Scarafaggi

di Nuel

*fic in gara al Concorso Original & Slash del FORUM YSAL

 

Il sole rosso sfumava sui muri alludendo al tramonto ormai prossimo.
Harry Potter si era materializzato ai confini della scuola ed aveva percorso il resto della strada a piedi, un passo silenzioso dietro l’altro.
Potendo tornare in dietro... cosa avrebbe cambiato? Avrebbe voluto che i suoi genitori non morissero, avrebbe impedito a Sirius di raggiungerlo al Ministero, avrebbe salvato Silente mettendolo in guardia da quel traditore di Piton, avrebbe... Sospirò e sollevò lo sguardo.
L’estate era iniziata da poco, la scuola sarebbe stata chiusa in ogni caso.
Fissò smarrito il castello, chiedendosi se ci sarebbe mai tornato come studente. Il nuovo ministro non si era ancora espresso; per ora la scuola restava chiusa.
I rampicanti erano cresciuti in modo incontrollato, come se Hogwarts fosse abbandonata da anni e si inerpicavano su per le torri, aggrappandosi ad ogni fessura.
Si fece coraggio e varcò la soglia.
Un silenzio irreale, così stonato per una scuola, gli urlò che tutto era finito.
Harry si tappò le orecchie in un gesto quasi feroce.
Finito. Finito. Finito.
Silente era morto. Hogwarts era chiusa. Le lezioni erano sospese. Gli studenti rimandati a casa.
Mosse un passo incerto e poi un altro. Un leggero rimbombo delle suole delle sue scarpe sui pavimenti secolari di pietra.
Si affacciò alla Sala Grande: tavoli e sedie erano coperti da lunghi ed ordinati lenzuoli bianchi.
Alle pareti i quadri erano sguarniti, i personaggi ciarlieri, sempre pronti ad osservare i ragazzi e scambiare quattro chiacchiere con loro erano scomparsi, traslocati in cornici collocate in luoghi più accoglienti.
Neppure dei fantasmi c’era traccia. Sir Nicholas, Pix, il Barone Sanguinario e quant’altri non infestavano più quelle mura.
Harry si diresse alla torre di Grifondoro senza chiedersi come sarebbe entrato non potendo recitare la parola d’ordine alla Signora Grassa, ma quando giunse in cima alle scale trovò la cornice del ritratto spostata e l’apertura nel muro come l’orbita vuota di un teschio scurito dal tempo.
Entrò e si lasciò cadere su una delle sedie spaiate della sala comune, iniziando a singhiozzare.
Gli ultimi raggi di sole penetravano dalla finestra. Quante volte aveva guardato il cielo da lì! Con Ron ed Hermione era rimasto in quella stanza a chiacchierare e studiare, a giocare a scacchi magici e cercare di sottrarsi ai flash della macchina fotografica di Colin.
Anche quello era finito.
Il fuoco nel camino non era acceso.
I ragazzi non facevano i compiti a pochi passi da lui.
Nessuno discuteva le nuove strategie del Quidditch con lui, congratulandosi perché era diventato capitano.
Era tutto finito.
Strinse le dita sui vecchi jeans sdruciti smessi dal cugino, serrando gli occhi e digrignando i denti.
Si alzò di scatto, rovesciando la seggiola su cui si era accomodato ed uscì da quella stanza terribilmente vuota.

