Dog Eat Dog

parte XII

di Hyoga & Snatch



La radio continuava inconsapevole ad emettere notizie provenienti da un mondo che ormai sembrava mille miglia lontano.
…Annunciamo a tutti i fans di Britney Spears di radio WEUP 103.0 che Fantasy, la nuova fragranza creata dalla cantante, sarà disponibile dal primo di settembre in tutte le profumerie…
-Motivi personali.- ringhiò Reynolds irrigidendosi.
Sonny alzò le sopracciglia basito.
"Motivi personali" di solito corrispondeva a "troppo", e non si sarebbe aspettato una reazione così.
Guardò Reynolds incupito, le sopracciglia aggrottate, e storse la bocca.
Non gli era mai capitato di vedere un sbirro da dietro le quinte. E scoprì che non gli piacque dover vedere con i propri occhi (era scontato, ma non così tanto) che anche gli sbirri sono esseri umani.
-Da quanto hai detto che fai lo sbirro?- domandò.
-Due anni.-
Sonny inspirò, dilato le narici ed espirò.
-Girati.- disse, e si alzò in piedi, indicando all'altro di dargli la schiena.
Reynolds si girò diffidente.
Il ragazzo gli mise il ginocchio sulla schiena, spingendo con il proprio peso e costringendolo a chinarsi in avanti.
Tenendo l'avambraccio che stava per liberare, prese dalla tasca le chiavi.
L'altro si tese, Sonny poté sentirlo all'erta, ma ugualmente si mosse, lentamente, stringendo le dita e spostando l'avambraccio in alto di modo che, liberato il polso dalle manette, lo sbirro non potesse fare cazzate.
Già troppe cazzate con cui fare i conti, al momento.
Il metallo si chiuse sull'intelaiatura del letto, lasciando Reynolds con una mano libera.
Sonny si puntellò con il ginocchio per balzare di fianco, a debita distanza e con gli occhi fissi con il prigioniero mezzo libero.
Reynolds si raddrizzò muovendo il polso libero, sul quale era evidente un profondo segno rosso
-Se ti passo il disinfettante non cerchi di avvelenarti, vero?- domandò Sonny con un mezzo sorriso sarcastico.
-Negativo.-
La confezione in plastica venne presa dal mobile ad ante e lanciata in mano a Reynolds, seguita da fazzoletti.
L'altro la afferrò al volo, prese i fazzoletti ed in silenzio cominciò a disinfettarsi le ferite.
Strinse i denti quando il liquido gli toccò la carne viva, ma non fece un gemito.
-… Ha concesso un’intervista il mese scorso, premettendo che…-
Sonny, la mascella contratta, lo osservò distrattamente, attendendo che finisse.
-Adesso sai cosa significa…- commentò, guardando il "tatuaggio" lasciato dalle manette.
Lo sapevo anche prima, pensò Reynolds, ma non rispose e continuò meticolosamente il suo lavoro. Sonny alzò il volume della radio, che trasmise la voce del DJ rimandandola con la ruvidezza della carta vetrata.
-… La popstar vorrebbe una residenza a Rancho Palos Verdes…-
Reynolds richiuse il flacone di disinfettante, lo lanciò a Sonny. –Grazie.-
-Di nulla…-
-… Dove la cantante traslocherebbe con il marito Kevin Federline…-
-Ma perché devono mettere ste stronzate da farci ascoltare?- commentò Sonny, e guardò i bordi consumati dell’apparecchio. -Cazzo me ne frega della marca di dentrifricio di troiette-tutto-fard?-
-Alla gente interessa questa roba, evidentemente.- commentò Reynolds lapidario.
-… Alla domanda: ‘’Sei cambiata?’’, lei ha risposto: ‘’Perché pensi che sia cambiata?’’…-
-Ma amore, non avrai dimenticato di truccarti?- scimmiottò Sonny coprendo la voce della radio. -Quella lì è fatta su misura sui gusti nazi della gente come te. Secondo te le truccano anche il culo? Com'è che si dice, "ariano"?-
-Cosa…? Che stai dicendo?-
Reynolds lo fissò aggrottando le sopracciglia.
