Pretty guy

Parte III

di Sei-chan

 

 

Jordan lo svegliò abbastanza tardi. Quando scesero per colazione erano già le dieci, ma, contrariamente al giorno prima, quasi ogni piatto era intatto. Ad un angolo c’erano solo Roger e sua moglie che sorseggiavano il caffè scrutando chi scendeva, e, Jordan ci avrebbe giurato, prendendo nota dell’ora.

Jordan scosse la testa e si sedette lontano da loro. Non li salutò andando verso il garage, ma Danny sentì gli occhi di Roger puntati alla nuca per tutto il viale.

- Hai preferenze sull’automobile?- chiese Jordan.

- Non saprei… una che cammina?-

- Come sei spiritoso! Vorrà dire che prenderò questa… guardala, è un gioiello-. Jordan tolse il lenzuolo da una macchina, e Danny sgranò gli occhi: era il tipo di macchina del cui proprietario sarebbe diventato schiavo a vita.

- Una Porsche  911 Targa…?-

- Grigio metallizzato, interni in radica, serie limitata. Ti piace? Me l’ha regalata il nonno per i ventun anni, è come il mio primo amore- sorrise Jordan saltando dentro e accendendo il motore. - Senti come canta! Tutte le settimane Leo me la porta a fare un giro… è ancora perfetta-.

- Già- riconobbe Danny salendo. Jordan aprì la capote e partì. Lungo il viale d’accesso alla villa sollevarono una nuvola di polvere, ma Jordan rideva come un bambino con le sue caramelle preferite.

Percorsero stradine di campagna del tutto deserte, sembrava di stare in un film. Jordan guidava concentrato, con gli occhiali da sole e i mezzi guanti di pelle; dopo un po’ si fermarono in un posto che Jordan voleva mostrargli, poi un altro e un altro; arrivarono a metà pomeriggio in una piccola abbazia nascosta fra i boschi, e Jordan tirò fuori il pranzo al sacco.

- Me lo sono fatto fare questa mattina da Elena. Ci ha messo le cose più buone del mondo…-

Danny mangiò in silenzio. Gli piaceva quella vita. Nei suoi sogni ogni tanto pensava che prima o poi ci sarebbe venuto, in Italia, ma non ci sperava più di tanto. Non credeva che avrebbe mai potuto farcela… accanto a lui Jordan parlava di continuo, era entusiasta, voleva dirgli tutto quello che sapeva e sentirsi rispondere che era bellissimo, era felice… non c’era altra parola per descriverlo.

- Ti va di andare al mare?- chiede Jordan dopo un po’, a pranzo finito, e dopo che si erano fatti un bel risposino.

- È molto lontano?-

- Dai, ti ho chiesto se ci vuoi andare! Dimmi sì o no!-

- Ok. Solo se vuoi anche tu… e se non è lontano e devi guidare troppo-.

- Va bene, mamma. Ci vogliono solo un paio d’ore, dai! Ho preso anche i costumi-.

Danny aprì la bocca, poi sorrise e risalì in macchina.

- Dopo ti porto in un ristorante che mi piace molto. Ci vengo sempre quando sono qui, ha una bella vista, speriamo che ci sia bel tempo-.

- Perché no? La giornata è bellissima, sarà bello anche là-.

- Si vedono un mare di stelle, credimi. Mio padre ci portava i clienti alle cene di lavoro, li distraeva e faceva grandi affari-.

- E ora? Tuo padre è…-

- Sì, aveva un problema di cuore di cui nessuno si era accorto... ma per me lavorava troppo-.

Danny attese nel fargli domande, non voleva finire troppo nel personale, ma Jordan continuò per conto suo.

- Lavorava sempre, dalla mattina alla sera... la ditta che aveva aperto era tutto, per lui… anima e corpo, anche se... non ha mai trascurato la famiglia, nei miei ricordi lui c’era sempre… non so come facesse, perché stava sempre in ufficio fino a tardi… anche mia madre lo diceva sempre, era capace di essere dovunque c’era bisogno di lui. Mah, io non sono mai stato capace di farlo…- rise Jordan, e lo guardò. Anche Danny rise, ma distolse lo sguardo subito, lasciandolo scorrere sulla campagna e sulle colline che stavano attraversando.

- Guarda, in quel paese laggiù c’è una mia filiale. È divertente, no? In Italia ne ho aperte tre, e quando vengo quaggiù passo sempre di qui. Una volta o l’altra potrei farci una visitina!- Jordan tacque per un po’. -Era sempre stato il sogno di papà aprire delle filiali all’estero… ma non c’è riuscito, l’ho fatto io. C’è voluto tempo perché gli affari decollassero, anche se... fin dall’inizio il suo fiuto ci ha sempre azzeccato. Lo sai com’è nata l’azienda? Lo vuoi sapere?-

- Avanti, dimmelo- disse Danny lievemente rassegnato.

- Mio padre e mio nonno hanno fatto una specie di scommessa! Mio padre dopo il diploma non voleva più studiare, voleva sposarsi subito… e mio nonno gli disse che non era in grado di mandare avanti una famiglia… mio nonno è molto severo, mio padre era orgoglioso ed entrambi erano dei gran testardi… mio nonno gli ha detto che doveva impegnarsi negli affari per avere il suo consenso, e mio padre gli promise che se non ce l’avesse fatta sarebbe tornato all’università e non avrebbe fallito nemmeno un esame. Ha trovato questa piccola ditta sull’orlo del fallimento, l’ha rilevata e ha riassestato il bilancio. Si è sposato e ha continuato a lavorarci, poi anche io sono entrato con lui e l’abbiamo fatta decollare! È tutto quello che mi ha lasciato… tutto quello che so l’ho imparato lì dentro-.

Danny rise. - La tua famiglia sembra molto appassionata… dev’essere molto divertente-.

- Il nonno ha avuto undici figli, e per tutta la vita si è rammaricato di non avere avuto il dodicesimo. Mio padre era l’ultimo, e ha sempre avuto molto da dire a mio nonno. Non andavano d’accordo come gli altri figli…-

- E tu? Voglio dire, hai dei fratelli?- chiese Danny, ma Jordan allungò il braccio sulla destra.

- Guarda! Lo vedi? C’è il mare?-

Danny non vedeva niente, solo erba e alberi a destra e a sinistra, ma annuì e tacque.

Lungo la spiaggia tirava un venticello fresco. Toccarono l’acqua ma era fredda e agitata, Danny declinò l’invito a fare il bagno, e passeggiarono semplicemente lungo il bagnasciuga.

