Kabuto Gaiden II - 新生活 (Shinseikatsu)

 

Capitolo 3: 月長石 (Gecchouseki) (Pietra di Luna)

 

di Hana-bi

 


 

I bagni del palazzo del Vento erano delle cupe sale scavate nella roccia del basamento, con vasche parsimoniose di acqua rigorosamente fredda, sapone artigianale e tazze d'ottone colme di olii emollienti; e quelli che ne usufruivano restavano in religioso silenzio. Mi ero adeguato agli usi locali senza problemi, togliendomi polvere e sudore di dosso mentre ricacciavo la stanchezza e convertivo in energia lo strano cibo che ero stato costretto a mangiare.

Spero che il mio maestro non mi dia una missione troppo difficile. Non conosco questo villaggio e sono sorvegliato a ogni mio passo. Dovrò uccidere qualcuno?

Alla fine ero sentito rinfrescato e forte, pronto per ogni compito che Orochimaru avesse voluto affidarmi.

Ero andato a recuperare i miei vestiti, che avevo lasciato in una cesta accanto al mio sgabello; e tra le pieghe della stoffa avevo trovato un oggetto che non era mio.

Era un piccolo rotolo sigillato.

Non mi ero voltato all'intorno a cercare chi me l'avesse lasciato, sarebbe stato perfettamente inutile. Senza mostrare sorpresa mi ero vestito infilando quel rotolo in tasca, e me n'ero andato verso gli appartamenti degli ospiti, affiancato dal servo che doveva fare da guida e che probabilmente era anche una spia.

Una volta chiusa la porta della mia stanza, e badato che nessuno si fosse fermato oltre di essa, avevo acceso la luce.

Sul mio letto Kimimaro dormiva ancora.

Un braccio pallido era sfuggito dalla trapunta con cui l'avevo coperto. Il sonno doveva essersi fatto meno profondo, e mi chiedevo se quel ragazzo avesse cominciato a sognare. I sogni avrebbero diluito i ricordi immediatamente precedenti, e si sarebbe svegliato confuso e rilassato. Mi avrebbe guardato con quegli occhi vuoti, mi avrebbe ringraziato per averlo ospitato nella mia stanza, e sarebbe tornato a parlarmi della sua devozione sublime per Orochimaru e del suo desiderio di essergli utile...

Un oggetto, Kimimaro. Non sei altro che questo, e gli oggetti si usano.

Gli avevo rimesso a posto il braccio, ricoprendolo con cura.

Quindi avevo estratto di tasca il rotolo. Un rapido esame, e avevo visto che era chiuso con un incantesimo abbastanza semplice: un capello argenteo era imprigionato nella striscia di carta del sigillo, e probabilmente era uno dei miei.

La tecnica con cui un ninja manda un messaggio segreto a un altro ninja.

Solo io quindi avrei potuto leggerlo senza che si distruggesse. Avevo attivato il mio chakra, unendo le mani davanti al petto.

"Kai!"

La striscia di carta si era spezzata.

Avevo srotolato il messaggio, ed ero rimasto perplesso.

Erano versi sciolti, che parlavano delle dune e della notte. E di un pellegrino che avanzava, coi piedi affondati nella sabbia, patendo una sete tormentosa per la luce della luna. Invocava la pietà di due occhi stellati perché gliela dessero...

Una poesia?

In calce però c'era il kanji del Vento.

Dev'essere un messaggio in codice per Orochimaru.

Ero andato a bussare alla porta della sua stanza. Al suo permesso, ero entrato silenziosamente. L'avevo trovato sdraiato sul suo letto, una veste da notte semiaperta sul petto tatuato, i capelli neri sciolti sul cuscino e gli occhi fissi al soffitto.

"Cosa c'è, Kabuto?"

"Qualcuno ai bagni mi ha lasciato un messaggio. E credo che sia per voi, signore."

Aveva teso la mano verso di me e gliel'avevo consegnato. L'aveva letto, srotolandolo pigramente.

"Bah! Brutti versi, ma riconosco la calligrafia."

"Il Kazekage?"

"Sì." Un sorriso remoto. "Ma anche se è veramente un pessimo poeta, questo messaggio supera le mie più rosee aspettative."

