Hawk & Dove

Di nuovo assieme... per la prima volta!

parte I

di Sergio Calvaruso

 

In un luogo che non è un luogo.

All’inizio è solo nulla, poi qualcosa cambia. In un punto che prima era assolutamente identico agli altri si scatena. Non è qualcosa di distinguibile, è una specie di tornado di suoni, forme, colori e odori che cambia aspetto e grandezza più velocemente di quanto ci metta a definirsi in ogni sua parte. Di contro, in un punto diametralmente opposto, appare un’altra anomalia. Il suo bianco accecante si staglia ferreo ed immobile contro l’oscurità dell’ambiente circostante, una entità fatta di linee e punti perfettamente simmetrici. Le due presenze si avvicinano, si studiano, poi la prima parla senza aprir bocca:
E’ dI nUov0 iL M0m3nt0?!?
SI.
QuAl3 E’ iL Lu0gO pr3sCElt0 StAvoLta?!?
Un’immagine si materializza tra i due, un pianeta sferico schiacciato ai poli e per una buona parte coperto d’acqua.
LA TERRA.


 ***

 

San Francisco.
Pizzeria Pauline’s Pizza Pie.

“Non si discute... la migliore era quella di Erotika.”
“Stai scherzando?! E Like a Virgin cos’è, un riempitivo?!”
“Bhe anche le ultime non erano proprio male...”
“Frozen! Per esempio prendete Frozen! Lì era splendida!”
“Sì sì, ma anche la versione più pop di Don’t tell me...”
“In ogni caso in Die another day è stata assolutamente grandiosa!”
Per la prima volta nella serata tutti e cinque concordano. Due ragazze, tre ragazzi, un tavolo circolare ed una pizza gigante al centro. Cosa volere di più?
“Certo non come gli anni ’80...” dice un ragazzo magro dalla voce squillante.
“Per te qualsiasi cosa proveniente dagli anni ’80 è oro puro, Arnie.” lo punzecchia una ragazza grassoccia dalle guance rosse sotto gli occhiali.
“Ma è vero, Dora! Gli anni ’80 ci hanno dato tutti i miti di oggi! Se proprio ti fa ribrezzo pensare al viso da zombie di Michael Jackson guarda Madonna e George Michael, senza contare gli Abba, i Village People... Gloria Gaynor!”
“Praticamente pop allo stato puro...” commenta un ragazzo biondo dagli occhi di un dolce azzurro. “Eeeeexactamundo Jude bello! Tu sì che mi capisci!”
“...il che non è necessariamente una cosa positiva.”
Il viso di Arnie si rabbuia in un colpo solo. Approfitta del suo silenzio un altro ragazzo dai capelli neri che gli scendono lisci fino alle spalle.
“Sono d’accordo con Jude. Il pop di quei tempi era troppo eccessivo... troppo di cattivo gusto...”
“Si dice kitsch...” bofonchia Arnie. Il ragazzo continua:
“E ora come ora il pop ha fatto il suo tempo. Sai... è diventato troppo ripetitivo e banale, meglio altri generi...”
“Il tuo animo metal protesta, eh Markus?” ad aver parlato una ragazza magra dal sorriso trascinante, seduta accanto a Dora.
“Mi hai scoperto, Kimberly.” ammette il ragazzo con un sorriso.
“Sì... voi parlate così ma intanto andrete tutti a comprare il prossimo CD di Madonna...” protesta Arnie.
“Veramente avevo intenzione di scaricarlo da Internet...” dice Jude, ma vedendo l’espressione scandalizzata sulla faccia dell’amico si affretta ad aggiungere “Ehy ehy calmo stavo scherzando!”
“Attento Jude, amiche mie hanno picchiato gente per molto meno!” esclama Dora.
“Uffa non trattarmi male il mio Jude!” protesta scherzosamente Kimberly dando un pugnetto al fianco dell’altra ragazza.
“Non permetterò a nessuno di fare del male a questo povero ragazzo!” aggiunge con un sorriso Markus poggiando un braccio attorno alle spalle di Jude mentre gli scombina i capelli con l’altra mano.
“Almeno fino a quando resterà sotto la benedizione della Madonna...” conclude Arnie.
Le risate dei cinque ragazzi riempiono il locale.