Danny teneva le mani in tasca; Jordan cercava di sfioragliele ogni volta che poteva, e Danny era imbarazzato, non sapeva che pensare e che fare.

- Sei capace di far rimbalzare i sassi? Ti insegno io!- saltò su Jordan un minuto dopo. Tirò sassi e saltellò attorno a Danny mentre provava, rintronandolo di consigli. Alla fine Danny gettò la spugna e continuarono a passeggiare.

- La vuoi una granita?- chiese Jordan.

- Sì, perché no?-

- Torno subito, laggiù ne fanno di buonissime!-

Jordan scappò via in direzione della strada, e Danny sui sedette su una panchina lungo il marciapiede, e sospirò. Il sole lo accarezzava dolcemente, avviandosi già sulla strada del tramonto. Non picchiava più come a mezzogiorno, quando avevano mangiato fra gli alberi di quell’abbazia.

La gita era stata bellissima. Era come se un desiderio impossibile si stesse avverando, per la prima volta, forse, non si domandava che cosa avrebbe fatto per tirare avanti, e non si vergognava della sua vita. Ma… il pensiero di essere lì a pagamento era come una spina nel fianco. Quando se ne ricordava, per un attimo, il divertimento svaniva. Doveva pensare anche a quello… dopo la festa sarebbe tornato a casa, e… a casa… non aveva nemmeno più una casa. Magari avrebbe potuto fare pace con Ken, ma… tornare a fare quella vita… era l’unica cosa che sapeva fare. Non era mai riuscito a trovare un lavoro decente, e quello… era ciò su cui ripiegava ogni volta, ogni singola volta che andava male. E andava male sempre più spesso. Ormai non credeva nemmeno più di poter cambiare vita.

- A che pensi?- disse Jordan, facendolo sussultare.

- A niente, perché?-

- Sembravi così assorto… dei brutti pensieri?-

- Ti ho detto che non pensavo a niente… guardavo il mare-.

- Strano, avevi un viso così triste… pensavi a lui?-

- A lui chi?- Danny alzò la testa di scatto.

- Al tuo ragazzo-.

- Ti ho già detto che…-

- Lo so, l’hai lasciato, me l’hai detto, ma… magari ci pensi ancora-.

- E poi che te ne frega? Non sono affari tuoi!-

- Lo so- disse tristemente Jordan. - Lo so-.

Danny abbassò la testa con aria afflitta. Dopo qualche minuto si ricordò della granita e rialzò lo sguardo, sorprendendo gli occhi di Jordan fissi sulla sua bocca.

- La… mia granita…- disse Danny a disagio. Jordan si riscosse.

- Eccola… perdonami. Ormai sarà quasi sciolta, l’ho tenuta in mano…-

- Non fa niente… è buonissima, io…-

- Tornerai con lui?- lo interruppe Jordan.

- Come?-

- Con lui, col tuo ragazzo. Tornerai con lui quando ritorneremo a casa?-

- Ma che dici, perché mi fai questa domanda?-

- Dimmelo, per favore, tornerai da lui?-

- Ti ho detto che ci siamo lasciati, e… poi ti ho anche detto che non ti riguarda-.

- Sì, ma io voglio saperlo… batterai ancora? Ti rimetterai con lui?-

- Ma… perché mi fai queste domande? Perché mi… fai questo?- chiese tristemente Danny. Non gli piaceva quel tono indagatore e… così possessivo. - Io… non credo di doverti niente-.

- E allora che farai quando torneremo?- gli chiese con tono acido Jordan.

- Non lo so… e non ti riguarda. Spiegami…-

- Niente, volevo solo saperlo. Solo fare un po’ di conversazione-.

- Allora anche io voglio sapere di te. Perché non hai un ragazzo? Mi sembra che….-

- Non sono cose che ti riguardano! Se tu vuoi mantenere i tuoi segreti, anche io ho i miei-.

Danny sorrise trionfante, ma non riuscì a dire nulla. Tacque, e Jordan lo guardò con un timido sorriso.

- Scusa, hai ragione. Non sono fatti miei… ma vedi, io… non so come devo considerarti, ecco… cosa sei, un impiegato, un collaboratore, come devo chiamarti? Ecco… non so bene come comportarmi, e…-

Danny annuì e sorrise. - D’accordo, capisco. Considerami un libero professionista!- rise, e poi divenne serio, e guardò nella sua granita. - Io… non voglio parlarne, non mi fa piacere… non credo di avere ricordi positivi di questa relazione, ci ho messo tanto a romperla, e… non mi va di pensarci. Non… non ora, per lo meno. Lo voglio scordare, capisci?-

Jordan gli passò una mano dietro le spalle e sorrise, stringendolo a sé.

- Ok- mormorò, chiudendo il discorso. - Ehi, quel ristorante non aspetta, ci avviamo? Sperando di trovare posto nel parcheggio-.

Danny sorrise e cercò di cancellare i pensieri dalla sua testa. Era vero, voleva godersi quella vacanza, senza pensare né a Ken né a dopo… anche se piano piano quei pensieri cominciavano a farsi strada. I giorni passavano veloci… ed erano pochi. Una settimana passava in fretta.

Il ristorante era davvero carino, ed era una delle altre cose che Danny disperava di fare nella sua vita. Una porzione di pasta costava come una settimana di lavoro, quasi. E certo Ken non aveva mai tirato fuori abbastanza denaro, tranne che per qualche fast food spacciato per grande cucina… rialzò lo sguardo in tempo per cogliere di nuovo gli occhi di Jordan sulla sua bocca.

- Che c’è? La smetti di fissarmi sempre?-

Jordan spiegò il suo tovagliolo sulle ginocchia, scuotendo la testa. - È davvero un peccato che non ti lasci baciare. Hai davvero una bocca meravigliosa… la vorrei…- mormorò, e Danny arrossì e sentì uno sfarfallio nello stomaco.

- Smettila!- sibilò.

- La conservi per lui? Ok, ok, scusami, non dovevo-.

Danny non disse niente. Giocherellò con il pane finché non servirono gli antipasti. Jordan si guardava attorno alla ricerca di uno spunto di conversazione.

- Allora, ti piace qui?- chiese poi.

