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Per amore mio

parte XIV

di Nuel


-Dovresti portare qui qualcosa di tuo-
Harry fece scorrere pigramente la mano sul ventre di Draco ed inarcò un sopracciglio.
-“Qualcosa”, cosa?-
-Pettine, spazzolino... un pigiama, un cambio...-
-Malfoy, fino a prova contraria non sono ancora stato sfrattato dalla torre di Grifondoro-
-Non mi chiami mai per nome-
Harry sbuffò ed incrociò le braccia dietro la nuca, fissando attentamente il soffitto.
Draco gli si strinse al fianco, aspettando una risposta.
-Il fatto che abbia ammesso di essermi innamorato di te non significa che la cosa mi riempia di gioia e tanto meno che intenda assecondarla-
Draco si ritrasse ferito. Aveva capito che Harry non avrebbe gridato ai quattro venti di stare con lui, ma non aveva immaginato che potesse dirgli tanto chiaramente di non essere soddisfatto della situazione.
Harry gli circondò le spalle rapidamente, stringendoselo di nuovo al fianco prima che si allontanasse troppo.
-Non significa che non ti amo-
-Significa... che ti vergogni di me-
Potter si umettò le labbra, prendendosi qualche istante per cercare le parole giuste.
-Significa che non voglio soffrire ancora. Significa che di “Malfoy” potrò anche dimenticarmi, quando ti avranno portato via. Niente di troppo personale, Malfoy-
Draco si liberò del suo abbraccio e si mise a sedere sul letto, la schiena curva e le braccia mollemente abbandonate sulla coperta che a malapena gli copriva l’inguine.
Faceva freddo, ma gli sembrava sopportabile.
-Fare sesso non ha nulla di personale, per te?-
Harry si sedette a sua volta, cercando i propri occhiali sul comodino e prendendogli il mento tra le dita per farlo girare nella sua direzione.
-Chiamarti per nome sarebbe personale, portare qui le mie cose sarebbe personale. Fare sesso è una cosa che ci fa stare bene entrambi. Quando esco di qui ingoio il rospo e fingo che tu sia sempre il solito vecchio Malfoy e che tra noi non ci sia nulla-
Draco allontanò bruscamente la sua mano e scivolò fuori dal letto rapidamente, afferrando i pantaloni ed iniziando a vestirsi dandogli le spalle.
-Pensavo solo che così avresti evitato di correre avanti-indietro ogni volta tra il tuo dormitorio ed il mio come stai facendo praticamente ogni fottuta notte ed ogni fottuta mattina da più di un mese, Potter-
Harry uscì dal letto e lo raggiunse, mettendosi alle sue spalle ed abbracciandolo.
-Non ti sei messo le mutande- gli soffiò nell’orecchio, leccandone e baciandone il bordo. Gli accarezzò il petto e fece scivolare una mano fin dentro i suoi pantaloni.
Draco espirò rumorosamente, gettando la testa all’indietro.
Harry gli leccò via una lacrima dalla guancia e gli baciò la spalla. -Ti amo, Malfoy, ma tu finirai ad Azkaban-
Strinse il pugno sul suo pene e con l’altra mano gli graffiò il braccio sinistro, dove era il Marchio. Draco non fece neppure in tempo a sentire il suo sesso gonfiarsi che già montava l’orgasmo.
Harry ritrasse le dita bagnate di seme e le leccò una ad una.
-Nemmeno questo... è personale?- ansimò il Serpeverde con gli occhi umidi.
Harry lo girò e lo baciò e lo strinse tanto forte che Draco, per un momento, pensò che si sarebbe spezzato.
-Questo è personale, Malfoy!-
Harry lo fissò intensamente negli occhi prima di lasciarlo, afferrare i suoi indumenti alla rinfusa, prendere il mantello dell’invisibilità e sparire.
Draco vide la chiave girare nella toppa e la porta aprirsi e chiudersi silenziosamente.
Dopo qualche secondo raggiunse la porta e la chiuse di nuovo a chiave: da quando Blaise e Pansy li avevano sorpesi, aveva imparato a chiudere a chiave ed i suoi amici avevano imparato a non insistere, quando la porta era chiusa. Non significava per forza che ci fosse Potter con lui, ma che Draco voleva restare solo e tanto bastava.

