LUCI FREDDE

 

PARTE: 23/24

 

AUTORE: Dhely

 

SERIE: X-Men

 

RATING: Nc-17

 

PAIRING: Alex+Pietro

  

NOTE: i pg non sono miei, appartengono ai loro autori e ai loro editori. Questo non ha scopo di lucro, ma è solamente un esercizio di divertimento. E’ il seguito *diretto* di ‘Neve e ghiaccio’, anche se credo si possa capire anche senza aver letto le due parti precedenti.. comunque se vi interessa, le trovate sia sul sito dell’ysal www.ysal.it , sia sul mio.

___

 

Alex c’era stato.

 

Era stato lì per tutto il tempo, al suo fianco. Sempre. Almeno: quando aveva potuto, quando Pietro si era concesso di stare con gli altri.

 

Se avessero chiesto a lui, di Pietro, avrebbe raccontato cose incredibili nella loro assurda, semplice quotidianità: i cd che amava ascoltare, il modo in cui si mordeva, leggermente, il labbro quando era nervoso e concentrato su un pensiero, la sua maglietta preferita, lo sport che seguiva con più passione, il modo tipico con cui salutava sua sorella e l’orario in cui le telefonava, l’ultimo regalo che aveva fatto a sua figlia. E quella volta in cui la dottoressa Cooper aveva giudicato futile mangiare e Pietro aveva fatto una faccia che tutti avrebbero voluto avere una macchina fotografica sottomano solo per immortalare quell’istante a futura memoria. O quando, durante le Olimpiadi, aveva quasi ucciso Jamie perché aveva tentato di cambiare canale.

 

Lui conosceva chi fosse Pietro, e non altri.

 

Era stato il primo a sapere di Sinistro; aveva fornito un paio di contatti; aveva coperto Pietro con un loro vecchio collega; aveva fatto in modo che come esperto antiterrorismo mandassero lui da Xavier; aveva saputo dell’incidente e si era preoccupato da morire ed era andato da lui, perché sapeva benissimo dove l’avrebbe potuto trovare; aveva sorriso stupefatto di fronte alla mossa intelligentissima di sviare i sospetti con la voce di una stupida ‘vacanza in Europa’ che serviva, soprattutto, a coprire i primi passi verso nuovi collegamenti con cellule sovversive d’oltreoceano.

 

Aveva intuito cosa succedesse davvero, tra Pietro e Sinistro? Preferì non rispondersi.

 

Ma non sapeva nulla di Jean Paul.

 

Quando gli era arrivata la notizia all’orecchio aveva semplicemente creduto che fosse un’altra delle solite mosse astute e sottili tipiche di Pietro, che quello strano mutante gli servisse in qualche modo, per qualche particolare del suo piano che non gli era chiaro. Certo che gli avevano detto che erano insieme, ma Pietro non era di certo quello che si facesse problemi a frequentare, per lavoro, persone del suo stesso sesso, anzi, probabilmente per raggiungere un obiettivo prefissato sarebbe stato disponibile pure a vendersi l’anima. E di certo il canadese non aveva nulla che potesse piacere a Pietro, Alex lo sapeva.

 

Non era stato geloso, non era stato neppure un po’ preoccupato: non era quello il genere di persone da cui Pietro avrebbe dovuto guardarsi. Se lo frequentava aveva i suoi motivi, e quando avesse ottenuto ciò che voleva l’avrebbe semplicemente abbandonato, come di solito.

 

Pietro era così, era sempre stato così e le persone non cambiano dall’oggi al domani per un bel paio d’occhi e un paio di frasi sdolcinate. Di sicuro non Pietro.

 

Pietro era quello che, prima di qualsiasi missione, riusciva a dormire tranquillo, quello che durante gli attacchi mostrava un sangue freddo bastante pure per tutti loro, quello che non si preoccupava mai di niente, né di nessuno.

 

Lui lo conosceva.

 

Lui lo sapeva.

 

Ne era certo.

 

Erano stati insieme per.. una vita.

 

Avrebbe voluto poterlo dire, ma non era vero: non c’era stata nessuna vita con Pietro. L’aveva sognata, desiderata, se l’era immaginata, ma non l’aveva mai vissuta. Era sempre stato sicuro che, a uno come lui, non potessero davvero piacere gli uomini: lo faceva per dovere, per opportunità, per chissà che cosa, ma il piacere era un’altra faccenda.

