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Per amore mio

parte XV

di Nuel


Draco si svegliò sentendo un buon odore. Si rigirò nel letto, avviluppato nel calore intenso di un altro corpo, senza aprire gli occhi, con un sorriso soddisfatto a segnargli la faccia.
Con una mano si spostò una ciocca di capelli che gli era scivolata davanti agli occhi e sentì l’odore più forte. Si avvicinò le dita al naso e capì.
La linea del suo sorrise si allargò e si divise, mostrando i denti bianchi, mentre Draco infilava la testa sotto il torace di Harry, che dormiva sul fianco.
Nessun altro avrebbe definito “buono” quell’odore. Puzzavano come due animali di sudore e di sesso. Lo sperma inacidito all’aria rendeva acre l’odore dell’intera stanza, ma c’erano tutti quegli ormoni, ancora in giro, che gli davano alla testa. Ormoni suoi e di Harry. Il profumo più sensuale che avesse mai sentito!
Harry mugulò qualcosa e si svegliò. Aveva i capelli di Draco sotto il mento, che gli solleticavano la gola e sciolse l’abbraccio in cui lo stringeva per grattarsi e spostare quella massa soffice. Sorrise accarezzando la testa di Draco e sentendo il tocco lieve delle sue dita, gli prese la mano, portandosela alla bocca, iniziando a succhiargli le dita e leccargli il palmo.
Draco socchiuse gli occhi, ammirando lo spettacolo di Harry che, ancora semi addormentato, gli ricopriva di saliva collosa le dita che sapevano di sesso. Notò che Harry aspirava quell’odore tra le sue dita, prima di leccarle e mugolò di piacere.
Quante volte l’avevano fatto? Se ci pensava non poteva non sentire ancora qualche dolore qua e là, poi...
-Harry!-
-Mmm-
-No, Harry, svegliati! E’ mattina!-
-Lo so...-
-No, Harry: era mattina anche prima! Che ore saranno?-
Harry aprì lentamente gli occhi. Non si sentiva molto le gambe e aveva le braccia doloranti, forse aveva esagerato, ma non riusciva a saziarsi di Draco, la sera prima.
Perché “era” la sera prima, non quella mattina, giusto? Erano andati avanti “ore” e poi avevano dormito per altre ore e...
-Oh, merda!-
Harry saltò fuori dalle coperte e si precipitò in bagno, si infilò sotto la doccia e bestemmiò per non avere nemmeno un cambio d’abito a portata di mano.
Quando si precipitò a raccattare gli abiti che aveva indossato il giorno prima, Draco uscì a sua volta dal letto, camminando un po’ a fatica.
A quella vista Harry si fermò: non poteva resistere alla tentazione di un altro bacio e di una strizzata a quelle natiche perfette.
Draco si arrese tra le sue braccia con un mugolio contrariato.
-Harry mi fa male dappertutto!- Piagnucolò poco convinto.
-Allora forse hai bisogno di un infermere...-
Draco rise. -Abbiamo un po’ di tempo, se vuoi: è ora di pranzo e non possiamo presentarci in Sala Grande assieme, ma rischiamo che qualcuno noti che siamo entrambi assenti-
Harry sbuffò e mollò la presa. -Hermione!-
-Te l’avevo detto di farti gli amici giusti!-
-Dovrò trovare una buona scusa per giustificare la mia assenza da tutte le lezioni del mattino!-
Harry non immaginava quanto profetiche fossero state le sue parole finché non fu chiamato dalla preside.
Minerva McGranitt, in quanto ex responsabile della Casa di Grifondoro, si era arrogata il diritto di richiamare il suo studente più prezioso, esimendo da tale compito il nuovo responsabile.
Harry pronunciò la nuova parola d’ordine per far spostare i gargoile con una certa riluttanza e salire la scala gli diede una sorta di angoscia.
Già dalla parola d’ordine si capiva che non ci sarebbe stato Silente ad attenderlo in cima alle scale.
Bussò alla porta e la voce della preside gli ordinò di entrare.
Harry salutò e si guardò intorno. Il cappello parlante era al solito posto e così anche i ritratti dei presidi. Harry fissò intensamente il quadro in cui Silente dormiva. Pareva non si fosse mai svegliato, in tutti quei mesi.
