Amore Immortale

 

parte VI

 

di Vikysweetgirl

 

 

 

E il cielo
pose le sue
mani sul mento
e le braccia
sui monti
e cominciò a piangere
lacrime rosse.
E invasero tutto
-aquila, bosco, cuore, rupe e scoglio-
luttuosa battaglia
("Tenebre!
"Non voglio!).
E poi tutto finì
-le lacrime rosse-
e il cielo leccò le sue gote percosse,
tutto finì,
ogni malinconico pensiero,
il buio lo rapì.
Prigioniero.

(di Teatro Magico)

 

 

 

_Lacrime di sangue –

 

 Capelli di fuoco, lisci e morbidi come l’erba di un prato, che invitavano a passarci in mezzo le dita; occhi del colore del mare in tempesta, profondi, intensi, vivi, puri e seducenti come smeraldi splendenti; pelle bianca e rosea, vellutata come pesca appena nata; corpo tornito, attraente, tra le sue mani delicato come un fiore nelle mani di un bambino.

La bara scura racchiudeva i suoi luminosi sogni. Pensava a lui intensamente, come rare volte gli era capitato nella sua lunga esistenza.

Lo avrebbe voluto lì accanto a lui, con le sue braccia strette intorno al proprio corpo, la sua guancia sul petto e i suoi capelli tra le dita; e quel profumo nelle narici. Chissà che sapore aveva il suo sangue… Sbarrò gli occhi, sconvolto dai suoi stessi pensieri.

No, mai avrebbe assaggiato quel sangue profumato, mai lo avrebbe trattato come un “alimento”…

E poi non sapeva se sarebbe riuscito a fermarsi.

Era tempo di uscire, era tempo di dare il benvenuto alla notte.

 

Tempo di bere.

 

Alzò il coperchio della bara, con molta facilità e posò i piedi sul pavimento; i passi risuonarono nella stanza. Aprì la pesante porta, respirò fino in fondo e sorrise. Demian era in casa.

 

Il rossino stava con  lo scopettone in mano e un grembiule legato in vita. Puliva il pavimento della cucina con energia, l’espressione concentrata in viso. Per poco non morì di paura quando sentì una mano posarsi sul suo fianco. Scattò in avanti, sudando freddo.

_Cos… sei già qui?
Il vampiro volse la testa in direzione della finestra.

_Mi piace guardare gli ultimi raggi del sole. Quelli che non possono farmi alcun male.

_Cosa… potrebbe farti il sole?

Andrea tornò a guardare il giovane davanti a lui.

_Non lo sai? Non hai visto i film?_ rispose sorridendo.

_Beh… in Twilight, il tipo sbrilluccica tutto al sole… non credo proprio sia il tuo caso.

_No, non sono un vampiro di Twilight. Film romantico, ma pieno di errori! Si vede che la scrittrice del libro non ha mai conosciuto un vero vampiro._ sorrise ancora.

Demian alzò gli occhi sull’altro.

_Sei… un vampiro dell’”Intervista”?_ Andrea annuì tranquillo_ Caspita… cioè ti… ti sciogli?

_Esattamente. Beh, non ho mai provato e sinceramente non ci tengo. Piuttosto tu… che stai combinando?
Demian guardò lo spazzolone che aveva tra le mani.

_Ecco, ho…

_Hai fatto cadere il latte.
_Ehi, mi hai letto di nuovo nel pensiero?
_No, sento l’odore.

_Ah… ecco stavo ripulendo!

_Lo vedo._ il moro ridacchiò.

_Perchè ridi? Sono così buffo?

_Si._ rispose l’altro semplicemente.

_Ma insomma! E io che ti sto pulendo il pavimento.

Andrea gli posò le mani sulla vita e lo attirò a sé. Demian gli afferrò le braccia, preso alla sprovvista.

_Sei attraente anche con il grembiule._ gli disse egli con un tono di voce che fece girare la testa al rossino.

_Smettila!
_Sarebbe interessante vedere come staresti con solo quello addosso.

_Ma… che ti prende?!_ chiese Demian incredulo, divincolandosi dalla stretta.

Andrea sorrise.

_Beh, come si dice: sono un uomo anch’io!

_Allora trovati una ragazza, no?

In un attimo Demian si ritrovò Andrea alle spalle, a pochi millimetri da lui; non l’aveva neppure sentito muoversi. Sospirò.

_Si, le donne sono appetitose. Così delicate e morbide e con un profumo incredibilmente dolce_ Demian spostò lo sguardo a destra, senza muovere il capo; ascoltava in silenzio l’altro_ ma i ragazzi… sono ancora più invitanti. La loro ostentata forza, in realtà cela molta… fragilità, ed è un piacere scoprirla sai? Soprattutto quella dei ragazzini_ portò entrambe le mani sul collo dell’altro, sfiorando i suoi capelli, facendolo rabbrividire. Andrea sorrise_ hai freddo?

_N-no_ rispose il rossino con quel poco fiato che gli era rimasto in gola. Si voltò, fronteggiandolo timidamente.

Andrea avvicinò le labbra alle sue. Oddio stava per baciarlo! Il rossino chiuse gli occhi e si preparò a riceverlo ma l’altro si fermò improvvisamente. Il rosso socchiuse gli occhi, domandandosi cosa diavolo lo avesse fermato.
_Stavo pensando…_ iniziò il moro.

_Si?_ la voce di Demian un miagolio.

_Che devi riprendere la scuola._ concluse quello, deciso.

_Cosa?!_ esclamò incredulo l’altro.

_Hai capito.

_Ma…!

_Niente ma. Se vuoi rimanere qui, devi accettare questa condizione.

_Ma è un ricatto!

Andrea lo guardò negli occhi.

_Esattamente.

Demian assunse un’espressione arrabbiata e si sciolse dall’abbraccio.

_Oh, basta!

_E ci torni domattina, perciò a nanna.
_Non posso crederci!_ disse il più giovane alzando la voce stizzito.

_Credici. Posso dormire con te?
_Ah certo, come no. Scordatelo!

_Va bene. La tua stanza è quella accanto alla mia. Va pure lì. Io andrò a nutrirmi e poi me ne starò in camera mia.