 

 

Più tardi.

“Ragazzi è stato uno spasso, rifacciamolo appena possibile!” sta dicendo Kimberly con un gigantesco sorriso mentre saluta gli altri fuori dal locale.
“Oh... con te lo rifarei anche tre volte al giorno...” ribatte Jude lanciandole uno sguardo allusivo mentre le dà un delicato bacio sul dorso della mano.
“Adulatore...” gli fa eco Kimberly ricambiando lo sguardo.
“Va beeeeeeeene... si è fatto tardi!” li interrompe Dora afferrando l’altra ragazza per un braccio “E se non la riporto a casa entro mezzanotte l’auto mi si ritrasforma in una zucca!”
“Un po’ come la proprietaria...” commenta Arnie.
“Cosa hai detto?” chiede Dora con un’espressione di finta offesa.
“Solo che ti voglio bene!” si affretta a rispondere il ragazzo.
“Voglio ben sperare... Ciao vipera!” e gli piazza una forte pacca sulla spalla. Quindi le due ragazze salutano gli altri presenti e si avviano verso l’auto di Dora.
“E voi invece... avete bisogno di un passaggio?” chiede Markus ai due ragazzi rimasti “Ho la moto giusto qua dietro e...”
“Non preoccuparti per me, io abito proprio qua dietro.” risponde Arnie “E’ il principino azzurro qui che deve passare dal porto per arrivare a casa.”
“Oh no dai non ti faccio andare mica da solo Arnie.” si affretta ad aggiungere Jude “Casa tua è comunque sulla strada che devo fare, e per un piccolo fanciullo come te non è sicuro andare da solo...”
“Piccolo fanciullo a tua sore...”
“Posso venirti a prendere a casa di Arnie con la moto ed accompagnarti da lì...” lo interrompe Markus.
“Naaaaa, non voglio disturbarti.” risponde Jude.
“Lo faccio con piacere... davvero.”
“Voglio... fare una passeggiata, sarà per la prossima volta ok?”
“E quando sarà questa prossima volta...?”
Jude guarda Arnie in cerca di aiuto, e questo si sporge in avanti prendendo i due per le spalle mentre dice:
“Si sta organizzando una serata al Metropolis sabato sera e l’animazione è stata affidata al sottoscritto. Se non avete impegni vi faccio anche entrare gratis!”
“Per me va bene...” risponde Markus, e poi entrambi si voltano verso Jude, che ha l’espressione di un evaso messo con le spalle al muro.
“Io... uhm... ok si può fare.”
“Ci sentiamo in settimana per metterci d’accordo allora!” esclama sorridendo Markus mentre si avvia verso la moto “A presto!”
Arnie e Jude rimangono a guardarlo partire, poi si avviano verso casa del primo.
“Dora e Kimberly sono grandiose, vero?” chiede Arnie passeggiando con l’amico.
“Sì sì, simpaticissime. Kim poi è un amore!”
“Sapevo che ti sarebbero piaciute! E a proposito di incontri... Allora, com’è che ti sembra?”
“Bhe sì è sicuramente interessante, ma non credo sia il mio tipo...”
“Jude-barriera-emotiva torna alla ribalta! Quando troverai l’anima gemella quantomeno cadrà il settimo sigillo dell’Apocalisse...”
“Ehehehe dai non è vero, non sono poi di gusti così difficili.”
“Disse il ragazzo le cui relazioni non superano le due settimane...”
“Ma io ci provo!”
“Jude, hai sedici anni, non sei stupido e hai un disceto sex appeal, se lo volessi veramente a quest’ora saresti nel meraviglioso mondo delle relazioni stabili...”
“Non ho ancora trovato la persona giusta! Non è mica colpa mia!!”
“Sì certo...” Arnie alza gli occhi al cielo, poi li punta nuovamente su Jude accusandolo con lo sguardo “Ma cos’aveva che non andava! E’ intelligente, ha fascino è ha un’evidente cotta per te! Il che non guasta mai...”
“Non ho detto che non mi piace! E’ che penso che non sia il mio tipo, tutto qui.”
“Allora c’è ancora una speranza per il tenebroso Markus! Bene bene...”
