Questa è la mia prima fanfic su Gravi, e x ora l'unica che ho visto in italiano. Spero vi piacerà! ^^ X ora non ci sono coppie precise, ma chissà chissà... Io sono fan un po' di tutti x tutti... ^__^. Di tanto in tanto c'ho infilato qualche parola giapponese, in fondo c'è il glossario. So che è un po' scomodo, ma m'ispirava

 


Alone in the Dark

di Tora-chan


   Touma si fermò davanti alla porta. Trovò facilmente il campanello, nonostante la luce nel corridoio fosse quasi del tutto assente. Sfiorò il pulsante col dito più volte, esitante.

   ‘Probabilmente Eiri-kun non sarà tanto contento... È già la terza volta che vengo qua questa settimana. Hn, pazienza, ormai ci sono...’

   Dopo un ultimo sospiro, si decise a premere il bottone. Sentì il suono metallico echeggiare all’interno dell’appartamento, poi il rumore di passi che si avvicinavano. Si mise a posto il cappello e si preparò a sfoderare il solito sorriso innocente ma ambiguo, che rivolgeva solo ed esclusivamente al suo più caro amico.

   La porta si aprì.

   “Konbanwa, Eiri-sa...”

   Si fermò nel mezzo della frase. Il sorriso lasciò spazio a un’espressione di leggero stupore, che comunque si trasformò subito in quella compìta e controllata che manteneva sempre con tutti.

   “Konbanwa, Shindou-san.” pronunciò, quasi meccanicamente.

   “Ah... K-konbanwa, Seguchi-san...” rispose automaticamente Shuuichi, con un leggero inchino. “Cosa ci fa qua?”

   “Potrei essere io a chiederle la stessa cosa.”

   “Io vivo qua, veramente...”

   “Giusto... Mi perdoni.”

   “Di niente... Vuole entrare?”

   “Sì, grazie. Sono venuto per fare visita a Eiri-san.”

   “Ah. Non c’è, è andato a parlare con la sua editrice. Comunque dovrebbe tornare tra una mezzoretta, se non le dispiace aspettare.”

   “No, no. Non ho fretta.”

   ‘Aspetterei anche un anno intero per vederti, Eiri-kun...’

   Si sedette su uno dei divani. Sull’altro erano buttate disordinatamente qualche coperta e un cuscino. Shuuichi le prese una ad una e le ripiegò, poi si sedette anche lui.

   “Scusi per il disordine, prima ero qua a guardare la TV...” giustificò sorridendo.

   Touma osservò che Shuuichi indossava un pigiama, verde chiaro con dei coniglietti rosa. Un po’ presto per andare a letto, visto che erano ancora le sette e mezzo di sera.

   “Se si sta chiedendo perché ho il pigiama, ecco, ho un po’ di influenza e sono rimasto a letto quasi tutto il giorno.”

   In effetti Touma si accorse che aveva gli occhi stranamente lucidi e le guance arrossate.

   “Mi scusi se l’ho fatta alzare.”

   “Tanto ero già sveglio. Stavo aspettando che tornasse Yuki a fare da mangiare. Io non mi ci azzardo neanche, sono una frana in cucina...”

   “Fantastico. Così può anche trovare una scusa per rispedirmi a casa...” sussurrò seccato.

   “Ha detto qualcosa?”

   “Huh? Ehm, sì... Ce l’ha qualcosa da bere, intanto?”

   “Certo. Acqua, tè o...”

   “Una birra, grazie.”

   “Beh, quelle non ci mancano mai! Yuki beve dalla mattina alla sera; mi chiedo come faccia a non ubriacarsi...” commentò più a se stesso che all’altro, mentre si avviava in cucina.

   “Uff, finalmente un secondo senza di lui... Doveva essere qua proprio oggi? Stasera non sono in vena di ascoltare i suoi discorsi infantili...”

   “Eccomi qua! E la sua birra.”

   “Grazie, Shindou-san.”

   Ne bevve un lungo sorso, e si distrasse per un po’ pensando che stava bevendo una delle birre di Eiri.

   ‘Come sono diventato patetico... Ormai mi attacco persino a queste piccolezze, pur di sentirmi in contatto con lui...’

   “Shindou-san.”

   “Nh?”

   “Perché non se ne va un po’ a letto? Non ha detto di essere malato?”

   “Grazie per il pensiero, ma ora mi sento meglio. E poi sto aspettando che Yuki torni e...”

   “Non si preoccupi, l’avverto io quando arriva. Davvero, dovrebbe stare a riposo.”

   Touma si alzò, prese Shuuichi per il braccio e lo tirò fino alla camera da letto, dove lo spinse sopra le coperte.

   “N-non doveva disturbarsi, presidente...”

   “Non importa, lo faccio volentieri...”