Come ogni fottuta mattina da più di un mese, per usare le parole di Malfoy, Harry rientrò all’alba nel suo dormitorio, in tempo per entrare per primo in bagno ed indossare degli abiti puliti prima di scendere a colazione.
-Harry?-
-Ciao Ron-
Harry trasalì alla voce di Weasley, ma gli sorrise e continuò a prepararsi la borsa per le lezioni.
-Harry non tiriamola per le lunghe: mi sono accorto che non dormi qui da un pezzo. Dove vai?-
-Mi spii?-
-No, ma sono un Prefetto. Anche Hermione è preoccupata-
-Fantastico, Ron! E a chi altri l’hai detto?-
Ron attese che i loro compagni di stanza, che si stavano svegliando, cominciassero a muoversi per raggiungere il bagno. -A nessuno, ma Herm’ vuole parlarti e anch’io-
-Come Prefetto e Capo Scuola o come ex amici?-
-Harry, per favore!-
Harry ghignò, dando le spalle a Ron, finendo di vestirsi. Sapeva che non era colpa di Ron, ma non gli importava molto. Evidentemente non soffriva più così tanto per la perdita della loro animicizia. Ormai tutti i suoi interessi erano rivolti a Malfoy e, doveva ammettere, non era molto positivo.
Ron gli chiese di aspettare che tutti fossero usciti, Hermione li avrebbe raggiunti in camera.
Un quarto d’ora dopo la ragazza li raggiunse e, con un saluto appena accennato ad Harry, si andò a sedere accanto a Ron, sul suo letto rifatto malamente per farcela sedere.
La ragazza notò che il letto di Harry era perfettamente in ordine e che, quindi, non ci aveva dormito neppure quella notte ed Harry notò il suo sguardo severo e critico e la dolcezza con cui Ron le circondava i fianchi, accogliendola accanto a sé.
-Come stai, Harry?- Chiese lei, per rompere il ghiaccio, ma la sua voce era forzata ed Harry non poté fare a meno di scuotere la testa.
-Hermione, Hermione! Se ti lasciassi andare un po’ saresti molto più carina! Non è necessario che tu faccia sempre la super donna, ma, a volte, mi chiedo se tu non sappia essere in nessun altro modo e mi fai proprio pena!-
Lei si irrigidì, tanto più che Harry sembrava ghignare soddisfatto.
Ron era impallidito e passava lo sguardo da lei a lui, incredulo e preoccupato.
-Allora, Ron mi ha detto che mi vuoi parlare, cosa devi dirmi?-
-Devo “chiederti”, prima di tutto, Harry, dove passi le tue notti e perché-
Harry sorrise, alzando lo sguardo al soffitto e dondolando un po’ la testa, cercando le parole giuste per ottenere l’effetto desiderato.
-Visto che ora Ron è off-limits, per me, ho dovuto trovarmi qualcun altro-
Ron sussultò. Il suo imbarazzo divenne evidente quando il rossore salì fin sopra il collo, più intenso delle sue lentiggini, mentre Hermione lo fulminò con lo sguardo, assumendo un atteggiamento ancora più severo. Somigliava ad una versione inacidita della McGranitt quando faceva così ed Harry si costrinse a non ridere.
-Presumo che tu, allora, abbia una ragazza... un ragazzo...-
-Presumi bene, Herm’. E sono sicuro che puoi anche immaginare che io passi ogni notte a fare sesso sfrenato con lui nel suo letto. Soddisfatta?-
-Non puoi girare per la scuola di notte...-
-Si, anche il suo ex me l’ha detto, ma, se sono invisibile, dubito che possa acciuffarmi...- ghignò di nuovo.
Hermione illividì di rabbia. -L’hai rifatto! Ti sei di nuovo messo tra due persone che si amano per i tuoi... i tuoi...-
-I miei, Hermione? Capricci? Desideri? Per la mia lussuria?- Stirò le labbra al massimo. -Si, Herm’, gli ho fatto lasciare il suo ragazzo e non ne sono affatto pentito!-
-Sei disgustoso!- La ragazza uscì dalla stanza con un diavolo per capello e Ron la rincorse.