Schiarendosi la voce la preside attirò la sua attenzione e gli disse di sedersi.
Harry tornò a contemplare la stanza circolare. Molti degli oggetti bizzarri appartenuti a Silente erano spariti, l’arredo pareva meno frivolo e c’era un ordine quasi matematico, che rispecchiava perfettamente la mente pragmatica della sua ex insegnate.
-The?-
-No, grazie, signora-
-Allora, Potter- iniziò lei con un sorriso affabile, ma severo -ho sentito che ci sono dei problemi tra lei ed alcuni dei suoi compagni di casa-
Harry sospirò.
-E mi è stato riferito che ha saltato tutte le lezioni del mattino, senza giustificazione. Può dirmi come ha trascorso tali ore, dato che non era nel suo dormitorio?-
-Io... ero...-
-Prima che si affanni a cercare una scusa, signor Potter, è giusto che l’avverta che l’ho fatta cercare per tutta la scuola da mastro Gazza, dai fantasmi e dai personaggi dei quadri. Il professor Hagrid l’ha cercata nel parco e neppure lui l’ha trovata-
Harry si mordicchiò il labbro. -Ero nella stanza delle Necessità, signora. Avevo bisogno di stare un po’ da solo-
-Immagino, quindi, che anche tutte le notti in cui non ha dormito nel suo dormitorio, le abbia trascorse in quella stanza-
Harry annuì, tenendo lo sguardo incollato al bordo della scrivania per non incontrare gli occhi della donna.
-Signor Potter, sicuramente immaginerà che i suoi amici siano preoccupati per il suo comportamento...-
Harry sbuffò infastidito.
-... la signorina Granger mi ha detto che sta frequentando qualcuno, uno studente..
-Hermione!- Sbottò Harry, guardando in faccia la preside. -Hermione non sa un accidenti di niente! Non fa che mettermi i bastoni tra le ruote! E’ un’impicciona ficcanaso sputasentenze!-
La preside McGranitt parve molto colpita dallo scatto di Harry e lo fissò con sguardo imperturbabile per alcuni secondi.
-Vedo, signor Potter, che i suoi amici non hanno esagerato nel descrivermi il suo cambiamento di disposizione nei loro confronti. Mi dispiace molto sentirla parlare in questo modo della signorina Granger che, fino all’anno scorso, era la sua migliore amica. Mi auguro che sia solo un momento di transizione, per lei. Capisco che la morte del professor Silente l’abbia colpita molto da vicino, ma è stato lo stesso per tutti noi. Lei non è l’unico ad aver sofferto per la sua perdita-
-Mi scusi, signora-
-Per questa volta. Badi però di cambiare atteggiamento. D’ora in poi le proibisco di lasciare la torre di Grifondoro fuori dall’orario tollerato. L’avverto: so che nel corso di questi anni ha infranto le regole innumerevoli volte, Potter. Non mi costringa a toglierle il mantello dell’invisibilità!-
Harry boccheggiò. -Non può farlo!-
-Posso, Potter. E lo farò se lei mi costringe-
-Ma...-
-Deve dirmi qualcos’altro?-
-Sarò recluso... come Malfoy!- Sputò Harry, scivolando sulla sedia ed incassando la testa tra le spalle.
-Se mi permette, signor Potter, c’è una notevole differenza tra lei ed il signor Malfoy. Tra meno di tre mesi il signor Malfoy sarà trasferito ad Azkaban, non mi pare che lei rischi il carcere-
-Tre mesi?- Chiese Harry, impallidendo suo malgrado, cercando lo sguardo della preside.
-Il cinque giugno, per la precisione. Il giorno in cui diventerà maggiorenne sarà prelevato da Hogwarts e trasferito ad Azkaban, nel ramo dei detenuti in attesa di processo. Temo che per lui potrebbe essere peggio di quello che verrà dopo il processo: sicuramente allora lo sposteranno in una cella di isolamento. Credo che per il signor Malfoy ciò sarà più accettabile che dividere la cella con un criminale e le ore d’aria circondato da potenziali nemici di suo padre...-
Harry sentì un brivido attraversarlo dalla testa ai piedi pensando a cosa avrebbe potuto significare per Draco.
