Attenzione spoiler! Questa fic si colloca fra il capitolo 55 e il 56 del manga.



Binari

Hymeko

C’era aria di neve nel cielo. Le nuvole si erano tinte del colore chiaro della cenere, e il vento freddo portava con sé le ultime foglie secche rimaste sugli alberi.
Miharu si strinse nel cappotto, odiando profondamente quella temperatura glaciale, ma allo stesso tempo chiedendosi da quanto avesse smesso di provare indifferenza verso l’inverno.
Scosse il capo, e posò un bacio leggero sulla testa del batuffolo nero che riposava fra le sue braccia.
’Chissà cosa gli è preso…’
Yoite non era mai scappato, non aveva mai mostrato il minimo desiderio di allontanarsi da lui o da Yukimi-san, era sempre rimasto felicemente acciambellato in braccio a loro…per poi sgattaiolare via tutto d’un tratto, e fermarsi vicino a dei vecchi binari abbandonati!
’Bah…’
Sospirò, riparandosi sotto quel che rimaneva di una vecchissima fermata del bus, poco distante dai binari. Era riuscito a prenderlo in braccio prima che imboccasse quella strada ferrata, che conduceva chissà dove…e altrettanto strano era che si fosse lasciato catturare con facilità, fuseggiando soddisfatto, dopo essersi impegnato tanto per scappare. Quasi che…lo avesse condotto fin lì.
Apposta.
’Yoite…’
Guardò il micetto, che rispose al suo sguardo con una luce gioiosa in quegli occhi meravigliosi. Miharu non poté trattenere un sorriso…da quando aveva cancellato quella persona, Yoite era diventato la sua unica fonte di felicità. Poterlo stringere leniva le ferite che si portava dentro, e il calore di quel corpicino scioglieva un po’ il ghiaccio che lo avvolgeva.
”Meow”
”Che c’è?”
Non poteva aver già fame, avevano mangiato da poco più di un’ora…
”Meow”
”Dobbiamo tornare da Yukimi-san, Yoite. Sarà già abbastanza preoccupato così…”
Quando aveva visto il micio correre nella neve, Miharu era schizzato fuori, urlando all’uomo di rimanere lì, che sarebbe tornato subito.
’Forse sono stato un po’ imprudente a uscire da solo, ma ogni tanto si sta bene senza nessuno attorno’
A parte il suo adorato gattino, naturalmente…gli posò ancora le labbra fra le orecchie, poi si alzò, si mise il cappuccio e si rimise in strada.
Davanti all’imbocco dei binari si fermò. Li fissò. Erano semisepolti dalla neve caduta nei giorni precedenti, si vedevano appena.
La sua mente diceva di tornare all’albergo.
Ma i suoi piedi lo portarono lungo i binari.
’Perché?’
Non capiva perché stesse camminando in quella direzione, però non riusciva a fermare il suo corpo, era qualcosa che…era giusto fare. Andare di lì. Non tornare da Yukimi-san. Addentrasi in quel luogo in rovina, lungo dei binari morti, verso…il nulla?
O forse c’era un motivo?
”Tu ne sai qualcosa?”
chiese al gattino, che guardava contento la neve vergine che si stendeva di fronte a loro.
”Meow”
