava a quello che gli avevano detto i medici alcune ore dopo la fine del Tekken; appena terminata l’operazione a cui Jin era stato sottoposto per tentare di rimediare ai danni causati da Heinachi: 

“………………….il suo amico probabilmente sarebbe rimasto paralizzato o menomato se non fossimo intervenuti in tempo. Ha riportato fratture multiple e varie escoriazioni in tutto il corpo. Ma la cosa più grave è stato senza dubbio un ematoma alla base del cranio………… nessuno di voi due indossava il casco al momento dello schianto vero?” “Schianto………Già………..schianto……….. “ probabilmente il medico pensava che, data l’entità del danno e la loro giovane età, fossero le vittime di un ennesimo incidente stradale,  del sabato sera; nessuno gli aveva detto che erano due dei partecipanti al torneo del Tekken e l’uomo non sembrava affatto un appassionato di Lotta  e Arti Marziali.

Houarang  scosse con forza la testa e si accorse che stava piangendo.

“Già  bravo bel lavoro Tigre piangi ancora!…….Allo stato attuale delle cose l’unica mia vera abilità sembra quella di commiserarmi e frignare……proprio come una bambinetta……..” pensò amaramente sbattendo con forza un pugno sul vetro rinforzato della parete della camera da letto in cui era. Deluso e arrabbiato con se stesso tornò a guardare il temporale che infuriava fuori……….“Certo che sono proprio un idiota, lo Howarang  di un tempo mi riderebbe in faccia prendendomi a calci se ne avesse l’opportunità………….Ma io non sono più quello di un tempo………..” sospirò ancora e calde e dolorose lacrime di sconfitta gli rigarono le bianche guance perlacee “………….non sono più il guerriero che ero, ne il testardo ragazzino che irruppe nell’ufficio di Heinachi quasi un’ anno fa per sfidarlo e perdere miseramente come accadde……………………” Le lacrime non si fermavano e Howarang appoggiò la fronte al freddo vetro della finestra, per impedirsi di cadere a terra, le ginocchia gli tremavano mentre ricordava quello scontro furioso nell’ufficio della Mishima Corp. Era entrato sfondando con un calcio la porta di legno lucido della stanza, dopo aver atterrato i quattro gorilla fuori; era livido di rabbia reso ceco dal desiderio di vendetta non lo sfiorava minimamente il pensiero di perdere.

L’unica cosa che desiderava era abbattere il responsabile delle ferite inferte a  Jin, il suo Jin per la precisione; probabilmente era stato allora che aveva realizzato a pieno di amarlo………..la sua gran voglia di batterlo era solo un modo per dissimulare un diverso tipo di attrazione verso Kazama.

Un’attenzione che Houarang sapeva, Jin non avrebbe mai assecondato ne tantomeno ricambiato, o perdonato…….anche se all’epoca non erano più questi i suoi pensieri, nulla gli importava più, nemmeno di rendersi ridicola davanti a Kazama o ad altri…….vedere la persona che amava ridotta ad un vegetale lo aveva fatto –sbroccare- per così dire, e pazzo di dolore e rabbia impotenti aveva fatto la cosa più stupida…………aveva tentato di uccidere Mishima Heinachi, il lottatore numero uno del mondo il vincitore del Tekken 4 che per inciso lo aveva già battuto durante le eliminatorie……………………..

Un singhiozzo scosse le spalle del giovane “…………….Stupido idiota che non sono altro…… se almeno avessi ……………se almeno………….” Non era solo il dolore e la delusione per la cocente sconfitta di quel giorno che lo affliggevano, ma anche e soprattutto quello che ne era seguito.

Howarang ricordava ancora nitidamente ogni singola parola che aveva pronunciato quel giorno, ogni singolo gesto che aveva preceduto lo scontro col temibile proprietario della Mishima Corp……………………………….li ricordava tutti e desiderava disperatamente cancellarli dalla sua memoria e dal suo passato, ma sfortunatamente sapeva benissimo che questo era impossibile……..

 

8 Mesi Prima

Ufficio del presidente della Mishima Corp

Ore 16 e 45 del pomeriggio, ora locale:

 

“Bene, bene ragazzino che ci fai qua?” Heinachi fissava divertito il ragazzo che gli stava davanti, da dietro la scura scrivania d’ebano a cui era seduto; la segretaria che poco prima era entrata nell’ufficio del suo capo era caduta a terra spaventata dall’entrata ad effetto di Howarang ed ora se ne stava rannicchiata a terra davanti alla scrivania, fissando spaventatissima il furente ragazzo in kimono bianco che ansante se ne stava ad un passo dalla porta divelta.

“Sono qui per te Bastardo……” aveva ringhiato contro Heinachi uno Howarang furente senza staccargli gli occhi di dosso; Heinachi aveva sorriso divertito della cosa, poggiando il documento che teneva in mano con fare calmo sul piano lucido della scrivania si rivolse in tono tranquillo alla ragazza che seduta a terra davanti alla sua scrivania tremava come una foglia:

“Gloria………” disse con voce sicura “Gloria vada…… non ho più bisogno di lei per il momento.” La ragazza ancora sotto schok per lo spavento di poco prima non aveva dato segni di muoversi, allora Heinaci leggermente spazientito ripeté “Gloria ha sentito quello che o detto……… o mi devo ripetere?” il tono duro e formale della sua voce svegliarono la ragazza che si rialzò di fretta e con movimenti legnosi si inchinò educatamente al suo capo.

“Si…….Si certo signore……… mi scusi signore………..chi….chiami……chi….chiami pure se ha nuovamente bisogno di me………Signore” poi si era voltata e aveva attraversato la stanza con passo svelto e raggiunta la porta si era nuovamente voltata per proferirsi in un ulteriore inchino; a quel punto Heinachi le aveva ordinato con voce nuovamente calma:

“Dica hai ragazzi della sicurezza e a chiunque altro che non desidero essere disturbato ulteriormente per la prossima mezz’ora……e anche lei, vada, si prenda una pausa, a decisamente bisogno di bere un the……………………sono stato chiaro Gloria?”  aggiunse infine con tono più basso e leggermente minaccioso.

