Eclipse

parte IX

di Mikako & Schu


Steso sul divano Syren guardava distratto la tv, per l'ennesima volta prese il telecomando in mano e lo scaraventò per terra stizzito, sembrava volesse farla pagare al povero oggetto inanimato il fatto che sabato pomeriggio, anziché stare col suo ragazzo, se ne stava in casa senza la minima voglia di uscire.
Fabien con immensa pazienza lo raccolse da terra e stavolta non glielo restituì...non si sa mai dove poteva finire se lo lanciava un altra volta.
"oh che palle Syren!!!!! Perché non vai da lui e glielo chiedi chiaramente?" Il ragazzo sobbalzò girandosi a guardarlo di scatto, "cosa vuoi?" sguardo feroce, di chi non vuole sentire una parola sull'argomento. Ma Fabien non si lasciò certo scoraggiare per così poco.
"io???? solo che tu la pianti di distruggere la casa! Sono almeno tre week end che non vedi Ilya e sei intrattabile."
Lo sguardo si accese immediatamente, spegnendo nel furore la tristezza " non mi importa niente!"
In realtà si odiava. Aveva permesso a qualcuno di diventare così importante per lui, indispensabile quasi, senza nemmeno accorgersene, senza volerlo.
Lo voleva?
Beh quando  gli era accanto non aveva il minimo dubbio! ma adesso il dubbio di essere stato solo preso in giro aleggiava nella sua mente stanca creando scie di dolori mai svaniti.
In fondo conosceva poco di Ilya, mentre il ragazzo sapeva molto di lui. E dire molto era un eufemismo.
"sto' bene così" borbottò, con una voglia tremenda di parlare e sfogarsi...ma cosa potrebbe dire? Che ha paura che tutto si ripeta? Che la ferita si riapra e stavolta non si chiuda più? Che teme che Ilya lo stia scaricando e nemmeno molto elegantemente? 
Si strinse nelle spalle, non poteva dirgli niente di tutto ciò, perché le parole avrebbero reso tutto reale.
Così si girò dalla parte dello schienale facendo finta di dormire.

Se solo avesse immaginato cosa in realtà stava facendo Ilya a centinaia di metri di distanza da lui, chino sui libri con una assurda fascia militare che gli cingeva la fronte come un giovane efebo moderno.
Studiava come un folle da ormai tre settimane per recuperare il tempo perso con Syren.
Non mangiava quasi e a malapena andava al bagno, giudicandolo una perdita di tempo.
Ma non aveva voluto dirlo a Syren, forse per paura che lo prendesse per un pazzo e in effetti, ora che si guardava allo specchio cancellando con il correttore quelle occhiaie rossastre persino lui non avrebbe faticato a credere di essere scappato dal Mauriziano.
Scosse la testa gettandosi sul divano.
Voleva parlargli.
Allungò la mano in cerca del suo Ericcson e si ritrovò invece a stringere un biglietto.
Riportava la data di quel giorno e , ora per ora, tutte le materie che aveva deciso di studiare.
"Sono completamente scemo!" esclamò mentre il rumore dei tasti del cellulare gli riempiva il cervello.
Cosa gli avrebbe detto?
Ma gli avrebbe poi detto veramente qualcosa?
Uno squillo, due...e quell'orribile Put-put diventava insopportabilmente fastidioso. Attese che scattasse la segreteria.
Riagganciò la comunicazione e richiamò nuovamente, due, tre volte di seguito.
Voleva parlare con Syren...doveva.
Si deterse il sudore dalla fronte, gettando poi in mezzo al tappeto la fascia sudata.