Draco Malfoy si era materializzato direttamente nel castello. Ora che Silente era morto non c’era più alcuna magia a rendere impenetrabile la scuola. Nessuna barriera magica, nessun incantesimo che mantenesse Hogwarts sospesa nel tempo. Ora mostrava quello che era veramente: un vecchio castello semi diroccato, abitato solo da polvere ed insetti.
Scese velocemente nei sotterranei, trovando la sua camera e sbattendo la porta.
Nemmeno quella lo assecondava ed invece di sbattere sonoramente aveva cigolato.
Non gli importava più di nulla: del castello, dei suoi compagni, di suo padre, del Signore Oscuro, di Piton, di ...
Avrebbe almeno voluto fare l’esperienza del sesso, Pansy non si sarebbe fatta pregare, ma lui era troppo teso, troppo impegnato a tramare e farsi comandare per concedersi un attimo di tranquillità. Troppo concentrato su come uccidere Potter, prima che Potter gli straziasse il cuore.
E quel maledetto sole continuava a bruciare come oro liquido! Almeno avesse piovuto! Almeno il cielo avesse avuto un po’ di compassione! Non chiedeva molto: una pioggia scrosciante, un acquazzone che lavasse via rimpianti e colpe, ricordi e desideri scomodi.
Non aveva più un futuro, degli amici, un luogo a cui fare ritorno.
Erano lui e Severus. E cosa credeva quell’uomo? Che lui, Draco Malfoy, non avesse capito che, da quando suo padre l’aveva scaricato, non aspettava che l’occasione per vendicarsi scopandosi il figlio di Lucius?
“Almeno sei più onesto di tuo padre” gli aveva detto quando aveva ammesso di avere paura.
Aveva diciassette anni, Merlino! Era strano che avesse paura?
Singhiozzò prendendosi la testa tra le mani, reclinato in avanti, come ingobbito dal peso degli eventi.
Credeva che sarebbe andato da lui a chiedere protezione?
Non poteva farlo. Un po’ di dignità ce l’aveva ancora e non avrebbe venduto il suo
corpo per una vaga sensazione di sicurezza.

Harry vagava per i corridoi. I ricordi si sovrapponevano ai ricordi, non sapeva neppure di averne così tanti. Su quel gradino era inciampato facendo ridere Ron e scatenando la millesima predica di Hermione; dietro l’angolo poco più avanti si era azzuffato con Malfoy. In quella stanza si era nascosto per sfuggire a Gazza ed alla sua diabolica gatta la sera che, con Dean, era sgattaiolato in cucina a rubare le burrobirre... Harry si fermò. Era nel punto esatto in cui si era sentito bruciare di gelosia. L’aveva coperta di stupore e curiosità, ma, ormai, almeno con se stesso poteva ammetterlo: era gelosia. Malfoy che camminava con quell’aria falsamente spensierata, abbracciato a due ragazze.
Non si era mai soffermato a riflettere, fino a pochi giorni prima, su quanto fossero simili, lui e Malfoy. Un destino tracciato per entrambi. Avrebbe voluto poter cambiare anche quello. Avrebbe voluto andare a Serpeverde, diventare amico di Malfoy, non essere il nemico mortale di Voldemort ed aiutare quel bellissimo ragazzo impossibile a non diventare Mangiamorte.
Contrasse e distese un paio di volte le dita delle mani. Non si poteva cambiare il passato, non era amico di Malfoy, che era un Mangiamorte e non sapeva dove potesse essere. Cercarlo, trovarlo… Per dirgli che era innamorato di lui? Che, a costo di tenerlo incatenato in una cella, non gli avrebbe lasciato fare altre idiozie?
Malfoy non l’avrebbe ascoltato neppure per cinque minuti, gli avrebbe lanciato una maledizione e sarebbe fuggito.
Harry si diresse verso le scale. Scendevano nei sotterranei come in una tomba. Una cripta che aveva custodito un tesoro: l’amore che non avrebbe mai realizzato.

