Disclaimers: i soliti, Dragon Ball non è mio, non ci guadagno nulla ecc. ecc.


Esplorando il corpo umano

di Kei


Piccolo non poteva credere ai suoi occhi.

Eppure non potevano esserci dubbi. Aveva visto benissimo quello che era successo. Nei più minimi dettagli.

Arrossì (se così si può dire di un essere con la pelle verde) fino alla punta delle orecchie, al pensiero.

Di certo non aveva voluto spiare, soltanto accertarsi che sulla terra tutte le persone che conosceva stessero bene, ma quando aveva visto "quella" scena si era raggelato... intendiamoci, non era la prima volta che guardando la terra dal suo ex palazzo gli capitasse di vedere i suoi amici fare del sesso, ma questo... questo!

Era oltraggioso, scandaloso, privo di ogni logica!

Già il sesso tra gli umani per lui era privo di significato (logicamente a parte nel caso della procreazione), e non vedeva cosa ci trovassero per passarci tanto tempo. Poi a quanto pareva ogni tanto era anche doloroso...misteri dell'animo umano, che amava farsi male in continuazione...

Si, l'aveva accettato di buon grado, visto che anche Gohan era nato in quel modo, però...però questo era troppo!

Insomma, aveva capito che il sesso lo facevano solo le coppie che si amavano, e allora cosa diavolo ci facevano Goku e Vegeta avvinghiati come animali in calore su quell'isolaaaaaaaa[1]!!!!!!!!!

E poi erano due uomini, due maschi, per Dende!

E si odiavano a morte, o almeno Vegeta odiava Kaharot, come lui lo chiamava, da morire.

E ora stavano là distesi, incuranti di qualsiasi sguardo avrebbe potuto coglierli, un sorriso di beatitudine sul volto, l'uno stretto all'altro.

Abbassò di nuovo l'occhio in loro direzione per rialzarlo subito dopo imbarazzato, scorgendo Goku che si sporgeva verso Vegeta per stampargli un dolce bacio sulle labbra.

E ora cosa avrebbe dovuto fare? Logicamente far finta di nulla, ma non sapeva se sarebbe riuscito a trattenersi dal chiedere una spiegazione a quei due folli. La curiosità che aveva su questo beneamato sesso di cui sentiva parlare in continuazione lo rodeva da anni, e non aveva mai avuto il coraggio di chiedere nulla a nessuno dei suoi amici.

E a chi, poi?

Goku, con i suoi ragionamenti contorti e quella stupidità infantile che tanto lo irritava?

Krilin, l'essere più timido di tutta la terra?

Vegeta? Lo avrebbe polverizzato all'istante, e poi non è che avessero questo gran dialogo...

Gohan...

Beh, in effetti aveva pensato più volte di parlarne con lui ma all'ultimo momento si era sempre bloccato. D'accordo che era il suo migliore amico, ma non si sarebbe mai permesso di far domande sulla sua vita privata. E poi era da tanto che non andava a trovarlo.

Insomma, l'unico modo per saperne qualcosa di più sarebbe stata un'esperienza diretta, ma non c'era modo.

Lui era un Namecciano, e i Namecciani non hanno sesso.

Poteva procreare espellendo un uovo dalla bocca, ma era tutt'altro che piacevole, e preferiva non avere eredi.

E poi il suo erede ce l'aveva già, era Gohan.

Ma voleva assolutamente sapere qualcosa sul sesso, qualsiasi cosa, dannazione! Leggere libri su libri non gli sarebbe servito a molto.

Gettò un'altra occhiata veloce ai due Saiyan che intanto avevano ricominciato i loro giochini, e si allontanò dal bordo della terrazza stizzito. Probabilmente la sua curiosità non sarebbe mai stata soddisfatta.

Passò davanti ad una porta chiusa, e un pensiero lo colse improvviso. Si voltò verso la porta fissandola pensieroso. Magari c'era un modo...

Si guardò in uno dei tanti specchi del palazzo.

Perfetto!

Incredibilmente perfetto.

Era umano.

Pelle rosea e calda, scuri e corti capelli che sfioravano morbidi la sua fronte, profondi occhi verdi, orecchie piccole e ben formate, unghie corte, denti non più aguzzi e soprattutto niente antenne e niente colorito verdastro.

Tirò un sospiro di sollievo.

Aveva funzionato alla perfezione.

Si era proprio dimenticato di quel vecchio libro di formule magiche che permetteva di cambiare razza a chiunque. Peccato che la trasformazione non durasse più di 24 ore... [2]

Ma sarebbero bastate, probabilmente, per quello che aveva in mente. L'importante era non farsi prendere da fretta e panico e organizzare un piano in grado di funzionare. Ma quale piano avrebbe potuto fare al caso suo?

Si guardò per l'ennesima volta nello specchio, ammirando le splendide forme che l'incantesimo gli aveva donato, prendendole dalle proprie.

In effetti era del tutto uguale al suo corpo abituale, gli stessi lineamenti, gli stessi occhi, la stessa altezza, ma era decisamente più bello, era bello quasi quanto Gohan.

Non aveva mai visto un terrestre più bello di Gohan. Era assolutamente il più bell'esemplare di quella razza, a partire dalla scurissima testa di neri capelli per arrivare alla punta dei piedi. Ricordava le sue forme scultoree quando dopo una durissima sessione di allenamento, improvvisamente si levava tutti i vestiti e si gettava nel primo lago delle vicinanze, per uscirne poi con un sorriso luminoso, completamente nudo, la pelle bronzea, i muscoli guizzanti, le forme perfette accarezzate da goccioline d'acqua...

Una visione...

Improvvisamente Piccolo si riebbe, colpito da un dolore intossicante alla base dello stomaco e più giù, nel basso ventre.

E per la prima volta guardò attentamente quella parte del suo nuovo corpo che qualche minuto prima aveva accuratamente evitato di ispezionare.

Stava succedendo qualcosa di strano, si sentiva andare a fuoco, ma non era una sensazione del tutto spiacevole. Si appoggiò ad una parete, ansimando, mentre notava che qualche cosa succedeva in "quella" parte del suo nuovo corpo. Non riusciva a capire come, ma stava... ecco, crescendo. Cominciò a preoccuparsi anche perché si sentiva sempre più debole e accaldato, la sensazione che gli invadeva il basso ventre era quasi abbastanza potente da troncargli il respiro.

Forse l'incantesimo non aveva funzionato a dovere e ora ne avrebbe pagato le conseguenze.

Oppure quella era una cosa che agli umani succedeva abitualmente?

Avvicinò una mano a quella parte che ora pulsava atrocemente, ma la sensazione che provò sfiorandolo lo fece gemere.

Che cosa diavolo era?

Il caldo era aumentato, e la sensazione soffocante pure. Avvertiva un bisogno sfrenato di qualcosa, ma non sapeva cosa.

Ansimando come un pazzo si diresse verso il bagno e si buttò sotto un getto d'acqua gelata, per cercare di fermare quel caldo soffocante. Con suo sollievo, dopo qualche minuto, la temperatura si abbassò, e con suo stupore anche nelle "parti basse" tutto tornò come prima. Uscì dal getto d'acqua con un sospiro di sollievo, cercando di dimenticare il panico appena provato. Ripensandoci si convinse che forse l'incantesimo non era riuscito del tutto e si era verificato un problema, ma se bastava un po' d'acqua fredda a risolverlo, allora forse non era tanto grave.

Però si sentiva strano, il suo corpo, gli lanciava uno strano segnale, che partiva come al solito da quella stupida zona. Era qualcosa di simile alla... frustrazione, ma non fisica, mentale. Ci rifletté su per un po', poi scosse la testa e decise che se voleva sperimentare il famoso sesso avrebbe dovuto muoversi in fretta, in fondo aveva meno di 24 ore.

Creò con i suoi poteri dei vestiti il più possibile simili a quelli dei terrestri, si specchiò ancora una volta per controllare di essere credibile e

finalmente si allontanò in volo dal palazzo.

 

 

Gohan quasi lasciò cadere la busta della spesa che teneva in mano. Eppure era impossibile sbagliarsi, quella presenza che sentiva era senza dubbio sua... ma non riuscì a vederlo da nessuna parte per quanto si sforzasse. Tuttavia era sicuro che fosse dannatamente vicino.

Si mosse all'inseguimento della strana aura che sentiva, guardandosi intorno stralunato. L'aura procedeva dritta in avanti, ma sembrava spaesata, intimidita da qualcosa. E non era possibile immaginare Piccolo intimorito da qualcosa, sulla terra.

Ma era sicuro che quelle fosse la sua aura. Come poteva confonderla dopo tutto il tempo che avevano passato insieme?

