Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono neanche un po’. La signora Rowling ne dispone come meglio crede, io ci gioco a tempo perso, senza pretese e senza fini di lucro.
Note: Un altro capitolo chilomentrico. Meglio così, finirà prima la storia. E in realtà ho capito. È colpa del sesso se i capitoli mi vengono così lunghi. Sono troppo descrittiva, lo so. In questo capitolo assisterete a delle congetture piuttosto risibili da parte di Draco. Abbiate pazienza, questa storia è stata scritta molto prima dell’uscita del sesto libro e alcune idee per quanto poco realistiche erano necessarie ai fini della trama (che ridicola affermazione!). Buona lettura.
Sourcreamandonions


Harry Potter e il cervello che non ha

parte XII

di Sourcreamandonions

 

In cui le vacanze di Natale cominciano al meglio, sebbene si prospettino faticose


Quando Draco fece capolino dalla porta d’accesso degli Slytherin, Harry era stato lì ad aspettare per almeno venti minuti e aveva i piedi congelati. Velocemente sbucò fuori dall’angolo buio dove si era nascosto e si avvicinò al compagno.
“Ma non ti sei portato neanche il mantello?” gli sibilò lo Slytherin.
Harry fece spallucce. Non gli sembrava servisse visto che non c’era quasi nessuno in tutta la scuola.
“Cosa ti dice il cervello? Spiegamelo. Guarda che non siamo gli ultimi due esseri viventi in tutto il castello, se ti faccio entrare e qualcuno ti vede scoppia un casino. E io non intendo coprirti, sia chiaro,” continuò a rimproverarlo Draco.
Harry abbassò gli occhi. 
“Mi spiace, non ci ho pensato,” si giustificò.
Draco lo afferrò per un braccio e lo trascinò dentro alla sala comune, fortunatamente vuota. 
“Certo che se te ne stai ancora un po’ a discutere sulla porta le probabilità di farti beccare si impennano,” gli bisbigliò lasciandogli il braccio. 
Senza aggiungere altro si avviò verso camera sua. Harry lo seguì con passo svelto, guardandosi intorno timoroso che ad un tratto qualcuno sbucasse da dietro un angolo e li beccasse. Si sentì al sicuro solo quando la porta della camera da letto di Malfoy si chiuse dietro di lui. Osservò Draco togliersi l’uniforme e le scarpe e sdraiarsi sul letto con le mani incrociate dietro alla testa. Tentennando per un secondo si avvicinò al lato opposto del letto, si tolse le scarpe e si sedette in fondo al letto, abbracciandosi le ginocchia. Draco lo guardò con un’espressione sospettosa.
“Come stai sulle tue, Potty… Sei diventato timido tutto d’un colpo?” gli chiese malizioso.
Harry inclinò la testa da un lato.
“No, è che mi fa effetto stare in camera tua. Non è come la Stanza delle Necessità, c’è un’atmosfera diversa… Non te lo so spiegare.”
“Basta che tu non mi venga a dire che ti ricorda i momenti più belli passati insieme perché da te un po’ me l’aspetto…” lo prese in giro Draco.
Harry gli diede un calcetto al piede scherzosamente.
“Se ti fa tanti problemi usare camera tua potresti anche venire nella mia, almeno finchè durano le vacanze,” lo rimbeccò il Gryffindor.
Draco corrugò la fronte.
“Vuoi insegnare cose nuove a Weasel o speri che la sorpresa lo uccida? No, perché nel secondo caso sono d’accordo…”
Harry ridacchiò.
“Mi spiace, ma Ron non dorme in camera con me. Ha deciso di traferirsi per tutta la durata delle vacanze nel dormitorio del quarto anno. Così non avrò fastidiosi ficcanaso tra i piedi…” concluse riprendendo a ridacchiare. In quel momento gli tornò in mente la riflessione che aveva fatto qualche ora prima. “Mi chiedo perché non sia tornato a casa anche lui per le vacanze quest’anno, vista la situazione calda che c’è all’esterno.”
“Probabilmente i suoi non vedono l’ora di sbarazzarsi dei marmocchi per avere un po’ d’intimità, e con che bei risultati… O magari non si preoccupano più di tanto di non vederli più. Quando uno prolifera come i conigli dopo un po’ si dimentica anche che faccia abbiano i figli, figurati se gliene frega qualcosa se sono vivi o morti…” commentò Draco.
Harry soppesò le sue parole. 
“Propenderei per la prima motivazione. Imbarazzante come pensiero, ma la mamma di Ron non mi sembra il tipo da disinteressarsi dei figli, anzi. Ok, a volte non distingue tra loro i gemelli, ma-”
“Pensa, che madre…” lo interruppe parlando a mezza voce Draco.
Harry ricominciò a ridacchiare, assestandogli un altro calcetto debolissimo.
Draco lo osservò con attenzione. Incredibile come Potter stesse ridendo delle sue battute. In quel momento, sarà stata colpa della scarsa illuminazione o della depressione da abbandono natalizio, gli sembrava davvero quasi carino. Quasi. Interessante in qualche modo. Mah, inutile, su questo punto non era il caso di scervellarsi adesso. Aveva ben altri progetti che gli frullavano in testa da appena dopo cena, e anche da qualche giorno prima ad essere sinceri, e il suo corpo glieli stava cominciando a ricordare proprio in quel momento.
“Vieni qui,” sussurrò improvvisamente con voce gentile e seria ma irresistibile.
Harry smise di ridere e si fece subito serio a sua volta. Muovendosi a gattoni si avvicinò al compagno, che non appena lo ebbe a portata di mano lo afferrò per la nuca attirandolo a sé in una bacio dolce ma intenso. Harry mugulò. Si era scordato quanto fosse bello essere baciati da Draco, era una sensazione talmente forte che probabilmente se se la fosse ricordata sempre non sarebbe stato in grado di viverne senza.
Il ragazzo biondo si fece strada tra le sue labbra, accarezzando la sua lingua con la propria delicatamente per poi approfondire il bacio, trasformandolo improvvisamente in qualcosa di molto più passionale. Harry sentì le braccia cedergli e si sdraiò di fianco a Draco senza interrompere il bacio. Lo Slytherin ne approfittò per adagiarlo completamente sulla schiena e sdraiarglisi sopra. Harry divaricò leggermente le gambe ormai automaticamente, lasciando il posto ad una di quelle di Draco, e si godette il suo peso addosso, la forma del suo corpo, il suo calore e il suo profumo che si mischiavano col proprio. 
Il naso di Draco andò a sbattere contro gli occhiali come al solito, ma stavolta fu lo stesso Harry ad alzare una mano e a levarseli, lanciandoli alla buona sul comodino. Ripresero a baciarsi con passione e le mani di Harry cominciarono ad esplorare la schiena del compagno con particolare attenzione al sedere. Draco sospirò quando Harry lo attirò più contro di sé e sorrise contro le sue labbra.
“Quella è zona proibita, Potty,” sussurrò, abbassando la bocca al collo per morderlo. “Non è che ti vengono strane idee, eh?”
Harry affondò le sue dita nei capelli del biondo, muovendo il bacino in maniera allusiva contro la sua gamba.
“A dire la verità in questo momento ho in mente proprio tutt’altro…” ansimò eccitato.
Draco sogghignò e gli passò voluttuosamente la lingua sul collo, poi tornò a dedicarsi alle sue labbra. Una sua mano scese ad accarezzare il fianco del Gryffindor, scendendo ad afferrargli una gamba e a tirarla più su mentre con il bacino si spingeva contro di lui. 
Harry mugulò e interruppe il bacio, reclamando un po’ d’aria. Con le mani scese ad afferrare il maglione di Draco e glielo sfilò, buttandolo in fondo al letto seguito dalla cravatta e, dopo qualche secondo di alacre lavoro di dita, dalla camicia. Notò distrattamente che il graffio sul braccio era ancora al suo posto e stava per chiedergli se non fosse il caso di farsi vedere da madam Pomfrey quando le mani di Draco presero a slacciargli i pantaloni, sfilandoglieli in fretta in contemporanea alle mutande come al solito. Harry rise per nessun motivo apparente, ma solo perché era troppo felice di ciò che stava succedendo, e si tolse da solo il maglione e la cravatta, buttandoli per terra. Slacciò un paio di bottoni della camicia e si sfilò anche quella dall’alto, lanciandola in fondo al letto col resto dei vestiti di Draco, che nel frattempo si era tolto tutti gli indumenti rimastigli. Rimanevano solo i calzini di Harry, che il Gryffindor ebbe il buon gusto di far sparire al più presto. 