 

Però, sì, lo conosceva.

 

Ora lo guardava, e si domandava cosa avesse mai veduto, in tutto quel tempo, di lui, che ora non riusciva più a riconoscerlo.

 

Pietro non poteva essersi innamorato, forse pure invaghito e basta, di un uomo, di un maschio, che non fosse lui. Assolutamente!

 

Sentì la gola seccarsi, completamente, e i pensieri cambiare improvvisamente direzione.

 

Pietro nella sala comune, seduto a gambe incrociate sul divano, con, tra le mani, una porzione di gelato, e un semplice gesto: due dita sporche di gelato tese in offerta verso un gatto che stava lì e leccava quel regalo inaspettato con una sorta di compunta soddisfazione.

 

Lui, il gatto, e nessun altro, se non un ospite ignorato, non invitato, che lo osservava.

 

Sembrava impossibile.

 

Alex si sentì stranamente turbato.

 

Certo era che se la poteva benissimo immaginare quell’espressione fredda, quel suo lieve piegare il capo da una parte, e quel suo splendido sorriso distante. Magari un piccolo cenno, e una domanda:ne vuoi?’.

 

La sua voce la immaginò scivolargli addosso, e si sentì tremare. Poi due dita, di nuovo, nel gelato, lente, eleganti e maliziose ad offrirgli ben più che un qualcosa di liquido e zuccherino e freddo da fargli colare nella gola.

 

Ne vuoi?

 

Alex che avrebbe risposto?

 

Nulla, ovviamente.

 

Gli si sarebbe avvicinato e avrebbe chiuso gli occhi. Le avrebbe leccate, quelle dita, proprio come stava facendo quel piccolo gatto, avrebbe socchiuso le labbra e le avrebbe inghiottite, le avrebbe accarezzate e ci avrebbe giocato fino a che non fosse impazzito, fino a che Pietro non gli avesse chiesto altro, fino a che.. si leccò le labbra. C’era ben altro che Pietro avrebbe potuto offrirgli.

 

Ne vuoi?

 

Il rumore della zip.

 

L’avrebbe succhiato, certo che l’avrebbe fatto! Gli si sarebbe inginocchiato di fronte e l’avrebbe fatto venire così tante volte che Pietro avrebbe domandato pietà. E lui avrebbe continuato a baciarlo, a toccarlo, a leccarlo, perché voleva sentire il suo odore, assaggiare il sapore del suo piacere e affogarci dentro e, sì, dopo l’ennesimo orgasmo, quando fosse stato davvero soddisfatto, ed esausto, l’avrebbe posseduto.

 

Sarebbe stato suo.

 

Chissà se era stretto. Chissà quant’era morbido. Di sicuro sarebbe stato delizioso: lo desiderava da così tanto che solo a pensarci faceva male.

 

E Pietro avrebbe sorriso e l’avrebbe lasciato fare. Gli sarebbe piaciuto. E sarebbe tornato da lui a chiederne ancora, sempre, e Alex avrebbe potuto pure dirgli di no, qualche volta, e sentirsi sazio, e soddisfatto, avrebbe potuto sapersi potente e non preoccuparsi dei suoi sguardi, dello splendore di quel corpo, perché sarebbe stato suo.

 

E la sua voce? Sarebbe servita solo a ripetere all’infinito il suo nome. Ancora ed ancora.

 

Pietro avrebbe vissuto pronunciando il suo nome, come una litania, un rosario infinito.

 

Alex’, avrebbe detto, e i suoi occhi avrebbero mostrato solo piacere, e desiderio.

 

Alex’, avrebbe sussurrato, e domandato, mentre si abbandonava da qualche parte, aprendo le gambe, chiamando, gemendo, mostrando quanto aveva bisogno di lui. E Alex sarebbe stato gentile, e paziente, e Pietro l’avrebbe amato per quello, e gli avrebbe detto che non si era mai accorto, che non aveva mai saputo, che..