Aumentò la velocità per raggiungere il punto da cui proveniva l'aura, trovandosi improvvisamente in un vicolo buio e silenzioso, disturbato solo dal rumore di passi lenti e moderati, avvertendo sempre di più la presenza del suo amico nell'aria.

Ma non riusciva a vederlo.

Davanti a lui c'erano solo le spalle di un giovane sulla trentina che camminava lentamente guardandosi intorno.

Un bellissimo giovane con un fisico muscoloso almeno quanto il suo (cosa strana per un terrestre) e dei lineamenti affascinanti e stranamente familiari.

Gohan si fermò per un attimo, riflettendo.

E ad ogni passo in avanti dello sconosciuto avvertì un affievolirsi dell'aura che sentiva.

Non era possibile, come poteva essere...?!

Avrebbe tentato, al massimo si sarebbe scusato per l'eventuale errore, già sapendo che non sarebbe successo.

Sentì una mano che si poggiava sulla sua spalla, e una voce chiamarlo.

"Piccolo?"

Si voltò di scatto, ammutolendo per la sorpresa, spalancando la bocca e parlando prima di riuscire a fermarsi.

"GOHAN?!"

Dannazione, aveva fatto una grossa stupidaggine, si era tradito come un imbecille!

Il ragazzo al suo fianco pareva stupito, ma non del tutto, come se se lo aspettasse.

"Allora sei davvero tu, non mi ero sbagliato!" lo squadrò da capo a piedi con sospetto. "Ma come..."

Piccolo sospirò, tanto valeva raccontargli tutto... o quasi.

Meglio sorvolare su un certo particolare.

"Lo sai che sono stato Dio, tempo fa, no? I miei poteri permettono cose anche più strane di questa."

Il giovane lo guardava incuriosito più di prima.

"Ma...perché? Perché hai deciso di assumere sembianze umane? Non che tu stia male, ma..."

Ecco il particolare su cui era meglio sorvolare. Chissà cosa avrebbe detto Gohan sapendo la vera ragione per cui era diventato umano...

Cercò di nascondere il viso dallo sguardo inquisitore dell'amico.

"Mi andava di provare la vita da terrestre per una volta. Tanto fra neppure 20 ore tornerò come prima..."

Gohan lo guardò sospettoso, ma sospirò accettando la risposta come buona.

"E così camminavi solo e pensieroso per la città soltanto per provare la vita di un terrestre? Lo trovo un po' strano ma se lo dici tu..." poi sorrise. "Ma scusa, perché non fai qualcosa di interessante che solo gli umani possono fare, al posto di passare il poco tempo che hai passeggiando nei vicoli malfamati?"

Beh, pensò Piccolo, in realtà la mia intenzione era quella ma non sono riuscito trovare nessuna che facesse al caso mio...

Logicamente non lo disse a Gohan, però gli chiese cosa avrebbe potuto fare, che non avesse già fatto e che solo gli umani potevano fare.

Gohan a questa domanda ebbe una reazione decisamente strana. Prima assunse un'espressione riflessiva, poi socchiuse le labbra con entusiasmo, poi arrossì violentemente e infine abbassò il capo mormorando: "Non so..." con voce fievole.[3]

Piccolo lo guardò sospettoso, chissà che gli era preso...

Gohan cominciò lentamente a pensare a voce alta ma non aveva ancora rialzato la testa.

"Dunque, cos'è che non puoi fare di solito che gli umani fanno? Bere, mangiare, magari qualcosa di buono e insolito..." il sorriso tornò sul volto di Gohan. "Ecco, potrei portarti in un ristorante..."

Piccolo non riuscì a trattenere una leggera smorfia di disappunto: tutti i suoi piani sarebbero presto andati in fumo...

Gohan si accorse della smorfia e improvvisamente si incupì.

"Però...scusa, magari vuoi stare da solo...è che pensavo ti facesse piacere la mia compagnia, visto che è da tanto tempo che non ci vediamo, e oggi non ci sono neppure Pan e Videl che aspettano il mio ritorno...però probabilmente sarei solo una seccatura..." il mezzo Saiyan aveva un'espressione triste, ma poi sorrise al Namecciano come faceva sempre e si preparò a lasciarlo.

Piccolo si pentì come mai in vita sua di quella mancanza di autocontrollo.

Aveva ferito Gohan, sembrando così insensibile alle sue premure, e non ne aveva la più piccola intenzione.

Non sapeva come comportarsi, se lo avesse seguito non sarebbe mai riuscito a proseguire nel suo intento; ma al diavolo, non poteva paragonare una serata con Gohan ad una stupidaggine come quella!

Afferrò una manica della maglia che Gohan indossava, fermandolo giusto in tempo prima che lo lasciasse.

"Nessuno ti ha detto che non voglio venire con te!"

Gohan lo guardò stupito da quello strano atteggiamento.

"E' che pensavo di disturbarti, sei sempre così occupato ultimamente, non vieni mai a trovarmi e raramente ci sentiamo, quindi pensavo che non avessi più bisogno di avermi tra i piedi..."

Non riusciva a credere a quello che aveva appena detto, e al tono in cui l'aveva detto. Per trovare una giustificazione alla mancanza di tatto avuta poco prima, aveva tirato fuori qualcosa che lo feriva molto, ma di cui Gohan non aveva colpa. E l'aveva pure detto con tono accusatorio...

Arrossì, e stavolta il suo solito colorito verde non l'avrebbe aiutato a mascherare l'imbarazzo.

Gohan lo fissava infatti con occhi e bocca spalancati, non credendo alle sue orecchie e soprattutto alla sua vista.

Allora Piccolo arrossiva, qualche volta... certo che il suo colorito abituale non lo lasciava intendere per niente...

Piccolo lo strattonò per farlo riprendere.

"Lascia stare, sto vaneggiando." Lasciò la presa e si girò, ritrovandosi subito un braccio bloccato dalla stretta del mezzo Saiyan, che emise un sospiro colmo di rimorso.

"Mi dispiace. Lo so che dovrei venire a trovarti più spesso, ma davvero non ne ho avuto il tempo, e non sai quanto questo mi sia dispiaciuto. Come puoi pensare che io non voglia più essere tuo amico, però? Mi pareva di averti dimostrato più volte quanto tengo a te..."

Le ultime parole furono pronunciate in un soffio, creando nel corpo di Piccolo una nuova sensazione: brividi gli passarono attraverso la spina dorsale al suono dolce e morbido di quell'ultima frase.

Lentamente si girò a fronteggiare il suo adorato pupillo.

"Non badarci, non so quello che dico...probabilmente entrando in possesso di un corpo umano ho acquisito anche la follia tipica di questa razza..."

Piccolo sorrise, e questo lasciò Gohan senza fiato.

Il suo sorriso era bellissimo, lo faceva sembrare del tutto identico al Piccolo che lui aveva sempre visto, ma c'era qualcosa in più, una nuova dolcezza che i lineamenti Namecciani non riuscivano ad esprimere.

Gohan lo fissò per qualche secondo, poi con allegria disse:

"Ok, parentesi chiusa. Ora io e te andremo nel più bel ristorante della città e tu assaggerai i cibi più squisiti di questo mondo, e senza protestare!"

Gohan sorrise, nel suo solito, adorabile modo.

Piccolo sentì di nuovo lo strano calore che lo aveva colto all'inizio della sua trasformazione, insieme ad uno strano bisogno di avvicinarsi a Gohan e di stringersi a lui.

Cercò di scacciare dalla mente quel pensiero e sorrise ancora, sentendo Gohan che gli afferrava di nuovo il braccio trascinandolo in una strada affollata e piena di luci e gli spiegava come avrebbero trascorso la serata.

Era incredibile quanto potessero essere buone le cose che Gohan continuava a mettergli nel piatto!

Era ormai un'ora che mangiava pietanze strane dai colori vividi e dal profumo inebriante, seduto in un appartato angolo di un appartato localino, e Gohan quasi lo costringeva a provare di tutto, gongolando quando vedeva il Namecciano divorare il cibo con gusto. Se gli umani dovevano mangiare simili squisitezze due volte al giorno allora la loro vita doveva essere un paradiso!

Vide Gohan ridere quando prese un'altra porzione di riso al vapore, e gli chiese che cosa c'era di tanto divertente.

"Ti piace tanto il riso?"

"Certo, è la cosa più buona che ho mangiato!"

Gohan rise nuovamente, spiegandogli che quello era il piatto più banale e comune, l'unico che non mancava mai, e di cui non molti avrebbero sentito la mancanza.

Piccolo rimase interdetto, gli umani dovevano essere folli per non apprezzare questa prelibatezza... scosse la testa incredulo.

E non era solo il cibo, anche le bevande erano a dir poco squisite...quanto avrebbe rimpianto quelle cose appena avesse riavuto il suo fisico Namecciano che poteva assimilare solo acqua... e d'improvviso gli ritornò in mente il motivo per cui si era trasformato, e quasi si soffocò col boccone che stava ingoiando.

