Dolore e lacrime

parte VII

di Linras


 

Eccomi di nuovo qui, ad aspettare di entrare nell’aula del tribunale: quando mi sono risvegliato, un mese fa, ero nuovamente nella mia cella ad Azkaban, convinto che ormai niente avrebbe più potuto sottrarmi a quell’inferno. E invece una settimana fa mi hanno annunciato che ci sarebbe stata una revisione del mio processo. All’inizio sono rimasto stupito e la speranza di poter uscire da qui è rinata nel mio cuore. Poi, riflettendo, ho capito l’assurdità della mia idea: sono scappato da Azkaban e mi hanno trovato insieme ai mangiamorte in fuga da Hogwarts. Questa è la prova che cercavano della mia colpevolezza e quindi adesso vorranno uccidermi. Pensavo di accogliere questa prospettiva come una liberazione e invece mi sono meravigliato di esserne terrorizzato: quando sono fuggito da qui non avevo niente da perdere ma adesso ho qualcosa di prezioso da proteggere, anche se è solo un ricordo: quelle labbra dolci e vellutate, profumate di pesca e i suoi occhi, verdi come smeraldi che mi guardano ricolmi di affetto. Da allora non ho più saputo niente di Harry ma credo che sia sano e salvo, come anche gli altri ragazzi. Se fosse successo qualcosa di grave la notizia sarebbe giunta anche in questo luogo isolato. Comunque avrò la conferma di tutto ciò fra poco. Una guardia mi libera le mani e mi spinge dentro la sala: ancora una volta resto momentaneamente accecato però ormai so dove devo andare. Così mi dirigo verso la sedia al centro dell’aula, lasciando che i miei polsi vengano incatenati ai suoi braccioli. Alzo la testa e mi guardo intorno: la sala è gremita come l’altra volta e, in prima fila, non mi stupisco di vedere Silente con i vari professori di Hogwarts insieme ad Harry e i suoi amici. Sparsi fra le panche ci sono anche altri alunni della scuola. Ma ciò che mi colpisce sono gli sguardi che mi lanciano tutte queste persone: non più pieni di odio e disprezzo ma invece sinceramente meravigliati. Già, ormai sono solo un pallido spettro del Draco Malfoy che conoscevate: quasi mi vergogno di come appaio ai vostri occhi. I miei vestiti sono stracciati e sporchi di sangue; il mio corpo è pieno di ferite e talmente magro che faccio fatica a stare in piedi; i miei capelli, che si sono allungati fino alle spalle, hanno perso quel biondo lucente di cui andavo tanto fiero; nei miei occhi non c’è più quello sguardo fiero e risoluto che riusciva a incutere timore anche in mio padre. Adesso c’è solo stanchezza, sia del corpo che mi tradisce, sia mentale: non ho più energie per continuare a lottare, sono stanco. Se siete venuti qui per vedere lo spettacolo di un Malfoy che lotta fino alla fine, mi dispiace di deludervi. Potrete umiliarmi e sconfiggermi, ormai non ho più la forza per contrastarvi. Come a confermare i miei pensieri la vista mi si appanna ed io sono costretto ad appoggiare la testa allo schienale per resistere a un forte capogiro.

“Draco Malfoy, come ti avranno sicuramente spiegato sei stato convocato perché, alla luce dei nuovi avvenimenti, abbiamo deciso di modificare la sentenza contro di te.”

E il ministro comincia ad elencare tutto quello che è successo, come era prevedibile. Non voglio ascoltarlo, così sposto la mia attenzione sulla folla. Chissà se mio padre è stato arrestato: in fondo mi dispiacerebbe. So che è sbagliato, dopo tutto quello che ha fatto e che farà in nome del suo credo, ma non riesco a pensarla diversamente: è mio padre e a Hogwarts mi ha dimostrato di tenere a me. E poi ho la strana sensazione che mi abbia in qualche modo favorito: quando ho fatto irruzione nella sala grande non mi ha colpito nonostante io sia passato davanti a lui e non penso che fosse paralizzato dallo stupore. Figuriamoci: mio padre ha un sangue freddo straordinario! Altrimenti non avrebbe potuto torturare suo figlio senza battere ciglio.

