Questa è la mia prima fic su Yu-Yu Hakusho, quindi, vi prego, non accanitevi per eventuali errori… io non ho mai letto il manga, mi baso solo sulla serie tv (che non ho visto fino alla fine dato che l’hanno sospesa subito dopo la conclusione del torneo delle arti marziali nere… grrrrr…).

 Dunque, la coppia è la celeberrima HieiXKurama… ora, dalle decine di fic che ho letto (Sandy Youko rules^^), Hiei ne usciva quasi sempre come l’elemento più debole e fragile… mhhh…

Ecco perché la mia piccola mente perversa ha deciso di scrivere questa fic… voglio dire, immaginatevi per un istante il povero Kurama, che si deve giostrare le sue due identità…

Come al solito i personaggi non mi appartengono e io non ci guadagno un euro a scrivere ste cose…

Un bacio a tutti

An_

 


Decisions

di Antares


Kurama camminava lentamente, la testa persa in pensieri turbati.

Era appena uscito da scuola e si stava dirigendo verso casa; aveva così tanto su cui riflettere.

Gli sembrava che la sua vita stesse cambiando in modo troppo veloce ed inaspettato, e a lui questo non piaceva, lo faceva sentire insicuro… dopotutto lui era “mister organizzazione prima di tutto” come si divertiva a definirlo sua madre.

E lui trovava che il nomignolo, per quanto affettato, gli calzasse a pennello.

Detestava perdere il controllo della situazione, detestava ciò che non poteva prevedere… ma più di tutto detestava provare ciò che provava per quel dannato, maledetto demone di fuoco.

Lui era soddisfatto della sua vita, non avvertiva il bisogno di complicarsi l’esistenza… per lungo tempo aveva deciso di non liberare la sua parte demoniaca e di rimanere a vivere tranquillo nel ningekai, e questo era quanto.

Basta mondo degli spiriti, basta combattimenti, basta poteri astrali… e basta demoni, tutti fuori dalla sua vita.

Tutti.

Sospirò in preda allo sconforto.

Per salvare sua madre aveva accettato di rubare i tesori del Makai, e si era scontrato con Yusuke… e poi si era lasciato invischiare in tutta quella strana storia dell’ “assistente detective”…

Aveva combattuto al fianco dei suoi nuovi amici, rilasciando per la prima volta da sedici anni a quella parte il suo potere… ricordava ancora con meraviglia la sensazione quasi dimenticata di onnipotenza che l’aveva invaso quando aveva liberato il suo you-ki demoniaco, durante il torneo di arti marziali nere, ed era tornato ad essere Youko Kurama…

Ricordava però altrettanto chiaramente la parte umana che urlava terrorizzata a quell’invasione di potere ombra, avvertendone la natura oscura e potenzialmente malvagia…

Ricordava il lampo di dolore che gli aveva straziato le carni, quando il suo corpo si era come sciolto, per plasmarsi nella figura di Youko…

Ricordava l’immenso sfinimento che l’aveva colto quando aveva richiamato la sua metà Youkai, la sofferenza della mutazione del suo corpo, la difficoltà con cui era tornato umano, relegando l’altra parte di sé in una buia segreta, in fondo all’anima, la mente ningen che si opponeva alla sua esistenza…

Ricordava le parole di Hiei, quasi sussurrate, in uno dei suoi rari momenti di loquacità, fissandolo con gli insondabili occhi rossi: “Tu sei quello che eri destinato ad essere… se temi te stesso, finirai col temere la vita. Il tuo lato oscuro è legato a te, è l’altra parte di te. Non puoi rinunciare a ciò che ti rende completo.”

Quelle parole, pronunciate con voce bassa ed incredibilmente morbida, l’avevano colpito duramente, intimorendolo più di tutte le sue sensazioni, proprio perché erano la verità.

Il demone era stato di una sincerità così cruda che lui per un attimo lo aveva odiato.

L’aveva odiato con tutte le sue forze per avergli mostrato ciò che lui già sapeva ma si rifiutava di ammettere.

L’aveva odiato tanto da volerlo uccidere.

E poi… poi l’aveva fissato con astio negli occhi e aveva scorto una compassione così profonda luccicarvi dentro, una pena ed una comprensione che non aveva pensato fosse possibile che alcuno provasse per lui.

La rabbia e l’odio erano svaniti.

Lui e Hiei erano così simili in quel frangente…

Hiei aveva dovuto accettare la sua natura fuoricasta di Koorime, e questo era stato un fardello che aveva costantemente influito nella sua solitaria, triste vita.

Si era sentito improvvisamente vicino a quello spietato, orgoglioso, freddo demone che aveva deciso di aiutarlo mettendo a nudo un pezzo dei suoi pensieri, mostrandogli quell’anima che teneva chiusa in una torre di sofferenza e distacco.

Ricordava che quando gli era andato vicino l’aveva fissato con diffidenza, i pugni chiusi lungo i fianchi in un atteggiamento teso, forse temendo di essere stato troppo esplicito.

Ricordava com’era sobbalzato quando lui l’aveva abbracciato, dolcemente, premendo leggermente il corpo contro il suo…

Ma sopra ogni cosa ricordava lo stupore e la tenerezza che l’avevano invaso quando aveva sentito Hiei ricambiare l’abbraccio, circondandogli dolcemente la vita, facendo attenzione alle sue ferite, le mani che gli si erano posate leggere sulla schiena,  il respiro calmo fra i suoi capelli.

Conforto, fiducia, appoggio.. era tutto questo che lo sfuggente demone di fuoco gli aveva comunicato stringendolo contro il calore rassicurante del suo corpo, facendogli capire che, a dispetto di tutto, non era solo.