Harry si sentiva bene dopo quella specie di scenata e non vedeva l’ora di raccontarla a Malfoy. Lui avrebbe sicuramente apprezzato.
Dopo essere riuscito ad evitare una delle noiosissime feste del Lumaclub, quella sera, Harry si intrufolò, come al solito, nel dormitorio di Serpeverde.
Malfoy non era nella sala comune, così Harry si diresse velocemente nella camera del ragazzo, trovandolo che si stava infilando a letto.
Harry chiuse la porta a chiave e si tolse il mantello.
-Non mi aspetti?-
-Ciao Harry- gli sorrise debolmente. -Scusa, ma non mi sento molto bene e vorrei dormire-
-Senza di me?-
Malfoy negò col capo e, sorridendogli, batté il palmo della mano sul letto.
Harry lo raggiunse e gli tastò la fronte. -Non mi sembra che tu abbia la febbre-
-No, ma ho i brividi...-
-Mettiti sotto, io ti raggiungo subito- Harry gli rimboccò le coperte e si spogliò rapidamente, infilandosi a letto ed abbracciandolo.
Draco si rilassò subito, contro la sua spalla e si sentì già un po’ meglio.
-Hai voglia di sentire cosa ho fatto stamattna?-
-Certo!-
-Non ci crederai mai!...-
Gli raccontò della visita di Hermione e di come l’aveva trattata e Draco rise di cuore, addormentandosi poco dopo, tra le sue braccia.
Harry tornò a posare la mano sulla sua fronte, forse era un po’ caldo, ma dormiva bene e respirava senza problemi. Gli accarezzò il viso, sfiorandogli con i polpastrelli le labbra sottili appena socchiuse.
Era la seconda notte di fila che dormivano assieme senza fare sesso eppure non gli pesava affatto. Si diede dello stupido per la millesima volta perché si era innamorato come una ragazzina sciocca.
-Draco- sussurrò mentre l’altro dormiva -mi hai messo in un bel guaio, sai?-
Gli baciò i capelli morbidi e freschi con il cuore che batteva un po’ più forte del normale: era strano chiamarlo per nome. Lo chiamò ancora una volta, gustando il suono del suo nome sulla lingua e nelle orecchie. Lo abbracciò meglio, tirando le coperte fin sopra il naso e chiuse gli occhi in attesa del sonno.

Un calore piacevole si impadronì di lui. Era una sensazione avvolgente che gli fece pensare solo “Finalmente”. Draco sapeva di essere ancora addormentato e sapeva che sarebbe arrivato presto il momento del risveglio, ma stava bene in quel posto, anche se sapeva che, al risveglio, avrebbe trovato Harry accanto a sé.
La calda e soffice pelliccia bianca lo avvolgeva e, benché mancassero ancora due mesi alla primavera, sentiva quel tepore tipico dei primi giorni di aprile quando il sole è ancora una sorpresa alla mattina, quando si aprono le imposte.
Si sentiva coccolato. Era immerso nell’affetto e nell’intimità.
Il suo alter ego onirico era nudo come sempre, ma stavolta non faceva nulla di provocante: semplicemente se ne stava sdraiato e sorrideva.
Draco poteva sentire le carezze e i baci leggeri sulla sua pelle e cercò ancora di comunicare col suo sognatore.
-Credevo non pensassi più a me... era da tanto che non coglievo i tuoi pensieri-
Come sempre non ci fu risposta.
-Mi fa piacere che tu mi voglia ancora, vorrei sapere chi sei... però... non posso più darti il mio cuore... ti chiedo scusa, ma mi sono innamorato di un altro... uffa! Come vorrei che potessi sentirmi! Devo andare adesso. Non mi intrometterò più nelle tue fantasie. Ciao-
Draco socchiuse gli occhi con un sorriso tenero sulle labbra.
Sentiva il braccio di Harry intorno ai suoi fianchi ed il suo respiro, profondo e regolare, contro la sua guancia. Non voleva nulla di più.
