Chicane

di ChiBi0507

*fic in gara al Concorso Original & Slash del FORUM YSAL

 

“Ho deciso!” disse improvvisamente quella mattina, facendomi svegliare di soprassalto.
“Cosa? Uhmm… che hai detto?” ricordo di avergli chiesto con la voce impastata dal sonno. Stavo dormendo così bene! abbracciato a lui, dopo aver fatto l’amore fino a notte fonda per festeggiare la mia vittoria.
Già, la mia ennesima vittoria; la sua ennesima sconfitta…
“Dicevo che ho deciso: lascio la Ferrari!”
“Che cosa???” Mi tirai su all’istante, svegliato in un baleno da quella frase che per me invece sembrava l’inizio di un incubo. Vidi subito scorrere davanti ai miei occhi le immagini di tutto ciò che la sua decisione avrebbe comportato, e la cosa non mi andava giù.

“Ti sei rimbecillito per caso? Lo sai che significa?”
“Si, che saremo avversari. Ma già così lo siamo, no? In fondo ognuno di noi vorrebbe essere il migliore e ad ogni gara ci impegniamo al massimo…”
“Appunto! Non c’è bisogno che lasci la Ferrari; che ti allontani da me!” volevo avere per forza ragione io, perciò lo interruppi. Ed ero sul punto di piangere dalla rabbia, ma un campione non piange mai. Così strinsi i pugni (giuro che avrei voluto tirargliene uno in pieno volto se non fosse che ancora oggi quando lo guardo mi appare talmente bello da non connettere più) e lo ascoltai.

“Non è questo il punto, Michael! È che sono un pilota, un pilota professionista, cavolo! Ho fatto un sacco di sacrifici per realizzare questo mio sogno; e poi? Devo accontentarmi di essere “l’eterno secondo”? Mi dispiace, tesoro, non è per te, ma pure io ho voglia di dimostrare agli altri, e soprattutto a me stesso, di poter essere il migliore in assoluto.” Disse mentre con dolcezza prendeva il mio volto tra le sue mani e l’avvicinava al suo per baciarmi. “È vero che tu sei il migliore. Lo sei davvero.” Proseguì poi, baciandomi le mani ancora chiuse a pugno. “Però mettiti un attimo nei miei panni: non è bello venire pagati per arrivare secondi solo perché la nostra scuderia ha deciso così, in modo che tu possa sempre vincere. Io vorrei essere pagato per arrivare primo o almeno per provarci!”

Sapevo che aveva ragione, anch’io ho sempre sentito la gente definirlo “l’eterno secondo”, nonostante dicessero pure che era bravo almeno quanto me. Restai senza parole: ovvio che volessi saperlo felice e libero di poter esprimere pienamente le proprie potenzialità però, da egoista, volevo che restasse alla Ferrari, o incontrarci sarebbe divenuto difficile e per la nostra storia sarebbe stata la fine. Ad un’eventualità del genere non volevo affatto pensarci!

“Passerai alla Renault?”
“Nh.” Si limitò ad annuire; ed io non avevo più la forza per litigare.
“Hai proprio deciso?”
“Si, ci penso da tanto tempo.”
“Non correremo più insieme.”
“Lo so.”
“E… non viaggeremo più insieme, non andremo più in ritiro insieme, non dormiremo più insieme, non…” lì dovetti tirare fuori tutto il mio coraggio per continuare la frase “… non staremo più insieme!”

Non riuscii più a trattenere le lacrime: prima una, che lui prontamente asciugò con un bacio, poi tante, troppe per venire asciugate con un piccolo gesto.
Si sedette meglio, si sistemò con la schiena contro la spalliera e mi accolse fra le sue braccia, la mia testa poggiata al suo petto… Piansi come un bambino. Mpf, altro che il campione coraggioso e indistruttibile, la sua decisione mi stava annientando!

In quel momento compresi che aveva pienamente ragione: era lui il vero campione, non io! Forse non se n’era accorto o forse si, ma poco importava: io che ero il suo compagno di squadra finalmente l’avevo capito ed avrei fatto in modo che il mondo intero se ne accorgesse.
Allontanai il volto da quell’abbraccio confortante, ma solo per andare alla ricerca delle sue labbra, e anche lui stava piangendo!! Piangeva e mi consolava? Ed io che credevo di essere l’unico a disperarmi! Tale era dunque la sua forza? Tanto grande da preoccuparsi per me, facendosi carico del dolore di entrambi?

