Milk & Chocolate

parte II: Passional Kiss

di Laurana


“Sfuggire ad una folla di ragazzine urlanti non mi è mai capitato prima d’oggi.
Un’esperienza che non voglio più ripetere, giuro!
Ed ora mi ritrovo al fianco della più affascinante creatura mi sia mai capitato d’incontrare, muto esattamente come stamattina, cercando di ritrovare un po’ di fiato.
Comunque le ragazzine cercavano lui, non me…
Io posso fare al massimo da soprammobile, per abbellire la scena…
Dicono che insieme siamo uno spettacolo. Valle a capire, tu…”

- La terrazza… il luogo dove gli adolescenti si scambiano le prime frasi d’affetto. Dove il loro cuore è svelato ad una creatura vicina… Volevi dirmi qualcosa Shinji?

Un viso puro, da ragazzino ancora nel pieno dell’infanzia.
Occhi grigi, come il cielo quando ancora l’aurora è ai primordi. Occhi pieni di sbalordimento.
Ed una bocca sottile, come quella di una fanciulla. Fatta apposta per essere baciata.
Ora aperta per dar prova dell’ennesimo shock totale della giornata.

- Io… Ecco io… no, cioè, non lo so…

Un vento gelido a soffiare sui loro volti. Ad arrossare le loro guance.
Non solo perché un cuore batteva troppo velocemente.
Non solo perché un desiderio nascosto scintillava nel petto di un ragazzino ancora chiuso nella sua infanzia.

- Rientriamo allora. Senza cappotto prenderai freddo.

Vicine.
Troppo vicine quelle labbra che s’erano ammorbidite in sorrisi dolci per tutta la mattina.
Troppo vicini quegli occhi rubino capaci di rubare un mortale dal suo mondo.

- Va… va bene…

“Oddio…
Non è vero…
Ho pensato…
Ho desiderato…

… di baciarlo.”

***

La campanella era pronta a trillare di nuovo, sopra il chiasso degli studenti riversatisi nei corridoi.
Compito assai difficile perché ragazzine smanianti erano capaci di produrre un frastuono infernale.
Lei ci provò ed infine l’ebbe vinta.

Non tutti rientrarono nelle loro camere di tortura.
C’era chi avanzava con passo felino per i corridoi, tentando di sfuggire ai propri aguzzini.
E chi, ancora, camminava risoluta per nulla preoccupata di trovarsi di fronte qualche professore.
Che, comunque, non vi era studentessa sua eguale ed i torturatori non erano pertanto capaci di sfiorarla.
Mente superiore, condizione superiore.
Rapporto che non faceva una piega.

- Beh… allora io vado in classe… è già tardi.
La voce del bambino. Del cucciolo.
Perverso cucciolo, lei lo sapeva. Lo conosceva.
Ed era per questo che ci giocava.
Se fosse stato uno qualunque non sarebbe stato divertente fingere di lanciargli il bastoncino.

- Shinji! – richiamo autoritario.
Occhi sgranati ad osservarla: colpire e colpire. Era l’unico modo per giocare alla lotta con quel cucciolo.
Cucciolo che sapeva mordere e ferire come la peggiore delle fiere.
- Asuka…
- Vieni con me, devo parlarti.

“Sorriso di Kaworu…
Fuoco di Asuka…
Sorriso…
Fuoco…
Shinji prendi una decisione! Poco importa ora… l’ha già presa lei per me. Mi trascina come un cane al guinzaglio.
Ma fammi guardare un’ultima volta quegli occhi rubino!!!
Ah… no… ormai Kaworu è andato, è rimasta solo Rei…”

***

Si sentiva al capolinea.
Nonostante quegli occhi non ricercassero che il paesaggio di una città soffocata dalla neve.
Nonostante non sentisse il suo fuoco bruciargli la carne viva.
Ma presto, molto presto, l’avrebbe avvertito di nuovo.
Lo sapeva. E non voleva.

- Asuka, senti io…
- Sembrate due fidanzatini.

“Shock! Fa che il cuore non mi abbandoni adesso… fa che non mi abbandoni adesso…
Perché è sempre così dannatamente intelligente?
Pare una Cassandra nata dalle fiamme… legge dentro al mio animo come fossi fatto di aria.
Ma Shinji, cosa dici!?! Hai solo desiderato per un attimo, dico un attimo, di baciarlo!
Da qui a essere fidanzati!”

- Ma Asuka! Cosa dici!?!
- Semplice constatazione. Ti piacciono i ragazzi adesso?

“Sempre così maledettamente calma quando deve colpire per affondare.
Resisti Shinji, puoi farcela!
Mostra il vero uomo che è in te!
Vero uomo… ho desiderato di baciare un ragazzo. Appena conosciuto poi…
Ma è un angelo… diamine… è un angelo…”

- Asuka… per favore, smettila…
Sorriso diabolico. Giocava di nuovo con lui.
Non sarebbe corso dietro a un bastoncino inesistente stavolta.
Non avrebbe sfiorato le sue labbra come mesi addietro solo per sentirsi umiliato.
O forse, per lei… per lei l’avrebbe fatto di nuovo.

- Facciamo una prova. Se ti piace, vuol dire che sei ancora etero.
E si era avvicinata, come una gatta.
Sfoderando al contempo le unghie, perché lei faceva le fusa graffiando.
Leccandoti le ferite per poi mordere di nuovo.
Non la capiva, non l’avrebbe mai capita. In fondo, aveva ragione lei, era un’idiota.