La ragazza evidentemente era più spaventata dal suo capoufficio che dal giovane invasore, sbiancò e poi si inchinò nuovamente prima di sparire lungo il corridoi illuminato da chiare luci bianche.

Proprio mente raggiungeva il fondo del corridoio la porta dell’ascensore si aprì e un gruppetto di uomini in giacca e cravatta armati di pistole semiautomatiche ed alcuni in tenuta antisommossa irruppero nel corridoio del piano.

Gloria si sbracciava e Howarang era marginalmente cosciente di quello che stava dicendo al primo dei gorilla che stavano per caricarlo; sebbene controvoglia i sei uomini in giacca e gli altri in tenuta mimetica si lasciarono sospingere dalla ragazza nuovamente nel vano ascensore e sparirono in esso insieme a lei. Evidentemente erano abituati ad obbedire a strani ordini come quello o più semplicemente Heinachi li aveva talmente condizionati da renderli incapaci di razionalizzare una situazione come quella.

Howarang schiumava di furia ceca, non solo Heinachi aveva osato sottovalutarlo, mandare via così le guardie e la segretaria e chiedere appena 30 minuti per occuparsi di lui…….era davvero troppo, ma ancora peggio di questo era che Heinachi si era anche divertito nel farlo, era chiaro e l’altro non faceva nulla per nasconderlo……..

Il giovane ormai, desiderava soltanto spaccare quella odiata faccia da vecchio sbruffone che si trovava davanti a lui, si mise in posizione di guardia iniziando i piccoli saltelli ritmati tipici del Tai-wan-do da lui praticato. Heinachi sorrise ancora più divertito della sua determinazione e con movimenti lenti e calcolati si tolse la giacca e la cravatta che lasciò scivolare delicatamente sulla poltrona della sua scrivania. Si allentò i primi bottoni della camicia e girando attorno ad un lato del mobile si portò davanti al suo giovane sfidante.

“Così moccioso la lezione che ti ho dato al Tekken non è servita proprio a nulla vero? Quante altre volte ti dovrò sconfiggere, prima che tu ti renda conto della mia innata superiorità sulla tua miserabile tecnica di lotta?”

Il vecchio guerriero sorrise ancora più intensamente per provocare Howarang; non si mise nemmeno in posizione di guardia, ma si limitò semplicemente a restare ritto davanti al suo avversario con le braccia incrociate sul petto e le gambe leggermente divaricate. Il ragazzo non si lasciò indurre in inganno, sapeva benissimo che la sua apparente posizione inerte era solo una finta, invece di attaccare preferì controribattere alle parole di Heinachi:

“Stai zitto stronzo, io sono il migliore nel Tai-wan-do………e sono venuto qui per vendicare Jin, per come lo hai ridotto, maledetto vecchio sadico. Adesso è in coma all’ospedale e non può venire a spaccarti le ossa, lo farò io al suo posto………”

Howarang cambiò guardia passando da quella sinistra a quella destra per dissimulare un leggero imbarazzo; parlando di Jin così ad alta voce era sicuramente arrossito o forse, anche se il suo rossore era passato in sordina a causa dell’ira che già gli aveva colorito le guance; certamente i suoi occhi avevano avuto un bagliore di passione e amore perché aveva quasi rischiato di dire che voleva vendicare il ”SUO AMATO JIN” non solo il suo amico Kazama e la cosa peggiore è che lo stava per fare proprio davanti al suo peggior nemico. Heinachi era immobile davanti al ragazzo e lo continuava a fissare implacabile e inamovibile come una montagna, ma in realtà aveva captato benissimo l’imbarazzo di Howarang e certo non gli era sfuggito il piccolo particolare sul nome del nipote. Parlando di Jin infatti, Howarang non si era riferito a lui chiamandolo Kazama, come suo solito; ma per nome ed in un modo inequivocabilmente appassionato.

Dentro di se Heinachi rideva di gusto, pregustando il piacere dato da una facile e soddisfacente vittoria su un’ avversario così emotivamente instabile; il ragazzo era troppo sconvolto e distratto per essere pericoloso anche in minima parte, ed anche a cose normali, uno Howarang calmo e concentrato non era minimamente un problema per Mishima Heinachi.

Mentre rifletteva su questo il vecchio guerriero decise che se come guerriero il ragazzo non valeva nulla, almeno era carino………………….e poteva avere altri impieghi, molto più piacevoli e appaganti del crudo combattimento.

Heinachi ridacchiò compiaciuto pensando a quello che aveva in serbo per Howarang, il ragazzo dal conto suo si stava davvero spazientendo e senza il minimo preavviso si scagliò verso il suo avversario, colpendo però solo l’aria.

Mishima era preparato anche troppo a quella serie di calci che lo raggiunse…….. scoordinati e prevedibili; non durò minimamente fatica ad evitarli tutti, Howarang era davvero sconvolto a quanto pareva, la sua tecnica era notevolmente peggiorata dal loro ultimo incontro.

“Chissà perché si è così scaldato per quello che o fatto a quello stupido di mio nipote Jin, in fondo è solo un suo rivale……………..o forse……….forse no?”

Heinachi schivava tutti i colpi che Howarang gli tirava e lentamente il ragazzo iniziò ad avvertire la stanchezza dello scontro. Gli scontri con tutte quelle guardie sostenuti sulle scale, all’entrata del grattacelo  e nella hall di quest’ultimo, poi ancora e ancora, mentre saliva i piani, sino all’attico dove si trovava l’ ufficio, il calcio alla porta per aprirla e certamente non ultima, la lunga corsa dall’ospedale al grattacelo della Mishima.

Era già stanco prima di cominciare ed ora che i minuti dello scontro si stavano accumulando sentiva maggiormente il peso delle gambe e delle braccia.  Mentre il mobilio dell’ufficio andava lentamente distruggendosi sotto i suoi colpi andati a vuoto e le contromosse devastanti di Heinachi, che Howarang riusciva a schivare sempre meno, si accorse che Heinachi lo stava chiudendo sempre più all’angolo, impedendoli i movimenti e limitando la distanza tra loro che gli permetteva di sferrare i suoi famosi calci.