- Certo. La villa è stupenda, e poi... sto benissimo. Ci voleva. E tu? Ti stai divertendo col tuo piccolo scherzo?-

-Be’, sinceramente… credevo sarebbe stato più divertente… ma… sembra che i tempo siano cambiati davvero. Quando ho incontrato il nonno, be’… mi sono sentito molto meschino per questo inganno, ecco…-

- Ti sei pentito?-

- Un po’… ehi, non certo di averti portato… ma per il motivo. Mi sarebbe piaciuto portarti…- Jordan si interruppe e si morse le labbra, abbassando gli occhi. - Mi fa piacere avere un volto amico che mi faccia compagnia, ma le bugie… non mi sono mai piaciute, e questo scherzo non si sta rivelando così grandioso…-

- Anche a me… piace la tua compagnia- disse Danny. - Mi piace… svegliarmi con qualcuno accanto- disse con lo sguardo basso.

- Anche a me piace- rispose Jordan, con un grande sorriso. D’istinto tese la mano per posarla sui quella di Danny, ma si fermò prima e si limitò a posarla sul tavolo accanto alla sua. Danny se ne accorse, e mosse la mano fino a toccare quella di Jordan con il mignolo, sorridendogli. Poi la mosse ancora e la toccò con la punta delle altre dita, attendendo la risposta di Jordan.

L’arrivo del cameriere li spaventò, ed entrambi ritrassero di scatto la mano. Si sorrisero di sottecchi e continuarono a guardarsi e a ridere per tutta la cena.

- È stata una serata stupenda!- gridò Danny più tardi, mentre correvano nella notte verso casa.

- La notte è ancora giovane! Vuoi andare da qualche parte? Ci sono dei bei locali, vale la pena…-

- Ma no, dai, torniamo a casa. Tienili per un’altra sera, i locali, non rovinarmi tutte le sorprese!-

- Va bene!- disse Jordan, e rise forte, guardandolo, con una risata contagiosa.

Arrivarono alla villa che era già notte, e il custode li guardò con un’aria truce quando passarono davanti al suo gabbiotto. Dei cani abbaiarono in lontananza, mentre Jordan scendeva ad aprire il garage.

- Bene- disse quando l’ebbe parcheggiata dentro. - Ora, a letto, ok?-

Danny sorrise e lo guardò, poi gli appoggiò una mano dietro la nuca e lo attirò a sé. Attese un attimo, lo guardò e chiuse gli occhi, baciandolo. Jordan si staccò guardandolo con aria interrogativa, ma Danny lo spinse di nuovo verso di sé e lo baciò ancora più profondamente. Si staccò solo quando respirare divenne impellente.

Jordan lo guardò senza capire, stupito. - Ma… la bocca non…-

Danny abbassò gli occhi. - Avevo voglia di baciarti, ecco. Volevo… che tu mi baciassi. Ho fatto male?-

Jordan appoggiò la fronte contro la sua. - No. Hai fatto benissimo. Saliamo?-

Jordan gli prese la mano e lo trascinò in camera. Lì lo spinse sul letto e lo spogliò in fretta continuando a baciarlo. Anche Danny era impaziente di spogliarlo, e quella notte fecero l’amore come se fossero in astinenza da anni; Jordan non si stancava mai di baciarlo sulla bocca, di accarezzargli la lingua con la sua, di divorarlo di baci.

Quando Jordan smise di muoversi dentro di lui, contro il suo petto ansimante, Danny si morse un labbro. Era preparato alla domanda di spiegazione di Jordan, aveva pensato ad una risposta in macchina, per l’ultimo tratto del viaggio quando aveva deciso di baciarlo alla prima occasione.

Ma la domanda non venne. Jordan si distese al suo fianco, completamente soddisfatto, e sospirò. Ma non chiese nulla. Danny si avvicinò e si appoggiò al suo addome, guardandolo in viso; Jordan gli sorrise e attirò la sua testa sul proprio petto.

- Avevo ragione- disse piano.

- A che proposito?-

- Sul fatto che le tue labbra sono meravigliose. Adoro baciarti-.

Di nuovo Danny si morse il labbro. Be’, forse in quel momento Jordan non aveva voglia di affrontare la questione. E se l’avesse sollevata lui? Danny pensò anche a questo, ma no, non era preparato a qualsiasi risposta. Preferiva rispondere lui, e sentirsi sicuro di quel che aveva da dire.

Probabilmente a Jordan non interessava così tanto. Non fece parola di nulla nemmeno la mattina dopo, mentre lo svegliava con un bacio.

- Buongiorno- sorrise, e Danny distolse il viso. Si sentì rimesso bruscamente al suo posto. Jordan aveva interpretato il suo bacio solo come voglia di fare sesso, punto e basta. Forse c’era anche quello… forse era la parte prevalente, ma per una volta sentirsi parte in causa di un rapporto, esprimere liberamente i suoi desideri… era stata una parentesi elettrizzante, per Danny, ma ora tornava al ruolo che interpretava. Con in più il fatto che ora aveva perso anche il senso privato dei suoi baci.

Jordan non si accorse del suo turbamento. Sembrava contento, mentre si infilava nella doccia. Danny ricacciò indietro le illusioni che si era fatto e si vestì bellicosamente. Non doveva lasciarsi sopraffare. Aveva sempre tenuto duro, e non avrebbe ceduto ora.

- Ho pensato che stamattina possiamo farci un bagno in piscina, se ti va-.

- Certo, perché no?-

- Bene!-

A colazione sedettero vicino al nonno, e Danny diede solo qualche risposta a monosillabi a qualche domanda di circostanza. Jordan invece sembrava scoppiettare come un fuoco d’artificio. Seppelliva il nonno sotto una valanga di parole, come non aveva fatto nemmeno il primo giorno, quando era un anno che non lo vedeva più. Danny mangiò in silenzio, lottando con lo stomaco chiuso, e non si accorse delle occhiate che gli lanciava il vecchio.

Dopo qualche ora si lasciò trascinare in piscina e si mise il costume, senza troppa partecipazione. Sedette su una sdraio al sole, mentre Jordan sguazzava nell’acqua immergendosi e tornando su a ripetizione.

- Danny! Dai, vieni, sbrigati! Si sta benissimo qui!-

- Sissignore, ai suoi ordini- mormorò Danny scendendo in acqua controvoglia.

- Che hai? Sei ancora stanco? Hai una faccia…- rise Jordan.

- No, va tutto bene-.

