LUCI FREDDE

 

PARTE: 5/24

 

AUTORE: Dhely

 

SERIE: X-Men

  

NOTE: i pg non sono miei, appartengono ai loro autori e ai loro editori. Questo non ha scopo di lucro, ma è solamente un esercizio di divertimento. E’ il seguito *diretto* di ‘Neve e ghiaccio’, anche se credo si possa capire anche senza aver letto le due parti precedenti.. comunque se vi interessa, le trovate sia sul sito dell’ysal www.ysal.it , sia sul mio.

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Lorna Dane.

 

Da sempre, nei dintorni di Alex Summers, il fratello piccolo di Scott, mister sorriso radiante, abbronzatura perfetta pure a gennaio e i capelli biondissimi per la troppa salsedine accumulata durante la stagione di surf in California, c’era anche lei. E non c’era nessun motivo perché quella volta si facesse eccezione.

 

Warren sospirò un sorriso gentile, sforzandosi di esserlo.

 

Lorna Dane: l’ultima volta che l’aveva vista quand’era stato? Quello non se lo ricordava di preciso, ma si ricordava benissimo la prima volta in cui tutti loro avevano fatto la sua conoscenza, quando lei, convinta per chissà quale motivo, di essere la figlia di Magneto, voleva mettere a ferro e fuoco tutto il pianeta.

 

Eppure avrebbe dovuto sapere che i poteri mutanti non si trasmettevano in eredità come le industrie di famiglia! E neppure il fatto che Magneto, alle sue blatere non aveva mai prestato orecchio, neppure una volta, e neppure per finta –va bene, una volta, per finta, l’aveva fatto, ma Warren aveva sempre considerato Magneto un pazzo fondamentalista, non un idiota -, aveva smontato la ragazza, anzi!

 

Wanda Maximoff, la figlia vera di Magneto, alla scoperta di una mutante con poteri magnetici in giro per il mondo, si era stretta nelle spalle, e aveva detto una cosa del tipo: ‘se adesso tutti quelli che hanno un potere più o meno simile a quello di mio padre sono miei parenti, devo rassegnarmi a finire sul lastrico, il prossimo Natale’. E aveva chiesto al suo commercialista se, in tal caso, una simile spesa poteva andare sotto la lista delle ‘spese di rappresentanza’ e detrarle, almeno in parte, dalle tasse.

 

Ma Wanda era sempre stata una tipa in gamba.

 

Pietro, invece, ora come allora, di fronte a Lorna non faceva una piega. Warren sapeva che, con l’andare del tempo lei s’era ravveduta, e aveva lavorato proprio con Pietro in non si ricordava più che gruppo governativo. In effetti Lorna sfoggiava una tranquilla, ostentata famigliarità con Quicksilver, anche se non sembrava molto ricambiata.

 

In fondo, però, Bobby lo aveva avvisato della peculiare abilità sociale di Pietro..

 

Bobby, ovviamente, non c’era. Ufficialmente s’era inventato la scusa più credibile che aveva potuto per non essere lì, in quel momento, e se avesse potuto se ne sarebbe pure andato in ferie per un paio d’anni, solo per non correre il rischio di incrociare per sbaglio miss Polaris. Probabilmente s’era rinchiuso nella sua stanza e Gambit avrebbe dovuto affaticarsi per ore, per convincerlo ad uscire.

 

In effetti Lorna era una ragazza terribilmente carina, però bastava che aprisse bocca per far sfumare qualunque buon sentimento si potesse provare nei suoi confronti.. forse Warren non era il soggetto migliore per giudicarla, visto che era stato lui, insieme ad Hank, a doversi sorbire le lacrime e il dolore di Bobby, nonché a dover cercare di rintracciare tutti i pezzi del suo piccolo cuoricino frantumato quando quella lì aveva deciso che il loro cucciolo non era ‘abbastanza’ per lei, e poi, essendo lei la figlia di Magneto, non poteva proprio abbassarsi a stare insieme ad uno squallido X-Men, eccetera, eccetera..

 

Poteva tirarle il collo?

 

Non lo fece.

 

In compenso osservò ammirato la scena che gli si spiegò di fronte agli occhi: una Lorna cinguettante, felice e radiosa al braccio del suo Alex che salutava i suoi ‘colleghi’ con la magnificenza di una regina che si decidesse a salutare il suo popolo fatto di schiavi resi liberi proprio da un suo specifico volere mentre si schiantava di fronte all’algida, superba indifferenza di Pietro.