Poi senza che Howarang ne avesse alcun sentore accadde, inaspettato come un fulmine a cel sereno, devastante come un terremoto, rapido come la saetta; Heinachi schivò il suo ultimo maldestro tentativo di affondo col pugno destro e contrattaccò, spostandosi appena di lato e convogliando tutto il suo Ki nel pugno che raggiunse lo stomaco scoperto di Howarang.

Il ragazzo rimase come paralizzato da quel colpo, le braccia gli ricaddero inerti lungo i fianchi e le gambe si afflosciarono come due sacchi svuotati del loro contenuto, i polmoni gli si prosciugarono completamente, Heinachi lo sollevò leggermente staccando i  suoi piedi da terra e facendolo penzolare appeso al suo pugno come uno straccio bagnato.

Howarang boccheggiò appena sgranando gli occhi verdi per la sorpresa ed il dolore, dalle sue labbra socchiuse fuoriuscì un sottile rivolo di sangue purpureo, il vecchio guerriero sorrise mentre lo guardava annaspare nell’evidente, quanto vano tentativo di riprendere fiato.

“Colpito, forse…………. ragazzino?” disse ironico “Aspetta e vedrai che ti saprò colpire anche meglio, lasci solo che ti sistemi un poco…….prima……..” e dicendo questo sfilò il pugno massiccio dallo stomaco dolorante e quasi sfondato dello stordito Howarang e senza aspettare che il ragazzo si accorgesse di avere nuovamente i piedi a terra, l’ afferrò saldamente alla vita stringendolo in un abbraccio-morsa pieno di ardore animale, immobilizzandogli anche il braccio destro conto il suo corpo. A questo punto Heinachi afferrò la mascella del giovane con la mano destra e lo costrinse a riceve un violento bacio prevaricatore.

Ancora oggi, a ben otto mesi di distanza, Howarang non ricorda cosa gli ha fatto più male se il pugno o la violenta intrusione nella sua bocca socchiusa per la botta, della lingua sguaiata di Heinachi. Lo spirito prevaricatore e totalmente autoritario di Heinachi si rivelò anche nel suo bacio che fu furioso e lascivo, la lingua scorreva avida in ogni parte della bocca di Howarang assaporandone il gusto leggermente ferroso a causa del sangue versato; in un primo momento il ragazzo era troppo stordito sia per il colpo ricevuto che per l’improvviso bacio e non reagì nemmeno a quella brutale intrusione.

Poi quando sentì la lingua di Heinachi che scorreva invadente in ogni angolo della sua bocca e persino sui suoi labbri accaldati, cercò di divincolarsi e di morderlo, ma le braccia muscolose dell’altro e la sua stretta d’acciaio glielo impedirono. La lingua dell’aggressore gli fuggiva veloce come prima durante lo scontro aveva fatto il guerriero che ora lo stava umiliando così, rendendo vano ogni tentativo di colpirlo, di morderlo. Allora il ragazzo tentò di scalciare per sottrarsi a quell’ orrore, solo per scoprire di avere le gambe premute contro il duro e purtroppo solidissimo bordo della scrivania d’ebano.

“Quando ci siamo arrivati davanti?” pensò disperato mentre il terrore cominciava ad impossessarsi di lui “Non certo durante……….. lo……….lo scontro………” l’ adrenalina si faceva rapidamente più intensa nel suo sangue, mentre la paura si formava nel fondo dello stomaco dolorante “…..e soprattutto perché non riesco a liberarsi!?” gridò disperato dentro di se, mentre Heinachi lo costringeva a proseguire quel bacio lascivo.

Sentiva come se tutte le fibre del suo corpo fossero state svuotate della forza e appesantite col piombo. Poi finalmente dopo lunghi interminabili minuti quella tortura indicibilmente umiliante e spaventosa si concluse, repentinamente così come era iniziata e l’aria fluì nuovamente nei suoi polmoni stremati.

Heinachi si sciolse dal bacio violento che aveva imposto a Howarang, beandosi dell’espressione disorientata e scioccata dell’altro, non lasciandogli comunque andare la mascella lo fissò dritto negli occhi con sguardo truce ed inequivocabilmente eccitato.

“Ed ora mia bella principessina? Cosa credi che succederà adesso, dimmi?” e così dicendo si profuse in un orribile e sadico ghigno che raggelò l’anima di Howarang. Il ragazzo iniziò a tremare di paura e umiliazione ed anche se avrebbe voluto vomitargli in faccia una sequela di parolacce ed insulti, l’unica sola cosa che riuscì a fare in quel momento fu di gemere terrorizzato mentre due lacrime gemelle gli rigavano il volto pungenti come ahi di acciaio e fredde come il ghiaccio.

“Non è ancora il momento di piangere mia bella principessina……” sussurrò in un roco soffio Heinachi avvicinandosi all’orecchio di Howarang “……..aspetta, il meglio deve ancora venire………….”Aggiunse poi lasciando andare la mascella contratta del giovane e afferrandogli  il polso sinistro. Con un rapido gesto costrinse Howarang a roteare su se stesso e lo spinse giù, facendogli sbattere il volto sulla scrivania, bloccandolo in quella scomoda posizione col suo peso e tenendogli piegato il braccio sinistro sopra la schiena in una posizione dolorosamente innaturale.

Il ragazzo troppo stordito dal dolore per tentare di liberarsi impiegò un secondo di troppo prima di accorgersi che oltre a bloccarlo sulla scrivania Heinachi lo aveva anche costretto ad allargare leggermente le gambe.

“Ba….Bastardo schi…..schifoso cosa vuoi far….farmi….mi ma…..maledetto……………” riuscì finalmente a dire mentre l’altro gli si premeva contro per raggiungere il suo orecchio.

“Ah ma allora hai ancora la lingua dolcezza…….ed io che credevo di danzare su una musica silenziosa………………………..…………..bene…..bene, la cosa sarà ancora più divertente………Bhe almeno per me, si capisce…………….” Gli rispose Heinachi con voce roca e più bassa del solito.

