Figli dell'odio

parte I - Scontro

di Nike

 

Inizio flash back

 

-  Che figlio incapace mi ritrovo, indegno del nome che porta, la vergogna del nostro casato. Una sola cosa  ti avevo raccomandato, una sola…  E così che mi ripaghi figliolo, dopo tutto quello che ho fatto per te?

-         Padre io…

-         Ebbene?? Cosa hai da dire in tua discolpa ?

-         Io…

-  Ti ho dato una casa , un tetto , non ti è mai mancato nulla . No non è vero qualcosa mi è mancato…” Ho fatto venire i migliori precettori affinché ti istruissero nella tua infanzia,” già , un mucchio di volti sconosciuti, mentre mi sarebbe bastato vederne solo uno…” e tu ti fai battere da quella sporca mezzosangue della Granger……”mai  un solo gesto , una sola parola affettuosa che mi incoraggiava “ per non parlare di Potter. Non sei neppure capace di batterlo a Quidditch…quello stupido bamboccio si è dimostrato  migliore di te!

Il giovane che  fino a quel momento era stato ad occhi bassi a sentire le parole che come lame arroventate gli stravolgevano l’animo, appena sentì quel nome e quella dichiarazione, parve ridestarsi e osò sfidare il padre.

-         Non è vero! … “ si padre ho sempre avuto tutto…”

-         Che cosa???

-          Non è vero! Io… io ho fatto del mio meglio! Sei tu che non.… “tranne la dimostrazione del tuo amore..”

 

CIAFF!

 

Uno schiaffo sibilò sonoro nell’aria, un fragore rintronò nelle orecchie del giovane che interdetto, ferito non riusciva a capacitarsi di ciò che era appena accaduto. Era la prima volta che suo padre aveva osato toccarlo.

Il giovane combatteva contro le lacrime che ormai colmavano i suoi occhi. Combatteva per vincere quel sentimento che per suo padre sarebbe stata debolezza,,,eppure…si voltò per nascondere la lacrima che rigava la sua candida guancia.

Più sconvolto di quanto sarebbe mai riuscito ad ammettere, Lucius Malfoy si girò dando la schiena al figlio per nascondere i lineamenti contratti dal dolore, per non lasciare vedere quel sentimento che lo rendeva umano. Padre e figlio in questo erano uguali, entrambi con la folle paura di dimostrare quel segno di debolezza chiamato più comunemente cuore. Catene di un assurda repressione dell’io che da generazioni soggiogavano la famiglia Malfoy.

-         Non osare mai più sfidarmi. E ora vattene… Fuori!

Il ragazzo dagli occhi di tempesta,  non se lo fece ripetere due volte e leggero si precipitò fuori dalla porta correndo per cercare di riempire quel vuoto nel petto per un dolore e un odio che in quel momento nemmeno il guaritore più bravo sarebbe stato capace di sanare…

 

Fine flash back

 

 

 

Era un grigia sera di Novembre: un ragazzo stava seduto accanto alla finestra del suo dormitorio a contemplare un cielo che non ne voleva sapere di essere sereno. Scosse la tessa come se bastasse a far cancellare i brutti ricordi che crudeli avevano intasato la sua mente. l’unico risultato fu lo scompigliamento dei suoi capelli di un biondo divino e sul volto una smorfia di autentica stizza.

I lineamenti perfetti, il fisico atletico e ben sviluppato, la pelle diafana e due occhi grigio perla incastonati in un viso altero e fiero. In fatto di bellezza Draco Malfoy avrebbe fatto invidia anche al più bel angelo del paradiso. E ciò lo dimostrava la folla di ragazzine che gli sbavava dietro. Già ma lui era un angelo decaduto.In mano teneva una lettera e disincantato pensava a un episodio che essa aveva inevitabilmente revocato visto che il mittente non era altri che suo padre.

Credeva di aver dimenticato quel triste episodio di 3 anni prima, ma ecco che quando meno se lo aspettava esso si presentava nella sua più crudele verità.

Ma perché dopo così tanto tempo gli faceva ancora così male. Suo padre da allora non lo aveva più toccato… perché dunque?

 La domanda rimaneva senza risposta, o meglio lui lasciava di proposito così incompiuta. Il giorno in cui l’avrebbe dichiarata sarebbe stata la fine di Draco malfoy…

Basta, non era da lui tormentarsi in quella maniera. Non lo aveva mai fatto.  Da quando suo padre era stato arrestato e imprigionato ad azkaban Draco aveva iniziato a riflettere. Troppo per i suoi gusti. Pensava che , o almeno una parte del suo cuore ne era convinta, una volta che suo padre  fosse stato allontanato, anche se ciò significava azkaban, lui avrebbe potuto respirare. E invece no.