 

Per poco e si sarebbe potuto udire *davvero* lo schianto.

 

“La prossima volta che decidi di fare il tuo ingresso in una scuola, o in un gruppo tipo questo, Lorna – era bastato il suo primo respiro a farla tacere, alla terza sillaba tutta la sala era piombata nel silenzio più assoluto – vedi di farlo in orari più consoni. Ci sono tipi di lavori che mal si adattano a interruzioni non programmate come questa.”

 

Punto.

 

Wow!

 

Pietro era peggio di come gli avevano detto!

 

Lei, sarà stato il fatto che adorava atteggiarsi con lui a ‘sorella minore’, sarà stato che un Pietro con quello sguardo assassino addosso metteva realmente soggezione, riuscì a rimanere in silenzio per mezzo minuto. Giusto in tempo perché Pietro se ne andasse chissà dove.

 

Di più: solo trattenendosi con molta fatica Logan era riuscito a non mostrare la sua approvazione e indubitabilmente Jean Paul aveva tutti i motivi per aggiungere una voce alla lista ‘cose che mi fanno impazzire di Pietro’.

 

A Warren fremettero le ali dall’impazienza.

 

Il Professor Xavier scoccò uno sguardo supplicante a Scott, che stava già quasi per litigare con suo fratello, e ad Alex che, fingendosi più inconsapevole di quel che era, non aveva mostrato neppure di intuire una singola sillaba di quello che era stato appena detto.

 

Alex si passò una mano fra i capelli e sorrise: quel ragazzo dava sempre la sensazione che, per stargli vicino, bisognava munirsi di uno schermo solare anti UV molto potente per riuscire a sopravvivere. O, almeno, di uno spesso paio d’occhiali da sole.

 

In effetti, si trovò a pensare Warren, Robert non aveva proprio tutti i torti quando diceva che stavano dando lavoro a *chiunque*, però quelli erano ragazzini e quando, dentro di lui, si svegliava la parte di ‘X-Men grande e maturo e responsabile’ non poteva che essere felice di averli lì, sott’occhio. In giro potevano combinare una marea di guai.. anche lì, a dire il vero, però almeno lì avrebbero potuto far qualcosa per rimediare ai loro danni, no? Per quel che lo riguardava, infatti, non esisteva alcun altro motivo valido perché Charles si fosse fissato di chiamare lì tutta quella gente. Fra poco ci sarebbero stati più insegnanti che alunni.. e  poi qualcuno di quell’età non poteva fare l’insegnante!

 

Quello era un altro delle cose che avrebbe dovuto appianare per bene con un lungo, tranquillizzante discorso chiarificatore con il professore, che ci sarebbe stato ovviamente, ma solo quando si fosse sentito sufficientemente sicuro per affrontare il ‘più potente telepate dell’universo’.

 

Warren si trovò, stranito, a domandarsi se sarebbero arrivati al punto di obbligarli tutti quanti, insegnanti compresi, in *camerate* per mancanza di spazio. Alla sola idea ebbe un brivido, e solamente il pensiero dei suoi innumerevoli appartamenti, del suo loft su Central Park, dei suoi milioni di dollari al sicuro da crolli finanziari e quant’altro riuscì a tranquillizzarlo.

 

A volte era proprio bello essere un mutante schifosamente bello, ricco e snob.

 

Ma, soprattutto: ricco.

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Robert osò appena sporgere la testa fuori dalla sua stanza, trattenendo il fiato.

 

Remy gli avrebbe detto che era ridicolo, e, probabilmente, se fosse stato solo lui avrebbe potuto farsene una ragione. Il fatto era che quasi certamente Warren l’avrebbe lievemente disprezzato per questo suo atteggiamento, e Logan si sarebbe mostrato seccato, e deluso. Jean Paul? Jean Paul l’avrebbe fissato inconsapevole e stupefatto all’inverosimile domandandosi in silenzio perché uno doveva essere così stupido da stare male per colpa di una donna che, oltre a quello, si comportava come una stronza.