fu l’unica risposta che ottenne.
”Devo andare avanti?”
In lontananza vedeva un lungo muro in rovina, perforato da una galleria sotto cui passavano i binari, e oltre c’erano delle vecchie case fatiscenti, forse riparo di qualche senzatetto. Non aveva paura, ma non aveva nemmeno voglia di prendersi una lavata di capo, nel caso Yukimi-san o il professore avessero scoperto che si era addentrato da solo in un posto simile.
”Meow”
Miharu gli sorrise:
”Hai ragione, in fondo non sono solo. Ci sei tu con me”
Passò sotto l’arco e continuò. A quando pareva non ci viveva nessuno lì, o forse i barboni erano stati trasferiti in un luogo più caldo per passare l’inverno.
Camminò ancora, col cuore che iniziava a battere più velocemente. Quel luogo…aveva un qualcosa di…di…
Si morse le labbra, e accelerò il passo. Era come se…se…se…la sensazione che lo stava piano piano invadendo…
’Che sia legato a quella persona?’
Aumentò il passò, guardando fisso di fronte a sé, senza nemmeno accorgersi della neve che aveva ripreso a cadere. In lontananza vedeva dei grossi rottami, semisepolti dalla neve, che sembravano chiamarlo, invitarlo a raggiungerlo…giunse lì col fiatone, e vide che erano dei vecchi vagoni ferroviari, abbandonati da chissà quanto tempo. L’estremità di uno era rialzata, quasi che sotto la neve ci fosse un masso a tenerla sollevata, mentre l’altro era ben dritto, invitante, con grosse canne di bambù che avevano sfondato il tetto, e si slanciavano verso il cielo…Miharu non aveva occhi che per quella porta spalancata, che sembrava implorarlo di entrare. Smise di esitare, e con un po’ di fatica accettò quel silenzioso invito.
L’interno era spoglio e semplice, a parte un paio di camioncini giocattolo che giacevano abbandonati lì. Dai vetri incrinati entravano spifferi gelidi, ma l’unica sua preoccupazione fu quella di riparare meglio Yoite. Quel posto…sapeva di esserci già stato, almeno una volta. Non lo ricordava razionalmente, e questo significava solo una cosa: aveva davvero un legame con quella persona.
’Riuscirò a ritrovarti, qui?’
Contro ogni lato del vagone era appoggiato un lungo sedile coperto da finta pelle, dove un tempo molta gente si era seduta durante il tragitto. La pelle non era molto rovinata, e nemmeno il legno del pavimento, considerato il tempo che doveva esser passato. Solo alcuni buchi testimoniavano la presenza delle tane di alcuni animali…topi, forse? O ricci?
’Serpenti’
Sì, c’erano dei serpenti durante la bella stagione…ma in inverno non doveva preoccuparsi. Sarebbero stati al sicuro.
Si guardò attorno, indeciso. Poi si sedette sul sedile dal lato opposto a dove era entrato, poco distante dalla porta.
’Sì, è questo il posto giusto’
Istintivamente spostò lo sguardo sull’altro sedile, un po’ più avanti e a destra rispetto a dove era seduto lui.

