Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono neanche un po’. La signora Rowling ne dispone come meglio crede, io ci gioco a tempo perso, senza pretese e senza fini di lucro.
Note: In questo capitolo Harry patisce ciò che è giusto. Siate preparati, o amati lettori. Un saluto affettuoso a tutti coloro che odiano Harry come me.
E anche a coloro che non lo odiano ma amano Draco bastardo come me.
Sourcreamandonions
.

 

Harry Potter e il cervello che non ha

parte VI

di Sourcreamandonions

In cui Harry cede a se stesso e scopre quanto i propri desideri possano farlo soffrire


Harry si rigirò nel letto. Era troppo presto, non aveva sonno, e poi era
troppo nervoso. E Draco lo ossessionava. Non riusciva a pensare ad altro
dalla conversazione con la McGonagall. A quanto Draco aveva guadagnato punti
nella sua mente nell’ultimo periodo. A tutto ciò che ancora ignorava di lui.
A tutto ciò che avrebbe voluto scoprire. E poi non sapeva come interpretare
il suo interesse verso lo Slytherin. Non era stima, né amicizia. Era un
sentimento forte, che lo coinvolgeva tutto, anche fisicamente, ma non
prevedeva necessariamente che Draco fosse sempre gentile e giusto, nei suoi
confronti come con gli altri. Se non fosse stato un pensiero troppo assurdo
per essere vero avrebbe detto di esserne innamorato come una pera. Ma così,
tutto d’un colpo… E perché mai? Di cosa, poi? Sì, era molto bello, ma non
era una buona motivazione. Forse era il fatto di essere così diverso dagli
altri, così fastidioso e antipatico a volte , ma sempre se stesso, unico a
distinguersi dalla massa di studenti.
Harry si tirò le coperte fin sopra agli occhi. Non sapeva più cosa fare per
rilassarsi. Ogni tentativo cadeva nel vuoto, o meglio nell’immagine del
ragazzo che gli appariva in testa. Voleva vederlo e lo avvertiva come un
bisogno quasi doloroso.
Sospirando ripensò a ciò che era successo le ultime volte che avevano avuto
qualche interazione fisica, a come si era eccitato. Cazzo, ma Draco gli
piaceva, non c’era proprio dubbio. Non aveva mai provato nulla del genere,
neanche per Cho. Se poi gli era mai piaciuta davvero, Cho… Era molto meno
immatura come sensazione, non era tutto ristretto alle farfalle nello
stomaco quando lo vedeva o ai sudori freddi quando gli parlava. Era più
intimo, più naturale, più spontaneo.
Harry si rivoltò a pancia in giù. Magari era solo voglia di scopare. Alla
sua età era più che naturale e anzi auspicabile. Forse la voglia di farsi
scopare era meno normale… Perché se pensava a Draco in quel modo, non era
mai lui a prendere l’iniziativa, ma sempre lo Slytherin, e, oh, se gli
piacevano le cose che gli faceva nei suoi sogni…! Harry spalancò gli occhi
con una nuova domanda che gli echeggiava nella testa. E perché no? Perché
non mettere in pratica ciò che aveva desiderato? Perché Draco era un
ragazzo, e non era…normale che gli piacesse? Perché Draco con ogni
probabilità non avrebbe accettato? Perché avrebbe dovuto esporsi molto, e
rischiare per questo di essere deriso e ferito? O perché era comunque la sua
prima volta, e con Malfoy il rischio di avere brutti ricordi era piuttosto
alto? Per non parlare dei danni fisici…
Harry strinse gli occhi con forza. Non sarebbe riuscito a dormire quella
notte. Non finchè non avesse chiarito la situazione con se stesso.
Con uno scatto improvviso, Harry buttò indietro le coperte e si alzò. Si
rivestì, si mise addosso il mantello dell’invisibilità e sgattaiolò fuori
dal suo dormitorio. Doveva trovare Draco.


Solo quando era già a metà strada verso la solita stanza si rese conto che,
non avendo alcun appuntamento, Draco era probabilmente nel suo dormitorio a
prepararsi per la notte. Harry si bloccò in mezzo al corridoio. Non ci aveva
pensato; e ora come avrebbe fatto a vederlo? Senza darsi per vinto, prese a
scendere verso i sotterranei, dove sapeva essere l’entrata della casa degli
Slytherin, e si appostò, sperando che qualcuno entrasse o uscisse. Dopo
dieci minuti, quando stava ormai per perdere le speranze, una ragazza bionda
arrivò di corsa e, fermandosi davanti all’ingresso, bisbigliò la parola
d’ordine. Subito ottenne libero accesso, e Harry si infilò nell’apertura
dietro di lei. Riconobbe subito la sala comune. Non era cambiata per niente
da quando vi era entrato l’ultima volta, al secondo anno. C’era poco
movimento; gli studenti dei primi anni erano già andati a dormire, e anche
tra quelli degli ultimi anni pochi sembravano intenzionati a rimanere alzati
ancora a lungo.