 

Jean Paul non sapeva che tutte le donne della sua vita l’avevano sempre trattato come uno scendiletto, tanto ad essere cortesi, e Robert non era proprio in vena di raccontargli le sue disgrazie. Aveva imparato a conoscere il canadese, anche sotto la dura scorza scintillante e insopportabile che mostrava al mondo, e aveva scoperto che Jean Paul era un tipo speciale. Non aveva mai permesso a nessuno di usarlo emotivamente, non aveva mai messo il suo cuore su un piatto d’argento perché fosse sbranato dagli sciacalli, aveva sempre capito chi ne valesse la pena e chi no. Non che tutti potessero essere delle macchine perfette come JP, ovviamente, ma per la legge dei grandi numeri sarebbe stato piacevole ritrovarsi in una situazione di noioso equilibrio. A tutti capitava di trovare, almeno una volta, una stronza che non riusciva a capire niente, o che non voleva farlo: per Bobby, invece, era una delle costanti della sua vita, insieme al ghiaccio. E che si chiamasse Lorna piuttosto che Opal o.. non cambiava mai l’andamento della storia.

 

Lui che si innamorava come una pera cotta, sentiva suonare le campane a stormo, la tipa di turno che lo guardava, giocava, flirtava e quando lui era lì, a un millisecondo dal domandarle di sposarlo.. zac! Lei lo mollava. Con un tempismo incredibile.

 

Sig.

 

Bobby sapeva che era meglio così, era meglio che le cose fossero chiare da subito piuttosto che davvero correre il rischio di sposarsi e poi accorgersi di non andare d’accordo. Però faceva male, dentro.

 

La storia con Lorna era vecchia di anni, ed era stato certo che poteva metterla nel reparto: cose finite, ricordi che non si possono dimenticare ma che non fanno più paura.

 

Sinceramente?

 

Tutte palle.

 

Quando aveva saputo, per caso quasi, che forse Alex avrebbe accettato l’invito del professore, Bobby era andato in crisi da iperventilazione e per poco si era fatto beccare dai ragazzi a singhiozzare come una prefica isterica nel bel mezzo di un attacco d’ansia da manuale.

 

In mezzo al cortile, ovvio.

 

Fortuna che erano le tre di notte e aveva detto a tutti che era uscito per riempire il giardino di sculture di ghiaccio, e che quest’ultima fissazione, ultimamente, gli era venuta abbastanza spesso per mascherare il tutto. Almeno ai ragazzi.

 

Quella notte col ghiaccio aveva plasmato un castello, un po’ simile a quello di DisneyWorld, quello della Bella Addormentata, per intenderci, con tanto di drago arrotolato ai piedi della rocca e una bozza del bosco di spine intorno a cui si ergeva.

 

Dimensione naturale, ovvio.

 

Aveva ghiacciato tutte le aiuole appena piantate.

 

Il Professore s’era molto risentito di quello, soprattutto perché il giorno successivo dovevano portare dei ragazzi in campeggio e il pulmino non era potuto entrare in cortile perché non ci stava. E la squadra di pallacanestro non si era potuta allenare. E qualcuno aveva avanzato pure la stupidissima idea di aprire un club di hokey su ghiaccio, che forse non aveva un gran seguito, ma almeno si poteva giocare sempre.

 

Che mancanza di sensibilità!

 

Bobby scosse in silenzio il capo: sapeva benissimo cosa avrebbe visto negli occhi di Remy, e aveva ragione lui, per cui era inutile deprimersi per una cosa che già sapeva, e sapeva pure di meritarsi, perché era uno stupido e un immaturo, e non aveva voglia di sentire quel discorso, o osservare la sua espressione seccata, o schifata.

 

Lorna.

 

Solo a pensarci si sentiva male. Ma male davvero.

 

Aveva avuto la nausea tutta la mattina. Hank diceva che somatizzava, e lo faceva troppo: ma non è una di quelle cose che si può scegliere, no? Lui non voleva augurare del male a quella ragazza, anzi, con tutto il suo cuore voleva davvero che stesse bene. Ma non poteva ‘stare bene’ lontano da lì? Bastava lontano da lui.

 

Ecco,  sospirò: forse era quello il problema, forse era lui che avrebbe dovuto andarsene. Magari in ferie. Oppure dire, come Pietro, che voleva staccare e.. insomma, il discorso sul ‘prendo una pausa di riflessione per capirmi meglio’ era sempre andato alla grande! Si passò le mani sugli occhi: sì, andarsene, e dove? Senza Remy? Non voleva stare senza di lui! E quella era la sua casa, non quella di Lorna!

 

Gli stava ritornando la nausea! Sapeva che era stata una pessima, terribile idea quella di scendere in cucina, eludendo la ferrea sorveglianza di Remy, cogliendolo in una manciata di minuti di sacrosanta distrazione, da solo poi! Se avesse incontrato Alex? Che gli avrebbe detto?

