NOTE: Non è la cosa migliore che io abbia mai scritto, speriamo che non sia neanche la peggiore^^, ma se così fosse prometto di non terminarla!

Un avvenimento importante

di Bunnycat

Parte 5/6


Le nove.
Andrea si girò su un fianco. Mancava poco.
Ancora qualche minuto e avrebbe sentito suonare il campanello.
Avrebbe sentito dei rumori per le scale. E poi si sarebbe aperta la porta.
Per l'ultimo giorno.
L'ultimo giorno insieme.
Le due settimane erano ormai trascorse.
Erano state difficili. Molto.
Vincenzo si era sforzato di continuare ad andare a lavoro e all'associazione, aveva cercato di condurre un'esistenza normale, la stessa di sempre con le sue gioie, le sue soddisfazioni e i suoi dolori.
Ma era depresso. Per quanto cercasse di nasconderlo anche a lui, Andrea se ne era accorto.
E del resto non avrebbe potuto essere diversamente.
Andrea aveva scelto di prendersi delle ferie.
Per stargli più vicino. Ma non solo.
Quando Vincenzo non c'era si occupava della casa, sbrigava per lui ogni possibile incombenza, dal pagargli le bollette, all'aiutarlo in certe pratiche in cui era molto indietro, al leggere, di nascosto, tutte le riviste mediche che riusciva a trovare.
Voleva essere pronto. Qualunque fosse stato l'esito del test.
Certe giornate gli erano sembrate troppo lunghe e troppo dolorose.
Altre invece incredibilmente corte.
Dipendeva tutto dall'umore di Vincenzo.
A volte riusciva quasi a liberarsi del suo peso e tutto sembrava tornare di nuovo come prima, di nuovo amici, confidenti, inseparabili, ma in maniera più intensa e più bella perché ora c'erano anche carezze, baci, passione, desiderio, amore.
Altre volte però il pensiero della malattia era così insopportabile che Vincenzo finiva con l'isolarsi, con l'escluderlo dalle sue sofferenze e dalla sua vita.
Allora Andrea si sentiva talmente inutile, talmente preda dello sconforto che per un attimo tornava a desiderare la fuga da tutto ciò. 
Ma era solo un attimo perché gli bastava pensare anche ai pochi istanti di felicità che gli venivano concessi per riuscire a superare i momenti duri e trovare la forza di sorridere e mostrarsi sereno con Vincenzo.
Non voleva che si preoccupasse per lui, che pensasse al suo dolore o che potesse pentirsi della sua scelta di averlo accettato come compagno in questo difficile cammino.
Inferno e paradiso. Ecco che cosa erano stati quei giorni insieme.
Felicità e infelicità si erano così ben mischiate che ormai l'una si alimentava dell'altra ad un attimo di gioia ne seguiva uno di tristezza e a un momento di sconforto uno di speranza e di fiducia nel futuro.
Ma tutto questo avrebbe avuto termine l'indomani.
Per loro sarebbe stato il giorno del giudizio.
Ad aspettare Vincenzo ci sarebbe stata una sentenza di vita o di morte.
Per Andrea invece avrebbe avuto un altro significato.
Quel giorno avrebbe rappresentato la prova più dura per il suo rapporto, se l'avesse superata sarebbero rimasti insieme, altrimenti Vincenzo sarebbe stato libero di rompere il loro patto e di allontanarlo da sé.
E Andrea temeva che qualunque fosse stato il risultato Vincenzo avrebbe deciso di lasciarlo.
Lo avrebbe fatto nel caso di risultato negativo perché alla fine forse non lo amava e aveva accettato il suo aiuto per debolezza, solitudine, bisogno di un affetto.
Ma lo avrebbe lasciato anche nel caso di risultato positivo perché era troppo orgoglioso ed onesto per chiedere ad un altro di dividere con lui la sua vita e le sue sofferenze.
Tutto ancora una volta sarebbe dipeso da Andrea, dal suo coraggio, dalla sua determinazione dalla sua capacità di lottare per quel sentimento che aveva inseguito con tutte le forze ma che ancora non aveva saputo definitivamente conquistare.
C'era solo un modo per riuscirci, ma non sarebbe stato affatto facile.
Doveva provare a legarlo a sé per sempre.
Prima che fosse troppo tardi.
Sentì una mano posarsi gentilmente sulla sua fronte e scostargli i capelli dal viso.
Si era addormentato.
Aveva tanto atteso il suo ritorno e poi aveva finito col cedere al sonno.
Ora Vincenzo era lì accanto a lui e lo guardava con aria un po' preoccupata "Ti senti bene Andrea? Hai un'aria molto stanca"
"No, è che sono tornato presto.
