E la morte non avrà più dominio

parte VII

di Ljs


Mi sveglio sotto l'assalto lento e metodico della bocca di Angelo. Apro gli occhi e per un istante mi sento intontito, perso. La testa da due pulsazioni fastidiose, poi tutto passa

-Ho avuto mal di testa..
 
Sono tanto stupito che Angelo scoppia a ridere mettendosi a cavalcioni sul mio ventre.

-Per quello che ne so potresti esserti beccato la lebbra. Il nostro fisico elimina qualsiasi malattia con pochissimi sintomi.

-Non mi sono mai ammalato in quasi cento anni!!

-Io sì! Mi è successo.. trecento anni fa, ho avuto la tosse per mezza giornata! - Pare soddisfatto della cosa -Tossivo in continuazione, era divertente. Il Padre ha detto che con tutta probabilità mi ero ammalato di tisi, e mi ha fatto mettere a letto, ho dormito, poi al mio risveglio mi ha obbligato a mangiare e mi è passato tutto

-Avevi già smesso di nutrirti?

Scuote il capo, si volta verso la finestra schermata dai pesanti tendaggi

-Ho sempre mangiato poco. All'inizio no, mi affascinava quello che sentivo quando mi nutrivo, ma presto.. m'infastidiva. Ci pensi? Sono davvero blasfemo! Contro natura! Sono forse l'unico vampiro che possa accollarsi certe definizioni

Capisco quello che vuol dire: per i mortali tutti noi siamo creature fuori dalla grazia di Dio, e invece non facciamo che seguire la nostra natura. 
Angelo, con la sua strana dieta, potrebbe apparire ai loro occhi come magnanimo, invece è giudicato, tra noi, un debole.
Potrebbe ormai ambire al titolo di Padre, ma è impensabile che gli venga offerto. Un Padre deve essere freddo e deciso, deve avere chiaro quali sono le priorità per la sopravvivenza e la crescita dei Figli. Ho scoperto che siamo pochi, molto pochi e raggruppati in piccoli gruppi. Il nostro numero strettamente tenuto sotto controllo, ogni nascita motivata.
In realtà siamo una razza a rischio, e non credo per i mortali che ci danno la caccia.
Anna è stata chiara, al mio racconto ha sospirato scuotendo il capo.
-Ogni tanto spuntano fuori questi Capuce Rougue.. I piccoli cappuccetti rossi che si perdono nel bosco.. La conosci la favola?
Lasciamo perdere.
Beh, i nostri Capuce Rougue sono cacciatori: addestrati, negli ultimi secoli dal clero, prima da altre associazioni simili. E sanno come ucciderci. Di solito agiscono da soli, e hanno una base. Non sappiamo molto di più su di loro, non è detto che in ogni città in cui ci annidiamo ne troviamo uno.
Anzi sono piuttosto rari. Sembra però che abbiano caratteristiche simili.
Hanno tutti i capelli rossi, che siano donne o uomini. Ma dubito che incontrerai un cacciatore femmina in questo periodo.
Avresti dovuto eliminarlo. Se dovessi incontrarlo, e riesci a catturarlo, portalo qui, il Padre ne sarà felice. Altrimenti chiudi questa storia e divora il cacciatore
Anna era tranquilla, sorseggiava il suo te con Cassandra che dormiva con la testa appoggiata alle sue gambe. Pareva considerarlo un problema da poco.
Come se in realtà il fatto che potevo lasciarci la pelle fosse qualcosa di appena di più di una novità.
Mi aspetto una chiamata da Imanuel da un momento all'altro.. lui è un ottimo Padre

-Perché sorridi?

-Stai diventato pesante..

Si fa di brace e mi colpisce proprio al centro del petto, proprio sul crocifisso.
Il taglio che si apre è profondo e attraversa tutto il palmo in diagonale.
Vedo i suoi occhi riempirsi di lacrime mentre si porta la mano alla bocca

-Non lo succhiare!

