DISCLAIMERS:  I personaggi sono disgraziatamente del grande Asada, ma in segreto sono anche I miei amanti! Contando che in effetti io sono Akane…(scherzo!)

NOTE:  POV di Hitonari. Buona lettura. Baci Akane

 


A moon appeared in the nightsky

capitolo X - Niente di che

di Akane


/Leggero/

La scuola è iniziata e la voce che un membro importante del club di basket si è spanta a macchia d'olio. Una fastidiosissima macchia d'olio. Akane Tachibana del club di basket, l'ala, è stato investito da un camion e per evitarlo è caduto dal ponte rompendosi la gamba. Una cosa talmente pericolosa e dolorosa che l'ha portato ad andarsene in un istituto specializzato in quelle cure. Ed io passando solo per il giardino, attraversando la scuola, sento gli sguardi fissi su di me. E sussurri di chiunque mi veda.

Pietà, curiosità, morbosità....idioti.

Sono cose che detesto.

Sono stato sottoposto a questo genere di pressione fin da piccolo e ci sono cresciuto in tandem portandomi all'insensibilità e ad una chiusura che danneggiava di proposito gli altri.

Ora cosa sono?

Grazie ad Akane sono cambiato, non me ne importa di quel che dicono, fanno, pensano...ero con lui. Potranno parlare di me e criticarmi ma non mi capiranno mai. Ne loro ne la mia famiglia.

Hanno fatto passi in avanti ma a volte sembrano così indietro ancora.

Ed io sempre più insofferente all'ottusità.

Voglio essere lasciato in pace, voglio del silenzio, voglio la mia sana solitudine. Voglio tornare come prima, Quando c'era Akane che mi trascinava nelle sue scorribande coinvolgendomi ovunque.

Non erano cose da me, e lui che si impicciava in ogni situazione pur non volendolo.

E ne risolvevamo, dannazione.

Ora da solo non ho più voglia di fare nulla.

Non ho voglia di nessuno.

Con sguardo tagliente guardo male alcuni studenti addossati al muro del corridoio che continua a parlottare.

Cos'avranno poi tanto da dire?

Akane non c'è più ed io sono solo. Sono rimasto qua, e certo cosa ci andavo a fare là? Qua poi ho un compito importante. Devo mantenere tale il suo tesoro. Il nostro tesoro. Glielo devo rendere riaccogliendolo poi fra noi. Per far si che tutto rimanga invariato. Che nulla degeneri e svanisca.

E lui non deve essere distratto. Deve concentrarsi e guarire presto.

E tornare a saltare.

Deve.

E tutti che si perdono in discorsi inutili da impiccioni.

Quando notano il mio sguardo si zittiscono subito voltandosi imbarazzati.

Chissà cosa credono, che vantaggio c'è nell'avere Akane lontano? Sospiro ed entro in classe iniziando la lezione.

È veramente stressante ora. Troppo.

Me ne rendo veramente conto adesso che è iniziata la scuola, senza di lui.

Chissà cosa farà. Oggi gli telefono. Probabilmente lo iscriveranno ad una scuola locale, ha iniziato gli esercizi a pieno ritmo.

Era più leggero. Era questo il punto, credo. Con lui ogni coisa andava più veloce e libera. Ora pesa anche la più piccola sciocchezza.

Quella sensazione che viene quando qualcosa di difficile ti riesce e poi stai bene, non pensi più a niente.

O anche quando i ragazzini vanno in sala giochi a cazzeggiare. Non fanno nulla di che, stanno a sfogare quel tempo libero e nonostante le dure prove che gli danno la vita loro si perdono in quelle cose per potersi sentire leggeri in quegli attimi. Penso che in quei casi o ti fai di qualcosa o ti attacchi alla vita. Ma è quando rischi tutto per una stronzata che fai, poi non vuoi morire. E con tutto te stesso risorgi, aggrappandoti anche a qualcuno che passa.

Con Akane ci si sente in questo modo. Leggeri.

Era così per me e anche solo sentire la sua voce da sollievo, ma non basterà. Mi sento leggero con lui, come stare nel vestito migliore che si ha e partire senza destinazione e senza date da rispettare.

E poi lo so, comunque, di essere fortunato. Basta che mi guardi in giro. C'è gente che sta peggio. Me ne convinco, è così. Chi lotta concretamente per non andarsene da questo mondo. E che vuoi? Sono fortunato alla fin fine. Non ho avuto io l'incidente, non rischio io di non giocare più, non sono io il povero in canna, non sono io quello dotato di nessun talento, non sono io quello che deve nascondersi.