- Sei sicuro? Vuoi che usciamo? Non c’è problema se…-

- Va tutto bene! Va tutto bene! Come devo dirtelo! Piantala!-

- Ok, scusa- disse Jordan, e lo lasciò stare. Si allontanò dall’angolo della piscina e fece un paio di vasche, guardando sempre preoccupato dalla sua parte. Danny si pentì di essere stato brusco; se si era fatto delle idee sbagliate, era solo colpa sua. Era stato bene con Jordan anche quando sentiva di essere solo la sua puttana. Si avvicinò a lui.

- Jordan, scusami. Io non… non so che mi è preso-.

- Non preoccuparti, ho capito, sai-.

- Che cosa hai capito?-

- Che il bacio di ieri... non mi autorizza a considerare mia la tua bocca, ho indovinato?-

- Io… no…-

- Stamattina ti ho baciato e te la sei presa, hai ragione. Mi spiace-.

- Ma Jordan… no!-

- Non preoccuparti. Hai tutto il diritto di…-

- Ma no! Io… voglio che tu mi baci, quando vuoi, io…-

- Lo vuoi? Posso baciarti, allora?-

- Certo!-

- Bene! Non osavo chiederti il permesso… temevo che mi fraintendessi!-

- Ma io…-

Danny lasciò cadere il discorso. Jordan aveva frainteso. Ma alla fine aveva avuto ragione, per lui i baci non erano che un di più al servizio che Danny svolgeva per lui… sorrise quando Jordan si avvicinò e lo baciò circondandogli le spalle con le braccia. Chiuse gli occhi e lo godette come se fosse stato un bacio vero.

 

Dopo pranzo, quando Danny era quasi riuscito a farsi passare il cattivo umore, Jordan lo abbandonò d’improvviso in mezzo al giardino per fare una telefonata urgente di cui si era dimenticato.

- Non sparire- disse baciandolo. - Non ci vorrà molto, spero!-

Danny era rimasto solo e non sapeva bene che cosa fare. Stavano andando alla fontana che gli aveva mostrato qualche sera prima, e decise di andarci da solo, il sentierino che stava seguendo portava laggiù.

Si sedette sul bordo a riflettere. Aveva ricacciato in gola le illusioni, e obiettivamente non gli sembrava che Jordan si comportasse in modo diverso. Lo trattava molto meglio di quando sperava, era dolce e non lo faceva mai sentire male. E poi stavano bene a letto insieme, Danny desiderava fare l’amore con lui. Però… non poteva scordare il perché era lì. Come Jordan se l’era procurato. E che cosa aveva fatto fino allora, e che cosa lo aspettava al ritorno a casa. E che… ormai il tempo era agli sgoccioli, e quella piccola vacanza di finzione e fuga da se stesso stava quasi per finire.

Il pensiero lo punse forte come uno spillone. Il pensiero di Ken arrivò subito dopo. Da qualche giorno non pensava più a lui… come se volesse cancellare il ricordo dalla sua vita, ma avrebbe dovuto affrontarlo. Al suo ritorno… la casa in cui viveva con Ken era anche sua. Tutte le sue cose erano lì, e il pensiero di ritornare in mano sua anche per l’ora necessaria a raccogliere lo faceva impazzire. Voleva fermare il tempo, e rimanere lì per sempre, in un posto dove tutti lo rispettavano, e l’unico che sapeva di poterlo disprezzare lo trattava come il suo migliore amico.

Sentì un rumore sulle pietre del vialetto e sussultò. Aveva gli occhi lucidi; sentì la voce del nonno di Jordan che brontolava e corse a vedere.

Il vecchio stava camminando sul sentierino, ma gli era caduto di mano il bastone, infilatosi in una fessura tra le pietre.

- Faccio io, stia tranquillo!- Danny si precipitò ad aiutarlo, gli rimise in mano il bastone e il vecchio lo ringraziò.

- Grazie, ragazzo… David, vero?-

- Daniel, signore. Danny-.

- Ah, giusto, giusto, Danny. Perdonami. Prima o poi imparerò il tuo nome. Se tornerai spesso con Jordan, naturalmente-.

Sedettero di nuovo sul bordo della fontana.

- Ma cos’hai, ragazzo? Hai gli occhi lucidi! Avete litigato? L’ho visto correre via di gran fretta…-

- No, no, aveva una telefonata urgente da fare… no, non abbiamo litigato!- rispose Danny affrettandosi ad asciugare gli occhi col dorso della mano.

- Meno male, mi fa piacere. Si vede che Jordan ti adora-.

- Cosa?-

- Certo. È da molto tempo che non lo vedevo così allegro. Da molto…-

Danny non riuscì a trovare qualcosa di sensato da dire, e rimase a guardare il vecchio quasi stupito.

- Certo, da… da molti anni non lo vedevo sorridere così tanto, quando veniva a trovarmi. Troppe cose… dopo quello che è successo con James non è stato più lo stesso; ti ha parlato di James, vero?- Danny aprì la bocca per rispondere, ma l’uomo non voleva una risposta. - È stato un brutto colpo... erano affiatatissimi, erano sempre insieme… non è stato un bel momento…-

Il vecchio sospirò, e Danny sentì il suo cuore che batteva forte, troppo forte. Sembrava non riuscire a reggere più… era tutta una farsa. Il nonno si preoccupava per suo nipote, diceva che era tornato felice, con lui, che gli voleva bene… ma in realtà lui era solo un accompagnatore, tutto era finto e per di più era una presa in giro bella e buona. Il respiro gli si mozzò in gola.

- Ma… ragazzo, che cos’hai? Non stai bene?-

Il vecchio gli sollevò il viso per guardarlo, ma i suoi occhi si fissarono sul livido le cui tracce decoravano ancora il suo volto.

- Che hai fatto al viso, ragazzo? Non sarà stato…-

- No!- si affrettò a dire Danny, turbato. - È stato… un incidente, sono stato aggredito… niente di grave, comunque…-

- Be’, certo, le città di oggi sono invivibili. Comunque… cerca di non farti succedere nulla di male. Mio nipote ne soffrirebbe molto, e anche tutti noi. Sei un bravo ragazzo, mi piaci, e sono certo che tornerai a trovarmi, vero? Jordan ormai viene solo per il mio compleanno, ma se mi aiuterai a convincerlo…- l’uomo strinse il bastone e disegnò dei cerchi per terra. - Sai, non lo posso dire a voce alta, ma Jordan è sempre stato il mio nipote preferito… è testardo come suo padre, ed è l’unico dei cui sentimenti per me posso essere sicuro… non dipende da me per mantenere una barca a Capri, no?-

Il vecchio strizzò l’occhio e si alzò per andarsene. Danny tremava. Gli sembrava… di aver profanato un luogo sacro, il luogo degli affetti più cari del vecchio nonno…

- No, aspetti!- lo fermò con voce rotta.