Mi annoiavo e così mi sono buttato sul divano.
Dormendo il tempo passa più velocemente"
Gli sorrise, ma sapeva che non sarebbe riuscito a nascondergli del tutto quel velo di preoccupazione che c'era sul suo volto.
Nessuno dei due poteva ingannarsi sull'importanza del giorno che li attendeva.
"Hai fame?"
"No" Vincenzo si sedette anche lui sul divano, abbracciò Andrea, gli fece adagiare la schiena contro il suo petto con la testa che gli arrivava un poco più in basso della sua spalla.
Lo strinse per la vita e si rilassò contro la spalliera.
"Anche io sono molto stanco."
Andrea si sentiva bene tra le braccia di Vincenzo il suo corpo gli trasmetteva un calore di cui aveva un gran bisogno.
Non avrebbe voluto spezzare così quel prezioso momento di pace ma sapeva che ormai non gli restava più tempo.
Doveva tentare. O non avrebbe avuto altre possibilità. 
Gli prese una delle mani con cui gli cingeva la vita e se la fece passare sotto la maglia.
La guidò lungo il suo corpo, seguendo tutto il percorso dell'addome fino ad arrivare al suo petto e ai suoi capezzoli già turgidi di desiderio che non reclamavano altro che le sue carezze e il suo tocco forte e deciso. 
Quando sentì che Vincenzo cominciava a reagire al gioco e la sua mano si muoveva da sola lungo il suo corpo la lasciò libera chiuse gli occhi e per qualche istante si concentrò solo su quell'immensa onda di piacere e desiderio che lo stava travolgendo e che lo stava portando velocemente oltre il limite.
Tuttavia non poteva permettersi di perdere il controllo. Non ancora.
Le carezze di Vincenzo, la sua mano che ormai vagava libera su e giù lungo il suo corpo stimolando ed eccitando ogni centimetro di pelle raggiunto non potevano ancora bastargli.
Si aprì la cerniera dei pantaloni e se li abbassò un poco. Non indossava altro.
Tornò a catturare la mano di Vincenzo e stavolta la portò al suo inguine.
Avvertì una certa resistenza. Ma lo sapeva che non sarebbe stato affatto facile.
Mosse i fianchi per andare incontro al suo tocco per invitarlo a continuare a non fermarsi a non lasciarlo insoddisfatto.
Con le dita intrecciate alle sue lo costrinse a toccarlo, ad avvolgerlo a stringerlo nella gabbia delle loro mani.
Ansimò forte.
Emise un gemito rauco di piacere.
Staccò la sua mano ed aspettò la sua risposta.
Vincenzo gli avvolse il membro con tutto il palmo e cominciò a stimolarlo con un movimento prima insopportabilmente lento e incompleto poi via via più veloce e appagante tirando e movendo tutta la sua asta, spostandosi lungo essa fino a stuzzicargli la punta per ritornare ancora a imprigionarne la base. 
I movimenti del bacino di Andrea seguivano il ritmo delle sue stimolazioni e già il suo pene era rigido e umido, molto vicino all'orgasmo. 
"Dove sono i preservativi?"
All'improvviso Vincenzo lo lasciò libero.
Il cervello di Andrea riprese a funzionare.
Riuscì a impedirgli di alzarsi, non voleva che fosse un tentativo di sottrarsi a quello che stava succedendo tra di loro. 
"Ce li ho io. Sono nella tasca dei miei pantaloni"
Tirò fuori il pacchetto e con una smorfia si girò verso Vincenzo per offrirgliene uno "Guarda che non resisterò per molto".
Adesso gli era seduto sulle gambe, la sua erezione in bella evidenza.
Anche se aveva il viso un po' arrossato lo guardò con aria serena, un po' dolce e un po' provocante, ma soprattutto piena di aspettativa. 
Vincenzo prese dalle sue mani un preservativo, gli sollevò i fianchi fino all'altezza del suo viso e con mani ferme ed esperte glielo mise.
Poi gli strinse forte le natiche, le separò un poco per arrivare a sfiorare con le dita la sua apertura e con un sol movimento lo prese interamente in bocca.
Andrea non poté fare a meno di emettere una specie di singulto per la sorpresa, era la prima volta che lo faceva in quel modo, ma anche per la scarica elettrica che per un istante attraversò il suo corpo provocandogli mille brividi di freddo e di eccitazione. 
Il suo corpo si tese come per uno spasmo e quasi si tirò fuori dalla bocca di Vincenzo, ma le sue mani erano ancora lì a imprigionarlo e non lo lasciarono uscire. 