“Grazie”. Era l’unica cosa che gli aveva sussurrato quando si erano sciolti.

Ricordò che il demone l’aveva fissato in modo assorto, forse in qualche modo percependo la reale profondità dei suoi sentimenti, poi si era voltato, tornando a pulire la sua Katana, ma non prima che lui riuscisse a scorgere un lieve, enigmatico sorriso inarcargli impercettibilmente le labbra.

Ripensandoci ora, sotto il sole del Ningekai, considerò che forse era stato proprio allora che aveva cominciato ad innamorarsi di lui… oh, basta!!!

Non poteva lasciare nemmeno divagare i suoi pensieri che tutto lo riconduceva a quello stramaledettissimo, freddo, arrogante, meraviglioso demone.

Era pura, semplice follia.

Controllo, Kurama, controllo, ripetè fra sé.

Tutto quello che doveva fare era dimenticarlo, lasciarselo alle spalle come quelli che l’avevano preceduto.

L’aveva fatto altre volte, non sarebbe stato difficile.

Si accigliò, frustrato.

In che razza di pasticcio era andato a cacciarsi!!

Se solo fosse riuscito ad evitarlo il più possibile, forse questo avrebbe semplificato le cose…

Già, come no.

La sua doppia vita da gestire… il ruolo di bravo figlio e studente modello da mantenere… e ora questo… semplificare le cose, ironizzò la sua mente.

“Speriamo almeno che non mi capiti tra i piedi…”

Improvvisamente si scontrò con una figura che veniva dalla parte opposta, finendo a terra con un tonfo.

“Ma che cavolo…” sbottò, alzando furente gli occhi per vedere chi fosse quell’imbecille.

E ti pareva… gemette fra sè, riconoscendo immediatamente la snella figura in nero che gli si stagliava davanti.

Hiei lo fissava, le braccia incrociate sul petto, palesemente divertito a giudicare dal ghigno che gli arricciava le labbra sottili.

Il cuore di Kurama perse un battito mentre incontrava quegli intensi occhi rossi…

Controllo, si ricordò.

“Spero che tu ti sia divertito” commentò, cercando di controllare il tremito nella voce.

La smorfia di Hiei si attenuò, avvertendo la sua irritazione, senza però sparire completamente.

“Sei tu che mi sei piombato addosso, baka Kitsune”

“ Dopo che tu ti sei piazzato giusto davanti…” lo rimbeccò, cercando nel contempo di rialzarsi nel modo più dignitoso possibile.

Impresa tutt’altro che facile, dato che, nella caduta, la cinghia dello zaino gli si era aggrovigliata attorno all’uniforme scolastica, e la cartella si era aperta, rovesciandogli addosso buona parte dei libri.

Vista la situazione, mandò al diavolo la dignità e si accontentò di provare a rimettersi in piedi.

I suoi goffi tentativi dovettero deliziare il seno dell’umorismo del demone, poiché Kurama lo avvertì chiaramente sbuffare alle sue spalle, nel vano tentativo di trattenere un’ironica risata.

Kurama ne aveva abbastanza… passi il danno, ma dover subire anche la beffa…

“invece di fare l’idiota, perché non mi aiuti??” lo riprese, fissandolo duramente da sopra la spalla.

Hiei scosse divertito la testa, e con un rapido spostamento d’aria gli fu accanto e lo sollevò da terra, lesto.

Kurama rimaneva sempre sbalordito dalla silenziosa velocità con la quale si muoveva.

In pochi secondi, Hiei raccolse la pila di libri rovesciatesi fuori dello zaino, fissando accigliato i titoli.

“Ma capisci davvero qualcosa di questa roba?” gli chiese dubbioso, porgendogli il tomo di algebra.

Kurama si strinse nelle spalle, riponendo al sicuro il testo e contemporaneamente controllando che nessuno dei suoi preziosi libri avesse subito evidenti danni.

“Non è così difficile come può sembrare” gli disse, fissando l’ultima cinghia dello zaino con pochi, esperti movimenti.

Squadrò con sguardo scettico la sua divisa , notando costernato che era strappata in due punti e macchiata in molti altri.

“Oh, no, accidenti!!” Si disperò. Era la seconda divisa che rovinava quell’anno per colpa di un demone.

Inchiodò Hiei con uno sguardo truce e se ne andò, lasciandolo lì impalato, evitando di salutarlo.

Che imbecille! Pensò tra sé, mentre riprendeva velocemente la strada di casa.

Cosa cavolo gli era saltato in testa di piazzarsi di fronte a lui quando era evidente che non l’avrebbe evitato?

Scosse la testa, arrabbiato.

Era tipico del Koorime comportarsi in modo inspiegabile.

Un’ombra gli scivolò a fianco.

“Non è stato molto gentile da parte tua piantarmi così” dichiarò Hiei, fissandolo di sbieco.

Kurama non si degnò di rispondergli, tenendo cocciutamente il viso rivolto in avanti, allungando il passo e costringendo il demone ad accelerare per riuscire a stargli vicino.

Non era disposto a lasciarsi blandire così facilmente, nonostante fosse stato felicemente colpito dal fatto che Hiei avesse deciso di seguirlo.

Il demone di fuoco sbuffò, stizzito da quel comportamento irritante.

Considerò seriamente l’idea di filarsela, ma dopo un rapido sguardo al viso irritato della Kitsune, concluse che non era una buona soluzione.

Continuarono a camminare ancora un po’, in silenzio, ognuno chiuso nel proprio orgoglio, ognuno preda di strani pensieri.