Il rossino, offeso come un bambino, non lo lasciò nemmeno finire di parlare e uscì dalla cucina gettando il grembiule sulla sedia.

 

Nella sua stanza Demian si rigirava sotto le coperte; il morso silenzioso del pentimento che iniziava lentamente a torturarlo.  

Era stato un ingrato a parlargli a quel modo. L’altro si era preso sempre cura di lui e lo aveva aiutato in tutto, riempiendolo di doni addirittura.

Si mise a sedere; sospirò; un’espressione contrita in volto. Si alzò. Era a piedi nudi e lentamente si avvicinò alla camera dell’altro ma arrivato davanti la porta si diede mentalmente del cretino.

Cosa gli avrebbe potuto dire? Scusa, ma sono un idiota?

Stava per tornarsene a letto ma ci ripensò. Entrò nella stanza. La finestra era aperta; si avvicinò al letto… ma dov’era Andrea?

_Cercavi me?
Demian si voltò spaventato, il cuore che gli era andato in gola.
_Sei pazzo?! Vuoi farmi morire?!_ non si vedeva nulla, era buio, eccettuata la luce lunare che entrava dalla portafinestra. Il vampiro gli passò le braccia intorno al collo, attirandolo a sé. Demian si immobilizzò_ do-dov’eri?

_A “cena”.

Demian deglutì.

_Ah. È per questo che sei così caldo…

Andrea gli posò le labbra sul collo, delicatamente e lo strinse ancora di più a sé.

_Mmmm tu sei così caldo.

Demian non si mosse. Quel momento era intriso di dolcezza, di magica passione ma anche di un sottile rischio. Il tempo sembrava essersi fermato. Quel corpo ebbro di sangue contro il suo gli trasmetteva protezione e nel suo cuore non c’era la minima traccia di paura: solo elettrizzazione.

Era un momento di pura follia, perché il rossino non avrebbe voluto essere in nessun altro posto che lì e voleva che quell’istante non finisse più. Poggiò la testa sulla sua spalla.

_Non volevo essere così scorbutico prima._ disse a bassa voce.

_Lo so._ rispose il vampiro tranquillo.

_Se volessi cacciarmi lo capirei.

Il vampiro lo strinse di più.

_Non potrei mai farlo_ una nota di possessione nella voce.

_Ehi, piano mi soffochi così.

Allentò la presa e Demian alzò la testa, per guardalo negli occhi. Era impressionante come nel buio quelle iridi brillassero, accese, come proveniente da un altro mondo.

_Allora mi darai ascolto?_ domandò il vampiro.
_Di cosa parli? _ chiese Demian con voce debole, come sotto effetto di una droga.

_Dello studio. Devi tornare a scuola.

Il ragazzo sospirò senza distogliere lo sguardo da lui.

_E va bene. Lo farò, ho capito.

Il vampiro sorrise.

_Bravo bambino.

Il rossino a testa alta, non riusciva a staccare gli occhi dai suoi. Erano calamite quegli occhi, calamite lucenti, due piccoli soli azzurri, pianeti di un’altra galassia. Si sentì piccolo e insulso di fronte a tanta bellezza, a tanta eccezionalità; abbassò lo sguardo scuotendo la testa.

Andrea aveva colto il suo stato d’animo, i suoi pensieri, senza leggergli la mente e gli prese il viso tra le mani.

_Sei stupendo… riesci a capire quanto sei desiderabile?_ Demian tornò a guardarlo con un’espressione da cucciolo sul volto, gli occhi grandi e liquidi, le labbra aperte e il vampiro sorrise_ no, non puoi capire fino a che punto lo sei. Te lo impediscono la tua innocenza e la tua modestia... ma a me piaci così.

Gli scostò i capelli dalla fronte, si chinò per baciarlo sulla bocca e il ragazzo non lo respinse, anzi lo accettò.

 

Il trillo stordente e scombussolante di una sveglia lo ridestò dal sonno profondo in cui era piombato.

Di scatto si mise a sedere, quasi gemendo, trovando l’apparecchio e tastandolo ovunque per spegnerlo e ci riuscì.

Sospirò, il cuore gli batteva forte nel petto; ci posò una mano sopra. Che cazzo ci faceva una sveglia lì? Ma soprattutto cosa ci faceva lì una sveglia postata alle 6??

Era nella camera di Andrea. La notte precedente evidentemente avevano dormito ancora insieme. Si alzò dal letto facendo cadere qualcosa. Si abbassò per raccogliere il tutto e vide che si trattava di quaderni, matite e penne. Che doveva farci con quella roba? Ebbe un lampo. Ma certo, la scuola; aveva promesso. Sbuffò rumorosamente, ma alla fine andò nella sua stanza a vestirsi, mentre si grattava la schiena svogliato.

 

Gli fece un effetto strano ritrovarsi nel cortile dell’istituto ed ascoltare di nuovo quella campanella dal trillo inconfondibile.
Stava con le mani in tasca, lo sguardo volto verso l’enorme orologio che stava sulla facciata dell’edificio.

_Demian!_ lo chiamò una voce squillante.

Si voltò e vide la sua compagna di classe, quella nuova. Com’è che si chiamava…

_Ciao… Dalila?

_Diana_ la ragazza sorrise.

Era carina, i suoi capelli castani erano vaporosi e morbidi, la frangetta tenuta indietro da una mollettina colorata, le guanciotte rosse, gli occhi vivaci.

_Ah scusami… è che ti ho vista poco.

_Già, anch’io. Ti ho visto i primi giorni poi non sei più venuto. Successo qualcosa?

Demian si rabbuiò ma tentò di non darlo a vedere.

_Solo… qualche problema familiare.

_Ah, capisco, spero non sia nulla di grave._ disse la giovane con tono serio_ se hai bisogno di qualche appunto te lo presto io. Sei rimasto indietro in molte materie! Soprattutto in storia dell’arte, sai siamo andati molto avanti.

_Ah, si?_ chiese il giovane curioso_ e dove siamo arrivati col programma?

_La professoressa ci ha appena spiegato il Bernini. Dal mio punto di vista trovo sia favoloso! Il modo in cui è riuscito a portare il barocco alla sua massima espressione è…_ s’interruppe improvvisamente_ oh, scusa parlo troppo_ concluse quasi tristemente.