- Cosa c’è, David?-

Danny osservò l’uomo che aveva davanti. Era del tutto diverso da quello che aveva visto durante i pasti o in giro per la villa, circondato di persone… questo era un fragile vecchio che sogna solo che i suoi nipoti vivano una vita felice. Niente formalità né regole, e forse… meno menzogne.

- Io… io… devo dirle una cosa, e… può disprezzarmi, se vuole... ma non era… non è stato per cattiveria, glielo giuro, Jordan voleva solo… non intendeva farle del male, io…-

- Ragazzo, che stai cercando di dirmi?- disse il vecchio, improvvisamente duro.

- Io… non sono quello che pensa, io, e Jordan..non stiamo insieme, è solo uno scherzo, e io… mi dispiace, ma non mi ero reso conto... non fino ad ora!-

Danny lottò contro le lacrime, e prima che il vecchio facesse qualcosa, era già saltato in piedi ed era scappato via lungo il sentiero.

Corse a testa bassa, cercando di tenere asciutti gli occhi e di trovare un posto dove rifugiarsi. Non guardava dove metteva i piedi, e andò a sbattere contro Roger.

- Oh! Scusa…- disse in fretta, cercando di spostarsi senza mostrare il viso.

- Ehi! Aspetta, che cos’hai?- chiese Roger afferrandogli le spalle.

- Niente- sorrise Danny. - Assolutamente niente, va tutto bene-.

- Oh! Meglio così-.

- Ora… lasciami, devo andare-.

Roger gli afferrò un braccio molto forte, sorridendo solo per circostanza.

- Oh, aspetta, che fretta c’è? Io e te non abbiamo avuto modo di parlare molto, sai…- Danny cercò di divincolarsi. - Vorrei sapere qualcosa di più sul… compagno del mio caro cuginetto-.

- Lasciami! Che vuoi da me? Ti ho detto che devo andare!- strillò Danny con il cuore in gola. L’espressione negli occhi di Roger gli faceva paura.

- Ma dai! Non voglio mica mangiarti, voglio solo fare quattro chiacchiere con te, che male c’è, eh?-

Danny scosse la testa puntando i piedi. Roger lo ignorò e proseguì.

- Allora, sentiamo, tanto per cominciare… che lavoro fai? Jordan è stato piuttosto vago su questo…-

Danny si allarmò. Non avevano concordato nessuna informazione da dare ai suoi parenti, con Jordan! Non sapeva che dire per non tradirsi; e se avesse contraddetto Jordan? Si tenne sul vago.

- Io… lavoro in una ditta…-

- Ma davvero? E che cosa fai?-

- Sono… impiegato… sì, sono impiegato in una ditta- disse in fretta Danny, cercando di inventarsi febbrilmente qualcosa.

- Nella ditta di Jordan?-

- No… tutt’altro, no, non con Jordan, assolutamente…-.

- Capisco… Jordan mi ha detto che vi siete conosciuti sul lavoro, che strano…-

- … non nella sua, ma in una affiliata alla sua. In una ditta esterna!-

- Ma davvero? E dimmi, in quale?-

- Non la conosci-.

- Dimmelo, potrei conoscerla-.

- È impossibile!-.

- Invece sì, dimmelo!- Roger gli scosse il braccio.

- Mi fai male, lasciami!- gridò Danny agitandosi. - Lasciami!-

- Ehi, che succede? Che gli stai facendo?- Jordan corse lungo il sentiero e tolse la mano di Roger di dosso a Danny.

- Oh, Jordan, ciao… stavamo solo facendo quattro chiacchiere- disse il cugino in tono gentile.

- Be’, ora dobbiamo andarcene, vieni, Danny- rispose Jordan guardandolo in cagnesco. Prese Danny per il polso e lo trascinò via, fuori dal sentiero.

- Danny, cos’hai? Sembri sconvolto!- chiese Jordan appena furono nascosti da Roger. - Ti ha spaventato?-

- No… mi ha chiesto… del mio lavoro-.

- Cielo, che gli hai detto?-

- Non sapevo che inventarmi, e… gli ho detto qualcosa, così…-

- Io gli avevo detto che lavoravi per me…-

- Gli ho detto che lavoro in una ditta esterna che collabora con la tua…-

- Sul serio? Sei stato grande!- Jordan gli batté una mano sulla spalla. - Ce la siamo cavata bene, wow!-

Danny si allontanò di un passo stringendosi le braccia attorno al corpo.

- Che c’è? Che hai?- chiese Jordan.

- In realtà… penso di aver fatto una stupidaggine…-

- Cosa vuoi dire? Che stupidaggine?-

- Io… non lo so cosa mi è preso, ero lì che parlavo con tuo nonno, e… gli ho detto tutto- sussurrò con un filo di voce.

- Tutto? Tutto cosa?-

- Dello scherzo, e… che non stiamo insieme…-

Jordan imprecò a voce alta. Roger, che era rimasto vicino al sentiero, schiacciò a terra la sua sigaretta e si avvicinò agli alberi.

- Cristo!- ripeté Jordan.

- Mi dispiace, io…-

- E va bene, e va bene, calma. Ok, forse non se l’è presa. E… per il resto? Che altro hai detto?-

- In che senso?- chiese Danny, smarrito.

- Di come… di come ci siamo incontrati!- sussurrò Jordan guardandosi intorno.

- Che mi prostituisco? No…-

- Sssh!- sibilò Jordan. Danny si portò una mano alla bocca di scatto. Un rumore li attrasse fra i cespugli alla loro destra, ma non trovarono nessuno. Danny sembrava sempre più sull’orlo delle lacrime.

- Jordan… scusami. Non volevo… metterti nei casini, è solo che…-

- Ok, ok, non fa niente. Il nonno starà allo scherzo, vedrai. L’importante è che nessun altro lo sappia-.

Danny spalancò gli occhi. - Roger sospetta qualcosa… io… ho avuto paura, non sembrava volesse… solo conversare-.

Jordan annuì. - Te l’avevo detto. Probabilmente vuole spaventarti, e forse vuole screditarci davanti al nonno… non preoccuparti. Hai risposto benissimo, hai fatto bene a restare vago-.

Danny annuì. In quel momento il maggiordomo venne verso di loro.