Si ritrovarono così in poco più di un minuto completamente nudi sul letto l’uno di fronte all’altro. Harry, vedendo Draco inginocchiato davanti a sé non seppe resistere alla tentazione e gli si lanciò addosso, facendolo atterrare sulla schiena pesantemente. 
“Cazzo!” esclamò Draco per la sorpresa, ma non sembrava troppo arrabbiato di essere stato atterrato dal compagno e lasciò che questi lo baciasse intensamente. 
Lasciò passare un paio di minuti di piena attività di Harry, poi riprese il suo posto sopra di lui, strofinandosi con decisione contro il suo inguine. Gemettero contemporaneamente e lanciandosi un’occhiata scoppiarono a ridere fragorosamente. Quando Draco si calmò, molto prima di Harry, decise di dargli un bel pizzicotto sul fianco, cosa che fece sussultare per il dolore il Gryffindor, ma rinfocolò le sue risate, che ora giungevano all’orecchio del compagno mescolate a dei biascicati “stronzo” e “ahia!”. Draco lo fissava divertito ed il suo cervello si chiedeva al contempo come potesse piacergli stare a letto con quel decerebrato a ridere così, ma non ci poteva fare niente, era troppo contagioso anche per uno posato come lui. Mentre Harry era ancora indaffarato a ridere scoccò un’occhiata al suo basso ventre. Il Gryffindor si era un po’ calmato quanto ad eccitazione grazie al siparietto comico e gli venne la mezza idea che forse quella era l’occasione buona per concludere qualcosa che aveva dovuto lasciare in sospeso l’ultima volta per cause di forza maggiore indipendenti dalla volontà di chiunque. Abbassò la testa, mordendo sul petto Harry, che reagì dimenandosi nel suo delirio di risate, e poi ripetendo il gesto sulla sua pancia; infine con un movimento improvviso e imprevedibile afferrò il membro del compagno e se lo portò alla bocca, risucchiandone alcuni centimetri tra le labbra.
Le risate di Harry cessarono immediatamente. Il Gryffindor inspirò profondamente, colto alla sprovvista, e inarcò la schiena. Draco lo tenne fermo con una mano e lo fece scivolare fuori dalla sua bocca lentamente. 
“Forse abbiamo trovato il modo di farti star zitto, eh, Potty?” sussurrò Draco.
Harry emise un lamento a metà tra l’irritazione e la supplica. 
Draco sogghignò e decise che a torturarlo oltre non ci avrebbe guadagnato granchè, per cui riabbassò la testa e fece scivolare l’eccitazione fremente di Harry tra le sue labbra una seconda volta, succhiando brevemente. Ancora una volta il Gryffindor cercò di spingersi più a fondo, ma la mano che Draco teneva saldamente sul suo fianco lo bloccava, così poté solo grugnire di frustrazione. Draco ripetè il movimento precedente una terza volta, lasciando però che Harry scivolasse più profondamente nella sua bocca, mentre la mano che stringeva ancora l’erezione per indirizzarla si muoveva altrettanto lentamente vicino alla base.
Harry ansimò, poi sospirò “Draco… Non… Ah…” 
Draco avrebbe voluto continuare, ma la tentazione era più forte di lui. 
Rilasciò ancora una volta il membro del compagno e gli disse in tono canzonatorio “Potty, io da questi tuoi mugugni dovrei capire cosa, esattamente?”
Harry si lamentò nuovamente senza proferire parola.
Draco scosse la testa e sospirò drammaticamente, ma ritornò a prestare le proprie attenzioni alla sua erezione. Ancora una volta la fece scivolare sulla sua lingua e di nuovo fuori dalla bocca. Osservandola notò che sulla punta del membro turgido si era formata una goccia perlacea e gli si dipinse sul volto un ghigno malizioso. Attirò l’attenzione di Harry schiarendosi la voce, facendo sì che l’altro aprisse gli occhi e alzasse leggermente la testa per intravedere nonostante la miopia cosa stesse facendo, poi tirò fuori la lingua e con studiata lentezza la passò sulla punta, ripulendola. Harry gemette e affondò la testa nelle coperte, disperato. Draco trattenne una risata. Immaginava quanto la vista di se stesso intento a fargli un pompino fosse insostenibile per Harry. Con rinnovato divertimento prese in bocca l’eccitazione del Gryffindor e ricominciò a succhiarla e a muovere la mano in contemporanea. Pur impegnato a dare comunque il meglio di sé, per quanto Potter non fosse minimamente in grado di giudicare la sua prestazione, mantenne un orecchio teso per percepire ogni cambiamento nel ritmo dei gemiti del compagno. Infatti sentì mano a mano che i suoi movimenti si facevano più veloci il respiro di Harry farsi più affannoso e notò con la coda dell’occhio una mano spostarsi verso la sua testa e poi bloccarsi a mezz’aria per finire a stringere le coperte con forza.
All’improvviso sentì i muscoli dell’addome di Harry tendersi sotto il suo tocco e la sua erezione gonfiarsi ancora di più. Velocemente fece affondare il compagno ancora una volta in profondità nella sua bocca, per poi tirarsi indietro e aumentare il ritmo delle carezze. Inutilmente Harry balbettò “Draco, ora…”, tanto lo Slytherin aveva già capito. Con un ultimo energico movimento di polso portò il compagno oltre al limite e continuò ad accarezzarlo per qualche secondo, facendolo gemere più e più volte molto rumorosamente.
Si riproponeva il problema pulizia e buttando un’occhiata attorno a sé fece per scostarsi a prendere un fazzoletto, ma le mani di Harry lo afferrarono per un braccio, tirandolo a sé. 
“Non… Aspetta un attimo…” mormorò affannosamente il Gryffindor.
Draco fece una faccia disgustata.
“Sì, aspetta un po’, tanto è già colla…” disse a bassa voce.
“Che te ne frega, vieni qui…” insistette Harry e ancora lo attirò a sé stancamente.
Draco sospirò e scivolò verso di lui, finchè gli fu di fronte. Si appoggiò su un gomito e rimase così a fissare la sua espressione beata. Harry mugugnò e gli mise una mano sul fianco, avvicinandosi a lui.
“Si può sapere che hai stasera?” sbuffò Draco senza scacciarlo.
“Niente,” rispose Harry tranquillo. “Mi va così, tutto qui.”
“Durerà ancora a lungo? No, perché io avrei cose da fare l’estate prossima…” disse acido lo Slytherin.
“Mamma mia,” esclamò il ragazzo moro, “dammi un secondo per riprendermi, no?” Si allontanò un po’ da Draco e sospirò, chiudendo gli occhi.
Draco percepì uno strano cambiamento in negativo nell’atmosfera della stanza. La cosa gli dispiacque ma non era certo del perché. Decise che era meglio indaffararsi a fare in modo che la situazione si volgesse al meglio per lui. Si era eccitato parecchio dando piacere al compagno, ma ora a far conversazione gli stava tornando molle. Si trascinò fino al comodino e allungò una mano dentro al cassetto, frugando alla ricerca di un fazzoletto. Lo trovò e si pulì prima di tutto la mano, poi la pancia e tutto ciò che Harry aveva sporcato nel suo scoppio di euforia. Harry lo lasciò fare senza muoversi. Quando ebbe finito si risdraiò di fianco a Harry e lo fissò per una trentina di secondi in silenzio. Sì, decisamente ormai di eccitazione manco l’ombra. Vedendo che il compagno non dava segni di vita lo scosse.
“Oh! Cos’è, ti metti a dormire ora?” gli chiese un po’ innervosito.
Non era abituato a questo comportamento da parte dei suoi compagni di letto. Al massimo quello era il suo ruolo.
Harry aprì gli occhi e lo fissò con il solito sguardo vacuo dovuto alla scarsa capacità visiva.
“Non sto dormendo,” disse con voce monotona.
Draco sbuffò.