“E ora che stai archittettando...?” nel suo tono di voce un leggero sospetto.
“Niente niente! Pensavo solo a farvi passare una bella serata sabato!”
“Arnie... lascia perdere. Se dovrà succedere qualcosa sarà spontaneo...”
“Ma non puoi continuare a scartare tutti i ragazzi che ti presento!”
“Finché non mi presenterai quello giusto posso fare come mi pare, non credi?” ribatte Jude accompagnando la frase con un sorrisone.
“Stronza.”
“Lo sai che ti amo...” e con la punta delle dita sulle labbra lancia ad Arnie un piccolo e bastardo bacetto. “Sì sì... ti prendi gioco dei miei sentimenti... sniff...” risponde Arnie facendo finta di mettersi a piagnucolare.
“Oddio ecco che ritorna la Rossella O’Hara che è in te...”
“Tu... tu oggi mi ferisci parlando in questo modo ma domani... domani è un altro giorno!”
“Ecco che ricomincia...” Jude si mette una mano scherzosamente sugli occhi facendo finta di non voler vedere l’imitazione di Rossella O’Hara in cui Arnie si sta esibendo. La vedono benissimo invece un gruppo di motociclisti fermi davanti un sudicio bar nei pressi del porto, uno dei quali esclama verso gli altri:
“Ehy guardate, una coppia di femminucce!”
“Ciao signorine!” grida un altro di loro rivolto ad Arnie e Jude “Cosa ci fate da queste parti, siete venuti a cercare dei veri uomini?!”
“Sì sì, e finora abbiamo trovato solo dei molluschi senza palle!!” ribatte Arnie con la sua voce squillante.
“Oh oh oh...” commenta un altro dei motociclisti “La checca è coraggiosa! Vieni qui e ti faccio scoprire se ce le ho!” e si afferra il pacco con una mano “Scommetto che ti piacerebbe pure!!”
“Mai quanto piacerebbe a te, caro, sono un professionista io!” è la risposta di Arnie.
“Ah davvero?! E scommetto che lo prendi pure!!”
“Certo! Tutto intero! Mi ha insegnato tua ma...!” ma la mano di Jude sulla sua bocca lo blocca.
“Dai andiamo...” tenta di dire mentre lo spinge indietro.
“Calma calma bellezze, non così in fretta!” i motociclisti hanno quasi circondato i due ragazzi “Credo che qui c’è qualcuno che ha bisogno di una lezione.” e si scrocchia le nocche delle mani guardandoli con aria minacciosa.
“Adesso basta, Rico.”
Ad aver parlato è un ragazzone grande e grosso, vestito con dei jeans strappati e una stretta canottiera che mette in bella mostra i suoi pettorali palestrati. Capelli castani arruffati cadono su una fronte corrugata e sulle folte sopracciglia che riparano grandi occhi scuri.
“Ehy andiamo Dan ci stavamo solo divertendo un po’ con questi due finocchietti!”
Dan guarda Arnie e Jude schifato, come se fossero un errore della natura, poi si rivolge di nuovo al suo amico:
“Lasciateli andare.” e poi, lanciando loro un’ultima sbirciata di sottecchi “Hanno già abbastanza problemi...”
“Ok ok, sei tu il capo!” risponde Rico un po’ seccato, e poi, rivolgendosi ai due “Avete sentito... andatevene!”
Arnie sta per dire qualcosa, ma Jude lo ferma subito e lo trascina via per un braccio. Così come i ragazzi, anche i motociclisti tornano verso il bar. Sulla strada resta solo Dan che guarda i due allontanarsi. Dopo circa un quarto d’ora, quando ormai sono scomparsi alla sua vista, fa per tornare dai suoi amici, ma qualcosa cattura la sua attenzione. Qualcosa di luccicante, al centro della strada. Si avvicina sull’oggetto e si china su di esso raccogliendolo tra le dita. Sono un paio di chiavi argentee, attaccate ad un portachiavi con una bandiera a strisce colorate. Guarda un’altra volta nella direzione in cui sono andati Arnie e Jude, quindi mettendosi in tasca le chiavi imbocca quella strada anche lui.