Harry si guardò attorno cercando Draco. Non lo vide, ma notò che sul divano
davanti al caminetto, nell’angolo della stanza, c’era seduta Pansy
Parkinson. La ragazza sembrava intenta a parlare con qualcuno. Incuriosito,
e forse anche un po’ geloso della ragazza che era risaputamente la fidanzata
ufficiale di Draco, Harry si avvicinò di soppiatto e vide che, sdraiato sul
divano, c’era proprio Draco, invisibile da dove era prima. Aveva i piedi
appoggiati sul bracciolo dal lato di Pansy, mentre la testa era sollevata da
un bel cuscino di velluto e seta verde con ricami argentati. In mano teneva
un libro, ma apparentemente era stato interrotto dalla ragazza durante la
lettura. Ora che era più vicino poteva sentire ciò che si stavano dicendo.
Era Draco a parlare.
“…devo dire, Pansy, che non stiamo più insieme? Solo perché sono venuto a
letto con te qualche volta-”
“Spesso!” lo interruppe la ragazza, che aveva un’espressione disperata in
volto.
“Spesso,” concesse Draco, sospirando, “non vuol dire che ci dobbiamo
sposare. Mi sono stufato di averti intorno tutto il giorno! Sei
asfissiante!”
“Ah, adesso sono di troppo, eh? Avrai trovato con chi rimpiazzarmi,
immagino!” ribattè Pansy con voce offesa.
Draco fece una faccia divertita, e Harry si chiese se lui potesse essere un
possibile rimpiazzo. Il Gryffindor sorrise tra sé e sé.
“Ne ho sempre avute mille di persone con cui rimpiazzarti se è per questo,
mia cara, ma non è questo il punto. Mi sono stufato. Voglio essere libero.
Non posso fossilizzarmi su di te a sedici anni! Guarda Goyle, andando in
vacanza in Bulgaria, che ragazza si è trovato! Come minimo io mi merito il
quintuplo.”
Detto questo rialzò il libro, che fino ad allora aveva tenuto appoggiato
sullo stomaco e si rimise a leggere.
Pansy lo guardò con astio e rabbia.
“E chi mi merito, io, allora?” chiese in un sibilo.
“E che ne so?” rispose Malfoy senza abbassare il libro che gli copriva la
faccia. “Crabbe, per esempio.”
Pansy scattò infuriata.
“Cioè, tu pensi che io dovrei stare con Crabbe? Crabbe?? No, dico, ma l’hai
visto? È grasso, brutto e stupido!”
“Eh, lo so, il confronto è duro…” sussurrò Draco casualmente.
“Non accetto che tu mi tratti così, non puoi!” esclamò Pansy.
Draco, esasperato, chiuse con un tonfo il libro, si alzò in piedi con
agilità e si diresse a lunghe falcate verso il corridoio che, Harry pensò,
doveva condurre alle camere da letto. Rapito dalla scena a cui aveva
assistito, il Gryffindor ci mise un po’ a reagire, e quando fece per seguire
Malfoy che si allontanava svelto gli si parò davanti un ignaro Slytherin che
stava andando in direzione opposta alla sua. Per evitarlo, Harry si dovette
spostare bruscamente di lato, e colpì violentemente con la testa lo spigolo
del muro. Confuso e intontito dal dolore, fece qualche passo lateralmente
muovendosi alla cieca, per poi accasciarsi a terra nell’angolo di rientranza
del caminetto, stando immobile a soffrire in silenzio pregando di non essere
scoperto.
Quando riaprì gli occhi, si accorse che doveva essersi addormentato. Il
fuoco infatti era molto più basso, e la sala comune era deserta. Ancora
indolenzito, Harry si massaggiò il punto dove aveva sbattuto, poi si alzò in
piedi. Fece qualche passo tentennante verso il corridoio, che in fondo si
biforcava. Non sapeva quale fosse quello femminile e quale quello maschile,
ma tentò la fortuna, sperando che gli studenti fossero divisi come nei
Gryffindor.
Fece qualche metro e giunse a una vasta stanza circolare, sulla quale si
aprivano numerose porte. Harry si avvicinò alla prima. Sulla porta lesse
“Primo anno”. Passò così in rassegna le porte seguenti finchè giunse davanti
a quella con scritto “Sesto anno”. Stava per entrare quando un’altra porta,
qualche metro più in là, attirò la sua attenzione. Su di essa era incisa la
scritta “Prefetto – quinto anno”.