Un rumore improvviso lo distrasse. Si asciugò gli occhi ed estrasse la sua bacchetta. Il castello avrebbe dovuto essere vuoto.
Uno scarafaggio passò a pochi centimetri dai suoi piedi. Alzò la suola per schiacciarlo, ma non lo fece.
-Non sai uccidere neppure uno scarafaggio, Malfoy?-
Draco gelò nel riconoscere la voce che aveva parlato.
-Potter!- Scattò in piedi, mettendolo sotto tiro.
Harry si avvicinò senza degnare di uno sguardo la bacchetta di Malfoy. Era stupito di vederlo lì, ma non lo diede a vedere.
Irrazionalmente felice, determinato a cogliere quell’occasione, forse la sua mente delirava e, se anche avesse detto a Malfoy che era innamorato di lui, non ci sarebbero state conseguenze. Non era neppure sicuro che non fosse un miraggio, qualcosa come il riflesso nello Specchio delle Brame. Era rimasto incantato a guardarlo per qualche minuto, indeciso se avvicinarsi o dargli le spalle, ma sapeva che, se l’avesse fatto, lo avrebbe rimpianto per tutta la vita.
Lo aveva guardato piangere, sollevare il piede per ammazzare l’insetto sul pavimento e fermarsi, eppure non gli usciva nessuna frase dolce per quel ragazzo dallo sguardo disperato.
Camminò risoluto fino allo scarafaggio, che proseguiva il suo cammino, ignaro del rischio che aveva corso e che la fortuna non assiste mai due volte di fila.
Lo schiacciò. Un suono secco, un “crac” solitario sotto la suola della scarpa del salvatore del mondo.
Malfoy rimase basito, gli occhi incollati al pavimento dove lo scarafaggio senza colpa era stato ucciso senza pietà.
-Sono stanco di essere buono, Malfoy-
Harry si spostò, scoprendo il cadavere in frantomi e poltiglia, fissando il profilo affilato del biondo davanti a sé.
Draco lo fissò. Non gli veniva in mente nessuna battutina sagace e velenosa, avrebbe voluto buttarglisi tra le braccia e ricominciare a piangere, ma sapeva che era un desiderio totalmente irrazionale.
-Metti via quella bacchetta, Malfoy. Non ti serve- disse allora Harry con voce stanca.
-Non prendo ordini da te, Potter!- Ma la mise via.
-Li prendi solo da Voldemort, vero?-
Draco sussultò e distolse lo sguardo, risedendosi sul letto.
Harry lo imitò subito, sedendosi all’altro angolo. -Hai pianto- non era una domanda.
-Non ti riguarda, Potter, comunque si, ho pianto. Anche tu, vedo-
-Che differenza fa?-
-Per me nessuna- rispose Malfoy con voce sconsolata.
-Siamo scarafaggi Malfoy. Se anche tu non uccidi, qualcun altro lo farà al posto tuo-
Draco sussultò di nuovo. L’immagine del preside incredibilmente vivida davanti ai suoi occhi. Deglutì a vuoto.
Harry si girò a fissarlo. Era bello. Draco Malfoy era maledettamente bello. All’improvviso lo colse il pensiero che sarebbe stato meraviglioso anche da morto: zitto, fermo, freddo e bellissimo. Rabbrividì. Non avrebbe permesso che Voldemort gli portasse via anche lui.
L’aria sciupata lo rendeva migliore del solito: sembrava più vero, più caldo e umano. Allungò una mano e la posò saldamente sulla sua nuca.
-Che fai, Potter?!- Urlò subito il Serpeverde, girandosi a sua volta a guardarlo.
Aveva una strana aria di fragilità e un’ombra di timore negli occhi.
-Non ti lascio tornare da loro- disse convinto, Harry.
-Che dici?!- Si scaldò subito.
-Che non ti lascio andare da Voldemort e dai suoi tirapiedi. Ho già perso Sirius e Silente. Non ti lascio andare per bruciarti come un fiammifero. Tu rimani con me-
Draco lo fissò incredulo. -Hai battuto la testa, Potter?- Sibilò incerto mentre uno strano calore gli si diffondeva nel petto.
Harry indietreggiò nel letto, mollando la presa e facendogli cenno di raggiungerlo. -E’ tardi. Dormiamo-
-E’ il mio letto, Potter- protestò Draco, ma ugualmente lo imitò, dandosi la spinta con i piedi ed appoggiandosi sulle braccia.
Si stese appoggiando la testa sul cuscino, accanto a quella di Potter, che non si prese il disturbo di rispondere.
Essere a letto con le scarpe lo metteva a disagio, ma forse era la vicinanza del suo nemico a farlo sentire nervoso.
-Dormi. Domattina vedremo tutto più chiaro- sentenziò Harry dopo un po’, ad occhi chiusi, abbracciandolo con naturalezza.
Draco si irrigidì e rimase a scrutare nel buio i tratti di Potter finché non si assopì.