-Ariano! La razza! La razza di quelli nazi!-
-Che c'entra adesso la razza ariana?-
Sonny sbuffò eloquente, prese la birra da terra e fece un sorso. -Dicevo che quella lì è stata fatta su misura di quelli con i tuoi gusti, tutto-biondo-e-bianco. Vuoi bere si o no?-
Gli passò la bottiglia.
Reynolds la prese. –Grazie.- disse fissandolo negli occhi, e finalmente bevve. Era riuscito ad ottenere di farlo come voleva. Quel ringraziamento aveva un suono vagamente soddisfatto.
-Di nulla, sbirro.- rispose Sonny scandendo bene le parole, per enfatizzare tutta la gentilezza di quello scambio. Grazie? Sonny ricordava poche volte in cui si era fermato a dire grazie, anziché usarlo come congiunzione tra due frasi. -Non avrai anche fame, vero?-
-Ovviamente sì, che domande fai?-
-Sempre a rompere i coglioni, voi sbirri.-
Sonny si alzò ridendo, e aprì la mensola in cui aveva messo le scorte. Carne secca. Lanciò una confezione a Reynolds, andando poi a distendersi sul letto.
Decisamente, l'atmosfera era meno glaciale.
Di nuovo, Reynolds l'afferrò al volo. Come un cane, gli venne da pensare.
Il ragazzo mise una mano sulla radio, passando da una frequenza all'altra. In ordine, seguirono un notiziario, ignorato subito, una messa gospel, pure ignorata, e la cronaca di una partita dei Crimson Tide, su cui si stabilizzò.
-… Farrell passa la palla, è un lancio lunghissimo! Signori, Farrell riesce a passare e Horton, che recupera e passa a Lewis… Metaaa!!! E i Crimson Tide segnano un altro punto avvicinandosi così alla vittoria!-
Rimasero ad ascoltare in silenzio, mentre Reynolds mangiava.
Una radio di sottofondo ha il magico potere di farti sentire a casa, ovunque tu sia, e a casa tutti sono più socievoli con tutti.
-Come mai questo nome strano?- domandò Sonny con la leggerezza di una domanda buttata per pura curiosità.
-Che nome? Lex?-
Sonny annuì, e fece un altro sorso di birra.
Reynolds sospirò. Doveva prendere l'argomento piuttosto alla larga…
-Tu sai cos'è il latino, Norton?-
Il ragazzo annuì. -Non sono del tutto deficiente, sbirro.-
-Allora le cose sono più facili. Credevo di doverti snocciolare tutta la storia dei romani. Lex vuol dire “legge” in latino.-
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia. -Quindi è di famiglia… Cioè, tipo eredità.-
-Ti sembra così strano che ci siano famiglie dove la legge è considerata un valore?-
Sonny scosse la testa serrando le labbra in una linea sottile. -No, figurati… Quindi ecco in che modo c’entrava il paparino.-
-Mio padre era un poliziotto.-
-Tu non lo eri, invece.- concluse Sonny, guardando l'ex berretto verde.
-… Mancano cinque minuti alla fine della partita, e dopo il tiro magistrale di Farrell i nostri ragazzi sono passati in vantaggio...-
Lo sguardo di entrambi scese sulla radio, portandoli al silenzio.
Reynolds pensò alla frase provocatoria del ragazzo. E gli tornò in mente il padre, che l'aveva apertamente disapprovato quando lui gli aveva annunciato di voler diventare un militare. E perché non fai il poliziotto come tutti i Reynolds?
Quella era stata la domanda, pronunciata con tono sferzante ed espressione accigliata. Deluso, ecco come l'aveva fatto rimanere. Deluso e amareggiato. I Reynolds proteggono la legge, gli aveva ripetuto, non vanno a giocare ai soldatini rubando i soldi dello Stato.
"Ma papà, i militari proteggono il Paese.", aveva provato a rispondere.
"C'è una bella differenza, figliolo, tra fare le esercitazioni in attesa di una guerra che forse non arriverà mai e affrontare tutti i giorni dei delinquenti veri per le strade.", gli aveva risposto severamente il padre.
E il discorso si era chiuso lì. Neppure il fatto di essere stato il primo del suo corso aveva fatto cambiare idea a suo padre. Niente.
"Hai messo la testa a posto.", aveva poi concluso compiaciuto, all'udire del suo congedo per motivi personali e della sua decisione di fare il poliziotto.