Mi sollevo abbracciandolo in modo che non cada. Si afferra alla mia spalla con la mano sana mentre mi preme quella ferita contro il petto

-Non è nulla Ute.. brucia e basta

-Non dovevi leccarlo, ci metterà di più a guarire

Mi alzo tenendolo stretto, mi avvolge le gambe intorno alla vita, raggiungo rapido la brocca con l'acqua fresca e pulita

-Metti la mano nella bacinella

Mi da retta e io verso l'acqua fino a che la ferita non si pulisce. La solleva e guardiamo la mano che, tra rivoli dai bagliori argentei, si rimargina senza che rimanga traccia

-La sento un po' indolenzita..

-Dovevo togliermelo quando mi sono messo a letto..

-Ti ho chiesto io di portarlo, di non togliertelo mai. E' un prezzo piccolo da pagare. Mi piace..

Non capisco, poi mi circonda il collo con entrambe le mani, si stringe a me.
Lo sostengo senza fatica.
E' vero: è piacevole sentire i nostri corpi così stretti.
La croce è tra noi, premuta contro i nostri petti.
Quando ci separeremo vedremo la sua sagoma impressa nella nostra carne?

-Tu mi piaci.

Scivola un poco, urta il mio sesso, si strofina contro il mio corpo, la testa abbandonata sulla mia spalla, ma il volto è rivolto all'esterno, non mi guarda.
Mi appoggio con le natiche contro la credenza, sporgendo un poco il bacino in fuori

-Bravo

Si strofina un poco, lentamente, delicatamente. La frizione della pelle contro la pelle è lo strumento del nostro piacere. Io tuffo il naso tra i suoi capelli ogni volta che mi capita a tiro: sa di buono, di pulito. Respiro il suo odore, come vorrei fare sempre. Per sempre. Fa perno sulle spalle, lascia che il mio sesso strofini contro il suo, la pelle tenera dell'interno delle cosce, quella ancora più delicata e setosa tra le natiche. E' estenuante, intanto mi bacia il petto, piccoli morsi sulle mie spalle E' consolatorio: trovo il sesso tra noi consolatorio. Non so da dove nasca quest'idea ma è così. Animali che reciprocamente si leccano le proprie ferite, che si stringono e si sfiorano. Che sospirano un sollievo che raramente è dato da provare.
Mi ricordo il sesso prima, prima di Angelo. Era qualcosa di rapido e liberatorio. Personale. L'altro era solo un buco caldo in cui perdersi, da cui ottenere un piacere il più possibile stordente, che portasse l'oblio. 
Ora non posso scindere l'idea di piacere dal corpo di Angelo, dalla presenza di Angelo. Con gli altri la cosa non è cambiata.
Non capisco lui. Lui che può avere tutti, che mi cerca comunque con un'assiduità che sfiora la lusinga. Siamo nella mia camera. E' venuto da me.. è venuto da me!
Lo stringo fino a sfiorare il dolore. Gli afferro le natiche e lo fermo, lui si agita innervosito. Io vado verso la grande vasca che qualcuno ha portato mentre dormivo.
Mi secca quanto mi scopro vulnerabile in quel momento.
Il sonno c'è indispensabile: quando il nostro organismo lo richiede non possiamo che concederglielo e mente dormiamo è come se fossimo morti. Fino a che non abbiamo recuperato le nostre energie pare che nulla possa svegliarci, se non un forte dolore, un dolore che ci richiama alla coscienza solo per renderci consapevoli della nostra morte..
L'acqua è calda.
Angelo deve aver avuto sentore del mio risveglio e l'ha fatta portare.
Il bordo è molto alto ma non è larghissima. Posso straci seduto comodamente con l'acqua che mi lambisce il petto. Entro con lui avvinghiato a me, i suoi gemiti mi sanno di un invito che non ho alcun'intenzione di ignorare

-Mi piace quando mi prendi così

Capisco che la presenza della vasca non è solo per un'attenzione nei miei confronti

-E piace anche a te..