Così confronto a tutta questa gente che sta peggio di me mi sento in diritto di DOVERMI sentire leggero, ma se poi non ci riesco, se poi mi sento solo più pesante con grande egoismo, che vuoi che faccia?

Aspetto la mia botta di vita.

E mi riduco a ricordare che con lui ero leggero.

Non mi auto-compatisco, vado solo avanti in questa vita che diventa sempre più poco per me. Ma la porto aventi per la promessa che gli ho fatto, perché glielo devo.

 

/I soliti impiccioni/

Anche per oggi torno a casa, dopo l'allenamento e dopo la scuola.

A proposito di impiccioni, è da quando Akane se ne è andato che i miei non si fanno vivi.

Quando ho telefonato a mio padre poi è venuto mio fratello pensando che volessi parlare. Ho fatto scena muta tutto il tempo, non avevo voglia di nulla. Loro cercano di capirmi ed erano sicuri che tornassi da loro. Ma volevo ancora un po' stare solo.

Un po'.

Takuya è sulla buona strada, lo ammetto, ma a volte è troppo ottuso. Lo è sempre stato. Vede solo dritto davanti a se e le deviazioni possibili non le considera perché crede che l'unica strada percorribile sia la sua.

E come richiamato dai miei pensieri eccolo lì, davanti casa mia che mi aspetta.

E ci mancava lui a completare il quadro del mio stress che sale sempre più in questi giorni.

- ciao...-

mormoro senza alzare la voce. Ricambia e mi chiede come sto.

Come vuoi che stia? Per lo meno ora me lo chiede. Non me lo chiedeva mai.

Alzo le spalle evitando la risposta.

'Leggero'?

magari...

- la mamma mi ha chiesto di portarti queste cose...-

Entro e lo lascio entrare dietro di me, butto il borsone sul pavimento ed evito di guardarlo.

Si siede sul letto accanto alla porta e mi fissa mentre mi dirigo in cucina e bevo  dell'acqua offrendogliene un po'.

- Hitonari, non ho ancora capito perché non sei tornato...ora che non c'è più Tachibana che...-

è il mio sguardo ad interromperlo. Non solo ottuso ma anche più stupido di quel che ricordassi. Non so che tipo di sguardo devo avere. Non lo so. Ma quel che provo penso che sia il risultato della pressione e dello stress di questi giorni. E lui che se ne esce con questa frase geniale.

Io mi limito a guardarlo negli occhi  e a stringere il bicchiere che gli porgo. Lui interrompe la frase e non prosegue distogliendo lo sguardo imbarazzato.

- questo è il mio posto.-

la mia unica risposta e la sola frase che nell'arco di tutta la serata dico e avrò detto.

E non capisco come fa a non entrargli in testa questo concetto. Glielo ha detto Akane in qualunque modo glielo abbia detto quella volta. Quella volta.

Me la ricordo perfettamente e mi torna in un lampo.

È stato un momento importante della mia vita quella sera.

La giornata rovinata da questo idiota e poi migliorata da quell'altro. Un branco di impiccioni, diversi fra loro. E sono grato che quell'impiccione dalla gamba rotta sia tale e sia entrato prepotente nella mia vita scombinandomela!

- senti...bè...niente, dai...va bene anche così. Fai quello che devi e che vuoi, come sempre...anche da solo ce la farai...-

torno a guardarlo penetrante e lui si alza per andarsene, ha il potere di peggiorare le cose.

- ...in fondo è solo un sentiero ripido con qualche fiore in meno da prima...-

apre la porta, c'è una lunga pausa di silenzio nella quale sembra non abbia più cose da dire.

Poi si volta a metà e guardando in basso dice:

- Hitonari...comunque mi dispiace...-

e se ne va. Non aspetta risposte, sa che non ne avrei date.

- non sono solo...-

non lo sono...dannazione. Mi siedo nel letto al posto suo e prendo il volto fra le mani.

Sono stanco.

Premo gli occhi chiusi nei palmi e afferro i capelli che sono cresciuti un po' rispetto all'inizio dell'estate. Non li ho nemmeno spuntati...non ho più badato a me stesso.

Non ci ho pensato.

Un sentiero ripido con qualche fiore in meno rispetto all'inizio...? Bene, belle parole...consolanti. Cosa voleva? Farmi capire che comunque aveva compreso il discorso?

Non ci riesco.

Quella volta era arrivato Akane a tirarmi su, ora chi arriverà?