Portò alle labbra una bottiglia che si trovava nelle immediate vicinanze e la scolò tutta d'un fiato, per evitare di morire di asfissia, prima di avvertire l'esclamazione allarmata, quasi un urlo, di Gohan.

"No, non berlo tutto!"

Troppo tardi...

Piccolo guardò il suo compagno costernato, senza capire cosa aveva fatto di male.

Gohan lo guardava preoccupato.

"Accidenti, potrebbe farti male tutto quell'alcool, non ci sei abituato...come ti senti?"

Piccolo ci pensò un attimo prima di rispondere. Si sentiva andare a fuoco, quello che aveva appena bevuto gli bruciava stomaco e gola, e inviava preoccupanti vampate di calore lungo tutto il suo corpo. Vampate familiari, molto simili a quelle avvertite poche ore fa durante quella strana esperienza col suo nuovo corpo.

Arrossì, non solo per il caldo, fissando intimidito Gohan.

"Uh... bene, anche se mi sento un po' scosso..."

Gohan sospirò. "Spero tu non ti sia ubriacato...da ora in poi sarà meglio che tu beva solo analcolici." Gli sorrise rassicurante. "Non è successo nulla di grave, solo che non so come potresti reagire a tutti questi nuovi stimoli e mi preoccupo molto per te..."

Accidenti, l'effetto di quella dannata bevanda stava peggiorando! Lo sguardo di Gohan a seguito di quelle parole gli fece scorrere il sangue più velocemente e in punti in cui non si aspettava di sentirlo, e cominciava a sentirsi stranamente irrequieto; con orrore si rese conto che il suo corpo stava tentando di avvicinarsi di più al suo ex allievo, e scrollò la testa per diradare la nebbia che pareva essere spuntata dal nulla.

Appoggiò i gomiti sul tavolo e con essi sorresse il capo che pareva essere diventato di piombo.

Sollevò lo sguardo sul suo compagno per trovare due occhi carichi di apprensione e allo stesso tempo comprensione.

La mano di Gohan si poggiò sulla sua spalla e la sua voce gli arrivò soffice all'orecchio.

"Lo sapevo, ti sei quasi ubriacato con un solo bicchiere di sakè... forse è meglio che io cerchi un posto per farti stendere prima che tu ti senta male..."

La nebbia continuava ad insinuarsi nei suoi sensi, rendendo la voce di Gohan più ovattata e morbida, le sue forme più dolci, il suo viso più splendente e il suo sorriso più accattivante.

Si sentiva talmente intontito che quasi non si accorse che Gohan si era alzato, aveva pagato il conto e ora l'aveva preso sotto braccio portandolo al di fuori del locale.

L'aria fresca fu un toccasana per la sua mente annebbiata, già sentiva di riacquistare un po' di conoscenza; cominciava ad odiare quel corpo e tutte le sue debolezze, anche se stare così vicino a Gohan, essere quasi abbracciato a lui e per una volta essere lui ad essere aiutato, non dover aiutare,era davvero piacevole... Sentì i suoi piedi sollevarsi dal suolo e pensò che quello strano intruglio lo stesse facendo impazzire, quando si accorse che Gohan lo stava conducendo da qualche parte, probabilmente al Santuario, in volo.

Ma il pensiero di ritornare a casa in quelle condizioni lo fece sobbalzare.

"No, Gohan, non portarmi al Santuario, non voglio che Dende e Popo mi vedano... così."

"Non avevo nessuna intenzione di portarti al santuario, Piccolo."

La voce del ragazzo era ferma e decisa, piuttosto strana, comunque.

Piccolo si chiese se per caso era arrabbiato con lui. In effetti avrebbe dovuto...gli aveva fatto sprecare una serata e oltretutto si era sentito male e lo aveva costretto ad occuparsi di lui come un bambino.

Si sentiva un perfetto idiota.

Si divincolò dalla presa di Gohan e si allontanò da lui di qualche metro, ma dopo qualche attimo si accorse di non avere il pieno controllo del suo corpo. Decise comunque che non poteva più contare sull'infinita pazienza del suo amico.

"Grazie...grazie di tutto, Gohan, ma ora posso farcela benissimo da solo, puoi tornare a casa, io starò da qualche parte ad aspettare che questo mal di testa e l'incantesimo passino e poi tornerò al Santuario, sei stato molto gentile con me e..."

"Piccolo."

La voce gelida che pronunciò il suo nome lo fece sussultare, e interruppe la frase a metà.

L'espressione di Gohan non faceva presagire nulla di buono. Era molto serio, e sembrava contrariato.

"Piccolo", il mezzo Saiyan ripeté, "non intendo dirtelo due volte. Ora tu vieni con me, in un luogo dove potrai riposare, e fino a quando non ti sarà passata la sbornia, farai quel che ti dico io e rimarrai con me, non voglio sentire proteste su disturbare o cose del genere."

L'espressione di Gohan si addolcì di colpo.

"E' colpa mia se ti sei ubriacato, e non mi va di saperti solo e quasi indifeso sulla terra con un nuovo corpo da gestire mentre io dormo tranquillo come se niente fosse. Ok?"

Piccolo era come raggelato, la reazione di Gohan era stata sorprendente, un vero tifone, l'aveva sconcertato. Temeva di averlo fatto arrabbiare come mai prima d'ora e invece scopriva che quella rabbia era soltanto apprensione, e PER LUI!

Non sapeva cosa rispondere quindi annuì con un semplice cenno del capo. E poi si sentiva troppo debole per ribattere, e litigare con Gohan non era nei suoi progetti futuri. Quindi si lasciò nuovamente prendere sottobraccio e lasciò al suo amico il compito di condurlo da qualche parte, mentre sentiva di cominciare a perdere conoscenza.

 

Si ritrovò sdraiato su un letto morbido ed enorme. Cercò di sollevarsi sui gomiti ma quel semplice sforzo gli fece dolere la testa. Si guardò intorno stupito, senza ben capire cosa stava succedendo, e poi d'un tratto ricordò gli ultimi dieci minuti prima di perdere conoscenza: quella strana bevanda infuocata, la nebbia, il mal di testa, Gohan che lo rimproverava con il viso serio sotto la luce della luna...

Gohan! Dove era Gohan?

Voltò la testa più volte disperato cercandolo da una parte all'altra della stanza, ma non riuscì a vederlo, e cominciò a sentirsi solo, abbandonato a se stesso, dentro un corpo non suo e con quel fastidioso ronzio che gli invadeva il cervello.

E soprattutto lontano da Gohan.

Sentì qualcosa di caldo bruciargli gli occhi e poi scivolare giù per una guancia, e si accorse con grande meraviglia che stava piangendo. Non riuscì neppure ad aprire le labbra per esprimere il suo stupore, era inebetito dal dolore che gli attanagliava il cuore al pensiero che Gohan lo avesse lasciato solo, dopo avergli detto tutte quelle belle parole, lo avesse sistemato in qualche modo e poi se la fosse squagliata fiero di aver compiuto il suo dovere.

Come aveva potuto fargli questo?

Piccolo si era fidato e lui...

Un rumore che parve perforargli i timpani lo fece scuotere dal dolore che lo invadeva.

Qualcuno stava aprendo la porta della stanza e Piccolo si sentì indifeso, ora chiunque avrebbe potuto entrare e fargli del male se solo avesse voluto, e lui era solo, solo!

La porta si spalancò lasciando di stucco il Namecciano.

Gohan, con in mano una tazza di plastica che emanava un odore forte ma piacevole, e un sacchetto nell'altra, lo guardava ancora più allibito.

"Piccolo, cosa ti è successo? Stai piangendo... Qualcuno è forse entrato e ti ha fatto del male?" il ragazzo si guardò intorno ma vide che era tutto in ordine, a parte il Namecciano che sembrava la quint'essenza della sofferenza.

"Stai ancora male per la sbornia? Pensavo dormissi ancora, e così sono andato a prenderti del caffè, vedrai, ti farà star meglio, lo poggio qui. Hai dormito per un bel pezzo, sai? Ormai tra neanche tre ore potrai tornare in possesso del tuo corpo e..."

Gohan andò a sedersi sul bordo del letto, continuando il suo discorso di rassicurazione, quando improvvisamente si ritrovò stretto al petto dell'uomo accanto a lui, immobilizzato dalle due forti braccia che lo avvolgevano.

Non ebbe tempo di fare domande perché Piccolo iniziò a mormorare piano il suo nome.