_No. Io adoro questa materia. E se devo dirtela tutta Bernini è uno dei miei preferiti.

_Davvero?!_ chiese la ragazza incredula. Il giovane annuì sorridendo_ ma è fantastico! Cioè…_ si tirò dietro un orecchio i capelli e si morse il labbro_ non avevo mai conosciuto un ragazzo che fosse interessato, tutto qui.

_Nemmeno io una ragazza così presa se è per questo.

Diana sorrise e Demian avrebbe scommesso di aver intravisto un alone di imbarazzo sul suo viso.

_Entriamo?

_Ok_ disse il rossino iniziando ad incamminarsi con la ragazza al suo fianco.

Era la prima volta che parlava così bene con una compagna.

 

Il rientro a scuola fu traumatico.

Tutti i professori che chiedevano i motivi di quell’assenza prolungata, la montagna di studio da recuperare e il professore di ginnastica che non aveva mai smesso di torturare i suoi studenti. I suoi compagni di classe invece lo ignoravano come al solito. Con nessuno aveva mai veramente parlato in tutti quegli anni di liceo, con nessuno aveva mai instaurato un vero rapporto d’amicizia. L’unica che gli aveva parlato di sua spontanea volontà e persino con gentilezza era stata Diana.

Aveva sempre creduto di stare bene solo, senza gente ipocrita intorno, senza quei ragazzi superficiali e scontati accanto a lui, che era così diverso, che sempre nella sua vita si era sentito inappropriato al mondo. Eppure quel parlare, quell’aver scoperto un interesse comune, gli aveva fatto piacere e ora, quando la giovane brunetta lo guardava e gli sorrideva quasi come fosse sua complice, si riscopriva incapace di resistere dal ricambiare.

Stava piegato sul banco, con la matita disegnava cerchi imprecisi sul quaderno, quando entrò una professoressa in classe. Demian sorrise. Era la professoressa di storia dell’arte, la sua materia preferita. Per tutta l’ora rimase attento, scrivendo, leggendo, ascoltando con interesse, entusiasmato dalle parole dell’insegnante. Sembrava un’altra persona.

 

La lezione finì e Demian salutò Diana con la mano ed ella ricambio calorosamente; si incamminò verso la fermata dell’autobus.

Nel mezzo di trasporto, il ragazzo guardava fuori dal finestrino, pensando che Andrea era stato davvero premuroso nei suoi confronti, gli aveva anche procurato tutto l’occorrente per la scuola. Sorrise. Sembrava una mamma. Rise e i passeggeri si voltarono a guardarlo, sconcertati. Il ragazzo tornò immediatamente serio, ma nascosto dietro la mano tornò inevitabilmente a sorridere.

Scese alla fermata successiva, che non era quella per la dimora di Andrea, ma quella che stava proprio davanti la casa di sua nonna. Voleva salutare la piccola Alisa; gli mancava.

Fu lei ad aprire la porta quando bussò.
_DEMIAN!!!_ urlò la giovane e gli saltò in braccio, stringendolo con braccia e gambe, urlandogli nelle orecchie.

_Basta, basta! Su_ e rideva_ dai dai entriamo.

 

Sedevano sul divano, la loro nonna che apparecchiava la tavola, felice di rivedere il nipote.

_Resti a mangiare con noi vero?_ chiese la piccola gioiosa, una luce vivace risplendeva nei suoi occhi.
_Si, se la nonna è d’accordo.

_Scherzi?_ proferì la donna dalla cucina_ c’è sempre posto in questa casa per te!

Mentre mangiavano le due iniziarono a riempire Demian di domande.

_Come sta il signore gentile?_ chiese Alisa.

_Quale signore gentile?_ si intromise sua nonna.

_Emh… il mio amico sta bene_ mise in bocca una grande forchettata di spaghetti e mando giù prima di continuare il discorso_ oggi sono stato a scuola_ disse con l’intenzione di cambiare argomento.

_Hai fatto bene era da tanto che marinavi!

_Ah si? _ chiese sua nonna_ non ne sapevo niente.

_Non c’è nulla di cui preoccuparsi_ disse Demian alzando le spalle, dando poco peso alla cosa_ ora ho ripreso.
_Non fare stupidate ragazzo mio. La scuola è importante._ pronunciò sua nonna, con tono solenne.

_Si, si_ tagliò corto il rossino e continuò a mangiare.

 

Si ritrovò con Alisa nella camera della loro nonna, seduti sul letto.

Le accarezzò i capelli. Lei era l’unica con cui si lasciava andare, con cui abbassava le armi per aprirsi alla tenerezza.

Sospirò. L’unica fino a qualche tempo prima.

_Stai bene qui?_ chiese interessatissimo.

_Si. Con la nonna facciamo tante cose, mi diverto un sacco_ ripose Alisa _ però mi manchi.

Il ragazzo sorrise dolcemente.

_Lo so, anche tu. Però pian piano vedrai che tutto andrà a posto. Ora sei felice e va più che bene.

_E tu stai bene Demian?
_Beh… si_ sorrise_ va tutto bene piccola. Nessuno ci farà più del male._ la piccola guardò negli occhi il fratello. Non disse nulla, ma nel loro tacito scambio di sguardi si dissero tutto. Mai più ci sarebbe stata per loro alcun tipo di violenza e Demian avrebbe fatto di tutto per mantenere quella promessa silenziosa che stava facendo a sua sorella. Si alzò in piedi_ Passiamo la giornata insieme ti va? Ti porto al parco, ci prendiamo un gelato… che ne dici?

_Si! Che bello! Prendo il cappotto e andiamo.

 

Il pomeriggio volò, come sempre quando si è spensierati.

Da molto tempo i due fratelli non passavano del tempo così, sereni, godendo della reciproca compagnia, solo… giocando.

La nonna era stata ai funerali dei loro genitori. La polizia ancora stava indagando sul caso, ma ovviamente non aveva niente in mano su cui basarsi; però credevano fortemente che fosse stato un furto finito in tragedia.