 

Alex’, avrebbe gridato, chiedendo ancora, di più, più forte magari, domandando per un calore che lo faceva impazzire, per un qualcosa che lo marchiasse, che lo facesse sentire posseduto, fragile, e insieme protetto, soddisfatto. E si sarebbe inventato mille giochi per Alex, e avrebbe accondisceso ad ogni desiderio, avrebbe appagato ogni fantasia, perché chissà quanto fuoco doveva esistere sotto tutto quel ghiaccio intoccabile?

 

Alex’, avreb-

 

“Alex? – una domanda. Garbata, fredda, un po’ distante. – Ne vuoi?”

 

Alex vide quello sguardo posarsi su di lui e null’altro. Non il suo gesto, non la strana espressione seccata.

 

Solo quegli occhi, e la sua voce gli echeggiò dentro.

 

Sapeva benissimo che non sarebbe stato in grado di rispondere assolutamente nulla e, dunque, si limitò ad annuire.

 

Ecco, adesso Pietro si sarebbe alzato, e sarebbe venuto verso di lui. ‘Vuoi?’: gliel’aveva chiesto. Gli avrebbe porto le dita, o altro? Non importava, sarebbero andate bene entrambe le cose.

 

Gli avrebbe sorriso? Di sicuro non gli avrebbe domandato per favore, ma Alex non si sentiva così propenso ai formalismi, nei confronti con uno che gli stava per domandare di scoparlo.

 

Certo, perché non è che Pietro davvero gliel’avrebbe domandato, ma uno che si slacci i pantaloni in una sala, dopo una frase simile, spostando appena il bacino in avanti non è che possa pretendere che si capisca molto altro, no?

 

Quando gli ricomparve di fronte Alex seppe che avrebbe avuto problemi a succhiarlo, visto non credeva avrebbe avuto neppure più la saliva necessaria per leccarsi le labbra. Sperando che Pietro non pretendesse troppo, lì su due piedi: poteva calcolare un po’ di stupore, in fondo non tutti avevano i nervi d’acciaio come lui!

 

Qualcosa di freddo gli premette contro l’addome e si obbligò a non stupirsi troppo: in fondo non credeva che Pietro fosse uno a cui piacessero i giochi strani, ma non sarebbe stato un male, anzi, la cosa aggiungeva un che di esotico a una situazione già estremamente eccitante di suo.

 

Uno sguardo lungo, lento. Estenuante.

 

“Allora? Non hai detto di sì?”

 

Alex riprese a respirare.

 

“Sì?”

 

Pietro lo fissò e sembrava lievemente seccato, ma non aggiunse altro. Semplicemente gli appoggiò fra le mani un qualcosa di gelido, una tazza di porcellana, per poi ritornare seduto al suo posto.

 

“Non voglio sentire storie sui gusti che non ti piacciono. C’è solo quello.”

 

Il gelato: lui non lo voleva, il gelato. Lui voleva..

 

“Pietro! – un sorriso, un movimento rapido e un sorriso – Alex, ciao! Cosa fate di bello?! Oh! Il gelato!”

 

Robert gli si piantò di fronte e Alex sentì, fortissimo, il bisogno di strangolarlo. Sicuramente la sua sola presenza sarebbe bastata a far rabbuiare Pietro, e ad innervosirlo, cosicché era stata perduta anche la più minima possibilità di instaurare un lieve dialogo.

 

Quello stup -

 

Pietro sorrise, in risposta e fu una cosa tanto più inaspettata proprio perché assolutamente impossibile. Pietro aveva sempre odiato, con tutte le ragioni del mondo, le persone come Robert, e cosa mai potesse essere successo perché mutasse il suo comportamento in un modo simile era impossibile da immaginarlo. Alex si sforza di intuire chissà che piano, chissà che necessità sottesa, ma non riuscì ad immaginare nulla che non fosse assurdo. Semplicemente, totalmente assurdo.

 

“Buongiorno Drake. – ed era cortese e pacato. Non c’era nulla, nel suo tono, di caustico o di seccato. Pietro sembrava solo, e in maniera stupefacente, a suo agio. – Mi sento in dovere di avvisarti che non ne è rimasto molto, in frigo, se lo vuoi ti conviene sbrigarti perché fra due minuti la squadra blu terminerà il suo allenamento.”