   ‘...pur di levarti dalle scatole. Se si addormenta almeno posso restare un po’ da solo con Eiri-kun...’

   “Arigatou gozaimasu.”

   “Buon riposo, Shindou-san.”

   “Ha mai assaggiato la cucina di Yuki?”

   “Huh? Sì, qualche volta, ma perché me lo chiede?”

   “Così. Non pensa che sia davvero fantastica?”

   “Non è male. Torni a dormire...”

   “Anche se non sembra, Yuki fa tante belle cose per me... Sono così felice di stare con lui! Yuki wo chou-aishiteru...”

   ‘Basta, possibile che anche quando è malato non faccia che parlare?’

   “Daisuki da... Potrei morire per lui... Potrei soffrire le pene dell’inferno solo per lui...” mormorò, lo sguardo perso nel vuoto.

   “Shindou-san, per favore!”

   Shuuichi sembrò risvegliarsi dalla momentanea trance.

   “Non dica queste cose davanti a me...” disse Touma con calma, fissandolo negli occhi.

   “Perché?”

   “Lo sa benissimo cosa provo per lui...”

   “Beh, lei ha avuto tutte le occasioni per stare con lui. Adesso è il mio koibito.”

   “Ha detto che potrebbe morire per lui, vero, Shindou-san? Io ucciderei, per lui... Non le conviene provocarmi.”

   “Non la sto provocando, dico le cose come stanno.”

   Touma lo prese per il colletto e gli tirò uno schiaffo, lasciandolo ricadere sul letto.

   “Ite...” si lamentò Shuuichi, massaggiandosi la guancia e asciugando il sangue che usciva dal labbro inferiore.

   “Kono yaro...”

   “Attento a come parla... Si ricordi che io sono il presidente della NG, nonché il suo datore di lavoro.”

   “Me ne strafrego di chi è lei! Non ha il diritto di prendermi a schiaffi!”

   Touma salì sul letto e si sedette sullo stomaco di Shuuichi.

   “Io ho 13 anni più di te...” sibilò, avvicinando il viso al suo. “...e faccio quello che mi pare...”

   Shuuichi deglutì, poi cercò di ricambiare lo sguardo con uno altrettanto sinistro.

   “Può farmi quello che vuole, ma le cose non cambieranno...”

   Sorrise, un’espressione di sfida.

   “Kusogaki... Ti faccio vedere io cosa vuol dire prendermi in giro in questo modo...”

   Prese il ragazzo per un polso e lo rigirò sullo stomaco. Shuuichi, preso di sorpresa, cercò di liberare la mano, ma l’altro gliela teneva ferma dietro la schiena.

   ‘Non mi aspettavo che reagisse così seriamente...’

   “Ehi... Che vuole fare?? Mi lasci andare!”

   “Ora lo vedrai... Anzi, più che altro lo sentirai...”

   Touma si slacciò la cintura e la sfilò dai pantaloni, usandola per legare insieme i polsi di Shuuichi.

   “Hanasete!!”

   “Te lo sei voluto...”

   Tolse i pantaloni al ragazzo, poi abbassò i suoi.

   “No...”

   Shuuichi tentò di divincolarsi, ma dovette fermarsi subito, ansimando. La febbre l’aveva indebolito notevolmente, e inoltre avvertiva un forte dolore alla testa.

   “La prego, Seguchi-san, non lo faccia! Mi scusi per quello che le ho detto, giuro che non lo farò mai più!”

   “Opportunista... Troppo tardi per le scuse, la prossima volta pensaci prima, Shindou-kun!”

   Senza attendere ulteriormente, Touma entrò dentro di lui. Shuuichi strinse i denti e cercò di ignorare il dolore, ma quando l’altro iniziò a muoversi avanti e indietro, con  violenza, non poté fare a meno di urlare.

   Touma aumentò ulteriormente la velocità e la forza delle spinte. Il fatto di poter finalmente “vendicarsi” di Shuuichi in qualche modo lo rendeva terribilmente eccitato, e le grida di dolore di quest’ultimo non facevano che alimentare il fuoco che sentiva dentro.

   “Sì...”

   Touma cercava di provare un contatto sempre più profondo col corpo ardente sotto di lui.

   Gli occhi di Shuuichi si velarono di lacrime. Aveva la mente annebbiata, non riusciva più né a muoversi né a urlare, ma sentiva perfettamente il dolore della carne lacerata, il sangue che ne fuoriusciva e, inoltre, i gemiti di piacere dell’uomo che lo stava seviziando.

   “Yuki...” mormorò, poi il dolore che provava scomparve e tutto intorno a lui diventò nero.