“Si può sapere che hai? Guarda che non ci metto niente a sbatterti fuori!”
Harry non rispose, ma girò la testa dall’altra parte. 
Draco imprecò a denti stretti e si mise a sedere sul letto, voltandosi dall’altra parte.
“E ti ho pure fatto un pompino,” Harry lo udì sibilare.
In realtà neanche lui sapeva bene cosa gli fosse preso. Vivere quell’esperienza con Draco era stata un’emozione incredibile, ma subito dopo tutti i brividi e le ondate di calore aveva sentito che gli mancava qualcosa. Non sapeva come spiegarlo neanche a se stesso chiaramente, ma era come se gli mancasse il calore umano, la compagnia di Draco, come se il suo compagno ad un tratto non fosse stato lì a meno che non l’avesse abbracciato. Cazzo, non ci poteva credere di essersi ridotto in questo modo. Stava facendo pensieri da donna e da donna fastidiosa per di più. Una vocina nel suo cervello urlava insistentemente che solo una ragazzina innamorata avrebbe reagito così in un momento come quello, con un ragazzo tanto bello, nudo ed eccitato di fianco. Ebbene sì, era una ragazzina innamorata e voleva le coccole. Ora che si stava affezionando a Draco e che aveva vissuto con lui quel momento così intenso e intimo, con tutta quella complicità che si era creata quando avevano cominciato a baciarsi, desiderava ricevere tenerezza. Il che dimostrava chiaramente quanto fosse idiota, perché ad innamorarsi di Malfoy al massimo ti potevi aspettare un calcio in faccia. Harry si disse che stava decisamente tirando troppo la corda con lo Slytherin.
Lentamente si mise a sedere, constatando il buon lavoro di pulizia che Draco aveva fatto, e lo guardò. Gli stava voltando la schiena, una schiena davvero bella per quanto non potesse vederla perfettamente a fuoco. Con un’espressione colpevole si avvicinò a lui e gli appoggiò le mani sulle spalle, avvicinandogli le labbra alla nuca e sussurrandogli “Draco…”
“Eh?” Fu la laconica risposta dello Slytherin.
Harry percepì l’irritazione nella sua voce e se ne dispiacque. Non voleva che si arrabbiasse. Accarezzò delicatamente la sua pelle con le punte delle dita e premette coi polpastrelli dei pollici sui muscoli irrigiditi, poi lo baciò delicatamente partendo all’altezza delle prime vertebre e salendo sulla nuca fino ai primi capelli biondi. Sentì Draco percorso da un brivido, o così gli parve, e gli massaggiò ancora le spalle per farlo rilassare. In effetti sentì le spalle del compagno distendersi un po’ e un sospiro uscirgli silenzioso dalle labbra. Harry affondò il viso nei suoi capelli e inspirò profondamente il suo profumo. Draco era meraviglioso ed estasiante. Di colpo si sentì in colpa per averlo infastidito in un tale momento di intimità. Fece scivolare le mani dalle spalle al petto del compagno, alzandosi in ginocchio per abbracciarlo da dietro. 
Avvicinò le labbra al suo orecchio e ne baciò la punta, poi sussurrò “Scusa.”
Draco si voltò inclinando un po’ la testa per guardarlo almeno di traverso.
“Di che?”
“Se mi sono comportato da psicopatico. Sarà stata l’esperienza sconvolgente… Avevo bisogno di far tornare il sangue al cervello…” disse con voce calma che tradiva un sorrisetto.
“No, la colpa è mia perché a portarsi a letto le schifezze si finisce sempre così,” ribattè acido Draco. 
Harry non smise di sorridere. Si aspettava quel tipo di reazione da Malfoy. Era preparato per una bella sequela di insulti.
“Un imbecille come te, Potter, non sa neanche riconoscere il proprio uccello da un fagiolo, non ci si può aspettare che sia in grado di stare a letto.” Draco si voltò di più e notò che Harry stava sorridendo. “Che cazzo hai da sorridere? Mi stai facendo girare le palle a elica…” continuò acido, ma fu interrotto da Harry, che lo zittì coprendogli la bocca con la sua in un bacio tenero ma promettente.
Draco si godette quel bacio per un paio di secondi, poi si tirò indietro e gli girò le spalle nuovamente. Harry tornò a baciarlo sul collo e sulle spalle. 
“Mmm…” sbuffò Draco, il tono infastidito ma non totalmente convincente. “Stai cercando di conquistarmi con i tuoi poveri mezzi? Guarda che non hai speranze-” fu interrotto da un altro bacio giunto inatteso dal compagno.
“Draco…” Harry lo chiamò con voce allusiva. 
Si stava rendendo ridicolo, forse; di certo sapeva di non avere il sex appeal del compagno e di non potersi permettere grandi scene di seduzione, ma aveva rovinato la serata e avrebbe cercato di rimediare. Anche perché a stare così vicino a Draco e a sentire la pelle vellutata della sua schiena contro il suo petto si stava cominciando a risvegliare.
Draco si allontanò un po’, sottraendosi alle grinfie di Harry.
“La mia pazienza ha un limite. Già l’avevi sorpassato dieci minuti fa. Ci tieni davvero tanto a morire.”
Harry cominciò a sentire lo stomaco che un po’ gli si stringeva. Il tono dello Slytherin stavolta era sembrato molto più freddo. Forse si era arrabbiato davvero e lui non aveva capito la gravità della cosa. Aveva sottovalutato Draco, o meglio aveva sopravvalutato la loro relazione. Il fatto era che non avevano una relazione e lui tendeva a scordarselo. Ecco, ora gli stava tornando la depressione. Perché se la cantava e se la suonava sempre da solo? Si riscosse sentendo che Draco si stava mettendo comodo, sedendosi con la schiena appoggiata ai cuscini e allungando le gambe sulle coperte, andando a sfiorare con uno stinco la coscia di Harry.
“Beh,” Harry lo sentì mormorare, “è già finito lo spettacolo? Potty, mi deludi subito, stavi diventando divertente…”
Harry lo fissò senza riuscire a decifrare la sua espressione. Evidentemente la sua faccia doveva emanare stupidità a livelli record, perché Draco si fece scappare due suoni indistinti e poi scoppiò a ridere.
“Oddio, non fare quella faccia… Mamma che brutto… Che faccia da idiota… Se tu non fossi completamente cieco ti darei uno specchio, ma non so se avresti il coraggio di assistere allo spettacolo…” le parole si persero nelle risate.
Harry lo fissò per qualche secondo senza capire, poi sorrise. Draco era ancora di buon umore a quanto pareva. Forse aveva ancora delle chance. Scosse la testa e si avvicinò al compagno gattonando. Assunse un’improbabile aria sexy e si accostò a pochi centimetri dallo Slytherin alzando un sopracciglio.
“Mi…” si schiarì la voce. “Mi trovi ridicolo?” chiese con aria ammiccante.
Draco cercò di trattenersi dal ricominciare a ridere dopo che era riuscito a calmarsi respirando profondamente.
“Terribilmente…” rispose il biondo.
Harry si sentì scuotere da un brivido. Era impossibile non notare la vena di eccitazione che traspariva dalla sua voce calma. Si sporse in avanti quanto bastava a coprire i centimetri che lo dividevano da Draco e lo baciò sulle labbra.
Draco sospirò. Aveva capito che qualcosa non andava, Harry probabilmente si stava prendendo un po’ male. Prevedibile, visto il suo animo sensibile. Ciononostante non avrebbe dovuto lasciarsi trascinare in una storia di sesso, se non era in grado di sostenere il vuoto emotivo. Tutte cose che non gli interessavano, naturalmente. Non era più particolarmente eccitato, ma sentiva che ci sarebbe voluto poco per riscaldarsi. E aveva voglia di darsi da fare, perché si sentiva decisamente teso quella sera. Un po’ di sano divertimento avrebbe funzionato, o comunque aveva funzionato l’ultima volta, quindi valeva la pena tentare. In fondo Potter con questa nuova scenetta finto-sexy lo stava davvero stuzzicando. Ma era mai possibile che una vista normalmente raccapricciante potesse mettergli addosso la voglia in quel momento? 