Il calore della bocca e della lingua di Vincenzo finirono di sciogliere tutti i suoi muscoli e di nuovo ad occhi chiusi si fece trasportare dal movimento del compagno, dai suoi affondi, dal ritmo che sapeva imporre a tutto il suo corpo. 
Si affidò completamente alle sue mani.
Senza pensare a nulla, senza preoccupazioni, senza un domani, senza un futuro, senza un passato.
Niente più contava, se non quell'attimo, brevissimo e perfetto. 
Quando raggiunse l'orgasmo lasciò che il suo corpo si abbandonasse fra la braccia di Vincenzo.
Gli crollò sul petto ansimando forte, abbracciandolo con le poche forze che gli restavano.
Lo baciò.
Un bacio di ringraziamento, un bacio d'amore, un bacio per un nuovo inizio. 
Con una mano scese a toccare il membro di Vincenzo imprigionato dai pantaloni.
Cercò di liberarlo aprendogli la lampo, ma Vincenzo gli bloccò il polso come aveva fatto quella sera che si erano baciati per la prima volta.
"Adesso basta, Andrea. Fammi andare un momento in bagno"
"No. Che ci vai a fare?"
Lo sapeva benissimo ormai, ma questa volta era fermamente convinto a non lasciarglielo fare.
"Ne abbiamo già parlato. Prima di conoscere il risultato è meglio essere molto cauti e non correre inutili rischi"
"Non capisco di quali rischi parli. Usiamo il preservativo, no? 
Diciamo piuttosto che non vuoi che ti tocchi o che non vuoi avere rapporti completi con me"
Vincenzo lo fece staccare da sé e tentò di alzarsi dal divano 
"Se anche fosse così è una mia scelta.
E tu non puoi impormelo"
Andrea lo trattenne per un braccio 
"Divertente. Anni di lotta ai pregiudizi e poi alla resa dei conti anche tu ti comporti come l'ultimo degli ignoranti e dei bacchettoni.
Davvero non me lo sarei mai aspettato"
"Non hai capito nulla. Io sono il malato e io scelgo che cosa è giusto o non è giusto fare"
"E io allora, non conto niente? La mia opinione, i miei desideri non valgono nulla in confronto ai tuoi?"
"Se le cose non ti stanno bene puoi andartene. Anche adesso"
Si liberò dalla sua stretta e si alzò in piedi.
"Allora hai già deciso, vero? Se sei malato mi lascerai, è così?
Per te queste due settimane insieme non hanno contato nulla.
Non te ne frega niente che ti amo e che ho scelto di restare con te.
Che mi sono lasciato alle spalle le mie paure, che ho fatto di tutto per provarti i miei sentimenti per dimostrarti che non temo la malattia, che vorrei davvero toccarti ed essere per te un compagno in tutti i sensi"
"Adesso basta davvero, Andrea. Basta con questi discorsi.
Mi hai già convinto una volta a fare una cosa che non volevo assolutamente.
Ora voglio solo che tu mi lasci finalmente in pace.
Che tu la smetta con questi discorsi"
"Allora fa come ti pare. Vattene pure in bagno. Masturbati pure se ti va.
Si vede che preferisci così, ti fa sentire più sicuro, o forse ti fa godere di più.
Fallo, fallo. E nel cesso vedi di buttarci anche tutto il mio amore per te insieme con i tuoi ideali"
Strinse con i pugni la stoffa del divano e lasciò che quelle lacrime che aveva trattenute sino ad allora venissero finalmente fuori, tutte insieme, violentemente, accompagnate da singhiozzi così forti da squassargli il ventre.
Sentì la porta del bagno che si chiudeva.
Si raggomitolò in posizione fetale, stringendosi le gambe contro il petto, le mani incrociate sulla testa a cercare di proteggerlo da tutto quel dolore che avvolgeva quella stanza e quella casa.
Una mano ancora una volta gli sfiorò la guancia.
"Non voglio litigare proprio stasera. Per favore.
Cerca di capirmi, Andrea"
Vincenzo lo costrinse a sollevare il viso e a guardarlo in faccia 
"Non mandarmi via adesso. Ti prego.
Restiamo insieme fino alla fine" Andrea aveva gli occhi terribilmente rossi e il viso ancora bagnato dalle lacrime, sembrava tornato un bambino, bisognoso d'affetto e di rassicurazioni.
Vincenzo si sentì quasi intenerito da quel suo aspetto che conosceva ora per la prima volta.
"Non ti ho chiesto di andartene.
Ti ho solo pregato di non costringermi a fare qualcosa che non voglio"
"Io non ti sto forzando.
