Dolore e lacrime

parte IV

di Linras


 

Continuo a ripensare alle mie parole alla fine del processo. Ormai sono passati 9 mesi da quel giorno eppure esse continuano a risuonare nella mia mente, con la stessa rabbia bruciante con cui sono state pronunciate. E forse è proprio questo che mi ha permesso di sopravvivere fino ad ora senza impazzire. In realtà io non ho nessuna intenzione di scappare e tanto meno di vendicarmi perché in questo modo mi comporterei esattamente come coloro che disprezzo tanto. Eppure non riesco a lasciarmi andare completamente: qualcosa continua a tenermi in vita, come una sottile speranza di ritrovare la libertà. Non avrei mai immaginato di poter sentire così tanto la mancanza di qualcosa, ma ora darei tutto, perfino la vita, per sentire anche solo per un attimo il calore del sole e la carezza del vento sulla mia pelle. Chiuso in questa cella, non mi è permesso nemmeno uscire insieme agli altri detenuti nel cortile interno della prigione: un regalo del ministro per averlo minacciato durante il processo. Ho spostato la branda sotto la finestra e durante le ore di sole vi salgo sopra per sbirciare fuori alla ricerca disperata di un raggio di sole e un po’ di aria fresca. E sono arrivato a benedire le giornate di pioggia perché in quei giorni il cortile è deserto e io riesco a far passare un braccio tra le sbarre, lasciando che le gocce di pioggia accarezzino la mia pelle, lavando il sangue che la impregna. In quei momenti mi sento vivo, un tutt’uno con queste lacrime del cielo, lacrime che io non riesco a piangere. Non importa quanta solitudine e dolore opprimano il mio cuore, nemmeno quando vengo picchiato dai miei carcerieri oppure sento i morsi della fame perché si sono nuovamente dimenticati di portarmi da mangiare: non mi mostrerò debole ai loro occhi, non mi umilierò fino a questo punto.

Dei rumori nel cortile mi distraggono dai miei pensieri: sono le due e i prigionieri  affollano quello spazio aperto per godere dell’unica ora di libertà permessa. Scuoto la testa accorgendomi che anche oggi non mi hanno portato il pranzo. Devo essergli proprio antipatico, oppure stanno semplicemente cercando di indebolirmi fisicamente visto che resisto abbastanza bene alla presenza dei dissennatori. Mi arrampico sul letto e guardo fuori: i volti degli altri detenuti mostrano la disperazione che regna in questo luogo; molti inoltre hanno gli occhi vuoti, inespressivi di chi ormai ha perso la propria anima. Lascio che i miei occhi si rivolgano verso l’alto ma quello che riesco a vedere sono solo le alte mura che circondano questa prigione: dalla mia cella mi è negato perfino vedere il cielo.

“Hai sentito cosa è successo?”

Un paio di auror si sono fermati proprio davanti alla mia finestra e parlano agitatamente: cosa sarà successo? Una strana premonizione mi fa rabbrividire: non vorrei che…

“Hanno assalito Hogwarts!”

Lo sapevo! Alla fine Voldemort ha cominciato la sua guerra!

“Ieri hanno attaccato la scuola e adesso è sotto il loro controllo.”

Ma come hanno fatto a sconfiggere Silente e gli altri? Voldemort deve essere diventato veramente forte per sferrare un attacco del genere.

“Come ha reagito il ministero?”

“Per adesso un esercito di auror è stanziato a Hogsmeade: non penso che interverranno per il momento.”

Come al solito, non vogliono rischiare di perdere.

“Già, i mangiamorte possono puntare sul fatto di avere in ostaggio tutti gli alunni della scuola.”