Quando Draco si svegliò, il braccio posato sul suo fianco era caldo e confortevole. Aprì gli occhi e li sgranò incredulo. Non era stato un sogno.
Harry lo fissava con un piccolo sorriso che si allargò quando lui si ritrasse, arrossendo.
-Ben svegliato-
-Gra... Perché mi guardi così?- Chiese con cipiglio, aggrottando le sopracciglia e ben deciso a rimangiarsi quella mezza parola.
Harry sorrise, nascondendo per un attimo il viso nel cuscino e tirandolo di più a sé.
Un gesto inequivocabile e che non lasciava spazio ad obbiezioni.
-Perché sei molto dolce quando dormi e l’aria smarrita che hai ora è impagabile-
-Po... Potter! Da quant’è che ti sei svegliato? E non sono smarrito! Mollami!- La voce strideva. Il sogno che si avvicinava alla realtà solo per infrangersi. Draco non voleva un altro motivo per soffrire.
Invece di mollare la presa, Harry si issò su di lui, infilandogli le dita tra i capelli setosi e spettinati.
A Draco mancò un battito. -Potter... cosa fai? Spostati- pigolò, per nulla convinto di quel che diceva.
-Non mi sposto, Draco. Te l’ho detto ieri sera: tu vieni con me. Ho già perso abbastanza persone che amavo, senza che tu butti via la tua vita così-
Draco si sentì andare a fuoco fino alla punta delle orecchie.
-Che stai dicendo, Potter?-
Harry, per tutta risposta, colmò la breve distanza tra i loro visi, accarezzandogli le labbra con le sue labbra.
Un sospirò sfuggì al Serpeverde. Non poteva fargli questo. Non poteva.
-E la Weasley?- Chiese recuperando la lucidità appena il pensiero di capelli rossi ed efelidi si fece largo a gomitate nella sua mente.
Harry fissò gli occhi d’acciaio, duri ed inquisitori. -Sono qui con te, non con lei- gli sussurrò facendolo vacillare.
Draco si stava perdendo nell’intensità del suo sguardo. Occhi caldi e determinati. Socchiuse appena le labbra in un muto invito.
Harry calò ancora su di lui. Un bacio asciutto dopo l’altro, come carezze gentili sulle labbra morbide, sul mento, sul collo, annusando il profumo delicato del corpo sotto al suo.
Risalì a baciare di nuovo le labbra sottili, prese delicatamente tra i denti il lobo e Malfoy produsse un piccolo gemito.
-E’ la tua vendetta, Potter?- Gli chiese con voce incerta.
Harry si fermò, tornando a fissarlo negli occhi chiari e disillusi.
-Credevo che avessi capito... Non voglio perderti- gli mormorò all’orecchio.
Un fremito squassò il petto di Draco, ma si costrinse a reprimere ogni vana illusione.
-Non siamo mai stati amici, Potter. Non hai nulla da perdere!- Sibilò ferito.
-No, non siamo mai stati amici... e spero che nemmeno lo saremo...-
Fu come se un baratro si fosse aperto sotto Draco, un baratro in cui si sentì precipitare.
Con rabbia cercò di spingere via Potter da sopra di sé, ma quello pareva non volersi spostare di un pollice.
Harry passò di nuovo le dita tra i capelli biondi e poi incassò il viso contro la sua spalla, stringendolo in un abbraccio possessivo.
-Va bene, se vuoi scoparmi, fallo, Potter! Ma fa piano… non l’ho mai fatto- Sibilò Draco, con la voce che si affievoliva e le guance che si imporporavano.
-Com’è che un così bel ragazzo è ancora vergine?- Chiese Harry, allentando un po’ la presa su di lui. Intenerito e spaventato, riportato alla realtà.
Draco si morse il labbro. Come aveva potuto dire una cosa del genere? Potter lo avrebbe preso in giro e raccontato ai suoi amici. Persino quel pezzente di Weasley aveva una fidanzata!
-Se non te lo ricordi, Potter, ero occupato a cercare di ucciderti!- Lo fulminò con gli occhi lucidi, cercando di mascherare l’imbarazzo.
-Non posso essere tuo amico... perché sono innamorato di te!- Harry si sollevò lentamente, osservando l’espressione sul suo viso mutare.
Draco sgranò gli occhi e smise di respingerlo.
Harry fece scivolare di nuovo le dita tra i capelli sottili. Gli avrebbe dato tutto l’amore di cui aveva bisogno.
“Ti prego, non respingermi” pensava intensamente.
Draco sembrava incapace di distogliere lo sguardo dal suo ed Harry vide due lacrime formarsi agli angoli degli occhi del ragazzo che amava e rotolare come perle inabissandosi nelle sue orecchie.
“Non soffrire! Non piangere!”
-Non voglio respingerti- sussurrò sollevandosi e portando una mano tra i capelli di Harry.
Harry lo baciò ancora, dolcemente, sollevato, mentre Draco rispondeva cautamente ai tocchi gentili della sua lingua e tirava delicatamente i capelli corvini come per districarli.
Forse neppure il Bambino Sopravvissuto poteva cambiare il passato, ma di sicuro poteva costruire un futuro migliore, anche per gli scarafaggi.