Note: questo avrebbe dovuto essere l'ultimo cap, ma poi, scrivendo, ho preferito aggiungerne un terzo... sapete com'è, la storia mi è scappata di mano^_-



La lunga strada

di Antares

Parte: 2/3

"E' tutta colpa tua."
Sono solo quattro parole... quattro semplici misere parole...
Cazzo.
Nemmeno nei sogni più strampalati avrei mai pensato che bastasse questo a ridurmi in briciole.
A spezzarmi.
A piegarmi.
Mi ha appena detto che è colpa mia... non ho sentito male, vero?
Per quello che so può riferirsi a tutto o a nulla...
Credetemi, ora vorrei parlare, essere indignato, offeso, addolorato.
So benissimo che dovrei dimostrare di avere qualche emozione.
Ma...
Io mi sento morto.
E i morti non provano nulla...
E neppure io provo nulla.
Si.
Devo concentrarmi su questo... io davvero non provo nulla...
E allora perchè diavolo mi bruciano gli occhi, per quale cazzo di assurdo motivo mi sento come se mi avessero strappato il cuore? Eh?
Qualcuno di voi immagina come ci si sente?!
Io sento il mio mondo tremare.
Io mi sono fidato, io mi sono lanciato nel vuoto, perchè sapevo di essere con lui...
Io mi sono fidato...
E lui rimane lì, a fissarmi...
"Hai invaso la mia vita e mi hai creato solo casini.
Sai, alle volte vorrei non averti mai incontrato."
Posso sentire i frammenti del mio cuore cadere tintinnando.
Cosa cazzo sta dicendo?
Deve riuscire a vedere la confusione che traspare dal mio viso, perchè allunga una mano e fa per toccarmi.
Io mi ritraggo.
Ora non voglio che mi tocchi, perchè potrei non farcela e scoppiare a piangere come un bambino.
Non capisci quanto male mi fai?
Non capisci...
E come al solito, in queste situazioni, emerge la parte peggiore di me.
"IO ho sconvolto la tua vita?
E tu cosa cazzo pensi di avere fatto alla mia?!"
Sospira, piano.
"Forse stiamo sbagliando..." la sua voce è pacata... lo stesso tono che si usa con un bambino capriccioso..." forse non..."
No, questo no...
"NON AZZARDARTI NEPPURE A PENSARLO!!!!"
Stronzo!!
Maledetto egoista!!
Adesso sento davvero le lacrime scendere, una dietro l'altra, e non riesco a fermarle... non voglio fermarle...
"Alle volte ti odio..."
Bisbiglia piano, guardando fuori dal finestrino...
Non respiro più.
Quello che ha fatto è stato prendermi il fiato,  ridurmi in briciole.
Ha detto che certe volte mi odia.
Vi rendete conto?! VI RENDETE CONTO?!?
E' orribile, cazzo.
Queste sono parole orribili...
non dovrebbero neppure esistere.
Odio.
Mi fa male il cuore.
Ma qualcosa mi dice che non sta veramente pensando quello che dice.
Chiamatela speranza o sesto senso o rincoglionimento totale da innamorato ma sento che c'è qualcos'altro...
Lo guardo.
Cos'è che ti rode Michele?
Lui continua a fissare fuori dal finestrino, troppo imbarazzato per guardarmi in faccia.
Maledetto stupido.
Ok, adesso basta.
Io non ho quattro anni, non sono più un bambino.
E neppure lui lo è... è ora che la smetta di comportarsi come tale.
"Penso che stiamo correndo troppo..."
Merda, parla ancora.
Proprio non si rende conto.
Freno l'impulso di prenderlo a pugni, di aprirgli la testa e togliermi la soddisfazione di vedere se ha veramente un cervello o solo vuoto a rendere.
"Luca, ascoltami... forse i miei genitori avevano ragione, forse avremmo dovuto riflettere di più..."
Ahhh, eccoci... quegli stronzi dei suoi...
Bene, ora lo disintegro.
"I TUOI GENITORI VOLEVANO PORTARTI DA UNO PSICANALISTA PER FARTI CURARE, TE NE SEI GIA' DIMENTICATO?!?!?"
Mi guarda, ottuso.
Inutile, semplicemente si rifiuta di capire.
Abbiamo passato l'inferno, a causa dei nostri rispettivi genitori, ma lui in questo momento, l'ha magicamente dimenticato.
Bhè, a dire la verità, i miei sono rimasti perplessi, all'inizio.
Ma poi hanno capito... lentamente, ma hanno capito... non sono ancora propriamente convinti, ma dategli tempo e cominceranno a chiedermi per quando devono ordinare la torta nuziale...
In fondo sono brava gente, e mi amano davvero...
Mr e Ms Genitori dell'anno, invece, non hanno fatto altro che creargli complessi.
Come se non ne avesse già abbastanza di suo.
Sento la rabbia crescere, ancora.
"Cazzo, Michele, loro pensano che essere gay sia una strana malattia mentale..."
Niente, ancora quello sguardo vacuo... alle volte mi chiedo se ne vale davvero la pena.
Ripenso per un attimo alla faccia che hanno fatto quegli snob quando il loro piccolo tesoro ha confessato loro che stava con me...
ridacchio.
Impagabile credetemi... assolutamente impagabile.
Io e Michele ci conosciamo fin dalle medie, ma abbiamo capito solo due anni fa che definire amicizia il nostro rapporto era decisamente riduttivo.