 La pressione e il peso del suo nome, erano più pesanti che mai, e il fardello che reggevano le sue spalle da quando era nato si faceva di giorno in giorno sempre più gravoso. Sapeva che era in questo frangente che doveva dimostrare il suo valore. Non voleva deludere ancora suo padre. Fin da quando aveva memoria lui aveva sempre visto la volto maschera di ferro che era il volto di suo padre impassibile e sdegnoso mentre sputava sentenze velenose, marcando i suoi su insuccessi e facendo sembrare tali anche le più piccole vittorie. Per una volta voleva vedere quel volto trasformarsi in un espressione di fiero compiacimento per qualcosa fatta da lui . Per una volta voleva  la sua approvazione e l’incarico che con la lettera gli affidava il padre era l’occasione.

Era giunto il momento di dare una svolta, era giuntoil momento di agire. Perciò avrebbe accettato il gravoso compito. Era grande ormai ed era tempo di smetterla di giocare con Potter alle scaramucce…era stanco di limitarsi a  cercare di battere Potter a scuola….

Harry Potter… era iniziato tutto con lui. Suo padre non era mai stato un campione di affetto, ma da quando era arrivato potter, la faccenda era peggiorata. Quel ragazzo che sembrava essere l’ ossessione per suo padre, col tempo era diventata una condanna anche per Draco.

Al primo anno aveva cercato di farselo alleato su suggerimento del padre: grande sarebbe stato il prestigio dei Malfoy se avessero “convertito” Harry potter. Ma aveva fallito. Nonostante tutto doveva ammettere che a lui non sarebbe dispiaciuto a quel tempo essere davvero amico di Potter, anche senza includere le ragioni di suo padre. Le cose però erano andate diversamente.

Quel rifiuto. L’ennesimo della sua vita. La rivalità, poi l’inimicizia, infine l’odio.  In particolar modo da quando la sua cara zietta, di cui in realtà non gli era mai importato niente, aveva ucciso il padrino di Harry, Sirius black il loro “rapporto” andava molto peggio tra loro due, ammesso che si potesse considerare tale i continui scambi di malevolenze e i numerosi scontri verbali e non che i due facevano.A far precipitare le cose poi l’incarcerazione di suo padre…

“ la colpa è di Potter” pensò Malfoy. “ E’ colpa sua, è sempre stata colpa sua e ora doveva pagare per quegli anni d’inferno…Potter…La sua figura lo ossessionava di giorno e di notte era peggio di una tortura…. Era lui la causa di tutto ed era con lui quindi che doveva finire.

-         Draco cosa ci fai qui? Non vieni in sala comune?.... Draco..! ma ti senti bene?

Una voce lo riscosse dai suoi lugubri pensieri, una voce famigliare, quella di Blaise Zabini.

Blaise era il suo migliore amico, l’unico forse.

-         eh… ? non ti preoccupare sto bene, che domande…io sto sempre bene!

-         Sarà ma avevi una faccia…

-         Stavo solo pensando…

-         Ma davvero? mi stupisci…

-         Ah , ah ,ah… spiritoso…Ti avverto Blaise potrei davvero prendere in considerazione l’idea di lanciarti uno schiantesimo seduta stante....

-         Che caratterino! sua signoria ha avuto una brutta giornata a quanto pare…ma l’avverto: io sono un duellante niente male..

-   ma guarda tu con che tipo mi tocca condividere il dormitorio -  I due ragazzi risero, spezzando così l’atmosfera cupa che regnava fino a poco prima nella stanza …

-  Allora scendi??

-  Arrivo tra un attimo.Prima devo fare… be’ una questione familiare.

- sta bene…Ah un’ultima cosa…non fare quello che peno hai accettato di fare.

- ….ma cosa’???E cosa ti fa pensare che io debba fare qualcosa?- disse il biondo Slytherin leggermente irritato dalla perspicacia di Blaise.

-  Non cercare di nasconderlo.Ti conosco fin troppo bene. Non sei obbligato a fare niente per nessuno e tanto meno per tuo…

- Blaise… “ma non capisci il perrchè devo farlo??”penso draco guardando di sbieco l’amico

- e va bene tanto è inutile- disse il ragazzo dai corvini capelli. E così dicendo il ragazzo chiuse la porta e se ne andò.

“Blaise…sempre a preoccuparti per me eh?…Mi dispiace ma ho già deciso.”

Stette ancora un po’ alla finestra mentre bruciava il messaggio cifrato che aveva ricevuto. Infine si decise a scendere.

 

 

L’indomani Draco si svegliò di controvoglia. Aveva dormito malissimo e l’ultima cosa che voleva era andare a lezioni. Soprattutto con quella vecchiaccia della Macgranitt.

Doveva al più presto comunicare a Blaise il suo piano, era l’unico che poteva aiutarlo anche se sapeva già che non sarebbe stato del tutto d’accordo.