Accidenti, non ci avevo pensato: Harry è in mano loro! Cosa gli avranno fatto? Tremo al solo pensiero che possano averlo ucciso oppure torturato. Devo fare qualcosa, non posso lasciare che siano gli auror a liberarli: per non mettere in pericolo gli ostaggi, si muoveranno solo quando saranno sicuri di poter vincere in poco tempo cogliendoli di sorpresa, ma nel frattempo Voldemort potrebbe vendicarsi su Harry per la sua sconfitta. Devo uscire da qui! Io potrei facilmente infiltrarmi tra di loro, dopotutto sono un mangiamorte, e allora, agendo dall’interno potrei riuscire a salvarlo. Prima però devo scappare, poi penserò a cosa fare una volta giunto ad Hogwarts.

 

Il pomeriggio lo passo sdraiato sul letto ad elaborare un piano di fuga: l’unico che mi viene in mente è veramente pietoso però non ho altre idee. Avevo letto di un certo Sirius, scappato anche lui da Azkaban però nessuno ha ancora capito come ha fatto a fuggire, quindi non mi può essere di nessun aiuto tentare di ricordare cosa avevo letto su di lui. Accidenti, a forza di pensare mi è venuto anche il mal di testa! Poco male, ormai dovrebbe essere l’ora della cena. Ed ecco il primo problema: posso scappare soltanto se mi portano da mangiare e visto che ultimamente ho saltato,non per mia volontà, un sacco di pasti la cosa non è affatto scontata! Uhm, sento dei rumori…menomale, questa volta si mangia! Ma che dico, non ho tempo per mangiare! Mi nascondo dietro la porta, confondendomi con le ombre e aspetto che il guardiano entri. So per esperienza che porta una bacchetta, per usarla in caso di problemi, così, quando entra, non faccio altro che saltargli addosso e strappargliela, approfittando del suo sconcerto. Poi mi precipito nel corridoio lanciando allo stesso tempo un Patronus per difendermi dai dissennatori. Sono stanco e indebolito e corro lentamente però la vista del mio patronus, un bellissimo drago, mi sento rincuorato dalla presenza di  quell’animale che è sempre stato mio alleato. Superato brillantemente il primo ostacolo ecco che fa la sua comparsa il secondo problema: non so dove posso recuperare una scopa. Così continuo a correre per i corridoi della prigione, mentre l’allarme risuona fra queste pareti e la paura diventa più forte. Mi guardo attorno, maledicendo la mia sfortuna: a differenza degli altri detenuti, io non conosco niente di questo posto non avendo mai percorso questi luoghi. Alla mia destra compaiono i primi auror, per un attimo li osservo avvicinarsi poi alzo la mia bacchetta e gli lancio contro un incantesimo immobilizzante: loro mi guardano stupiti prima di crollare a terra. Li supero con un salto e ricomincio a correre, appuntandomi nella mente che non riesco a controllare bene questa bacchetta; il drago è sempre al mio fianco e io allora mi affido a lui: lascio che la sua tremolante figura mi guidi in questa folle fuga. Con un altro incantesimo blocco un’altra guardia, altre vengono fermate dal crollo del soffitto dietro di me. Non controllo nemmeno se li ho feriti: adesso l’unica cosa importante è uscire da questo luogo infernale e salvare Harry: dopo accetterò qualsiasi condanna per quello che ho fatto. Improvvisamente il drago si ferma davanti a una porta che io rapidamente spalanco: ai miei occhi si presentano decine di scope. Esulto di felicità mentre scelgo la più veloce. Con una violenta esplosione distruggo la parete della stanza e il cielo libero appare davanti a me. Sorrido prima di sollevarmi da terra e lanciarmi nella notte, il drago che lentamente svanisce nell’oscurità. Dietro di me percepisco i miei inseguitori ma io sono secondo solo a Harry come cercatore e li semino facilmente. E solo ora, mentre sfreccio da solo nella notte, con il vento che mi scompiglia i capelli, facendomeli ricadere davanti agli occhi, e la luna che illumina il mare sotto d ime, solo ora scoppio a ridere per la gioia di essere nuovamente libero!