- Signor Jordan, il signore vuole vedervi nel suo studio. La prego di non farlo attendere, sembrava piuttosto impaziente-.

Danny rabbrividì. - Lo sapevo! È… colpa mia, Jordan…-

- Non piagnucolare, per l’amor del cielo! Vedrai. Andrà tutto a posto- ripeté caparbiamente Jordan, afferrandolo pere un polso e trascinandolo verso la casa. Danny lo seguì con il fiato mozzo e il cuore che gli scoppiava. Si sentiva in colpa da morire.

Nell’ingresso, accanto alle scale che portavano allo studio del nonno, trovarono Roger ad aspettarli. Quando li vide, questi gli si parò davanti bloccandogli la strada.

- Roger, levati dai piedi, dobbiamo andare dal nonno- disse nervosamente Jordan.

Roger incrociò le braccia e sorrise.

- Non credere di farla franca, Jordan! So tutto- disse con tono cattivo spostando lo sguardo su Danny. - So tutto su di te, e su quello che fai per vivere-.

- Ma cosa…- ringhiò Jordan, mentre Danny si ritraeva.

- Il vostro giochetto non poteva durare a lungo. Credevi di poter raccattare una puttana dalla strada e sbattercela in faccia? Che cosa volevi fare, buttarci in mezzo a un bello scandalo? “ Bordello di lusso in…-

Jordan ruggì e gli si buttò addosso, sollevandolo per il collo. - Ti faccio ingoiare tutti i denti, bastardo!- urlò. Danny si gettò fra loro, cercando di staccare le mani di Jordan. - Io ti ammazzo!- urlò ancora Jordan. Danny riuscì a farglielo mollare, ed in quel momento il nonno uscì dallo studio, attirato dal baccano. Roger si riprese immediatamente e salì a due a due i gradini.

- Nonno! Senti che ha combinato quel tuo nipote…- cominciò.

- Roger!- urlò Jordan, ma Roger sorrise e continuò.

- Quel… suo amichetto che ti ha portato in casa è solo una prostituta, l’ha preso per strada… per gettarci in ridicolo, nonno!-

Danny ai piedi delle scale cominciò a piangere. Jordan raggiunse Roger e lo afferrò per le spalle. - Come ti permetti…-

- Ora basta!- disse con tono calmo il nonno. Jordan lasciò Roger e si ricompose. - Bene. Non voglio più che accada una cosa del genere. Un tale baccano! Che sia la prima e l’ultima volta!-

Jordan abbassò la testa, e guardò Danny, che distolse subito lo sguardo.

- E ora, se vi siete calmati, Jordan, David, vi avevo fatto chiamare, se non sbaglio-.

Danny salì le scale a testa bassa, passando accanto a Roger e al nonno, che gli indicava di entrare nello studio.

- Ma nonno! Hai capito che cosa ti ho detto? Lui è un…-

- Roger! Ti ho già detto di calmarti. Non tollero che tu insulti un mio ospite, sono stato chiaro?-

- Nonno, ma questa è una cosa che…-

- Non una parola di più, né ora né mai! Guai a te se sentirò ancora una sola calunnia!-

- Ma…-

- Sono stato chiaro?- ripeté il nonno in tono imperioso. Roger si ritrasse.

- Chiarissimo, nonno- mormorò, rimpicciolendosi. Lanciò un’occhiata a Danny e Jordan e se ne andò. Il nonno rientrò.

- Bene. Ora veniamo a noi-. Sedette alla scrivania e intrecciò le mani davanti a sé.- Jordan, mi sono giunte delle strane voci…- disse, guardando Danny, che arrossì.

- Nonno, ti prego, non credere a quello che dice Roger!- lo interruppe Jordan. - Quello che ha detto su Danny è…-

- Jordan! Non tollero che mi si interrompa, dovresti saperlo-.

- Sì, nonno- mormorò Jordan. - Però ci tengo a dirti che…-

- Non ho mai pensato di considerare le calunnie che mi giungono come oro colato. Certamente non questa, ragazzo- disse rivolto a Danny, che abbassò ancora lo sguardo. - Quello che fai nel tuo tempo libero non mi interessa. Quello che ho visto mi basta, e non ho intenzione di credere ad altro-.

Danny restò con la bocca spalancata, e anche Jordan guardò il nonno con aria sorpresa.

- Comunque non era questo il motivo per cui vi ho chiamato. Non hai nulla da dire, Jordan?-

- A… che proposito?- mormorò il ragazzo, smarrito.

- A proposito di un buffo scherzo che tu avresti architettato alle mie spalle… che hai da dire in merito?-

- Io… non volevo prenderti in giro, nonno. È solo che…-

- Guardami in faccia quando parlo, e fammi sentire la tua voce!-

Jordan scattò sull’attenti, e poi proseguì con voce più sicura.

- Non volevo prendere in giro nessuno, o per lo meno non volevo prendere in giro te... è solo un innocuo scherzo per vedere.. cosa avrebbero detto i parenti-.

- E… ti sei almeno divertito, per questo tuo bello scherzo, Jordan?-

- Io… sinceramente credevo di divertirmi di più… mi sono pentito immediatamente, nonno. Sia per quello che stavo facendo a te che…- Jordan tacque, e guardò Danny.

- Bene. Sappi che non sono affatto fiero di te. Non credevo che proprio tu avresti mancato di rispetto alla tua famiglia in questo modo-.

- Ma…-

- Ad ogni modo, se mi avessi messo al corrente prima avrei potuto divertirmi anche io, caro Jordan!- rise il nonno, e anche Jordan sorrise. Danny abbozzò un mezzo sorriso, imbarazzato.

- David, mi spiace che mio nipote ti abbia gettato in pasto ai suoi parenti solo per suo divertimento personale. Credo che debba delle scuse più a te che a me-.

- Oh, no, signore!- disse Danny. - Credo che… io debba essergli grato per avermi portato qui, e devo essere grato anche a lei per avermi ospitato, e… mi sto divertendo molto, sul serio. Senza Jordan… non sarei mai potuto venire qui…- concluse timidamente abbassando gli occhi.

Il nonno si alzò e andò a dargli una pacca sulla spalla. - Hai scelto un bravo ragazzo, Jordan. La metà dei tuoi cugini non sarebbe stato in grado di rispondere in modo così educato. Mi fa piacere. Ora va’, lasciaci soli, David-.

- Danny- dissero contemporaneamente Jordan e Danny.

- Sì, giusto, Danny-.