 

 

Altrove.

Il luogo è una tenuta di campagna. Una villa circondata da un alto e ripido muro sormontato da un’inferriata appuntita. Tutta l’area del giardino e del parco è sorvegliata costantemente da telecamere a circuito chiuso e fotocellule nascoste tra la vegetazione in modo tale da non essere visibili e non rovinare la bellezza mozzafiato delle statue e le fontane antiche disseminate in tutto il parco in maniera armonica con le piante rare e fiori provenienti da tutto il mondo. La villa stessa è un esempio di come si possano unire elementi di diverse correnti artistiche in modo tale da ottenere uno degli edifici più splendidi e particolari del mondo. All’interno di essa, in un ampio salone illuminato solo dal pallore di candele profumate alla vaniglia, si sta consumando una festa esclusiva in onore del padrone di casa. Uomini e donne dai fisici perfetti si stanno muovendo nudi sul pavimento, l’uno contro l’altro, l’uno dentro l’altro, celebrando un baccanale di orgiastica bellezza fatto di braccia, toraci, gambe, natiche, seni, organi genitali che appaiono e scompaiono nei corpi degli altri in un’amalgama densa e indefinita. Di qua un sospiro, di là un gemito, e al centro di tutto un uomo dai capelli neri tagliati alla foggia di un gladiatore romano, che sta abbandonando il suo fisico perfetto alle bocche, alle mani, ai corpi delle ragazze e dei ragazzi scelti per dargli il massimo piacere, di cui ora sta godendo appieno. La calda sensualità del salone non viene per nulla turbata dall’arrivo di un altro uomo in un completo nero, che come se quel che sta accadendo fosse la cosa più normale del mondo scosta le porte della sala con la massima attenzione e scandisce nell’aria le parole:
“Mr. Randall?”
L’uomo al centro di tutto apre gli occhi, quindi muovendosi con cautela, come non volendo disturbare l’armonia innata di quel posto, si sottrae ai corpi che ha intorno e si dirige verso il nuovo arrivato, il quale gli porge una lunga vestaglia di seta viola che indossa senza allacciarne il nastro adibito alla sua abbottonatura. Quindi chiude le porte del salone dietro di sé, e si rivolge all’uomo nel completo nero.
“Dimmi, Ewan.”
L’uomo, dalla pelle color del miele d’acero e dai lineamenti sottili come quelli di un egiziano, si riaggiusta di qualche millimetro gli occhiali sul viso intriso da un fascino esotico e al contempo professionale, prima di rispondere:
“Il suo infiltrato ci ha appena contattati. La cetra di Apollo, assieme agli altri manufatti, sta per raggiungere il porto di San Francisco esattamente come ci aveva detto. Fra qualche decina di minuti dovrebbero attraccare e cominciare le operazioni di sbarco dei manufatti, che verranno immediatamente portati al Museo di Arte Moderna. Se posso permettermi, suggerirei di agire durante lo sbarco, prima che possano spostare il carico all’interno dei furgoni portavalori.”
“Sì, hai ragione. Gli uomini sono già sul posto?”
“Sì, Mr. Randall, è tutto come prefissato.”
“Bene, allora dai l’ordine di iniziare l’operazione non appena la nave abbia scaricato tutto.”
L’uomo annuisce, e fa per andarsene, quando il primo aggiunge:
“E di’ loro che li riterrò personalmente responsabili se anche uno solo dei reperti viene danneggiato.”
Ewan si blocca e, senza girarsi, risponde:
“Lo farò, signore.” quindi se ne va, lasciando l’uomo in vestaglia da solo.

