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Per amore mio

parte XVIII

di Nuel


Minerva McGranitt non era Albus Silente, ma, senza dubbio, aveva assunto quell’autorevolezza che era stata del vecchio preside senza quella giovialità che aveva contraddistinto il mago.
La preside di Hogwarts, valendosi della conoscenza di fatti oscuri, ma inerenti le pagelle di un giovane Grifondoro di tanti anni prima, che rispondeva al nome di Rufus Scrimgear, convinse il Ministro della Magia che sarebbe stato meglio accelerare i tempi del processo, piuttosto che far conoscere certi suoi trascorsi scolastici al popolo degli elettori.
L’anziana strega aveva insistito sull’importanza dell’agire fintanto che Malfoy era ancora minorenne e Lady Malfoy aveva messo ingenti somme a disposizione della McGranitt, qualora ne avesse avuto bisogno per aiutare suo figlio.
La preside l’aveva ringraziata, ma aveva declinato la sua offerta con parole che parevano aver toccato profondamente Lady Malfoy, che aveva finito con il chiedere la protezione dell’Ordine della Fenice per se stessa e per suo figlio.
Così erano arrivati al processo sul finire della prima decade di maggio.
La professoressa Cooman aveva previsto sfaceli, tanto che la McGranitt, da sempre meno tollerante del suo predecessore, l’aveva allontanata con la minaccia del licenziamento se non si fosse fatti i fatti suoi anziché dispensare funeste previsioni non richieste.
La Cooman se ne era tornata, indignata, sulla sua torre.

La mattina della prima udienza, Harry era teso. I suoi compagni Grifondoro l’avevano salutato prima di colazione, quando aveva indossato degli abiti adeguati, procuratigli da Lupin. Aveva raggiunto la preside nel suo ufficio ed avevano preso una passaporta assieme.
Il processo doveva svolgersi a porte chiuse, ma c’erano decine di giornalisti che premevano per entrare, mentre gli Auror li tenevano bloccati e perquisivano quanti dovevano entrare.
Come aveva previsto Zabini, nessuno perquisì lui o la preside. Gli Auror si limitarono a salutare brevemente la donna e guardare con un certo sospetto lui.
Harry detestava quella zona del Ministero: ci era entrato lui stesso da imputato, a quindici anni e non ne aveva un buon ricordo.
Era tutto rimasto come lo ricordava: la sedia a cui Draco sarebbe stato incatenato, gli scranni della giuria, composta dagli autorevoli membri del Wizengamot... e questa volta non ci sarebbe stato Silente.
Una folla si stava assiepando intorno a loro, rumorosa e variopinta.
Harry riconobbe Narcissa Malfoy, che scambiò un breve cenno con la preside e poi entrò Draco, con le manette ai polsi.
Harry sentì il cuore trasformarsi in un macigno. Era stato tirato a lucido, ma avea i capelli di nuovo lunghi. Era scortato da due Auror e venne subito raggiunto da suo avvocato.
Gli Auror gli liberarono i polsi solo perché venisse incatenato di nuovo al seggio.
Draco lo cercò lo rapidamente tra la folla e gli sorrise. Era pallido ed aveva gli occhi lucidi.
Harry si agitò, avrebbe voluto andare ad abbracciarlo.
-Si calmi, Potter- la voce della McGranitt lo raggiunse all’improvviso, bassa ed imperiosa.
-Ma non vede come sta? E con quei capelli... vogliono che somigli a suo padre!-
-Non dica sciocchezze, Potter. Semplicemente non hanno chiamato un barbiere perché non lo ritenevano necessario. Si alzi, ora-
In quel momento entrarono i membri del Wizengamot er Harry riconobbe Percy e Dolores Umbridg, oltre a Scrimgeour.
Percy si fece avanti, srotolando una pergamena e schiarendosi la voce.
-Processo numero 209458298: la popolazione magica d’Inghilterra contro Draco Malfoy- declamò a gran voce.
Scrimgeour fissò l’avvocato di Draco. -L’accusa è di essere un Mangiamorte al servizio di Colui-che-non-deve-essere-nominato e di aver fatto entrare i Mangiamorte ad Hogwards nell’attacco della scorsa primavera, prendendo parte attiva all’omicidio di Albus Silente, preside di Hogwards e membro di questo tribunale. Come si dichiara l’imputato?-
-L’imputato si dichiara non colpevole, vostro onore-*
Un brusio si diffuse nella sala ed il Ministro battè due o tre colpi di martello per richiamare l’ordine.
-La prima udienza avrà luogo tra una settinana, mercoledì mattina alle nove. La seduta si aggiorna-
I membri della giuria si alzaarono come un sol uomo, lasciando la sala.
Il Ministro guardò di sottecchi la preside, che stirava le labbra contrariata e già gli Auror riprendevano in consegna Draco.
-Andiamo, Harry- disse la donna, alzandosi.
-Come andiamo?- chiese incredulo. -E’ già finito?-
-Si, ragazzo: si comincia davvero tra una settimana, hai sentito il Ministro-
Harry cercò con lo sguardo Malfoy, ma l avevano già condotto altrove.
Arrivò a scuola sfinito, ma dagli sguardi di Zabini e della Parkinson, capì che la sua giornata era appena cominciata e che avrebbe dovuto dire loro sino all’ultimo dettaglio.
-Vogliono tirarla per le lunghi, per fargli compiere gli anni!- si lamentò Harry quella sera, nella sua Comune.
-No, Harry, è la prassi- lo contraddisse Hermione. -Ciò non toglie che resti davvero poco tempo: Malfoy diventerà maggiorenne nei primi giorni di giugno, giusto?-
Harry sbuffò e si sedette pesantemente accanto alla ragazza. -Il cinque-