Inutili elucubrazioni, Draco non aveva voglia di pensare. Invece rispose al bacio di Harry con trasporto, afferrandolo per la nuca e costringendolo a sdraiarsi su di lui. La sua lingua si fece strada all’interno della bocca del compagno, esplorandola in profondità e strappandogli un mugolio. 
Harry non sapeva come fosse possibile, ma gli pareva che Draco potesse parlargli solo con un bacio. Era certo di capire ogni sfumatura dei suoi approci e ciò che aveva appena dedotto dai movimenti voluttuosi della sua lingua era che voleva di più, e con ogni probabilità l’avrebbe preteso in fretta. Harry era già piuttosto eccitato e comunque pronto a soddisfare i desideri del compagno già da un po’. Non si fece scrupoli quindi ad abbandonare quelle labbra morbide e profumate per scendere a baciargli il collo e poi il petto, scendendo velocemente con un obiettivo ben preciso e facilmente intuibile. Quando giunse a baciargli il ventre piatto udì Draco sospirare leggermente e notò che stava aprendo un po’ di più le gambe per fargli spazio. Come non capire quei chiari segnali? Harry scese quindi più giù col viso e strofinò una guancia contro l’inguine del compagno. Non era completamente eccitato, ma cominciava a svegliarsi in fretta. Con una mano lo accarezzò lentamente, spingendosi anche più in basso sui testicoli, inspirando il suo profumo pungente. Tornò su con il palmo della mano, tracciando per intero la lunghezza ora più consistente dello Slytherin e si attardò ad accarezzarlo ancora un paio di volte, poi, mantenendo la presa sul suo membro, avvicinò la bocca alla punta e lo succhiò brevemente ma con forza. 
Draco si lasciò sfuggire un gemito di piacere misto a dolore. Harry sorrise e di nuovo prese tempo tracciando la sua lunghezza, ma questa volta con la lingua, poi tornò alla punta e, tenendola in bocca, mosse la mano con lentezza esasperante, accarezzandolo. La sua lingua si muoveva contro il membro gonfio, mantenendo un continuo contatto e cercando di torturarlo un po’ allo stesso tempo. Draco si stava facendo scappare un certo numero di grugniti che comunicavano inequivocabile gradimento. Evidentemente stava migliorando davvero con la pratica. In realtà ora si divertiva anche parecchio a giocare col corpo del compagno in queste situazioni. Inaspettatamente scese con la bocca a succhiare quasi l’intera lunghezza dell’erezione dello Slytherin, facendolo sussultare e richiamando una delle sue mani alla sua testa quasi automaticamente. Le dita di Draco affondarono fra i suoi capelli afferrandolo con forza, ma senza fargli male. Harry gongolava sotto sotto. Vedere il compagno così preso da ciò che gli stava facendo lo rendeva incredibilmente felice. Ripetè il gesto, senza trascurare di fermarsi a succhiare alla fine. Attento ai movimenti delle dita di Draco nei suoi capelli, continuò a muovere la testa su e giù, facendo affondare la sua erezione sempre più nella propria bocca, fino a farvela entrare completamente. 
Draco aprì la bocca, gemendo ormai senza freni e ansimando ad ogni movimento di Harry. Era migliorato eccome. Se c’era una cosa che aveva scoperto era che Potty aveva una vera vocazione per i pompini. Probabilmente era già diventato più bravo di lui, anche perché ingoiava e la cosa lo faceva eccitare il triplo. Non che il fatto di essere stato superato in questo campo lo rattristasse, anzi, ma doveva riconoscere al compagno i suoi meriti. Stavolta poi sembrava ci stesse prendendo un certo gusto. Solo a pensarci la sua erezione si contrasse, gonfiandosi ulteriormente nella bocca di Harry. Cazzo, che bocca aveva… 
Draco strinse maggiormente la presa nei capelli di Harry, che si fece scappare un mugolio strozzato di dolore che non fece altro che mandare una vibrazione su per l’erezione dello Slytherin, ora eccitatissimo. In risposta si spinse con i fianchi più avanti, affondando il più possibile nella bocca del Gryffindor. Harry premette un po’ le labbra sul suo membro, aumentando il piacere che già provava, e Draco percepì distintamente la sua lingua accarezzarlo per intero mentre si tirava indietro. Ormai era inutile pensare di interrompere la cosa per dedicarsi ad altro, non avrebbe resistito trenta secondi. Spronando con la mano il compagno ad aumentare la velocità, cominciò a spingersi all’interno della sua bocca con sempre maggior impeto. Un’ulteriore suzione praticata con un tempismo perfetto lo fece capitolare; con un gemito profondo raggiunse l’orgasmo all’interno della bocca del Gryffindor.
Harry, che aveva capito ciò che stava per succedere, ingoiò tutto e continuò a tenere il membro del compagno in bocca finchè questo cominciò a tornare alla normalità. Allora lo fece scivolare fuori dalle sue labbra, piazzandoci un bacino tenero che lo fece contrarre un’ultima volta, e alzò lo sguardo al viso di Draco, sorridendo. Lo Slytherin sembrava rispondere al sorriso e con la mano che ancora lo teneva per i capelli lo attirò a sé, accarezzandogli la chioma scompigliata mentre lo baciava lentamente. Harry avvertì il suo respiro accelerato e ancora tremante e si rese conto di essere raggiante. Per evitare di farsi dire quanto fosse stupida la sua faccia, e in quel momento era piuttosto certo di essere impresentabile, appoggiò la guancia sulla pancia di Draco, assorbendone il meraviglioso calore, percependo il sottile velo di sudore che vi si era formato e inspirando il profumo della sua pelle. 
Sentì Draco sospirare un paio di volte, quasi a prender fiato, poi lo udì mormorare con voce roca “Ti piace proprio stare da quelle parti, eh?” 
Non poteva vederlo in viso, ma dalla voce sembrava davvero sorridente. Harry sorrise a sua volta e gli baciò la pancia.
“Come se ti dispiacesse…” gli sussurrò, leccandogli poi con la punta della lingua la fine striscia di peli biondicci che conducevano più in giù lo sguardo. 
Draco sospirò di nuovo.
“Per me puoi anche tenermelo in bocca tutto il giorno…” sospirò alla fine il biondo, ridacchiando.
Harry fece una faccia alla tipica delicatezza del compagno, ma lo prese come un elogio. Draco non sapeva fare i complimenti, era un dato di fatto, bisognava decifrarli dal grado di cattiveria con cui gli diceva le cose. In realtà, questo bel gergo gli faceva venir voglia di rispondergli a tono, o almeno con un velo di malizia in più rispetto al solito.
“Se ci tieni, te lo succhio finchè ti torna duro,” disse Harry, stupendosi di se stesso. Poi trasse un bel respiro e sussurrò tutto d’un fiato “Non penserai che abbiamo finito qui?”
Draco ridacchiò ancora.
“Wow, Potty, che coraggio ti sta venendo. Ancora un po’ e mi chiederai di mettertelo nel culo con queste esatte parole. Dammi un minuto per riprendermi, ok? Poi finisco di ridurti in polvere.” 
Harry sorrise di nuovo. Il tono di Draco era inconfondibilmente sorpreso e ammirato. Lo Slytherin era soddisfatto di lui. Gli piaceva. Il Gryffindor si maledì per un secondo per questa imperdonabile debolezza; non ci si poteva innamorare proprio di Draco Malfoy, ma il suo cuore aveva accelerato il battito per la gioia e il suo corpo reclamava di nuovo attenzioni, che ci poteva fare? Voleva… Oddio, quanto suonava male applicato alla situazione… Voleva farci l’amore completamente prima di addormentarsi. Pensando a come avrebbe reagito Draco sentendo ad alta voce quella frase si mise a ridacchiare sommessamente.
“Oh, non ricominciare a ridere da solo, per pietà, fai paura. Non so se te ne rendi conto, ma è da psicopatici.”
Harry si girò a guardarlo e gli sussurrò sornione “Draco, ti sei riposato abbastanza? O mi devo sbattere a rimetterti in piedi?” 
Per l’ennesima volta scoppiò a ridere per la sua stessa battuta.
Draco sospirò e gli diede un calcio non troppo forte per scostarselo da dosso.
“Tu non hai il diritto di parlare a letto. È una nuova regola inventata fresca fresca per te, perché da quella bocca se esce qualcosa sono solo stronzate.” Il tono di Draco, ancora una volta era divertito.