I miei occhi continuano a vagare per la sala, incurante del discorso del ministro, ma… aspetta…. quello è mio padre! Cosa ci fa qui? E’ venuto a vedere il mio processo?! Impossibile!! Devo essere impazzito! Eppure lui è lì, davanti a me che mi sorride: però è un sorriso diverso, quasi gentile. Non mi sta deridendo per essermi fatto catturare di nuovo, anzi sembra che mi voglia incoraggiare. Io non capisco.

“Per la tua fuga da Azkaban e l’aver partecipato all’attacco contro la scuola di Stregoneria di Hogwarts lei dovrebbe essere condannato a morte…”

Era scontato: alla mia destra, vedo già avanzare un dissennatore per eseguire la condanna. Accidenti, mi sento gli occhi bruciare: non posso piangere davanti a loro, tutto tranne questa umiliazione.

“…tuttavia ci sono state numerose testimonianze a suo favore: i professori di Hogwarts, tra cui lo stesso preside Silente e perfino il signor Potter hanno affermato di essere stati liberati da lei e che la stessa sconfitta dei mangiamorte è avvenuta solo grazie a lei.”

Vuol dire che non mi uccideranno ma mi lasceranno marcire in una cella?

“Nonostante ciò sono ancora convinto della sua colpevolezza pertanto…”

Improvvisamente uno della giuria si alza e interrompe il ministro:

“Adesso basta, signor Ministro. Non esiste nessuna prova contro questo ragazzo. Anzi abbiamo una ventina di persone che giurano sulla sua innocenza. La giuria ritira la sentenza pronunciata dieci mesi fa e dichiara Draco Malfoy innocente.”

COSA?! Devo aver sentito male. Però le manette che scompaiono dai miei polsi lasciandomeli liberi, ribadiscono le parole appena udite. SONO LIBERO!!! Quasi non posso crederci. Alzo le mani davanti agli occhi per confermare che non sono più incatenato e una lacrima sfugge al mio controllo. Alzo la testa e vedo Harry correre verso di me, subito seguito da Silente, Ron Hermione e Piton. Appena mi raggiunge si inginocchia davanti a me sorridendo.

“Sei libero, Draco!”

In un attimo sento le sue braccia avvolgermi e io mi stringo contro il suo petto. Nella sala adesso regna il silenzio più assoluto: tutti devono essere rimasti paralizzati alla vista di noi due, da sempre acerrimi nemici, così abbracciati. Ma tutto scompare alle parole di Harry, sussurrate nel mio orecchio.

“Anch’io ti amo!”

E allora scoppio a piangere, nascondendomi fra le sue braccia e stringendolo con tutta la forza che mi rimane. Finalmente lascio scorrere le lacrime che ho sempre trattenuto, lasciando che portino via tutta la mia sofferenza: queste lacrime rappresentano le torture di mio padre, la prigionia ad Azkaban, il dolore, la tristezza, la paura. Non so quanto rimaniamo così, riesco solo a percepire le sue mani che mi accarezzano lente la schiena e la sua voce che mi sussurra dolci parole. Quando finalmente mi calmo cerco di alzarmi, ma Harry me lo impedisce: mi passa un braccio sotto le gambe e mi solleva in braccio facilmente.

“Harry?!”

“Shh. Riposati amore mio, adesso non hai più nulla da temere.”

Ha ragione, questo violento sfogo mi ha lasciato stremato. Riesco solo a percepire la presenza degli altri intorno a me, sagome indistinte. Solo una persona risalta brillante davanti ai miei occhi, lucidi per le lacrime appena versate, nonostante resti in disparte, mentre le sue labbra si muovono in parole silenziose.

“Ritorna a casa, figlio mio.”

Si padre. Solo adesso capisco finalmente il tuo comportamento: mi hai amato così tanto da non esitare a ricercare il mio odio con tutti i mezzi disponibili, per allontanarmi da te e salvarmi da ciò che tu eri diventato; anche se in modo sbagliato mi hai reso una persona forte, capace di seguire le proprie idee e in grado di affrontare e sconfiggere perfino te stesso. E solo quando ho dimostrato di poterti combattere, solo allora hai permesso che il tuo affetto e la tua stima nei miei confronti affiorassero. Se io fossi rimasto un debole, sono sicuro che non avresti esitato ad uccidermi pur di impedirmi di vivere gli orrori ai quali ormai sei condannato. Ed è un solo pensiero quello che riecheggia nella mia mente, prima di cedere alla stanchezza: grazie padre!