Ancora un bacio

di Saidy

 

Entrò con passo leggero nella stanza dove l'altro dormiva. Gli si avvicinò lentamente, pregustando il momento in cui avrebbe visto il suo splendido volto assopito. Si sedette al suo fianco.
Il letto era grande e spazioso e fresco, o almeno così sembrava nella penombra di quella stanza semivuota - il letto, un comodino alla destra, uno alla sinistra, un armadio incassato al muro sul fronte opposto, con alte ante a specchio.
Il giovane addormentato aveva la fronte rivolta verso l'alto, un braccio che circondava la testa, l'altro steso vicino al fianco, le gambe lunghe e snelle distese.
Abbassò il viso verso il volto addormentato. Ora ne poteva scorgere ogni particolare - la linea del mento un po’ spigolosa; le labbra sottili e socchiuse, rosee, in attesa di un suo bacio; il naso dritto e importante; le ciglia nere e lunghe, più di quanto possano essere quelle di una donna che usa il mascara; ed i suoi riccioli castani, (boccoli che dolcemente incorniciavano il volto), si poggiavano sul cuscino, sulla fronte alta, dietro le orecchie perfette. Da sempre gli ricordava uno di quei bellissimi busti greci: armonioso, luminoso, stupendo.
Gli diede un bacio sulla fronte, uno sul naso, uno sulle labbra ed infine uno sul cuore. Appoggiò la testa ed una mano sul suo petto, per sentirne meglio il respiro. Chiuse gli occhi in un sospiro.


Sembrava che dormisse. In realtà, steso su quel letto, pensava.
Il caldo di quella mattina di inizio luglio lo aveva sfiancato, aiutato dal caotico via vai di persone in quella città d'isola piccola e assolata. Se non fosse stato per amore della cultura non avrebbe neanche intrapreso quel viaggio, men che meno in compagnia di quel tipo. Sembrava ci provasse gusto, il loro maestro, nell'unirli in una coppia improbabile, per viaggi improbabili, alla ricerca di cose improbabili. Questa volta avrebbero dovuto ritrovare un quadro del XVI secolo, di fattura preziosa, e di bellezza incredibile, che, secondo le ricerche svolte, doveva trovarsi in quella cittadina della Sicilia. Ed ancora una volta era toccato a lui - insieme all'altro, come sempre del resto - partire. Lui che amava star chiuso in casa, all'ombra di una tenda tra i libri e il pc a fare ricerche. Lui e sempre lui - insieme all'altro, che invece per i viaggi si entusiasmava parecchio - doveva andare in giro per l'Italia, a volte per l'Europa, alla ricerca di oggetti antichi, bizzarri, il più delle volte falsi e inutili. Ed ora era qui, steso su di un letto, a maledire le zanzare ed il caldo - e anche l'altro, che amava il caldo, non veniva mai punto da zanzare, e dovunque andassero si trovava a suo agio.
Mentre imprecava mentalmente sentì la porta della sua stanza aprirsi - erano in una villetta di campagna ottocentesca, affittata dal maestro per l'occasione 'Visto che dovete fare questa ricerca d'estate, unirete l'utile al dilettevole: trascorrerete le vostre vacanze in campagna e, mentre visitate le rocche e i ruderi della cittadina, ricercherete il quadro'. Ovviamente l'unico che aveva guadagnato da ciò era stato per l’appunto il maestro, che con abilità aveva risparmiato tempo e denaro mandandoli a lavoro anche durante le vacanze.
Socchiuse leggermente gli occhi per vedere chi fosse entrato, e scorse nell'ombra la figura del suo compagno - alto, snello, dalla carnagione bronzea e i capelli rossi.
Richiuse immediatamente le palpebre e drizzando le orecchie si mise all'erta, nell'attesa di una mossa, di una parola. Nessun rumore. Poi d'improvviso il frusciare delle lenzuola al suo fianco, un balzo del letto, ed una mano tra i suoi capelli.
Cosa stava accedendo?
Non aprì gli occhi per sapere cosa avesse intenzione di fare l'altro, ma continuò ad aspettare. Trattenne a stento un sussulto quando, dopo aver avvertito il respiro del rosso sul volto, sentì delle labbra fresche ed umide poggiarsi sulla sua fronte, poi sulla punta del naso, ed infine - almeno così credeva – sfiorargli la bocca in una delicata carezza.
Stava per alzarsi e mollargli un pugno quando lo sentii scendere ancora - gli si stava gelando il sangue nelle vene… cosa aveva intenzione di fare quel pervertito?
Ed Ancora un bacio, stavolta sul capezzolo sinistro, che era coperto solo dalla maglia di cotone bianco. Un bacio sul cuore. Poggiò la testa sul petto, una mano con essa, e si fermò ad ascoltare.