Harry si stupì. Evidentemente tra gli Slytherin ai Prefetti venivano
accordati molti privilegi. Da loro tutti gli studenti erano trattati nello
stesso modo e nessuno poteva vantare una camera singola. Gli Slytherin,
però, erano molto più attenti a queste cose, ed era credibile che da loro il
titolo fosse ricompensato con notevoli facilitazioni. Di fianco ad essa,
com’era prevedibile, troneggiava la porta che portava la scritta “Prefetto –
sesto anno”. Quella, dunque, era la camera di Malfoy.
Che fortuna, pensò Harry, poter avere tanta privacy. E quella notte cadeva
proprio a pennello. Senza pensarci su ulteriormente, Harry afferrò la
maniglia ed entrò nella stanza.
La camera era spaziosa e il caminetto acceso mandava un lieve riverbero di
luce rossastra sull’arredamento, per il resto completamente sui toni che
caratterizzavano quella casa. Harry notò che era molto più ordinata della
sua camerata, e i vestiti, chiaramente quelli che Draco si era tolto prima
di andare a dormire, erano piegati con cura e impilati su una cassapanca
vicino al letto. La stanza era nel complesso molto confortevole, ma dopo
aver visto la camera di Draco a Malfoy Manor capiva cosa avesse voluto dire.
Non c’era proprio confronto.
Harry ascoltò con attenzione, finchè udì provenire dal letto il rumore di un
respiro regolare e profondo. Allora si avvicinò e vide che Draco stava già
dormendo. Il giovane sentì il cuore battergli improvvisamente a tremila.
Così, rilassato e naturale, privo della sua solita espressione maliziosa,
Draco era ancora più bello del normale. Era bello come un angelo, con quei
suoi capelli biondissimi e la carnagione candida. Se Harry non fosse stato
più che certo del contrario…
Harry si tolse il mantello dell’invisibilità, fece qualche passo verso il
ragazzo addormentato e, piano piano, si sedette sul bordo del letto.
Istantaneamente, Draco spalancò gli occhi e si mise a sedere, allungando la
mano verso il comodino dove aveva lasciato la bacchetta. Poi i suoi occhi
assonnati misero a fuoco il ragazzo che gli stava davanti e sembrò calmarsi.
O meglio, passare da un’espressione allarmata ad una decisamente arrabbiata.
Passandosi una mano sul viso per svegliarsi ringhiò “Potter, che cazzo ci
fai in camera mia nel bel mezzo della notte?! Chi ti ha fatto entrare? E
come ti permetti di sederti sul mio letto?”, rafforzando l’ultima domanda
con una ginocchiata nel fianco di Harry.
Il Gryffindor lo osservò senza battere ciglio. La voce di Draco appena
sveglio era profonda e vagamente roca, eccitantissima. Harry fu colto da un
improvviso istinto suicida e, invece di fuggire dalla stanza, visto l’umore
già nero dello Slytherin, si sporse in avanti, posando le proprie labbra su
quelle del ragazzo.
Draco, che evidentemente era ancora un po’ intontito dal sonno, ci mise un
attimo a realizzare cosa stava succedendo. Con forza spinse via Harry,
passandosi una mano sulla bocca nell’atto di pulirsi.
“Che cazzo credi di fare?!?” esclamò adirato.
Harry non era minimamente in grado di intendere e volere quando rispose con
voce incredibilmente ferma “Scoparti.”
Draco lo osservò per qualche secondo con una smorfia tra il divertito e
l’incredulo, poi sussurrò, decisamente più calmo “Però, Potty, ne hai messo
insieme di coraggio per venir qui a farmi questa scenetta squallida. Quasi
mi viene voglia di farti vedere di cosa stai parlando, perché,” e qui alzò
una mano ad afferrare senza troppa forza il collo di Harry per poi piegargli
un po’ la testa di lato, “mi sembra chiaro che tu non abbia idea di dove
cominciare.”
Harry lo lasciò fare. I suoi modi aumentavano solo la sua eccitazione.
Draco lo fissò in silenzio, poi abbassò la mano scuotendo la testa.
“No, non ce la faccio, sei troppo brutto.”
Harry non si diede per vinto. Ormai insensibile agli insulti di Malfoy, gli
afferrò la mano che prima gli stringeva la gola e si sporse nuovamente in
avanti per baciarlo di nuovo.
Draco lo spinse indietro, sbilanciandolo e facendolo sdraiare di traverso
sul letto, il braccio che Harry ancora stringeva nella sua mano premuto
sotto il mento.
“Cosa ti fa pensare di poter prendere l’iniziativa? Ti ho mai lasciato fare
ciò che volevi?” gli sibilò Draco a due centimetri dalla faccia.
Harry si passò la lingua sulle labbra, incapace di opporre resistenza.
Draco lo guardò, gli occhi ridotti a una fessura. “Se io adesso ti scopassi,
sarebbe solo perché ne ho voglia, visto che mi hai svegliato nel bel mezzo
della notte, e non perché me l’hai chiesto tu.”