C'abbiamo messo un anno per venire a capo di tutta quella matassa di sentimenti, scontrandoci con i relativi problemi che un'ammissione del genere comporta.
E' stato difficile, credetemi... specie con quegli idioti di suo padre e sua madre- si è capito che non li sopporto, vero?-
troppo preoccupati di creare un clone di loro stessi per capire le sue scelte...
Ma alla fine abbiamo buttato tutto alle ortiche e ci siamo messi insieme.
Se ci ripenso non mi pare ancora vero.
Il nostro primo bacio... timido e impacciato e meraviglioso... la nostra prima volta... un gran casino, ma l'esperienza più intensa della mia vita... e le risate, gli sguardi complici, la consapevolezza di essere lì l'uno per l'altro... le nostre mani che si sfioravano, come per caso, a scuola, al cinema, a casa... un contatto dolce e rassicurante...
Si, decido.
Ne vale la pena.
Michele sospira.
"Forse è meglio se torniamo a casa..."
No, fate voi...
Due settimane fa abbiamo deciso di andare a vivere insieme, lontano dalle nostre famiglie, che ora come ora non sono propriamente d'accordo sulla nostra relazione... più la sua che la mia, comunque...
Insieme, chiaro?Abbiamo deciso insieme.
E adesso, lui mi tira fuori questa para assurda sul -non mi sento ancora pronto-...
Balle.
Semplici, patetiche, balle.
La verità è che ha una fifa marcia di quello che ci aspetta, dopotutto lui è sempre stato il figliolo preferito, coccolato e protetto... mentre adesso deve affrontare qualcosa di nuovo...
In fondo Michele è il più fragile fra noi due... è facile manipolarlo...
Mi chiedo se i suoi gli abbiano fatto il lavaggio del cervello.
Probabile.
"Abbiamo deciso insieme di andarcene a vivere insieme, io non ti ho forzato..."
"Lo so, lo so... ma tutto questo è troppo, mi sto rendendo conto che da soli non ce la faremo... non ora almeno..."
Ok, ritiro quello che ho pensato.
Non si sono limitati a fargli il lavaggio del cervello, gliel'hanno più semplicemente sostituito.
E' ora di finirla.
Sto per mettere in atto il piano di riserva... non ho nessuna intenzione di permettere che qualsiasi cosa lo porti via da me, men che meno quei maledettissimi impiccioni rompiballe.
Mi getto su di lui e con il mio peso lo inchiodo al sedile.
Michele è più forte di me, ma l'ho colto di sorpresa ed è troppo stupito per reagire.
Non gli lascio neppure il tempo di prendere il fiato e incollo le mie labbra alle sue, con violenza.
Lo sento sussultare.
Bene.
Quasi lo costringo ad aprire le labbra, e infilo a forza la lingua.
Esploro la sua bocca, ancora e ancora, in un'umida danza.
Mi stacco solo quando mi manca il fiato.
Lo fisso.
Et voilà... rimiro soddisfatto gli effetti del piano di riserva.
Ha il volto arrossato, le labbra leggermente gonfie e ancora mi guarda stupito.
Non posso fare a meno di esultare.
Ti ho fregato.
Questo, ragazzi, non se lo aspettava proprio.
"Luca"
Pronuncia il mio nome, piano.
So cosa sta cercando di dirmi.
Cazzo, è l'unica persona che conosco che riesce ad infondere in una sola parola centinaia di significati.
Ora vuole che lo lasci, che mi rimetta seduto e continui ad ascoltare paziente la sua controllata spiegazione.
E vuole che faccia tutto questo esattamente in quest'ordine.
Sogghigno.
Sei un illuso.
L'espressione del mio volto deve essere sufficientemente eloquente, perchè vedo che aggrotta le sopracciglia.
Sorpresa, sorpresa.
Il piccolo Luca ha tirato fuori gli artigli.
"Senti, non mi sembra il casmpffff..."
Il resto del discorso si spegne sulle mie labbra, mentre ritorno a baciarlo.
Mi stacco per un secondo.
"Parli troppo"
E ritorno all'attacco.
Le sue mani mi vagabondano per la schiena, accarezzandomi la spina dorsale.
Bhè, gente... l'unica cosa che mi frena dallo strappargli i vestiti di dosso è il pensiero che se qualcuno passa e ci vede finiamo dritti in cella.
E questo vorrebbe dire astinenza.
Da lui.
Continuo a baciarlo, di un bacio pressante e disperato.
La mia mano scende piano, gli accarezza il petto, il fianco, l'addome...
Un premio a chi indovina dove và a finire.
Michele si gela e mi allontana violentemente da sè.
"Che diavolo pensi di fare??"
Lo guardo, cercando di apparire giovane, ingenuo ed innocente.
"Moi?" chiedo, sbattendo candidamente le ciglia.
"Luca..." questa volta lo ringhia, il mio nome.
E io non posso fare a meno di ridergli in faccia.
E' troppo buffo.
La mia mano rimane dov'è e inizia ad intrufolarsi sotto la stoffa dei jeans.
"Smettila!! Subito!!" è quasi isterico.
Io non posso evitare di ghignare come un matto.
Ho idea che ci sarà da divertirsi.

***
fine 2^ cap.


 
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