-...Lei, invece, darà gli esami e sarà chiamato come testimone dell’accusa al suo processo...-
-Io?- Harry scattò in piedi.
-Certo: lei era presente la notte in cui... quella notte- la donna abbassò lo sguardo.
Harry scuoteva la testa: non era possibile, non potevano farlo testimoniare contro Draco!
-No! Mi rifiuto!-
La preside lo fissò stupita.
-Non testimonierò contro di lui! Non mi farete mai dire qualcosa che lo condanni alla prigione! Anzi: testimonierò che era sotto Imperius! Si, lui non voleva uccidere Silente! E’ stato costretto!-
Harry si rese conto di tremare e di piangere solo quando una lacrima gli cadde sul pugno che aveva appoggiato alla scrivania. Si era sporto in avanti, avvicinando il viso a quello della sua ex insegnante.
-Non mi farete dire niente contro Draco!- Le disse alla fine, calmandosi e risedendosi compostamente.
-Dove dirmi qualcosa a proposito del signor Malfoy, Potter?- Chiese Minerva McGranitt osservando apprensiva lo studente che aveva difronte.
Harry Potter, dal momento in cui giunto a scuola per la prima volta, piccolo, magro e smunto, aveva risvegliato qualcosa in lei, forse un sopito istinto materno che la faceva sentire una chioccia con quel pulcino spaurito. Il suo contegno le impediva di dimostrare apertamente l’affetto che provava per Harry e spesso la faceva eccedere in rigidezza. Ora si rendeva conto che il pulcino era cresciuto ed era diventato molto diverso da quello che lei e Silente avevano immaginato tante volte, davanti ad una tazza di the fumante, nelle fredde sere invernali, chiacchierando affettuosamente.
Minerva McGranitt sorrise comprensiva e si sistemò gli occhiali con un gesto studiato per eliminare una traccia molesta di lacrime. -Stai frequentando il signor Malfoy, Harry?-
Harry la fissò senza rispondere. Spostò la mandibola come se digrignasse i denti ed il mento si mosse leggermente. -Posso andare ora, signora preside?-
La preside annuì e quando Harry ebbe lasciato la sala si rilassò contro lo schienale della poltrona. Aveva sperato qualcosa di meno complicato per Harry. Una relazione con Draco Malfoy non poteva finire bene, non in quei tempi. Non finché Colui_che_non_deve_essere_nominato era ancora in vita.

Harry si fermò lungo la strada per la torre. Ormai era primavera e lui aveva pensate che fino alla fine degli esami Draco sarebbe rimasto a scuola, invece l’avrebbero portato via all’inizio di giugno. Bel regalo di compleanno gli avrebbero fatto! Erano un mese e mezzo in meno. Un mese e mezzo in cui Draco sarebbe stato in mezzo a delinquenti di tutti i generi, solo perché i maghi d’Inghilterra avevano una sola prigione! Non importava se avevi ammazzato o rubato o se ti eri rifiutato di pagare una multa: tutti ad Azkaban. A quel punto forse erano davvero meglio le celle d’isolamento... Draco in una sala di ricreazione con qualcuno che magari aveva qualche conto da regolare con Lucius... Harry visualizzò una serie di immagini di carceri da telefilm che aveva visto alla tivù dai Dursey e sentì il sudore scivolargli lungo la fronte. Draco che era così dimesso e rassegnato. Draco che si era fatto stuprare da lui.... chiuse gli occhi. Non potevano metterlo in pericolo a quel modo! Draco era un boccone appetitoso per chiunque avesse anche solo una vaga inclinazione verso i maschi e in una prigione, aveva la vaga sensazione che la necessità rendesse le inclinazioni molto più frequenti del comune.
-Harry? Harry?.... Harry!-
Harry sussultò, scoprendo in quel momento che Ron era accanto a lui.
-Mi dispiace, Harry... non ho potuto impedirle di fare rapporto alla McGranitt-
Harry scosse la testa. -Non importa, Ron. Tutto a posto- Gli mise una mano sulla spalla in un gesto d’intesa e fece per andarsene via, ma Ron lo trattenne.