Sorride, e ha ragione, ma solo in parte: mi pare di fargli meno male, ma l'acqua mi toglie il contatto della pelle contro la pelle.
Mi manca, mi manca quel lieve attrito, la sensazione di poter sentire il suo cuore battere contro il mio. In acqua tutto è attutito. Liquido. Scivola intorno a me, sento il contato delle sue mani contro le mie spalle, le sue cosce dove appoggiano, tutto il resto è perduto. Lui si muove lieve, sorridente, il corpo che emerge ornato di mille rivoli scintillanti, la pelle candida prende le sfumature che hanno le perle. Uno spettacolo che toglie il fiato.
Socchiude gli occhi quando mi accoglie e vedo solo lampi di un blu intenso, lampi che non mi accecano ma mi stregano. Allora fisso il suo viso, mentre il respiro si fa breve, e mi abbandono, il mio corpo a sua disposizione, la mente perduta..
Vorrei avere ancora un'anima. Per donargliela come ormai gli ho donato la mia vita.
Perché mi piace così tanto?
Mi circonda il collo con le braccia esili e stringe un poco richiamando la mia attenzione.

-Sai cosa adoro? Il caldo.. Per quanto l'acqua sia calda sento sempre fresco quando esci dal mio corpo. Sei di brace Ute..

Sussulto, le sue parole mi colpiscono e vengo, chiudendo gli occhi, inclinando un poco il capo fino ad appoggiarmi contro la sua spalla. Respiro più profondamente e torno in me
Gli passo le mani sul corpo, gli afferro le natiche e lo costringo ad alzarsi in piedi. Sa di pulito ed è fresco quando lo accolgo nella mia bocca. Mi piace il suo sapore mischiato a quello dell'acqua. Trema e barcolla ma non lo lascio andare, succhio e succhio quasi cercassi di rubargli quella cosa che non posso donargli: voglio la sua anima.. Ottengo solo il suo seme, e un grido strozzato mentre affonda le mani tra i miei capelli e tira dandomi un dolore che mi risveglia dal piacere e mi da una lucidità che dura l'attimo che serve al suo pene per sbattere ancora contro il fondo della mia bocca.
Lo libero e si abbandona tra le mie braccia, ride mi passa le mani sue muscoli del petto, le braccia, le spalle e il collo
-Non devi mai allontanarti da me.. Ricordati che tu mi appartieni!

Sono io a ridere, prendo a lavarmi e lui mi aiuta. Come al solito: come se fosse un gioco

-Che dubbi ti fai venire Angelo? Dove vuoi che vada?

-E se il Padre ti chiedesse di allontanarti di me?

E' serio

-Disubbidirei.. e sarei comunque allontanato da te

Mi fissa spalancando un poco gli occhi, credo che si aspetti una mia domanda, che non arriverà.
Lui non si metterebbe mai contro Immanuel, non per qualche motivo particolare, semplicemente non è detto che sei io gli appartengo la cosa sia reciproca. Anzi. Non credo che sarei così sereno altrimenti. Io ho bisogno anche del suo distacco. Di sapere che l'intensità di quello che provo non è ricambiata. Ho bisogno di sentirmi il più forte, d'avere ancora qualcosa in cui io sono il più forte.
Scuote il capo, inginocchiato nell'acqua di fronte a me

-Io credo.. Credo che dovrei darti qualche spiegazione, ormai dovrei. Eppure tu.. Tu m'impedisci sempre di farlo

-Angelo, noi siamo uniti. Ed Immanuel lo sa..

-Il Padre. Tra noi dobbiamo chiamarlo così Ute, per favore.

-Certo.. Il Padre sa che se non vuole.. perdere un figlio, e non far soffrire un altro, beh, deve rispettare i miei sentimenti