 

Oh perché Alex era sempre così cortese e gentile, e avrebbero chiacchierato, e avrebbero riso, fino a che non sarebbe saltato fuori con una delle sue solitissime domande sul ‘come va il fronte femminile?’, ‘con chi esci?’, ‘con chi ti vedi?’, e ‘oddio Robert non puoi tenermela nascosta visto che hai sempre mostrato di possedere, sull’argomento, un buon gusto invidiabile!’

 

Quando Alex non si sentiva torturato dal paragone così ingombrante col fratellone perfetto era proprio un tipo a posto, simpatico. Però certe domande poteva proprio risparmiarsele!

 

Peggio: avrebbe potuto incrociare Remy, che lo stava blandendo da oltre una porta chiusa da una ventina di ore. Bobby era certo che fosse furioso.

 

Peggio del peggio: avrebbe potuto piombare addosso a Lorna. Miss ‘andiamo, con Bobby ci puoi appena appena parlare, non ci puoi fare assolutamente altro’, con aria schifata e sufficiente, velata di una strana condiscendenza come se si stesse parlando di un cucciolo idiota. Già perché Bobby il suo cane l’aveva sempre trattato meglio di come Lorna aveva trattato lui! Di fronte a tutti! E solo perché aveva quegli occhi verdi come il mare, e tutta quell’elettricità attorno che a sfiorarla appena ti sembrava di poter toccare le porte del paradiso con un sussurro, e quel.. quel.. ehm.. tutto quel seno che stava su, contro ogni regola fisica mai scoperta, che esercitava un’attrazione magnetica sugli sguardi di qualsiasi maschio passasse almeno a mezzo chilometro di distanza.

 

Non c’era da prendersi in giro: lui amava Remy. Gli voleva bene, voleva.. avrebbe voluto avere la possibilità di vivere la vita intera con lui, voleva i suoi occhi solo per lui, le sue carezze e tutto, ogni parola, ogni respiro. Ma Lorna faceva male, dentro. E faceva talmente male da far dimenticare il bene che si provava per qualcun altro.

 

Era normale?

 

Bobby non ne era certo, ma non era un suo problema, quello. Era solo che non riusciva a farne a meno. Non riusciva a non provarlo. Si sentiva stupido, e vuoto, inutile, e lo sentiva comunque, dentro.

 

Perché?

 

Si sentiva così immerso, così stupidamente avvolto nei suoi pensieri da non essersi accorto della sua presenza se non quando era troppo tardi. Pietro poteva essere stato lì da ore, e lui non l’aveva visto, oppure essere comparso dal nulla come il suo solito, giusto quel mezzo millisecondo prima, giusto per fargli venire un infarto.

 

Che razza di potere idiota!

 

E poi non è che diceva o faceva qualcosa, no, stava lì, fermo, a guardarlo come se fosse stata una qualche bestia rara, quegli occhi addosso che pungevano, e gli ricordavano il ghiaccio, che gli era così naturale. Così aguzzo, doloroso, appuntito, e insieme, così chiaro, anche nel buio. Già, chissà perché il ghiaccio, anche nel buio di una notte, riusciva sempre ad assorbire dall’aria intorno abbastanza luce per sembrare che scintillasse? Una volta JP gli aveva detto qualcosa di assolutamente dolce, zuccheroso e follemente innamorato circa agli occhi di Pietro, e Bobby aveva ammesso sinceramente che vedere il loro canadese così grondante melassa era uno spettacolo, però non avrebbe mai avuto il coraggio di dirgli che a lui, quegli occhi lì, facevano venire in mente, sempre e comunque, un qualche predatore. Qualcosa che spaventava, qualcuno di distante, freddo, insopportabile e altero, ecco.

 

Ma a Bobby, poi, seriamente, degli occhi di Pietro non era mai fregato un gran che, visto che solitamente Pietro non è che lo guardasse mai a lungo. Di solito Pietro cercava, o dava l’impressione, di non guardare mai qualcuno. Magari era perché andava così veloce che nessuno se ne accorgeva, e.. no, non che lui volesse dire che aveva dei problemi con Pietro, anzi! Non ci aveva mai litigato, non avevano mai neppure fatto finta di considerarsi appena, a parte quando gli aveva finito i cereali, ovviamente. Ma quello era un discorso di pura sopravvivenza.