“Non ti lascerò farmi una cosa del genere maiale schifoso…………” ringhiò Howarang ritrovando un briciolo di autocontrollo e fin troppo consapevole delle intenzione dell’altro “……….preferisco morire piuttosto!” Mishima non si mosse dalla sua posizione, limitandosi solo a far scendere la mano destra libera sul fianco scoperto del ragazzo fino a infilarla tra le sue gambe. A quel contatto indesiderato il giovane iniziò a fremere e si irrigidì quando, sotto le carezze insistenti di Heinachi, il suo sesso iniziò ad indurirsi. Howarang si odiava per la repentina erezione del suo membro alle prime carezze ricevute, dopotutto odiava il suo indesiderato “amante” e poi la mano di Heinaci era ancora semplicemente poggiata sui suoi pantaloni e non sulla carne nuda;  non capiva perché il suo corpo avesse risposto a quello stimolo in modo così subitaneo, cercava spasmodicamente di divincolarsi, ma questo non faceva altro che aumentare l’eccitazione dell’altro e purtroppo anche la sua.

Mishima si sporse in avanti facendo aderire ancora di più i loro corpi; Howarang sentì la lieve pressione del membro di Heinachi ancora dentro i suoi pantaloni, sulle sue natiche e cercò di allontanarsi da quel contatto ma il vecchio guerriero iniziò a passargli la lingua sulla pelle nuda del collo succhiandolo profondamente in alcuni punti particolarmente sensibili, causando strozzate frasi di minaccia da parte del ragazzo  che però ad ogni istante perdevano di forza e si interrompevano per essere sostituite da qualche ansimo indesiderato di piacere.

Heinaci interruppe quella tortura umida e i suoi massaggi lascivi al membro di Houarang dopo un tempo che al giovane parve infinito; portando le labbra ancora più vicine all’orecchio del ragazzo gli sussurrò in tono tagliente e minaccioso:

“Davvero…………ci tieni così poco a Jin?” Howarang si immobilizzò come se fosse stato inchiodato sulla scrivania e con voce tremante  ed incerta sussurrò.

“Co….Cosa c’entra Jin………………..?” sebbene non potesse vederlo in volto, sapeva che Mishima Heinachi stava ridendo quando gli rispose.

“C’entra eccome principessina…………..vedi sono perfettamente al corrente di quello che ti lega davvero a mio nipote…..” bluffò il vecchio guerriero tendendo le reti di una trappola in cui sapeva bene, il giovane ed emotivo ragazzino sarebbe caduto ”………Mi sono sempre chiesto perché, ne tu, ne Jin vi decidevate a risolvere davvero la vostra rivalità. Oggi mi hai confermato col tuo sciocco comportamento un’idea che mi ero fatto tempo addietro”

Howarang adesso tremava davvero di paura e con le lacrime agli occhi riuscì a dire soltanto un frammentato e poco convinto “Non capisco…………”

Heinachi trionfante si rese conto di aver colpito nel segno, il giovane guerriero rosso amava davvero suo nipote! Conscio di questa rivelazione ridacchiò crudelmente facendo scorrere la mano libera sul fianco tremante della sua vittima più volte, inalando a pieno il profumo di paura che emanava Howarang in quel momento; fino a lasciar scendere nuovamente la sua attenzione tra le gambe aperte del ragazzo immobilizzato. Strinse con forza il membro involontariamente turgido di Howarang  e disse in tono tagliente:

“Ah ma davvero? Suppongo allora che non ti spiaccia poi molto se lo faccio portare via dall’ospedale e lo metto al tuo posto…………” lasciò per un attimo la frase in sospeso per far prendere forza alle implicazioni che essa portava con se “…….Sai il suo spirito Devil non mi è mai sembrato molto importante, o particolarmente sviluppato, troppo legato a quella stupida di mia figlia, troppo mammone; ma forse potrebbe essere utile almeno in qualcosa……Ahhhhhhh!………….” Soggiunse ridendo.

Howarang non lo sentiva più, la sua mente vagava come avvolta dalle tenebre in un oceano di dolore liquido…….”Jin il mio adorato Jin, ferito e sofferente dovrebbe soddisfare le schifose pretese sessuali di questo vecchio porco  incestuoso? Ed io come potrei salvarlo da questo orrore, se non sono nemmeno in grado di salvare me stesso?!”

Il ragazzo certamente non dubitava che Mishima avrebbe messo in pratica le sue minacce, era abbastanza ricco e potente, ma sopra tutto abbastanza malvagio, da poterlo fare senza sentirsi minimamente in colpa.

“Cosa posso fare ora………..? E’ tutta colpa mia, se non fossi venuto qui come uno stupido nulla di tutto questo sarebbe successo………….potevo, anzi dovevo restarmene buono all’ospedale ad aspettare che Jin si svegliasse, allora gli avrei spiegato quali erano i mie sentimenti…..e allora magari…..lui….noi”  Ma già mentre lo pensava sapeva che si stava solo illudendo, il grande Jin Kazama che accettava di buon grado l’amore di…….di un perdente come lui! Di un ragazzo poi!!!!!!!!!!! I suoi singhiozzi disperati lo riportarono alla realtà bruscamente, assieme al tocco viscido e umido della lingua di Heinachi sulla sua spalla ora scoperta.

“…….Ma forse potrei darti una certa possibilità principessina mia………..” Mishima si stava enormemente divertendo, godeva in modo bestiale del dolore e della disperazione della sua giovane vittima inerme e confusa: “Diciamo che sarei disposto a fare uno scambio…………….magari con qualcosa che è già in mano mia.” E nuovamente strinse la presa sul membro in erezione del ragazzo sotto di lui.

Howarang deglutì a fatica, chiuse gli occhi: non aveva altra scelta, non poteva fare niente altro, se non poteva vendicarlo avrebbe almeno protetto il suo amore da qualcosa di ben peggiore di una semplice sconfitta………………“Per Jin…………..” pensò disperato e disse in un singulto “Va…………….va bene……….accetto……………………..” e mentre lo diceva rilassò i muscoli contratti con rassegnata sottomissione.