Harry cercò di annuire nonostante il braccio di Draco lo stesse strozzando.
“Come vuoi… Tutto ciò che vuoi…” biascicò a fatica.
Negli occhi freddi di Draco balenò una luce feroce. Avvicinò il viso a
quello di Harry, accarezzandogli la guancia con le labbra.
Harry strinse gli occhi, tremante, e sentì Draco ridacchiare sommessamente.
Il respiro dello Slytherin si spostò verso la sua bocca lentamente, rendendo
Harry così teso e nervoso che si sentiva pietrificato e allo stesso tempo di
burro nelle mani del compagno. Finalmente sentì le labbra calde e morbide di
Draco posarsi sulle sue, non con la dolcezza e la timidezza che aveva usato
prima lui stesso, ma con decisione ed esperienza. La lingua dello Slytherin
accarezzò le sue labbra chiuse, cercando di farsi strada all’interno della
sua bocca, e Harry le schiuse, bramoso di una maggiore intimità. Non sapeva
cosa fare, la sua prima esperienza era già stata abbastanza disastrosa, così
cercò di lasciare che Draco gli insegnasse come baciare e si impegnò ad
imitare i suoi movimenti. Si sentiva rigido e impacciato in confronto al
compagno, e anche un po’ bavoso, ma quel bacio era tutt’altro che “umido”.
Non aveva nulla a che fare con il freddo scambio avuto con Cho. Ora ogni
minimo movimento di Draco gli mandava vampate di calore in tutto il corpo.
Era eccitatissimo e gli girava la testa. Poteva tranquillamente definire
quello il suo primo, vero bacio.
Quando la lingua di Draco abbandonò la sua e andò a sfiorargli il palato
Harry si sentì svenire.
Draco si ritrasse dal bacio e lo guardò insoddisfatto. Lentamente si passò
il pollice attorno al labbro inferiore, partendo dall’angolo della bocca, e
poi gli diede una rapida occhiata di controllo.
“Quanti corsi di recupero che ti servono, Potter…” mormorò sprezzante.
Harry non era proprio in vena di cattiverie in quel momento. Si sentiva a
due metri dal suolo e con la testa sulla terza luna di Giove. Con decisione
afferrò Draco per la casacca del pigiama con entrambe le mani e lo attirò a
sé, richiedendo tacitamente un altro bacio.
Draco non oppose particolare resistenza. La sua bocca si richiuse subito su
quella di Harry, che cercò ansioso il contatto con la sua lingua. Con
trasporto insinuò la propria nella bocca dello Slytherin, che immediatamente
si ritrasse con un lamento schifato.
“Ma che cazzo… Vuoi farmi una tracheotomia? Vedi di tenertela un po’ in
bocca, quella lingua!” esclamò Draco infastidito.
Harry rimase a bocca aperta un attimo, mentre nel suo petto si diffondeva un
deprimente senso di incapacità, e si stupì quando le mani di Draco scesero
sui suoi pantaloni, aprendoli con destrezza, come la prima volta, e
tirandoli giù con aria distaccata, accompagnati dalle mutande.
“Cosa…?” balbettò Harry, ma Draco lo zittì.
“Beh, non hai detto che eri venuto a scopare? Adesso mi hai fatto venir
voglia e si fa. Non ti è dato di cambiare idea. E non commenterò sulla tua
biancheria intima da mercato perché mi si ammoscerebbe. Anzi, girati.” Così
dicendo, Draco diede una spinta ad Harry su un fianco, incitandolo ad
eseguire l’ordine.
Harry era completamente confuso. Lo voleva, era andato lì per quello, e
sebbene gli desse fastidio essere trattato a quel modo, non aveva la forza
di ribellarsi. In cuor suo dovette ammettere che sentirsi sottomesso a
Draco, in certi momenti, non era tanto male. Anzi, era ancora più eccitante.
Draco si sfilò i pantaloni del pigiama e i boxer attillati che portava sotto
di essi con una sola mossa e si avvicinò da dietro a Harry, che intanto si
era girato su un lato. Senza troppi complimenti si strofinò contro le
natiche scoperte del Gryffindor, e il ragazzo poté sentire chiaramente la
sua nascente erezione premere contro di sé. Un brivido lo scosse, ma un
certo senso di preoccupazione lo spinse a riguadagnare un minimo di lucidità
e a biascicare “Draco, non…non sarebbe il caso di…usare qualcosa per…”
Harry non riuscì a finire la frase, perché un’altra spinta di Malfoy lo fece
sospirare di desiderio.
Draco, comunque, sembrava aver capito perfettamente a cosa voleva alludere.
“Certo, potrei…” gli sussurrò lo Slytherin all’orecchio con una nuova nota
maligna. “Ti renderebbe sicuramente le cose più facili, ma perché privarmi
deliberatamente del piacere di vederti soffrire e godere allo stesso tempo?