 

E Robert non sembrava né stupito né timoroso di un tale spiegamento di affezione nei suoi confronti. Disse qualcosa che suonava tipo ‘grazie per la notizia, non lascerò che mi mangino la mia parte pure questa volta’, scomparendo di nuovo oltre la soglia, dopo aver lanciato ad entrambi uno sguardo divertito e un sorriso battagliero, e null’altro.

 

Alex si domandò se, per caso, stesse vivendo sulla luna.

 

Anzi, probabilmente sì, e quella ne era l’estrema dimostrazione. O forse Pietro stava male, molto male, era stato scosso in profondità da qualche notizia supersegreta che l’aveva gettato in uno stato scoramento tale da obbligarlo a tenere un comportamento simile.

 

Avrebbe dovuto convincerlo a farsi visitare dal dottor McCoy e, per stare più sicuri, l’avrebbe accompagnato lui di persona, perc-

 

“Alex? Che hai?”

 

Scosse appena il capo e un ricciolo gli piovve sugli occhi. Alex se lo spinse indietro con un movimento brusco e un respiro seccato.

 

“Io? Niente, perché me lo chiedi?”

 

Uno sguardo dubbioso, strano, ma che non riuscì a non trovare bellissimo, lo inchiodò lì.

 

Perché hai un’espressione inconsueta. Se c’è qualcosa che dovrei sapere..

 

Forse avrebbe aggiunto altro, probabilmente avrebbe pure atteso una sua risposta, ma tutto mutò in un istante.

 

Bobby era ritornato di corsa ed era lì che li fissava: sembrava quasi spaventato.

 

“Pietro! Pietro! C’è JP che-“

 

Non finì di dire, probabilmente neppure di pensare. Pietro era, semplicemente scomparso, come se fosse stato inghiottito dall’aria che li circondava.

___

 

Jean Paul non era mai stato così bene da anni, gli pareva. Forse, addirittura, era una sensazione mai provata con una simile intensità, ma tutto sommato non aveva né il tempo né la voglia di fare una simile classifica.

 

Era tutto, semplicemente, perfetto. Avrebbe dovuto averne paura: l’ultima volta che si era permesso una cosa simile era cascato il mondo dopo non più di quarantotto ore. Ma questa volta era diverso.

 

Questa volta sapeva.

 

Questa volta era consapevole, ed acutamente, che tutto quello era solo un punto di partenza, e che non sarebbe valso nulla se non ci fosse stato un lungo, eterno tentativo di continuare a costruire e a mantenere la meraviglia in cui stavano vivendo. Perché se era vero che si vive solo nel presente, un oggi immobile ed immutabile non era possibile, pure gli uomini erano tali proprio perché avevano il bisogno, o il dovere, di costruirsi il domani già a partire da ieri.

 

Non si poteva cancellare ciò che si era stati. Pietro non avrebbe mai potuto rinnegare cosa era successo, e Jean Paul sapeva che non gliel’avrebbe neppure chiesto. Chi avrebbe mai saputo dire se, dopo tutto, era divenuto l’uomo che amava anche grazie a Sinistro e a tutto il resto?

 

Ed era arrabbiato con coloro che l’avevano obbligato a una cosa simile, ed era preoccupato, ancora, per quello che doveva ancora portarsi dentro, ma l’amava. Pietro gli aveva giurato che sarebbe stato un uomo differente, domani, per lui, e Jean Paul sapeva che non poteva mentire: uno con il vizio per la falsità, o troppo poco lucido per affrontare le conseguenze di un giuramento simile, avrebbe detto che avrebbe fatto di tutto per espiare, che avrebbe cancellato il suo passato, che sarebbe stato un uomo splendido e favoloso.

 

Pietro no.

 

Pietro aveva promesso che avrebbe lavorato per migliorare, per non farlo più soffrire, per non causargli dolore, che era disposto a fare fatica per ottenere anche poco, purché, però, fosse qualcosa di degno da offrirgli.

 

Lo amava perché cercava di non mentire mai su certe cose, perché era sincero, ed onesto, perché conosceva le insidie della vita e non le scansava, ma le affrontava, e non prometteva ciò che, sapeva, non avrebbe  mai potuto fargli avere.

 

Si sentiva stupido eppure non riusciva a smettere di domandarsi cosa mai poteva aver fatto di così meraviglioso per meritarsi un uomo come lui.