"senti" la voce di Fabien infranse il silenzio, la tv era ormai spenta, dimenticata nel suo insulso parlare " io esco " il respiro regolare di Syren accolse le sue parole.
" ohhhhh tanto lo so che fai solo finta! Beh arrangiati, io vado"
Il rumore della porta che sbatte, insinuandosi nel suo cervello, come l'urlo di un mostro. Com'è che urla un mostro poi? Se lo era sempre chiesto...e soprattutto...si era sempre chiesto perché la gente considerasse mostri solo le cose brutte. Forse per loro siamo noi i veri mostri. Si premette la testa fra le mani *oh accidenti! Ecco cosa succede quando mi illudo che possa durare ancora....stupido!*
"Syren sei uno stupido" ecco, adesso che lo aveva detto a voce alta stava meglio. Avrebbe voluto parlargli ma se poi gli diceva che aveva ancora da fare, chissà cosa poi, e non poteva vederlo?
*E poi scusa! è stato lui a dirmi che aveva da fare... adesso se mi vuole che venga lui!* con questa convinzione nella testa si rannicchiò sul divano nella sua posizione preferita, e stringendo gli occhi cercava di convincersi che lui in fondo stava benissimo.
Anche senza Ilya.
Ignorò il suono del cellulare, tanto era Fabien di sicuro... ma era troppo insistente. Magari...
Afferrò il telefonino e sgranando gli occhi vide il numero di Ilya illuminarsi "ohhhh si degna di farsi sentire!!!!!!" sbottò " vediamo cosa ha da dire!" soffocando l'immensa gioia di poterlo ascoltare di nuovo e la speranza che forse l'aveva chiamato perché voleva vederlo. "eh" ringhiò dentro alla cornetta.

La voce di Ilya suonò stanca nonostante si notasse di sottofondo la vivacità che di solito lo contraddistingueva da tutti quelli che rispondevano in modo seccato al cellulare "Ciao piccolo fiore di lillà. Come stai?" una domanda di rito ma formulata con una tonalità che la faceva sempre apparire veramente., totalmente, subdolamente sincera.

"Benissimo non si nota? Ancora un po' salto sul divano tanto sono felice." un tono irrimediabilmente arrabbiato... *cristo possibile che dopo tre settimane....e dico tre...che non si fa sentire debba avere quel tono da 'oh ma in fondo ci siamo visti solo ieri'?*

Il silenzio riempì per alcuni secondi quell'enorme spazio fra loro. 
"Scusa. Avrei dovuto farmi sentire prima ma ho dovuto recuperare con lo studio le serate passate insieme" le labbra di Ilya si contrassero, morse dai denti davanti "senti io...stasera posso fare una pausa ti va di vederci? Casa mia?"

"certo che mi va" ripose impulsivo come sempre, ricordandosi solo in seguito che lui era arrabbiato , ma tanto non resisteva mai, ogni volta che qualcuno usava quel tono contrito /sprattutto il suo Ilya/ capitolava "sono troppo buono" borbotto poi

Ilya sorrise riacquistando il suo solito buonumore "Allora ti aspetto amore" gli scoccò un bacio e attaccò la conversazione.

La notte divorava la città, pietosa amica della sofferenza, celava la disperazione agli occhi degli altri. Quante volte si era nascosto in lei per sfuggire a qualcuno? quante volte aveva desiderato scomparire e perdersi?
Si passò una mano nei capelli sciolti, affondandola nella loro morbidità. Accelerò il passo, voleva vederlo. Lo desiderava con un intensità quasi dolorosa.
Finalmente arrivò davanti alla sua porta e suonando il campanello  trecento volte al minuto seguendo il ritmo di 'smoke on the water' dei Deep purple (usava sempre una canzone diversa) aspettò che Ilya aprisse.

La notte.
Un manto.
Un guanto di velluto.
Che ti schiaffeggia con la sua luna insolente.
Il naso dritto e fiero sollevato verso quella sfera lattiginosa , le mani tese quasi a catturarne l'immagine fra le dita.
Bastava così poco a illudersi di poter avere una cosa...per poi perderla.
Se stessi, la vita...gli altri: nient'altro che il riflesso di quella sciocca speranza.
Ilya tese il corpo in aria, facendo scrocchiare le giunture delle spalle, affaticate dalle troppe ore passate chino sui libri.
Ma sarebbe poi servito a qualcosa?
Scosse la testa, risvegliato dai suoi pensieri dal suono insistente del campanello.
"Arrivo!" esclamò osservando dallo spioncino una ciocca di capelli rosa tesa in aria modello pazzoide.
Probabilmente un pezzo di frangia di Syren.
Aprì la porta di casa allontanandosi di un passo.