La donna aveva tenuto al sicuro i nipoti, sottolineando il fatto che erano delle povere creature rimaste senza genitori e che si sarebbe occupata lei di loro, quindi Demian non era stato infastidito da nessun interrogatorio, nessuno lo aveva mai cercato. Anche se sua nonna gli aveva detto che al più presto avrebbero di certo voluto parlare anche con lui, ma Demian lo escludeva categoricamente. E comunque nessuno sapeva dov’era.

Era soprappensiero, sua sorella gli schizzò addosso dell’acqua, visto che erano seduti sul bordo di una grande fontana rotonda. Lui la prese tra le braccia e le fece il solletico, facendole cadere a terra il capellino di paglia di cui andava tanto fiera. Glielo raccolse.

Gesti semplici, dolci, genuini. Demian avrebbe voluto rimanere così per sempre, in quel parco, con sua sorella, ascoltando le sue risate infantili e il rilassante gorgoglio dell’acqua della fontana.

Fu triste riportarla a casa e separarsi da lei, ma per ora così doveva essere. Non poteva occuparsi di lei e non se la sentiva di rimanere in quella casa; non voleva tornare in un nido familiare, non voleva far finta che niente fosse accaduto, anche se non voleva più pensarci. Sentiva che ora doveva stare in quella villa e attendere ogni giorno il calar della notte e il risvegliarsi di Andrea.

Solo questo contava. Senza rendersene conto gli aveva dato tutta la sua fiducia e questa era una cosa che non faceva mai.

 

Il sole era tramontato da un po’. Si era incamminato per tornare alla villa e lentamente, le mani in tasca, lo zaino sulla spalla, percorreva la strada guardandosi mestamente attorno.

Le famigliole mangiavano pizza appena comprata, i fidanzatini salivano sui motorini per tornare a casa, molti negozianti tiravano giù le serrande.

Con la spalla intruppò qualcuno; si voltò.

_Scusa_ disse alzando una mano in direzione dell’altro.

L’altro in questione era un ragazzone in canottiera nonostante il freddo e un espressione truce in viso.

_Con tutta la strada che c’è dovevi per forza sbattermi addosso eh?_ chiese l’altro con tono aggressivo.
_Ehi, ti ho chiesto scusa mi pare!_ disse Demian iniziando a irritarsi_ ero soprappensiero.
_Ma come ti permetti moscerino?

_Beh non credo di averti fatto così male! O quei muscoli sono solo una montatura?_ chiese ironicamente senza riuscire a trattenersi.

_Adesso te lo do io un pensiero…

Il tipo gli si avvicinò, prendendolo malamente per una spalla; era molto più alto di lui.

_Lasciami! Che cazzo fai?

_Ti insegno un po’ di rispetto.

_Rispetto?! Ma che ho…

_Sta zitto piccoletto!

L’energumeno lo trascinò al margine della strada, afferrandolo per i capelli; Demian lasciò cadere a terra il suo zaino, portando le mani su quelle dell’altro.
_Sei pazzo?! LASCIAMI!

_Mi hai fatto incazzare, adesso ne paghi le conseguenze.

La gente intorno a loro si allontanava, cercando di evitare coinvolgimenti indesiderati.

Il rossino era braccato, le mani dell’altro su di lui non gli davano tregua, continuavano a percuoterlo, a tirargli i capelli, a malmenarlo. Demian allora sferrò un calcio all’aggressore, colpendolo al basso ventre. Il ragazzo si piegò su sé stesso, accusando naturalmente il colpo; il rosso ne approfittò per scappare, ma quell’altro nonostante fosse ancora dolorante, lo afferrò per una gamba facendolo cadere con la faccia a terra.

_Stronzetto, ti spezzo le ossa._ gli disse l’energumeno, con un tono di voce serio e iroso, quasi che quella frase fosse una promessa.
Demian, per tentare di liberarsi, mise il piede libero sulla faccia dell’altro ma quello ne approfittò per bloccargli ambedue le gambe. Il ragazzino allora si piegò ed afferrò i capelli dell’altro, tentando di evitare i suoi morsi.
_Cazzo ma sei peggio di un cane!_ esclamò il rossino tirandogli indietro la testa, usando tutta la sua forza.

Intanto qualcuno doveva aver chiamato la polizia, perché iniziò a sentirsi il suono di una sirena in lontananza. Demian doveva andarsene in fretta da lì, soprattutto perché se avessero indagato sul suo conto, avrebbero scoperto chi era e di chi fosse figlio e avrebbero iniziato a fargli domande e lui non voleva più entrare a far parte di quella storia. Ringraziò mentalmente sua nonna per averlo tolto dai casini e la legge poco attenta del paese.

Improvvisamente si sentì sollevare, come se avesse avuto il peso di una piuma e senza nemmeno rendersene conto si ritrovò tra le braccia di Andrea, il quale fissò efferatamente il tipo a terra.

_Lascia… subito… i suoi piedi.

Demian rabbrividì nell’ascoltare quel tono di voce. Era la voce del vampiro, ma molto più aggressiva. Si, esattamente il tipo di voce che un essere umano avrebbe attribuito a un bevitore di sangue.

Il ragazzone divenne pallido, un leggero vento soffiò unicamente su di lui ed egli si alzò barcollando e si allontanò velocemente, voltandosi più volte a guardarli.

Andrea schizzò via, portando con sé Demian; la gente non si rese nemmeno conto del movimento. Quando si fermò, si trovavano nel giardino della villa, il rossino tutto stretto al moro, questo che gli teneva alzata una gamba per sorreggerlo. Demian riaprì gli occhi lentamente e lo guardò.

_Cosa stai facendo?_ chiese notando la loro posizione.

_Ti salvo.

_Mettimi giù, su.

_Su o giù?_ sorrise il vampiro.

_Oh, andiamo!_ esclamò il rosso esasperato e si divincolò dalla stretta, riuscendo a rimettersi con i piedi a terra. Si sentiva pesantissimo dopo quella specie di tele trasporto_ no, ho dimenticato lo zaino in Via del Corso!

Un forte spostamento d’aria.

Il vuoto. Andrea scomparso. Appena il tempo di rendersi conto della cosa e… un altro spostamento d’aria. Il vampiro di nuovo davanti a lui.
Spalancò la bocca; l’altro aveva il suo zaino tra le mani.

_Problema risolto.