Non c’è niente al mondo che mi soddisfi di più…” La voce di Draco si
affievolì fino a trasformarsi in un sospiro eccitato, quando si spinse
nuovamente contro il corpo nudo del compagno.
Harry strinse gli occhi, improvvisamente teso in vista di ciò che gli
sarebbe successo, e che, dannazione!, continuava a desiderare nonostante
tutto. La mano di Draco si posò sulla sua coscia e gliela spinse in avanti,
finchè Harry non si ritrovò per tre quarti sdraiato a pancia in giù. Sempre
tenendo gli occhi chiusi, percepì il corpo dello Slytherin aderire
completamente alla sua schiena, e la sua erezione ormai notevole premere
contro di lui. La bocca di Draco si posò sul suo orecchio, mordicchiandone
la parte superiore con sorprendente delicatezza per poi scendere a
succhiargli il lobo, strappandogli un gemito di piacere. Subito la pressione
alle sue spalle aumentò e, con una spinta un po’ più decisa, Draco si fece
strada dentro di lui. Non era penetrato molto in profondità, ma Harry fu
travolto da un’ondata di dolore che gli si propagò in tutto il corpo.
“Ah!” esclamò, cercando istintivamente di sottrarsi dalle mani del compagno,
ma riuscendo solamente a causarsi ulteriori sofferenze.
Un braccio di Draco scivolò attorno alla sua vita, tenendolo fermo.
“Shh, non urlare, Potty. Non vorrai che ci interrompano…” gli sussurrò
nell’orecchio con voce leggermente tremante per l’eccitazione. “Proprio
adesso che il gioco si fa interessante…”
Fino a quel momento era rimasto immobile, ma ora si ritrasse appena, per poi
spingersi di nuovo dentro a Harry, un po’ più a fondo.
Harry emise un altro gemito di dolore e si aggrappò disperatamente con le
mani alle coperte sottostanti. Il bruciore pulsante che gli si diffondeva in
tutto il corpo gli impediva di pensare, anche solo per incolparsi di ciò che
gli stava capitando. Draco aveva ripreso a baciargli l’orecchio e il collo,
mormorando “Lasciati andare, Potty, rilassati. Potrebbe piacerti, se la
piantassi di fare tutte queste scene.”
Harry trasse un profondo respiro e raccolse tutte le forze rimastegli per
sibilare sprezzante un furioso “Vaffanculo, Malfoy!”
Draco fece schioccare la lingua velocemente tre volte in segno di dissenso.
“Come vuoi…” sussurrò poi calmo e si mosse nuovamente dentro a Harry,
aggiungendo un po’ di forza stavolta.
Harry si rendeva conto che in realtà l’unico modo di uscirne decentemente
era fare come diceva Draco, ma non riusciva proprio a rilassarsi. In quel
momento lo odiava con tutto se stesso.
Il compagno cominciò a muoversi lentamente ma ritmatamente dentro di lui,
spingendosi a poco a poco più in profondità, apparentemente incurante dei
gemiti di dolore che ogni sua mossa strappava al ragazzo sotto di lui, o più
probabilmente deliziato ed eccitato da essi. Ciononostante non trascurava di
torturare di baci e lievi morsi il collo del Gryffindor, che lentamente
cominciò a lasciarsi un po’ andare, rassegnato, nonostante il bruciore che
lo pervadeva. Draco dovette accorgersi del cambiamento, perché la mano che
gli cingeva la vita scese a poco a poco ad accarezzargli il ventre e poi più
in basso, fino ad afferrarlo e a muovere la mano su e giù seguendo il ritmo
delle sue spinte. Harry si eccitò di nuovo quasi subito, anche perché aveva
atteso quel momento da tutto il giorno, e dopo un paio di minuti, mischiati
ai gemiti di dolore che continuavano comunque a sfuggirgli spesso,
cominciarono ad arrivare anche dei sospiri di piacere. Draco li prese come
un via libera, e si mosse con più vigore, sempre più profondamente, senza
mai smettere di muovere la mano per continuare a mischiare nel Gryffindor le
sensazioni di dolore e piacere.
Harry sentì il ritmo delle spinte di Draco crescere sempre più, spingendosi
sempre più a fondo, tanto profondamente dentro di sé quanto mai avrebbe
creduto possibile. Il respiro ormai ansimante del ragazzo era tutto ciò che
riusciva a sentire, e nel suo ventre continue scosse di piacere si fondevano
al dolore della penetrazione. La mano di Draco prese a muoversi
freneticamente, e dopo poco Harry non riuscì più a trattenersi. Con un alto
gemito di piacere si sciolse in mano a Draco.
Lo Slytherin ridacchiò soddisfatto e con un’ultima carezza lo rilasciò,
appoggiando la mano sul suo fianco per potersi spingere dentro di lui con
più forza. Il suo orgasmo non tardò ad arrivare e, completamente
soddisfatto, si accasciò sulla schiena del compagno, momentaneamente senza
forze.