Nonostante l’incidente di poco prima, quella strana passeggiata a fianco del demone lo rilassava. Hiei era un tipo di poche parole, ma a lui questo piaceva. Avvertirlo vicino era una scossa elettrica lungo la spina dorsale, era la consapevolezza di sentirsi al sicuro, avvolto da una calda sensazione di pace.

Quel pensiero lo turbò… era davvero così che quel piccolo demone riusciva a farlo sentire?

Sicuro, protetto, come un esule che finalmente torna a casa?

Avvertì un’improvvisa stretta alla bocca dello stomaco.

Tutto questo era nuovo, inaspettato, spaventoso… arrivare a dipendere in modo così profondo da una persona voleva dire non avere più alcuna via d’uscita, imboccare una strada a senso unico…

No! Basta!!

Non poteva permettersi di perdere il proprio senno dietro a questi pensieri, non era da lui.

Scosse furiosamente la testa.

“Qualcosa non va?”

Kurama si volse verso il demone.

Hiei la stava fissando accigliato, gli occhi rubino che scintillavano, enigmatici; a Kurama sembrò di avere davanti una sfinge.

Il ragazzo respirò a fondo, incontrando lo sguardo interrogativo del koorime.

“No, è tutto a posto” lo rassicurò, con un sorriso tanto grande quanto falso”Sono solo stanco e ho un mucchio di cose per la testa”concluse, rivelandogli almeno un frammento della complessa situazione in cui si ritrovava.

Hiei non aveva smesso un secondo di decifrare i suoi movimenti, oltre ad ascoltare quello che gli aveva detto.

Fece un sorriso scettico, ma non commentò.

Camminarono ancora un po’ fianco a fianco, in silenzio.

“Non sei arrabbiato con me?”

La domanda colse Kurama di sorpresa,  distraendolo dalle sue eterne rimuginazioni.

“No, non sono PIU’ arrabbiato con te” gli disse, trovando difficilissimo non sorridergli ed abbracciarlo stretto.

Hiei si limitò ad annuire, il pigro accenno di quello che poteva essere definito un sorriso ad ammorbidirgli la linea dura delle labbra.

Kurama ridacchiò fra sé, divertito.

Quel demone testardo che faceva di tutto per mostrarsi odioso e detestabile, riuscendoci alla perfezione la maggior parte delle volte, chissà come ci sarebbe rimasto se avesse saputo che lui invece lo trovava tanto dolce… c’era qualcosa in lui che gli faceva scattare quel desiderio inconscio di “tana calda” che molte persone provano in una giornata di pioggia… coccole, calore, affetto… tutto questo solo fissando il suo viso, i suoi occhi, il modo in cui gli camminava a fianco, con il passo leggero ed aggraziato proprio come quello di un felino, la linea delle braccia, le mani forti che affondavano nelle tasche dei suoi affezionatissimi pantaloni neri… bastava così poco di lui per affascinarlo, per intrigarlo…

Un enorme cartello con la scritta lampeggiante “senso unico”gli apparve davanti agli occhi, riscotendolo ancora una volta.

Accidenti, ci era ricascato.

Doveva darci un taglio, e subito, prima di fare qualcosa di enormemente stupido… non doveva dimenticare, poi, che quel piccolo bastardo possedeva lo Jagan…

“Scusami Hiei, mi ha fatto piacere trascorrere del tempo con te, ma ora devo proprio scappare… ho un sacco da fare”

Borbottò le parole in modo veloce, agitato, sentendosi inchiodare da quell’intenso sguardo inquisitorio… salutò il demone con la mano e si mise a correre il più veloce possibile, consapevole di avere quegli occhi di fuoco fissi su di lui.

 

Hiei lo guardò andar via sconcertato.

Per lui non era facile capire le altre persone e quella in particolare lo mandava regolarmente in crisi.

“Stupida volpe” grugnì.

Si strinse nelle spalle, e riprese a camminare, lentamente, confondendosi fra le ombre della sera.

Scelse le stradine più nascoste, dove sapeva che non avrebbe trovato umani…

Dei, come detestava quella razza di sciocchi esseri senza spina dorsale, che vivevano, mangiavano, si riproducevano, ignari delle tremende forze che si scatenavano attorno a loro e che minacciavano le loro insulse, inutili vite.

Fece una smorfia, disgustato.

Avrebbe voluto tornare nel Makai, l’unico vero posto che considerava simile ad una casa, ma Koenma gli aveva ordinato di rimanere sulla terra per aiutare Yusuke e gli allegri compagni nella lotta contro i cattivi di turno che cercavano di sterminare qualche milione di umani.

Hiei aveva espresso il suo pensiero, secondo cui meno Ningen c’erano, meglio si stava, ma il piccoletto era stato irremovibile: o la terra, o avrebbe dovuto scontare la pena prevista per tutti i reati commessi…

Il demone sbuffò, irritandosi al solo ricordo di quel turpe ricatto.

All’inizio pensava sarebbe stato facile defilarsi, rimanendo in disparte, ma poi aveva dovuto ammettere contro se stesso che la cosa si faceva interessante, soprattutto dopo aver assodato l’abilità di Yusuke e la potenza di Kurama…. La sua mente gli fece presente che neppure Kuwabara era poi così male, ma a prescindere da tutto restava sempre un idiota… un idiota FASTIDIOSO, data la sua preoccupante tendenza a seguire Yukina sempre e dovunque.

E poi Hiei amava combattere, più feroce era la lotta, più si divertiva… e questo era stato un elemento determinante per farlo partecipare, non per i ningen, ci mancherebbe altro, ma per migliorare se stesso.

Ma… ma non era solo questo.

Sarebbe stato troppo semplice.

Aveva finito per affezionarsi sempre di più ai suoi compagni, a Kurama in special modo…

Kurama… quel ragazzo era un mistero.