”Maledizione! Io li odio i mocciosi!!!”
Yukimi bevette l’ultimo sorso di limonata, gettò con malagrazia la tazza nel lavandino, si infilò la giacca e prese le chiavi. Spalancò la porta, si guardò intorno, la chiuse e corse via nella neve. Le impronte di quel capriccioso demonietto iniziavano già a sparire, e presto sarebbero state impossibili da seguire persino per uno shinobi come lui.
”Quando lo trovo gli darò un’urlata che non finisce più! Anzi, la farò anche al gatto!”
Ma la rabbia che provava non riusciva a celare il vero motivo della sua agitazione. Come era prevedibile, era follemente preoccupato per loro.
”Maledizione!!!”
Se dopo quella persona avesse perso anche loro, che ne sarebbe stato di lui?
Si fregò gli occhi, senza nemmeno tentare di convincersi che fosse colpa della neve se stava lacrimando. Doveva trovarli, maledizione!
’Spero non siano finiti nelle mani dei Kairoushuu…’
In quel caso avrebbe dovuto chiamare aiuto, e in fretta. Si strinse il mozzicone che gli rimaneva del braccio destro, e si maledisse. Non era più in condizione di salvarli…
”Dannati mocciosi!!!”
Le tracce proseguivano lungo dei binari abbandonati, in quel tratto erano facili da seguire. Yukimi sospirò, tranquillizzandosi un attimo. C’era una sola serie di impronte, quella di Miharu. I segni lasciati dalle zampette di Yoite erano scomparsi all’inizio di quei binari, quando Miharu lo aveva preso in braccio. Non poteva esser certo che non lo stessero seguendo dall’alto, ma non lo pensava. Sarebbe stato troppo infido volare fra tetti mezzi marci e coperti di neve.
’Ma non per questo gliela farò passare liscia!!!’
Superò un breve tunnel in un muro diroccato, e studiò le case che gli sfilavano accanto. Non c’era segno di nuove impronte, e quelle di Miharu procedevano sempre nella stessa direzione.
’Almeno non è entrato in una di quelle baracche…’
Sarebbe stato troppo persino per uno come lui…poi d’un tratto rallentò. Le orme finivano in un vecchio vagone abbandonato, e da un finestrino poteva scorgere la sua sagoma.
”Ma perché proprio in un posto simile???!!!”
Con quell’unico braccio che gli restava avrebbe fatto una gran fatica a raggiungerlo.
’Maledetto moccioso!!!’
Yukimi ingoiò l’aria gelida, si afferrò col braccio sinistro e letteralmente si trascinò su.
Ma le parole di rimprovero che aveva in mente si dissiparono, appena vide il ragazzino.
Miharu era accoccolato sul sedile alla sua sinistra, sul lato della porta da cui era entrato, la testa chinata sul bordo, il petto quasi completamente appoggiato contro lo schienale. Nel piccolo spazio che rimaneva, Yoite sonnecchiava felice.
”Ehi…mocciosetto…”
Ma il tono era delicato, quasi dolce.
”…cosa stai facendo qui?”
Gli occhi di Miharu rimasero vuoti, fissi nella neve che cadeva.
”Ehi…stai bene?”
La voce di Yukimi assunse una sfumatura preoccupata. Si avvicinò a lui e gli sfiorò la fronte, sentendone il calore.
’No, non ha la febbre’
Yoite miagolò, felice di vedere Yukimi, e solo a quel suono Miharu sembrò tornare in sé, ed accorgersi dell’uomo. Lo fissò qualche secondo, poi si rese conto che lui avrebbe capito. Con lui poteva parlare.
”…era qui”
sussurrò semplicemente, certo che non avrebbe avuto bisogno di altre parole.
E gli occhi blu di Yukimi si sgranarono, le sue gambe improvvisamente molli lo costrinsero a sedersi.
”N-Ne sei c-certo?”
”…sì. Io sono già stato qui, assieme a quella persona
Yukimi si guardò attorno. Che potevano esserci andati a fare in un luogo simile?
”Mihar…”
Ma il ragazzo non lo lasciò finire:
Quella persona sedeva qui. Io dall’altra parte…anche prima ho fatto così”
Lo sguardo limpido stava fissando un punto leggermente scostato, dall’altra parte del vagone…
”Però poco dopo che sono arrivato mi sono spostato qui, perché speravo di…poter sentire il suo calore. Il calore di quella persona…è come se fosse ancora qui”
e si rannicchiò, chiudendosi a riccio su Yoite, nascondendo il viso contro il pelo nero.
Il gattino miagolò piano e strofinò il capo contro la sua guancia, leccandogli piano la pelle.
Yukimi fissò la scena. Sapeva che non avrebbe mai potuto riuscire a consolare davvero Miharu, che nessuno avrebbe mai potuto farlo. Solo quella persona scomparsa ci sarebbe riuscita, ma non era più lì…