"Gohan, ho avuto paura che tu fossi scappato, che fossi andato via da me...che mi avessi lasciato solo, e io non voglio restare solo, mi sento così strano, la testa mi fa un male tremendo, le orecchie mi stanno scoppiando, e poi è tutto il giorno che quando mi stai vicino sento caldo e ho voglia stringerti, maledizione! Questo corpo è un inferno! E quel che è peggio è che sto diventando anche sensibile come un umano! Sto provando dei sentimenti assurdi! Guarda, sto anche piangendo! Maledizione, io non devo piangere!"

Piccolo lo scostò da se bruscamente, riprendendosi in un lampo ma con gli occhi ancora bagnati di lacrime.

"Scusa, non so cosa mi sia preso, ma è meglio se mi stai lontano, hai visto cosa è successo adesso? Se il calore che sento qui" disse, poggiandosi una mano sul cuore, " e qui", e indicò al ragazzo la parte inferiore del busto "non diminuisce potrei arrivare a farti del male..."

Gohan non parlò, semplicemente lo guardò con gli occhi sgranati, ma dopo qualche secondo il torpore passò e allungò la tazza del caffè a Piccolo, che la prese sospettoso, e per mascherare l'imbarazzo di trovarsi sotto quello strano sguardo, lo portò alle labbra e ne bevve un sorso.

Nella sua mente il pensiero "Quant'è amara questa roba" lampeggiava ad intermittenza, ma non voleva dare a Gohan un altro dispiacere e continuò controvoglia a berlo lentamente, aspettando una sua parola.

Gohan pareva pietrificato, ma lentamente parlò, con tono cauto, rivolgendosi a Piccolo.

"Senti caldo...lì...?"

Era più un'affermazione che una domanda, in effetti.

"Da quando?"

Piccolo notò che l'amico non lo guardava negli occhi, ma continuava a fissare le coperte sul letto.

"Uhm, vediamo... appena mi sono trasformato e ho pensato che il tuo corpo nudo era quasi uguale al mio..."

Improvvisamente capì che aveva detto qualcosa di troppo, Gohan era impallidito.

"I-ilmiocorponudo... va...va bene...e poi, è successo qualcosa di strano?"

"No, mi sono fatto una doccia fredda e mi sono sentito subito meglio... però stranamente quando ti ho visto il malessere è ritornato..."

Gohan sembrava diventare sempre più pallido, ad ogni parola. Deglutì pure una o due volte, rumorosamente.

"Qualcosa non va Gohan? Ehi, non sarà per caso che è una malattia grave, non sarà che non potrò più riavere indietro il mio corpo e morirò tra poco? Dannazione, lo sapevo che non dovevo fare quest'incantesimo!"

Si alzò bruscamente dal letto, con qualche capogiro, e iniziò a camminare su e giù per la stanza borbottando.

Gohan intanto non aveva ancora aperto bocca, non si era mosso di un millimetro.

Piccolo smise di camminare per vedere se l'amico avesse reagito, ma nulla, non successe nulla per almeno un minuto.

Il tempo sembrava essersi fermato.

Poi Gohan sorrise, anche se i suoi occhi mantenevano la stessa espressione scioccata.

Piccolo gli si avvicinò.

"Qualcosa non va Gohan?"

"Piccolo, siediti qui."

Il suo tono era di nuovo imperativo ma più dolce, stavolta.

Piccolo lo guardò con sospetto ma si sedette accanto a lui sul letto.

"E così."continuò Gohan "Quando sei con me senti caldo lì..."

Piccolo annuì, sentendosi strano. Il tono di Gohan non gli piaceva, sembrava canzonatorio.

"E non è la febbre." Gohan poggiò improvvisamente una mano sulla fronte del Namecciano che sussultò sotto il suo tocco sentendo di nuovo il calore aumentare.

"Ecco, lo sta facendo di nuovo. Ho ancora caldo."

Gohan rise di cuore alle sue parole, senza levare la mano dalla sua fronte, e questo irritò molto Piccolo, che non era abituato ad essere preso in giro.

"Cosa c'è di così divertente? Ti rallegra tanto il pensiero che sto per morire? Grazie tante, pensavo fossi più..."

La sua accusa fu troncata dalla mano di Gohan che scivolò lentamente dalla fronte, e due dita si posarono sulle sue labbra.

Il ragazzo fece un sorriso malizioso.

"E cosa succede se faccio così?"

All'improvviso sulla bocca di Piccolo non ci fu più il tocco delle dita di Gohan, ma due labbra calde, che si muovevano dolci e lente sulle sue.

Sobbalzò quando Gohan si allontanò di qualche centimetro.

"E allora?"

Il Namecciano era ancora stordito. Quello era...ma certo, era un bacio! Aveva visto altre persone baciarsi, sapeva cosa era, non cosa significava, ma non avrebbe mai immaginato che potesse essere cosi...così. Niente poteva spiegarlo.

Tossicchiò, rendendosi conto di essere completamente paonazzo, prima di rispondere alla domanda di Gohan.

"Io...tu... cosa hai...è aumentato...il calore è aumentato, ma...cosa hai fatto? Perché?"

Gohan sorrise di nuovo al suo impaccio e Piccolo sentì la rabbia crescere, era stufo di essere preso in giro. Gliene avrebbe sicuramente cantate quattro, se quelle labbra calde non fossero di nuovo scese sulle sue bloccando ogni tentativo di parlare.

Stavolta però fu diverso, Gohan non si fermò subito come prima ma si fece più insistente, avvicinandosi di più al corpo del suo maestro e lasciando scorrere le mani sulle sue braccia. Le sue labbra si fecero sempre più esigenti, e d'improvviso si dischiusero, lasciando che la lingua scorresse ad accarezzare le labbra quasi secche del Namecciano.

Piccolo si sentiva così strano, accaldato, ma sicuro, in quella sorta di abbraccio, e senza neppure accorgersene si ritrovò ad assecondare i movimenti della lingua di Gohan e ad offrirgli la sua bocca. Il contatto tra le loro lingue fu qualcosa di elettrizzante, che Piccolo non riuscì a classificare, che gli fece ammorbidire le ginocchia e indebolire tutto il corpo. Mugolò leggermente quando il duello fra le loro lingue si fece più frenetico, e non riuscì a trattenersi dallo stringere a sé Gohan, passandogli un braccio intorno alla vita e uno intorno al collo.

Dopo qualche secondo la mancanza d'aria si fece sentire e il bacio fu bruscamente interrotto.

Piccolo guardò stralunato il viso del suo allievo, ansimante come lui.

"Piccolo..."

Gohan fece per baciarlo di nuovo, ma stavolta lui glielo impedì.

Aveva bisogno di risposte, e subito.

"Perché Gohan? Perché mi stai...baciando? E che cos'è questo calore che continua ad aumentare?"

"Ti sei eccitato."

"Cosa hai detto?" Piccolo era convinto che il ragazzo lo stesse prendendo in giro. Era sicuro di aver letto da qualche parte che eccitarsi significava più o meno voler fare sesso con qualcuno. Ma lui non poteva volere una cosa del genere. Gli uomini non facevano di solito sesso tra loro (a parte quei due cretini di Goku e Vegeta[4]), e poi quello era Gohan, il suo allievo, il suo migliore amico...

Eppure la cosa sembrava avere un certo senso, dato che Gohan non la smetteva di sorridere accattivante facendogli aumentare la temperatura corporea di numerosi gradi. Così quella era l'eccitazione, il desiderio sessuale...bene, cominciava ad imparare qualcosa.

"Uh...e...e allora?"

"Allora cosa?" sussurrò Gohan al suo orecchio, mordendogli delicatamente il lobo prima di farci scorrere la lingua. Il corpo di Piccolo fu scosso da brividi, e il suo autocontrollo per un attimo scomparve. Quando il Namecciano riuscì a ritrovarlo, si accigliò e si scostò di qualche centimetro, allontanando da sé Gohan posandogli le mani sulle spalle.

"Allora, come faccio a farlo passare! O devo tenermi questa dannata...eccitazione per tutto il giorno?"

Gohan sorrise tra sé.

"Ci sono due modi. Uno l'hai già sperimentato. Ma non è molto indicato, perché non sempre l'acqua fredda può funzionare. L'altro..." e improvvisamente Gohan scattò, chiudendo le dita intorno ai polsi di Piccolo in una morsa d'acciaio e spingendolo sopra il letto, impedendogli di muoversi con il suo stesso corpo "...béh, l'altro è lasciare che le cose seguano il suo corso..."

Piccolo stava tremando, quasi impercettibilmente, ma stava tremando. La reazione di Gohan lo stava spaventando, cominciò a sentirsi in svantaggio per qualche oscuro motivo. E in più, la nebbia nella sua testa non se n'era ancora andata.

Quello che vedeva davanti ai suoi occhi era un volto che aveva sempre amato, di cui aveva sempre avuto fiducia, e gli occhi di Gohan lasciavano bene ad intendere che non l'avrebbe mai ferito; scelse di non parlare, di non protestare, di aspettare semplicemente di vedere come il suo allievo si sarebbe comportato, completamente fiducioso.

