Dolore e lacrime

parte I

di Linras


 

Mi guardo ancora una volta il polso sinistro, incredulo per quello che è appena successo; la mia più grande paura si è avverata: sono diventato un mangiamorte. Alla fine sono stato costretto a seguire le orme di mio padre, Lucius Malfoy. Gli avvenimenti degli ultimi giorni mi scorrono davanti agli occhi, il mio ritorno a casa per le vacanze invernali, lo sguardo inquietante di mio padre e poi la cerimonia, le urla, il dolore. Quando ho capito cosa sarebbe successo, ho lottato con tutte le mie forze per oppormi a loro, ma mio padre è sempre stato bravo a escogitare dei metodi convincenti per farsi ubbidire. E adesso un tatuaggio nero a forma di teschio risalta nettamente sulla pelle bianca del mio polso. Il dolore che provo in tutto il corpo non mi impedisce di pensare che da questo momento la mia vita è cambiata. Il ragazzino viziato che cercava in tutti i modi di compiacere il padre, per evitare dolorose punizioni e racimolare qualche gesto di affetto, deve lasciare il posto a un ragazzo maturo, capace di nascondere a tutti ciò che è diventato e allo stesso tempo condurre una lotta solitaria contro il suo destino. Perché io non ho nessuna intenzione di diventare un seguace di Voldemort! Fino ad ora ho seguito gli insegnamenti di mio padre per spirito di sopravvivenza: fin da piccolo ho capito che il mio caro padre non avrebbe esitato un attimo a uccidermi se si fosse reso conto che suo figlio non era degno della stirpe dei Malfoy ed io ho fatto di tutto per evitare ciò: ho cominciato ad odiare i babbani, a ritenere Voldemort il salvatore dei maghi, a disprezzare tutto ciò che non riguardava il potere. Ero così bravo a recitare che alla fine ero diventato veramente simile a mio padre. Poi sono arrivato ad Hogwards e la mia vita è stata stravolta: una ad una sono crollate tutte le mie convinzioni. Come potevano i babbani essere tanto sciocchi se avevano inventato oggetti meravigliosi tali da rendere quasi inutile la magia? E i mezzosangue non erano certo da disprezzare visto che molti dei maghi più potenti non appartenevano di certo alle famiglie più antiche di maghi. Infine il potere non poteva certo competere con altri valori, quali l’amicizia, la lealtà, il coraggio. Pur continuando a fingere, sono cambiato, ho imparato ad apprezzare anche gli altri, mi sono scoperto ad invidiarli  per la loro serenità e spontaneità, che a me non è permessa. E poi, è inutile mentire a me stesso, non ho potuto fare a meno di ammirare quel tremendo terzetto che da 5 anni riesce ad attirare su di se una valanga di guai riuscendo sempre a cavarsela:  la Granger, Weasley e naturalmente Potter. La loro amicizia si è dimostrata ancora più forte del potere di Voldemort e questo mi ha fatto molto riflettere. Alla fine ho ammesso che mio padre aveva una visione della vita completamente distorta e sbagliata, ed ho agito di conseguenza. Ho smesso di importunare Potter e i suoi amici, anche se ho continuato a trattarli con sufficienza, per evitare che gli altri si insospettissero del mio cambiamento, e ho cominciato invece ad osservarli attentamente. In questi mesi, il quinto anno che siamo in questa scuola, ho scoperto che Potter è molto simile a me: ha un carattere ribelle e orgoglioso, pronto a dare anche la vita per i suoi amici ma allo stesso tempo fragile e bisognoso di affetto. Nel suo cuore penso che si sia sviluppata una rabbia per Voldemort, che gli ha sottratto tutto ciò che aveva, così forte da permettergli di superare qualsiasi ostacolo gli si pone davanti. In fondo potremmo diventare degli ottimi amici, se non fosse per il fatto che ormai lui mi odia profondamente, e anche giustamente visto tutto quello che gli ho fatto li anni scorsi. Un po’ mi fa male questa situazione, perché io non ho mai avuto dei veri amici e Potter potrebbe veramente essere il primo: sento infatti che con lui sarei in grado di essere me stesso, abbandonando la maschera che mi porto dietro da sempre. Di lui potrei fidarmi, perché il suo cuore è puro, incapace di mentire e celare i suoi sentimenti. E in questi momenti, quando penso a noi due insieme,  qualcosa affiora in un angolo della mia coscienza, un sentimento mai provato prima e a cui non so dare un nome preciso. Eppure la certezza che qualunque cosa sia non potrà mai essere ricambiata mi rende triste. Alle volte mi viene la tentazione di avvicinarlo e tentare di ricominciare tutto da capo, affinché il nostro rapporto non si basi sull’odio ma su qualcos’altro. Però adesso tutto questo diventa secondario; ora non posso più pensare a cosa vorrei fare, all’amico che potrei avere; in questo momento devo solo cercare di capire come mi dovrò comportare una volta tornato a scuola, per celare questo segreto che mi opprime l’anima. Inoltre dovrò prepararmi alla possibilità che qualcuno lo scopra: dovrei scappare e diventare un ricercato ma allo stesso tempo un seguace di Voldemort, oppure consegnarmi rivelando anche tutti i segreti che ho appreso frequentando mio padre? Non voglio scappare per tutta la vita, però allo stesso non voglio tradire mio padre, in fin dei conti è la persona che mi ha allevato, anche se con tutti i suoi limiti.  Ho sofferto tanto in questa casa ma ho anche qualche  bel ricordo legato ai primi anni della mia infanzia, quando mio padre era più gentile nei miei confronti. L’unica cosa certa è che comincerò a studiare molto più approfonditamente di adesso, cercando anche di leggere quei libri proibiti contenuti nella biblioteca della scuola: non posso sapere cosa mi succederà ma più incantesimi conoscerò meglio riuscirò ad affrontare qualsiasi situazione. Ed è ormai ovvio che ciò che studierò ad Hogwards non sarà di certo sufficiente per un neo-mangiamorte quale sono ormai io.