"Qual'è il suo significato nascosto?"

"Significato nascosto?" Si era voltato sul fianco, in una posizione sibaritica, e mi aveva guardato. "Nessuno, Kabuto-kun. Questo messaggio è esattamente quel che sembra. Una stupida, melensa poesia d'amore... per te."

Che cosa?!

Orochimaru si era messo a ridacchiare alla mia faccia incredula.

"Non ti sei accorto di nulla? Io sì." Aveva giocherellato con quel rotolo. "Non è un segreto che il Kazekage sia un uomo dai vasti appetiti. Due mogli e un gran numero di concubine non gli hanno mai tolto un certo gusto romantico per i ragazzi, specie quelli della tua età."

Avevo scosso la testa, attonito.

Il Kazekage... innamorato di me?!

"Ma io... io non..."

"Non hai fatto nulla per sedurlo, vero? E proprio per questo ci sei riuscito. Questo tuo nasconderti, infagottarti e metterti in ombra deve aver attirato la sua attenzione più della bellezza ostentata. Ho notato come ti ha guardato quando hai curato il suo braccio: è rimasto colpito da te, dalla tua aria riservata e modesta, e nello stesso tempo coraggiosa al limite della spavalderia. E stasera non ti staccava gli occhi di dosso, nonostante i tuoi occhiali e il tuo kimono nero... o forse proprio per quello." Un sorriso sornione. "In effetti eri veramente molto elegante nella tua semplicità notturna: il modo migliore di farsi notare quando tutti intorno a te eccedono."

Avevo sentito il sangue defluire dalla faccia.

"Siete stato voi a farmi vestire così..."

E aveva voluto anche truccarmi gli occhi per essere più affascinante.

Ed io che credevo che fosse per piacere a lui!

Ora comprendevo tutto...

"Sì, Kabuto." Il sorriso di Orochimaru era tremendo nella sua malizia. "Ho cercato di proposito questa situazione. Mi è piaciuto farti arrossire e luccicare gli occhi a seconda delle situazioni, perché il Kazekage lo vedesse, e cominciasse a desiderarti sul serio. E poi ho approfittato di questa festa per... aiutare la natura a fare il suo corso. Tayuya ha giocato col suo flauto sulle emozioni dei presenti, com'è la sua abilità innata; e ho fatto liberare piccole quantità di feromoni adatti nell'aria... quando Kidomaru ha lanciato i fuochi d'artificio. Non ti sei accorto di un'atmosfera, come dire... ahhh, particolarmente sensuale?"

Quel profumo nell'aria. La musica pulsante. Le ragazze scatenate. Qualcosa nel mio addestramento medico aveva notato l'artificialità della situazione...

"Perché?" avevo chiesto, con un filo di voce.

Perché mi avete fatto questo?

"Ho tutte le informazioni di cui ho bisogno per i miei piani, tranne una. Il percorso con cui il Kazekage e il suo seguito si recheranno a Konoha per l'esame finale."

"Mi avete... barattato in cambio di questa informazione?"

Sentivo qualcosa salirmi in gola al pensiero...

Come un oggetto?

"Oh, no." Aveva scosso la testa. "Il Kazekage non avrebbe mai accettato un'offerta simile da parte mia, perché di me giustamente non si fida. Non avrebbe mai accettato una mia puttana nel suo letto. Ma un fresco e ingenuo ragazzo che gli desse il brivido del seduttore... e un altro brivido: quello di portarlo via a un vecchio nemico... quello sì. Anzi, ora è convinto di esser stato lui a fare il primo passo verso di te, e quindi abbasserà sicuramente le sue difese. Un'occasione da non perdere per aggirare la sua diffidenza ed entrare nelle sue grazie..."

Mi era mancato il fiato, intuendo cosa volesse dire.

"Stanotte andrai da lui," aveva concluso. "Finché l'afrodisiaco che ha inalato è ancora efficace. È questa la tua missione. Preparati."

"Signore, io... vi prego, non..."

"Perché quella faccia, Kabuto-kun? Andare a letto coi nemici è parte del lavoro di una spia."

Una spia.

"E non è sempre piacevole, sono d'accordo." Un sorriso feroce. "Ma ti ci abituerai."

 

 

 

Con un gran silenzio nel cuore, mi ero presentato alla porta degli appartamenti del Kazekage. Dicendo che recavo un messaggio urgente di Orochimaru.

Le guardie mi avevano fatto passare, dopo aver verificato che fossi disarmato.

L'aria nella stanza era pesante e carica di un profumo dolciastro, l'arredamento spartano e quasi crudo. Una luce tenue proiettava la sagoma del signore della Sabbia sulla tenda fitta che circondava il suo giaciglio. Era seduto, e si stava allacciando il velo sulla parte inferiore del viso. Quando aveva finito, mi aveva fatto un gesto per avvicinarmi e aveva congedato le guardie.

Rimasti soli, aveva aperto la tenda, mostrandosi semisvestito. Il capo era rasato, un orecchino ad anello all'orecchio sinistro, il tatuaggio col simbolo del Vento su una spalla.

"Che messaggio mi rechi?"

Gli avevo restituito la sua poesia.

Non l'aveva neanche aperta, mi aveva guardato con intensità.

E io mi ero tolto gli occhiali, felice di entrare in un mondo sfocato fatto solo di punti di luce tra forme di colori.

Lascia che si accorga di quanto sono seducenti i tuoi occhi, quando non li nascondi dietro quelle lenti.

Poi mi ero slacciato il nastro che mi legava i capelli.

L'ordine che diventa disordine. Il controllo che diventa follia.

Avevo cominciato a spogliarmi. Gesti lenti, esitanti, privi di minaccia.

Non potrà resisterti.

Alla fine ero rimasto immobile, offrendomi completamente nudo allo sguardo del Kazekage, con le braccia lungo i fianchi e i vestiti sparsi attorno a me.

Sentivo il respiro affrettato di quell'uomo mentre mi fissava. "Per gli dèi, sei ancora più bello di quanto immaginassi..."

Davvero? Ma Orochimaru non mi ha mai voluto veramente.

"Perché sei venuto da me?"

Avevo chinato la testa, lasciando cadere i capelli sulla faccia.

"Perché... nesssuno mai mi aveva scritto parole come le vostre."

Oh, così adorabilmente convincente.

"Hai avuto pietà dell'amore di un vecchio?"

Il respiro mi era uscito come un singhiozzo.

Facciamola finita...

"Mi volete?..."

Mi aveva teso una mano.

"Vieni."

L'avevo presa, ero entrato nel suo giaciglio.

 

 

 

L'aria dentro la tenda del Kazekage sapeva di essenza di mirra e sudore maschile. La luce morbida della lucerna rendeva tutto più romantico.

O più squallido.

"Mostrami come giacciono gli uomini di Konoha, quando si divertono tra di loro."

"Non posso, signore. E' la mia prima volta..."

La prima volta!...

"No, non credo che tu faccia un simile dono proprio a me."

"Un dono?... Darvi la mia goffaggine, la mia inesperienza? Me ne vergogno..."

"Non devi." Due dita sulle mie labbra, a farmi tacere. "Cosa c'è di cui vergognarsi? Mi regali un sogno... e io voglio che sia un sogno anche per te."

Mi aveva fatto adagiare sul suo giaciglio sfatto, sussurrandomi parole che non avevo mai sentito in vita mia. Mi diceva che la mia pelle era morbida e liscia come le dune dopo una tempesta, che la mia carne era fresca e pura come l'acqua di una sorgente, che i miei occhi erano come la notte sul deserto e i miei capelli come la luce della luna... così mi parlava, quello sconosciuto dalla pelle scura e dalla carne di granito, coperto di cicatrici, un ninja che aveva ucciso chissà quante volte, vecchio abbastanza da poter essere abbondantemente mio padre, e che voleva da me un sogno.

Un sogno...

"Che c'è?" mi aveva chiesto. "I tuoi occhi brillano di lacrime."

"Mi fate sentire... così importante. Così prezioso. Io non ho mai provato qualcosa del genere."

"Il tuo signore è cieco per non vedere la meraviglia che sei?"

Avevo girato la testa, e la mia amarezza era stata cruda e autentica.

"Per il mio signore... io sono meno di uno schiavo."

Una striscia di stoffa nera mi era calata sugli occhi.

"Allora stanotte sarai il mio schiavo," aveva mormorato al mio orecchio, e sentivo che si era tolto il velo. "Ti insegnerò cosa vuol dire avere un padrone come me..."

Le sue mani ruvide mi avevano percorso lubricamente il corpo, facendomi trasalire.

"Ahhh... allora forse è vero, che è la tua prima volta." Un sussurro eccitato. "Non aver paura, vedrai... che ti piacerà."

E mi rimetteva le mani addosso, e la bocca...

Respiravo più forte. Provavo un desiderio violento, ma non era quello che credeva lui... volevo uccidere.

Non toccarmi, vecchio bastardo. Non toccarmi!

Stringevo i pugni, cercando di dirmi che non dovevo cedere al disgusto, dovevo stare al gioco.

"Sunagakure ha una tradizione segreta nelle arti erotiche."

Arti erotiche!

Di colpo, mi ero arreso.

"Bravo... così. Rilassati."

Lo lasciavo fare, mentre la mia mente se ne andava via...

Quanto sesso nella mia vita. Sesso e niente amore.

Sentivo quei contatti indiscreti, e ricordavo la mia prima volta rubata a una ragazza che odiavo. Ricordavo prostitute dipinte a infiammarmi con la loro volgarità. Ricordavo uomini mascherati che ridevano di me e controllavano a modo loro che non nascondessi chissà cosa tra le mie parti più delicate... prima di darmi a chi in quelle parti ci avrebbe conficcato degli aghi elettrificati.

Un gemito, le mani premute sugli occhi, un tremito irresistibile nella mia carne.

No, no, no...

E infine... ricordavo un calore avvolgente sulla mia schiena ferita, la carezza di lunghi capelli, un respiro affannoso nel mio orecchio, e il dolore che si mutava in piacere...

"Ahhh... finalmente," ansimava il Kazekage.

Orochimaru.

Avevo chiuso gli occhi sotto la benda, lasciandomi andare a quel sogno disperato. Mi serviva, per trasformare quel fango in sostanza meravigliosa.

Quella notte con lui...

Pensare alle sue mani fredde e lisce, la sua bocca profumata e il suo corpo sinuoso e magico era una debolezza, un espediente, ero io che mi invischiavo volontariamente in un'illusione per darne un'altra, i miei muscoli si rilassavano, la mia eccitazione cresceva...

"Hai smesso di vergognarti, vero?"

Non ascoltavo la voce avida del Kazekage. In me c'era un'altra voce, dolce e insinuante...

Io non ho mai paura di quel che voglio. E tu, Kabuto? Tu... hai paura di quel che vuoi?

Lottavo per non gemere il nome di colui a cui mi stavo realmente dando, rinunciando persino al mio corpo e alla mia dignità.

Orochimaru-sama!

"Ti piace quel che ti sto facendo..."

Ansimavo, sempre più forte, il corpo teso a cercare di catturare quel sogno segreto dentro di me.

"Oh sì, signore... sì!"

"Adesso... ti faccio impazzire!"

Ma non erano state sue le mani che mi avevano spinto oltre il limite, facendomi gridare mentre mi torcevo come un prigioniero sotto la tortura...

Oh, Orochimaru-sama!...

Avevo sentito un sospiro di trionfo. Il calore appiccicoso sulla mia pancia, sul mio inguine.

Ed ero rimasto senza fiato, osando tornare alla realtà.

Ecco, ci sono riuscito. Non è stato così difficile.

Il Kazekage era contento.

Si era messo a ripulirmi, sornione, dicendomi che ero il ragazzo più sensuale che avesse incontrato. Mi aveva baciato, commentando divertito il colore chiaro dei miei capezzoli, e quanto era stuzzicante il mio sapore esotico, mi chiedeva ridendo se tutti i giovani di Konoha avessero quell'attitudine ai giochi del cuscino...

E io lo ascoltavo, silenzioso, attonito.

Che cosa sta succedendo in me?

Era strano. Mi sembrava di aver rotto un diaframma, di essere caduto a terra da qualche sogno stupido che mi ero fatto. Qualcosa in me si chiedeva cosa ci avessi trovato di così doloroso nell'entrare nel letto del Kazekage, perché mai avessi perso tempo a pensare all'amore, ai sentimenti e alla dignità. Il sesso era sesso e basta, io ero superiore a queste cose, ero una spia che doveva fare il proprio lavoro.

E poteva anche andarmi peggio: in fin dei conti questo vecchio era un brav'uomo, mi aveva galantemente concesso il primo orgasmo invece di adoperarmi sbrigativamente come meritavo. Capivo che voleva qualcosa di più di un corpo da palpare: una compagnia, qualcuno da abbracciare nel letto, e coccolare senza pericolo di imbarazzi.

Si sente così solo, quest'uomo potente...

Avevo sorriso. In quel modo che Orochimaru si godeva, e che davanti a lui mi avrebbe tradito in un istante.

"Allora, ragazzo della luna?" Un bacio sulle mie labbra. "Ti penti di essere venuto da me, stanotte?"

Avevo abbracciato il Kazekage, senza nessuna reticenza. Avevo abbracciato lui, non i miei sogni. Trovandoci i suoi lati piacevoli: un corpo caldo e ancora muscoloso, che non potevo vedere... né mi interessava farlo.

"È stato stupendo, signore... siete troppo buono con me!"

Aveva riso, soddisfatto.

"Cosa ti è piaciuto di più?"

"Ah... l'ultima cosa che mi avete fatto." Avevo ridacchiato, mordendogli l'orecchio. "Mi ha... imbarazzato molto."

"È bello sentirti così felice."

"No, non lo sono." La mia voce si era abbassata, mi ero strusciato contro di lui. "Per esserlo davvero... voglio rendervi felice anch'io."

"Vuoi dire che..."

"Avete detto che sarei stato il vostro schiavo..." Un tremito contro di me mi aveva rivelato di aver detto la frase giusta. "Obbedirò a tutti i vostri ordini, padrone. Ditemi cosa volete che faccia per voi."

Come se non lo sapessi.

Ma gli avevo dato lo stesso il gusto di istruirmi. Avevo baciato dove voleva lui, succhiato dove voleva lui, sempre fingendomi esitante e poi via via travolto dalla risposta sensuale che provavo e facevo provare. Non sentivo più disgusto, era un gioco anche per me, quel gioco di dissimulazione che avevo praticato per tutta la vita. Il mio piacere era recitare il ruolo del ragazzo compiacente, ormai abbandonato alla sensualità di quella notte magica. E sentire l'affascinato stupore nella voce del Kazekage, mentre gli facevo vivere il più perfetto sogno erotico che potesse aspettarsi...

Era come se ma pian piano io possedessi la sua mente.

Mentre lui possedeva il mio corpo, ansioso di darmi il maggior numero di prime volte possibili. Mi ero lasciato docilmente voltare sui cuscini, cercando di pensare ad altro. Avevo doverosamente esclamato dinieghi e implorazioni, lamentandomi per le dimensioni della sua virilità mentre si faceva strada dentro di me. Avevo tremato nel modo giusto, sottomettendomi al crescendo brutale del trattamento, e avevo finto di arrendermi al nuovo piacere, anche se non ne provavo affatto: come una puttana consumata mi ero messo di nuovo a gemere e smaniare...

Oh sì! Sì! Ancora! Non vi fermate, signore!...

E alla fine, sentendo il suo ruggito di gioia, mi ero detto che non era poi così male... avevo provato di peggio in vita mia.

Di peggio.

Ma dopo, inerte sulle lenzuola sfatte, mi era venuto da piangere. Avevo stretto i denti per non mettermi a singhiozzare come un bambino, le lacrime silenziose che bagnavano la mia benda.

"Perché?" mi aveva chiesto lui, premurosamente. "Ti ho fatto troppo male?"

Avevo scosso la testa, anche se sotto mi bruciava, ma non era quello che mi faceva piangere...

"E allora cosa ti succede? Non voglio sentirti così triste..."

Non gli avevo risposto subito. Avevo dovuto farmi forza per trovare la cosa giusta da dire.

"Sono triste... al pensiero che dovrò lasciarvi."

"E la cosa ti dispiace così tanto?"

"Pensare che questa sarà... l'ultima notte che passerò così per sempre..."

"Anche a me dispiace." La sua voce era cambiata, abbassandosi. "Sì... mi dispiace. Tanto."

"Potrete consolarvi. Siete un uomo potente, avete a disposizione tutti i giovani che volete, ma io... io dove lo troverò, un altro come voi?"

"Come me?" Una risatina triste. "Sono soltanto un vecchio..."

"E quindi vi siete dimenticato di cosa può provare un ragazzo come me?!"

La mia voce era uscita col giusto tono disperato.

Il Kazekage era rimasto in silenzio un istante.

"E' impossibile," aveva mormorato.

Ma la sua voce aveva tremato, in un modo pateticamente rivelatore.

Vorrebbe tanto che fosse vero... anni di esperienza e saggezza gli dicono che sto mentendo, ma il suo cuore è stanco. E' sempre stato temuto e ammirato, ma forse nessuno l'ha mai amato sul serio. E' un uomo solo, triste, pieno di fallimenti e amarezze, e nessuno dei ragazzi di Sunagakure che si è portato a letto avrà mai avuto il coraggio di dire al proprio signore quel che gli ho detto io...

"Sì, avete ragione." Avevo voltato la testa, vergognosamente. "Sono un pazzo a osare dirvi una cosa del genere."

"E' una cosa bella," aveva mormorato, con voce consolante. "Anche troppo per..."

"... per uno straniero senza valore come me."

"Non dire così. Sei un ragazzo meraviglioso." Mi aveva accarezzato. "Sono bastate poche ore con te per farmi riprovare... una felicità che credevo dimenticata per sempre."

Avevo preso la sua mano, portandomela alla labbra.

"Vorreste dire che potreste davvero volermi nel vostro letto... per tante altre notti?"

"E me lo chiedi?" Si era inarcato su di me, col respiro più corto. "Se solo tu fossi mio..."

il mio cuore aveva esultato.

Se solo tu fossi mio.

"Ma io sono già vostro." L'avevo abbracciato. "Se solo lo volete. Voglio lasciare Orochimaru..."

Voglio ucciderlo.

Avevo smesso di respirare un istante, perché era la prima volta che lo pensavo in vita mia.

"Lo faresti?" mi aveva chiesto il Kazekage. "Lasceresti davvero quell'uomo..."

"Sì, signore. Voglio servire soltanto voi." Avevo affondato la faccia contro la sua spalla. "Ditemi che è possibile, vi prego. Ditemi che ho una speranza..."

"Una speranza..." aveva mormorato lui.

"Vi prego. Vi prego... padrone."

"Oh... sì, sì!"

Avevo vinto.

 

 

 

 

Il cielo si rischiarava nell'alba.

E io ero stanco. Stanco, e nauseato da tutto. I miei passi malfermi nel corridoio, ero indifferente a coloro che incontravo e che avevano l'aria di sapere perfettamente da dove venissi e dove andassi. Mi sentivo addosso troppi odori diversi, e il ricordo di quegli odori, non mi riconoscevo più all'olfatto, come non mi riconoscevo sbirciando il mio riflesso sui vetri spessi delle finestre a oblò, un ragazzo con i capelli grigi scompigliati sulle spalle, e gli occhiali a mascherare uno sguardo svuotato.

Nella mia stanza Kimimaro non c'era più. Ne ero lieto, potevo sbattere la porta alle mie spalle senza problemi, felice di quel gesto di frustrazione.

E poi mi ero lasciato cadere sul letto vuoto e sfatto, gettando via gli occhiali per affondare la faccia nella trapunta, e restare così, sperando che non mi venisse voglia di pensare.

Avevo sentito la porta che si riapriva, con garbo. Non avevo neanche alzato la testa. Se fosse stato un assassino, l'avrei lasciato tagliarmi la gola senza nemmeno tentare di reagire. Mi era tutto così indifferente...

"Allora, Kabuto-kun?... La notte è stata calda?"

Avevo sentito quella voce morbida e maliziosa, e tutto in me era stato silenzio.

"Come se la cava a letto il mio vecchio ex nemico? È riuscito ad accontentarti, o ha dovuto usare quegli, ahhh... giocattoli tipici di questo paese di fabbricanti di marionette?"

"Sapete già che li ha adoperati," avevo mormorato, senza alzare la testa.

"E... ti è piaciuto?"

No.

Orochimaru si era seduto sul bordo del mio letto, si era chinato su di me.

"Quella piccola informazione che mi manca?"

Ricordati che sei una spia, Kabuto...

Avevo sospirato. "Non potevo chiedergliela direttamente, si sarebbe insospettito. Allora... gli ho fatto credere di essere pronto a lasciarvi, e di star pensando al modo per farlo senza compromettere le cose tra lui e voi. È stato lui stesso a propormi di disertare quando lasceremo Sunagakure. Una fuga da voi... e l'avrei raggiunto al confine, in segreto."

"Dove?"

"Me lo dirà la prossima volta."

Una carezza lungo la mia spina dorsale.

"Non vedi l'ora, vero?..."

"Non mi importa," avevo mormorato con voce assente. "Tutto quel che conta è... quell'informazione, e l'avrò."

"Ne sono sicuro," aveva sussurrato lui, contento. "Hai fatto comunque un buon lavoro, Kabuto-kun."

Un buon lavoro...

"Del resto, te lo sei cercato." Le labbra di Orochimaru mi avevano sfiorato l'orecchio. "Vedi, quando sono venuto qui avevo un piano leggermente diverso da questo: ingolosire il Kazekage con il membro del mio seguito più affascinante che avessi." Le sue dita erano salite ai miei capelli. "E... non eri tu."

Avevo smesso di respirare, fissando il vuoto.

Cosa?!

"Bravo, vedo che hai capito," sogghignava lui. "A cos'altro poteva servirmi il bel Kimimaro, malato com'è? Avrei messo lui nel letto del Kazekage. Certo non ci sarebbe andato con entusiasmo, ma nemmeno si sarebbe rifiutato: quel ragazzo esiste solo per obbedirmi. Non avrebbe avuto la tua splendida capacità di recitazione, ma avrebbe potuto farne a meno dato che può contare sul fascino del proprio corpo perfetto, quella perfezione da cui è difficile tener lontane le mani... e tu ne sai qualcosa, vero, Kabuto-kun?"

Mi ero sentito tremare...

"Cosa credi, che non sappia cosa gli hai fatto?" Orochimaru ridacchiava, mentre mi accarezzava la testa. "Ahhh... sei proprio un bambino, se pensi di poter aver dei segreti con me. Sei la mia creatura, conosco ogni piega della tua mente adorabilmente perversa. Sei pieno di invidia per ciò che non hai, e gelosia per quel che vorresti avere. Vorresti distruggere, o almeno sporcare, tutto quello a cui dedico la mia attenzione... come hai tentato di fare con Sasuke Uchiha, vero?"

Un brivido freddo mi era sceso nella schiena.

"Sì, so anche questo. E ti avevo promesso che ti avrei punito." Le sue dita mi avevano sfiorato la nuca, delicatamente. "Vedi, Kabuto-kun, per ogni atto che si compie nella nostra vita ci sono le conseguenze da affrontare. Quelle che tu hai sempre creduto di evitare grazie alla tua furbizia meticolosa. Stavolta però ti è andata male, mio caro ragazzo irresponsabile. Hai interferito una volta di troppo con i miei piani, e mi hai tolto Kimimaro. Quindi non mi hai lasciato altra scelta che fare in modo... che tu prendessi il suo posto. Con il kimono e il profumo che avevo preparato per lui. E con tutto il piano di seduzione che è seguito, quello... che ha fatto di te la mia puttana da infilare nel letto di un vecchio pederasta."

Le mie mani avevano stretto spasmodicamente la trapunta, quasi strappandola tra le dita.

Oh, no. No!

"Se mai stanotte ti ha ripugnato quel che hai provato sapendo che ti avevo prostituito a lui, sappi che devi ringraziare soltanto te stesso. E spero che ricorderai questa lezione... ogni volta che ti verrà voglia di mettere le mani dove non devi." Un quieto battere sulla mia spalla. "A proposito, recupera qualcosa dei liquidi fisiologici del Kazekage. Voglio avere il suo materiale genetico, mi serve."

Mi era sfuggito un singhiozzo, avevo una voglia terribile di piangere...

"Buon riposo, Kabuto-kun."

E se n'era andato.

 

 

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