Lo sguardo di totale fiducia negli occhi di Piccolo riempì il cuore di Gohan, che per un attimo si fermò. Il ragazzo realizzò allora cosa stava facendo, con chi era sdraiato nella camera di un Love Hotel, e questa realizzazione lo colpì come una martellata.

Bruscamente si mise a sedere liberando il suo maestro dalla stretta, e distogliendo lo sguardo. Piccolo pareva un po' dispiaciuto di questa interruzione, ma si vedeva chiaramente che era anche più sereno; sicuramente la situazione in cui Gohan l'aveva messo non era delle più semplici.

Gohan si sentiva però totalmente a suo agio, seduto accanto a quello che era stato per lui come un padre, un fratello maggiore, un amico; e quel bacio, la scoperta di non essere indifferente, di essere desiderato, anche se solo fisicamente, lo riempiva di una strana sensazione, si sentiva come se una lunga attesa fosse finalmente finita. Ma non aveva senso correre tanto, se teneva davvero a continuare quello che aveva iniziato, avrebbe dovuto essere sicuro di non essere il solo a volerlo.

"Piccolo, vuoi...vuoi che io...insomma, avrai capito che prima intendevo fare sesso con te."

Gli occhi di Piccolo, o di quella che era la sua nuova forma, si spalancarono quasi impassibilmente. Gohan sentì che stava per essere massacrato di pugni, il suo maestro non era tipo da sopportare certi affronti, e di certo sapere che stava per essere quasi violentato dal suo ex allievo lo avrebbe fatto scattare su tutte le furie.

Ma in effetti, rifletté, se il Namecciano si era eccitato con quel bacio, anche lui provava lo stesso desiderio. Questa certezza diede a Gohan nuova sicurezza e la forza di continuare.

"Piccolo, se vuoi io...io potrei far cessare la tua eccitazione...hai capito cosa intendo...e sarebbe un'altra nuova esperienza di vita umana..."

Tutto questo fu pronunciato da uno dei più forti guerrieri della galassia, che ora, oltre ad assumere ad ogni parola un colorito sempre più rosso, trovava davvero interessante la pavimentazione della camera e non smetteva di fissarla.

Piccolo non era sicuro di aver sentito bene, se quello con lui era davvero Gohan, se per caso l'incantesimo l'aveva portato in un mondo parallelo, se quello che aveva bevuto era veleno e ora era morto e in paradiso.

Gohan voleva fare sesso con lui.

Gohan.

Sesso.

Nella sua mente c'erano solo quelle due parole.

Avrebbe rifiutato. O forse no, non lo sapeva.

Che situazione assurda! Sono su un letto con Gohan, che mi chiede di fare sesso con lui! Chi l'avrebbe mai immaginato!

Cercò di riflettere per qualche secondo: se rifiutava, avrebbe ferito Gohan, ma non si sarebbe trovato nell'imbarazzo di una situazione sconveniente tra allievo e maestro, allievo che oltretutto era del suo stesso sesso.

Se accettava, non avrebbe deluso o ferito Gohan, avrebbe finalmente fatto cessare quel fastidioso calore e avrebbe soddisfatto un po' della sua curiosità sul sesso.

Quale era la decisione migliore?

Startene al tuo santuario e bruciare quel libro di magia insieme alla tua curiosità, idiota!

Non aveva idea di cosa fare.

Forse tutta questa indecisione era dovuta al suo nuovo corpo, era tipico degli uomini essere sempre così indecisi, lui di solito non impiegava più di qualche secondo a fare le sue scelte. Probabilmente, come aveva detto a Gohan la sera prima, stava davvero diventando folle come gli umani, perché davvero non aveva la più pallida idea di come comportarsi.

Come per cercare una risposta, guardò il giovane seduto al suo fianco, che si mordeva il labbro inferiore nell'attesa. Quelle labbra, poco prima così soffici e calde sulle sue...

"Oh, al diavolo!"

Già, al diavolo gli scrupoli, i legami di amicizia, l'imbarazzo, l'omofobia e tutto il resto! Con lui c'era Gohan per Dende! L'unico essere umano che desiderava avere accanto!

L'afferrò per un braccio e con brusco strattone lo fece girare verso di sé e lo baciò, forse con un po' troppa forza, ma, in effetti, era il primo bacio che dava, aveva ancora molto da imparare.

Quando si staccò da Gohan era ritornato il Piccolo di sempre.

"Offerta accettata, ragazzo. Se davvero lo vuoi, mostrami quel che voi terrestri sapete fare."

Gohan era sorpreso, quasi spaventato dalla risposta del suo ex maestro, così stupito da rimanere impietrito fino a che lo sguardo indagatore di Piccolo non lo fece scuotere.

"Non te ne pentirai..." si avvicinò fino a sfiorare di nuovo le labbra di Piccolo, stavolta senza più incertezze, con il solo scopo di eccitarlo maggiormente. Mentre lasciava sul suo viso baci infuocati, le sue mani iniziarono a scorrere sul torace sensibile del suo compagno, coperto solo da una sottile camicia, che lasciava ben poco all'immaginazione, mettendo in risalto i suoi muscoli ben formati.

Era incredibile come la trasformazione avesse lasciato quasi tutti i tratti principali del Piccolo che lui conosceva, donandogli un corpo così simile a quello vero. Gohan non poté che rallegrarsene, pensando a quanto gli fossero sempre sembrate affascinanti le forme del suo maestro, fin da quando l'aveva incontrato.

Un sorriso passò sulle sue labbra quando gemiti di piacere sfuggirono dalla bocca di Piccolo, sotto le sue carezze. Era incredibile che l'arrogante, freddo e calcolatore Namecciano stesse scoprendosi in quel modo, non cercando neppure di combattere la sensazione di piacere che stava provando. Era del tutto abbandonato al suo abbraccio.

Almeno fino a che non decise che era ora di agire, sorprendendo Gohan con una carezza inaspettata che gli attraversò il torace, sfiorandogli delicatamente i già sensibili capezzoli, che si indurirono maggiormente.

Evidentemente questa reazione incuriosì Piccolo che iniziò a dedicarsi al torace di Gohan con più attenzione.

Gohan sobbalzò sotto l'inesperto ma ugualmente eccitante tocco del Namecciano, lasciando che il suo amico esplorasse il suo corpo e soddisfacesse la sua ormai ovvia curiosità.

"Immagino che sia da tempo che ti chiedi come sarebbe stato fare sesso..." riuscì a chiedergli tra i sospiri di piacere, mentre si muoveva per adagiarlo sul letto al di sotto di lui. Iniziò a percorrere con le labbra la linea della mascella, per poi scendere più giù, verso il collo e la pelle vulnerabile della gola, trattenendo a stento un sorriso di soddisfazione quando sentì il corpo di Piccolo arcuarsi contro il suo.

L'attrito tra i loro corpi lasciò Piccolo senza fiato per qualche secondo.

Con uno sforzo enorme riuscì a riprendersi per rispondere.

"A dire il vero...il vero motivo per cui sono qui in un corpo umano...aaah...è proprio quello..."

Gohan aggrottò la fronte a queste parole, senza smettere di stuzzicare la calda pelle dell'uomo sotto di lui, iniziando a sfilargli la camicia, non tralasciando di far scorrere le mani su quell'ampio torace.

"Cosa? Vuoi dire che sei sceso sulla terra per fare sesso, senza neppure sapere come e con chi? Avresti dovuto chiedermi un consiglio prima, ti avrei di certo aiutato." E con uno strattone finì di sfilare la camicia che Piccolo indossava, creando libero accesso a quella pelle calda.

Mentre Piccolo ansimava sotto di lui, Gohan si mosse per riuscire a liberarsi dei propri vestiti, sussultando quando sentì le mani di Piccolo armeggiare con i bottoni dei suoi jeans.

"A quanto pare impari molto velocemente..."

"Non so neppure cosa sto facendo, so solo che voglio sentire la tua pelle contro la mia...queste sensazioni mi fanno diventare matto, non riesco a ragionare..."

Gohan sorrise.

"E' la frenesia della prima volta..."

Quando Gohan finalmente rimase con i soli boxer addosso, e il suo torace sfiorò quello già nudo del Namecciano, Piccolo non riuscì a trattenere il gemito di piacere che da tempo gli passava per la gola.

Gohan pensò che non avrebbe mai creduto che il suo maestro, di solito sempre taciturno, a letto potesse essere così rumoroso.

Qualsiasi altro pensiero fu interrotto quando Piccolo lo strinse a sé, avvolgendo con le sue braccia, e spinse il suo inguine contro quello di Gohan in una disperata richiesta di soddisfazione.