“Ok, allora non facciamoci uscire niente…” mormorò Harry e con una mossa incredibilmente avventata scese a leccare il membro di Draco nel tentativo di risvegliarlo. Tentativo che, pur con qualche difficoltà, si rivelò funzionare. 
Lo Slytherin emise un verso che assomigliava molto ad un ringhio ed afferrò Harry per il collo, tirandolo alla sua altezza per poterlo baciare. Il bacio fu appassionato, quasi selvaggio, e si concluse con un morso piuttosto deciso alle labbra del Gryffidor ed una leccata sulla guancia. La mano di Draco scese ad accarezzare l’erezione di Harry un paio di volte, poi tornò alla bocca del moro per inserirvi tre dita e fargliele succhiare, cosa che il ragazzo fece immediatamente intuendo le intenzioni del compagno al volo.
Harry fece scivolare la lingua sulle dita di Draco in modo allusivo, con l’intento di riportargli alla mente ciò che gli aveva appena fatto, e in effetti Draco fece un gorgoglio compiaciuto nel profondo della gola, mordendolo sulla spalla. Harry esclamò di sorpresa e succhiò con più tenacia per comunicare a Draco quanto gli piacesse essere baciato e mordicchiato sul collo e sulle spalle. Non che lo Slytherin non l’avesse ancora capito, perché stava continuando con insistenza. 
Quando ebbe la sensazione che fossero abbastanza inumidite e soprattutto di essersi eccitato a sufficienza, Draco tolse le proprie dita dalla bocca del Gryffindor e scese con la mano in mezzo alle sue gambe. Harry fece appena in tempo ad aprirle un po’ di più che già un dito premeva per entrare. Non incontrò particolare resistenza e fu immediatamente seguito da un secondo. Draco prese a muovere le dita dentro Harry alternando movimenti lenti e più decisi, godendosi le sue espressioni cambiare tra il concentrato e l’eccitato. Lo Slytherin, memore della buona riuscita dell’ultima volta anche grazie a qualche attenzione in più, saggiò a lungo l’elasticità del compagno prima di penetrarlo anche con il terzo dito. Continuò a muovere la mano lentamente e notò presto come Harry si stesse eccitando sempre di più; cominciava a farsi sfuggire mugolii di piacere e a spingersi contro la sua mano, chiedendo silenziosamente di più e cercando contemporaneamente un contatto col suo braccio. Draco sentiva crescere il suo desiderio ad ogni sospiro strozzato e ad ogni respiro fremente.
Harry aprì gli occhi, incapace di aspettare ancora che il compagno lo prendesse, e sussurrò ansimando “Draco… Non ne posso più… Ti voglio, ti prego…”
Potter che lo pregava era sempre il massimo compiacimento per l’animo dello Slytherin. Ben felice di accontentarlo estrasse le proprie dita dal suo corpo e si posizionò tra le sue gambe. Harry impaziente lo baciò con trasporto, allacciando le braccia dietro al suo collo e facendo lo stesso con le gambe dietro la sua schiena. Draco rispose con passione al bacio e si strofinò qualche volta contro di lui, poi gli mise una mano sulla coscia, facendogli alzare le gambe ancora di più e, cercata la posizione giusta, lo penetrò in un unico, lento movimento. Harry gemette ad alta voce, richiamando l’attenzione di Draco che al momento non sentiva di avere neanche una goccia di sangue nel cervello, ma aprendo gli occhi vide che non aveva un’espressione poi tanto dolorante sul volto, anzi sembrava concentratissimo. Draco si convinse che fosse tutta colpa degli occhi chiusi che gli davano tale impressione e si spinse più in profondità dentro di lui. Harry gemette nuovamente, corrugando leggermente la fronte, e lo Slytherin si spinse una terza volta; Harry aprì gli occhi e fissò il compagno, alzando poi la testa per cercare le sue labbra. Draco lo baciò profondamente, muovendo i fianchi lentamente, facendolo sospirare dentro al bacio. 
Harry accarezzò i suoi capelli biondi e fece scivolare le mani sulla sua schiena fino alla vita per poi attirarlo a sé maggiormente. Draco si mosse lentamente, tirandosi indietro per poi penetrarlo più a fondo, mossa che lo fece gemere suo malgrado. Continuò a muoversi, inizialmente con calma, poi prendendo sempre maggiore velocità e decisione. I gemiti di Harry ora erano inequivocabili, lo voleva con tutto se stesso e non smetteva di dimostrarglielo attirandolo a sé con forza e ansimando tra un mugolio e l’altro il suo nome. Quel “Draco” che si ripeteva ancora e ancora stava quasi diventando un sottofondo musicale e lo Slytherin non poteva negare che gli piacesse. Sentiva ormai di essere vicino all’orgasmo e di colpo si rese conto che mancava qualcosa. Fece per tirarsi su con il corpo e mettersi in ginocchio, così da avere le mani libere, ma non appena si scostò dal compagno questi lo afferrò con tutte le forze, impedendogli di muoversi. 
Indeciso sul da farsi, accostò le labbra all’orecchio di Harry e sussurrò con voce leggermente ansimante “Non… Non posso toccarti così. Fammi…alzare.”
Harry però scosse la testa.
“Non…me ne frega,” gli rispose, mormorandogli all’orecchio a sua volta, la voce anche più rotta di quella di Draco, “Ti voglio vicino… Stai così…”
Lo Slytherin sbuffò senza farsi accorgere. Non gli andava di prendersi tutto il piacere da solo. Primo, perché poi Potter l’avrebbe angustiato a morte finchè non l’avesse soddisfatto e già sentiva che sarebbe stato distrutto; secondo, perché comunque gli sembrava che quando godeva il compagno piacesse di più anche a lui, per cui non aveva senso privarsi di una soddisfazione. Quindi avrebbe dovuto portare Potty all’orgasmo senza toccarlo. Non che fosse difficile, però… Sbattimento. 
Draco sospirò e abbracciò il compagno con più forza, cosicchè i loro corpi unendosi aderissero alla perfezione. Harry sembrò apprezzare il maggior contatto immediatamente, tanto che cercò la sua bocca per l’ennesimo bacio appassionato e contemporaneamente mosse i fianchi, spronandolo a riprendere a muoversi come prima. Lo Slytherin non attese ulteriori stimoli; attento a strofinarsi con ogni movimento contro l’erezione del compagno intrappolata fra i loro corpi, riprese a spingersi dentro di lui con crescente forza, fino ad entrargli completamente dentro. La velocità delle sue spinte si fece sempre maggiore e mentre sentiva l’orgasmo farsi più vicino il corpo del ragazzo sotto di lui si irrigidì e con un alto gemito che assomigliava ormai solo vagamente al nome “Draco” venne violentemente. I muscoli che si contraevano incontrollati attorno all’erezione al limite di Draco non lo aiutarono a trattenersi; con un paio di energiche spinte anch’egli venne dentro a Harry. Gli crollò totalmente addosso, tanto che il Gryffindor emise un grugnito per il peso morto improvviso, anche se in verità già in precendenza non si stava sostenendo molto. Rimase ad ansimargli sul collo, scosso da qualche scarica residua e stremato dal rapporto. Inutile interrogarsi sulla cosa, per quanto Potty fosse bravo un conto era un pompino e un altro era scopare in senso vero e proprio.
Harry si godette per qualche minuto Draco completamente in suo possesso. Lo sentiva, accaldato e stanco, totalmente abbandonato tra le sue braccia, esposto come in nessun altro momento della sua vita, quasi umano. Il suo respiro affannoso gli solleticava il collo, ma si trattenne dal mettersi a ridacchiare per non spezzare l’incanto. Anche lui era spossato dal rapporto; anche stavolta, come l’ultima, era stata veramente coinvolgente. Harry non si sarebbe mai aspettato che fare l’amore, vabbè, fare sesso con Draco potesse farlo sentire così al settimo cielo. Con Draco soprattutto… Avvertì il sangue che lentamente gli tornava alle braccia e alle gambe e anche lo Slytherin sembrava sul punto si muoversi. Per non farsi lasciare lì sdraiato come un idiota decise di alzarsi direttamente di sua spontanea volontà e di pulirsi. Nella sua mente si formò l’immagine di lui e Draco che, avendo aspettato troppo, cercavano di alzarsi ma non riuscivano a staccarsi. Sarebbe stato troppo divertente, tanto che non si seppe contenere e si mise a ridacchiare proprio come si era ripromesso di non fare. Aspettò che Draco si scostasse e subito si mise a sedere, cercando di smettere di fare la figura dell’imbecille. Mentre si guardava intorno spaesato cercando inutilmente il fazzoletto che aveva usato prima Draco per pulirli, scorse con la coda dell’occhio il biondo che si sdraiava a pancia in su sul letto e bofonchiava qualcosa tra sé e sé.