_Tu sei…_ si avvicinò prendendo l’oggetto, stringendolo nelle mani, guardandolo attentamente.

_Sei molto attaccato alle tue cose_ l’altro alzò lo sguardo su di lui; il moro sorrise_ mi piace questo tuo lato sentimentale. Anche l’oggetto più comune per te ha un valore. Persino la penna con cui oggi hai preso appunti a scuola. La senti tua, ti appartiene, le sei affezionato.
Demian alzò un sopracciglio, storcendo le labbra.

_Mmmmh.
_Non ne sei convinto?

_Sei così… interessante.

_Io?!_ chiese il vampiro. Il giovane annuì deciso e il moro ridacchiò_ dici questo perché non ti vedi coi miei occhi!

_Magari avessi i tuoi occhi.

_Che stai dicendo?

_No, niente, dimentica ciò che ho detto.

_Oh, no Demian. Non desiderare questi occhi_ portò una mano a coprire l’occhio dentro_ sono maledetti_ si avvicinò al ragazzo, prendendogli il mento tra le dita, facendogli alzare la testa_ sii fiero del tuo sguardo. Resta con queste due piccole gemme, con questa pacata lucentezza._ disse ad occhi chiusi, a bassa voce.

Il rossino sospirò e portò una mano su quella che gli teneva alzata la testa.

_Non c’è nulla di maledetto nei tuoi occhi._ disse egli sicuro.
Il vampiro scosse a testa.

_No, questo lo dici tu perché non vedi la verità. Questo corpo, questo volto, questi occhi sono fatti per ingannarti! Sono fatti per sedurti e prenderti la vita.

_Ancora con queste teorie. Sono con te da abbastanza tempo da capire che non faresti mai ciò che fai se non vi fossi costretto.
Andrea staccò la mano da lui, facendo un passo indietro.
_E’ vero. Ci sono notti in cui non caccio. Anche dopo 1500 anni il rimorso riemerge dal mio cuore. Però da quando ci sei tu… io non posso permettermi di starti accanto senza essermi nutrito.
Demian allibì.

_Vuoi dire che sono la causa per cui uccidi ogni notte?

_No, no dolce Demian, no_ gli prese il viso tra le mani_ non devi sentire il minimo peso della mia enorme condanna. Non deve accadere_ posò la fronte sulla sua_ la croce è la mia e la porterò da solo, come sempre.

_Non hai mai… paura? Di tutto questo, di questa inevitabilità._ domandò il rossino.
Ci fu un momento di silenzio.

_Qualche volta si, Demian. Qualche volta si._ rispose il vampiro grave.

 

La biblioteca della villa, era un’enorme sala stracolma di scaffali e di libri, tanto da far male agli occhi.

Demian era appallottolato sulla poltrona, mangiava un panino e sfogliava un grosso libro dalla rilegatura elegante. Sulla copertina il titolo L’arte e il copro umano campeggiava scritto in oro.
Andrea posò alcuni libri su uno scaffale e si diresse verso il ragazzo.

_Andata bene a scuola?

_Si. Diciamo che ho una montagna di compiti da fare.

_E cosa aspetti? Alunno sciagurato._ lo prese in giro.

_Li faccio dopo, ora fammi leggere.

_Ti faccio notare che è notte. Se non l’avessi già capito dalla mia presenza qui_ il vampiro osservò il libro che il ragazzo stava leggendo e sorrise_ bellissimo testo quello.
_Chi è l’autore?_ chiese il ragazzo interessato_ è scritto in un italiano strano…

_Uno studioso toscano, non ricordo il suo nome. L’ho acquistato 400 anni fa se non sbaglio._ Demian alzò lo sguardo per la prima volta dal libro e fissò il vampiro con un’espressione sconvolta. Andrea rise e si allontanò, sfiorò con la mano il mappamondo di legno che si trovava su di un tavolino tondo, poco distante_ non stupirti della mia concezione del tempo. Non potrai mai comprenderla_ tornò a guardare il ragazzo, sorridendogli.

_Non posso farne a meno._ rispose egli tornando a leggere il suo libro.

Il vampiro si avvicinò di nuovo.
_Te lo regalo.

_Sul serio?!_ chiese il giovane sorpreso_ lo dai a me?
_Si. Ma solo se ora vai a fare i tuoi compiti.
Il rossino sbuffò ma si alzò, posò il libro sulla poltrona ed uscì dalla stanza.

 

Quella notte, mentre Demian dormiva profondamente nel suo letto, il vampiro posò quel libro che tanto gli piaceva, silenziosamente sul comodino accanto al suo talamo.

 

Nei giorni seguenti i due si ritrovarono spesso in quella stanza. Sfogliavano libri, ne discutevano, spesso davano vita a veri e propri dibattiti.

Andrea mostrava al giovane testi antichi e glieli fece apprezzare, traducendoli per lui, spiegandoglieli pazientemente. Era ben lieto di farlo, di avere un giovane allievo dall’intelligenza vivace con cui conversare.

Demian seguiva con interesse i discorsi dell’altro e poneva domande sagaci, soddisfando Andrea. La sua intelligenza lo affascinava e lo appagava; con lui poteva parlare di tutto e godere del piacere di insegnare.

Il rossino fu felice di sentir parlare di artisti famosi da chi, incredibilmente, li aveva conosciuti davvero. Il vampiro gli parlò di Leonardo come nessun insegnate aveva mai fatto e fu felice di istruirlo in qualche modo, soprattutto sull’arte, fulcro dell’interesse dell’altro. Andrea era felice perché Demian aveva uno spirito curioso, acume e tanta voglia di imparare.

Il rossino continuava ad andare a scuola ogni mattina, quindi era poco il tempo in cui poteva stare con Andrea, ma quelle poche ore erano intense e piene e li faceva stare bene. Infatti entrambi attendevano il momento di rivedersi con impazienza.


_Il Sole e la Luna s’innamorarono perdutamente l’uno dell’altra ma Dio, inconsapevole del loro amore, li assegnò uno al giorno e l’altra alla notte, dividendoli così per sempre. Da quel giorno, i due astri, iniziarono a soffrire per la lontananza e per la solitudine e tutt’oggi, il Sole arde di desiderio insoddisfatto e la Luna illumina fiocamente la notte con la sua tristezza.