Non era più tempo di pensare, entrambi erano al limite, e Gohan decise che era ora di insegnare al suo maestro qualcosa di più. Mentre armeggiava per liberarlo dai suoi jeans, iniziò a stuzzicargli i capezzoli con la lingua, suscitando nuovi brividi e un abbraccio più stretto da parte dell'ormai fin troppo eccitato Namecciano. Con un solo fluido gesto tirò via jeans e boxer che imprigionavano il membro eccitato del suo compagno, che, in preda al piacere, continuava ad inarcare la schiena contro il letto e a scuotere la testa come per negare le sensazioni che lo stavano sopraffacendo.

Gohan sorrise tra sé: già reagiva così e ancora il bello non era iniziato...

Con studiata lentezza fece scorrere le mani lungo i fianchi del suo maestro, mentre con la lingua scendeva sempre più giù, strappando numerosi e alti gemiti al Namecciano.

Quando Piccolo, quasi accecato dalla lussuria, avvertì il respiro di Gohan fermarsi sopra il suo membro già duro, presagendo cosa sarebbe successo fu preso dal panico.

"No!" quasi gridò, prendendo la testa di Gohan fra le mani fermandolo prima che fosse troppo tardi.

Gohan lo guardò dapprima stupito, poi colse nel suo sguardo un lampo di paura, e afferrando i polsi del suo maestro con le mani, gli sorrise con dolcezza e spinse giù le braccia del Namecciano tenendole strette contro il materasso.

"Non preoccuparti, non succederà nulla. Fidati di me, non te ne pentirai."

Così dicendo Gohan abbassò di nuovo il capo e questa volta non fu fermato.

Piccolo si era trovato a combattere con uno strano sentimento quando Gohan l'aveva denudato, si era sentito insopportabilmente vulnerabile, ed era una nuova esperienza per lui. Non gli era mai successo di non riuscire a gestire le sue emozioni in quel modo, ma quando si era trovato nudo, indifeso ed esposto sotto il tocco del suo allievo si era chiesto se aveva fatto la cosa giusta, se il piacere che stava provando fosse meritevole della sensazione di completa dipendenza da Gohan che in quel momento stava provando.

Sentiva che ora Gohan aveva qualsiasi potere su di lui, avrebbe potuto ferirlo, umiliarlo, e Piccolo non avrebbe neppure protestato, distratto dalle sensazioni che il contatto fisico con il suo allievo gli faceva provare.

In preda al panico quando Gohan era sceso più giù, aveva provato a fermarlo, ma qualcosa in quel sorriso, in quel volto sempre così dolce con lui gli aveva fatto capire che con Gohan non doveva sentirsi vulnerabile semplicemente perché non gli avrebbe mai fatto del male.

Per questo non fece ulteriore resistenza quando il ragazzo inchiodò le sue mani al letto e continuò da dove si era interrotto.

Qualsiasi pensiero, qualsiasi preoccupazione, qualsiasi cosa fu spazzata via quando le labbra di Gohan si poggiarono sul suo membro eretto e tremante.

Una miriade di sensazioni che lo portarono sull'orlo della pazzia.

Come facevano gli umani a sopportare a lungo questo piacevolissimo tormento, c'era da impazzire, quelle labbra e quella bocca così calde non facevano altro che condurlo sull'orlo del più assoluto oblio, e sembrava che più tentasse di concentrarsi su qualcosa che non fosse la presenza di Gohan più la sensazione peggiorasse.

Il corpo di Piccolo si agitava quasi vergognosamente sotto gli spasmi di piacere che lo coglievano a ondate, rilassandosi solo quando Gohan si interrompeva per lanciare un occhiata al suo maestro per controllare che fosse tutto ok.

Quando la bocca di Gohan scese di nuovo su di lui Piccolo perse il controllo per la prima volta in vita sua, e poggiando le mani sul capo del suo allievo lo costrinse a dargli quella pace che sentiva di desiderare intensamente, pur ignorando cosa fosse.

Con uno strangolato gemito e senza sapere realmente cosa stesse accadendo, Piccolo liberò tutte le sue emozioni, lasciandosi andare al suo primo orgasmo, le mani strette a pugno tra i capelli del suo allievo, con il fiato corto e la vista annebbiata.

Gohan fu un po' stupito dalla furia mostrata dal suo sempre calmo mentore, quando l'aveva afferrato per il capo e spinto verso il basso si era quasi sentito soffocare, ma aveva voluto assecondare la passione di Piccolo, ed era stato ripagato dal suo grido di piacere mentre si svuotava nella sua bocca.

Piccolo ancora non capiva cosa fosse successo, aveva sentito tutta la sua forza scivolare via, la sua mente vacillare e il suo corpo esplodere, e a mala pena si era reso conto che qualcosa di lui aveva inondato la bocca di Gohan.

Nel vano tentativo di controllare i battiti del suo cuore e il suo respiro, si tirò su reggendosi sui gomiti, inviando uno sguardo perplesso a Gohan, che sorrideva, ora al suo fianco, passandosi un dito sulle labbra con una sensuale carezza. Il mezzo saiyan si sporse a baciare il suo amante, permettendogli di assaggiare il suo stesso sapore, fermandosi sulle sue labbra a chiedere con uno sguardo malizioso se gli era piaciuto.

Piccolo arrossì come mai in vita sua, abbassando lo sguardo.

"S-si...mi è piaciuto..." non riusciva a formulare un pensiero coerente, o una risposta soddisfacente, ma nella sua mente si fece strada la consapevolezza che Gohan fino ad ora era stato al servizio del suo piacere, mentre lui aveva fatto ben poco. E non era questo che Piccolo voleva: voleva imparare a dare piacere come a riceverne.

Questa consapevolezza lo scosse.

Guardò il suo pupillo dritto negli occhi con sguardo deciso e lo afferro per le braccia con forza.

"Gohan, voglio anch'io darti piacere come tu hai fatto con me, voglio che tu me lo insegni."

Gohan non diede segni di stupore, ma intrecciò le dita del Namecciano con le proprie e fece scendere la sua mano finché non sfiorò il proprio membro, già eccitato dal precedente giochino con Piccolo.

Un gemito gli sfuggì improvviso quando il Namecciano, con tocchi sperimentali, avvolse la sua virilità con la propria mano.

Piccolo capì ben presto in che modo dare piacere a Gohan, ricordando le sensazioni che aveva provato cercò di ripetere i gesti dell'allievo, accarezzandone il torace, soffermandosi a sfiorare con le labbra i capezzoli già duri, fermandosi nei punti in cui sentiva i mormorii di Gohan farsi più forti. Il ragazzo era in stato di totale abbandono, permetteva a Piccolo qualsiasi mossa, assaporando il tocco e il calore di quelle mani e quella bocca sul suo corpo.

"Più forte..." fu l'unica frase che riuscì a pronunciare in preda alla frenesia del momento.

Piccolo non se lo lasciò ripetere, e aumentò il ritmo delle sue carezze sul membro di Gohan fino a che il ragazzo non si inarcò sul letto con un gemito, la voce strozzata, e raggiunse finalmente l'orgasmo.

Non smise di guardare il suo allievo per un solo momento, godendo della vista del volto sopraffatto dal piacere come se lo stesse provando lui stesso.

Dare piacere gli era piaciuto quasi quanto riceverne, anche se non riusciva bene a spiegare il perché. Non riusciva neppure a spiegarsi perché trovasse il corpo di Gohan così terribilmente attraente in quei momenti, e perché di nuovo si era eccitato. Aveva pensato di essere già stato soddisfatto abbastanza, quello che aveva provato prima era stato così intenso da essere quasi insopportabile. Possibile che il suo corpo glielo stesse chiedendo di nuovo?

Gohan intanto giaceva immobile sul letto, le braccia spalancate, il respiro che lentamente tornava regolare, gli occhi incollati al soffitto. Un simile piacere quando lo aveva mai provato? Non che la sua vita sessuale con Videl fosse insoddisfacente, ma questo...questo era totalmente diverso...forse perché si trattava del suo maestro, l'uomo che più rispettava al mondo, l'uomo con cui era cresciuto, che aveva imparato a conoscere e ad amare? L'uomo che gli aveva salvato la vita, insegnato a combattere, dato tutto l'amore che a nessun altro aveva mai donato? Qualunque cosa fosse, era qualcosa di speciale, di questo ne era sicuro. Qualcosa che sarebbe durato nel tempo, con o senza il sesso, con o senza un corpo umano a rinchiudere quella splendida anima che era il suo "signor Piccolo"[5].

Una mano larga, calda, ferma e dolce si posò piano sul suo torace per poi scendere lentamente verso il basso, troncando le sue riflessioni. Quando spostò lo sguardo trovò il volto di Piccolo, segnato da un misto di stupore e apprensione: stupore per quello che stava provando, e apprensione per l'improvviso silenzio di Gohan.