   Poco dopo, Touma raggiunse l’orgasmo. Lanciò un grido leggero, lasciandosi cadere all’indietro sul letto. Rimase un attimo così, finché il suo respiro tornò normale. Quindi si sedette e si riallacciò i pantaloni. Stava per slacciare la cintura dai polsi di Shuuichi, ma si fermò all’improvviso, gli occhi sgranati.

   “C-cos’è appena successo...?!”

   Ripassò con la mente tutte le fasi che l’avevano portato fin lì. L’arrivo, la presenza di Shuuichi, le sue parole provocatorie, la rabbia e la frustrazione che lui aveva provato ascoltando quei discorsi, e poi... Era come se qualcosa si fosse impossessato di lui, qualcosa che aveva provato anche quando aveva spinto Taki Aizawa sotto quella macchina...

   “Io... cosa ho fatto...”

   Osservò il corpo inerme di Shuuichi, immobile, sanguinante... D’istinto voltò la testa di lato per non vedere. Iniziò a tremare; prima le mani, poi le braccia, le gambe, i denti, tutto il suo corpo era scosso da fremiti continui. Gli tornarono alla mente le urla di dolore, le preghiere, ricordò vagamente l’ultima parola che il ragazzo aveva pronunciato.

   ‘Yuki...’

   “Eiri-san...”

   Anche questo. Cos’avrebbe detto, al suo ritorno? Touma voleva andarsene, voleva scomparire, sprofondare, diventare invisibile, qualsiasi cosa pur di sfuggire a quello che l’aspettava, al confronto con la persona a cui aveva macchiato la cosa che più amava.

   Ma quando, dopo minuti che sembravano ore, udì la porta di casa aprirsi e richiudersi velocemente, non riuscì a fare a meno di correre tra le braccia dell’uomo che era appena entrato.

   “Seguchi?? Che ci fai qua? È la terza volta in una sett...”

   “Eiri-san...”

   Eiri notò con stupore che Touma non solo non l’aveva accolto col solito sorriso smagliante che gli riservava ogni volta, ma stava addirittura piangendo e tremando come una foglia.

   “...tutto ok?”

   “Ti prego, Eiri-san, perdonami, ti giuro che non l’ho fatto apposta, io... non volevo, mi odio, io...”

   “Calma, calma, calma. Di che stai parlando? E comunque staccati da me, non capisco nulla se parli contro la mia giacca!”

   Touma lo lasciò andare con riluttanza e fece un passo indietro.

   “Cosa c’è, hai litigato con mia sorella? Te l’avevo detto che prima o poi si sarebbe scocciata del fatto che vieni qua ogni pochino. Queste cose dovete risolvervele tra di voi!”

   L’altro scosse la testa.

   “Cos’è allora?”

   Nessuna risposta.

   “Cos’è?!”

   “Shindou-san.” sussurrò, la voce incerta.

   Lo sguardo di Eiri si fece leggermente allarmato. Ora che ci pensava, neanche Shuuichi l’aveva accolto calorosamente come al solito. Prese Touma per le spalle e lo scosse con forza.

   “Maledizione, Seguchi, dimmi che cazzo è successo!!”

   Touma sollevò lo sguardo fino a incontrare gli occhi di Eiri, freddi e inquisitori come al solito, ma ugualmente affascinanti.

   “N-non entrare in camera...”

   L’aveva pronunciato come una richiesta, ma naturalmente Eiri lo prese come indicazione, e corse subito verso la stanza nominata. L’altro lo seguì.

   “Masaka...” mormorò Eiri, bloccandosi sulla soglia della camera; già da lì la vista era abbastanza eloquente.

   Il corpo di Shuuichi era abbandonato prono sul letto, le mani legate, la maglietta l’unico indumento che indossava, la coperta sporca di sangue.

   Eiri si precipitò dentro e salì sul letto, accanto a lui. Poggiò una mano contro la sua fronte, per sentire la temperatura, poi iniziò ad accarezzargli il capo.

   Anche Touma era entrato nella stanza, intanto. La scena gli ricordò vagamente il giorno in cui Eiri aveva ucciso Kitazawa. Ma adesso era lui quello nel torto, lui la persona spregevole che aveva compiuto quel gesto così infame. Si chiese se anche Eiri stesse ripensando a quei momenti. E pensare che una volta aveva tentato di separare lui e Shuuichi proprio perché quest’ultimo aveva ricordato all’amico del suo passato...

   ‘Così ho ferito non solo Shindou-san, ma anche Eiri-san, forse in un modo persino peggiore...’

   Si portò una mano alla bocca.

   “No...”

   Improvvisamente si sentì mancare le forze, e cadde a terra in ginocchio. Eiri si girò verso di lui, rivolgendogli lo sguardo più truce che avesse mai visto.

   “Sei stato tu...”

   Non era una domanda.

   “Sei un miserabile bastardo figlio di puttana.”