 

 

Nello stesso momento.

“Bhe allora ci vediamo.”
Jude è davanti la porta di casa di Arnie, e lo sta salutando prima di andare.
“Ciao Jude! Ti ringrazierei per avermi accompagnato a casa se non avessi l’atroce dubbio che l’hai fatto unicamente per non restare da solo con Markus...”
“La tua frase mi offende profondamente!” replica il ragazzo biondo “In realtà l’ho fatto solo per cavalleria nei confronti di una dolce fanciulla indifesa come te!”
“Bhe in effetti ti ci vedo in fuseaux, corpetto azzurro e cappello con il pennacchio. Solo che più che sopra al cavallo ti ci vedo sotto...”
“Fottiti!”
“Quando vuoi, sono a tua completa disposizione!”
“Ti piacerebbe!”
“Mi hai scoperto! E’ il mio sogno erotico da quando ci siamo incontrati!”
Jude sorride, poi alza la mano e:
“Starei ORE a parlare con te... purtroppo ho qualcosa di più divertente da fare, tipo un’operazione senza anestesia...”
“Buon viaggio a Casablanca allo...!”
“CIAO!” e voltando le spalle Jude torna verso il porto mentre ancora sorride per lo scambio di battute. Sentendo per la prima volta il vento freddo della notte di San Francisco, mette istintivamente le mani in tasca, ma si accorge subito che manca qualcosa. Per sicurezza controlla anche le tasche della giacca. Niente. Le sue chiavi di casa sembrano essersi volatilizzate. Jude si blocca e fa mente locale su quanto successo durante la serata. Subito dopo essere uscito dalla pizzeria si ricorda di aver controllato che ci fossero ancora, quindi... quindi devono per forza essergli cadute quando hanno incrociato quegli idioti omofobi giù al bar del porto. Imprecando mentalmente contro di loro, Jude comincia ad incamminarsi verso il bar. Proprio mentre sta percorrendo il molo 7, nel quale a quanto pare ferve grande attività attorno allo sbarco di alcune casse da una nave, lo vede. Adesso indossa un chiodo sopra la canottiera bianca, ma riconoscerebbe ovunque quella espressione corrucciata a metà tra un profondo pensiero filosofico e il vuoto mentale. Anche perché, circa una mezz’ora prima, quel ragazzo ha impedito che lui e Arnie venissero picchiati da un gruppo di bifolchi. Di cui comunque sembrava il capo...
Jude si blocca, ed anche Dan non appena lo vede. Rimangono a fissarsi a circa cinque metri di distanza per qualche istante, poi il primo dice:
“Che vuoi?”
Dan si gratta il naso un po’ imbarazzato, poi, evitando di guardarlo troppo negli occhi, infila la mano in tasca e ne tira fuori un oggetto lucente:
“Ho... ehm... trovato queste giù al bar e mi chiedevo se... sì insomma se fossero tue.” e lascia penzolare le chiavi nell’aria in modo che Jude lo possa vedere bene. Questo lo scruta per qualche altro secondo, diffidente, poi:
“Sì, sono mie.” e non aggiunge altro. Per i dieci secondi successivi i due rimangono zitti e immobili.
“Bhe... allora...” dice Dan in evidente difficoltà “...tieni.” e gli porge il palmo della mano, sulla quale sono poggiate le chiavi. Jude lo squadra per un altro decimo di secondo, quindi si avvicina con lentezza studiata e, una volta giunto a distanza di braccio, afferra il portachiavi dal palmo di Dan e ritrae la mano. Quindi, vedendo che in effetti non c’era dietro nessun tipo di trappola, il suo viso si rasserena tutto di un colpo, tornando quello del dolce ragazzo che è sempre stato.
“Grazie.” dice sorridendo. Per reazione, sul viso titubante di Dan, il labbro si increspa di qualche millimetro in un sorriso.
Ed è allora che succede.