Gattonando fino al comodino, deciso a recuperare gli occhiali, gli disse “Cos’hai da lamentarti, adesso?”
Draco fece un mugugno. 
“Te l’ho già detto quante volte? Una trentina stasera?”
“Cosa?” chiese Harry senza capire.
“Che sei psicopatico,” rispose stancamente Draco. “E comunque,” continuò, “se stai cercando il fazzoletto è qui…” e così dicendo glielo tirò addosso.
Harry lo afferrò e si ripulì, mormorando “Non sono psicopatico, è che mi vengono in mente cose divertenti solo per me e non riesco a trattenermi dal ridere,” poi tornò a fianco del compagno e, alla cieca, cercò di togliergli di dosso quel che restava.
Quando gli sembrò di aver finito, disse “Io non vedo. Com’è?”
Draco buttò un’occhiata sulla sua pancia e sul suo inguine e decise che non poteva dirsi soddisfatto ma che di farsi la doccia non aveva voglia, quindi si sarebbe accontentato.
“Va bene… Più o meno…” borbottò.
Harry buttò per terra il fazzoletto, poi riflettè un attimo e si abbassò, passando la lingua dal ventre di Draco su su fino al petto; infine si sdraiò su di lui e gli baciò le labbra sorridendo.
“So che non è proprio come farsi una doccia, però…” commentò, poi lo baciò di nuovo con un po’ più di trasporto.
Draco ricambiò il bacio, sentendosi pienamente soddisfatto, poi sentì che Harry tremava leggermente.
“Mh?” gli fece senza parlare, fissandolo interrogativo.
“Niente,” si affrettò a scusarsi Harry per timore che il compagno credesse di stare per assistere ad un’altra crisi isterica. “Solo… A stare così mi è venuto freddo…”
Draco sospirò, poi disse “Sì, anche a me. Alzati, dai.”
Harry fece come aveva detto e Draco si trascinò fino al bordo delle coperte, lo tirò indietro e vi si infilò sotto. 
“Meno male che le abbiamo già scaldate standoci sopra,” commentò tra sé e sé.
Harry fu ancora una volta incerto sul da farsi. Avrebbe voluto buttarsi sotto le coperte con Draco e dormire abbracciato a lui, ma non sapeva come chiederglielo. Né se fosse il caso di agire senza consultarlo.
“Dormi lì? Bello, come i cani. Così mi scaldi i piedi,” disse sarcastico Draco dandogli un’ultima occhiata di sufficienza, poi si girò su un fianco dandogli le spalle e chiuse gli occhi.
Harry tentennò ancora un secondo, ma era convinto che quella frase fosse un modo gentile per Draco di invitarlo a dormire con lui. Velocemente si infilò sotto le coperte e se le aggiustò intorno, poi si voltò verso il compagno e gli guardò i capelli biondi. Timidamente si voltò su un fianco e si avvicinò un po’ a lui, quasi ad abbracciarlo da dietro. Non avrebbe mai osato, ma non poteva neanche resistere alla tentazione. Se l’avesse fatto durante la notte non sarebbe stata colpa sua; d’altronde non poteva mica controllare il suo corpo anche mentre dormiva! 
Il respiro dello Slytherin era già lento e profondo. Doveva essere stanco davvero, riflettè Harry.
Deglutì, raccogliendo il coraggio, e sussurrò “Buonanotte.”
Non ottenne risposta, né se l’aspettava, ma non ricevette neanche minacce di morte, così chiuse gli occhi sorridendo e, pienamente soddisfatto, si lasciò scivolare in un sonno profondo.


Harry si svegliò e, agognando il dolce tepore che gli stava di fronte, si raggomitolò di più contro la sua fonte. Indistintamente, come se da una grande distanza, sentiva una campana suonare. Aprì gli occhi a fatica e si ritrovò davanti il meraviglioso viso di Draco addormentato. Doveva essersi girato durante la notte. Beh, ancora meglio per Harry, così avrebbe potuto stargli vicino senza rischiare di farsi rompere tutte le ossa eccitandosi contro la sua schiena. La sua attenzione fu richiamata dalla campana che l’aveva svegliato. Ora la riconosceva, era quella che annunciava la colazione. Durante le vacanze non c’era la sveglia, ma solo le indicazioni per i pasti. Tornò ad osservare Draco dormire indisturbato. Strano che Malfoy non si svegliasse al primo rumore, doveva essere incredibilmente stanco o molto rilassato per ignorare così il pericolo di essere beccato in dolce compagnia di Potter. Meglio così, anche in questo gli era andata bene, perché non aveva voglia di essere maltrattato quella mattina e aveva imparato a temere Draco appena sveglio. E poi come dargli torto? Anche lui avrebbe voluto dormire ancora un po’. Non sapeva che ora avessero fatto la notte precedente, ma di certo doveva essere tardi perché erano le nove e lui non aveva per niente fame, ma in compenso aveva un sonno incalcolabile. Sentiva di aver dormito non più di cinque ore. Sorrise al pensiero delle altre tre che poteva farsi in compagnia di Draco fino all’ora di pranzo. Muovendosi con molta lentezza e cautela per non svegliare il ragazzo biondo, Harry si intrufolò tra le sue braccia e richiuse gli occhi, sprofondando nuovamente in un sonno tranquillo.


Draco sospirò. Si era svegliato e a momenti gli era preso un colpo, ritrovandosi tra le braccia Potter. Non sapeva proprio spiegarsi come fosse successo, ma temeva che, per quanto la responsabilità potesse essere per lo più del Gryffindor, ci fosse stata una personale collaborazione. Era piuttosto sicuro, infatti, di essersi addormentato sul fianco opposto. Meglio così, perché di svegliarsi con l’alzabandiera di Potty che premeva sul suo fondoschiena avrebbe fatto a meno per il resto della sua vita più che volentieri. Aveva lanciato un’occhiata all’orologio sul muro e aveva notato che erano già le undici. Non aveva sentito la campana della colazione, il che era veramente strano per uno col sonno leggero come il suo. Non gli capitava praticamente mai di dormire così profondamente da non rendersi conto di ciò che gli succedeva intorno, tranne che a casa, ma lì aveva una tranquillità particolare…
Avrebbe voluto svegliare Potty e andarsi a fare una bella doccia, visto che si sentiva tutto appiccicaticcio, ma la pigrizia del primo giorno di vacanza aveva avuto la meglio sulla sua mania di pulito. Così, invece, si era messo a fissare il suo compagno di letto sostenendosi la testa con una mano, e a pensare. In particolare Draco si interrogava su cosa cazzo ci facesse con Potter nel letto vivo. Perché il suo dovere sarebbe stato quello di ammazzarlo, lo sapeva più che bene, era una lezione che aveva imparato con cura, ma che evidentemente non stava mettendo in pratica con altrettanta premura. Non c’era una sola ragione valida a spiegare il suo comportamento, ma il fatto che Potter fosse al suo fianco addormentato, quindi inerme, tuttavia vivo non si poteva ignorare. 
Non poteva negare che quell’imbecille stesse avendo una qualche influenza su di lui. C’era qualcosa che lo attirava e al di là delle sue scene isteriche e dei suoi momenti di romanticismo decisamente fuori luogo si cominciava a divertire davvero a letto con lui. Ciononostante queste non erano scuse plausibili per la mancata morte della piaga. 