Gohan si limitò a sorridere, il che fece arrossire Piccolo per qualche secondo, e il Namecciano abbassò il capo.

Il ragazzo seguì il suo sguardo e capì perché il Namecciano era arrossito: il suo corpo si era di nuovo eccitato. Capì la sua insicurezza, e lo attirò a sé, lasciando una scia di dolci e casti baci sul viso, per fargli capire che non c'era nulla di cui preoccuparsi.

Piccolo si lasciò andare a quell'abbraccio confortante, anche se non faceva altro che aumentare la sua eccitazione era troppo dolce per potergli resistere. I baci che seguirono, le carezze e i sussurri, furono un'esperienza indimenticabile, il più grande contatto affettivo che avesse mai avuto in vita sua. Non si era mai sentito così vicino a qualcuno, così completo in nessun'altra occasione, e si rese conto che non era qualcosa di puramente fisico, anche la sua mente era piena di queste sensazioni.

Lasciandosi guidare dalla sua stessa passione Piccolo ricambiò il gioco di baci e carezze che Gohan gli stava insegnando. Era meraviglioso poter dividere una simile esperienza con la persona a cui teneva, e si rese conto che probabilmente nessuna altra persona sulla terra avrebbe potuto prendere il posto di Gohan in quel momento.

Entrambi ansanti si fermarono a guardarsi negli occhi per scambiarsi un tenero bacio, e prima di accorgersene, Piccolo si ritrovò sdraiato sul letto, con il corpo di Gohan che premeva impaziente contro il suo. Quello che Gohan aveva intenzione di fare, era lo stesso che Goku aveva fatto a Vegeta, e questo per Piccolo fu subito chiaro. Paura e piacere lo colsero ad ondate al pensiero, ma voleva disperatamente andare fino in fondo, se non per se stesso per il bisogno urgente che sentiva provenire dalle carezze frenetiche, dalle labbra brucianti e dai rochi sospiri di Gohan. Si concesse a lui senza esitare, annuendo leggermente con il capo, abbracciando il suo allievo, per nascondere l'insicurezza.

Gohan non rispose subito al suo abbraccio, ma lo guardò intensamente negli occhi, prima di baciargli le labbra castamente, e staccarsi da lui, mettendosi a sedere sul letto.

Piccolo si morse le labbra.

Che si fosse sbagliato, che Gohan non lo desiderasse al suo stesso modo? Che lo facesse solo per pietà ma ora si fosse stufato di giocare?

Il ragazzo intanto aveva aperto un cassetto del comodino di fianco al letto e frugava impaziente in cerca di qualcosa. Piccolo non sapeva cosa fare, pensava di aver sbagliato qualcosa, ma non riusciva a capire che cosa. I suoi ragionamenti furono distratti da un gridolino di gioia del suo compagno; lo osservò mentre estraeva un tubetto di liquido trasparente dal cassetto e si voltava a guardarlo.

Il suo sguardo lasciò Piccolo del tutto confuso. Non aveva mai visto negli occhi di Gohan tanta determinazione, passione e affetto, e questo sguardo era solo per lui. Il ragazzo si chinò di nuovo sul corpo ormai bollente del suo maestro, interrompendosi dove si era fermato, mandando la mente di Piccolo, se possibile, ancora più in tilt.

Piccolo chiuse gli occhi in un brivido di piacere quando avvertì la mano di Gohan sulle sue natiche, ma li riaprì immediatamente non appena avvertì qualcosa di freddo sfiorarlo all'interno di esse. Le dita di Gohan lentamente sfioravano la sua apertura, e Piccolo si lasciò andare a quella sensazione dopo essersi rilassato un poco: la sostanza, qualsiasi essa fosse, era fredda ma non del tutto spiacevole.

Quando le dita di Gohan scivolarono all'interno del suo corpo, Piccolo mugolò di piacere irrigidendosi ed inarcando la schiena sul letto. Il suo corpo era in preda ad una frenesia indescrivibile, diviso tra la volontà di allontanare quel corpo estraneo a dal desiderio che cresceva nel suo ventre. Il suo corpo prese il sopravvento, la voce usciva incontrollata tra le sue labbra mormorando parole senza senso, le mani stringevano spasmodicamente le lenzuola ai suoi fianchi, e nel suo inguine l'eccitazione cresceva così tanto da far male, portandolo, con suo grande vergogna, a spingere il bacino contro quello di Gohan per cercare in qualche modo sollievo.

"Gohan!" fu l'unica cosa che riuscì a dire quando improvvisamente le dita del suo compagno si ritrassero lasciandolo incompleto. Le sue dita si artigliarono nelle spalle del mezzo Saiyan, che gemette, in un momento di passione, e con lentezza e attenzione penetrò l'uomo che lo chiedeva così disperatamente.

L'urlo che sfuggì alle labbra di Piccolo quando avvertì Gohan dentro di sé fu un misto tra dolore e impazienza, ma fu subito interrotto dalle labbra di Gohan, che scesero impazienti a cercare le sue. Quel bacio quasi rischiò di farlo soffocare, era talmente concentrato nelle sensazioni che stava provando, nel dolore della prima penetrazione, nel piacere del corpo di Gohan contro il suo, dentro il suo, unito al suo, che si era completamente dimenticato di respirare. Il suo bisogno di essere soddisfatto lo stava rendendo frenetico, ogni suo movimento era intriso di bisogno, e cercò di accelerare il ritmo del loro amplesso, quasi costringendo Gohan a prenderlo con più forza.

Il mezzo Saiyan era quasi scioccato dall'impazienza che il suo maestro mostrava, si rendeva perfettamente conto che ormai aveva perso la sua abituale calma e in preda a quelle sensazioni nuove per lui non ragionava più. Cercò di calmarlo, stabilendo un ritmo meno veloce, rassicurandolo con parole appena sussurrate, in modo da allentare la tensione.

Piccolo si costrinse a riprendere il controllo del proprio corpo, quando si accorse di non sopportare più quell'agitazione, e piano piano si tranquillizzò, permettendo a Gohan di gestire il rapporto. Ora che non era più tanto agitato stranamente le sensazioni che avvertiva prima si erano ampliate, trascinandolo in un vortice di passione. Si strinse a Gohan con forza, mormorando il suo nome, assecondando ogni suo movimento con ogni fibra del suo essere.

Gohan dal canto suo era più confuso del suo maestro.

D'accordo, il sesso era sempre il sesso, era sempre stato piacevole, ma questa era tutta un'altra cosa. E non era il fatto che si trattava di un uomo, ma il fatto che si trattasse di Piccolo, del "suo" Piccolo. Che ora lo abbracciava, lo stringeva, lo spingeva dentro di sé mormorando il suo nome. Era meraviglioso, pensò Gohan, poterlo sentire così vicino dopo tanto tempo di lontananza, poter condividere con lui una simile esperienza, aggiungere al sentimento che li univa anche una parte fisica, parte fisica che in questo momento sembrava essere l'unica cosa che importasse.

Il ragazzo portò le mani intorno al viso del suo compagno, baciandolo prima di mormorargli sulle labbra: "Ti voglio bene, Piccolo."

Piccolo non rispose, semplicemente appoggiò di nuovo le labbra a quelle che sfioravano le sue e si aggrappò ancora di più a Gohan.

Il ritmo del loro amplesso aumentò, insieme ai gemiti di entrambi, e quando Piccolo, in preda di nuovo a quella frenesia, raggiunse il culmine, accompagnando il suo orgasmo con un gemito gutturale, Gohan spinse qualche volta ancora dentro il soffocante calore del corpo di Piccolo e si svuotò anche lui, inarcando la schiena all'indietro, la bocca socchiusa un muto grido di piacere.

Entrambi si distesero sfiniti sopra le coperte, ansimando, gli occhi chiusi alla luce del sole che lentamente sorgeva.

Nessuno di loro parlò per vari minuti, tutti e due desiderosi di assaporare la pace e la completezza che provavano soltanto a stare vicini in quel modo.

La mano di Piccolo si spostò poi di qualche centimetro, andando a sfiorare e poi stringere quella di Gohan. Quest'ultimo aprì gli occhi per ritrovarsi a fissare la più dolce espressione che avesse mai visto sul volto del suo maestro.

"E' stato...magnifico."

Gohan annuì con un debole sorriso. "Anche per me." Con le poche forze rimaste, allungò le braccia quanto bastava per avvolgere il suo compagno in un abbraccio, ed entrambi scivolarono nel sonno, cullati dal ritmo dei loro respiri.