Un demone volpe talmente stupido da condividere due identità… all’inizio credeva che sarebbe impazzito.

E quando si era trasformato in Youko, durante il torneo nero…

Hiei scosse la testa, perplesso.

Ripensò all’immensa furente energia che gli era scaturita dal corpo… sorrise al ricordo dello stupore che avevano provato quando era diventato l’altro se stesso, un demone dai capelli argentati… elegante, potente.

Ricordò la sensazione, bravissima a dire il vero, di soggezione e paura che gli aveva ispirato quella nuova creatura che si andava delineando davanti ai suoi occhi.

Quando era crollato a terra, sfinito gli si era avvicinato… e aveva letto in quegli occhi un terrore ed uno smarrimento tali da colpirlo profondamente.

Gli aveva chiarito il suo pensiero, cercando di fargli capire l’inutilità delle sue opposizioni.

Aveva avuto il vago sospetto di essere stato troppo duro, quando Kurama lo aveva fissato con odio e aveva deciso di lasciar perdere, ma improvvisamente gli era balzata agli occhi la verità: tutto quello che lui gli aveva detto, Kurama lo sapeva già, aveva solo il terrore di dover scegliere cosa essere…

Hiei scosse per l’ennesima volta la testa, ripensando a tutti i sentimenti che l’avevano per un attimo legato all’altro demone… lui sapeva cosa voleva dire essere in bilico tra due nature, senza poter appartenere né all’una, né all’altra.

Forse Kurama lo aveva capito, forse no, il fatto comunque era che mentre Hiei si stava preparando a ricevere uno schiaffo, quello strano ragazzo lo aveva abbracciato.

Una curiosa sensazione lo invase, al ricordo di quell’abbraccio: era come se mille piccoli  ma fastidiosissimi insetti gli corressero lungo lo stomaco e l’addome… ripensò al calore che lo aveva avvolto all’improvviso, alla morbida compattezza di quel corpo contro il suo: per la prima volta nella sua solitaria, lunga vita si era sentito vicino a qualcuno, protetto dalla solitudine e dal dolore.

Digrignò i denti, minaccioso.

Non doveva permettere a quei ricordi di prendere il sopravvento.

Era stato solo un momento di pace, nulla di più.

Solo un istante, che però era riuscito a lenirgli molte ferite.

Scacciò irato quegli assurdi pensieri dalla sua mente.

Lui era un demone, uno youkai che viveva per combattere, per uccidere e combattere di nuovo… lui era una creatura sola, che proprio attraverso la solitudine aveva creato la sua forza.

Solitudine e dolore.

Ombra e rifiuto.

Non c’era stato altro nella sua vita, e così sarebbe stato per sempre.

*Mi ha fatto piacere trascorrere del tempo con te* La sua voce gli raggiunse la memoria.

Furibondo, dette un violento calcio al muro di una palazzina.

“E allora!? Questo non vuol dire niente! Niente! MI hai capito???” gridò, rivolto a qualcuno che solo lui poteva vedere.

Il demone riprese a fatica il controllo e si lasciò trasportare dall’ odore del vento, senza far caso alla direzione, il viso improvvisamente incupito, gli occhi bui come il cielo durante un temporale estivo.

Corse selvaggiamente, sperando che l’urlo del vento potesse coprire il suono di quella voce che pronunciava il suo nome… Hiei…

 

***

 

Arrivato a casa, finalmente.

Ora era al sicuro, lontano da tutto ciò che poteva turbarlo, lontano da quel demone con gli occhi come braci ardenti.

Si tuffò con gratitudine nella routine quotidiana, gestendo il suo tempo fra compiti e lavoretti che gli affidava sua madre, lavorando con ossessiva precisione… non doveva permettersi di pensare a lui.

“Qualcosa non va?”

Kurama sobbalzò a quelle parole.

“Hiei…” rantolò, alzando la testa di scatto dalla scrivania per puntarla verso la finestra aperta, scrutando fra i rami nodosi dell’acero del suo giardino, dove il piccolo demone amava nascondersi le volte che veniva a trovarlo.

“Hiei??” la stessa voce, stupita, lo raggiunse da dietro le spalle.

Kurama si irrigidì… accidenti.

Costringendosi a sorridere si volse verso la porta, incontrando lo sguardo perplesso della madre.

“Ciao… mi hai fatto paura…” nicchiò, sperando che il tutto si fermasse lì.

“Chi è Hiei?” domandò invece la donna, fissandolo intensamente.

Oh, no!

“Hiei? Oh, avrai capito male… io ho detto Hey…” raffazzonò, imbarazzato.

Sua madre fece per proseguire l’interrogatorio, poco convinta, ma poi parve ripensarci, decidendo di soprassedere.

“Mi sembri preoccupato” gli disse.

Kurama innalzò una silenziosa preghiera ad un qualche imprecisato dio che l’aveva tolto d’impaccio.

Si rilassò, e rivolse alla madre una leggere stretta di spalle.

“No, sono solo stanco, non ti preoccupare”

La donna questa volta scosse la testa, non accettando quella semplice spiegazione.

“E’ come se tu mi stessi nascondendo qualcosa, come se avessi una doppia vita di cui non vuoi parlarmi…”

Kurama deglutì, la gola improvvisamente secca… l’istinto di sua madre era quasi soprannaturale…

Si fissarono in silenzio, per alcuni istanti…

“Allora, c’è nulla che vuoi dirmi?”gli domandò infine, sorridendogli incoraggiante.