- Perché? - un bisbiglio, che voleva sembrare freddo e distante, ma che in realtà venne pronunciato con tanto stupore.
L'altro si riscosse dal silenzio fatto di pace che gli avvolgeva la mente, il cuore e il corpo. Si sollevò dal petto del compagno - quella mano però non si scostava.
- Non ci sono perché.
- Mi hai baciato.
- Lo so.
Il silenzio. Da fuori la sgommata di un auto. Ancora il silenzio. Ancora un bacio.
- Apri gli occhi, te ne prego, e guardami.
Il moro aprì gli occhi ancora chiusi - sembrava colpito, stupito, rapito, sembrava non fosse lui.
Intanto la mano – che con lentezza esasperante, si era protratta in una lunga carezza, salendo dal petto al collo ed ancora su - ora era su di una guancia. Le lunghe dita gli sfioravano il volto.
Ancora un bacio.
- Basta. - Ancora un bacio.
- Non puoi dirmi basta. Non vuoi.
E non voleva.
Quelle labbra, sempre più attraenti, sempre più seducenti, carezzavano le sue. Poi la lingua, languida e calda, lo sfiorò d'incanto.
E si immerse in quell'incanto.
Un incanto lento, avvolgente, eccitante… cosa stava facendo?
Si staccò da quella bocca che lo desiderava.
- Perché? - Non più un bisbiglio freddo mal riuscito, ma un sospiro biascicato.
Il rosso lo fissò intensamente. Poteva vedere riflesse nelle pozze castane dell'altro il verde dei suoi occhi. Poteva vedere nello sguardo dell'altro il suo volto - rosso e accaldato. Il suo corpo. Poteva vedere se stesso come mai si era visto... bello? Sensuale? Amato...?
- ...Perché? - Il compagno voltò il capo. Potette scorgere ugualmente il luccicare di una lacrima. Allora si mise seduto, agguantò il volto dell'amico - da quando era suo amico…? Forse da sempre… ma, si sa, l’orgoglio è duro a morire – e stavolta fu lui a catturare le labbra dell'altro.
Ancora un bacio. Diverso. Sembrava fosse affamato - di sesso? del rosso? ...d'amore...? - lo stava divorando di passione e calore, come l'altro non poteva aspettarsi. Come l'altro non si aspettava. Le braccia di entrambi si sollevarono e catturarono i corpi in un abbraccio.
Dita si intrecciano, sospiri, respiri, gemiti. Un bacio sul collo, uno sul petto, di nuovo sulla bocca. Poi si riscosse. Cosa stava facendo? Cosa?
- No! - e si alzò dal letto di scatto. - No...- lo sguardo ora smarrito ora triste del rosso, che si accasciava sul letto.
- Perché no?
- Perché tutto questo invece? - gli dava le spalle, con le mani tra i riccioli ribelli.
- perché ti amo.
Spalancò gli occhi per lo stupore. Si girò con un sussulto.
- ripeti - un passo, si riavvicinò al letto.
- ti amo - un altro passo. Si inginocchiò sul bordo del letto.
- ancora - lo disse poggiando due dita sulle labbra del rosso, che era lì disteso ad aspettarlo.
- ti amo - alle dita si sostituirono le labbra. Ancora un bacio.