A Spangel Fairy-Tale

di Carmilla

*fic in gara al Concorso Original & Slash del FORUM YSAL

 

Doveva essere stato un incantesimo, un fenomeno sovrannaturale perché, andiamo, tutto quello che avevano scritto gli Osservatori, tutti i resoconti, i commenti, i diari non potevano essere del tutto falsi.
E Angel avrebbe negato, negato finchè polvere non ci separi, che a portarlo in quel vicolo non fosse stato un sesto senso, il tanto decantato legame Sire-Childe ma molto più prosaicamente l’odore di sangue, sangue antico e un gemito sommesso, di bestia ferita a morte.

Facile nascondersi dietro una maschera di impenetrabilità perché in fin dei conti lui era Angel e, grazie a Dio, non TUTTO doveva essere spiegato ora che viveva a Los Angeles, lontano dagli occhi troppo acuti di Giles, da quelli feriti di Buffy, superficialmente comprensivi di Willow ed eternamente, gelosamente sospettosi di Xander.

Dio, come era stanco.

Il sangue era mescolato all’odore di urina e di spazzatura ed Angel non potè evitare di mutare volto.

L’urina era umana.
Ed impregnava Spike.

Il suo Childe giaceva simile ad un mucchio di stracci, lo spolverino incrostato di sangue rappreso e polvere.
Tagli, graffi, squarci profondi.
Marchiato come una bestia sulla guancia sinistra da un tacco rinforzato, dalla punta d’acciaio probabilmente, ma gli orrori peggiori dovevano essere pietosamente nascosti alla vista, se il lamento rantolante di Spike era un’indicazione.
Il vampiro bruno strinse i pugni e si avvicino rapidamente per poi fermarsi bruscamente, incerto su cosa muovere, come raddrizzare e, Gesù, cosa raccogliere, perché le dita erano staccate dal palmo, un singolo tendine insanguinato a mantenere insieme quella che un tempo era una mano, simile ora ad una medusa agonizzante sulla spiaggia.

Mentre indugiava, l’occhio (l’unico ancora funzionante) di Spike si aprì, viola per il terrore e l’odore di miseria si intensificò fino a divenire intollerabile.
Che il suo arrogante (bellissimo) Childe fosse ridotto così andava contro qualsiasi legge dell’universo.

Muovendosi cautamente, Angel lasciò che la luce del lampione alle sue spalle rivelasse i suoi lineamenti e fu ricompensato da un gemito lieve, di riconoscimento.

-Shhh. Sono io, Will. Sono qui.-

Tanto sembrò bastare a Spike che si abbandonò fra le braccia del suo Sire come una bambola di pezza.


Non era stato facile.
Doyle e Cordelia non avevano gradito il nuovo, riluttante acquisto, anche se nelle settimane successive al suo arrivo Spike era stato talmente silenzioso da poter tranquillamente essere scambiato per un pezzo del mobilio dell’appartamento di Angel.
Non chiedeva nulla, non domandava nulla, beveva il sangue di maiale diligentemente (perché non lo sputa, lo dovrebbe rigettare, odiava il sangue di maiale, perché non dice nulla), indossando i vestiti che Angel gli aveva rimediato (larghi, troppo larghi no è lui che è magro, troppo magro) fumava le sigarette che Angel gli procurava saltuariamente ma, se terminavano, non ne cercava altre.
Sempre senza dire una parola.
Le notti erano differenti, nelle notti quella morsa d’acciaio che doveva essere l’autocontrollo del suo Childe si sbriciolava ed Angel doveva andare a raccoglierlo nell’angolo più nascosto della stanza, dietro il divano, nella nicchia vicino al montacarichi, e le parole, le mezze frasi smozzicate che pronunciava nel dormiveglia riempivano Angel di una furia gelida.

Durante quelle notti, i demoni di Los Angeles urlavano.

La notte in cui Doyle era morto, Angel aveva distrutto il suo appartamento, sfogando il suo dolore nell’unico modo che sapeva (poteva).
Fra le macerie del soggiorno si era fermato, conficcando le unghie nei palmi fino a farle sanguinare e, chiudendo gli occhi e rovesciando la testa, aveva ululato.

Li aveva riaperti quando aveva sentito una mano fresca ed ancora un po’rigida insinuarsi nella sua.
Rimasero così per lungo tempo.