Successivamente nessuno dei due ricorderà se sono cominciati prima gli spari o le urla. Quel che rammenteranno sarà solo un gran rumore e un secondo più tardi il porto trasformato in una zona di guerra, con uomini dai visi coperti da passamontagna scuri a sparare contro poliziotti e guardie armate. E loro due presi nel mezzo. Jude porta istintivamente le mani alle orecchie per coprire il rumore assordante degli spari, mentre comincia a correre dietro una cassa in cerca di riparo. Un paio di colpi vaganti gli sfiorano il piede mentre si lancia in quel nascondiglio improvvisato, e subito dopo un altro scheggia il muro sopra di lui. La polvere leggera che gli cade addosso lo riporta alla ragione. Jude spalanca gli occhi e, lucido come non mai, fa capolino dalla cassa quel tanto che basta per vedere cosa sta succedendo, stando attento ai proiettili vaganti. Adesso gli uomini con i passamontagna hanno quasi decimato gli agenti, e si preparano ad accerchiare e neutralizzare gli ultimi rimasti. Ma non è questo che colpisce Jude. Un dettaglio, un particolare, gli penetra nella retina e gli si imprime nel cervello, nitido come non mai. E’ il braccio di un poliziotto, disteso per lungo accanto la sua testa riversa sull’asfalto, la mano aperta a pochi centimetri da una pistola appena raggiunta dalla pozza di sangue che si sta allargando sotto di lui. Quell’uomo è caduto, e non si rialzerà più. Non è giusto, pensa Jude, non è così che deve andare. E’ in quel momento che giunge. Non una voce, non una presenza, ma più come un’armonia. Con un’offerta: la possibilità di portare ordine nel caos. Basta solo accettare. Basta solo dire...
“Dove” pronuncia Jude, ed un secondo dopo qualcosa in lui cambia. Non è tanto il costume bianco e azzurro che sostituisce i suoi vestiti, quanto la visione che ha sulla realtà che lo circonda. Non sa come, ma è consapevole di ogni proiettile sparato, della posizione di ogni uomo nel raggio di una cinquantina di metri e perfino della traiettoria che seguirà ogni pallottola. Tutto acquista un senso, tutto rientra nell’ordine. E Jude non si è mai sentito così sicuro di sé. Con un balzo esce fuori dal suo nascondiglio, e dopo una doppia piroetta in aria atterra al centro dell’azione. Non ha nemmeno bisogno di aprire gli occhi, sa da quale parte arriveranno le pallottole e come evitarle con una giravolta veloce che lo porta davanti ad uno dei criminali. Questo è troppo sorpreso dal suo arrivo per accorgersi del salto all’indietro di Jude che porta la punta dei suoi piedi a collidere violentemente contro la sua mascella. Gli altri due uomini immediatamente vicini al primo sono esterrefatti anche e quanto più di lui, ed è per questo motivo che Jude riesce ad tramortirne uno colpendolo alla nuca con le mani e contemporaneamente dandosi la spinta per gettare le gambe attorno al collo del secondo e ridurlo all’incoscienza con uno strattone. A questo punto però gli altri hanno cominciato a realizzare la sua presenza, e quindi abbandonano la sparatoria con gli agenti di polizia per concentrarsi su di lui. Mitra K9 di produzione tedesca scaricano su di lui decine di proiettili in una manciata di secondi, ognuno dei quali viene catturato e analizzato dalla sua mente. Velocità, accelerazione, traiettoria, tutte nozioni fisiche che a scuola aveva sudato per riuscire a comprendere, acquistano improvvisamente un senso logico e razionale, grazie al quale sa come le pallottole si muoveranno e come potrà usarle contro gli stessi aggressori. Muovendosi con una velocità sovrannaturale corre al centro di due di loro, i quali sono troppo impegnati a cercare di colpirlo per accorgersi che stanno per spararsi a vicenda. Tramortiti questi, Jude ne raggiunge un altro e gli salta sopra la testa usandola come trampolino per lanciarsi in aria. Compie tre eleganti giravolte, per poi cadere al centro del molo. Quando si rialza i rumori di almeno sette mitragliatori puntati su di lui da ogni direzione raggiunge le sue orecchie. Apre gli occhi, e vede altrettanti uomini dai visi coperti da passamontagna neri in circolo attorno a lui, le armi puntate e pronte a sparare. Jude sorride.