Io non ci riesco. Ce la metto tutta. Riverso ogni energia e momento nel basket ma quando sono solo e stanco sento tutto il peso crollarmi, schiacciarmi. Sentire la sua voce, provare nostalgia e voglia di vederlo, toccarlo, baciarlo, far l'amore con lui e non poterlo fare, non poterlo vedere...e anche se vado da lui ci distraiamo e lui perde la voglia di continuare, vuole tornare da me, si rattristisce, si perde d'animo...o forse quello sono io? Riprendere l'apnea dopo aver respirato...come si fa?

Non ci sono ancora andato e non credo sia una buona idea andarci...

Il vederlo per uno o due giorni(se lo facessi), il sentirlo al telefono.....il ricordare....tutte cose che hanno breve durata. Ed io so solo che senza e in questo silenzio non ce la faccio....con una serie di sconosciuti e di imbecilli che mettono il naso nei miei affari.

Non riesco.

E non posso stare fermo.

Lui quella sera mi ha poi telefonato dicendomi di essersi perso...mi ha dato delle informazioni quali un grande monte...ed io sono andato a prenderlo immaginando dove dovesse essere.

L'ho portato a casa e nel tragitto siamo stati in silenzio. Non mi ha mai detto cosa ha detto e fatto nel ritiro di mio fratello...gli avrà parlato a modo suo.

Entrati in casa ha sbottato: 'è ottuso, ma forse l'ha capita che le strade senza fiori sono noiose!'

Facile da capire!

' hai parlato con mio fratello?'

gli chiesi. Lui stravaccandosi sul letto per stare più comodo, era stanco, rispose semplice: ' ha una mente a senso unico, fortuna che tu non sei così!'

Lo presi per un complimento e per un si alla mia domanda.

Si tolse la camicia ancora bagnata e mi chiese dei pantaloni rimanendo anche scalzo, i capelli ancora bagnati.

Lo guardai in quel momento e inghiotii a vuoto. Si, lo ricordo. Era una sensazione strana,  la gola si seccò e la bocca dello stomaco si chiuse. Non cenai quella sera anche se lui mangiò anche per me.

Gli diedi i pantaloni di tuta e si cambiò davanti a me. E si, lo devo ammettere. Mi imbarazzai un po'.

Lui per fortuna non lo notò.

Poi rimanendo steso sul mio letto per recuperare le forze, parlò ancora con me del più e del meno, mi fece una buona compagnia facendomi mettere il buon umore...insomma, per quello che potevo avere a quel tempo.

Mi sedetti a terra accendendo la tv, non c'era nemmeno una partita così lasciai in uno di quei programmi stupidi che vedeva lui. Inizialmente fu veramente interessato, a quanto pare, rideva come un cretino ed io lo fissavo scettico, poi il programma finì e lasciai una di quelle nenie giapponesi che mettono ad una certa ora.

Lui si mise comodo ed io appoggiai il capo nel materasso dietro di me.

Sentivo il suo respiro su di me.

' cosa hai intenzione di fare?'

mi riferivo se sarebbe andato a casa prima o poi, ma lui capì un'altra cosa. Era mezzo addormentato e assonnato disse mettendomi una mano sul capo come si fa coi bambini.

' non mi stacco da te finchè non ti supero!'

somigliava più a una minaccia, poi la mano scese sulla mia spalla a peso morto e il silenzio invase la stanza. Mi voltai spalancando gli occhi dallo stupore e lo vidi che dormiva.

Mi misi a pensare sul da fare ma mi incantai. Non era il classico bel ragazzo che colpisce per la sua esteticità. Era un tipo. Poi quei capelli neri arruffati che finivano per coprirgli quasi tutti gli occhi erano buffi. Si era addormentato a torso nudo, scaldinoso non aveva voluto una maglia e si che non era caldo. Ammetto che però in quella stanza la temperatura era piuttosto alta.

Rimasi a lungo in silenzio a guardarlo e riflettei.

Cosa voleva quel tipo da me? Entrato prepotente nella mia vita facendo un baccano assurdo...impicciandosi in tutta la mia vita, costringendomi a giocare...e...rendendomi dipendente da lui. Ora lo so e con il senno di poi posso dire che mi ha reso dipendente da lui ma la cosa è stata reciproca. Stava diventando importante e se poco tempo prima avevo ammesso che eravamo diventati circa amici quella sera mi trovai a chiedermi: ma cosa voglio io da lui?

 

/Era semplice/

Stizzito per quei pensieri e per non capire subito preferii vedere al lato pratico.