Mishima esultava pazzo di compiacimento, pregustando quello che sarebbe venuto di li a poco; lasciò gradualmente la presa su Howarang per evitare eventuali ripercussioni dovute a ripensamenti dell’ultimo minuto, ma quando vide che il ragazzo non accennava a nessuna contromossa, sorrise  crudelmente e disse:

“Bene principessina, ottima scelta, lascerò stare quel turbolento ed indocile disastro di mio nipote e mi concentrerò solo su di te che sai essere così ragionevole!”

Howarang spostò le braccia in alto per coprirsi il più possibile la testa e soprattutto le orecchie, per non ascoltare oltre quei discorsi torturatori e i gemiti rauchi dell’altro, che senza dubbio sarebbero presto cominciati; come a cercare in quell’auto-abbraccio una salvezza che sapeva benissimo non sarebbe venuta, il ragazzo si contrasse su se stesso e tremando come una foglia attese l’inevitabile.

Heinachi gli allargò ancora di più le gambe per farsi spazio tra esse e Howarang  lo lasciò fare, completamene abbandonato sulla scrivania.

Il vecchio guerriero infilò allora una mano ruvida nella cintura del giovane, afferrò saldamente i lembi superiori dei pantaloni e dei boxer dell’altro, poi con un’unica rapida mossa glieli strappò di dosso con uno stridente rumore di stoffa lacerata, lasciando Howarang nudo ed indifeso davanti al suo carnefice.  Il ragazzo si sentiva svuotato, come se un vento gelido lo avesse attraversato completamente e gli avesse estirpato a forza il calore corporeo e l’anima. Nel vuoto tormentato che era diventata la sua mente l’unica cosa che riusciva a distinguere, chiara come una pallida luce nel buio, era il volto di Jin che lo guardava sorridendogli appena.

Era così che si era sempre immaginato il volto dell’amato, altrimenti perennemente corrucciato, nei sogni degli ultimi mesi del Tekken, eppure anche se sapeva che non lo avrebbe mai visto davvero, dato il carattere dell’altro e non ultimo le sue normali inclinazioni sessuali; in quel momento quel ricordo da sogno era la sua unica ancora di salvezza nell’oceano di dolore ed umiliazione in cui si stava lasciando precipitare.

Heinachi si apri la lampo dei pantaloni scuri di alta moda che indossava e con fare famelico avvicinò il suo sesso eretto e bramoso alle indifese natiche bianche della sua vittima “consenziente”; quando Howarang sentì il contatto ruvido delle mani del suo aguzzino sui glutei scoperte, si irrigidì e quello fu l’ennesimo errore………… avvertendo la sua tensione Mishima sorrise di perfido piacere e gli allargò rudemente i glutei per farsi strada verso l’apertura tanto agognata. Il membro eretto e turgido del guerriero si appoggiò appena all’apertura tremante di Howarang che, se possibile strinse le braccia attorno alla testa ancora più forte tremando di paura, piangendo ormai in maniera incontrollata. “Jin…….JIN…….Diomio…….JIN……….aiutami……JIN,JIN,JIN…..”ripeteva disperato nella sua testa, ma sapeva benissimo che il suo amato Jin non poteva sentirlo ne accorrere in suo aiuto, eppure non poteva fare a meno di invocare silenziosamente il suo nome; i singhiozzi che gli scuotevano il corpo lo stavano spossando più dell’attesa di quello che Heinachi gli avrebbe fatto di li a poco……… “Dio aiutami Jin………….Jin amore mio JIN…………” pregò ancora.

Poi con selvaggia potenza e ormai quasi inaspettatamente Heinachi lo penetrò; profondamente, dolorosamente, volgarmente affondando nel suo corpo inerme come una lama incandescente affonda nel burro molle.

Howarang sbarrò gli occhi e si afferrò disperatamente ai bordi della scrivania su cui era sdraiato, emise da prima un flebile rantolo simile al miagolio di un gattino appena nato, poi finalmente, dopo un interminabile attimo, emise un grido di dolore lungo e straziante che si concluse con un roco, soffocato rantolo incoerente.

Heinachi affondò ancora di più il suo membro dentro la cavità ferita e oramai sanguinate del ragazzo, che improvvisamente si inarcò cercando di sfuggire a quell’orrore, ma l’altro glielo impedì schiacciandolo nuovamente sul piano della scrivania ed estraendo contemporaneamente dal giovane il sesso violatore con estrema lentezza, in modo da prolungare ancora di più il dolore ed il senso di vergogna dell’altro.

Due dolenti lacrime gemelle di cocente vergogna, rigarono solitarie le guance di Howarang che gemette di nuovo, e si contorse ancora come un animaletto ferito ed in trappola, mentre il suo crudele aguzzino tornava a penetrarlo con maggiore veemenza di prima e poi ancora si ritraeva, e lo penetrava ancora; sempre più lentamente sempre più in profondità, sempre più dolorosamente.

Heinachi godeva in maniera indicibile delle sofferenze della sua vittima, vedere il giovane contorcersi e raggomitolarsi sotto le sue spinte lo eccitava in modo animalesco, decise di aumentare leggermente il ritmo e si godette i gemiti di dolore ed involontario piacere che l’altro gli regalava; poi dopo qualche colpo un po’ più forte si chinò sul ragazzo schiacciandolo ancora col suo peso e gli afferrò il membro eretto e fremente con la ruvida mano, cominciando a massaggiarlo lentamente, accompagnando ogni carezza con un colpo profondo e deciso delle pelvi.

Howarang gemette dal piacere atavico che quel contatto lascivo e violento gli procurava, si odiava per quei singhiozzi di godimento che gli sfuggivano dalla bocca socchiusa, ma anche mordendosi il labbro inferiore non riusciva a trattenerli; era un vigliacco ed un verme se si lasciava violare in quel modo, e osava persino provare un perverso piacere in questo, ma in quel momento non aveva nemmeno la forza di piangere davvero, figuriamoci poi quella che serviva per reagire in un qualunque modo………………

Heinachi prese a martellarlo con colpi sempre più focosi e serrati quasi sbattendolo contro la scrivania, il respiro roco e caldo del guerriero giungeva alle orecchie del giovane come un rumore di tuono, la testa gli girava ed il cuore gli martellava in petto, il crescente ritmo lo rese fin troppo consapevole della bramosia che stava invadendo anche il suo debole corpo.