Com’è triste…_ disse Demian alzando gli occhi dal libro.

Stava accoccolato su una poltrona di velluto in biblioteca, ormai diventato il luogo della giornata in cui stava di più e guardò Andrea, sdraiato sul piccolo divanetto, con le gambe ciondolanti e la mani dietro la testa. Stava ad occhi chiusi, ascoltando il rossino che leggeva. Amava il timbro della sua voce. Aprì gli occhi per guardarlo a sua volta.

_Molte leggende dicono che Dio, mosso a compassione e convinto che non esista al mondo un amore impossibile, diede ai due amanti un momento in cui potersi incontrare e finalmente amarsi.

_L’eclissi.

_Già.

Demian chiuse il libro e poggiò i piedi per terra, chinandosi in avanti.
_Può bastargli un’eclissi?
_Non possono fare altro.

Demian tirò di nuovo le gambe al petto, le abbracciò e poggiò la testa sulle ginocchia, pensando; poi improvvisamente tornò a poggiare i piedi a terra e fece scattare le mani sui braccioli della poltrona.

_Ma due innamorati non possono vivere separati!_ esclamò concitato.

Andrea si mise a sedere, poggiando il braccio su un ginocchio.
_Il sole e la luna sono troppo differenti per poter stare insieme, nonostante l’amore._ guardò l’altro negli occhi, scrutando le sue emozioni_ La luna sbiadisce col giorno, non può restare col sole.

_Allora il sole spegnerà il suo fuoco, per poter restare accanto alla luna!

_Sì, così gli esseri viventi morirebbero senza il suo calore e la sua luce.

Demian strinse le labbra e abbassò lo sguardo.

_Quando si ama gli altri non contano più.

_Conosci l’amore?_ chiese il vampiro.

Il rossino rialzò gli occhi.

_So come dovrebbe essere._ rispose sicuro.

Andrea sorrise e si alzò, avvicinandosi al ragazzo.
_Sei un romantico, Demian. Al giorno d’oggi questo può far soffrire_ gli disse parlando a voce bassa.

_ Lo so bene. Ho vissuto tutta la vita con questa condanna.
_Anch’io_ Demian lo guardò negli occhi; il suo sguardo era bello e triste_ Per rutta la vita. E’ davvero una condanna? O e un dono? Mi pongo questa domanda…_ rise_ da un’eternità. Con il Dono Tenebroso, inoltre, questa sorta di sensibilità non ha fatto che accentuarsi in maniera spropositata.

Si guardarono negli occhi, scivolando l’uno nell’anima dell’altro, sentendosi simili più che mai.

La vita sa essere crudele con chi è ancora capace di sognare, con chi crede in qualcosa di superiore, per chi sa ancora essere romantico e commuoversi davanti alla triste Luna che piange lacrime d’argento per il suo amato Sole.

Scorsero la solitudine l’uno negli occhi dell’altro, come un macigno invisibile, che schiaccia senza lasciare nemmeno la forza di gridare o respirare. Erano come due anime sole al mondo, diverse da tutti ma così simili tra loro, tanto che gli occhi dell’uno, all’altro, sembravano scogli a cui aggrapparsi e così evitare di scivolare sempre più giù nella melma nera della disperazione.

Andrea si alzò e raggiunse l’altro, che non smetteva di fissare i suoi occhi, come se ormai fosse incatenato ad essi. Si abbassò per spingerlo contro lo schienale della poltrona e baciarlo.

Non un bacio qualunque, ma un bacio colmo di amore e comprensione. Io ti capisco, io so, sembravano dirgli quelle labbra.

Demian rimase senza fiato, era stato tutto così improvviso. Aprì le labbra e l’altro intrufolò la lingua nella sua bocca, in un modo talmente sensuale da farlo arrossire.

_Nngh…_ mugolò il rossino.

Andrea aprì gli occhi per guardarlo mentre continuava la sua esplorazione orale, come se sé ne fosse accorto, anche Demian li aprì, socchiudendoli, le lunghe ciglia che facevano ombra sulle guance imporporate non di imbarazzo ma di emozione, eccitazione.

Il vampiro sorrise, prese l’umano tra le braccia, tirandolo a sé, non facendogli poggiare i piedi a terra; l’altro si aggrappava alle di lui spalle, rispondeva al bacio, mugolava nella sua bocca. Il suo corpo fremeva, la lingua lambiva quella dell’altro, senza dargli tregua.

 

Aveva voglia, indubbiamente.

 

Il moro si mosse in avanti, spingendolo contro il muro, baciandogli la bocca, il viso; scostò il colletto della maglia dell’altro e tremo quando posò le labbra su quel fragile collo.

Quella pelle bianca, delicata, che lasciava trasparire le vene, la sua giugulare pulsante... Iniziò a succhiare quella porzione di collo. Demian lo sentì tremare e s’infiammò, inarcò la schiena e diede libero sfogo ai propri gemiti.

_An… drea… aaah…

Il vampiro si portò al fianco una gamba del ragazzo che lo abbracciava stretto, dimentico di ogni remora. Perché quando l’altro gli era vicino, non riusciva più a ragionare, né a pensare e non era più Demian, ma un uomo che desiderava un altro uomo, senza potersi in alcun modo trattenere. La mente veniva svuotata di ogni pensiero e riempita di desiderio. Andrea e Demian si staccarono leggermente l’uno dall’altro; il rossino ad occhi chiusi, il vampiro aperti, a guardare quelle labbra rosse tremanti, a sentire il suo respiro irregolare infrangersi sulla propria bocca. Con un movimento deciso lo fece voltare, strappandogli un sospiro più profondo degli altri. Il rossino poggiava con il petto al muro e sentiva le mani dell’altro passare su tutto il suo corpo, accarezzandolo ovunque e soffermarsi sul suo posteriore sodo. Senza nemmeno dargli il tempo di capire, Andrea gli tirò giù i pantaloni e gli slip, rimanendo a rimirare la rotondità delle sue natiche.

 

Oh, come resistere!