Ma noi stiamo insieme. E io voglio fare l'amore con te.
E' importante"
"Perché proprio stasera? Perché non vuoi aspettare?"
Il suo sguardo era infinitamente triste con una mano continuava a carezzargli il viso e ad asciugargli le lacrime 
"Perché deve essere così. Ne sono sicuro"
sollevò un altro po' il suo volto e andò incontro alla bocca di Vincenzo la baciò con passione, cercando di penetrare le sue difese varcando finalmente la soglia delle sue labbra e invadendo la sua cavità con la sua lingua e con la sua saliva.
Quando le loro bocche furono un tutt'uno Andrea seppe che anche stavolta sarebbe stato lui a vincere.
Vincenzo lo liberò completamente dei pantaloni e lui fece altrettanto con quelli del compagno e con la sua camicia.
Poi Andrea allungò la mano per carezzare il membro di Vincenzo per eccitarlo di nuovo e mentre glielo stringeva con la bocca ricopriva di baci il suo petto e il suo collo, delicatamente, senza fretta, come lento e morbido era il movimento della sua mano dalla punta percorrendo tutta l'asta fino alla base e poi più su e a lato dei testicoli.
Anche Vincenzo lo accarezzava, faceva scorrere le dita lungo la sua colonna vertebrale provocandogli incredibili fremiti di piacere che divennero ancora più intensi quando allargò i palmi e afferrò saldamente i suoi glutei.
Li massaggiò con forza stringendoli fra le sue mani e poi delicatamente introdusse un dito nella sua fessura.
Andrea gli rispose mordicchiandogli una spalla e frizionando con più forza il suo membro ormai rigido e pronto.
Vincenzo allargò la sua fessura inserendo prima il secondo dito e poi il terzo, senza avvertire nel corpo di Andrea alcuna resistenza, solo la respirazione accelerata, il suo completo abbandono, il suo corpo ormai schiacciato contro quello di Vincenzo e contro il suo membro potevano rivelare l'ansia e l'urgenza che lo stavano assalendo.
Vincenzo ritirò le dita e lo lasciò libero solo qualche secondo il tempo di prendere un altro preservativo, aprirlo e avvolgerlo intorno alla propria asta eretta.
Fece distendere Andrea sulla schiena, gli sollevò il bacino e tenendolo per la vita lo penetrò. Lentamente. Un poco per volta.
Stando attento a non fargli male. Dandogli tutto il tempo di accoglierlo.
Affondando in lui al ritmo dei suoi battiti e del suo respiro.
Quando fu completamente dentro aspettò una sua reazione prima di cominciare a muoversi.
Andrea si spinse un po' di più contro di lui facendo forza sui gomiti e un'ondata di piacere lo travolse questa volta era calda, umida, intensa, potente come il sesso dentro di lui che lo imprigionava e lo faceva suo come aveva sempre desiderato.
Emise un gemito, languido, dolcissimo.
Vincenzo si tirò indietro per tornare di nuovo a penetrarlo con più forza e decisione.
Un altro gemito. Un'altra spinta.
E poi ancora e ancora, sempre più veloci e potenti, Andrea non riusciva più a seguirle e assecondarle.
Avevano un ritmo troppo elevato, vi si abbandonò completamente rilassando il corpo e i muscoli così da farsi penetrare ancora più a fondo e così da opporre la minima resistenza all'altro corpo che lo possedeva.
Poi Vincenzo uscì completamente da lui, ma non gli diede quasi il tempo di accorgersene perché lo girò e tornò a penetrarlo.
Solo che questa volta potevano baciarsi e vedere l'uno l'espressione dell'altro mentre lo facevano.
Andrea gli avvolse le gambe intorno ai fianchi per non permettergli più di uscire e gli fece un sorriso al tempo stesso provocante e ingenuo che si tramutò in una espressione incredibile quando la frizione del suo membro schiacciato contro il torace di Vincenzo gli provocò il secondo orgasmo.
Fu ancora più intenso perché stavolta era davvero completo e perfetto, il suo corpo stimolato non solo esternamente, ma anche internamente e soprattutto nel più profondo del suo animo. 
Quando riaprì gli occhi Vincenzo lo stava guardando
Anche lui aveva un'espressione indecifrabile sul volto bellissima, terribile, meravigliosa.
Ancora un'altra spinta, un ultimo gemito.
E anche Vincenzo si liberò.
Del suo seme, dei suoi sensi di colpa, delle sue paure.
Rimasero abbracciati.
Distrutti. Senza parole.
Ormai non ce n'era più bisogno.





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