Avrebbe presto raggiunto il culmine.

Howarang gemette per il dolore e la degradante vergogna che provava; “…….non lo posso permettere, non posso lasciarmi annientare così, non senza almeno provare a fare qualcosa……..” si disse; così cercò di concentrarsi solo sul dolore, sul sangue purpureo che gli colava dalla spaccatura tra le natiche giù lungo le gambe nude, cercò di non badare alle carezze eccitanti che gli venivano concesse, alla lingua umida ed esperta che gli solleticava i lobi delle orecchie ed il collo, la schiena e il declivio muscoloso ma elastico delle spalle. Disperatamente si impose di fissare la mente solo sull’odio che provava per colui che lo stava umiliando, rubando quello che il ragazzo sperava, sognava, sarebbe stato solo di Jin…………del suo adorato Jin………..la sua castità, il suo corpo inviolato.

I suoi sforzi furono del tutto inutili, la foga animalesca e violenta di Heinachi lo travolse proprio mentre l’altro gli si svuotava dentro con un muggito da toro in calore, anche Howarang venne, gemendo appena e schizzando di bianca e collosa essenza il nero lucido della scrivania; “Jin………….” Sussurrò in un singhiozzo con voce spezzata, quasi fosse una preghiera, scoppiando poi nuovamente a piangere.

Heinachi si ritrasse rudemente dal corpo caldo del ragazzo, “No….” Si disse arrabbiato, quell’ultima parola non gli era piaciuta affatto………gonfio di rabbia e rinnovata frenesia il vecchio guerriero costrinse Howarang a rigirarsi sulla schiena ed a guardarlo in faccia mentre gli apriva nuovamente le gambe e vi si piazzava in mezzo fissandolo con aria furente. Non avrebbe permesso al suo nuovo giocattolo di defraudarlo del puro piacere che provava nel sentirsi completamente padrone del suo amante. A Heinachi non importava affatto che Howarang lo amasse o lo odiasse, l’unica cosa che voleva era la sua ceca obbedienza, che lo temesse e che godesse delle sue attenzioni come e quanto decideva lui. Il ragazzo era solo un guscio in cui svuotare la sua libido, un niente che senza di lui non sarebbe stato niente e doveva capirlo subito.

“OH……” si ripromise Heinachi “….sarà molto peggio per lui……” le sue bamboline dovevano essere docili e remissive ed invocare il nome di un altro, mentre dividevano il suo letto non era compreso tra le cose che Heinachi gradiva facessero.

“Guardami. “ gli ringhiò furioso.

Il ragazzo si fece piccolo davanti alla massiccia figura di uomo ormai fatto che gli si stagliava davanti come una montagna o un demone sarebbe meglio dire; con occhi annebbiati dal pianto vide Heinachi che gli alzava e allargava la gambe sporche di sangue e poi tenendolo per le caviglie lo penetrava nuovamente con furiosa veemenza; gemette per il dolore; la paura del suo violentatore si fece ancora più intensa mentre l’altro riprendeva a martellarlo duramente.

Dopo qualche colpo Heinachi si fermò inaspettatamente; “Si così!!” si disse esultante mentre guardava Howarang farsi piccolo e raggomitolarsi ebbro di paura sotto il suo furioso assalto, ma senza dare segno di quella esultanza continuò a fissare la sua terrorizzata vittima con sguardo irato.

“Non ti azzardare mai più a chiamare quel nome mentre ti sto’ possedendo piccolo bastardo…………………..” ruggì minaccioso “ …..o  lo ritroverai gemente al tuo fianco sotto i colpi del mio membro……………ci siamo intesi?”

Howarang rantolò appena alla minaccia ed annuì con tutta la veemenza di cui riuscì a rendersi capace, molto poca a dire il vero; poi lasciando scorrere le lacrime ancora più copiose di poco prima disse: “Ti prego non farlo………giuro che…………che non lo pronuncerò mai più………quando….quando………………” la sua voce era un tremolante sussurro appena percettibile ed il ragazzo non ebbe la forza ed il coraggio nemmeno di terminare la frase, ma bastò questo a riempire Heinaci di voglioso trionfo.

Sorrise nuovamente più rilassato, mentre Howarang distoglieva disperatamente lo sguardo da lui, “Guardami Ragazzino!” disse bramoso e non appena lui lo accontentò, Mishima riprese a penetrarlo profondamente con una cadenza ritmata sempre più rapida.

Ai primi colpi più veloci Howarang artigliò il piano lucido della scrivania con la mano sinistra, in maniera tanto brusca e con tanto ardore da rompersi le unghie, poi si portò la nocca dell’indice destro alla bocca mordendo forte, fino a farla sanguinare. Non voleva godere ancora, non così presto non di nuovo con dentro Heinachi.

Ma ancora una volta, come poco prima, la sua volontà andò in frantumi mentre si inarcava verso il membro di Heinachi che gli si svuotava nuovamente dentro; pochi colpi ancora ed anche lui venne, spargendosi il bianco liquido del piacere appena raggiunto sul ventre seminudo e in parte sulla scrivania.

Howarang si afflosciò dopo l’orgasmo che lo aveva colto impreparato e gli aveva tolto le ultime forse; Heinachi si ritrasse lentamente da lui, soddisfatto del risultato di quello “sconto”. Aveva raggiunto il suo scopo!

Sconfitto e sottomesso il ragazzo non osava nemmeno muoversi dalla scomoda posizione in cui lo aveva abbandonato il suo carnefice; Heinachi si godette lo spettacolo, la testa di Howarang abbandonata da un lato gli occhi arrossati dal pianto, il viso rigato di lacrime, i capelli sconvolti umidi e arruffati, gli davano un aria di innocenza perduta che fece fremere i bassi istinti del vecchio guerriero.