Infatti appena lo vide gli diede appuntamento in biblioteca, facendo ben attenzione  di non avere tra i piedi Tiger e Goyle, bravi solo come scorta, ma  in verità due perfetti incapaci.

-         allora cosa dovevi dirmi??. Interloquì un ansioso Blaise.

-         Ho deciso di agire…

-         Che cosa????????

-         Si se va tutto bene servirò Potter a mio padre in un vasaio di argento…

-          Ma sei ammattito ???! è pericoloso…e come hai intenzione di fare poi?

-         So solo che l’odio non basta…

In poche e concise frasi spiegò il suo piano a uno sgomento Blaise.

-         Davvero sei pazzo…non ce la farai mai….

-          Dici?- disse in tono canzonatorio l’erede di malfoy.

-         Non ci trovo nulla di divertente. Quello che devi fare è crudele anche se si tratta di potter…e sai benissimo che io non sono affatto uno dei suoi ammiratori!

Il biondo assunse un aria seria e fissando blaise negli occhi gli fece capire quanto era determinato.

- Ah sei incorreggibile…e naturalmente ti aspetti che io aiuti…ma ne sei davvero convinto?

-         Certo. Sei con me fratello?

Blaise era perplesso, la storia gli sembrava pericolosa… eppure se aveva ben interpretato bene i sentimenti del suo amico, non si sarebbe conclusa nel modo tragico sperato Da Malfoy padre. No…se giocava bene le sue carte sarebbe riuscito a far accadere il miracolo e la tragedia sarebbe stata un lieto fine. Certo significava andare contro i piani di Lucius malfoy, ma sapeva anche che c’era in ballo il futuro dell’amico e lui sapeva benissimo che il biondo aveva deciso di agire solo per ordine di suo padre in un estremo quanto disperato tentativo di avere in cambio le attenzioni paterne da sempre negategli.

Possibile che draco non si fosse ancora accorto che tutto quel odio , e risentimento non erano per harry potter ma per suo padre e per quelle parole d’affetto mai dette ??… ma che anzi l’ossessione per il bambino sopravvissuto nascondesse ben altro?

Draco non l’avrebbe mai ammesso, anche perché non ne era completamente cosciente, perciò spettava a lui il compito di illuminarlo. Lo doveva fare. Sperava di fargli capire quanto fosse sbagliata la sua decisione perché ciò che lui voleva non l’avrebbe ottenuto mai da un  uomo come era Lucius malfoy. Senza contare che se andava tutto come sperava, ci sarebbe stato anche un vantaggio per lui.

-         certo, sempre.

Sentita la risposta che desiderava avere, il biondo slytherin si congedò senza una parola, ma chi osservava bene poteva leggere nel suo sguardo apparentemente freddo un sentimento che non era altri che affetto misto a riconoscenza. A Blaise questo bastava. Draco non era bravo mai stato bravo a parole e si sarebbe strozzato piuttosto che fare una dimostrazione d’affetto, ma come biasimarlo?nessuno glielo aveva mai insegnato, e con i genitori che si ritrovava,,,non era quella persona cattiva che tutti compreso Draco stesso credevano. Sapeva che il suo modo di essere non era che la conseguenza di una vita ingiusta. Lui ammirava profondamente l’amico per la sua forza, per la sua volontà … per avere resistito nonostante la mancanza di ciò che egli si riprometteva di far trovare all’amico molto presto, l’unica cosa che non aveva mai avuto: l’amore.

 

-         E’ fatta disse.- e così dicendo si ritrovo a sorridere da solo come un idiota.

 

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Un nuovo anno era iniziato il sesto per la precisione. Un altro stupido insignificante anno.

Camminava diretto alla sala grande dove doveva incontrarsi con Ron e Hermione, incurante dei saluti amichevoli, e degli sguardi ammirati che alcuni studenti del primo anno gli rivolgevano.

Se gia gli davano fastidio prima ora non c’era paragone. Cos’era tutto quell’entusiasmo quella ipocrisia, quegli insulsi sorrisi che gli venivano rivolti quando poco più di tre mesi prima lo consideravano un pazzo esibizionista?

Harry oramai non lo sopportava. Avrebbe voluto arrabbiarsi, gridare, insultare ma gli mancavano le forze.

Laddove prima c’era il suo cuore ora c’era un vuoto che ogni giorno si faceva sempre più incolmabile da lasciarlo senza neanche più lacrime. Se non fosse stato per Ron e per Hermione lui da tempo avrebbe ceduto al richiamo di colei che tante, troppe persone a lui care si era presa. La morte impietosa dimenticava sempre lui ma mai chi lui amava,: sua madre, suo padre… l’ultimo era stato Sirius . Tremava al pensiero che la prossima volta sarebbe potuto toccare a Lupin, a Tonks e perchè no anche ai suoi amici se le cose continuavano di quel passo. Un brivido gli corse lungo la schiena.

