DISCLAIMER: Sono della Rowling, lo sanno anche i muri ormai e ovviamente non mi paga nessuno per scriverle…

SPOILER: Attenzione spoiler del settimo libro ‘Harry Potter e i Doni della Morte’.

    
 


 

 

Crepuscolo e Albore

 

di Hikaru

 


 

Il mondo è cambiato perché tu sei fatto d’avorio e oro.

La linea delle tue labbra riscrive la storia.*

 

 

Albus si chiuse la porta alle spalle e si lasciò cadere sul letto. Si tolse gli occhiali poggiandoseli sullo stomaco e si mise un braccio su gli occhi.

Sospirò. L’ennesimo litigio con Aberfoth, non ne poteva più.

Catene. Non erano altro che catene.

TUC-TUC-TUC.

Un leggero picchiettare alla finestra lo destò da quei pensieri. Tolse il braccio e inforcò gli occhiali.

Qualcuno lanciava sassolini contro il vetro.

Sorrise. C’era una sola persona capace di una cosa simile a quell’ora di notte.

Si diresse alla finestra e la spalancò. Un ragazzo biondo e ricciuto gli restituì il sorriso e poi si diresse verso il muro, aiutandosi con una pianta d’edera si arrampicò sino alla finestra e facendo leva con le braccia sul davanzale vi si issò sopra e lo scavalcò.

-Ti sono mancato?- Chiese la voce calda e ironica di Gellert.

“Oh, non sai quanto!” Pensò lui. Sorrise ancora: -Che ci fai qui?-

-Non riuscivo a dormire. Volevo vederti- Disse il biondino puntando i suoi chiarissimi occhi celesti in quelli azzurri dell’amico –Che ti è successo?- Aggiunse.

Gli occhi di Albus avevano una luce cupa.

Si sedettero sul letto, una delle poche mobilie della camera spoglia.

-Il solito- Il rosso scrollò le spalle, cercando di fingere incuranza –Ho litigato con mio fratello-.

Gellert strinse i denti. Albus era così sprecato li! Lui, loro, erano destinati a qualcosa di più! Ma avvolte, come in quel momento, aveva paura che l’amico non riuscisse a scrollarsi quelle catene.

Osservò il volto dell’amico, i capelli lunghi e rossi come il sole al crepuscolo, gli occhi di quell’azzurro così intenso, quasi indaco, come la parte più interna e calda delle fiamme, dietro quelle lenti sottili che non riuscivano ad attenuarne la forza e il calore.

-Cosa c’è, Gellert?- Chiese Albus, vedendolo così assorto, con una di quelle occhiate penetranti capaci di scavarti dentro.

Il biondo alzò una mano ad accarezzargli il viso, sfiorando con la punta delle dita la linea della mascella.

Era arrivato in quel paesino sperduto alla ricerca della Bacchetta di Sambuco e aveva trovato quel ragazzo, quell’anima geniale e affine, schiacciato gli da gli eventi.

-Sei bellissimo, Al- le parole gli scivolarono di bocca, come per una forza superiore.

Albus lasciò i suoi occhi per puntare i suoi sulla linea rossa e morbida di quella bocca, l’aveva desiderata sin dal primo momento in cui l’aveva visto. In cui era sceso come l’Angelo del Giudizio sulla sua vita in stallo, rimettendo in moto la Ruota del Destino. Insinuò le dita fra i suoi riccioli biondi, invidia di qualunque angelo rinascimentale, dorati come l’aurora e lo attirò a se, consumando quella distanza e catturando la sua bocca.

Gellert si irrigidì per un momento, poi le sue labbra si schiusero docili e il bacio si infiammò. Un momento dopo il biondo gli salì a cavalcioni intrecciando le dita nei capelli rossi e setosi.

Le lingue si scontrarono in un acceso dibattito e quando dovettero separasi per carenza d’ossigeno, Gellert gli sfilò gli occhiali e Albus scese a baciargli il collo niveo, scostando i lembi della camicia leggera.

Gellert sospirò, inclinando il collo per concedergli più campo e gli sollevò la maglia accarezzandogli i fianchi e il ventre piatto, Albus si scostò alzando le braccia per lasciarsela sfilare e offrendosi al suo sguardo, senza imbarazzo.

Il fisico era asciutto e magro, con qualche accenno di muscoli, non era il fisico di uno sportivo, ma era comunque bello, la pelle tipicamente lattea come ogni buon inglese e una sottile scia di peluria rossa andava dall’ombelico alla cintura, invitando a proseguire l’esplorazione.

Il biondo gli accarezzò il corpo avidamente e Albus cominciò a slacciargli la camicia, leccando e baciando ogni lembo scoperto di quella pelle serica.

Con una scrollata di spalle si lasciò scivolare la camicia di dosso e mosse i fianchi, creando una frizione tra i loro inguini che strappò ad entrambi un gemito.

Il fisico di Gellert era più definito del suo, le linee del suo corpo avevano una nota più decisa, tipicamente vichinga che Albus, alto e sottile, non avrebbe mai avuto.

Il rosso alzò una mano a mezz’aria, senza scollare gli occhi da quelli di Gellert e, con una sinuosa torsione del polso, insonorizzò la camera. Albus non aveva bisogno di bacchetta per incantesimi così elementari.

Gellert sorrise ferino, Albus era perfetto per lui. Non c’era nessun altro che volesse al suo fianco, loro avrebbero avuto il mondo.

Lo spinse leggermente sulle spalle per farlo distendere e poi attaccò la cintura.

In men che non si dica il resto degli abiti sparirono e Albus carpì nuovamente le sue labbra con esigenza, necessarie come un oasi in mezzo al deserto.

Ben presto la stanza risuonò di gemiti e sospiri. Due anime si unirono, intrecciandosi in un amore destinato a durare una notte e poi una vita intera.

L’alba li sorprese appagati e ancora abbracciati.

Gellert guardava il cielo tingersi di rosa e arancio fuori dalla finestra a Albus posava baci leggeri sulla sua nuca, i suoi capelli rossi che ricadevano ad accarezzare le spalle del biondino.

-Guarda quest’alba, Al, tra qualche altra il mondo sarà nostro-.

Una volta messa in moto, la Ruota del Destino non si può fermare.

 

 

-…Sapevo nel profondo del cuore chi era Gellert Grindelwald? Credo di si, ma chiusi gli occhi…Silente e Grindelwald invincibili padroni della Morte! Due mesi di follia e sogni crudeli…*-

 

 

FINE.

 

*La frase d’introduzione è tratta da Il ritratto di Dorian Grey di Oscar Wilde.

Le ultime parole di Silente, non sono una mia invenzione, sono tratte dal  7°libro Harry Potter e i doni della Morte.