Poi Angel fece quello che non aveva fatto da quasi un secolo.

Pianse.


Le telefonate da Sunnydale arrivavano con sempre maggiore frequenza.
Angel non biasimava la decisione di Wesley di informare Giles, né il cauto distacco di Cordelia e neppure la malcelata ostilità di Gunn.
Ma, nonostante le rassicurazioni dell’Osservatore che l’Iniziativa era morta e defunta (mai ABBASTANZA), e che Adam, il Mostro-Cattivo della settimana era stato sconfitto da Buffy, non si sentiva pronto a rimandare Spike a Sunnydale.

Per cosa poi?

Per diventare la punching-bag di Buffy?
Il pocellino d’India di Giles?
O il baby-sitter della sorellina di Buffy, Dawn?

Loro non hanno bisogno di lui.

Io sì.


-Tu cosa vuoi fare?-
Spike, seduto sul divano a guardare una replica di un talk-show, si strinse nelle spalle senza neppure voltarsi.
-Non conta quello che voglio, giusto? Qui o lì è la stessa cosa. Il pezzo di ferraglia che ho nel cervello non distingue tra losangelini e abitanti della Bocca dell’Inferno.-
Ma le mani lo tradivano, guizzando nervosamente e tormentando la stoffa del cuscino.

Non avrebbe dovuto, ma essere dismesso così, faceva male.
Tanto.


-Inoltre….- la schiena di Spike era tesa al punto di spezzarsi.- La cheerleader e Wussley, per non parlare di quell’Hulk di colore non fanno parte del mio fan-club. E tu…tu devi fare quello che devi fare, anche se si riduce a far ondeggiare il cappotto e lampeggiare il tuo sguardo da cucciolo abbandonato alla vittima di turno.-

Stringi, torci, rilascia.

-Io…è tempo che mi rimetta in carreggiata. Anche se stavo pensando a climi più caldi. Sunnyhell ha perso molto del suo fascino.-

Stringi, torci, rilascia.

-Forse farò una sorpresina a Dru.-

Stringi, torci, rilascia.

-Dammi un paio di giorni e poi….-
-Resta.-
Le mani si immobilizzarono.

-Resta, Will.-


Quella notte.
-Mi hanno spezzato.- La voce di Spike era fioca ma Angel sentiva benissimo,il volto appoggiato alla nuca del suo Childe che sembrava rassicurato dall’avvolgente abbraccio del suo Sire.
Era un compromesso doloroso per Angel dover ascoltare la voce senza poter fissare nello sguardo Spike.
Ma era l’unico modo che l’altro avrebbe accettato.
L’orgoglio era tutto quello che gli rimaneva.
-Le ferite si sono rimarginare, la forza e i riflessi ci sono ancora ma….qualcosa si è rotto.-
Angel non disse nulla ma la sua stretta si intensificò.
Il tono si fece più esitante. –Le cose che..mi hanno fatto. Bè, nulla di nuovo sotto il sole. Tu eri molto più inventivo. E quanto al resto….- Angel deglutì.- Anche QUELLO non è stato nulla di nuovo. Ma quando eri tu..quando eravamo noi…io sapevo che tu lo stavi facendo a ME. Perché era me che avevi scelto. Con loro…ero nulla. Mi hanno fatto sentire di essere nulla. E quando gemevo,- Angel rafforzò la stretta perché il corpo di William ricordava e reagiva,-…. perché non ho mai urlato, Sire, non ho mai dato loro la soddisfazione di sentire urlare, me, William The Bloody ma talvolta il dolore era accecante, lame bianche nel cervello, quando gemevo e mi mordevo la lingua per non gridare, allora mi dicevano che ero un numero. Ostile 17. Che non ero più nessuno. Ed alla fine ci ho creduto, Sire. Ci ho creduto davvero.-


La luce era distorta.
Funo, incenso e un odore penetrante che Angel non riusciva ad identificare.

Il lampo seguito da un piccolo vortice scintillate.

Lo stregone che continuava a pronunciare la formula.
L’aria pesante, piena di incantesimi.

E finalmente il chip nella sua mano e il sorriso di Spike, ancora all’interno del circolo mistico.

Il cuore di Angel si fermò per una seconda volta.