 Ma se andava ancora avanti nonostante tutto era per il desiderio di risparmiare chi ancora voleva bene, per cercare di proteggerli da una minaccia che solo lui suo malgrado aveva il compito e il potere di sconfiggere: Voldemort.

Si ricordava ancora bene quel giorno in cui il preside gli rivelò il suo destino e infausto compito. Comunque sarebbe finita era il sangue che avrebbe suggellato la fine dell’intera storia. Il suo o quello del nemico non faceva differenza sarebbe stato comunque un omicidio.

Questa consapevolezza lo smorzava incupendo i suoi sogni e la sua stessa esistenza ora che non aveva più neanche una figura paterna a cui aggrapparsi. “Sirius… se solo io…” si morse il labbro nel tentativo di non ricordare.

Immerso nei suoi pensieri non si era accorto di esseri fermato nel bel mezzo del corridoio rischiando di andare a scontrarsi con la folla che usciva dalla aula affianco.

-         Harry… Harry!Harry… Stai attento!– gli gridò ron .il giovane griffyndor  fece appena in tempo a spostarsi prima che un folto gruppo di serpeverde lo investisse.

Disorientato si fece largo tra la folla quando una voce che conosceva fin troppo bene lo rimbeccò

-         sveglio come sempre eh Potter? Ma così mi faciliti le cose… non avrò alcun problema a toglierti di mezzo se continui dormire in piedi…

-         Malfoy…- disse stancamente il moro. Lo slytherin lo guardava di sottecchi lo stava raggiungendo con la sua caratteristica andatura altezzosa ed elegante, accompagnato dall’immancabile Zabini,fermandosi a pochi passi da lui; evidentemente la classe che l’aveva quasi investito era la sua. Il suo sguardo di solito beffardo in quel momento era freddo, penetrante e riluceva di una luce malsana.

-         In persona…-

-         Non ora…un’altra volta sarò ben felice di schiantarti ma ora no. – e così dicendo gli voltò le spalle e fece l’atto di raggiungere ron ed hermione che stavano correndo verso di lui temendo scoppiasse il peggio.

Non aveva alcuna voglia di subire le parole di vendetta e di odio di malfoy… non in quel momento almeno. Senza contare che il vederlo gli faceva venire i crampi allo stomaco poiché lo collegava direttamente a Bellatrix, la zia di Malfoy e assassina di Sirius.

-         No aspetta Potter...- e così dicendo cerco di trattenere il giovane griffyndor per una spalla. Harry  si voltò e lo fulminò con lo sguardo.- lasciami- intimò.

Il suo tono non ammetteva repliche e il biondo lasciò subito la presa impressionato dall’asprezza della voce del suo nemico che mai gli aveva sentito Erano a poco più che un palmo di naso, harry poteva sentire il respiro del  nemico che profumava di menta.  Gli occhi di Draco tradirono la sorpresa e per un attimo parvero a Harry che rivelassero una profonda tristezza ma fu solo un attimo, poiché malfoy si appresto a distogliere lo sguardo e con il solito cipiglio arrogante borbotto qualcosa e se ne andò.

-         ehi harry tutto bene?- interloquì un preoccupato Ron.

-         Ehm.. si certo.- e cercò di sorridere per nascondere le emozioni che lo sconvolgevano. Hermione lo osservò poco convinta ma non aggiunse niente. Perciò continuarono a camminare tranquillamente.

Per quanto l’episodio potesse sembrare banale  Harry non riusciva a cancellare quella sensazione. Si l’aveva vista, ne era sicuro. Era la stessa che trapelava da lui l’aveva riconosciuta… e si chiamava sofferenza. Era sconcertato. Malfoy sempre così arrogante, avvolto da un alone di sicurezza che gli veniva  dalla consapevolezza del suo fascino e dell’importanza del suo nome, aveva tradito un sentimento di dolore. Lo stesso che Harry vedeva ogni volta che si guardava allo specchio. E si ritrovo a provare un inaspettato senso di compassione e comprensione verso colui che aveva sempre odiato e continuava ad odiare.

Da una altra parte un certo biondo non era meno perplesso di lui. Ma cosa gli era venuto in mente? Si rimproverò. Perché quella reazione sciocca, cosa l’aveva sconvolto così tanto? E perché mai per un attimo aveva avuto il moto di parlare semplicemente con Potter piuttosto che della solita tentazione di scagliargli milioni di maledizioni?aveva rischiato di compromettere l’intera “missione”.

 Dandosi mentalmente dell’idiota andò più furente che mai nella sala comune dei serpeverde, senza notare il sorrisetto compiaciuto di Blaise.

“ e non ho ancora fatto niente…” pensò.