 

I suoi ragazzi avevano appena affrontato un’interrogazione con esiti disastrosi, e aveva buone possibilità di trovarsi uno sfacelo simile pure nei test che aveva da correggere, ma si sentiva felice lo stesso. Sorrise nel pensare che, probabilmente, sarebbe stato più largo di voti di quanto avrebbe dovuto, però per una volta si poteva anche farlo: avevano il diritto di festeggiare anche loro.

 

Non tutto era decisamente perfetto. Per esempio, avrebbe dovuto affrontare una sessione di allenamento fianco a fianco con Alex, e di questo non ne era troppo entusiasta, non tanto per quello che aveva detto, ma per come guardava Pietro: riusciva a farlo infuriare con niente, e se anche sapeva benissimo che il suo era un comportamento assurdo, non riusciva a sopportarlo.

 

Era geloso? Odiava solo doversi preoccupare per il fastidio che tutto quello avrebbe potuto arrecare a Pietro.

 

Già, perché non era geloso di natura, lui, era che si impensieriva per Pietro, e.. d’accordo, era geloso.

 

Un sospiro.

 

Ora doveva solo sistemare i test e poi l’avrebbe visto. Chissà perché non riusciva a smettere di sorridere?

 

Si accorse di lei solo quando fu troppo vicino per tentare di cambiare strada, anche se non c’era alcun motivo per cui lo facesse.

 

Però, a ben guardare, non c’era neppure alcun motivo per cui lei fosse lì.

 

Vestita di rosso, attraente, ardente e stranamente arrabbiata. Forse era il suo modo peculiare di mostrarsi tesa, Jean Paul non lo sapeva, non la conosceva affatto.

 

“Wanda?”

 

Lo sguardo che ebbe in risposta fu devastante: era la sorella di Pietro e sapeva fare male anche solo in quel modo. La sua aggressività non era mascherata, né, pareva, volesse farlo. Lo guardava dura, astiosa e Jean Paul, sinceramente, non riuscì a spiegarsi il perché.

 

Anche se, in fondo, era del tutto ovvio.

 

“Se gli fai del male ti giuro che dovrai vedertela con me.”

 

“Non–”

 

Lei si avvicinò di un altro passo.

 

“No, non m’interessa. E’ mio fratello. Lui si sarebbe fatto uccidere mille volte, per proteggermi, e io ora faccio lo stesso. So chi è, so cosa ha fatto, e posso dispiacermi per quello che ti è toccato affrontare, ma volevo che fosse chiaro: non fargli del male, perché se capitasse non ti perdonerò mai.

 

Il silenzio assoluto d’un respiro.

 

Poi: “Wanda.”

 

La sua voce tranquilla, ma dura, freddissima, si stagliava bene su quegli occhi tanto azzurri da sembrare incolori, e trasparenti. La sua aggressività non era calda e ardente, il suo cuore non sembrava fatto di lava e di sangue rosso rubino, ma da lingue di energia freddissima, ghiacciata, come i lampi che hanno il potere di spaccare il cuore oscuro della notte più fonda tramite lame di luce, di fronte ai quali si può solo battere i denti, e stringersi sotto i miseri ripari che, da sempre, gli uomini hanno eretto per proteggersi da una tale collera.

 

Una collera divina perché fredda, spietata.

 

Una collera che lì, ora, non c’era.

 

O era evaporata ad una velocità tale che nessuno aveva potuto seguirla con lo sguardo.

 

“Pietro.”

 

“Wanda, cosa fai qui?”

 

Jean Paul riprese a sorridere, posandogli una mano su un braccio.

 

“Pietro, non ti preoccupare. E’ solo qui per salutarmi, e per vedere come stai.

 

Non era una vera e propria menzogna, anzi, non lo era per nulla. Da parte sua non lo stava blandendo, non aveva bisogno di calmarlo, perché poteva comprendere benissimo la preoccupazione di Wanda, ora che aveva trovato voce. E, anzi, la condivideva.

 

Non si sarebbe mai perdonato se gli avesse davvero fatto del male.

 

Come risposta pietro tacque, Wanda gli regalò uno sguardo strano, come se non si fidasse del tutto.

 

Poi sorrise.

 

___ CONTINUA..