Il mercoledì successivo Harry apparve teso sin dal primo mattino, quando fu il primo ad andare in bagno perché si era svegliato prima delle cinque e non era più riuscito ad addormentarsi.
Al Ministero si ripresentò la stessa situazione della volta precedente.
Alcuni giornalisti lo chiamarono per attirare la sua attenzione e gli vennero scattate delle foto. La preside lo prese per un braccio e gli fece accelerare il passo.
All’interno del Ministero c’era un gran via vai. Incontrarono il signor Weasley, che salutò la preside giovialmente e rivolse un saluto stentato ad Harry.
Harry sospirò e si accorse che la McGranitt lo fissava con aria addolorata.
-Lo so: è colpa mia!-
-Io non le ho chiesto nulla, signor Potter-
Harry chiuse gli occhi e si sedette accanto alla donna, fuori dalla sala: sarebbe stato il primo testimone dell’accusa ad essere ascoltato. Aveva insistito per essere il primo per poi poter assistere al processo.
Aspettarono per quasi un’ora, quando finalmente un mago col mantello nero e lo stemma del tibunale lo chiamò.
Harry entrò e guardò subito Draco. Era stanco e aveva pianto. Harry strinse le labbra e si costrinse a raggiungere la sua sedia, accanto a quel verme di Persy, invece di correre ad abbracciarlo.
Draco gli sorrise mestamente ed Harry cercò di ricambiare.
-... Harry Potter!-
Harry sussultò sentendosi chiamare dall’avvocato dell’accusa.
- Signor Potter, lei si trovava sulla torre con Albus Silente, quando venne ucciso, nevvero?-
-Si signore-
-Può raccontarci come sono andati i fatti?-
-Ecco... il professor Silente e io eravamo ad Hogsmeade, quando abbiamo visto il marchio nero comparire sopra Hogwards...- Harry raccontò fino al momento in cui Silente gli impedì magicamente di muoversi.
-E poi cosa accadde, signor Potter?-
Harry deglutì. -Il professor Silente parlò con Malfoy... gli disse che aveva organizzato tutto in modo molto intelligente e che capiva la sua situazione...-
-La situazione di un ragazzo cresciuto all’ombra di un pericoloso Mangiamorte!- puntualizzò l’avvocato.
-No!- protestò Harry. -Intendeva che Malfoy era stato costretto!-
-Signor Potter, certamente sa che non è stata trovatta traccia di Imperius sull’accusato- ricordò l’avvocanto, facnedo mezzo giro su se stesso e sorridendo al pubblico.
-Ci sono molti modi per costringere qualcuno!- protestò di nuovo, Harry, ma l’avvocato riprese, richiamandolo alla calma.
-Secondo quanto ha rilasciato il giorno successivo all’omicidio, nonostante le proposte della vittima di proteggere l’imputato, questi ha permesso ai suoi complici di uccidere e, quindi, è scappato con leoro-
-Ma che altro poteva fare? Doveva mettersi da solo contro i Mangiamorte?- chiese incredulo Harry.
-Bene, io ho finito, signor Potter. Può andare-
-Come posso andare? Non mi ha nemmeno ascoltato!-
Scrimgeour batté quel suo martelletto, fulminando Harry con lo sguardo, come a ricordargli i loro accordi.
-Può andare, signor Potter, grazie- rimarcò l’avvocato ed Harry fu fatto uscire.
Era infuriato e, al contempo, faticava a trattenere le lacrime.
-Cosa è successo, Potter?- gli chiese la McGranitt.
-Non mi ha nemmeno lasciato parlare! Quell’avvocato ha distorto le mie parole!-
-E’ un avvocato, cosa si aspettava?-
-E il contro interrogatorio?-
-Quello avverrà solo dopo che saranno stati ascoltati tutti i testimoni. Ora si calmi. Torniamo a scuola, ci faranno sapere quando ci sarà la prossima seduta-
Harry rietrò al castello arrabbiato e quasi venne alle mani con Zabini, che gli intimava di mantenere il sangue freddo.
Di buono c’era che, ormai, aveva capito come funzionava il Desiderio: era un incantesimo dotato di una certa intelligenza: se il desiderio espresso era netto, tipo “voglio un succo di zucca” o “voglio andare in camera”, non c’era nessun problema, ma se il mago cominciava a desiderare cose più complicate come “voglio che A si salvi dall’attacco di B”, le cose si complicavano: l’incantesimo poteva decidere di spostare nello spazio A oppure di uccidere B perché costituiva un pericolo per A.
Incantesimi come “voglio ringiovanire di dieci anni” erano assurdi perché, pur funzionando, richiedevano al mago un impiego di energia che lo faceva invecchiare istantaneamente dello stesso numero di anni.
Inoltre l’incantesimo si rifiutava di esaudire desideri che creavano paradossi, quindi, se la giuria avesse decretato che Draco era colpevole, non sarebbe bastato che desiderasse lo giudicassero innocente, a meno che non chiedesse alla sfera di cambiare il loro giudizio a livello “mentale” ed Harry non era sicuro di saperlo fare.
Quindi, aveva capito che avrebbe dovuto espreimere il desiderio in modo semplice, preciso e verosimile.
All’inizio gli esercizi con i Serpeverde gli erano sembrati assurdi: gli dicevano di esprimere il desiderio di una determinata cosa e poi correggevano la forma come se sbagliasse la pronuncia di un incantesimo.
Harry si era ritrovato, a tavola, a non chiedere più il succo di zucca, ma la “caraffa” con il succo di zucca, quasi temesse gli si materializzasse in testa del succo senza contenitore.
Hermione era affascinata e sbalordita ed aveva insistentemente chiesto di poter prendere parte ai loro incontri, ma i Serpeverde erano stati irremovibili nel rifiutarla, inoltre si erano arrabbiati con Harry per aver rivelato la cosa ad altri.
Ron guardava e taceva. Dentro di sè sentiva che Harry si stava allontanando forse di più di quanto era stato lontano nei mesi in cui non si parlavano più e, benché gli dispiacesse, non poteva negare un certo sollievo, pensando che ormai non erano più Hermione e lui le persone più vicine ad Harry e quindi le prime nella lista dei bersagli di Voldemort. Non si trattava di egoismo: fosse stato per lui, avrebbe lottato a fianco di Harry per sempre, ma non voleva che succedesse qualcosa ad Hermione. Non sapeva bene quando la sua ragazza fosse diventata più importante del suo migliore amico, forse, come diceva Bill, significava che era diventato abbastanza grande per pensare alla sua di famiglia.
Inoltre, al di la della preoccupazione per come sarebbero andate le cose, Ron era contento per Harry: Ginny non si era rivelata l’amore della sua vita ed Harry aveva diritto a qualcuno da amare e da cui essere amato.