-Harry, aspetta! Se c’è qualche problema voglio aiutarti! Dirò la verità ad Hermione. Non ce la faccio più in questa situazione-
-Ron, non litigare con lei per me. Sei innamorato cotto di lei... io... ha ragione lei, Ron: ho sbagliato io: non dovevo mettermi in mezzo. Mi dispiace. L’ho capito adesso... ho calpestato i vostri sentimenti ed eravate i miei migliori amici-
Ron lo fissò a bocca aperta.
-Harry? Cosa... cosa è successo dalla McGranitt?-
-Non posso continuare a fare finta... di non amarlo...- Harry non capì bene come si ritrovò a piangere sulla spalla di Ron, non capì neppure quando arrivò Hermione, né quando la ragazza cominciò ad accarezzargli la schiena cercando di confortarlo.
-Non me lo merito Hermione- singhiozzò quando si risollevò dalla spalla di Ron e si asciugò le lacrime che gli rigavano il viso con la mano aperta. -Scusa-
La ragazza gli sorrise e gli strofinò un braccio. Non se la sentiva ancora di abbracciarlo, ma era contenta di averlo ritrovato.
-Cosa succede, Harry?- gli chiese Ron. Dalla sua voce trasperivano la preoccupazione e l’affetto.
Harry si sedette lì dov’era, su un gradino delle scale, indifferente ai ragazzi che passavano loro accanto e lo guardavano scioccati.
Le scale decisero di cambiare in quel momento ed Harry fu loro grato perché si erano spostate verso un’ala poco frequentata della scuola e nessuno li avrebbe più disturbati.
Dopo qualche secondo di silenzio Hermione scese alcuni gradini, sedendosi più in basso di Harry, coprendosi le ginocchia con la gonna e Ron si sedette accanto all’amico ritrovato.
Harry si strofinò il mento. Dirlo a loro era più difficile di affrontare Nott, Zabini, i giornalisti e Voldemort tutti assieme. E in quel momento aveva la sensazione che fosse solo la preghiera di Draco ad impedire a Nott e Zabini di scuoiarlo vivo. Forse la Parkinson gli avrebbe messo del veleno nel succo di zucca quando Draco non ci sarebbe stato più.
-Io... sono innamorato- la voce gli parve uscire come un refolo di vento e, se non avesse vista addolcirsi l’espressione di Hermione, avrebbe pensato che fosse troppo debole perché lo udissero.
-E’ molto bello Harry- commentò lei, veramente contenta, benché non riuscisse a dimostrarsi entusiasta per la troppo acredine accumulata in quei mesi. Ci sarebbe voluto un po’ per riuscire a perdonare Harry.
-Ci dici chi è, Harry?- Lo incalzò Ron.
Harry si fissò le punte delle dita. Teneva le mani mollemente appoggiate in grembo, pizzicandosi di tanto in tanto le unghie.
-Non è facile dirvelo...-
In quel momento da un corridoio, un centinaio di gradini più in basso, giunsero dei rumori. Passi di corsa e grida, lo schiocco di alcuni incantesimi.
-Harry!- La voce di Malfoy echeggiò risalendo le pareti.
Harry si alzò e vide Draco correre verso le scale, cercando di salire, ma non c’era modo di raggiungerlo.
Un Auror lo stava inseguendo, lanciandogli schiantesimi che solo per miracolo non lo colpivano.
Harry strattonò il corrimano, odiando le scale che non tornavano a muoversi per permettergli di raggiungere Draco.
L’Auror gli era ormai addosso. Draco era alto quanto l’uomo, ma decisamente più sottile e soprattutto era disarmato.
Harry estrasse la bacchetta, ma il rischio di colpire Draco era troppo alto. Si guardò intorno sentendo il panico aumentare come la notte in cui era sulla torre con Silente. Si sentiva impotente come allora.
-Harry?- -Harry?- Sentì le voci dei suoi amici, ma erano lontane.
-Accio, scopa!- Gridò allora.
Contò i secondi, nemmeno durante il Torneo Tremaghi, quando aveva davanti l’Ungaro Spinato inferocito, gli era sembrato che la sua firebolt ci avesse messo tanto.
Quando la scopa arrivò, Harry l’afferrò e ci saltò sopra quasi in volo. Si appiattì contro il manico, gli occhi fissi su Draco, ormai sopraffatto dall’Auror.


Continua