Intanto, da dietro un’auto, Dan ha visto tutto. Ha visto l’assalto dei criminali, ha visto il ragazzo biondo scappare dietro una cassa e l’ha visto trasformarsi in quella specie di acrobata che per qualche minuti ha dato loro del filo da torcere. E ora lo vede circondato ed inerme, pronto ad essere giustiziato. Una rabbia impetuosa gli sale addosso incontrollata e inarrestabile. Le sue narici cominciano a sbuffare pesantemente, gli occhi gli si appannano di rosso. Sa che può fare qualcosa. Quelle mille voci, quei mille odori, quelle mille sensazioni glielo stanno dicendo. Agisci, Dan. Colpisci, Dan. Uccidi, Dan. E tra quella miriade di percezioni un’idea ricorrente. Di’ la parola, Dan. Di’ la parola!
“Hawk!” urla Dan, e un vortice sensoriale lo avvolge. Sente il suo corpo più forte, più potente. Vede il bianco e il rosso del proprio costume che lampeggiano d’allarme come un mantello sventolato agli occhi di un toro infuriato. Avverte unghia affilate alle dita e un’espressione bestiale sul viso. Individua gli uomini con il passamontagna nero che stanno attorno a Jude, ed ha il suo bersaglio.
“RAAAAAAAAAAAAAARRRRGHHH!!!” grida Dan, ed esce dal suo nascondiglio caricando sui criminali come un rinoceronte infuriato. Tutti si voltano sorpresi verso di lui, Jude il primo. Ma mentre gli uomini rimangono a fissarlo come lepri immobilizzate dal terrore davanti all’auto che le sta per investire, i sensi di Jude gli permettono di analizzare il pericolo e di saltargli sopra le spalle un secondo prima essere travolto. Quando riatterra la situazione è nettamente cambiata. Dan, all’interno del suo costume bianco e rosso, sta lottando come un animale contro tutti i criminali così sfortunati da capitargli innanzi. Attorno a lui una spirale di violenza brutale, fatta di artigli che raggiungono impacabili il loro bersaglio e corpi martoriati che cadono. La situazione sembrerebbe sotto controllo, se non fosse per quella sensazione di pericolo alla base del collo. Jude si volta e ne individua subito il motivo. Un cecchino, l’ultimo rimasto, ha il fucile puntato su Dan e si prepara a sparare non appena trovi campo libero. Il cervello superpotenziato di Jude analizza immediatamente la situazione e gli fornisce almeno quattordici modi diversi per neutralizzarlo, ma quel che Jude sa già mentre si aggrappa all’argano usando la sua spinta per lanciarsi sul criminale è che nessuno di essi gli potrà permette di impedirgli di sparare. I suoi piedi raggiungono l’arma dell’uomo nell’esatto secondo in cui preme il grilletto, deviando la canna del fucile quei pochi millimetri che bastano per spostare il bersaglio dal cuore alla spalla. Dan urla per l’esplosione di dolore sulla spalla, e il contraccolpo lo scaraventa in acqua. Con un calcio al suo viso Jude si libera del cecchino, l’ultimo dei criminali rimasto cosciente, quindi percorre ad ampie falcate l’asfalto che lo separa dal mare e vi si tuffa dentro con uno slancio aggraziato. Sul molo 7, torna un’innaturale quiete.
Passano una trentina di secondi, poi gli agenti di polizia rimasti fanno capolino dalle loro auto per ritrovare i corpi degli assalitori sparsi lungo tutto l’asfalto.