E poi…
Buio.
Un buio rosso.
Ed il profumo dei suoi capelli… e la morbidezza delle sue forme contro di lui… e quella lingua che si insinuava maliziosa fra le sue labbra.

“Serrale… Serrale!
Dischiudile…”

Accogliere quel sapore dolce. Come un veleno zuccherato.
Perché lo sapeva l’avrebbe ferito.
E sarebbe stato di nuovo il cucciolo bastonato.

Perché quelle mani scendevano troppo in basso.
E lui era troppo fuori di sé… e non l’avrebbe fermata….
E forse sarebbe pure stato un uomo come quello che lei desiderava.
Sarebbe accaduto tutto ciò se…

- Il professore mi ha mandato a chiamarvi. Tornate in classe…

“Maledetta sorella…
No Asuka, aspetta, continua…
Asuka non ti allontanare!
Maledizione voglio morire…”

- Comunque sei un maschio a tutti gli effetti…

Ed era scomparsa.

***

“Evidentemente oggi è una giornata che tende a scendere verso una negatività prossima all’infinito… Per quanto l’inizio è parso essere una magnifica evasione della realtà grazie a Mister Angioletto. E’ bastato poco per ricordarmi quanto perverso posso essere e, quindi, quanto facilmente possa scivolare verso questo zero negativo.
Scendiamo queste scale va’…
Il professore mi farà a pezzi…
Ma non potevo arrivare in classe in quelle condizioni…
Asuka, grazie, gentilissima! Però la prossima volta lavoro completo!”

Scalino.
Scalino finale.
Piano della morte.

Sospiro: - Che brutta giornata…
- Perché mai?

“Visione angelica.
Ma può un essere superiore portarti a desideri così perversi?
Bene… o sono io il problema o lui.
Perché ho così tanta paura della risposta? La conosco, maledizione, la conosco!”

- Beh… ecco… ecco io…
- Sembri sconvolto…
- No, è solo che… Asuka, io…

“Aspetta prima di parlare, idiota! Bene, un consiglio di Asuka finalmente mi torna utile…
Lei…
Fa capolino nel mio mondo per un istante ogni settimana, sconvolgendomela del tutto per giunta, e dopo pretende di lasciarmi in QUELLO stato sulla terrazza.
Lui…
L’ho conosciuto solo stamani e mi fido di lui più di chiunque altro.
Non che abbia molta scelta, comunque. I pochi amici intimi hanno meno neuroni di me, ed è quanto dire…
Eppure…
Questo proprio non posso dirglielo.
Non posso.
Come mai potrei confessare di aver desiderato queste labbra di zucchero. Sempre pronte a sorridere.
Queste? Dico… queste?
Oddio, e ora mi accorgo che è a soli due centimetri da me!!!”

- Il momento che la musica suoni per qualcun altro. Il momento in cui non sarai più solo nel tuo mondo… - vicine, vicine quelle labbra troppo allettanti.
Inutile deglutire la voglia di avvicinarsi. Essa sarebbe risalita in pochi istanti.
E si sarebbe fermata lì, sulla sua lingua.
Richiedendo a gran voce che fosse estinta da un altro fuoco.
Un bacio, il secondo…
La richiesta della voglia…
- Ma io…
- Profumi ancora di lei.
Il tempo fermo per qualche istante. Di modo che potesse perdersi in un mare rubino.
Potesse affogarci.
Morire in quel dolore.
Perché, sia pur ormai celato, aveva scorto la sua intensità per un istante.
E la sofferenza era stata condivisa.

“Shinji… stai per sentirti male…
Ti comincia a girare la testa…
Cominci anche ad avere caldo… e poi freddo… e di nuovo caldo…
Shinji… sei un’idiota a restare ancora così vicino a lui! Due più due e ci arrivi: è lui che ti fa questo effetto.
Ed allora allontanati.
Se avessi l’uso delle gambe, forse…
Se avessi la forza per non morire in questo mare…
Se avessi… gli ormoni al loro posto!”

- E’… è stata lei a baciarmi!
Una scusa, veloce, pronunciata con una voce da bambino.
Quasi il terrore di aver tradito qualcosa di invisibile avesse pungolato il dormiente coraggio di aprir bocca.
E fu un errore…

- E tu, non volevi?
Contatto.
Come se il biancore latteo di una mano potesse celare quel rossore intenso su gote morbide.
Contatto.
Forse non solo fisico…
- Io… non so… non credo… o forse… sì….

“Che scusa vai cercando…
Tu volevi…
Tu la desideravi…
Tu eri decisamente… eccitato!
Ed avevi lei davanti.
Infatti… è ora che non sei normale… anche se ti sembra il contrario.”

- Dolce…
Racchiuder in una parola, in un soffio, la sua essenza. Sussurrargliela all’orecchio, piano, come fosse un segreto.
Vicine quelle labbra.
A sfiorare le sua pelle.

- …
- E, stavolta, volevi?
- Io… mi gira la testa…

Bacio appena accennato.
Casto e puro, sulla guancia ancora porpora del fanciullo.
Eppure era stato più di una droga, stavolta.

“Buio.
Che qualcuno mi spieghi cos’è successo…
Che qualcuno mi spieghi cos’è successo tra i miei impuri pensieri…
E se magari questa vocina smettesse di ripetermi che è il fuoco di qualcosa – non voglio nemmeno sapere di cosa – starei molto meglio.
Forse riuscirei a svegliarmi da questo incubo che sembra tanto un sogno…”



 



Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions