Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono neanche un po’. La signora Rowling ne dispone come meglio crede, io ci gioco a tempo perso, senza pretese e senza fini di lucro.



Harry Potter e il cervello che non ha

parte XVII

di Sourcreamandonions

 

In cui si conclude degnamente il giorno di Natale e… Oh, suvvia, non ditemi che non l’avevate capito!

A cena Draco e Harry si sedettero piuttosto lontani. Chissà perché, ma quando si sedette a tavola e si voltò a guardare di nascosto il compagno Harry lo trovò più bello del solito. Non aveva niente di particolare, eppure… Probabilmente più lo conosceva e trascorrevano del tempo assieme più gli piaceva. Mangiò di gusto e in abbondanza e non si fece mancare niente delle leccornie che imbandivano la tavola natalizia, soprattutto i dolci. Si servì talmente tanto che quando Draco si alzò e lasciò la sala lui non aveva ancora finito. Un po’ si sentì in colpa, ma in fondo era certo che quella notte si sarebbero visti, quindi finì in tutta tranquillità di mangiare.
Quando uscì si rese conto che non sapeva dove cercare Draco. Non si erano messi d’accordo per dove incontrarsi e a che ora e adesso non sapeva cosa fare. Andò in camera sua ad agitarsi per un po’, poi decise di scendere di nuovo. Quando arrivò nella sala comune si diede del coglione. Draco era lì che giocava a scacchi dei maghi con un ragazzo Ravenclaw del quinto anno e stava stravincendo. Infatti sembrava incredibilmente annoiato. Doveva essere andato un attimo nei dormitori della propria casa, magari per andare in bagno, e poi era ritornato nel salone principale, che nel frattempo era stato sgomberato e ripulito dalla cena e rimesso in ordine come sala comune. Harry lo osservò, trafitto tra l’altro da un’ondata di gelosia per l’assurda ragione che quel ragazzo di Ravenclaw non avrebbe mai capito la fortuna che aveva a poter giocare con Draco così davanti a tutti, cosa che Harry non avrebbe mai potuto fare. Decise di aspettarlo facendo finta di farsi gli affari suoi. Si sedette vicino ad un Gryffindor del secondo anno che, com’era normalità, nutriva per lui una smisurata stima e si lasciò sommergere di complimenti e di domande stupide per circa un’ora, tenendo d’occhio contemporaneamente Draco, che aveva concesso all’altro ragazzo la rivincita. 
Alla fine lo Slytherin si alzò sbuffando, senza degnare di uno sguardo il Ravenclaw che lo ringraziava, e lasciò la stanza. Harry si alzò in piedi di scatto, scusandosi in malo modo con il ragazzetto che rimase a osservarlo costernato mentre si allontanava. 
“Dr… Malfoy!” chiamò il compagno, che si stava allontanando lungo il corridoio per i sotterranei.
Draco si voltò fulminandolo.
“Sì, Potter, metti dei manifesti!” lo riprese lo Slytherin non appena Harry si fu avvicinato abbastanza. 
Il Gryffindor lo guardò colpevole.
“Hai finito di abbuffarti e di intrattenerti con la plebaglia?”
“Io? Ma se sei tu che sei stato due ore a giocare a scacchi con quello!” ribattè Harry.
“Io stavo aspettando che tu risorgessi dalle profondità d’incoscienza nelle quali tutto ciò che hai trangugiato ti aveva trascinato. Dov’eri finito?”
“Ero in camera mia,” disse Harry debolmente.
“Senti, facciamo che ci vediamo davanti alla porta della tua casa tra una mezz’oretta, ok?” disse Draco sbrigativo.
“Perché da me?” chiese Harry.
“Perché, hai sviluppato un affetto morboso nei confronti della mia stanza? L’hai detto tu che Weasel non dorme più con te.” Harry ci pensò su un attimo. “E poi non dovevamo provare il tuo regalo di Natale?” aggiunse malizioso Draco.
Harry si lasciò convincere da quest’ultima osservazione.
“Ok.” 
Fece per andarsene poi tornò indietro, accigliato.
“Si può sapere tu che ne sai di dov’è l’entrata della nostra casa?” chiese sospettoso.
Draco sbuffò.
“Potter, sei l’unico a non sapere ancora dove siano di preciso le entrate dei dormitori altrui!”
Harry sbuffò a sua volta e fece per andarsene di nuovo, ma si voltò una seconda volta.
Draco sospirò esasperato.
“Perché non usi il mio regalo di Natale inutile per apparire direttamente in camera mia?” domandò.
“Perché oggi, nella fretta di andare a prepararti, hai preso su entrambe le statuette. Sei proprio un pirla…”
Harry ignorò quest’ultimo insulto e si allontanò in direzione della propria casa.
Draco fece lo stesso e una volta in camera si rinfrescò un attimo. Per quanto dovesse solo scopare con Potter non gli andava di puzzare. L’ultima cosa che fece prima di lasciare la sua stanza per il punto di ritrovo fu di recuperare la scatolina nera che gli era arrivata per Natale e trarne un po’ di pomata, che si spalmò con cura sull’avambraccio. Il Dark Mark, sebbene già ridotto a un segno rossastro per la lunga inattività, sparì in pochi secondi. Draco osservò soddisfatto il risultato e, infilatosi il maglione, si allontanò verso la casa dei Gryffindor.
Era a metà strada sulle scale quando incrociò Ron che stava scendendo.
“Dove vai, Malfoy?” gli domandò scortesemente il Gryffindor.
“Non sono cazzi tuoi, Weasel,” ribattè acido Draco.
“Può darsi di sì, visto che ti stai dirigendo verso i dormitori dei Gryffindor. Non sono scemo, sai?”
“Ah no? Che rivelazione incredibile! Comunque non mi avvicinerei al vostro porcile neanche se mi pagassero.”
“Sai di essere poco credibile?” chiese Ron, che però aveva perso un po’ della sua aggressività. Il ragazzo biondo gli metteva sempre un po’ di soggezione.
“Ok, vuoi sapere dove sto andando? Sto proprio andando al vostro schifo di casa a prendere quella gran troia di tua sorella per farmelo succhiare un po’,” disse sprezzante Draco.
Il viso di Ron si infiammò di ira.
“Brutto stronzo, non osare mettere le tue mani luride su mia sorella, mi hai capito bene, Malfoy?”
“Uh, che paura!” lo prese in giro Draco. “Non mi far ridere, Weasel, che poi mi vien voglia di trasformarti in un moscerino di palude.”
Ron si trattenne dal rispondere. Si limitò a passare oltre al ragazzo biondo e a scendere un paio di gradini, per poi girarsi indietro e sibilare “Stai attento, furetto, ti tengo d’occhio.”
Draco lo guardò con odio e scoprì i denti in un ringhio silenzioso, poi proseguì verso la casa dei Gryffindor. 
Trovò Harry che lo aspettava.
“Dov’eri finito?” gli chiese leggermente infastidito.
“Lascia perdere, Potter, non sono proprio dell’umore adatto. Ho incontrato il tuo amichetto barbone sulle scale che ha pensato di sfidare la morte attaccando briga con me.”
Harry lo guardò stupito.
“Ron?”
“Già… È la persona più indisponente che abbia mai conosciuto. E dire che nelle sue condizioni non se lo potrebbe proprio permettere… Non so come hai fatto a perderci tanto tempo.”
Harry non seppe cosa rispondere. In fondo un po’ il suo amico di una volta gli mancava, anche se Draco ora riempiva pienamente la sua vita.
Draco fissò Harry per qualche secondo, poi sbuffò spazientito. 
“Allora, la aprì ‘sta cazzo di porta?”
Harry lo guardò un po’ inquieto.
“Sì, certo, ehm…” Guardò il ritratto della signora grassa e poi si rivolse di nuovo nervosamente verso Draco. “Non è che potresti allontanarti… Non dovresti…”
“Potter, non avevi detto che mi avresti detto la password di Gryffindor anche solo per sapere la nostra? Muoviti a dire ‘sta vaccata e apri la porta.”
Harry annuì anche se ancora incerto e pronunciò “Cors audacium.”
“Oh, il cuore degli audaci, è così terribilmente Gryffindor!” mormorò Draco.
Harry fissò ansioso il dipinto, attendendo che si spostasse, ma non successe nulla. Alzò gli occhi sulla signora grassa e vide che lo stava fissando corrucciata, quasi volesse rimproverarlo.
“Cors audacium!” ribadì Harry, fissandola.
Niente.
Harry sbuffò.
“Non ti ricordi neanche la tua password? Ok che è in latino, però…” mugugnò Draco.
“Zitto!” lo rimbeccò Harry. “La so la password, è giusta.” Si voltò innervosito verso il ritratto ed esclamò “Apri! Te l’ho detta la password! Come se non mi conoscessi…”
“Conosco anche lui e so che qui non ci dovrebbe stare. E non dovrebbe neanche sentire la password…” disse la signora grassa, scoccando uno sguardo diffidente a Draco.
“Non farei troppo la spiritosa, grassona. I quadri bruciano…” la minacciò lo Slytherin, ma Harry si mise tra lui e il ritratto per zittirli entrambi.
“Non sono affari tuoi,” disse rivolto al ritratto, “se ho voglia di portarlo nei nostri dormitori ce lo porto. E adesso facci passare. Cors Audacium.”
La signora grassa sbuffò contrariata ma l’accesso alla sala comune si aprì lo stesso.
Harry entrò per primo, assicurandosi che non ci fosse nessuno in giro, poi fece cenno a Draco di seguirlo. Lo Slytherin si affrettò ad entrare nella sala comune e fece immediatamente un verso schifato.
“Siete degli animali, voi Gryffindor, e traspare. Lo sai, vero?”
Harry lo guardò infastidito.
“Solo perché non siamo freddi e tetri come voi Slytherin non vuol dire che siamo animali.”
“Mi trovi freddo e tetro?” chiese malizioso Draco, seppur senza troppa intenzione.
Harry sentì un brivido scendergli lungo la spina dorsale e decise di soprassedere.
“Dai, vieni,” disse prendendo Draco per un braccio. “I dormitori sono di qua.”
Il ragazzo biondo strattonò via il braccio ma lo seguì senza aggiungere niente. Quando arrivarono di fronte alla porta della camera di Harry, il ragazzo moro si fermò un attimo. In fondo in fondo si vergognava a mostrare la sua camerata a Draco. Insomma, non aveva niente a che vedere con la camera dello Slytherin, e poi non si era sforzato granchè di metterla in ordine. Abbastanza pulita, per carità, ma imbarazzante nonostante tutto.
“Allora, apri ‘sta porta o dobbiamo farci beccare?” lo spronò Draco, guardandosi intorno nervoso.
“Sì, sì, subito…” mormorò Harry e spalancò la porta.
Quando la richiuse alle spalle dello Slytherin attese il commento acido. Non sentendolo arrivare si incuriosì e fece qualche passo avanti per osservare la faccia del compagno. Draco aveva un’espressione disperata dipinta sul volto, quasi stesse per piangere.
“Oddio… Che schifo… Che porcile… Solo camera tua, Potty, poteva essere così rivoltante…”
“Non esagerare!” ribattè Harry, arrossendo comunque.
“E chi esagera? Fa schifo davvero! Ma come fai a dormirci dentro tutte le notti? E senti che puzza… Cos’è, Weasel ha abbandonato un paio di calzini sporchi sotto il letto da tre settimane?”
“Può anche darsi…” bofonchiò Harry dirigendosi verso il suo letto.
Draco lo guardò alzando un sopracciglio.
“Devo dedurne che quella sia la tua cuccia?” chiese con un’aria snob che Harry non gli vedeva da un po’.
“Beh, cos’è, ti sei ricordato ad un tratto che sono un Gryffindor? Non fare tutte quelle facce. Se ti fa tanto schifo questa camera non dovevi proporre di venirci.”
“Primo: per quanto fossi al corrente del cattivo gusto imperante in voi Gryffindor, covavo ancora la recondita speranza che tu ti potessi salvare elevandoti grazie alla mia compagnia, speranza istantaneamente disillusa. Secondo: usa ancora una volta quel tono scocciato con me e altro che violentarti, ti mollo qui solo come un pirla e non ti tocco più neanche con un bastone.”
Harry fece una faccia convinta e il suo sguardo divenne più docile.
“Eddai, scherzavo…” Picchiettò la mano sul letto, invitandolo a raggiungerlo. “Vieni qua.”
Draco non sembrò cogliere l’invito. Invece si mise a gironzolare per la camera, alternando espressioni incuriosite a smorfie disgustate.
“Questo è il tuo baule?” chiese arrivato davanti al baule che stava di fronte al letto di Harry.
“Sì,” assentì il Gryffindor un po’ ansioso.
“E come lo apri con tutta la roba che c’è sopra?” domandò poco convinto.
“La sposto,” rispose semplicemente Harry.
“Ok,” disse Draco e, preso il mucchio di vestiti che stava sopra al baule, lo appoggiò per terra, dopodichè lo aprì. 
“Ehi, no!” si lamentò Harry, scattando in piedi e slanciandosi verso il baule, cercando di evitare che Draco vedesse le sue cose.
Ma l’espressione dello Slytherin sembrava un po’ delusa.
“Dove la tieni la tua roba?” gli chiese dopo un momento.
Harry corrugò la fronte, senza capire.
“Cosa intendi dire?”
“Sì, dai, qual è il tuo armadio?”
“Non ce l’ho l’armadio. Quello che c’è è di tutti, ma ci teniamo solo le cose per il Quidditch e le scope.”
“E allora dove l’hai ritirata tutta la tua roba?” insistette Draco.
“Quale roba?!” esclamò Harry sempre più confuso. “La mia roba è tutta lì dentro…e per terra, ora, grazie ai tuoi modi gentili.”
Draco guardò di nuovo dentro al baule. Era vero, c’erano alcuni vestiti pesanti e altri leggeri, quasi tutti piuttosto malridotti. Scostando un paio di cose intravvide i libri dei primi anni e sul fondo qualche copia di giornalini e riviste. Niente di che. La cosa che più attirò la sua attenzione fu un album di pelle. Allungò la mano e lo tirò fuori.
“No, Draco, quello no. Ti prego,” disse Harry, togliendoglielo di mano.
Il ragazzo biondo lo guardò incuriosito e sorpreso.
“Cosa mi nascondi, Potty?”
“Niente. Non… Non capiresti.”
Draco sollevò un sopracciglio.
“Umm… Cosa potrà mai essere?...” 
Con fare casuale si alzò e andò alle spalle di Harry, poi con una mossa fulminea gli rubò l’album dalle mani.
“No! Draco! Ridammelo!” esclamò il Gryffindor, ma Draco si buttò sul letto e si sedette sul lato opposto.
Ridacchiando soddisfatto aprì l’album. E tornò improvvisamente serio.
“Draco, no…” stava ancora lamentandosi Harry, gattonando sul letto per raggiungerlo, ma si fermò in ginocchio dietro al compagno quando vide che cosa stava osservando.
La pagina dell’album era aperta su una delle tante foto che mostravano una coppia di giovani che si abbracciavano felici facendo cenni di saluto verso l’obbiettivo. 
Harry li osservò per un po’ sorridendo tristemente, poi sussurrò “Sono… Sono i miei genitori.”
Draco annuì silenzioso. Girò un’altra pagina e di fianco alla coppia ora c’era un alto giovane dai capelli neri e di gran fascino che cercava per scherzo di baciare sulla bocca il padre di Harry. James e Sirius quando ancora erano entrambi vivi, felici e spensierati. Allo Slytherin non servivano presentazioni. Aveva sentito parlare fin troppo di quelle persone e la foto di Black, tre anni prima, aveva riempito i giornali oltre ogni sopportazione, per quanto invecchiato e malridotto. Certo che, visti così, facevano un po’ un altro effetto. Gli fecero tornare in mente suo padre. Non lo vedeva da un sacco ormai.
Draco avvertì un respiro mozzato dietro di sé e un sospiro silenzioso. Si voltò e vide una lacrima, trasparente ma brillante, scorrere sul volto del Gryffindor, che tuttavia stava sorridendo. Quando si accorse che il compagno lo stava osservando, Harry si passò una mano sul viso velocemente, facendo solo sì che un’altra lacrima lo rigasse.
“Scusa,” mormorò. “A volte mi capita, infatti cerco di non guardarle spesso. Ma mi passa subito…”
Draco si trovava a disagio. Non gli era mai capitato di consolare nessuno, tranne sua madre un paio di volte l’estate precedente, ma erano state evenienze assolutamente anomale e lei aveva subito riacquistato il controllo su se stessa. Aveva contegno, sua madre, come ogni vera gran donna. Ma non si era mai trovato in una situazione simile con un suo amico e, per quanto non potesse considerare Potter proprio un suo amico, era comunque innegabilmente il suo amante e un qualche genere di legame ce l’avevano. Non sapeva cosa dire, se dire qualcosa o stare zitto del tutto. Forse avrebbe dovuto cambiare discorso, prima che gli venisse un attacco d’ansia. E vista la loro relazione c’era solo un discorso fattibile…
Con un gesto deciso ma delicato chiuse l’album di fotografie e lo appoggiò sul copriletto. Harry lo fissò senza capire molto bene cosa intendesse fare, ma quando gli prese il viso fra le mani e lo attirò a sé baciandolo dolcemente tutto fu istantaneamente più chiaro. Si abbandonò a quel bacio, che gli fece versare altre due lacrimucce che avevano atteso in agguato il momento giusto per uscire. Draco gli inclinò la testa con le mani, tirandolo più contro di sé e approfondendo il bacio. Non si poteva certo dire che fosse casto, ma di certo c’era altro oltre alla solita passione e al desiderio. Harry si ritrovò quasi sopraffatto dalle emozioni. In quel momento sembrava quasi che Draco fosse…come dire…davvero affezionato a lui. Harry sospirò profondamente, accarezzando con la propria lingua quella del compagno e stringendosi a lui. 
Lentamente Draco si girò, salendo completamente sul letto e sdraiandosi su di un fianco, portando con sé Harry che si distese supino sotto di lui. Lo Slytherin lo baciò ancora e ancora, sempre profondamente, facendo scivolare una mano sotto il suo maglione per accarezzargli il fianco e la schiena per quanto gli fosse possibile. Sentiva che il compagno era completamente in balia delle sue carezze e la cosa quasi lo spaventava, perché sapeva di qualcosa di diverso dal sesso. Eppure, chissà perché, non riusciva a trovarci niente di male in quelle sensazioni così coinvolgenti al momento…
Si staccò dalle labbra di Harry e lo guardò. Aveva smesso di piangere, anzi, al momento probabilmente le foto erano l’ultimo pensiero che avesse per la testa. Era arrossato in volto e non sentendo più le labbra di Draco sulle sue aprì gli occhi e lo guardò con una tenerezza disarmante. Lo Slytherin non gli diede il tempo di parlare, anche perché temeva le sue parole in quel momento più di tante altre cose. Lo baciò ancora, più audacemente, succhiando la sua lingua e mordendogli leggermente le labbra, togliendogli il respiro. Harry si mosse eccitato sotto di lui, chiaramente desiderando un maggior contatto fra i loro corpi, e sospirò. Draco si tolse il maglione, poi afferrò quello di Harry e fece per alzarglielo ma il Gryffindor lo bloccò.
“Che c’è?” chiese lo Slytherin allarmato.
“Niente,” mormorò Harry, mettendosi a sedere. “Giusto per sicurezza,” continuò e, estratta la bacchetta, la puntò verso la porta d’ingresso pronunciando “Colloportus.” 
La porta si chiuse a chiave e Harry si voltò di nuovo verso Draco, soddisfatto.
Draco gli sorrise sornione e fece per togliergli il maglione.
“Aspetta,” lo fermò Harry di nuovo, e Draco sbuffò.
“Cosa?!” chiese infastidito.
“Niente,” ridacchiò Harry, “devo prima togliermi questi,” disse e si levò gli occhiali buttandoli un po’ più in là sul letto.
Draco gli tolse in fretta il maglione, prima che potesse fermarlo di nuovo, poi si riabbassò su di lui e riprese a baciarlo. Si sdraiò completamente su di lui, facendo scivolare una gamba tra quelle del compagno, e mosse il bacino contro il suo fianco, mentre la sua lingua accarezzava con maestria quella dell’altro fino a salire a solleticargli il palato.
Harry mugulò tra il divertito e l’eccitato, muovendo le mani sulla schiena di Draco con possessività; portò una mano alla sua nuca, attirandolo ancora maggiormente nel bacio, mentre l’altra scivolò giù sul sedere ad accarezzarglielo. Era incredibilmente sodo, come tutto il resto, perfetto. Harry sentì i suoi muscoli contrarsi sotto il suo tocco e gongolò, palpandolo con più intenzione. Draco si staccò da lui, scoccandogli un’occhiata sospettosa.
“Potty…” cominciò, ma Harry lo interruppe subito.
“Zona vietata, lo so! Ma potrò ben accarezzarti, no?” 
Non diede a Draco il tempo di rispondere, perché subito lo attirò nuovamente in un bacio un po’ più appassionato. Stavolta fu Draco a mugolare per l’intensità del bacio. Harry ribaltò le loro posizioni, trovandosi sopra allo Slytherin. Continuò a baciarlo, facendo scendere una mano sul suo fianco per poi di nuovo salire ad accarezzargli il petto. Gli passò i polpastrelli sul capezzolo per infastidirlo un po’, poi più giù a solleticargli la pancia. Draco sembrò apprezzare. Harry si tirò su, mettendosi a sedere a cavalcioni di Draco e si sporse di lato mentre lo Slytherin lo osservava confuso. Si rimise dritto e inforcò gli occhiali che aveva recuperato. Draco gli fece un’espressione interrogativa.
“Voglio vederti bene, stanotte,” mormorò Harry, chinandosi a baciargli le labbra ma sfiorandole appena, scendendo poi a baciargli invece il collo con più intensità. 
Succhiò un po’ di più appena sotto l’orecchio, cosicchè Draco gli afferrò la testa e gliela allontanò.
“Niente succhiotti,” lo ammonì.
Harry alzò gli occhi al cielo.
“Niente questo, niente quello… Che noia! Non posso fare niente!”
Draco ringhiò e Harry si mise a ridacchiare, poi si chinò a baciargli il petto, mordendogli senza stringere i muscoli pettorali e passandoci sopra la lingua. Scese sugli addominali e riservò loro lo stesso trattamento, senza trascurare i fianchi, dove si permise di morderlo un po’ più forte, facendolo gemere. Affondò la lingua nell’ombelico, mentre con le mani apriva velocemente i pantaloni del compagno e li tirava un po’ giù. Draco sollevò il bacino per aiutarlo e Harry si sbarazzò dei suoi indumenti. Gli morse l’interno coscia, stringendo fino a lasciargli un segnetto rosso. Draco lo strattonò per i capelli, sollevando la testa per vederlo in faccia.
“Niente se-” cominciò, ma Harry gli prese in bocca la punta dell’erezione esposta succhiando e non poté fare altro che sprofondare la testa nelle coperte gemendo ad alta voce. 
Harry rialzò la testa con un sorriso beffardo dipinto in volto. Niente gli dava così tanta soddisfazione, neanche avere successo a scuola e nel Quidditch. In quel momento, se avesse dovuto scegliere il ricordo felice per il Patronus, non avrebbe avuto dubbi. Un momento come quello lo riempiva di gioia fino a traboccare. Tuttavia quella sera non era intenzionato a far raggiungere il piacere al compagno in quel modo. Era stata più una mossa per chiudergli la bocca. Risalì al ventre, passando una mano in mezzo alle gambe di Draco che grugnì di frustrazione. Gli baciò una clavicola, poi la spalla e il braccio, infine gli prese la mano e portò anch’essa alle proprie labbra. Draco lo osservò impaziente ma cercando di darsi un contegno. Non voleva sembrare troppo frenetico proprio quando Potter dava l’impressione di essere così calmo e rilassato. 
Harry passò a baciargli l’altro braccio, poi sospirò, quasi interdetto. 
“Mh?” fu la domanda silenziosa dello Slytherin.
“Non trovo nessun segno neanche a guardarti con gli occhiali! Tante altre cose belle, ma niente cicatrici…”
“Perché non ne ho!” esclamò Draco.
“Hai usato quella roba puzzolente?” indagò Harry.
“No. Ti ho già detto che non ho segni da cancellare,” rispose Draco, poi prese per il braccio il Gryffindor e lo sbattè senza troppa violenza supino sul letto, salendogli sopra. 
“Adesso basta giocare,” gli sussurrò nell’orecchio, leccandoglielo. “Passiamo a divertimenti più seri.” 
Aprì i pantaloni di Harry e glieli levò senza troppi complimenti insieme alle mutande, poi allungò una mano ad afferrare la sua erezione.
“Draco…” gemette Harry, strizzando gli occhi. Il membro si gonfiò ulteriormente nella mano di Draco.
“Mmm… Potty, se eri così ansioso perché perdevi tempo a fare lo scemo?” gli sussurrò ancora nell’orecchio Draco.
Harry non rispose, troppo preso a concentrarsi sul tocco vellutato delle labbra del compagno sulla propria pelle. Lo Slytherin, infatti, era sceso a baciargli il collo, mantenendo la presa sulla sua erezione ma senza muovere la mano. Harry mosse i fianchi in avanti, ma Draco seguì il suo movimento con la mano, vanificando il suo tentativo di darsi sollievo. Sentì i denti del compagno sulla pelle sensibile della curva della spalla e gemette. Fu premiato da una strizzatina al membro turgido che non fece altro che peggiorare il suo problema di desiderio. Non potendo fare niente per alleviare quella piacevolissima tortura, Harry gemette ancora forte.
“Mi piaci di più così…rumoroso…” mormorò Draco contro la sua pelle, solleticandolo.
“Draco… Fac…facciamolo, ti prego…” ansimò Harry. “Non ce la faccio più!”
“Tu non sai aspettare. È un problema, sai?” lo prese in giro lo Slytherin, muovendo provocatoriamente il polso per accarezzarlo con decisione.
Harry non si preoccupò di trattenere il lamento che ne conseguì.
“Dove hai messo…il regalo di Natale?” gli chiese strofinandogli le labbra contro la guancia insieme al naso, facendogli sentire appieno il suo respiro caldo sulla faccia.
“Mmm… Sotto…” riuscì a biascicare Harry, poi girò il viso per baciare il compagno, ma questi si tirò indietro.
“Sotto che?” chiese ancora, più per continuare a torturarlo che per reale mancanza di comprensione. Non ci voleva molto a dedurre dove potesse aver messo l’olio.
“Il letto!” esclamò tutto d’un fiato Harry, mentre Draco muoveva due volte il polso con decisione e gli elargiva un’altra strizzatina. 
Il Gryffindor gemette quasi di dolore.
“E allora cosa aspetti a prenderlo?” lo incitò Draco, che per niente al mondo si sarebbe sprecato in quel momento a chinarsi a recuperare la scatola sotto il letto.
Harry ci mise un paio di secondi a capire cosa volesse il compagno da lui e nel frattempo Draco lo accarezzò di nuovo, facendogli perdere il lume della ragione definitivamente.
“Se… Fermo… Non riesco…” balbettò sconclusionatamente.
Draco capì che non sarebbe durato ancora a lungo. Tanto valeva dargli il contentino subito. Coprì quella bocca delirante con la propria, baciandolo appassionatamente, accelerando contemporaneamente le carezze sul compagno. Harry resistette molto poco; bastarono una decina di carezze a farlo venire violentemente nella mano dello Slytherin. Afferrò il braccio del compagno con forza mentre il suo corpo veniva scosso da potenti fremiti di piacere. 
Draco attese che si calmasse un po’, intrattenendosi nel frattempo sbaciucchiandogli il collo leggermente umido di sudore. Riflettè che gli piaceva l’odore di sesso del compagno. Era un grande punto a suo favore. Il suo odore lo eccitava molto, cosa che non avveniva proprio con tutti. 
Quando il respiro del Gryffindor fu tornato alla quasi normalità gli sussurrò “Possiamo procedere, ora?”
Harry annuì debolmente, trasse due respiri profondi e si mise a sedere, chinandosi a prendere la scatola sotto al letto mentre Draco si gustava compiaciuto la vista del suo sedere.
“Hai proprio un bel culo, sai?” gli disse e, come per sottolineare il concetto, gli diede una palpatina.
Harry si tirò su stringendo in mano una fiala. Era arrossato in volto, ma Draco non seppe dire se fosse per l’orgasmo raggiunto di fresco, per il complimento ricevuto o se fosse semplicemente perché era stato per un po’ a testa in giù.
Harry guardò il corpo nudo di Draco, poi la fiala, considerando la mossa migliore. Il ragazzo biondo se ne accorse e sogghignò.
“Aprila,” gli ordinò senza cattiveria.
Il Gryffindor subito fece come gli era stato detto.
“Versatene un po’ in mano,” continuò Draco, il sorriso che si allargava sul suo volto. Quando Harry ebbe eseguito, aggiunse “toccami.”
Harry allungò la mano e la posò sull’erezione di Draco, quasi con cautela. Sentì lo Slytherin gemere in gola e il suo tocco acquistò maggiore sicurezza. Accarezzò il compagno con decisione, facendolo gemere di nuovo e eccitandolo ancora di più. Dopo un altro paio di carezze Draco lo fermò, afferrandolo per il polso, gli fece posare la fiala e fece per mettersi su di lui, ma il Gryffindor resistette.
“No,” mormorò, “posso… voglio stare sopra io, come stamattina. Voglio provare com’è fuori dall’acqua.”
Draco non sembrava molto convinto, ma lasciò che Harry lo spingesse di nuovo sul letto.
“Vedi di non prenderci troppo gusto,” lo Slytherin gli sussurrò nell’orecchio quando il Gryffindor si abbassò su di lui per baciargli il collo. “Stai diventando fin troppo dominante…”
Harry fece un risolino tra il divertito e il teso e si mise a cavalcioni di Draco. Lo Slytherin poteva vedere chiaramente che fosse un po’ nervoso dopo aver fatto una proposta forse più ardita di quanto credesse. Tuttavia in questo momento non aveva neuroni da dispensare in inutili riflessioni. Chiuse gli occhi, sentendo il compagno che si strusciava contro di lui sorreggendosi sulle gambe, facendo scivolare la sua erezione in mezzo alle proprie natiche. Draco stava diventando molto impaziente e appoggiò le proprie mani sul fondoschiena di Harry, invitandolo ad andare avanti. Il Gryffindor si chinò su di lui, strofinandosi un’altra volta contro di lui non del tutto volontariamente, e lo baciò appassionatamente, quasi a cercare un contatto che dopo, data la posizione, gli sarebbe risultato difficile. Poi, con un respiro profondo, si alzò e si calò lentamente sul membro di Draco, facendolo entrare dentro di sé per qualche centimentro. Fu piacevolmente sorpreso di notare che effettivamente l’olio stava funzionando alla perfezione, rendendo la penetrazione molto più agevole. Si tirò un po’ su e si lasciò andare lentamente, facendo affondare il compagno completamente dentro di lui. 
Draco emise un gemito strozzato ed Harry, che fino a quel momento aveva tenuto gli occhi chiusi, completamente assorto nella sensazione di pienezza che gli dava percepire il compagno muoversi dentro di sé, aprì gli occhi per vedere il suo viso. Era bellissimo, accaldato e leggermente sudato, le labbra socchiuse e gli occhi stretti per cercare di riguadagnare il controllo sui propri istinti. Harry si rese conto di ciò che si era perso fino a quel momento, facendo l’amore con Draco sempre senza occhiali. Maledisse la sua miopia, che gli avrebbe sempre impedito di godere appieno di quei momenti, perché gli occhiali erano fastidiosi in quel frangente e già aveva voglia di gettarli via il più lontano possibile. Non ci si poteva muovere con tranquillità se ogni secondo si rischiava di far scivolare quei cosi dal naso sul proprio compagno. Tuttavia ci teneva a vederlo venire almeno una volta in tutta la sua bellezza. Avrebbe conservato il ricordo.
Non sentendolo muoversi, Draco aprì gli occhi, travolgendolo con quello sguardo per una volta per niente freddo e calcolatore, ma solo infuocato e desideroso. Gli posò una mano sulla coscia, senza dire niente, ma bastò perché Harry si riscuotesse da quella momentanea estasi. Il ragazzo moro cominciò a muoversi su e giù, cercando un certo ritmo che, fuori dall’acqua, risultava un po’ più difficoltoso, mentre Draco continuava ad accarezzargli la coscia con una mano, percependo i suoi muscoli che si tendevano a tempo con i suoi movimenti, mentre con l’altra mano lo guidava come poteva, tenendola sul suo gluteo. 
Il ritmo si fece in breve più veloce; Harry leggeva chiaramente sul volto del compagno l’impazienza e non voleva farlo aspettare. Inoltre era proprio vero che a star sopra poteva controllare meglio la situazione, traendone il massimo piacere lui stesso. Un’altra cosa che poteva fare con particolare agio era stringere i propri muscoli attorno a Draco, facendolo gemere ogni volta più forte. La cosa lo eccitò non poco, tanto che alla fine, nonostante Draco non si fosse degnato di accarezzarlo neanche una volta durante il rapporto, probabilmente troppo preso da se stesso, era nuovamente quasi al limite. Harry sentì il compagno sotto di sé ansimare e capì che non sarebbe durato ancora a lungo. Sostenendosi con una mano sola, portò l’altra alla propria erezione per accarezzarsi. Draco sembrò accorgersi dello spostamento di peso e della sua mossa, perché dopo pochi secondi coprì la mano di Harry con la propria, accompagnando i movimenti del suo polso. Poi fu tutta questione di un attimo: Draco si spinse freneticamente di più dentro di lui, alzando quasi il bacino dalle coperte, e con un forte sospiro venne, scosso da numerosi sussulti, aumentati dall’iniziativa di Harry, che serrò attorno a lui i propri muscoli. Il Gryffindor non smise di muovere la mano su di sé, guidando anche quella poco cosciente di Draco, e, dopo qualche carezza ben assestata venne per la seconda volta quella notte sul compagno. Con l’ultima briciola di forza rimastagli si lasciò scivolare, sdraiandosi accanto a lui sul letto. 
Rimasero così, entrambi ansimanti, per qualche minuto, ognuno perso nel proprio mondo ma conscio della presenza dell’altro. Alla fine Harry si voltò verso Draco e vide che aveva chiuso gli occhi ma il respiro non era regolare come se si fosse già addormentato. 
“Draco,” lo chiamò leggermente.
Lo Slytherin aprì un occhio e lo guardò storto.
“C’è qualcosa che non va?” gli chiese preoccupato. 
Draco sbuffò piano.
“Sto facendo training autogeno,” gli ringhiò contro, anche se pacatamente, “perché esattamente tre minuti e mezzo dopo esser venuto mi sono reso conto che avevo tutta questa bella roba addosso e che tu non hai un bagno privato di cui io possa usufruire né dell’acqua in camera.” Draco si passò una mano tra i capelli, scocciato, e richiuse gli occhi. “Non mi distrarre, se no ti strappo le braccia e ti ci meno.”
Harry avrebbe dovuto essere spaventato dalla minaccia, ma incomprensibilmente gli venne da ridere. Si trattenne, per non far arrabbiare davvero il compagno, e si mise a sedere.
“Sai cosa faccio?” mormorò chinandosi all’orecchio dello Slytherin.
Draco attese che continuasse, ma Harry non sembrava intenzionato ad andare avanti e dovette riaprire gli occhi per accertarsi che non fosse morto. Naturalmente no, purtroppo, non moriva mai.
“Eh??” gli chiese irritato.
“Vado in bagno e prendo un catino d’acqua e lo porto qui, così ti puoi lavare. Eh?”
Draco cercò di capire se il Gryffindor si aspettasse davvero dei complimenti per quella cretinata e decise di no, che non era proprio necessario. Si limitò ad annuire, richiudendo gli occhi.
Harry si alzò, si infilò un paio di mutande a caso e trotterellò fino alla porta. Tolse l’incantesimo che la sigillava e, uscito, lo rimise, poi si diresse verso il bagno. Arrivatovi si guardò allo specchio e non riuscì a reprimere un sorrisone gongolante. Primo, perché nella fretta aveva messo i boxer di Draco; in realtà non del tutto casualmente. Secondo, perché in quel momento si sentiva l’uomo più fortunato della terra. Era stato un Natale coi fiocchi. Si lavò velocemente, giusto per togliersi di dosso ciò che il compagno gli aveva lasciato e di cui lui non si lamentava mai nonostante tutto, poi prese un catino da un angolo e lo riempì di acqua calda. Tornò orgoglioso in camera, attento a non rovesciare acqua per tutto il corridoio e per la camera una volta dentro. Appoggiò il catino sul suo baule, rimasto libero dopo l’incursione di Draco, e recuperò un fazzoletto con cui pulire il compagno. Si apprestò al lavoro con attenzione. Draco non si lamentò neanche che l’acqua fosse troppo calda. Semplicemente lo lasciò fare, perché probabilmente non aveva alcuna intenzione di muoversi. Così era tutto molto più comodo e riacquistava un po’ di autorità sul compagno a fargli svolgere quelle mansioni, per quanto più che ben accette.
Quando Harry ebbe finito, gettò il fazzoletto nel catino e si sdraiò di fianco a Draco, cercando di evitare le zone bagnate o sporche. Lo Slytherin lo fissò un secondo e, inaspettatamente, si mise a ridacchiare. Harry lo guardò confuso.
“Saresti un elfo domestico coi fiocchi, Potty, te lo ripeto. Anche il nome sarebbe perfetto. Potty, fai il letto! Senti come suona bene!”
Harry non gli diede peso. Al contrario, lo baciò teneramente sulle labbra. Quando si ritrasse cominciò a sentire il freddo pungergli la pelle nuda.
“Non hai freddo, a star lì fermo nudo?” chiese a Draco.
“Abbastanza, sicuramente più di te, che ti sei messo i miei boxer. Levateli.”
Harry se li tolse e ribadì la domanda.
“Se hai freddo, perché non ci mettiamo sotto le coperte?” 
“Non penserai che io dorma qui, vero? Mi prendo delle malattie di sicuro.” 
Harry sbuffò.
“Perché adesso devi fare lo stronzo?” lo riprese.
Draco riflettè sulla domanda, per quanto retorica, del compagno. Era vero, non c’era un motivo al mondo per cui avrebbe dovuto fare lo stronzo come stava facendo. Era stato molto bello, si erano divertiti entrambi, stava bene. Era insopportabile stare così bene?
“Ok, forse hai ragione,” gli concesse. “Non vorrei prendermi l’influenza.”
Velocemente si misero sotto le coperte al calduccio. Harry si abbarbicò un po’ su Draco e il ragazzo biondo glielo concesse. In fondo lo scaldava ancora di più.
“Allora,” gli chiese alla fine, più per curiosità di sentirlo direttamente dalla sua voce che altro. “Ti è piaciuto stare sopra?”
“Sì,” mormorò Harry. “Non è male. Mi diverto.”
“Non è male?!” chiese incredulo Draco. “Non ti puoi permettere di dire che farlo con me sia non male. Come minimo fantastico.”
“Sì, sì, fantastico, ma…” 
“Ma?” lo incitò Draco.
“Preferisco quando ci stai tu sopra. Non mi piace controllare troppo la situazione. Tu sei più bravo.”
“Lo so,” mormorò semplicemente lo Slytherin.
Harry gli diede un pizzicotto lieve sul braccio.
“Oh!” lo riprese Draco, sottraendosi al suo tocco.
Harry lo riabbracciò e gli diede un bacino sul collo, cercando di acquietarlo.
“Draco?” il richiamo di Harry giunse lieve dopo circa un minuto di silenzio.
“Mh?”
“…” il Gryffindor si bloccò in procinto di dire qualcosa di troppo grosso per la loro situazione. Si salvò appena in tempo. “Niente.”
Draco grugnì, scuotendo la testa.
Passarono altri minuti di silenzio. Per quanto rilassati, nessuno dei due ragazzi sembrava voler dormire.
“Draco?” Harry mormorò di nuovo nell’orecchio a Draco.
“Eh?” rispose la voce un po’ roca dello Slytherin.
“Sei stanco?”
“Perché?” chiese insospettito il biondo.
“Perché prima di dormire vorrei farlo ancora. Però comandi tu.”
Draco sorrise.
“E quando mai hai comandato tu?” gli chiese, voltandosi a guardarlo con aria di sfida.
Harry lo baciò con passione, lasciandogli le labbra solo per sussurrargli “Hai visto dove ho appoggiato l’olio?”
Draco non rispose, ma riprese a baciarlo, mettendosi sopra di lui.
Quella notte, alla fine, Draco si addormentò come un sasso nel letto di Harry, naturalmente.