 

Quella carne bianca, morbida, calda, liscia e invitante lo chiamava a sé sibilando dolcemente, sussurrandogli parole sensuali e lui vi poggiò sopra i palmi aperti e Demian tremò tutto, gemendo. Il ragazzo sporse i fianchi verso di lui e poggiò le mani al muro, muoveva le anche in un chiaro invito. Andrea strinse quella carne e si leccò le labbra. Avvicinò la bocca e con le dita separò quelle forme, scoprendo il fiore del piacere. Il rossino rovesciò la testa all’indietro, tanto che i capelli gli sfiorarono la schiena e schiuse le labbra in gemiti insoddisfatti.

_Ti prego... ti prego…_ ripeteva come una nenia.

Andrea avvicinò la lingua a quel buchino, strusciandoci sopra. Demian traboccò in un breve ma intenso grido. Il vampiro continuò a giocare con quell’orifizio, a bagnarlo, e infine introdusse la lingua al suo interno, facendo inarcare così tanto Demian, da fargli temere che la sua spina dorsale si sarebbe spezzata_ oh, mio Dio… oh mio Dio… aaaah...! Andrea, Andrea mmmmh aaaaah…

Il vampiro continuava quel coito con la lingua, in un amplesso talmente intenso da far piangere il giovane. Lo stava facendo impazzire, lo sentiva, il suo corpo bollente e la voce letteralmente trasformata.

Incredibile come il piacere carnale possa piegare l’uomo, renderlo totalmente schiavo dei sensi.

Si staccò improvvisamente, alzandosi. Si portò una mano alla fronte e si allontanò. Demian si voltò, ancora rosso dal godimento e ansimante, la voce tremante mentre gli chiedeva cosa fosse successo.

_Cosa… c’è…?

Andrea si sedette sulla poltrona e si prese la testa fra le mani. Un tuono potente e la luce andò via, lasciandoli solo illuminati dalla luna piena, che si era trovata un varco tra le spesse nubi nere. Il vampiro alzò la testa, ma senza voltarsi.

_Non posso Demian. Non posso…_ si voltò_ amarti come vorresti_ concluse con voce rotta, come Demian non l’aveva mai sentita.

Il giovane si tirò su i pantaloni  e si avvicinò all’altro. D’un tratto si fermò, l’espressione sgomenta. Le bianche guance dell’altro erano solcate da rivoli cremisi che gli sgorgavano dagli occhi. Demian spalancò la bocca e iniziò ad agitarsi, non sapeva cosa fare. Il volto di Andrea, pallido come la luna, era rilassato, solo gli occhi tradivano l’infinita tristezza e quei due fiumi di sangue. Gli si avvicinò freneticamente, non sapendo nemmeno se toccarlo o come.

_Tu, tu… è sangue, Andrea, cosa…_ farfugliò gemendo.

_E’ la mia essenza Demian._ esalò il vampiro con  voce flebile. Voltò la testa, nascondendosi alla vista dell’altro_ Non guardarmi…_ il rossino gli posò le mani sulle spalle, inducendolo a voltarsi di nuovo, lo sguardo basso. Con dita tremanti asciugò quelle lacrime rosse._ No. Ti sporchi così.

_Non importa. Ehi…_ cercò quegli occhi coi propri, incatenandoli a lui_ non fare così… non… non piangere.

Andrea lo guardò negli occhi, Demian teneva il suo viso freddo tra le mani, annegando nei suoi occhi, leggermente arrossati.

_Come posso anche solo toccarti? Sei così puro ed io così… malvagio!_ si liberò dalle mani dell’altro, voltandosi dall’altra parte, i gomiti sulle ginocchia, la schiena curva, lo sguardo al cielo oltre la finestra._ Sono pallido come la luna, come essa vivo nella notte… ma lei non piange sangue. Lei è buona, pura, dolce… ed io sono terribile._ Sputò quella parola come fosse velenosa. Demian guardò l’altro negli occhi. Oh, perché la sua espressione era così disperata? Con quel pianto sembrava aver dato sfogo a una sofferenza da troppo tempo assopita. Il suo pianto era contenuto, privo di singhiozzi, ma più struggente di qualsiasi pianto umano. Disperazione pura trapelava dai suoi occhi, le labbra strette, bianche, ferme e belle come marmo, la linea decisa della sua guancia spezzata nuovamente dalle lacrime. Il rossino s’inginocchiò davanti a lui, poggiando la testa sulle sue ginocchia, tenendogli la mano.
_Non dire così. Non è vero, tu sei meraviglioso! Nessuno al mondo è come te, sei tutto ciò che… ho sempre sognato... Hai presente quando cerchi da tutta la vita un amico, un confidente, ma nessuno corrisponde mai ai tuoi bisogni? Ebbene io ho vissuto in questa involontaria ricerca per tutta la vita e solo tu sei stato capace di darmi la pace, la quiete da questa disperata corsa contro il mondo. Trovo pace solo con te! Non sei un mostro Andrea.

Il vampiro mosse leggermente la testa, aprendo di poco le labbra.

_Non posso amarti come tu vuoi Demian. Non posso prenderti come so che desideri. Non posso godere con te, non posso darti il mio organo segreto che aneli. Non arrossire._ sorrise_ Lo so che lo vuoi perché sei un essere umano ed è perfettamente naturale. Sono io a non esserlo! Il sesso è l’unica parte di un vampiro che non è potenziata dal sangue_ tirò su la mano del ragazzo, se l’avvicinò alle labbra, sfiorandola con esse, dopodichè ci poggiò sopra la guancia liscia, chiudendo gli occhi_ La  mia unica estasi è il sangue.

Demian lo guardava, disperando per lui, con il solo desiderio di dargli conforto, di cancellare dal suo viso quello sguardo tormentato.  Si spostò il colletto della maglia e si sporse verso l’altro.

_Bevi da me, Andrea.

Il vampiro sbarrò gli occhi, non riuscendo a credere di aver udito tali parole.

_Sei impazzito?_ chiese allibito, sconvolto.

_No. Non mi farà male, prendi un po’ del mio sangue. Avanti, sazia almeno per un po’ la tua sete e godi.

_L’ultima volta che qualcuno mi ha detto di bere da lui, tutto si è concluso in orrore e tragedia. Non sai quello che dici…

_Andiamo…_ il rossino aveva abbassato il tono della voce, rendendola sensuale e dolce_ solo un po’.