E Kurama pensò che poteva davvero rivelarle tutto, che poteva raccontarle di Youko, dei demoni, dei guerrieri degli spiriti, dell’oscuro Koorime del fuoco che gli aveva rubato il cuore… le labbra gli tremarono e desiderò poter parlarle come aveva sempre fatto, condividere con lei la sua nuova vita… ma non poteva, non poteva!!! Svelarle il suo segreto l’avrebbe fatta inorridire, preoccupare, l’avrebbe messa in pericolo.

“No, va tutto bene” Non si sforzò nemmeno di sembrare sincero, sapeva che lei non l’avrebbe mai bevuta.

Lo sguardo triste e deluso che la madre gli rivolse, gli fece male.

“Come vuoi”

La donna si alzò, senza insistere.

“Io e tuo padre andiamo fuori a cena… non ci aspettare alzato, faremo molto tardi” aggiunse, in tono incolore, mentre raggiungeva la porta.

Quando uscì e richiuse la porta alle sue spalle, Kurama avvertì un fiotto caldo di lacrime salire a pizzicargli gli occhi.

D’improvviso si sentì tremendamente solo… lasciò che le lacrime le inondassero le guance e ben presto si accasciò sul letto, singhiozzando, preda di un dolore che era mancanza.

 

 

Hiei corse e corse  e corse, ombra fra le ombre, cercando di lasciare indietro i pensieri, cercando il silenzio e il non sentire.

Si fermò di botto, quando si accorse di dove l’aveva trascinato la sua mente.

Imprecò furiosamente, scorgendo la familiare casa in mattoni rossi e l’acero gigantesco che cresceva a ridosso della parete nord.

“Merda”ripetè fra sé, più volte.

Girò sui tacchi, e fece per scomparire nel consueto lampo nero, quando scorse una macchina uscire dal vialetto e avviarsi rombando lungo la strada di destra.

Oh, ecco perché Kurama aveva avuto così tanta fretta quel pomeriggio… doveva uscire con i suoi.

Aggrottò le sopracciglia.

Ma se le cose stavano veramente così, perché la luce della sua stanza era accesa?

Incuriosito, a dispetto della decisione di andarsene, balzò lesto sul ramo dirimpetto la finestra della camera della Volpe, e sbirciò dentro.

Quel che vide lo turbò.

Quella stupida volpe era rannicchiata sul letto, le braccia che stringevano le ginocchia al petto, l’intero corpo scosso da violenti sussulti.

Le sensibili orecchie del demone avvertivano chiaramente i sordi singhiozzi che gli devastavano il corpo.

Indeciso, fissò Kurama ancora per qualche istante.

Presa la sua decisione, si infilò agile nella stanza, senza preoccuparsi di occultare in alcun modo la sua presenza.

Kurama alzò di scatto la testa, i suoi sensi di demone messi in allerta da un familiare ki.

“Hiei…”mormorò incerto, alla vista di quell’ombra nera che si ritagliava un contorno d’oscurità contro il muro pesca.

“Hn” si limitò a dire il demone, colmando in pochi, elastici movimenti la distanza che li separava.

Il Koorime si bloccò a meno di un metro da lui… quegli occhi gonfi di pianto lo confondevano.

Stupito si accorse che una parte di lui si sarebbe più che volentieri inginocchiata accanto a Kurama e si sarebbe incaricata di consolarlo, abbracciandolo e baciandolo, fino a che non fosse riuscita ad asciugargli tutte le lacrime… per fortuna possedeva ancora una parte in grado di ragionare, bastava solo non fissare troppo a lungo quegli smeraldi lucidi di tristezza.

Hiei incrociò le braccia al petto, per reprimere lo sconvolgente desiderio di accarezzargli i capelli.

*Sei stato un completo idiota a venire qui* si rimproverò.

“Qualcosa non va?”gli chiese, fissandolo attentamente.

Kurama sobbalzò… ancora quella maledetta domanda.

Ricambiò lo sguardo intenso del demone, sentendo che tutta la sua rabbia, la sua frustrazione, il suo dolore stavano per uscire come un’onda devastante di piena.

“Non…” rispose, il tono della voce basso e remoto “non c’è nulla che vada bene… mento a mia madre, mento a me stesso, mento ai miei amici… e la cosa brutta è che tutti cominciano a rendersene conto…”

Il demone ascoltava, silenzioso, quella confessione.

“Non riesco ad essere com’ero prima, non riesco a sentire quello che sentivo prima. La mia parte demoniaca non mi permette di essere semplicemente quello che sono, mi sprona a combattere, a lasciarla libera… e alle volte, Schuichi non vuole.

Sentirla così forte dentro di me è devastante, il suo potere è devastante… eppure bellissimo… è questa la cosa peggiore; la parte umana di me grida di terrore ma la mia anima youkai urla di gioia selvaggia…” alzò gli occhi verso il Koorime che lo guardava, impassibile “ Capisci Hiei? A me piace… mi piace combattere, sentire il sangue del mio nemico scorrermi addosso, regalandomi la certezza di una vittoria… ma ora che ho una coscienza umana sento che molte di queste cose sono malvagie… e tutto questo mi eccita e mi spaventa, mi disgusta e mi attrae…”

Il tenue mormorio si spense in un fragile sospiro.

Hiei lasciò che cadesse il silenzio; quelle parole lo avevano turbato, sorpreso, affascinato.

Erano così diversi eppure così simili…

Si inginocchiò davanti a Kurama.

Lentamente lo circondò con le braccia, attirandolo dolcemente contro il suo petto, la testa che andava a posarglisi sul cuore.

Avvertì il suo respiro farsi rotto e un liquido caldo bagnargli la stoffa della casacca nera.

Lo strinse a sé, carezzandogli la scena in lievi tocchi, cercando di trasmettergli calore.