Il primo a svegliarsi fu proprio Piccolo, disturbato da qualcosa che premeva contro di lui facendogli il solletico. Ci volle qualche tempo perché riuscisse a raccogliere i suoi pensieri e a capire che ciò che l'aveva svegliato erano i capelli di Gohan che gli sfioravano la guancia. Il mezzo Saiyan era addormentato al suo fianco, accoccolato contro di lui come faceva da bambino, quando si allenavano insieme. Il suo volto nel sonno era sempre lo stesso di tanti anni fa, dolce e sereno.

Piccolo si mosse con prudenza e posò sulle sue labbra un bacio quasi di venerazione.

Forse Gohan aveva sentito quel contatto, perché lentamente le sue palpebre si alzarono, scoprendo due occhi scuri e assonnati. Anche gli occhi sorrisero insieme a tutto il viso di Gohan quando scorse chi gli stava accanto.

Ricambiò il bacio con altrettanta dolcezza.

"Stanotte...è stato meraviglioso." Disse il Namecciano, con timidezza, ma senza più distogliere lo sguardo.

"Anche per me..." Gohan improvvisamente si incupì, ma cercò di trovare il coraggio di parlare senza paura di quello che lo tormentava da tempo. "Piccolo, io credo... credo di volerti..."

"Lo so già ..." lo fermò il Namecciano. "Anch'io."

"Ma devo spiegarti! Ieri per me non era sesso!" A Piccolo sfuggì un sorriso. " Cioè, era anche quello, ma c'era qualcosa in più... l'ho fatto solo perché eri tu, non l'avrei mai fatto con qualcun altro, e se devo essere sincero, mi sarei davvero arrabbiato molto con chiunque avrebbe potuto prendere il mio posto."

Le ultime parole furono pronunciate con una buona dose gelosia, non sfuggita a Piccolo, che ora era in imbarazzo, di fronte a questa schietta manifestazione d'affetto.

"Piccolo...sei la persona a cui tengo di più al mondo." Gohan si sporse a baciare nuovamente il Namecciano, lentamente e con tutta la passione di cui era capace.

Piccolo era ancora imbarazzato, ma sapeva che tutto questo non poteva durare a lungo. Per quanto triste doveva accettare la realtà, lui e Gohan non avevano quasi nulla in comune, non la razza, non il carattere, non le aspirazioni, nonostante Piccolo provasse per il ragazzo disteso al suo fianco qualcosa che andava al di là della comprensione.

Era stato troppo bene nelle ultime ventiquattro ore, ma presto, se ne rendeva conto, sarebbero finite.

E Gohan l'avrebbe finalmente rivisto per quello che era, non un terrestre gentile e disponibile, ma un Namecciano burbero e scontroso. Poteva sembrare forse un ragionamento sciocco, ma lo tormentava, e questo dubbio che lo rodeva dall'interno doveva essere risolto, sia che la risposta gli fosse piaciuta o meno.

"Dici così perché ora sono umano ma quando la trasformazione finirà non vorrai più avermi vicino..."

"Ah-ah" negò Gohan, baciando appassionatamente il suo maestro per poi avvicinarne una mano al proprio viso e sfiorarla con un bacio."Guarda meglio."

Gli occhi di Piccolo si spalancarono. La mano accanto al viso di Gohan era... verde! Era tornato normale, l'incantesimo era finito!

E Gohan continuava a baciare il palmo della sua mano in un modo umanamente seducente! Logicamente con il suo corpo Namecciano non poteva sentire gli effetti di quello che Gohan gli stava facendo come un umano, ma la sua mente ricordava benissimo quelle sensazioni, e il Namecciano si imbarazzò, ricordando certi eventi della notte appena trascorsa.

Gohan doveva aver capito cosa gli passava per la mente, perché ora sorrideva malizioso, non smettendo di guardarlo negli occhi.

Piccolo sorrise di rimando, e lo baciò con tutta la passione di cui era capace, sfruttando tutto quello che aveva imparato la notte.

Gohan mugolò quando le mani del Namecciano si posarono sul suo torace per allontanarlo, cercando di non interrompere il bacio.

Piccolo aumentò la pressione e allontanò dolcemente da sé Gohan.

"Devo andare. E a giudicare dal sole è ora che anche tu vada..."

Gohan non protestò, ma manifestò la sua contrarietà con un sospiro di rassegnazione. "Ok."

Il Namecciano con uno sforzo enorme si staccò dal corpo accoccolato accanto al suo, guardando Gohan che si stiracchiava sul letto con movimenti decisamente sensuali, senza neppure rendersene conto.

Quasi quasi avrei preferito rimanere umano per sempre, pensò con una punta di rammarico.

Con un semplice gesto della mano Piccolo si ritrovò vestito con la sua solita tuta viola e l'immancabile mantello bianco.

Si chinò lentamente sul letto, poggiando le mani sui fianchi di Gohan, e mentre il ragazzo gli stringeva le braccia al collo per un'ultima volta, gli mormorò un "Grazie di tutto..." prima di baciarlo con una foga che non avrebbe mai creduto di possedere, e sparì volando dalla finestra della stanza d'Hotel.

Una settimana dopo Gohan uscì dal supermercato con in mano una busta colma di provviste.

Si fermò un attimo a guardarsi intorno, cercando il vicolo in cui qualche giorno prima aveva incontrato la versione terrestre della persona che era sempre nei sui pensieri, e sorrise a sé stesso, come spesso gli succedeva pensando a quella notte.

Si accinse ad avviarsi verso casa, ancora immerso in quei dolci pensieri, quando una mano sulla spalla lo riportò alla realtà. Scocciatori, pensò irato prima di voltarsi a controllare chi si permetteva di disturbarlo in un momento simile.

"Posso fare qualcosa per le..."

La busta delle provviste cadde a terra in un tonfo. La voce gli si bloccò in gola. Gli occhi si spalancarono quasi volessero uscire dalle orbite, e la bocca rimase aperta in un "o" di incredulità.

Davanti a lui stava l'essere che governava i suoi pensieri, quella versione umana di Piccolo che aveva cominciato ad amare qualche giorno prima, ma era reale, in carne ed ossa, e gli sorrideva divertito.

Piccolo si chinò a raccogliere la busta, gliela rimise fra le braccia e sventolò una mano davanti a quegli occhi sbarrati che non lasciavano la sua figura.

Con uno sforzo sovrumano Gohan cercò di riacquistare l'uso delle sue corde vocali.

"M-ma...ma tu! Tu, non eri tornato normale dopo le famose ventiquattr'ore?" riuscì a dire prima di toccare il braccio di Piccolo per accertarsi che fosse davvero lì con lui.

Piccolo rabbrividì a quel tanto desiderato contatto.

"Ho detto che l'incantesimo durava ventiquattro ore, ma non che si poteva eseguire una volta sola!"

Gohan non sapeva che cosa rispondere. Aveva creduto di non poter più stringere a sé l'uomo che ora aveva davanti, e ora invece scopriva che avrebbe potuto farlo persino spesso! Lo stupore e la gioia erano talmente grandi che non riusciva né a parlare né a muoversi.

Ci pensò Piccolo a scuoterlo, trascinandolo con se per la strada.

"Ehi Piccolo, cosa vuoi fare?"

"Beh, pensavo... dato che le coppie che ho visto io di solito lo fanno circa una volta alla settimana..."

Gohan arrossì fino alla punta dei capelli. Piccolo lo notò e sorrise malizioso.

"Andiamo, non ho tempo da perdere. Ho solo sedici ore."

"Solo sedici? E per otto ore cosa hai fatto?"

"Sono stato in un ristorante, e poi al cinema, a vedere lo stesso film due volte perché c'erano delle palline bianche buonissime. Oggi ho mangiato una cosa strana che si chiama okonomiyaki, l'ho dovuta cucinare io, ci pensi? e poi delle buffe cose a forma di pesce e..."

Ma Gohan ormai non lo ascoltava più. L'unica cosa che sentiva era il suo cuore che batteva all'impazzata al prospetto di passare un'altra giornata con la persona che amava.

Owari

[1] Riferimento non voluto (seee, ma a chi la do a bere?) a Teletrasporto.

[2] Stavo per scrivere "fino a mezzanotte" ma faceva troppo Cenerentola...

[3] Chissà a cosa stava pensando il casto&puro Gohan........

[4] Sorry, ragazzi, ma è Piccolo che la pensa così, non io!

[5] Decisione decisamente ardua quella di scegliere il modo in cui Gohan avrebbe dovuto chiamare il suo maestro... in Giappone viene chiamato Piccolo-san, se non sbaglio, e quindi nei film della Dynamic viene tradotto come "Signor Piccolo", ma dato che io mi sto basando sul manga e i K boys hanno lasciato un semplice "Piccolo", ho deciso anch'io di fare così. Però "Signor Piccolo" è un'espressione troppo dolce e non ho resistito!






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