   Pronunciò queste parole con la solita fredda calma di sempre. Da quando aveva commesso quell’omicidio, era come se il suo cuore si fosse congelato. Restava calmo e controllato in ogni cosa, e questo lo rendeva spesso anche imprevedibile. In quel momento, Touma avrebbe desiderato avere anche solo una minima frazione di quella freddezza.

   “Lo sapevo che non sei così tranquillo come potrebbe sembrare, ma una cosa del genere... da te non me la sarei mai aspettata. Mi fidavo di te...”

   “Eiri-san...”

   Le ultime parole pronunciate lo colpirono più degli insulti. Ora che non aveva più la stima e la fiducia di Eiri, cosa gli restava?

   Nel frattempo, Shuuichi socchiuse lentamente gli occhi.

   “Huh? Shuuichi...”

   Nonostante la testa che gli scoppiava, il ragazzo riconobbe immediatamente quella voce.

   “Yuki...?”

   “Come va?”

   “N-non sento più le mani...”

   “Ah, giusto...”

   Eiri slegò la cintura che gli assicurava i polsi, poi lo girò sulla schiena e lo prese tra le braccia.

   “F-fai piano...” sussurrò Shuuichi, stringendo i denti.

   Eiri rivolse un’occhiata omicida a Touma.

   “Kisama... vattene. Hai già fatto abbastanza qua.”

   “Eiri-san, per favore, io...”

   Se avesse avuto anche solo un motivo per difendersi... Ma sapeva che non c’era niente a suo favore in quello che era accaduto. Era stata interamente colpa sua.

   ‘Eiri-san...’

   Abbassò lo sguardo, incapace di sopportare ulteriormente il confronto con il suo. Intanto Eiri riportò le sue attenzioni a Shuuichi.

   “Come ti senti?”

   “Abbastanza bene. Ormai ci sono abituato...” rispose, ridendo piano.

   Ma a poco a poco quelle risate si trasformarono in singhiozzi. Si strinse di più a Eiri, incrociando il suo sguardo con occhi imploranti.

   “Yuki... Tasukete...”

   “Su, non piangere, quello lo farai quando ti sentirai meglio, adesso ti aumenterebbe solo il mal di testa.”

   Lo posò di nuovo sul letto, dandogli un leggero bacio sulle labbra.

   “Aspetta un attimo.”

   Si alzò, dirigendosi verso l’uomo responsabile dell’accaduto.

   Touma, che aveva ancora gli occhi posati a terra, lo sentì fermarsi esattamente di fronte a lui.

   “Mi sembrava di averti intimato qualcosa...”

   “Non posso andarmene... Non senza il tuo perdono, Eiri-san...”

   “Perdono? Tsk! Quando mi hai accolto piangendo mi hai quasi fatto pena, ma ora provo solo disgusto nei tuoi confronti...”

   Touma appoggiò il capo contro le gambe di Eiri.

   “Lo so di avere fatto una cosa spaventosa, ma... ti giuro che non volevo... È stato irrazionale, non riesco tuttora a capacitarmene...”

   “Ma intanto l’hai fatto! E spero che te ne vergognerai come un cane per tutto il resto della tua vita...“ sibilò, facendo un passo indietro e lasciando che l’altro cadesse in avanti. “L’ho già vissuto in prima persona, e tu lo sai bene. Sai anche cosa ne penso delle persone che compiono questi gesti, e di cosa sono capace di fare loro...”

   “Allora uccidimi, Eiri-san, fai giustizia...” disse piano, non preoccupandosi di rialzarsi da terra.

   “Sparisci, Seguchi, prima che lo faccia sul serio...”

   “Sarebbe bello morire per mano tua...”

   “Tu sei completamente pazzo, stai delirando...”

   Lo prese per un braccio e lo tirò in piedi con forza, quindi lo trascinò fino alla porta d’ingresso, la aprì e lo scaraventò nel corridoio, gettandogli poi dietro la cintura.

   “E guarda che se domattina ti ritrovo qua potrei non rispondere delle mie azioni...”

   Touma rimase seduto spalle al muro, rigirandosi la cintura tra le mani. Alzò gli occhi per dare un’ultima occhiata a Eiri.

   “Ti capisco, Eiri-san. Sono un verme...”

   “Sono d’accordo. E ora addio.”

   E con ciò, chiuse la porta.

   Touma chiuse gli occhi, si prese la testa tra le mani e scoppiò a piangere.

 

continua...

 

Glossario:

-koibito: fidanzato, amante

-ite: ahia!

-kono yaro: bastardo

-kusogaki: deficiente

-hanasete!: lasciami andare!

-masaka: non è possibile

-kisama: tu, in tono dispregiativo

-tasukete: aiuto, aiutami

 

Spero che la fanfic vi sia piaciuta. 





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