Harry percepì Draco esplodergli dentro e poi lasciare il suo corpo. Mentre
lo Slytherin riprendeva fiato, Harry si abbandonò nel suo abbraccio,
cercando di liberare la mente e di riacquistare un minimo di lucidità, anche
se il bruciore persistente alle sue parti basse lo distraeva. Peraltro
sentiva qualcosa colare sul lenzuolo sotto di lui, rendendolo
appiccicaticcio. Avrebbe fatto volentieri una doccia, ma non aveva la forza
di spostarsi e lasciare quel corpo. A malapena un minuto più tardi si
ritrovò a rimuginare tra sé e sé che Malfoy era stato carino, dopotutto, a
dargli piacere. Non era scontato vista la situazione. Forse non odiava più
Malfoy quanto pochi minuti prima…
Draco sospirò e si mise a sedere. Con un grugnito schifato si sporse e prese
un fazzoletto, pulendosi come meglio poteva, poi lo buttò addosso a Harry.
“Beh, Potty, pensavo peggio. In fondo è sempre bello farsi uno alla sua
prima volta…” Draco si alzò, si rimise gli indumenti e si infilò sotto le
coperte, evitando accuratamente il punto in cui ancora giaceva Harry.
“Buonanotte. Vedi di sparire entro domattina. La tua vista potrebbe
rovinarmi tutta la giornata. Chissà come sei brutto appena sveglio…”
Harry afferrò il fazzoletto ma rimase immobile. Quando fece per spostarsi
sentì una scossa di dolore percorrergli tutta la spina dorsale. Lentamente,
grugnendo un po’, si trascinò verso il cuscino di lato a Draco. Avrebbe
fatto bene ad andarsene subito, ma era troppo stanco, e poi gli faceva
troppo male…
Inconsciamente, Harry chiuse gli occhi e si addormentò come un sasso.


“Cazzo!” Harry si rigirò nel sonno, infastidito da una voce che gli urlava
nell’orecchio. Che fosse Ron? No, Ron non gli parlava più… Ma forse aveva
deciso di svegliare tutta la camerata a forza di strilli.
“Cazzo!” esclamò di nuovo la voce, e Harry fece appena in tempo a rendersi
conto che non assomigliava per niente a quella di Ron prima di sentirsi
spingere con forza da un lato, per poi cadere nel vuoto e atterrare con
violenza su un freddo pavimento. La botta fu piuttosto violenta, e Harry
lanciò un guaito di dolore per le due fitte che contemporaneamente gli
offuscarono i sensi, una dalla testa e una dal sedere. Tenendosi la testa
tra le mani socchiuse un occhio cercando di ricordarsi dove si trovasse. Non
appena scorse la camera e il letto dal quale era caduto si ricordò tutto.
Draco…la notte precedente…l’avevano fatto…si era addormentato…
“Possibile Potter?” continuava la voce irata di Draco da sopra il letto.
Harry si chiese come avesse potuto confonderla con quella di Ron. “Ti ho
chiesto una cosa, una! E stamattina apro gli occhi e chi mi trovo di fianco
mezzo nudo? Lo sapevo, ora sarò di malumore per tutta la giornata. E non
abbiamo neanche Snape oggi…” Harry sentì Draco muoversi e scendere dal letto
dal lato opposto. “Guarda che schifo! Potter, brutto stronzo, mi hai
sporcato il letto di sangue! Ora dovrò far bruciare le coperte. E anche il
pigiama. Perché non mi sono fatto una doccia?” Lo sproloquio di Malfoy si
interruppe un attimo. Ci fu un momento di silenzio, in cui Harry rimase
immobile a massaggiarsi la testa, poi Draco chiese in tono più calmo, quasi
speranzoso “Potter, sei morto?”
Harry fece una smorfia, mentre Draco girò intorno al letto con pochi passi
veloci e si fermò a controllare il suo stato. Vedendolo perfettamente in
salute fece una faccia delusa.
“Uff, non sai neanche morire quand’è opportuno…” sbuffò, allontanandosi di
nuovo.
Afferrò qualcosa, poi si diresse verso la porta. Aveva già una mano sulla
maniglia quando si bloccò e tornò verso Harry, che ancora se ne stava
immobile per terra.
“Ora me ne vado a fare una doccia, e quando torno desidero che di te non
rimanga alcuna traccia, sono stato chiaro? Se no le tracce le faccio sparire
io coi miei metodi…” Detto questo si rigirò e lasciò la stanza.