-Cosa cazzo vuol dire che devo andare via?-
Poche ore e già il cambiamento era visibile. La postura, il modo di muoversi, di camminare gridavano predatore.
-Lo sai, Spike.-
Questo lo fece fermare. –Forse sì, Flagello. Ma voglio sentirtelo dire.-
-Non può funzionare. Tu rimani un demone. Senza anima. Ed io ho una missione. Uno scopo. Combattere il Male. Combattere te.-
Spike sbuffò e in un attimo Angel fu su di lui, una mano alla gola l’altra all’inguine che strinse. Dolorosamente.
E lo sentì diventare duro.
-Gli istinti sono quelli che ti governano, William. Fra poche ore sarà il tramonto e la prima cosa che farai sarà cercare un happy-meal su due gambe. E poi un altro. E poi un altro. Per poi ritornare qui, su di giri ed allora cosa pensi che faremmo io e te, boyo? Cosa dovrei fare io? Darti una pacca sulla spalla, un buffetto e un “non si fa, Spike”?-
Il vampiro biondo lo spinse violentemente ma senza provare a colpirlo.- Sa mi conosci così bene, perché diavolo l’hai fatto allora? Non molto eroico da parte tua rimettere un mostro in libertà. Senza museruola e guinzaglio.- Il sorriso di Spike ora era pieno di zanne. –E se per ringraziarti decidessi di fare una visitina alla Cacciatrice? O alle streghe? Dal momento che sono un mostro governato dagli istinti?-
La collera di Angel evaporò.
Era tipico di Spike tagliare tutte le cazzate ed andare diritto al nocciolo del problema.
-Non farmi scegliere William. Non farmi scegliere.-
Il bacio, duro e violento, gli ferì le labbra.
-Raccontatela, Angel. La tua scelta l’hai fatto molto tempo fa.-



In una Favola a questo punto della storia, pensò Angel, sarebbe dovuta intervenire una fatina. Peccato che quelle buone che conosceva fossero morte tutte.
E, in fin dei conti ,era giusto così.
Non era tagliato per la parte del Principe Azzurro.
E Spike come Biancaneve….. meglio non pensarci. Il suo vestito sarebbe stato rosso-sangue.



I colpi rimbombavano per tutto l’Hyperion.
-Chi diavolo è?-
-Angel-cake tu sai che il mio riposino di bellezza…-
-Potrebbe essere un innocente…-

Non era poi così cambiato.
Al posto dello spolverino un giubbotto scuro, i capelli liberi dalla prigione del gel che si arricciavano e uno sguardo……
Angel lo riconobbe subito, senza crederci veramente.
Perché l’ultima volta che lo aveva visto era stato in uno specchio. A Pylea.
Nel silenzio dei presenti Spike si avvicinò lentamente.
Angel gli toccò il braccio.
-Dove sei stato?-
-Ho cercato di trovarla, ovvio.-
-Trovare cosa?-
- La scintilla. Il pezzo mancante. Quello che mi avrebbe fatto funzionare ai tuoi occhi. Perché tu non volevi. Avresti dovuto avvertirmi. Fa un buon effetto, ma lascia stare... E' qui, dentro di me, tutto il tempo. La scintilla. Volevo darti quello che meriti. Ora ce l'ho. Loro hanno messo la scintilla in me e non fa altro che bruciare.-
- La tua anima...- I sussulti soffocati degli altri non riuscivano a penetrare qull’atmosfera ovattata, lievemente onirica nella quale Spike sembrava averlo trascinato. Con i suoi occhi.
Dio, i suoi occhi.
Spike tentò di sorridere.
- Un po' arruginita per scarso utilizzo.-
-Perché? -
-Mi meraviglio di te. Perché un uomo fa quello che non deve? Per lui. Per essere suo. Per essere quel tipo di uomo che non farebbe... per essere quel tipo di uomo. Così lui lo guarderà con perdono, e tutti perdoneranno e ameranno. E lui sarà amato. E tutto si risolverà, giusto? Possiamo riposarci ora? Angel... possiamo riposarci?-
Angel lo abbracciò, facendogli appoggiare la fronte sulla sua spalla.
Ed inalando il suo odore.
Indimenticabile.
-Si ,William. Possiamo riposare, ora.-