Distrattamente passò una mano ruvida sulle cosce muscolose ma elastiche del giovane amante, compiacendosi di scoprirle macchiate di purpureo sangue, come le natiche e la scrivania su cui giaceva scomposto il ragazzo.

Howarang tremò a quel nuovo contatto graffiante, chiuse gli occhi temendo un ulteriore assalto e con la mano destra strinse convulsamente i lembi della camicia del kimono cercando quasi di coprirsi con essi, strinse la mascella e il pugno della mano sinistra, ma non si mosse da dove lo aveva abbandonato Heinachi.

Mishima, si fermò un attimo ancora a rimirare il suo bel giocattolino, poi si ricompose. Si risistemò il poderoso membro adesso appagato nei pantaloni e chiuse la lampo; si riabbottonò il collo della camicia bianca che indossava e mentre lo faceva girò attorno alla scrivania per recuperare la giacca e la cravatta che aveva abbandonato sulla sua poltrona, a inizio scontro.

Mentre si risistemava il nodo della cravatta sfruttando il riflesso della parete finestra del suo ufficio, lanciò un occhiata all’orologio digitale che era caduto a terra dal piano della scrivania………………..il display a cristalli liquidi del quadrante segnava le 17 e 12 Mishima sorrise compiaciuto di se stesso una volta di più:

“Mhu……….ben due minuti di ritardo……..dovrò provvedere…..presto………....”pensò divertito. Occorsero pochi ritocchi ancora per i capelli ed i baffi, poi fu pronto; “Alzati Principessina!” disse perentorio riportando la sua attenzione sullo sconvolto Howarang; il giovane non reagì subito all’ordine ma dopo un lieve fremito si mosse.

Appoggiandosi sul gomito sinistro, si tirò faticosamente a sedere, gli doleva ogni fibra del corpo, come quando da bambino gli era capitato di essere picchiato dai bulli del quartiere. Heinaci  lo rimbrottò bruscamente, come se fosse un padre arrabbiato, anche se sarebbe meglio paragonarlo ad un cliente scocciato!

“Alzati, non voglio che ti trovino sdraiato sulla mia scrivania come una qualunque sgualdrina da due soldi!!”

Howarang aveva freddo, anche se la stanza era ovviamente climatizzata, il gelo che avvertiva gli veniva da dentro ed ora sapeva che non se ne sarebbe più andato……….. Ma ugualmente cercò di rimettersi in piedi, solo per scoprire che le sue gambe non lo reggevano più, scivolò pesantemente a terra e rimase seduto sui suoi stessi polpacci, li dove era scivolato, davanti alla scrivania; si coprì il volto con entrambe le mani e iniziò nuovamente a piangere, singhiozzando piano.

Mishima alzò un sopracciglio, poi premette un bottone sulla tastiera dell’interfono incastonata nella scrivania:

“Gloria……?” Fece con voce rilassata, dall’altro capo del citofono vi fu un lieve fruscio poi la voce limpida della ragazza riecheggiò nell’ufficio di Heinaci come uno scrosciare d’acqua di fonte.

“Signore……..?” chiese la segretaria con tono interrogativo.

“Gloria, venga nel mio ufficio, si porti il blocco per gli appunti e la lista dei miei impegni per domani………………” il vecchio guerriero continuò con fare pensoso “…….avverta il responsabile degli Impianti Siderurgici della fabbrica di Shiattol che lo incontrerò domani prima della colazione di lavoro con lo Sceicco Haman. Non ammetto ritardi!

Chiami una squadra di manutenzione e una di addetti delle pulizie per riordinare il mio ufficio e poi……..Avverta Jeff di raggiungermi immediatamente…….” Dall’altro lato dell’interfono si sentì un flebile rumore di stilografica che scrive veloce sulla carta, poi la segretari chiese con tono professionale:

“Desidera altro signore?” era più che altro una domanda di routine che non sempre riceveva risposta, ma che Gloria non mancava mai di pronunciare.

“Ah si giusto……….. quasi scordavo……………..quando viene nel mio ufficio mi porti un paio di boxer puliti e dei pantaloni bianchi.” Disse Mishima con una leggera punta di soddisfazione nella voce.

Dall’altro lato dell’apparecchio non si udì risposta, “Gloria, mi ha capito bene?” ci fu un esitante “SI ………….” Seguito poi subito dopo da un più sicuro “Si, si certo Signore, verrò subito da lei con quanto richiesto…..”

Heinaci spense l’interfono, Howarang non si era mosso da terra ed ancora stava piangendo, il vecchio guerriero si voltò per contemplare il panorama della prima sera, con le luci che si stavano accendendo lentamente ai piedi del Mishima Palaces. Dalla grande finestra parete del suo ufficio contemplò la città sottostante come se fosse una sua proprietà.

 

OGGI

Howarang si appoggiò stancamente alla liscia superficie di vetro della finestra di camera sua, le goccioline d’acqua che vi cadevano sopra frammentavano in una miriade di scintille luminose le luci della sera, che illuminavano la notte nella città sottostante; lui nemmeno le vedeva………….

Aveva la testa vuota ed il cuore pesante come gli capitava sempre quando ricordava il suo primo stupro………….si odiava per averlo fatto ancora, ma oramai sapeva bene di aver perso qualunque tipo di autocontrollo. Chiuse gli occhi e aprendo il pugno poggiò delicatamente la mano destra sul vetro, facendola aderire perfettamente, appoggiò il braccio sinistro sopra la testa ed il freddo contatto col vetro gli diede un briciolo di sollievo. Quella superficie solida  e fredda gli dava un senso di definito e coerente che sentiva di non possedere più da tanto.

Non ricordava molto di quello che era successo dopo lo stupro, era vagamente cosciente di aver visto Gloria entrare nell’ufficio di Heinaci e parlare con quest’ultimo, anche se non ricordava i loro discorsi. Poi la ragazza doveva averlo portato in bagno (perché lui sapeva di essersi rivestito la) e si era offerta di aiutarlo a lavarsi e vestirsi, con gli abiti che gli aveva fornito, ma Howarang aveva rifiutato il suo aiuto.