Harry stava ancora a terra perché, mentre il dolore alla testa stava piano
piano scemando, da altre parti il bruciore sembrava essersi risvegliato con
la caduta. Certo, essere svegliati così dall’uomo col quale hai trascorso la
notte non è proprio il massimo della vita, e poi non l’aveva neanche
salutato. L’aveva trattato con la freddezza di tutti i giorni, come se
niente fosse successo. Harry sospirò e si sedette. Una fitta di dolore
incredibile gli si propagò in tutto il corpo, costringendolo a rimettersi
sdraiato.
Harry strinse gli occhi respirando profondamente. Non pensava avrebbe
risentito della cosa così tanto. Sperava che una buona notte di sonno
avrebbe migliorato le cose, ma non era proprio così. Beh, era anche vero che
la notte prima non aveva neanche provato a mettersi seduto, e poi Draco non
era stato propriamente gentile. Era piuttosto prevedibile, lo stupido era
stato lui a non pensarci a sufficienza. Chissà come gli era venuto in mente
di mettersi in questa situazione, ma almeno una cosa l’aveva appurata: cazzo
se gli piaceva Malfoy! Ora non c’erano più dubbi sulla natura di tutti i
pensieri che lo ossessionavano.
Harry stette perfettamente immobile per un intero minuto. Lentamente scoprì
che concentrarsi sulla respirazione aiutava ad attutire la sofferenza e con
un ultimo profondo respiro e un po’ di forza di volontà si convinse a
girarsi con cautela sul fianco e a mettersi in ginocchio e poi in piedi.
Fece qualche passo incerto e sospirò, fermandosi con le mani sui fianchi.
Gli sembrava di avere un peso sul cuore. Si chiese se fosse normale;
probabilmente avrebbe dovuto essere felice come a Natale. Gettò uno sguardo
sul letto e vide il pasticcio che aveva prodotto la loro nottata brava. Era
meglio non pensarci proprio che le macchioline rossastre provenissero dal
suo corpo…
Ad un tratto il pensiero delle ultime parole di Draco gli balenò in mente.
Non aveva proprio voglia di farsi maltrattare, conciato com’era attualmente.
Quindi era meglio sparire prima del suo ritorno. Si chinò velocemente a
raccogliere i suoi pantaloni, causandosi nuove sofferenze, e dopo aver
sibilato un paio di improperi irripetibili ed averli indossati con cura si
abbassò a raccogliere anche il mantello dell’invisibilità che giaceva
abbandonato sul pavimento in mezzo alla stanza. Se lo avvolse intorno e,
scoccando un’ultima occhiata in direzione del letto di Draco, aprì la porta
e lasciò la stanza. Fortunatamente per lui non molti Slytherin se ne
andavano in giro per i corridoi, cosicchè con passo lento riuscì a
raggiungere l’uscita e a svignarsela.
Vista l’ora già tarda, si diresse nel suo dormitorio solo per cambiarsi e
poi scese a far colazione. A furia di camminare per tutto il castello aveva
assunto una postura piuttosto comoda, che lo faceva sentire un po’ ridicolo
ma che, per lo meno, non gli dava problemi. Bastava sedersi e alzarsi con
cautela e il gioco era fatto. Non sarebbe durata a lungo questa sofferenza,
dopotutto.
Durante la colazione non guardò mai verso il tavolo degli Slytherin. Non
voleva rischiare di incrociare lo sguardo freddo di Draco e rendersi
ridicolo arrossendo o reagendo in altri modi stupidi. Si mise invece a
chiacchierare un po’ con Seamus e quando ebbe finito si diresse direttamente
a lezione di Incantesimi. Che per sua enorme sfortuna quest’anno
condividevano con gli Slytherin. Non era certo il modo migliore di iniziare
la giornata, ma non aveva molta scelta, anche perché si era già dato malato
una volta per niente e una bella visita non avrebbe giovato alla sua
reputazione.
Entrando nell’aula sempre al fianco di Seamus, che quel giorno sembrava
incredibilmente ben disposto nei suoi confronti e di questo Harry gli fu
estremamente grato, notò che Draco non era ancora arrivato e si sentì
stringere lo stomaco. Non osava pensare a come sarebbe stato il loro primo
contatto diretto dopo la notte passata insieme. Rimase a parlare con il suo
compagno di casa in piedi accanto al banco, intanto che aspettavano l’arrivo
del professore.
Draco apparve con le sue solite guardie del corpo pochi minuti prima
dell’inizio della lezione. Sembrava tranquillissimo e chiacchierava con i
suoi amici senza degnare Harry di uno sguardo.
Il Gryffindor lo osservò mentre passava tra i banchi. Doveva avvicinarsi
molto di più, perché Draco era seduto nella fila di fianco alla sua e alla
sua stessa altezza, ma vedendolo così disinteressato non si preoccupò più di
tanto. Evidentemente non era in vena di sbeffeggiarlo pubblicamente. Non gli
diede molto peso, quindi, quando gli passò alle spalle. Avrebbe dovuto,
rimpianse più tardi, perché con studiata casualità lo Slytherin fece
scattare il braccio di lato, colpendolo violentemente col dorso della mano
sul fondoschiena. Harry, un po’ per la sorpresa, un po’ perché gli aveva
fatto effettivamente male, non riuscì a trattenere un urletto strozzato di
dolore.