 

Deglutì appena, sentendosi la gola farsi stretta e dolorante. E Pietro continuava a non aver detto una parola, a non aver mosso un muscolo. Adesso gli mancava solo di aver irritato la creatura più indisponente che mai avesse conosciuto per potersi definire davvero a posto! Gli avrebbe cavato la pelle di dosso solo con una frase, già lo sapeva, Pietro mica era famoso per niente, no?!

 

E invece: “perché non ne parli con Le Beau?”

 

Bobby sbatté le palpebre, stupefatto. Certo, sapeva bene che Pietro non si sarebbe mai sbilanciato fino al punto di chiamare Remy per nome, però già solo che gli rivolgesse la parola in maniera.. garbata sembrava qualcosa di fenomenale.

 

In effetti non è che con lui fosse mai stato particolarmente cattivo, solo che uno con quegli occhi lì non sembrava una persona eccessivamente tollerante!

 

“Riguardo a.. a cosa, scusa?”

 

In risposta ebbe un ghigno seccato –oddio! Era davvero davvero arrabbiato! Adesso l’avrebbe ucciso! – e una scrollata di spalle.

 

“Hai ragione, non sono affari miei. – si voltò, per un attimo Bobby pensò che fosse già lontano, già a miglia da lì, e forse lo era stato, però ritornò, dopo mezzo respiro, lì accanto, sulla soglia aperta, voltato verso di lui – Però sarebbe meglio se gli dicessi qualcosa, è stato preoccupato per te tutto il giorno.”

 

Silenzio. Bobby dovette raccogliere tutto il suo incosciente coraggio per dischiudere le labbra e farvi uscire un po’ di voce.

 

“Tu credi che..”

 

No, no, no, Bobby! Puoi fare confidenze a Remy, a JP, magari pure a Logan, quando è in luna buona! E poi c’è Hank e Warren e un sacco di altre persone, ma mai, mai con uno come Pietro! Mai!

 

“Io credo di sì.”

 

A Bobby si ghiacciarono pure i pensieri, in quell’istante. Aveva.. aveva capito? L’aveva guardato, Pietro, e aveva compreso, anche se non lo conosceva, anche se non gliene fregava niente? Era così ovvio? Oppure..

 

Non importò: se a Bobby era parso di vedere qualcosa di tiepido brillare oltre l’immagine di Pietro, rimase deluso, non trovandovi altro che aria rarefatta, spostatasi per il suo passaggio. Non aveva atteso una sua risposta, e, in fondo, perché avrebbe dovuto?

 

Non era una cosa a cui si potesse rispondere, quella. Non era una domanda, non era una richiesta, era solo.. cosa era stata?

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Pietro non sorrise, non sospirò.

 

Si domandò, un po’ irritato, il motivo di un tale spiegamento d’affezione anche se sapeva bene che non ce n’era bisogno. I cuccioli nei guai toccavano, da sempre, delle corde così profonde che raramente riusciva a comportarsi con loro con il distacco che avrebbero meritato. Il ricordarsi che Robert Drake non era affatto un ‘cucciolo’, e che, se lo fosse stato, era solo per una mancanza di coraggio individuale, per cui si trattava di un individuo da –tutt’al più- lievemente sopportare, senza degnarlo di un vero interessamento, non servì a mutare la sensazione che aveva provato dentro, a quello che aveva veduto.

 

Si ricordò di se stesso, acutamente, indifeso e solo. Quando sapeva di essere solo, quando non esisteva alcun motivo per cui potesse sperare qualcosa.. si ricordò il buco che si era portato dentro per anni, e come era cambiato tutto con un respiro, un semplice gesto.

 

Lo stupore che cambia i colori stessi del mondo.

 

La presenza di Jean Paul, forte, costante, salda. La sua pazienza, il suo amore, il suo esserci.

 

Aveva toccato con mano una volta di più che, in certi frangenti, una frase può mutare un’anima, un sospiro può dar vita alla speranza, o può inondare di luce la stanza buia che erano stati i nostri pensieri fino a quel momento.

 

Un istante, il tempo di stringere appena i pugni, ed era già dove doveva essere.

 

Dall’altra parte del mondo.

 

Ma, questa volta, un po’ più leggero del solito anche se c’era tutto quello ad attenderlo, anche se ciò che lo imprigionava, ora, erano catene che lui stesso aveva scelto, ed accettato. E che non avrebbe potuto rifiutare.

 

Sollevò lo sguardo e per poco avrebbe sorriso.

 

Per poco.

 

Riuscì ad impedirselo appena in tempo.

 

___ CONTINUA..