Sentì che Kurama ricambiava l’abbraccio, stringendogli convulsamente le mani alle spalle.

Hiei non resistette e affondò il viso fra quei capelli rossi, respirando il suo profumo… strano, era esattamente come se lo era immaginato.

Prese ad accarezzargli i capelli, dolcemente, poggiandogli le labbra sulla fronte, sussurrando impercettibili parole che Kurama non poteva sentire, ma che avvertiva dalla leggera carezza delle labbra mentre il demone parlava.

Hiei serrò gli occhi, lasciando cadere le barriere che aveva laboriosamente costruito per tenere gli altri a distanza, per impedire a quei sentimenti di prendere il governo della sua vita… lasciò che una calda sensazione di tranquillità o invadesse, portandogli quella pace che aveva sempre desiderato poter provare.

Provava emozioni nuove, che mai aveva immaginato di poter sentire per niente e nessuno.

Tutti i rifiuti, le violenze, gli orrori che avevano riempito la sua esistenza furono spazzati via, cancellati da quell’unico gesto di struggente tenerezza.

Hieie si sentì immensamente grato a quello strano, meraviglioso ragazzo che lo aveva accettato, che lo aveva lasciato entrare nei suoi pensieri, che gli aveva permesso di condividere il suo dolore… ma più di tutto si sentì grato per la fiducia che gli dimostrava, per il calore ed il conforto che sapeva comunicargli avvertire quel corpo premere dolcemente contro il proprio, in una sorta di completo abbandono.

Rimasero allacciati per molto tempo, ognuno perso nel calore dell’altro, ignari di quanto simili fossero i loro pensieri.

Kurama si accoccolò maggiormente contro il petto di Hiei, lasciando che le ultime lacrime si asciugassero, mentre lentamente scivolava lungo il bordo del letto, fino a sedersi a terra.

Il cuore cantò di gioia, quando si accorse che le mani del koorime non avevano allentato la loro stretta, sorreggendolo e appoggiandolo delicatamente a terra.

Non osò guardarlo, per ora gli bastava rimanere così, la testa appoggiata nell’incavo del suo collo, le mani che gli cingevano la schiena, avvertendo sotto le dita la tensione dei muscoli.

Ad ogni respiro il torace di Hiei premeva contro il suo, affascinandolo con la sensazione di quel corpo solido contro la morbidezza della sua pelle, un brivido che gli correva lungo la spina dorsale  quell’intimo contatto.

L’orgoglioso demone stava rivelando una parte di sé che probabilmente nessuno aveva mai visto… lo stava confortando, facendogli capire che non era solo, proprio come era accaduto tempo prima, solo che questa volta era stato lui a prendere l’iniziativa.

Si strinse di più a lui, respirando l’odore di pioggia della sua pelle, nutrendosi del suo calore, desiderando di rimanere così per sempre… stetti in silenzio, l’uno all’altro.

Hiei lo sentì rannicchiarsi maggiormente contro di lui e riflettè che era strano.

Aveva avuto qualche donna nel Makai, donne da una notte, fuochi di paglia, corpi che usava per soddisfare un istinto e per allontanare la solitudine con l’oblio…

Ma adesso, con Kurama… sentiva che in una sola notte non sarebbe neppure riuscito ad intaccare il profondo bisogno che aveva di lui, né una né mille notti sarebbero state sufficienti.

Era il desiderio di esplorargli anche l’anima, di imparare a conoscere ogni frammento di lui, di passare l’intera vita a memorizzare il suo viso…

NO!

Non poteva permettere a quel folle sentimento di crescere ancora.

Lo scostò con decisa fermezza da sé, non immaginando che allontanarlo gli costasse così tanto.

Kurama avvertì il suo cambio d’umore e non oppose resistenza, anche se avvertì immediata la lancinante mancanza di quel tocco caldo e rassicurante che l’aveva avvolto, distanziandolo da tutto quello che lo preoccupava, trasportandolo in uno spazio di protetto tepore.

Tenne la testa china, ritirando le mani in grembo, improvvisamente frastornato… riusciva a percepire la debole fragranza di Hiei sulla pelle.

Tutto quel turbinio di emozioni lo spaventava… non avrebbe mai creduto che quell’ostinato, imperturbabile, incomprensibile demone potesse entrarle così nel sangue. Rimase immobile, consapevole di avere quelle iridi rubino incollate a lui. Avvertiva l’intensità di quello sguardo, come un macigno che gli pesava addosso.

Alzò lentamente gli occhi e quel che vide lo immobilizzò.

Hiei si era allontanato di poco, ritirando un ginocchio contro il petto e posandovi sopra un braccio, l’altra mano appoggiata a terra, per sostenere il busto, dritto di fronte a lui; immobile.

Lo fissava, riducendo le pupille a due sottili lame rosse. Kurama si sentì all’istante nudo e indifeso e dovette reprimere l’impulso di ripiegarsi su se stesso per tentare di sfuggire a quell’attento ed incomprensibile esame. Un brivido di ansia (o era eccitazione?) gli corse per la schiena… non gli faceva quando lui lo faceva sentire così inerme.

“Smettila di puntarmi a quel modo” sbottò ad un tratto, infastidito dalla piega che stava prendendo la situazione.

Hiei chinò la testa di lato, fissandola interrogativo.

“Hn?” commentò, con il suo solito grugnito.

“Non sopporto quando mi fissi come se fossi uno strano animale in via d’estinzione!” esplose Kurama.

Hiei aggrottò la fronte, sconcertato. Rimasero occhi negli occhi per qualche attimo, poi il demone scosse la testa e, gettato il capo all’indietro, scoppiò in una forte e virile risata.