Draco lo guardò divertito. Sembrava sul punto di sghignazzare.
“Uh, Potter, scusa!” gli disse a voce così alta che anche quei pochi che non
si erano voltati a guardarli dopo l’esclamazione di Harry si girarono
incuriositi. “Non sapevo soffrissi di emorroidi!”
Crabbe e Goyle scoppiarono a ridere e Draco, ridendo anch’egli di gusto
ormai, si sedette al suo posto come se niente fosse.
Harry sentì le guance diventargli rosse fuoco. Si sentiva tutti gli sguardi
addosso, e il commento di Draco era stato fin troppo preciso. Stava ancora
cercando una risposta decente con cui ribattere quando il professore entrò
nell’aula, obbligando tutti a sedersi e a zittirsi.
Harry si voltò per un secondo soltanto a guardare Draco. Gli occhi dello
Slytherin erano puntati su di lui con insistenza e in essi brillava una luce
maligna e soddisfatta. Harry abbassò in fretta lo sguardo, intimorito. Eh
sì, pensò sfogliando il libro ma senza ascoltare una parola di ciò che il
professore diceva, stavolta si era messo proprio in un bel casino…
Ciò che più lo tormentava, tra l’altro, era che Draco potesse mettere in
giro la voce di ciò che era accaduto tra loro. Crabbe e Goyle avevano riso
di gusto alla sua battuta. Forse li aveva già informati. Un brivido scosse
Harry da capo a piedi. Non poteva permettere che accadesse. Non glielo
avrebbero mai perdonato.
A quel pensiero la mano di Harry, che teneva la penna e fingeva di prendere
appunti, si serrò in un pugno. Perché mai, poi, avrebbe dovuto giustificarsi
dei suoi rapporti personali? Perché non era libero di frequentare chi
voleva? Che diritti accampava tutta quella gente sulla sua vita privata? Una
vampata di furore lo riempì, e la sua stretta si fece così forte da spezzare
in due la piuma che teneva in mano.
“Harry… Ma stai male?” gli sussurrò Seamus guardandolo preoccupato.
Harry osservò i resti spezzati della sua penna e li nascose velocemente,
scuotendo la testa.
“Non preoccuparti, Seamus, va tutto bene. È stato solo uno…sfogo di nervi.”
Seamus lo osservò preoccupato ma non disse nulla.
Harry passò il resto della lezione a rimuginare su Draco. E anche buona
parte del pomeriggio.


Draco voleva tagliarsi le vene. L’avrebbe fatto, se non fosse stato un
terribile modo per morire. Così sporco… E lento. Dimostrava poca decisione,
o una forte propensione per il masochismo, che a lui palesemente mancava.
Perché, di tutta la popolazione mondiale, si era portato a letto quella
schifezza ambulante di Potter? Si era già fatto tre docce, ma aveva la
strana sensazione di avere ancora addosso il suo odore. Era una delle
sensazioni più sgradevoli che avesse mai provato. Il solo pensiero di aver
ceduto ad un momento di esasperata lussuria perché il sonno l’aveva reso
poco lucido lo uccideva. Non poteva permettersi cazzate simili, non poteva
permettersi di essere poco lucido, MAI. E poi proprio Potter… Angoscia
Potter, ameba Potter, incapacità Potter, stracciacoglioni Potter! Poteva
andare avanti all’infinito elencando le meravigliose creature viventi e non
a cui l’aveva paragonato in sei anni di scuola. Come si faceva ad andare a
letto con uno così? Era pure la sua prima volta, e Draco lo sapeva, il che
voleva dire che da quel giorno in poi romanticismo Potter gli si sarebbe
appiccicato addosso come una zecca, perciò PERCHÉ??
Draco non trovava una risposta al suo comportamento azzardato. Era stato
solo stupido e sventato, di questo era certo, e aveva concesso a Potter più
di quanto fosse consigliabile. Ora avrebbe dovuto stare molto attento a come
si muoveva. Sarebbe bastato poco per compromettere in modo irreparabile il
rispetto che Potter ancora gli portava. Doveva tenerlo a distanza o… Draco
soppesò l’idea di far innamorare follemente il Gryffindor di lui. Dopo un
po’ scosse la testa sospirando e si avviò verso la sala grande per la cena.
Mentre saliva le scale fu tentato un paio di volte di strappare di mano a
un’armatura uno spadone e darselo forte in testa. D’altronde non poteva
essere più doloroso che pensare di scopare con Potter abitualmente subito
prima di mettersi a tavola…