Fu investito ugualmente dall'abbraccio devastante del ragazzo, si aggrappò a lui modello koala e con lieve stizza nella voce disse " brutto stronzo ti pare il modo di fare? Non ti sei fatto sentire per tre settimane!"
Ma la cosa che lo sconvolgeva di più, che gli entrava dentro, era che gli mancava. Che non poteva stare senza di lui.
Questa terribile dipendenza da un altra persona...l'aveva provata solo con Jhoann, e adesso era ancora più totale; ne era spaventato in un certo senso.

Ilya lo appoggiò sul divano, o sarebbe meglio dire che ce lo buttò con forza commentando che era meglio chiudere anche la porta di casa ma nulla del suo tono poteva parere sgradevole.
Era solo una saggia constatazione.
Si spostò rapidamente a chiudere la porta per poi tornare da Syren.
"Ok scusami ma ho avuto un po' di casini con la scuola..." vago, il tono indefinito del discorso cadeva in terra, fra loro.
Ilya non voleva palesare le sue paure, se paure si possono chiamare le certezze date da quella dote che chiamerei volentieri settimo senso.
Si passò una mano sul viso ,sospirando "Sono a pezzi...ti fermi qui stanotte?"

Syren gli prese i capelli fra le dita, portandoli alle labbra e saggiandone la morbida consistenza...sembrava un tramonto. Un ardente e appassionato tramonto che con la sua terribile bellezza era capace di ucciderti. "se mi vuoi si" sussurrò, senza lasciare i capelli dalla prigione formata dalle sue dita. " casini in che senso? "chiese in tono indagatorio.
non lo sfiorava ancora, l'unico collegamento fra loro consisteva in quel filo d'oro rosso e per la verità la cosa era insolita. Lui che cercava sempre un contatto con tutti...quasi a rendersi reale col loro tocco, lui, dopo l'assalto iniziale ora pareva interessato solo ai suoi capelli.

Le dita di Ilya carezzarono il suo braccio, con la punta delle unghie, segnando piccoli solchi di brividi sulla sua pelle.
"Niente di cui tu debba preoccuparti...sono così stanco" un sorriso su quella labbra di rosa, sempre idratate e morbidissime, quelle due linee delicate che avrebbe baciato tutta la notte, perdendosi in quell'istante e che ora si incurvavano in un sorriso degno di una madonna piena di amore e pietà.
Le unghie risalirono lungo la linea del collo, fino al mento, sollevandolo.
"Sei bellissimo...anche se questi capelli..." la risatina di Ilya riempì l'aria.
Una risatina alla Matley di quei cartoni animati di Hanna e Barbera.

Strofinò il viso sulle dita di Ilya e mettendo su il broncio borbotto " io sono bellissimo SOPRATTUTTO per i miei capelli!" poi tornando serio -o quasi- replicò "se nn mi preoccupo io chi si deve preoccupare?" passò una mano a scompigliare ancora di più i suoi pazzi capelli e aggiunse maliziosamente " se vuoi li tingo tutti di blu"

Ilya fece un passo indietro. le dita che sorreggevano il mento nella caricatura di un volto pensoso "uhmmm si, ti starebbero molto bene! Però io sono dell'idea che in un certo senso i capelli rispecchino ciò che noi sentiamo dentro...i tuoi sono...confusi" gli si mise cavalcioni senza troppi complimenti dando un colpo più forte in modo che il divano si allungasse di scatto facendolo rimbalzare su quello che era un letto a due piazze.

Fissò sorpreso il letto, "questa non l'avevo ancora vista...quanti altri segreti nascondi?" poi accarezzandogli il viso dolcemente commentò " i tuoi invece sono come un bosco in autunno...sempre in bilico fra il gelo dell'inverno e il ricordo dell'estate."
era...diverso oggi. C'era una struggente voglia di dolcezza in lui, era sicuramente successo qualcosa.
La mano scese leggera ad accarezzare il collo, insinuandosi dentro la maglia, guardandolo per riempirsi  gli occhi di lui, forse se riuscirebbe a conservare in se il ricordo del suo sguardo caldo, la notte dei pensieri sarebbe stata meno triste e dolorosa.