Akane non aveva un soldo e ormai si era addormentato. Non si sarebbe mosso da casa mia. Il suo numero non l'avevo e tanto meno quello di qualcun altro. Avrebbe dormito da me...ma il caro ragazzo occupava tutto il mio letto...così mi trovai costretto ad aprire un vecchio futon che tenevo prima di avere il letto all'occidentale.

Lo sistemai accanto a lui e mi stesi rimanendo seduto a fissarlo.

Non capivo esattamente. Non ero stupido da nascondermi dietro all'amicizia. C'era qualcosa di più. Era diventato essenziale, pian piano. Tanto da riuscire a cambiarmi lentamente. Non volevo che uscisse più dalla mia vita.

Non mi addormentai finchè non me ne resi conto.

Me ne stavo innamorando.

Semplicemente.

Mi piaceva. Non ci ero dentro fino al collo ma ci sarei arrivato.

Stava diventando indispensabile.

Non sorrisi, feci probabilmente solo un espressione più serene. Mi distesi e dopo un attimo mi addormentai.

Fu un momento molto bello. Non me ne vergogno. Ho cominciato a scoprirmi umano.

Ci svegliò un bussare forte ed insistente. Mi svegliai di soprassalto e spaventato, quasi, ma senza dimostrarlo, mi alzai ed andai ad aprirlo. Io ero col mio solito pigiama, i bottoni della camicia si erano slacciati e l'aria tutta scarmigliata e assonnata...o per lo meno io credevo di apparire chiaramente addormentato.

Era il vice Kanemoto. Gridò agitato che l'aveva chiamato la madre di Akane infuriata chiedendo se avevano visto Akane, non era tornato per tutta la notte e l'ultima notizia che avevano risaliva alla sera prima, perso in qualche posto strano. Se sapevo o se avevo avuto notizie. Poi prima che potessi rispondere guardò dentro e vide steso nel mio letto completamente scoperto solo coi pantaloni di una mia tuta, Akane, aveva aperto gli occhi in quel momento e la medesima aria addormentata e stralunata.

Ci guardò e diventò rosso peperone.

Poi si mise a balbettare: 'n-non...non volevo disturbare...scusate...non sapevo che....oddio...perdono...me ne vado, continuate pure!'

Ebbi un risveglio piuttosto brusco, quindi. Diventai rosso anche io nonostante il mio biancore solito e guardai Akane irrigidendomi. Lui non aveva capito e tirai un respiro di sollievo. Beata ingenuità!

' bè? Che voleva?'

chiese. Ed io sbattei la porta spiegandogli a monosillabi.

' oh, che bella dormita! Verrò più spesso!'

sentenziò trionfante!

Ora come ora, mi vien da sorridere, poiché lo faccio più spesso pensando a lui.

Sorridere.

Paradossalmente.

Sorridere amaro e nostalgico.

Perché è tutto quel che mi rimane.

Stringo ancora le mani sul mio volto che tengo coperto.

Non voglio far vedere. A chi? Sono solo.

Non voglio essere debole, non lo sono in realtà. Non più.

Ma è pesante e questo stress crescente mi logora.

Non so quanto resisto.

Ma non sono solo.

Mi mordo il labbro e trattengo il respiro.

Non ci riesco.

Bruciano gli occhi chiusi. Bruciano. Non li aprirò.

Respira.

Rilassati.

Respira.

Passerà. Passerà tutto.

E con questo nodo bussano alla porta.

Sono qua vicino e non mi devo alzare per aprire. Lascio il mio viso libero, gli occhi arrossati e lucidi. Non ho pianto. Le lacrime non mi sono uscite. Non ancora.

Nessuno ha detto che sarebbe stato facile.

Ma l'ho spinto io ad andarsene per guarire.

L'avrei aspettato e sarebbe andato tutto bene.

Gliel'ho detto e lo pensavo veramente. Lo penso ancora.

Sono Harumoto e Arada. Harumoto sorride come suo solito e irrompe nella stanza:

- ehilà. Hai fame? Eravamo da queste parti e pensavamo di salutarti! Possiamo?-

dopo essersi accomodato mi chiede se poteva. Simpatico.

Non faccio alcuna espressione, Arada invece è più normale, rispetto al suo amico. Più brusco come tipo.

- ciao...ha insistito per venire a farti compagnia...-

Era da molto che non lo vedevo e non mi dispiace salutarlo.

In fin dei conti non me lo aspettavo...torno a respirare. Me ne rendo conto e i miei nervi si sciolgono.

Non è ancora ora di piangere e arrendersi.

Non lo è.

Lo sapevo che non ero solo...

 

FINE CAPITOLO X