- Ci vediamo dopo, Danny, aspettami in camera- disse Jordan. Danny salutò il nonno e uscì.

Appena fuori dallo studio tirò un grosso sospiro di sollievo. Non era chiaro se il nonno non aveva creduto a Roger o se non gli interessava la cosa, e ancor meno era chiaro come Roger avesse fatto a saperlo. Forse era lui che avevano sentito in giardino…? Bah, non aveva voglia di saperlo né di giocare al detective. Andò in camera e si tolse la cravatta, gettandola sul letto, e poi si stese a letto anche lui.

Si mise un braccio sopra gli occhi. Gli ritornò in mente quello che aveva detto il nonno. Gli aveva parlato di un certo James… e di come era stato infelice Jordan quando si erano lasciati. Da quel che aveva capito, non aveva mai portato fidanzati, o presunti tali, alle feste del nonno prima di allora. Gli aveva mentito? Gli sembrava strano, però… forse ci soffriva ancora, e non gliel’aveva detto perché in definitiva non erano affatto affari suoi.

Si rigirò nel letto. Sbuffò. Ma quanto parlavano Jordan e il nonno? Voleva sapere se sarebbe stato cacciato con infamia oppure no. Si stancò di aspettare e si appisolò.

Si svegliò di colpo al rumore della porta che veniva chiusa. Saltò su di scatto, ansimante e accaldato. Ci mise un momento a mettere a fuoco Jordan che entrava in quel momento e che lo guardò con curiosità. Danny deglutì e distolse lo sguardo; stava facendo un sogno erotico come non ne faceva da tanto tempo, ed era ancora eccitato, anzi, una parte di lui voleva tornare dentro al sogno e finire quello che aveva cominciato.

All’inizio si era trovato solo in una di quelle stanze da letto d’epoca che erano al primo piano, con un grande letto a baldacchino sorretto da colonnine di marmo. Poi la porta si era aperta, ed era entrato Jordan seguito da suo cugino Andrew. E da lì avevano cominciato a fare scintille… si erano seduti ai due lati di Danny e avevano cominciato a toccarlo sulle cosce, ad accarezzarlo e ad eccitarlo, e lui si era lasciato fare di tutto… poi l’avevano fatto stendere, e… a quel punto era entrano Jordan.

- Che hai?- disse questi, osservando il suo sguardo stralunato.

- Niente…- mormorò Danny con un filo di voce, sentendosi come un ragazzino beccato con le mani nei pantaloni.

- Sei tutto rosso… hai caldo?-

- No…-

- Sul serio? Boh, non mi sembri… molto in te. Sei preoccupato per quello che ha detto il nonno?- chiese di nuovo Jordan sedendosi accanto a lui. Danny ebbe un’ondata di eccitazione a contatto col suo corpo, e si ritrasse di scatto.

- Ehi, che cosa c’è?- chiese Jordan mettendogli una mano sul braccio. Danny ansimò. La sensazione del sogno non accennava a svanire… si stese sul letto e trascinò Jordan sopra di sé.

- Ma… Danny, che fai?-

- Facciamolo, dai. Adesso…- mormorò, ansimando, strusciandosi contro la gamba di Jordan.

- Ma… così… Danny?-

- Lo voglio subito. Ti prego, scopami adesso!- ringhiò, invertendo le posizioni con un colpo di reni. Si mise a cavalcioni di Jordan strofinandosi contro il suo torace. Jordan si lasciò eccitare e gli tolse la giacca e la camicia, poi si spogliò a sua volta. Spinse via Danny per togliersi anche i pantaloni, e li tolse anche a lui tornandogli addosso.

Danny gemeva, incitandolo a fare presto. Jordan si avventò sulla sua bocca divorandola, mentre si sistemava sopra di lui piegandogli le gambe all’indietro.

- Muoviti! Adesso, adesso!- urlò Danny, e Jordan lo accontentò. Spinse con tutte le sue forze, mentre Danny chiedeva ancora di più, e si sforzò di accontentarlo finché non raggiunse l’orgasmo stremato. Danny venne con lui ansimando soddisfatto.

- Che ti è preso?- mormorò Jordan dal suo collo.

Danny sorrise e gli accarezzò i capelli senza dire niente. Si raggomitolò sotto di lui e lo abbracciò stretto.

- Allora? Mi dici perché mi sei saltato addosso?-

- Uffa! Mi andava, avevo voglia, ok? Non ti capita mai?-

- Certo… ma dalla tua espressione quando sono entrato direi che ti eri già portato avanti da solo…-

- Non è vero… non lo stavo facendo… ok, e va bene, ho fatto un sogno… stavo facendo un bel sogno e tu mi hai svegliato…-

- Oh-oh! Doveva essere un sogno davvero realistico!-

- C’eri anche tu!-

- Davvero? E che parte facevo?-

- Quella che hai fatto ora… quella che fai sempre. Facevi l’amore con me!-

- E cosa c’era di così eccitante?-

- Be’, non so… c’era anche tuo cugino Andrew, e…-

- Andrew?- chiese Jordan, aggrottando la fronte. - Davvero?-

- Sì. E ci giuro che… se ci ripenso…-

- Ti piace Andrew?- chiese bruscamente Jordan.

- Non so… non credo... voglio dire, era solo un sogno, no? Forse…-

- È incredibile, come hai fatto a capirlo? Hai un radar, o qualcosa del genere?-

- Capire… capire cosa?-

- Di Andrew-.

- Che intendi dire?-

- Sveglia! Anche lui è omosessuale, come l’hai capito? A mio parere si mimetizza benissimo-.

- Oh! Non lo sapevo. Non mi è mai passato per la testa…-

- Ah, no? Ma in sogno sì, però!-

- Comunque… non ci avevo mai pensato. Non sembra affatto… ma allora anche lui è una pecora nera della famiglia?-

- Sì, come no… è fra quelli che mi hanno condannato quando sono uscito allo scoperto, anche se… non per il motivo che credono tutti-.

- Che vuoi dire? Ha disapprovato?-

- Vedi, lui, al contrario di me, preferisce continuare a fingere, e che non si sappia. Non vuole affatto che la sua famiglia lo venga a sapere, e non voleva nemmeno che lo venisse a sapere di me-.

- Non voleva che tu lo dicessi a tutti?-

- Sapessi! Ha cercato di dissuadermi in ogni modo… mi ha prospettato scenari apocalittici se l’avessi fatto… che poi non si sono avverati, ma questo non è bastato per convincerlo che non c’è niente di male ad essere se stessi…- disse Jordan in tono amaro.