Così Draco lo fissava, come a sperare di essere colpito, a furia di osservarlo, alternativamente da un ictus o da una folgorazione. Il suo sguardo a lungo andare si concentrò sulla cicatrice che risaltava sulla sua fronte scoperta. La famosa cicatrice a forma di saetta di Harry Potter. Il segno dell’unica maledizione mortale andata a vuoto. Nessuno era mai sopravvissuto ad un Avada Kedavra, tranne lui, che anzi non solo se l’era cavata con quel minuscolo graffio, ma aveva in qualche modo fatto rimbalzare indietro la maledizione, distruggendo quasi totalmente Lord Voldemort, che per anni era stato costretto a lottare sotto forma di spirito per trattenere una parvenza di vita. In un certo senso, se si considerava che l’incantesimo gli era rimbalzato contro, si poteva ben affermare che fossero due le persone che erano sopravvissute ad esso: il ragazzo moro che gli stava di fronte e il grande e potentissimo Lord Voldemort. Un paragone che metteva i brividi. 
Eppure c’erano tante cose di Potter che Draco proprio non capiva. Molti fatti che lo avevano incuriosito e insospettito, molte capacità che lo avevano lasciato senza parole o che lo avevano fatto riflettere. Prima fra tutte quella storia del Parseltongue. Lui era un perfetto Slytherin, ma non parlava la lingua dei serpenti, né lo faceva suo padre. Nessuno che lui conoscesse, a dire la verità, era in grado di farlo, nessuno tranne Potter. E Lord Voldemort, naturalmente, da grande erede di Salazar qual era. Quella stranezza del Parseltongue proprio Draco non l’aveva mai né compresa né digerita. Si diceva che quella capacità fosse tipica solo degli Slytherin e più in particolare degli eredi del famoso fondatore della casa. Potter di certo non era nessuno dei due, nonostante avesse potuto constatare recentemente una certa propensione alla sua casa se ben indirizzato. Allora, perché parlava quella lingua così particolare? E poi c’era tutta quella potenza negli incantesimi, che gli saltava fuori nei momenti più improvvisi e lo salvava sempre dai guai. Come poteva, nella sua infinita ignoranza, essere un mago così potente? Da dove traeva tanta forza? Che fosse davvero tutto un dono naturale del suo indegno padre e della sua sporca madre Mudblood? 
Draco si sistemò meglio sotto le coperte, irritato. Non sopportava il pensiero che quel fallito beatamente addormentato al suo fianco fosse più forte di lui. E intanto un’altra ondata di pensieri gli affollava la mente. Gli tornava in mente quello che aveva scoperto l’anno prima e quello che gli aveva raccontato suo padre dello strano legame tra la cicatrice e Lord Voldemort. Di come Potter sentisse la sua vicinanza, di come il grande mago potesse leggere nella mente del ragazzo anche a distanza ma a sua volta rischiasse che i suoi piani fossero svelati. Draco dubitava che Potter fosse in grado di leggere nella mente delle persone, tanto più in quella di qualcuno che non intendeva lasciarglielo fare, ma il legame che aveva legato i due l’anno precedente gli era ben noto e innegabile. Gli ricordava in un certo senso qualcosa che aveva letto sui gemelli. Si diceva che due gemelli identici spesso condividessero anche le stesse emozioni e gli stessi pensieri, e a volte addirittura le stesse malattie o le stesse sofferenze. Non era chiaro il perché, ma si supponeva avesse a che fare con un legame profondo che si creava tra i due fratelli ancora prima che nascessero. Essi condividevano gran parte dei cromosomi e in qualche modo dovevano avere anche un filo mentale che li manteneva uniti pure a distanza, come se i due fossero una persona sola. 
Quest’ultimo pensiero fece scattare una molla nella testa di Draco. Il ragazzo biondo si rigirò più volte nella testa questa elucubrazione. Collegamento, legame, unione, una persona sola. Ecco, era quell’ultimo particolare a far scattare la molla. Improvvisamente Draco prese a passare in rassegna un certo numero di particolari che prima non aveva neanche notato o collegato. Potter parlava il Parseltongue – come Voldemort. Sembrava essere un potente mago – come Voldemort. Riusciva a leggere nella mente di Voldemort almeno in parte – idem poteva fare Lord Voldemort, solo che gli riusciva ovviamente meglio. La cicatrice gli bruciava – solo quando Voldemort era vicino. Aveva una decisa propensione per la vendetta e l’illegalità – tratto comune a molti Gryffindor, in realtà, ma teoricamente prerogativa degli Slytherin. Aveva imparato a fare le maledizioni proibite – che se si chiamavano proibite c’era un motivo, e nessuno tranne coloro che venivano addrestrati come Auror e i Death Eaters ovviamente sapeva lanciarle, né aveva interesse nel farlo. E gli tornava in mente ora che Potter usava una bacchetta speciale, praticamente unica se non per la sua gemella – la stessa bacchetta di Lord Voldemort. Tutte queste somiglianze tra i due maghi si affollavano nella mente di Draco accompagnate da una nuova visione d’insieme. 
Lord Voldemort era rimasto quasi ucciso dalla maledizione che gli era rimbalzata contro; quasi perché di lui era rimasto appunto un fantasma, uno spirito, tanto che si era ridotto ad usare altre persone come un parassita, una fine davvero ingloriosa. Questa situazione era andata avanti per undici lunghi anni, fino a che non si era rifatto vivo, cercando di procurarsi la Pietra Filosofale. Quell’anno Lord Voldemort aveva riacquistato potere a sufficienza da possedere quello sfigato di Quirrell e manovrarlo per i suoi scopi; non solo, aveva anche trovato la forza di volare nella sua forma spirituale nella foresta in cerca di unicorni a cui bere il sangue per tenersi in vita. Ora, perché un mago così potente, se avesse sempre avuto quelle capacità, avrebbe atteso così tanto prima di cercare di riappropriarsi della propria identità? Anche a dire che gli servissero un paio d’anni per far calmare le acque e elaborare qualche buon piano, undici anni erano davvero un’eternità. Invece, guarda caso, il ritorno di Lord Voldemort era coinciso con la scoperta da parte di Potter di essere un mago e di avere dei poteri incredibili. La storia di Potter e di Lord Voldemort continuava di pari passo: il ragazzino imparava a lanciare un paio di incantesimi e il potente mago ritornava a colpire, questa volta attraverso un diario incantato. Quanto avrebbe voluto che suo padre gli avesse mostrato quel diario prima di darlo alla Weasley invece di raccontargli tutto dopo che la storia si era già conclusa! E così via, col trascorrere degli anni e con l’aumentare delle capacità di Potter anche Lord Voldemort aveva ritrovato vigore e crudeltà, fino a riappropriarsi di un corpo e a presentarsi addirittura in una vera e propria battaglia nel Ministero. Conflitto finito male per suo padre, ma dai risvolti interessanti per la causa. Draco aveva saputo che Voldemort era riuscito addirittura a possedere Potter, a entrargli dentro. Questo pensiero fece scattare un ghigno malefico sul viso di Draco: in fondo era quello che faceva anche lui spesso e volentieri ultimamente.
Comunque, il legame che c’era tra i due maghi sembrava lampante e il fatto che nessuno ci avesse ancora fatto caso lo stupiva, per non dire che lo insospettiva. Poteva essere che la gente e lo stesso Dumbledore, da bravo sostenitore di Potter, non volessero vedere la verità? O che l’Oscuro Signore avesse ignorato deliberatamente tutti questi dettagli? Perché, dal poco che sapeva Draco, non c’erano molti dubbi che Potter e Lord Voldemort fossero, a ben vedere, due risvolti di una stessa medaglia. Era come un’equazione: se P (Potter) ha tutti i requisiti di V (Voldemort) tranne qualche variante (diciamo – qualcosa ma + qualcos’altro) P era uguale a V+/- qualcosa. Ciò che gli mancava era la sua esperienza, i suoi studi, il suo lignaggio. Ciò che aveva in più erano tutte cose negative ed era il bagaglio che si portava dalla sua orrenda famiglia d’origine. Draco sospirò pensando a quanto aveva fatto bene Voldemort a sopprimere entrambi i genitori di Potter.