Era il ventitre di maggio quando Harry fu richiamato in aula per il controinterrogatorio.
L’avvocato dell’accusa sorrideva come se avesse già vinto e Draco sembrava non avere la forza neppure per alzare il viso.
Harry aveva l’impressione che, indipendentemente dal risultato, Draco volesse solo che finisse.
-Signor Potter, le ricord che è ancora sotto giuramento-
Harry annuì.
-La volta scorsa ci ha raccontato come l’imputato abbia descritto al preside della vostra scuola come avesse fatto a mantenere i contatti con i Mangiamorte e come fosse riuscito a farli entrare nel castello. Disse anche che il professor Silente lo elogiò...-
-Si, è così-
-Lei come descriverebbe il signor Malfoy nell’ambito scolastico? Uno studente modello? Un compagno esemplare?-
-Bhe... a scuola è sempre andato bene...-
-Ma il suo atteggiamento verso gli altri studenti è sempre stato... violento, autoriatario, di superiorità... oppure andava d’accordo con gli studenti delle altre case?-
Harry si bloccò a bocca aperta: non voleva dire che Draco era sempre stato uno stronzo con tutti.
-Usava soprannomi offensivi verso alcuno studenti? Magari quelli di origine Babbana?- incalzò il mago.
-Ecco...- Harry guardò Draco che aveva alzato un po’ la testa e lo guardava con gli occhi spenti e le occhiaie scure.
L’avvocato di Draco gli parlava concitatamente all’orecchio e dopo qualche minuto e dopo che l’avvocato dell’accusa l’ebbe invitato a rispondere, si alzò, guardando il Ministro. Aveva una faccia rugosa ed occhietti neri e scintillanti. La bocca era appena una linea tratteggiata.
Draco mimò qualcosa che sembrava uno “scusa” con le labbra mentre l’avvocato della difesa diceva -Obiezione, vostro onore! Il teste non è valido: il signor Potter intrattiene da mesi una relazione con il signor Malfoy!-
Harry sentì contemporaneamente il suo cuore piombargli nello stomaco ed il sangue abbandonargli il viso, un brusio sempre più forte sollevarsi dai presenti e i flash delle macchine fotografiche scattare mentre Scrimgeour richiamava all’ordine col suo martelletto.
-Ma i giornalisti non dovevano restare fuori?- chiese Harry, ma nessuno gli rispose.

Continua


* Processo: non sapendo assolutamente nulla di giurisprudenza, né tanto meno di come si svolge un processo in Inghilterra e ancor meno come sarebbe un processo dei maghi inglesi, mi sono liberamente ispirata alla miriade di film americani...^^