Mi fissa: quegli occhi che ricordano il blu del cielo al sorgere del sole, che la notte non è ancora decisa a lasciare la culla del cielo.
Forse vuole replicare, o forse vuole darmi una di quelle spiegazioni che ha rinchiuso dentro di sé.
Che ognuno di noi ha sepolto dentro di sé.
Chi siamo? I mortali s'interrogano sul senso della loro esistenza.. e noi?
Noi che dovremmo dire? Che senso ha la nostra esistenza?
Ma queste sono domande fine a se stesse. Io sono più interessato a scoprire chi è Angelo. Perché è così, da dove hanno origine le sue manie, il suo fascino..
E' strano, ormai è quasi un secolo e ancora non riesco ad accettarlo, senza domandarmi, senza tormentarmi. E' come se la comprensione di Angelo nascondesse in se un senso che mi è indispensabile. Lo amo?
No
Credo di poterlo dire con una certa tranquillità. Credo di aver amato, come mortale. Ricordo confusamente un viso e ricordo il desiderio e il calore.
Cose che provo per Angelo, indubbiamente, ma non solo.
Lui è qualcosa di più, qualcosa che indubbiamente vive soprattutto nella mia mente e nel mio petto.
Il non sapere l'alimenta. Il mistero rende il sentimento, quello che provo, sacro.
Cosa prova il celebrante per il suo Dio? Non la statua di pietra o legno.. ma Dio. Cosa prova per quella creatura infinitamente superiore a lui, che comunque è, oltre a lui, nonostante a lui. Passa per Amore, ma si può mettere sullo stesso piano dell'amore che lega il simile al simile?
Io non sento Angelo simile a me. Non credo che riuscirei ad amare una creatura simile a me..

-Oggi voglio andare a cavalcare

Sorrido, è così.. terreno. Infantile e dolce. E' forse la creatura che più, di ogni altra che abbia mai incontrato, incarna le parole superficialità e leggerezza.
Vive per il piacere, in ogni forma, anche quella che sfocia nel dolore.
Eppure.. dovrebbe essere limpido e cristallino, semplice.. Allora perché non riesco a spingermi oltre i suoi occhi?

-Vuoi andare a cavalcare al parco?

-Sì, poi mangiamo in un caffè. Non ho voglia di stare in casa. Poi stasera dobbiamo andare alla festa dell'Ambasciatore..

-Festa?

-Anna non te l'ha detto?

-Non sapevo nulla. Ma ti devo accompagnare?

Annuisce con gli occhi che si adombrano
-Vado a conoscere la mia futura sposa Ute, devi accompagnarmi assolutamente!

Lo fisso attento
-Ti sposi?
Non so cosa pensare, come reagire.
Angelo sposato? I vampiri si sposano?

-Uff. Speravo che Anna ti avesse accennato a qualcosa

Un bussare discreto c'interrompe
La porta si apre solo dopo aver ricevuto il permesso di farlo. Anna entra e china un poco il capo in un gesto sottile. Porta un piccolo vassoio d'argento con un servizio di porcellana candida ornata ai bordi da scritte in arabo. Il profumo di un te forte e speziato riempi la camera

-Scusate se v'interrompo

Non ci guarda quasi. Il suo senso del pudore in forte contrasto con la sua morale.
Per Anna la nudità è una condizione inaccettabile. Retaggio del suo passato mortale, della sua passata vita di monaca

-No Anna. Ti avrei mandato a chiamare. Puoi chiedere che vengano preparati i nostri completi da cavallerizzi? Quello tortora per me e quello nero per Ute. E i cavalli. E anche i miei Piccoli

-Andate a cavalcare al Parco?

Angelo annuisce con gli occhi scintillanti prima di tuffarsi sott'acqua.
Riemerso prende ad occuparsi con la massima attenzione della cura dei suoi capelli

-Anna, Angelo mi ha parlato della festa di questa sera. Come mai non sono stato avvertito?

Sorride: è divertita
-Per non metterti in agitazione Ute - mi passa una tazza di te, molto dolce con molto limone: mi sta viziando - C'è un ballo a Palazzo, saranno presenti i delegati delle Colonie, compresi il Nobile Duca Tioman e la sua graziosissima figlia

-Non che mia futura sposa! Il Padre, in qualità di mio tutore, chiederà la sua mano e tra, al massimo, un anno, saremo sposi

-E tra al massimo tre anni tu berrai il suo sangue.. e scomparirai

Mi faccio di cenere: fisso Anna e cerco di capire se è seria. La sua bocca è nascosta dalla tazza di te, ma posso vedere chiaramente, nella mia mente, il suo sorriso. Ma a darmi più terrore e smarrimento è lo sguardo triste di Angelo

-Vorrei poterlo evitare Ute, vorrei poterlo evitare, ma Il Padre ha deciso.



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