Si sentiva sporco e contaminato da qualcosa di orripilante e anche quando la ragazza gli aveva porto i vestiti, sfiorandogli una mano, si era sentito svenire, non voleva rischiare che ulteriori contatti gli facessero perdere davvero i sensi, sarebbe stata un’umiliazione ulteriore che avrebbe fatto troppo piacere a Heinachi.

Il tragitto tra l’ufficio del presidente della Mishima Corp. e la stanza che poi sarebbe diventata la sua era un indistinto susseguirsi di corridoi, scale e sale. Il ragazzo seguiva la segretaria come in trans, non prestando la minima attenzione ne al tragitto ne a coloro che incontrava durante esso; poi finalmente dopo aver preso un’ ascensore e percorso il lungo corridoi dell’attico, Gloria gli aveva aperto la porta della stanza che lo avrebbe ospitato dicendo educatamente:

“Prego Signorino, entri, questa è la sua stanza.” dopo che lui era entrato la ragazza l’aveva seguito illustrandogli la disposizione dell’attico in cui avrebbe abitato. L’ampia camera con letto a baldacchino e parete-finestra con veri oscurabili, il salottino con piccolo bar annesso e gli impianti audio video più all’avanguardia, l’armadio-camerino di 6 metri per 5 ed infine il doppio bagno con piccola piscina iakuzi 3 metri per 2, doccia idromassaggio e terma tradizionale annessa.

Mentre lasciava la camera Gloria si era fermata sulla porta, lo aveva guardato per un lungo momento, uno sguardo intenso comprensivo e Howarang sapeva anche commiserevole…………. Poi si era inchinata un momento e tornando ad indossare la sua solita maschera di professionale efficienza lo aveva salutato dicendo:

“Chiami pure se desidera qualcosa o ha esigenze particolari. Il terminale dell’interfono è stato disposto in ogni stanza dell’attico, anche nel camerino se ne avesse necessità……… il numero per chiamare me è il 12 il servizio in camere risponde al 304 e la sicurezza al 15. Anche se non credo che stasera voglia uscire, potrà averne bisogno in seguito, gli autisti rispondono al numero 20………”

Provando un leggero imbarazzo nel pronunciare l’ultima parte del discorso continuò: ”…………il signor Mishima ha l’interno 01………Buona…….Buona serata Signorino Howarang……………” e senza aspettare la sua risposta si era inchinata profondamente, voltandogli poi le spalle ed avviandosi lungo il corridoio.

Solo una volta che fu sparita nel vano dell’ascensore Howarang si era voltato ed aveva richiuso la porta dietro di se………….. era andato in bagno e si era spogliato, ficcandosi sotto la doccia dove era rimasto seduto sulle fredde mattonelle di porcellana, con le gambe piegate al petto per ore. Non ricordava come o quando era uscito dal bagno, ma la mattina dopo si era ritrovato nel letto con indosso un costoso pigiama di seta e i capelli asciutti; qualcuno poi gli aveva detto che era stata la sua nuova cameriera personale Melody a trovarlo e spaventata dal suo mutismo e dallo sguardo allucinato, aveva chiamato i medici che si erano presi cura di lui.

Quante dannatissime pasticche di calmante aveva ingurgitato da allora? Howarang non lo sapeva davvero, e sinceramente poco gli importava ormai………………

Una roca voce spiacevolmente conosciuta alle sue spalle lo strappò con violenza al triste corso dei suoi pensieri:

“Ancora brutti ricordi Principessina?” La voce crudelmente calma di Heinaci aveva sempre il potere di paralizzarlo, il giovane spalancò gli occhi per lo schok di quella inaspettata presenza nella sua camera. Sapeva benissimo che la porta della stanza era chiusa a chiave, lo faceva sempre quando era dentro da solo, ma sapeva anche che Heinaci aveva un paspartù elettronico che gli dava accesso ad ogni stanza chiusa del palazzo.

“A che mi serve chiudermi dentro, quando so benissimo che tanto per lui la mia porta è sempre aperta?………..”.

Finalmente dopo alcuni lunghi istanti, ebbe il coraggio di girarsi e si ritrovo davanti la massiccia figura del suo “proprietario”, il vecchio guerriero indossava un abito da sera molto elegante ed aveva un’aria pericolosamente soddisfatta.

“Stai ancora male Howarang?” Chiese avvicinandosi di un passo e costringendo il ragazzo a schiacciare la schiena contro il vetro della finestra per evitare di toccarlo.

“Peccato che tu non sia venuto al ricevimento, molti dei miei amici hanno chiesto di te…..”

La frase, pronunciata in un sussurro strisciante, fu lasciata in sospeso e Howarang tremò al ricordo di quando circa due mesi prima Heinaci gli aveva fatto “conoscere” un suo importante cliente ed amico…………………era stata una notte orribile, umiliante…..poi distogliendo lo sguardo dai freddi occhi di Heinaci pensò “Umiliante….che ironia……..come se le altre mie notti da otto mesi a questa parte fossero state piacevoli…o serene…………..”.

La mano di Heinaci gli carezzò la guancia ed il ragazzo rabbrividì.

“A me sembra che tu adesso stia un po’ meglio o mi sbaglio?” la domanda era stata posta più come una constatazione che come un quesito.

Howarang non rispose ma si limitò ad annuire debolmente; Mishima sorrise, la serata di gala era stata noiosa e lunga e il vecchio desiderava distendersi un po’ prima di coricarsi.

Ghermì con stretta d’acciaio la bianca mandibola del suo amante e lo costrinse a  voltarsi verso di lui; poi gli poggiò la bocca sulle labbra socchiuse iniziandone l’ esplorazione accurata e profonda come piaceva a lui, mentre lo baciava avvolse il giovane inerte e rassegnato in un possessivo abbraccio che non lasciava scampo.

Howarang gemette alle prime carezze lascive che gli venivano profuse, abbandonato e sottomesso al suo carnefice, mentre una lenta lacrima di disperazione gli rigava la guancia.

“Jin………amore mio……….” Fu l’ultimo suo pensiero coerente, poi ci fu solo dolore immerso in un liquido mare di piacere animale, non richiesto…………………