”M-Mi manca…mi manca da morire”
”…lo so. Lo so…manca anche a me”
e ristrinse il mozzicone di braccio. Perché doveva fargli così male? Che nervi…
’Maledizione!!!’
”Ma odio profondamente quella persona
L’uomo sussultò. Che aveva detto?
”C-Cosa?”
”La odio. Quella persona. La odio”
Si fissarono. Gli occhi di Miharu erano vividi, ma colmi di lacrime che non scendevano.
”Perché?”
Non lo capiva…come poteva odiare la persona che tanto si sforzava di ricordare?
”…perché mi fa male. Tantissimo male. Era la persona più importante per me. Ma non ha pensato che…c-con q-quel desiderio…”
Iniziò a singhiozzare, strinse gli occhi, si morse le labbra…
”…m-mi avrebbe…l-l-lasc-ciat-to…s-solo”
Yukimi abbassò lo sguardo. Cosa poteva dire?
”M-Mi h-ha l-lasciato…q-qui…d-da solo. N-Non ha pens-s-ato a m-me…mi fa male…p-perché n-non ero c-così i-importan-nte p-per…l-l…”
Non finì la frase. I singhiozzi erano diventati troppo forti.
”Tieni”
Yukimi gli passò un fazzolettino, che Miharu accettò con un cenno. Yoite sembrava terrorizzato da quel dolore, gli occhi blu sgranati non si staccavano dal suo viso, ma non emetteva un suono.
”E-E odio a-anche me stesso”
continuò Miharu, quasi avesse bisogno di sfogarsi del tutto.
”Perché?”
Se aveva bisogno di parlare, allora lui l’avrebbe ascoltato. Forse quello era il primo passo perché riprendesse finalmente a vivere.
”N-Non sono st-stato in grado di…r-rendere q-quella persona felice. H-Ha preferito s-sparire…p-piuttosto che…s-s-s-stare con…m-me”
e si lasciò andare ad un pianto discreto, il volto nascosto contro il pelo di Yoite.
Yukimi sospirò. Cosa poteva dirgli che non fosse una frase di circostanza? E poi qualunque cosa avesse detto, non pensava che Miharu si sarebbe lasciato consolare tanto facilmente. Anzi…probabilmente sarebbe andato avanti con l’odiarsi fin a…chissà. Non poteva prevederlo, non ne era in grado. Ma un giorno qualcosa sarebbe successo, doveva per forza accadere! Tutto quel dolore doveva essere estinto, in qualche modo.
’L’unica cosa che posso fare è farti andare avanti’
”Io credo che quella persona provasse troppo dolore per poter continuare. Che avesse bisogno di sparire. Teneva moltissimo a te, ma il suo dolore la stava strangolando. Forse soffriva talmente tanto, che la stessa vita la faceva stare male”
Un occhio verde spunto accanto a un orecchio di Yoite:
”A-Allora perché non mi ha chiesto di cambiare il passato?”
Yukimi si sentì sconfitto. Non aveva risposte per quella domanda. E non poteva che ammetterlo:
”Non so risponderti. So solo che non ti ha lasciato solo, o non sentiresti il suo calore, adesso”
e indicò la finta pelle contro cui Miharu era abbandonato.
Il ragazzino vi spostò lo sguardo, in silenzio. Sapeva che quello che sentiva, in realtà, era il suo calore. Ma, in quei momenti, con Yoite fra le braccia, gli sembrava davvero che qualcuno lo stesse abbracciando.
”Io…”
Yukimi si alzò. Adesso che era riuscito a far breccia in lui, doveva portarlo via. Quel moccioso poteva piangere e disperarsi quanto voleva, ma toccava a lui preoccuparsi che stesse bene!
”Noi ora dobbiamo andare. No no no, non iniziare a protestare subito! Noi…”
La sua voce tornò ad essere dolce…
”…non possiamo stare qui. Fra poco sarà buio, e aumenterà la neve. Dobbiamo tornare indietro, pensa a Yoite. Farebbe freddo per lui, anche se tu lo portassi in quella giacca”
Ma negli occhi di Miharu le lacrime stavano tornando copiose:
”Ma…Yukimi-san, io…”
”Lo so che vorresti restare, ma moriresti congelato. Ascolta, io ti riporterò qui. Te lo giuro. Ti riporterò qui. Non ti terrò lontano da questo posto. Però ora…pensi che quella persona sarebbe felice se sapesse che rischi una polmonite? Hai detto che non eri importante per quella persona…lo pensi davvero?”
Miharu fu costretto ad abbassare la testa. Poi la scosse.
”Bene. Andiamo adesso. Domani dobbiamo andare da Seki-san. Dobbiamo tornare in albergo”
”Hn”
Controvoglia, Miharu si alzò. Aveva mal di stomaco, ma sapeva che Yukimi aveva ragione.
”Io…tornerò”
promise all’interno del vagone.
”Noi torneremo”
lo corresse Yukimi, prima di scendere.

Fine

povero Yukimi, lo fanno davvero disperare, quei due; n.d.Hymeko
ma se è solo colpa tua; n.d.Yukimi è_é

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