Draco rabbrividì. Stava davvero pensando che, per qualche scherzo della magia legato senza dubbio a quel famoso incantesimo, Potter e Voldemort fossero alla fine la stessa persona? Il pensiero era rivoltante. Per il povero Lord Voldemort, si intendeva. Una fine orribile per un mago tanto grande. E Draco era sempre più convinto che tutto fosse racchiuso in quella cicatrice di cui nessuno sapeva abbastanza ma che pareva il più diretto collegamento tra i due. Poteva essere, si interrogò Draco, che quando l’Avada Kedavra, per motivi non meglio definiti, era rimbalzato indietro su Voldemort, il grande mago fosse DAVVERO morto, e che i suoi poteri, misteriosamente imprigionati nel corpo del neonato che aveva cercato di uccidere per mezzo della famosa cicatrice, fossero l’unica cosa che lo manteneva in vita, quasi fosse una proiezione della mente di Potter? Draco rabbrividì ancora. Quella conclusione era azzardata e fantasiosa, ma se si fosse rivelata veritiera anche solo la metà delle sue supposizioni avrebbe significato basilarmente questo: che per Lord Voldemort era stata una fortuna non riuscire ad uccidere Potter in tutti quegli anni. Se la sua energia vitale dipendeva in parte da lui, ammazzandolo si sarebbe ucciso a sua volta. In altre parole Lord Voldemort non poteva uccidere Potter, se no sarebbe morto definitivamente.
Questo pensiero, inspiegabilmente, riscaldò un po’ il cuore del giovane. Non era in grado di dire se fosse perché così il grande mago si era salvato la vita o se fosse legato alla salvezza del Gryffindor. In verità questa seconda opzione gli sembrava la più probabile e allo stesso tempo angosciante. Era Draco Malfoy, discendente di un’illustre famiglia e convinto continuatore delle sue tradizioni e scelte; perché mai non avrebbe dovuto felicitarsi della morte di un nemico? E così il cerchio si chiudeva, tornando da capo alla domanda: Perché non aveva ancora ucciso Potter mentre gli dormiva nel letto? 
Tristemente notò che l’erezione mattutina gli era passata senza apparente possibilità di ritorno. Troppo pensare la mattina presto faceva male. Non aveva voglia di rovinarsi la giornata con mille menate morali, ma non era neanche nell’umore giusto per scopare. Voleva stare un po’ solo a pensare e a dedicarsi a se stesso. Era quindi ora di far sloggiare il brutto addormentato. Ripensando alla notte precedente, Draco si ricordò che il compagno era arrivato senza neanche indossare il mantello dell’Invisibilità, e che quindi avrebbe dovuto fare un giro d’ispezione per essere certo che non lo beccassero. Non per altro, ma non voleva essere accostato a lui per nessuna ragione al mondo e se lo avessero trovato nei corridoi della casa degli Slytherin non ci avrebbero messo molto a fare due più due. Avrebbe fatto meglio, dunque, a farsi una bella doccia rilassante, vestirsi con tutta calma senza che l’ameba gli girasse attorno e a svegliarlo quando fosse stato pronto per uscire. Sì, il piano filava alla perfezione e un po’ gli piaceva anche. Con le idee finalmente chiare almeno per l’oretta successiva, Draco si alzò facendo piano per non svegliare il Gryffindor che ancora riposava indisturbato e si diresse verso il bagno riservato ai Prefetti per farsi la doccia.


Harry si svegliò da solo nel letto. Erano passate un paio d’ore dall’ultima volta che aveva aperto gli occhi a occhio e croce. Draco non era in camera sua, né aveva idea di dove potesse essere. Harry si strofinò gli occhi e dopo tante ore di cecità recuperò dal comodino i suoi occhiali, dando uno sguardo in giro per la stanza. Nessun segno di Draco né alcun biglietto. L’unico indizio era un grosso asciugamano abbandonato casualmente su una sedia. Harry si alzò e andò a toccarlo. Era bagnato. Con uno sguardo fugace alla porta, ne afferrò un lembo e se lo portò al viso, annusandolo. Sì, decisamente Draco. Quindi si era andato a fare una doccia senza svegliarlo. Beh, poteva anche ritenerlo un pensiero carino in un certo senso. L’aveva lasciato riposare un po’ di più. Non capiva però dove potesse essere. Intanto che c’era poteva anche rendersi presentabile, pensò. Tornò al letto e raccattò i suoi vestiti sparsi un po’ ovunque, cominciando a metterseli. 
Si stava abbottonando la camicia quando la porta di spalancò e Draco entrò. Era già vestito con un normale paio di pantaloni neri e un maglione di lana fine a collo alto. In testa aveva ancora un asciugamano e si stava fregando i capelli, anche se ormai erano praticamente asciutti. Harry rimase immobile dov’era, seduto sul letto, a guardarlo.
Draco sostò di fronte alla porta fissandolo per alcuni secondi, poi disse “Complimenti per i riflessi! Pensa se fossi stato il professor Snape che veniva a controllare come mai non fossi salito a colazione…”
Harry si disse che aveva ragione, ma non voleva dargli questa soddisfazione. Riprese ad allacciarsi la camicia abbassando lo sguardo.
“Buongiorno anche a te,” disse con tono risentito. “Dormito bene?”
“Abbastanza,” rispose Draco con un sorriso sornione. “Avevo solo un peso sullo stomaco a forma di ameba. Non hai idea della paura che mi sono preso quando mi sono svegliato e ti ho visto. Sei davvero fortunato…”
“E perché?” chiese incuriosito Harry.
“Perché tu non sei la prima cosa che vedi al mattino,” disse Draco, orgoglioso di essere riuscito a fare la sua battuta cattiva del buongiorno. “Sei brutto che non ti si può guardare.”
Harry per tutta risposta grugnì. Afferrò la cravatta e se la mise intorno al collo, poi si fermò a riflettere un attimo prima di alzarsi e di andare da Draco.
“Me la…” cominciò a chiedergli, ma lo Slytherin aveva già capito e afferrò la cravatta, facendogli in fretta il nodo.
Harry se la aggiustò, perché Draco gliel’aveva stretta un po’ troppo, e andò a mettersi le scarpe di nuovo seduto sul letto. Draco si sedette di fianco a lui, buttando l’asciugamano sulla sedia sopra a quello più grosso. Quando Harry ebbe finito di vestirsi si voltò verso il compagno e lo fissò in silenzio per qualche secondo. Il ragazzo biondo alzò un sopracciglio in senso interrogativo e il Gryffindor fu travolto da una tempesta ormonale. Senza dire una parola appoggiò le proprie labbra su quelle dello Slytherin, risucchiandole in un bacio dolce ma intenso.
Draco lo spinse indietro dopo un po’. L’intimità che si stava instaurando tra lui e il compagno lo turbava. 
“Vacci piano, eh? Non vorrei che ci facessi l’abitudine…” gli disse. 
Per non sembrare troppo distaccato, per non dargli l’impressione di sfuggire alla situazione o di esserne spaventato, gli diede un altro bacio e si staccò da lui leccandogli le labbra.
Harry stette immobile in adorazione per un intero minuto, poi scattò in piedi.
“Sarà…meglio che vada ora. Se non vogliamo destare troppi sospetti…”
Senza attendere risposta da parte di Draco andò verso la porta e afferrò la maniglia.
“Aspetta!” fu fermato da Draco che lo seguì con pochi passi veloci. “Vado fuori a vedere se c’è qualcuno,” continuò facendogli cenno di spostarsi. 
Il Gryffindor lasciò la maniglia e fece passare il compagno, che uscì dalla camera e fece qualche passo attento prima di fargli segno con la mano di seguirlo. Percorsero insieme il corridoio a breve distanza e, senza incontrare nessuno, riuscirono ad uscire. 
“Allora ciao,” disse Harry imbarazzato.
Draco annuì. 
“Ci vediamo in giro, tanto,” aggiunse il Gryffindor.
Draco fece una smorfia, come a dire purtroppo, ma ancora annuì.
Velocemente Harry si voltò e si allontanò dai sotterranei di corsa.
Draco rientrò nella sala comune. Lì si fermò a pensare per un momento. Che assurdità, pure l’imbarazzo della mattina dopo. Era il proprio sentimento di incertezza che lo infastidiva più di tutto. Alzando gli occhi vide il ritratto di un uomo arcigno guardarlo con un’espressione di rimprovero e scuotere la testa.
“E tu che cazzo vuoi?” gli sibilò contro, e senza prestare attenzione alla sua faccia offesa e sconcertata se ne tornò in camera.