Kurama restò di stucco a quella reazione e indugiò a lungo sul corpo sussultante di risa di quell’indecifrabile demone, squadrandolo sorpreso e affascinato fino a che lui non rialzò la testa, la risata sfumata in un divertito sogghigno.

“Non immaginavo di farti questo effetto, Volpe!” lo derise, guardandolo interessato.

Kurama lo studiò, considerando come rispondergli. *Al diavolo…* pensò tra sé.

“Ci sono un sacco di cose di te che mi fanno effetto” mormorò, la voce bassa ma chiara.

Fu il turno di Hiei di fissarlo stupito.

Kurama sostenne il suo sguardo, caparbio.

Quando Hiei finalmente parlò, lo fece con una voce talmente roca da essere quasi irriconoscibile.

“E’ una pazzia” ringhiò, gli occhi rossi che brillavano.

Il cuore di Kurama balzò, mentre lui cercava ancora di definire cosa provasse Hiei in quel momento… sorpresa, repulsione, o collera?

Il respiro gli si mozzò in gola quando, con un unico, nero movimento, il demone del fuoco si alzò e lo raggiunse, con due rapidi passi decisi.

Gli si fermò davanti, torreggiandogli minacciosamente sopra, il volto in ombra. Kurama deglutì, improvvisamente a disagio, non sapendo bene cosa aspettarsi, quasi pentendosi di avergli fatto quell’assurda confessione.

Hiei si chinò verso di lui, afferrandolo con violenza per le spalle e trascinandolo di peso in ginocchio. Kurama sbarrò gli occhi incapace di fare alcunché, ritrovandosi naso contro naso con il demone.

I singolari occhi di Hiei parevano volerlo trapassare, frugargli l’anima alla ricerca dei suoi più riposti segreti… Kurama si sentiva fremere a quell’intima vicinanza, inebriato dalla sensazione che gli dava l’ansito dei loro respiri che si fondevano l’uno con l’altro, la consapevolezza di quelle labbra così prossime alle sue…

Le iridi di Hiei avevano assunto un cupo colore purpureo, incredibilmente simile alla tonalità che lo circondava quando sprigionava il suo you-ki. Nonostante la leggera inquietudine, Kurama non poté evitare di guardarlo, affascinato, rapito dalla misteriosa aura che sembrava averlo avvolto.

Il koorime rimase così a lungo, serrandolo a sé, incapace di smettere di scrutarlo, di osservare quel viso che sembrava solo vagamente preoccupato.

Dannazione! Represse l’impulso di scuoterlo furiosamente, di scrollarlo fino a fargli male.

Non doveva permettere che le cose fra loro cambiassero più di quanto stavano già facendo,; lui doveva temerlo, capire che poteva essere letale e pericoloso per tutti quelli che gli stavano accanto. Aveva passato la vita a rubare, a combattere, a uccidere… per lui c’era solo questo… come poteva quella stupida Volpe non afferrare il semplice fatto che lui era un paria, un koorime fuoricasta, evitato anche nel Makai, dai suoi simili?

Serrò di più la presa, quasi conficcandogli le dita nella tenera pelle delle braccia, ma così facendo lo accostò di più a sé.

Scioccato, si rese conto dell’effetto che sortiva la vicinanza di quel corpo morbido su di lui… a dispetto di tutto quello che la sua mente si ostinava a negare, il suo corpo reagiva in maniera totalmente diversa.

Gli occhi di Kurama non smettevano di guardarlo, nemmeno per un istante.

*Devo andarmene, prima di perdere il controllo…* fu il confuso pensiero che gli attraversò la mente turbata.

Ma non riusciva a lasciarlo andare, e contemporaneamente si ostinava a non avvicinarlo di più.

Fu Kurama che si accostò completamente al suo corpo, premendo dolcemente contro di lui, nascondendo la testa alla base del suo collo.

Hiei si irrigidì, pienamente cosciente delle sue forme, del respiro caldo che gli solleticava l’incavo del collo. Allentò la rabbiosa stretta attorno alle sue spalle, facendo scivolare le mani lungo le sue braccia, in un’inconsapevole, languida carezza, assaporando la delicatezza di quella pelle liscia, più che mai deciso ad interrompere quel folle contatto.

Gli posò le mani sulla vita, per allontanarlo, ma prima che potesse farlo, Kurama soffocò un gemito contro la sua spalla, allungandosi provocante addosso a lui, forse all’oscuro dello sconvolgente effetto che aveva su di lui.

Forse.

Represse un rauco sospiro, trattenendolo in gola, e finalmente affondò il viso fra quei capelli rossi, respirandone il profumo, lasciando le mani libere di sfiorare, accarezzare, toccare quella che era diventata la sua pazzia.

Indugiarono lungamente, l’uno tra le braccia dell’altro, i volti nascosti contro il corpo del compagno, permettendo e permettendosi lievi ma brucianti carezze, scie di fuoco tracciate con la punta delle dita.

“Hiei…” mugolò indistintamente Kurama, rovesciando il capo all’indietro e incontrando finalmente lo sguardo incandescente del demone.

Gli sembrava di annegare in un mare dai riflessi rubino, mentre una mano ruvida ma incredibilmente gentile gli si modellava su una guancia. Poteva sentire il suo odore avvolgerla, un’inebriante ardore muschiato.

Kurama sollevò la mano e ricambiò la carezza con un titubante tocco di dita, che dalla guancia scese lungo la gola e continuò verso le spalle,

“Hiei…”

Il koorime aprì gli occhi, poi si abbassò su quelle piccole labbra rosse, che continuavano a mormorare il suo nome.