Scoprì ancora di più la gola. Andrea si leccò le labbra. Quel collo fragilissimo, quella pelle sottile e chiara, quelle vene vive che lo percorrevano, tentandolo come demoni appena usciti dall’inferno. Il diavolo travestito da agnello. Si, cos’era Demian se non questo? La tentazione dell’innocenza. Strinse le palpebre, storcendo le labbra in una smorfia; la sete lo aveva assalito, non appena aveva capito che c’era la possibilità di assaggiare quel sangue innocente. Era sbagliato, era un affronto alla purezza!

 

Ma si sa, l’infrangere le regole ha sempre eccitato chiunque.

 

Così Andrea aprì gli occhi lentamente, guardando l’altro, che aveva la testa di profilo, lo sguardo tranquillo e le labbra strette, unico chiaro segno di paura. Ignorò il collo e afferrò deciso la sua mano, scoprendo il polso. Lo guardò, le vene blu trasparivano magnificamente da sotto quella pelle e lui poteva vederle battere, palpitare piene, ricche di caldo, denso nettare. Si abbassò su quel polso e scoprì i denti, come mai aveva fatto in presenza del ragazzo. Sentendosi un vero mostro penetrò quella porzione delicata del suo corpo con i canini acuminati e Demian chiuse un occhio, gemendo un fioco “ahi”. Andrea si fermò ma non appena percepì sulla lingua la prima piccola ondata di vita perse la testa, i suoi sensi si annebbiarono, la mente venne svuotata di ogni cosa, le iridi divennero rosse, come le sue lacrime di pochi istanti prima. Iniziò a succhiare, la bocca gli si riempì di sangue e godette con un’intensità tale da travolgerlo. Sentiva le vene scoperte pulsare sotto la sua lingua, il sangue defluire quasi autonomamente nella sua bocca. Il suo corpo venne scosso da forti spasmi e intensi brividi, ovunque, l’estasi aveva preso il controllo di lui, delle sue azioni, dei suoi pensieri. Nella sua mente c’erano solo sangue e sete, sangue e sete.

Demian gemeva, gli occhi chiusi, le labbra tremolanti, le dita della mano che si muovevano piano e più lui si agitava, più il sangue scorreva, caldo in quella bocca vorace. Il pensiero di Demian perforò il piacere e quindi, con molta forza, si staccò da quel polso e digrignò i denti macchiati di rosso. La sua pelle era diventata rosea, le labbra rosse sia dall’influsso interno del sangue sia dalle macchie esterne. Gemette a quella brusca interruzione. Si morse le labbra e facendo uso del suo autocontrollo, le riavvicinò a quel braccio e lasciò cadere sui due fori qualche goccia del suo sangue che li fece richiudere immediatamente.

Tremava ancora, eccitato, vivo. Ogni bevuta era come rivivere l’esperienza umana della vita, del calore. Il suo cuore tornava a battere ad ogni sorsata, tornava a sentirsi in vita.

Guardò Demian. Egli si era accasciato sul pavimento, respirando affannosamente, le palpebre socchiuse e le labbra semiaperte. Andrea si sentì lacerare l’anima; quella visione bastò a far scomparire quella violenta sete. Lo prese in braccio e velocemente lo portò in camera sua, adagiandolo delicatamente sul letto.
_Demian..._ lo chiamò il vampiro, piano.

Il ragazzo, che aveva chiuso gli occhi nel frattempo, li riaprì dolcemente.

_Si…
_Scusami. Te ne ho preso troppo. Perdonami_ la sua voce era rotta dall’emozione, come Demian mai l’aveva sentita.

Il giovane alzò un braccio per accarezzargli i capelli, ma riuscì solo a sfiorarli, perché la debolezza era troppa e lo lasciò ricadere placido sul letto. Il vampiro prese dell’acqua e gli bagnò le labbra con una pezza, facendogli succhiare piano la stoffa imbevuta.
_Ti preparo da mangiare, ti devi nutrire.

Così egli sparì per tornare una mezz’ora dopo con una cena fredda a base di pane, prosciutto e formaggio. Demian si mise a sedere, poggiandosi alla spalliera del letto e iniziò a mangiare. Era pallido, sotto gli occhi aveva come solchi viola e sembrava stanco. Andrea si inginocchiò accanto al suo letto e prese la mano che prima aveva morso e la bacio dolcemente.

_Perdonami Demian. Non so cosa mi è preso!

_Ti ho detto io di farlo. Non angustiarti così._ disse il giovane sorridendogli appena.

_Ma non importa che tu me l’abbia detto. Io non dovevo farlo! E’ stato… Dio, lo sapevo che sarebbe stato TROPPO bello, irresistibile! Hai avuto paura?
Demian sorrise imbarazzato.
_Mentirei se dicessi di no. Ma…_ Andrea distolse lo sguardo, vergognandosi_ ti ho sentito fremere. Hai reagito_ il vampiro tornò a guardarlo, con occhi di fuoco_ sono felice di averti dato quelle sensazioni… di averti potuto dar piacere anch’io.
_Sei terribile!

Il rossino gli mostrò la lingua.

_Mi ha insegnato qualcuno.

Il moro si sforzò di sorridere, poi si alzò e si sdraiò accanto a lui.

_Se non mi vuoi, dimmelo._ disse il vampiro con voce bassa.

 

Aveva una voce meravigliosa.

 

In tutta risposta, Demian si mise su un fianco e si accoccolò contro il petto dell’altro. Andrea gli passò una mano dietro la schiena, esitante, timoroso. Non voleva fargli più del male.
_Demian?

_Mmmmh…?_ mugolò il rosso.

Il moro  si avvicinò per sussurrargli nell’orecchio.

_Hai un buon sapore…_ disse tra una sorta di strano imbarazzo e piacere del ricordo.

_Davvero?
_Mh, mh_ confermò Andrea mugolando.

Il rossino sorrise ad occhi chiusi.

_Mi fa piacere.

Perché dormiva così tranquillamente tra le sue braccia? Dopo ciò che era successo perché non lo temeva? Eppure nei suoi occhi aveva letto del terrore e questo il rosso non poteva negarlo. Baciò i suoi capelli profumati e lisci, rossi come il sangue.

 

 

 

Continua…