I personaggi sono proprietà dei rispettivi autori etc. etc.


My vision

parte X - Cathedral

di Kourin



 

Regnava un silenzio irreale, talmente perfetto e profondo che poteva udire chiaramente i battiti del suo cuore. La consapevolezza che la sua presenza in quel luogo equivaleva ad un sacrilegio lo colpì immediatamente eppure non riuscì a sorprenderlo, né a turbarlo. I suoi passi risuonarono con un’eco aliena ed innaturale mentre avanzava verso il centro della sala circolare dalla slanciata architettura gotica, al punto che si scoprì a gettare occhiate inquiete ai gargoyles di pietra scura aggrappati alle colonne; demoni dalle ali di drago e corpi snelli, scattanti, con musi feroci ma non grotteschi, semplicemente perfetti… sembrava che la vita fosse scivolata via da loro solo pochi istanti prima.

Girò su se stesso, con la sensazione di qualcuno alle sue spalle, ma vide solo scaffali arcuati che seguivano fedelmente il movimento delle pareti, traboccanti di libri dalle rilegature eleganti e illuminati da enormi vetrate rosso sangue che alleggerivano la possanza della costruzione.

“Ciao!”

Hokuto gli sorrise, appollaiata su una scala da biblioteca, avvolta nell’ampio abito bianco. Subaru ricambiò il sorriso con affetto, poi corrugò la fronte. Aveva l’impressione di avere scordato qualcosa di importante che riguardava lui, Seishiro e sua sorella. La ragazza saltò a terra e corse ad abbracciarlo, distraendolo da quei pensieri poi si allontanò di un passo e incrociate le dita dietro la schiena fece un giro su se stessa, con il viso rivolto verso l’alto soffitto.

“E’ bellissimo, vero?”

“Sì. “

Quella sala emanava una misteriosa sacralità, quasi fosse una cappella.

“Sai dove siamo? “

Subaru scosse la testa, anche se aveva l’impressione che quel luogo dovesse essergli molto familiare. La sua gemella allargò le braccia, abbracciando con quel gesto buona parte della stanza.

“Questo è Seishiro. ”annunciò sorridendo”O meglio, questo è il modo in cui io percepisco il suo mondo interiore.”

Subaru annuì lentamente, come se la cosa non lo sorprendesse per nulla.

“Ma non potremmo essere qui…”mormorò, poi si voltò a guardarla “Non dovremmo…”

“No, infatti.”

Il tono di Hokuto era grave, severo come poche altre volte l’aveva udito.

 “Ma è ora che tu cominci seriamente a mettere ordine nei tuoi sentimenti e non c’è luogo migliore di questo per iniziare a farlo.”

Il ricordo del sofferto sentimento per Seishiro riemerse con una violenza inaudita. Chinò la testa, confuso. Qualcosa ancora si ostinava a sfuggire alla sua memoria, qualcosa di spiacevole e doloroso che non riusciva a far affiorare dalla foschia che avvolgeva i suoi pensieri.

“Ordine dici…”mormorò con amarezza” Io lo amo e lui no, non mi odia nemmeno, gli sono completamente indifferente. Il problema sono solo io. “

“Non esserne così sicuro.” tagliò corto Hokuto.

Alzò le mani e intrecciò le dita dietro la nuca del fratello.

“Se gli fossi indifferente come dici, toccarti non gli procurerebbe il minimo piacere…ma le cose non stanno così.” gli strizzò un occhio, maliziosa, tornando però ad incupirsi un attimo dopo ” Per questo motivo il Ciliegio ti odia e ti desidera con una violenza che non conosce da molto tempo.”

“Io…non capisco.”

Hokuto gli sorrise, comprensiva.

“Non importa.”

Si staccò da lui e con un altro ampio gesto indicò gli enormi scaffali.

“Guarda. In questo luogo sono custodite tutte le sue conoscenze, e anche i suoi ricordi. ”sorrise divertita”E noi ne occupiamo una parte tutto sommato ingente. Pensa a noi più di quanto non sembri e a me in particolare più di quanto non vorrebbe. Un giorno ti parlerà di me, sicuramente…”

Di nuovo seria tornò a fissare il suo sguardo negli occhi del fratello.

“Ora pensa attentamente prima di rispondermi: ti sei mai chiesto cosa voglia davvero da te? “

“Uccidermi. ”ribatté Subaru, senza esitazione”Dopo avere finito di strappare quello che resta della mia anima. Cosa potrebbe volere altrimenti? “

“Può darsi che ancora non lo sappia “

La sconosciuta gravità che udì nella voce della sorella cancellò immediatamente il sospetto che si stesse prendendo gioco di lui.

“A Sei-chan piace molto sfidarti… ma quando lo farà di nuovo dovrai sforzarti di cercare la verità che nasconde dietro alle sue parole, senza lasciarti distrarre dall’amarezza.”

Subaru annuì, di nuovo confuso, con gli occhi già velati. Si portò una mano alla fronte.

“Sì. “mormorò obbediente.

Hokuto lo circondò con le braccia e lo strinse con dolcezza.

“Sei stanco…”gli sussurrò”Vieni, riposa sulla mia spalla…”

Il suo adorato gemello si chinò su di lei, con un sospiro appena udibile e le strinse la vita con un braccio. Fu invaso da una profonda afflizione, come se stesse per perderla e convulsamente la strinse anche con l’altro braccio. Per un attimo, un pensiero sfuggito al controllo della sua guida lo indusse a chiedersi perché lei non fosse cresciuta e indossasse l’abito che spettava a lui.

“Non ti lascerò mai solo, finché avrai bisogno di me. “

Subaru chiuse gli occhi con forza. Avrebbe voluto chiederle di cosa stessa parlando; lei gli era sempre accanto, ogni giorno, perché le cose avrebbero dovuto cambiare? Ma il suo abbraccio era caldo e rassicurante come sempre, non aveva motivo di prendere sul serio le sue parole; a Hokuto era sempre piaciuto scherzare.

…Era?…

Non aveva motivo di pensare a lei parlando al passato… Cercò di inutilmente di concentrarsi sulle troppe domande che gli affollavano la mente, ma non aveva la forza di pensare, voleva solo perdersi nella tenerezza delle sue braccia e dimenticare ogni altra cosa.

Hokuto si lasciò stringere, mentre quasi impercettibilmente riconduceva il fratello oltre i confini del mondo interiore dell’assassino. Abbassò le braccia ormai vuote e tornò ad appollaiarsi sulla scala.

Non le piaceva il modo in cui si stava comportando, ma manipolare la coscienza di Subaru era più semplice e immediato che infastidire un Sakurazukamori. Sbuffò, stiracchiandosi. Certo aveva indebolito le sue convinzioni, ma Seishiro era un uomo talmente volitivo e testardo che le avrebbe ricostruite a qualunque costo, e se lo avesse lasciato fare lui avrebbe seguito fedelmente i suoi propositi…o la tradizione di famiglia…ed entrambi gli esiti non erano previsti nel suo piano.

 

 

 

 

 


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