-… Trenta secondi alla fine di questo match combattutissimo tra i Crimson Tide e i Dolphin, che negli ultimi 5 minuti hanno rimontato in maniera eccezionale finendo in parità.-
Reynolds tornò al presente, richiamato dalla voce concitata del cronista.
- Ecco Fowler dei Dolphin che parte con un grande passaggio per Smith, che raccoglie passa e… METAAA!!! I Dolphin passano in vantaggio aggiudicandosi la partita!!-
-Merda!- esclamarono entrambi, alzandosi leggermente dai rispettivi letti.
Poi si guardarono.
E in silenzio si risedettero, mentre il cronista concludeva:
-Purtroppo dobbiamo constatare che i Crimson Tide non hanno ancora superato i problemi che li hanno assillati durante l'intera stagione... dopo l'infortunio del quarterback...-
-E come t'è venuta l'idea di fare il berretto verde?- domandò Sonny, buttando la domanda per spazzare via il momento di disagio. Cristo, esaltarsi come uno sbirro e con uno sbirro…
-Sono un corpo d'élite, sono i migliori.-
-Ah-a…- commentò Sonny, e schioccò la lingua. Ovviamente dovevano essere i migliori. Notò il compiacimento che si era fatto largo sul viso di Reynolds. E continuò. -E quali prove ci sono?-
-Test fisici, principalmente.-
Poi, dopo qualche secondo, aggiunse: -Vuoi entrare nei berretti verdi?-
Sonny rise, sorpreso.
Continuò a ridere andando a prendere altre due birre, e quando si risedette sul letto e le aprì i suoi occhi erano ancora socchiusi. -Stai scherzando, vero? … Prove di che genere?-
Reynolds ignorò la domanda e insisté: -Potresti farlo. Sempre meglio che fare il delinquente.-
Lo sguardo del ragazzo si alzò. Per uno, forse due secondi sembrò valutare la frase per quello che era. Le valutazioni finirono con il primo sorso di birra, a cui seguì un cenno della testa verso l'altra bottiglia aperta a portata dello sbirro.
-Non dire cazzate, e poi non è roba che fa per me. Un sacco di disciplina e regole di buona condotta, vero?-
Reynolds prese la bottiglia noncurante, come se fosse stata la cosa più normale del mondo.
-Certo.-
E bevve un sorso.
-E ti piace seguirle?-
-Le regole sono necessarie.- fu la lapidaria risposta. -Altrimenti c'è la legge della giungla.-
Un altro sorso di birra.
Sonny scosse la testa, negando la tesi come improponibile.
Si alzò di nuovo, collo della bottiglia in mano, e prese dal mobile un pacchetto. Carta plastificata. Un mazzo di carte. Sempre scuotendo la testa, la bottiglia stretta tra le gambe, le dispose sul letto.
-Si, ma… cazzo!- esclamò, come se la conclusione al ragionamento gli fosse giunta in piena fronte, e mise un'altra carta sulle altre. -Devi ammettere che alcune sono assurde, tipo quella delle sigarette…-
Un'altra risposta lapidaria: -Le leggi non si discutono. Si rispettano e basta.-
Reynolds si raddrizzò parlando, come se l'argomento richiedesse una postura solenne.
-Si, ma qualcuno le avrà scritte, no? Come le regole di un gioco…- rispose Sonny, indicando il mazzo disperso nella forma di un solitario. Mosse la prima carta, ne pescò una dal mazzo, e scosse la testa negando le basi della solennità dello sbirro. -E non possiamo seguire quelle vecchie, o staremmo ancora qui a… A… Che cazzo ne so, cose come che non puoi girare con i gomiti scoperti!- esclamò, gesticolando teatralmente per mostrare l'assurdità della cosa.
La pacata risposta di Reynolds gli giunse dopo alcuni secondi. Aveva il tono di una lezione. -Le leggi sono regole di convivenza, altrimenti ci scanneremmo come degli animali. Anche voi nel ghetto avete le vostre leggi, giusto? E guai a chi sgarra.-
Qualche secondo di silenzio, un altro sorso di birra.
-Ah, quella carta non va lì.- soggiunse.
Sonny guardò il sette di quadri che aveva appena spostato.