Mi sentivo davvero un verme al pensiero di non voler accettare la sua scelta, del tutto legittima poi! Ancora di più nel notare con quanta dolcezza mi stava vicino per quell’ultima volta. Ma non riuscivo a parlare della fine della nostra storia, anzi non volevo; o sarebbero venute fuori tante di quelle parole che mi avrebbero fatto soffrire e che cercavo di evitare perché mi sembrava tutto così inaccettabile. Ma volevo comunque illudermi di essere io il coraggioso e il consolatore.

“Rubens, stai piangendo!”
“Anche tu, sciocco!” ribatté subito con un sorriso, mentre cercavamo di asciugare le nostre lacrime con un bacio intenso e disperato, il più intenso di tutta la nostra storia, quasi cercassimo di assorbire ognuno l’anima dell’altro.

“Micha, perdonami! Sai, la vita è una corsa continua dove ognuno è in gara con gli altri per il podio, su una strada che vorremmo fosse sempre un tranquillo rettilineo. Ma poi arriva una chicane ed è allora che bisogna sbrigarsi a prendere un bel respiro ed avere il coraggio di rallentare se necessario per seguirla, senza guardare indietro per non farsi condizionare, senza accelerare per non finire fuori strada. Sempre guardando avanti. Sempre! Anche quando fermarsi sarebbe la scelta più semplice. Perché siamo noi gli artefici del nostro destino, siamo noi ad ingranare le marce, a schiacciare i pedali ed a muovere lo sterzo, dandoci o meno la possibilità di salire sul gradino più alto del podio.”

Il mio cuore prese a battere più forte e pensai ‘Wow, che esempio! Dolce, romantico e al tempo stesso così “da maschiaccio”! m’innamorerei subito di lui se non fosse che… lo amo già, maledizione, lo amo immensamente! come farò d’ora in poi senza di lui?’

“Beh? Dai, ancora piangi?”
“No, no. Sei un bravo oratore. Dopo quello che hai detto, l’esempio che hai fatto, mi sento sollevato.”
“Per fortuna. Non ti avevo mai visto piangere e non voglio mai più vederti in lacrime, ok?”
“Non succederà più, te lo prometto. Anzi, guai a te se ti azzardi a raccontarlo a qualcuno!”
“AHAHAH! E che gusto ci sarebbe, scusa? Bisogna vedere per credere, semmai chiamerò i paparazzi.”
“AHHH! Non ti permettere!”

Scoppiammo a ridere fragorosamente. Ormai era chiaro che tra noi era tutto finito, ma forse nei nostri cuori ci poteva essere posto per un sentimento che col tempo avremmo imparato a chiamare amicizia.

“Ti troverai un altro?”
“Ehi, per chi mi hai preso?! Io vado a letto solo col n. 1!” Oddio che voglia avevo di saltargli addosso per la malizia usata nel pronunciare quell’ultima frase “e dato che tra non molto sarò IO il n. 1… credo che non conoscerò più uomini. E tu?
“Beh, sai com’è… io vado a letto solo col n. 2… e SE davvero tra poco lo diventerò io…”
AHAHAHHAHHAH!

Un’altra risata all’unisono ed un ultimo bacio posero la parola fine sul nostro amore.
Senza rendercene conto la nostra storia si era conclusa e l’era Ferrari rischiava un duro colpo, però ognuno sentiva forte la voglia di ricominciare tutto da capo, con rinnovata grinta.



L’ultimo mondiale non l’ho vinto io, ma un bellissimo brasiliano sulla sua Renault.
“Ce l’hai fatta!” gli ho gridato, felice io per lui, nel salire sul podio.
Avrei voluto tanto baciarlo davanti alla folla ed ai giornalisti, alla faccia di tutti! Ho dovuto limitarmi a stringergli la mano e dargli due baci sulle guance.
Meglio così. È vero, non potremo più stare insieme come amanti, ma ora che siamo apertamente rivali, chi potrà mai impedirci di essere amici?
Comunque non perderò mai i bellissimi ricordi che ci legano; non dimenticherò mai la lezione di vita che mi ha impartito l’ultima volta che siamo stati a letto insieme; e quando l’esserci separati mi sembra ancora un peso insostenibile, ripenso alle sue parole:
“La vita è come una corsa continua… quando si incontra una chicane bisogna avere il coraggio anche di rallentare un poco, se necessario, per seguirla. Senza guardarsi indietro per non farsi condizionare; sempre e comunque avanti, ma facendo attenzione a non uscire fuori strada...”