Rossa. Non dovrebbe essere così rossa, l’acqua. L’acqua è trasparente, il mare è blu, di giorno, verde al massimo, e scuro, la notte, nera magari, ma non rossa. Non è questa la consuetudine, non è questo l’ordine naturale delle cose. E questo sapore metallico e salato che si è sepolto proprio dietro il palato...
Jude, ancora nel costume bianco e azzurro di Dove, sta lottando contro la corrente per raggiungere la riva e portare così in salvo l’uomo svenuto che a modo suo lo ha salvato dai criminali. Nonostante sia molto più grande di lui, e nonostante in condizioni normali non sarebbe mai riuscito a non cedere all’impetuosa corrente del mare di San Francisco, la perfetta visione delle cose di cui quell’armonia lo ha fornito gli permette di mettere a fuoco qualsiasi cosa abbia intorno in ogni istante, sfruttando così ogni piccolo mulinello d’acqua, ogni onda per lasciarsi trascinare nella giusta direzione. Passa qualche minuto, ed in una spiaggia un paio di miglia lontana dal porto una figura minuta emerge dall’acqua. Tra le sue braccia un uomo molto più grande di lui e completamente inerte, che viene trasportato per qualche metro sulla sabbia prima di esservi adagiato delicatamente. Jude guarda l’uomo sotto di sé, e qualcosa in lui avviene. Il costume bianco e rosso dai dettagli appuntiti e spigolosi scompare, cedendo il posto a quel ragazzo che gli aveva riportato le chiavi di casa al porto, il capo della banda di idioti che per poco non aggredivano sia lui che Arnie. Ma non è questo a preoccupare al momento Jude. Piuttosto, è la ferita sanguinante che fa capolino dalla sua spalla sinistra. Ha visto l’acqua rossa, ha visto quanto sangue è uscito da essa, ed improvvisamente, come un lampo, si ricorda di una nozione memorizzata durante il corso di biologia l’anno prima. Rivede il professore, in completo grigio e cravatta rossa, che aggiustandosi gli occhiali dice che il corpo umano ospita solo circa cinque litri di sangue, e che basta la perdita di una buona metà di esso per rallentare la pressione sanguigna in modo tale da non far più pervenire ossigeno al cervello, e morire. E’ solo un flash, ma basta a terrorizzare Jude quasi al punto di fargli perdere la concentrazione. E, non sa perché ma sa di esserne sicuro, perdere la concentrazione è l’ultima cosa che deve fare in questo momento. Facendo come in tutti i film d’azione che ha visto nella sua vita strappa un lembo dalla canottiera di Dan e lo usa come fasciatura attorno alla ferita, in modo tale da bloccare il sangue. Quindi lo osserva ancora una volta. E’ ancora immobile, ma dall’espressione sul suo viso sembra aver appena fatto un brutto sogno. Indice e medio di Jude raggiungono il suo collo, si sentono ancora i battiti, ma vanno rallentando. Impedendo ancora una volta alla disperazione di prendere il sopravvento Jude si china su di lui e lo guarda di nuovo, questa volta aperto a tutte le sensazioni che i nuovi poteri gli forniscono. Sente il suo battito che rallenta sempre di più, sente il suo respiro affievolirsi, sente i polmoni muoversi su e giù sempre più deboli. Ma sente anche quella sensazione, quell’armonia, che improvvisamente gli suggerisce cosa fare. Jude poggia le mani sul petto di Dan, poi cala il viso verso il suo, avvicinandosi lentamente. I nasi quasi si sfiorano, le labbra sono a pochi centimetri l’una dall’altra, ma Jude non interrompe il suo accostamento. Nello stesso tempo l’aria comincia ad illuminarsi. E’ una luce bianca, inizialmente, piccola e debole, che cresce sempre di più d’intensità fino ad avvolgere completamente entrambi. Sulla spiaggia deserta avviene una intensa esplosione di bianco, e in un istante tutto viene coperto e fuso all’interno di essa.
E poi...

 

 continua...br> - fine prima parte -