Quando si incontrarono, una fitta di doloroso piacere gli contrasse l’addome, rendendolo per la prima volta veramente conscio di quanto le  desiderasse. Lo attirò prepotentemente a sé, facendo quasi aderire con rabbia la propria bocca a quella di lui.

Gli serrò le braccia attorno alla vita, sostenendolo e incoraggiandolo ad abbandonarsi a lui, cosa che Kurama fece immediatamente, stupendolo… nessuno gli aveva mai mostrato una fiducia così totale.

Le labbra della Volpe erano incredibilmente tenere, dolci. Lo accolsero con slancio, assecondandolo, accarezzandolo.

Lentamente si aprirono, in un invito che il demone colse al volo.

Il bacio divenne profondo, conturbante.

Hiei lo baciò con tutto il desiderio che sentiva di provare, violento e devastante.

Kurama sbarrò gli occhi, mentre ondate di fuoco liquido pareva lo sommergessero. Sentiva le mani forti di Hiei stringergli possessivamente la schiena e schiacciarlo contro il torace. Sentiva l’inaspettata morbidezza di quelle labbra che contrastava con la solidità del resto del corpo. Si lasciò andare come lui gli chiedeva, ed esplorò con mani timide quei muscoli che avvertiva in tensione, quasi dovesse combattere. Lo avvertì gemere contro la sua bocca.

Percepiva l’aggressività della sua parte majin in quel bacio… ma c’era anche altro… una sorta di famelico bisogno d’amore, di amare ed essere ricambiato.

Kurama rispose a quell’irruenta passione con tutta la gentilezza e la dolcezza di cui disponeva.

*Non dovrai combattere con me* pensò, mentre si abbandonava alle umide carezze della lingua; no, avrebbe dato a quel piccolo, oscuro, triste demone più di quello che aveva dato a chiunque altro, e non sarebbe stata una lotta.

Almeno una volta nella vita Hiei avrebbe ricevuto spontaneamente, senza dover soffrire o lottare.

*E’ tutto ciò che posso darti* pensò ancora, mentre blandiva l’impeto del demone, lo calmava, lenendogli le ferite con un balsamo più dolce del miele.

La rabbia sparì, rimasero solo passione e dolcezza.

Quando infine si staccarono, rimasero, abbracciati, ansanti; non servivano parole, avevano entrambi compreso che quello che era appena accaduto tra loro era pura magia, un totale incanto che solo due persone create per stare assieme avrebbero mai potuto provare.

“E’ una pazzia” sussurrò Hiei, scostando leggermente Kurama dal suo corpo, per guardarlo negli occhi.

“Non importa… non m’importa…”

Kurama lo fissò, cercando di dipingere negli occhi tutto ciò che provava per il demone di fuoco.

“Sei sicuro di quello che stai facendo, vero?” gli bisbigliò Hiei.

Per tutta risposta Kurama si limitò a posargli un lieve bacio sulle labbra.

E allora accadde.

Il volto duro di Hiei si aprì in un dolcissimo sorriso, illuminandogli gli occhi con i colori nascosti dell’anima, rivelando, forse per la prima volta, la vera bellezza del demone.

A Kurama mancò per un momento il fiato…

“Grazie” gli sussurrò.

Grazie perché aveva deciso di restargli accanto, di esporsi, di permettergli di vedere oltre la sua barriera.

Hiei lo guardò, appoggiando la fronte alla sua, aggrottando le sopracciglia.

Kurama scosse la testa, e anche se avesse voluto aggiungere qualcosa un fiotto caldo di lacrime gli impedì di parlare. Ma forse il demone capì comunque tutto quell’oceano di inespresse emozioni che gli allagava il cuore, poiché lo strinse più forte, tornando a sorridergli dolcemente.

Kurama credette di affogare in quei luminosi occhi rubino, dove ora leggeva un affetto così profondo da farlo quasi svenire.

“Il mio Hiei…” mormorò piano, forse più a se stesso che a lui.

Hiei lo attirò contro il suo petto, facendolo aderire delicatamente al suo corpo.

Sentiva il gelo che era sempre stato in lui miracolosamente scomparso, il suo cuore come avvolto da una vampa di quello stesso fuoco che lui era in grado di sprigionare; ma questo non devastava, non carbonizzava… si limitava a scaldare e proteggere.

“Tu ora mi appartieni, Volpe, che tu lo voglia oppure no, sei solo mia, mia e di nessun altro” la sua voce rimbombò rauca e ferma nelle orecchie stupitamente felici di Kurama “Ucciderò chiunque oserà mettersi fra me e te, lo schiaccerò senza alcuna pietà”

Kurama avrebbe dovuto preoccuparsi per tutte quelle parole forti che Hiei aveva usato, ma non lo fece.

L’idea di appartenergli, di essere suo, come lui gli apparteneva (e forse, di questo, il koorime non aveva ancora una chiara visione di che significasse…), l’idea della sua determinazione a volere che le cose fra loro funzionassero… bhè, gli piaceva e fu costretto ad ammettere che lo eccitava di essere considerato in tale modo da quel fiero, orgoglioso, potente demone.

Premette con forza le sue labbra contro quelle di Hiei.

“Mi piace il tuo modo di fare” gli confidò, osservando sottilmente divertito il suo sguardo meravigliato.

Ma si riprese subito e sogghignò, scotendo la testa.

“Ho idea che ci divertiremo parecchio, noi due…” ridacchiò, passandogli velocemente la lingua sulla curva del collo.

Kurama gemette e chiuse gli occhi, lasciandosi andare, quando lui lo baciò ancora ed ancora, una muta danza di passione e dolcezza.

Dentro di lui, l’anima di Youko Kurama, sorrise, soddisfatta.

OWARI

Poco si vede che il mio personaggio preferito è Hiei, ne?^^



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