Girò appena la testa e socchiuse gli occhi, incontrando quelli di Harry, che lo fissavano con uno sguardo bruciante, così intenso che per un attimo Draco se ne sentì spaventato. C’era qualcosa di doloroso nel modo in cui lo guardava.
Harry era serio, lo fissava e basta, ma, quando vide che Draco era sveglio, la sua espressione si addolcì, gli occhi si rasserenarono e gli sorrise come se prima la sua mente non fosse stata impegnata in chissà quali penieri.
-Come stai?-
Draco sentì una stretta al petto e gli occhi gli si riempirono di lacrime.
Spostò il braccio di Harry e si mise seduto, prendendosi la testa fra le mani. Le parole del mattino precedente gli rimbombarono nella mente e mentre Harry si preoccupava e cercava di attirarlo di nuovo tra le braccia, Draco uscì dal letto e si chiuse in bagno.
Harry bussò alla porta e lo chiamò, ma dopo qualche inutile tentativo capì che Draco non gli avrebbe aperto e tornò a sedersi sul letto, in attesa che il Serpeverde decidesse di uscire da solo.
Passarono parecchi, lunghi minuti prima che Draco decidesse di lasciare il bagno.
Quando uscì, aveva gli occhi arrossati dal pianto ed un’espressione decisa.
Harry lo guardò in attesa e lui lo fissò per qualche istante in silenzio.
-Harry, non posso continuare-
Potter lo fissò dubbioso.
Draco tirò su col naso e distolse lo sguardo da lui.
-Io ti amo così tanto... che... preferirei morire che stare senza di te!-
-Malfoy...-
-No, lasciami continuare. A volte, come questa mattina, mi sento così unito a te, così tuo... da stare male... e... se tu non puoi legarti a me... io... io...- Singhiozzò, provocando un nodo alla gola di Harry. -Io non so più dove finisci tu e comincio io e se per te non è lo stesso, io finirò per perdermi... Io mi perdo quando ti guardo, Harry! Non so più chi sono, so solo che se tu allontani gli occhi da me io cesso di esistere...-
Harry abbassò lo sguardo, sapeva che avrebbe dovuto pensare velocemente, ma aveva la testa così vuota da brancolare nel buio. Sentiva una forza dentro, che scalpitava e ruggiva per liberarsi dalle catene a cui lui l’aveva imbrigliata. Sapeva che era l’istinto che si era sforzato di soffocare e la sua voce era l’unica che sentiva.
-Io non voglio più vederti, Harry-
Harry si alzò di scatto e lo raggiunse in poche, lunghe falcate, abbracciandolo stretto sui fianchi. I suoi occhi erano di nuovo torridi come al risveglio e Draco si sentì tremare.
-Credi che lasciarti morire adesso sia meglio che agonizzare? Credi che ti lascerò fare a modo tuo perché non sento le stesse cose? Io sto lottando con me stesso per non farmi trascinare via dalla disperazione quando tu finirai in prigione! Tu sei mio! Ma non posso fare nulla perché ti portino via da me, Draco!-
Draco spalancò occhi e labbra alla sorpresa di sentirsi chiamare per nome, ma Harry lo stringeva così forte da fargli male e gli spingeva la lingua in bocca con tanta forza da impedirgli di respirare.
“Merlino! Fammi morire così!” Pensò Draco mentre Harry lo spingeva contro la parete fredda e si premeva contro di lui tanto forte che Draco pensò che l’avrebbe schiacciato. Il dolore ed il freddo scomparivano in un piacere caldo e avvolgente, nella sensazione di sentirsi protetto e compreso e rispose al bacio intensamente, liberando a fatica le braccia dalla sretta di Harry per circondargli il collo e stringerlo a sua volta.
“Finalmente” pensò, mentre il sangue cominciava a circolare più velocemente nelle vene e dei piccoli gemiti gli uscivano dalle labbra, sufficienti a far capire il suo desiderio al compagno.
Harry lo prese di peso, incrociandogli le braccia sotto il sedere e sollevandolo, scostandolo dalla parete e riportandolo al letto.
Draco, che aveva piegato le gambe attorno alla schiena di Potter, si lasciò catapultare sul copriletto, fremente di attesa.


Continua