"Syren...sei triste oggi" le labbra di Ilya si posarono sulla fronte mentre il suo corpo si lasciava scivolare accanto a quello di Syren. 
Serrò le braccia intorno alla vita del suo ragazzo.
"Posso fare qualcosa?" la voce di Ilya scese di tono, diventando carezzevole.

Si strinse a lui, quasi a volersi fondere " sono andato a casa della quasi-ragazza di mio fratello l'altro giorno." silenzio.
Sospirò baciando la pelle morbida di Ilya e sussurrando "dire che li abbiamo travati in condizioni pietose è poco... credo che il padre li picchi. E Alaistair il fratello si rifiuta di dire qualcosa e di andarsene da li."
Ma era qualcosa di più, non era Alaistair il problema, lo intuiva, l'aveva visto nello sguardo preoccupato che il ragazzo aveva lanciato a sua sorella e alla reazione di quest'ultima." Sono preoccupato per Fabien" sorrise amaro " beh era ora che mi preoccupassi io...è sempre lui che muore di paura ogni volta che io faccio qualcosa"

"Non ti devi preoccupare, se la caverà. E' in gamba tuo fratello" i canini acuminati che mordicchiavano la pelle del collo quasi come fosse un passatempo abituale.
Ilya aggiunse "Sul serio" facendolo voltare di scatto e salendogli a cavalcioni.
"togliti i vestiti..." gli disse allontanandosi per bere, lasciandolo sul letto.

"vuoi uno spettacolino?" lo raggiunse la voce ironica di Syren, sembrava che accarezzasse il corpo, per insinuarsi in ogni anfratto, ogni cellula. Aveva bisogno di lui, adesso, voleva sentirlo e sentirsi, perdersi forse. O forse ritrovarsi. Forse l'amore era questo...un eterno ritrovare pezzi di se che il dolore aveva smarrito. 
Ed era un pò come fare l'amore col proprio corpo quel suo accarezzarsi la pelle, sfiorarla e massaggiarla, man mano che i vestiti scivolavano a terra, in un movimento esperto e lento. Lento da impazzire. E non era nemmeno voglia di farsi guardare da Ilya o eccitarlo, questo è incredibile, era totalmente preso da se, in un mondo dove nessuno poteva raggiungerlo.
Era desiderio e sogno, crudeltà e rovina, passione e amore. Era tutto questo.

Ilya lo osservava con quei suoi occhi così grigi, una impenetrabile cortina di nubi bigie che si agitano nel cielo.
Mutevoli eppure fisse in un certo senso.
Sempre uguali nella materia ma vivaci, in continua evoluzione, ogni attimo diverso dal precedente.
Lo atterrò supino sul materasso "mi spiace per il fuori programma" gli sussurrò mordendogli una spalla. Si eresse seduto, le ginocchia accanto alla vita.

che diavolo voleva fare adesso? Però in ogni caso l'importante era lui, sorrise, non avrebbe mai pensato di finire così un giorno, di trovare un ragazzo di cui aveva un disperato bisogno, desiderare di stringere le mani e nn lasciarlo scappare più, guardarlo e lasciarsi guardare. Lasciarsi guardare. Pazzesco.
Si sistemò meglio, stringendo con le mani il lenzuolo e lasciandosi sommergere dal calore e dalla morbidezza di Ilya. Da tutto quello che provava per lui.

L'olio scivolò lasciando una scia di brividini dove cadeva tanto che Syren sobbalzò al contatto con l'essenza fredda.
Ilya dal canto suo non ammise repliche e mettendo su il cd del Signore degli Anelli cominciò alacremente a sciogliere con i polpastrelli quei muscoli tanto tesi da parere corde di una chitarra. 
Non gli ci volle molto perché raggiungesse il giusto grado di energia per agire sulle parti lesionate.
"Ci sono moltissimi strappi muscolari...come mai?"

Syren alzò le spalle indifferente, non aveva mai badato troppo al proprio corpo, era solo un mezzo per guadagnare. "boh...sarà l'ultimo regalino della mia vecchia vita suppongo. Sai che ho lavorato anche da muratore?"
Le mani scorrevano sulla sua schiena, regalandogli mille brividi e un onda di rilassante calore che si spargeva per il corpo.
Bellissimo.
"Assomiglia alla roba che sente Fabien questa musica"




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