-Cazzo, hai ragione!- valutò, e la sollevò. -In effetti con tutte le ore in solitaria che vi fate in centrale…- commentò con un mezzo sorriso riprendendo distrattamente il gioco.
-Io non gioco mai a carte. Ho sempre da fare durante il turno di notte.-
Il ragazzo si voltò a guardarlo, un sopracciglio sollevato. Ho presente cos'avete sempre da fare…
L'espressione dell’uomo si indurì. -Che cazzo hai da guardare con quella faccia? Credi che sia uno come Meyers?-
Sonny ingoiò la risposta, e forse cercò di deglutire anche la sensazione che persistente gli serrava la gola.
Fedele come un segugio rimase attaccata alle sue tonsille.
Portò lo sguardo sul gioco, sollevando una carta e tenendola a mezz'aria in attesa di trovarne la collocazione giusta.
-Lascia stare quel figlio di troia, la pagherà con gli altri… Cristo se la pagherà.-
Il poliziotto sospirò. Gente come quel collega gettava il discredito su tutti gli agenti.
-Io disapprovo la condotta di Meyers.- disse dopo alcuni secondi, consapevole che la risposta sarebbe stata scartata a priori.
-Disapprovi… Si, si, anche io disapprovo.- rispose Sonny con un ironico sorriso amaro. -Ma sono tutti così, a furia di disapprovare ti verrà mal di coglioni.-
-Non sono tutti così.- soggiunse Reynolds stringendo i denti.
Non tutti, no. Lui aveva fatto della correttezza la base della sua condotta e ora veniva messo disinvoltamente nel mucchio assieme ad uno stupratore di ragazzini e ai suoi amici/complici.
Il ragazzo lo guardò, il mento sollevato per valutarlo. No, non sono proprio tutti così. Ma che differenza fa uno tra mille?. Scosse la testa. -Beh, qualche sbirro a parte te l'ho conosciuto, e dal punto di vista da cui guardi gli sbirri quando sei al mio posto, fidati, sono tutti così o quasi…-
L'altro bevve un ennesimo sorso di birra, poi ribatté: -Può darsi. Dal tuo punto di vista i poliziotti sono tutti uguali.-
-E dal tuo vale lo stesso per i negri. Ma io non rompo i coglioni alla tua razza.-
-Neppure io rompo i coglioni alla tua razza, rompo i coglioni ai delinquenti. Se un negro non viola la legge non mi sogno neppure di andarci a parlare.-
-Ohhh…- finse stupore e costernazione Sonny, scuotendo la testa in riprovazione verso sé stesso. Stronzate. -E adesso mi vorresti pure dire che non sei un fottuto nazi razzista?-
Reynolds si irrigidì, il suo sguardo assunse una tonalità metallica.
-E anche se lo fossi? Sono fatti miei.-
Poi, dopo un silenzio teso, aggiunse: -Le mie idee personali non devono influire sul mio lavoro.-
-Come no… Allora se ero bianco non mi trattavi meglio, dici questo? Secondo me la sigaretta me la davi…-
-Negativo. Tu puoi essere anche un marziano, ma nel mio distretto rispetti la legge.-
Sonny sospirò. Ogni tentativo era vano…
Prese il pacchetto e, d'abitudine, dopo averne sfilata una sigaretta lo porse all'altro.
-Non fumo, Sonny.-
Sonny?
Sonny aggrottò la fronte nel sentire il proprio nome pronunciato dalla voce autoritaria dello sbirro.
"Non chiamarlo mai per nome.", giunse la raccomandazione di Sedgwick in ritardo. Ecco, quella l'aveva rimossa. Era così inverosimile che non aveva trovato senso nel memorizzarla. Quando mai cazzo avrebbe chiamato lo sbirro per nome o viceversa?
-Dai, girati.- disse sbrigativamente, e raccolse le bottiglie vuote. Finite nel cestino, prese la pistola dal tavolino.
-Che hai intenzione di fare stavolta?- ringhiò Reynolds di nuovo diffidente.
-Sta tranquillo.- rispose Sonny con leggerezza, sorridendo della diffidenza. -Cominci a puzzare, tutto qui.-
L'altro non rispose. Il solito battibecco col delinquentello negro.
Non era neppure il caso di iniziarne uno.