- Eppure… non mi sembra che attualmente ti disapprovi… anzi, mi è sembrato il contrario…-

- Devi sapere che siamo stati molto legati fin da adolescenti… in pratica abbiamo scoperto assieme di essere quello che siamo… e fino alla mia confessione siamo stati molto legati… complici, si può dire. Poi abbiamo avuto dei litigi terribili… e ora lui vorrebbe convincermi a tornare amici come un tempo, e anche intimi come un tempo-.

- Andavate a letto insieme?-

- Ti ho detto che è così che l’abbiamo scoperto… lui è molto geloso, e… vorrebbe convincermi a perdonarlo, ma non riesco a sopportare la sua falsità… il suo doppio gioco. Anzi, credo che… sia molto geloso anche di te-.

- Davvero? Non me ne sono accorto- disse in tono sarcastico Danny. In quel modo, le occhiate gelide che Andrew gli aveva lanciato assumevano un perché. Chissà se… era stato geloso anche di James. La sua curiosità sull’argomento non si era affatto sopita con il sogno.

- Jordan… hai mai portato qualcun altro qui per fargli conoscere la tua famiglia?- chiese, prendendola alla larga. Se fosse riuscito a costringerlo a parlarne spontaneamente non avrebbe fatto la figura dell’impiccione.

Jordan si tirò su appoggiandosi ad un braccio e lo guardò con curiosità. - No, perché me lo chiedi?-

- Niente, così... è questa la verità? Sul serio?-

- Certo, non vedo perché dovrei raccontarti delle balle…- rispose Jordan, innervosendosi leggermente.

- Sicuro, scusami… chi è James?- chiese Danny a bruciapelo.

- Che ne sai tu di James?- disse Jordan, duro. Si alzò dal letto e cercò i suoi vestiti. - Chi te ne ha parlato?-

- Be’, è stato tuo nonno… sì- proseguì Danny all’occhiata interrogativa che gli lanciò Jordan. - Prima, in giardino, quando credeva che stessimo davvero insieme. Ha detto che non ti vedeva così allegro da quando tu e James vi siete lasciati-.

Jordan alzò un sopracciglio, con una gamba per metà infilata nei pantaloni. - Ti ha detto così sul serio?-

- Non esattamente… ha detto che non sei stato più lo stesso, e che eravate molto affiatati… ho pensato che vi foste lasciati dopo essere venuti qui…-

Jordan sorrise dolcemente allacciandosi i pantaloni. - James era mio fratello. Mio fratello gemello-.

Danny si portò una mano alla bocca. - Oh! Io avevo capito… ho fatto una gaffe, vero?-

Jordan sorrise di nuovo, più apertamente. - Certo, una gaffe megagalattica. Ma sarebbe stato meglio se avessi capito giusto. Se ci fossimo solo lasciati…- d’improvviso gli occhi di Jordan si rattristarono, e Danny ricacciò in gola la domanda successiva. - Lui è morto. Eravamo qui in vacanza, dal nonno, e… ha avuto un incidente, un incidente stradale-.

- Mi… mi spiace. Non volevo…-

- È come… se mi avessero strappato la mia metà… io e lui… non ci separavamo mai, anche il nonno lo diceva… facevamo sempre tutto insieme…- Jordan si sedette sul letto, continuando a sorridere, circondato dalla dolcezza che i suoi ricordi suscitavano in lui.

- Anche lui era gay?- chiese Danny, indeciso se appoggiargli la mano sulla spalla per confortarlo. Jordan rise sommessamente.

- No! Lui era perfettamente normale… anche se qualche volta ci scambiavamo, era così divertente… e poi si precipitava sempre nella mia stanza terrorizzato… non sopportava le avances dei miei ragazzi… lo imbarazzavano talmente…- Jordan soffocò un singhiozzo.

Danny gli appoggiò delicatamente la mano sulla schiena. - Scusami tanto. Non volevo… farti tornare alla mente brutti ricordi, davvero-.

- Brutti ricordi? No… ho degli splendidi ricordi di lui… i brutti ricordi… sono venuto dopo. A volte mi sveglio e… penso di correre da lui, e solo dopo mi rendo conto che… oh, sono uno stupido- Jordan lo guardo sorridendo: già sul suo viso non c’era più alcuna traccia di tristezza, era tornato allegro come al solito. Allargò le braccia. - Sono un uomo adulto e vaccinato, e… questi sono solo i casi della vita… pensa che non sono più riuscito a rientrare nel nostro appartamento… ho comprato tutto di nuovo... e… vivo in albergo… sono un idiota…-

- Ma no…- mormorò Danny, ma Jordan saltò in piedi battendo le mani.

- Dai! È ora di incominciare a prepararci per la cena!- disse, cancellando i ricordi con un colpo di spugna. Danny avrebbe voluto parlarne ancora, ma dopotutto lui stesso gli aveva chiesto di lasciarlo in pace a proposito di Ken, e quindi decise di tacere.

- Senti, se poi ti va possiamo uscire. Ti va?-

- Eh?-

- Andiamo per locali, tanto per non intristirci sempre in casa… ti ho detto che ci sono dei bei posti qui in giro, vero?-

- Ma certo! D’accordo, usciamo pure, ho voglia di ballare!- disse allegramente Danny. Jordan sorrise a sua volta, ma Danny lo vide rabbuiarsi un attimo prima di entrare nella sua camera.

Si divertirono, quella sera. Jordan era splendido quando ballava, e fece sentire bene anche Danny: essere in sua compagnia lo faceva sentire bello, osservato ed invidiato, ed era una sensazione che gli faceva salire l’adrenalina a mille. Entrambi tornarono a casa molto eccitati, ma quando Danny si girò sul suo lato del letto per dormire, il pensiero che aveva ignorato per tutto il pomeriggio tornò ad assalirlo. Mancava un giorno solo, poi ci sarebbe stata la festa e tutto sarebbe finito. La sua vacanza dal mondo reale era agli sgoccioli… e la vita reale era dura, e spaventosa per lui che non sapeva nemmeno come se la sarebbe cavata d’ora in poi.

- Che c’è? Che hai da sospirare?- chiese Jordan, al buio, spaventandolo.

- Eh? Nulla, nulla, dormi-.

- Vieni qui- riprese Jordan, attirandolo contro il suo petto.

E anche quello gli sarebbe mancato. Se ne rese conto in un modo doloroso che nemmeno molti soldi potevano lenire

Continua...


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