A forma di gatto

di Hupa


La serata svolgeva al suo termine accogliendo nel suo gelo invernale le prime ore della notte.

Il cielo bluastro era sgombro dalle nuvole che lo avevano oscurato durante il giorno, ma le stelle erano ugualmente sovrastate dalle luci della città di Tokyo; così luminose e variopinte che solo la Luna con il suo immenso pallore riusciva ad avere la meglio ed a farsi rispettare in quell’immenso manto notturno.

Shinjuku.

Il quartiere era deserto nonostante l’ora e non dava nemmeno segno di essere mai stato abitato; tutto così silenzioso e sinistro che sembrava voler intenzionalmente sottolineare la particolarità di quel fatidico giorno. Un giorno forse troppo pesante da sopportare per quella persona.

Tra le varie insegne e gli svariati negozi ai fianchi della strada, la luce dell’insegna dell’ Honky Tonk attirava poco l’attenzione, ma attraverso le vetrate del locale si potevano scorgere cinque figure ancora dedite ad un’allegra chiaccccherata mentre la luce che li avvolgeva si riproduceva nel marciapiede in un lungo rettangolo giallo.

Hevn rise di cuore all’espressione esterrefatta di Ginji che ancora incredulo sfoggiava la sua grande bocca spalancata.

- Dici sul serio? -

Hevn si asciugò una lacrimuccia nell’angolo dell’occhio, strofinandoselo delicatamente con l’indice mentre il suo petto era ancora scosso dalle risate.

Natsumi sorrise dolcemente al biondino stringendo al petto il vassoio delle ordinazioni.

- Ma no! Stava scherzando Gin-chan! Non mi dire che ci hai creduto?! -

La risata cristallina della ragazza si disperse nella calda atmosfera del locale che come sempre riservava ai Get Backers una delle sue migliori accoglienze, ricompensandoli dalla fatica accumulata durante il giorno.

L’unica differenza era che, quella sera, all’appello era presente un unico Get Backer; Ginji.

- Ginji è sempre stato un po’ credulone! -

Affermò Kazuki accomodandosi su uno sgabello di fronte al banco, i lunghi capelli castani legati come sempre in una lunga coda.

- Sei cattivo Kazu! -

Il biondino imbronciò il viso in una smorfia di finta irritazione. Il ragazzo del filo sorrise a quell’affermazione come meglio poteva, ricambiato successivamente dall’amico.

Il barista, Pore, terminò in fretta di riordinare le varie bottiglie di alcolici sullo scaffale voltandosi lentamente verso il muro, dove, appeso in bella vista, troneggiava un grande orologio a forma di gatto.

- Natsumi… si è fatto tardi. Sarebbe ora che tu tornassi a casa. -

La esortò l’uomo con la sua solita voce baritonale e osservandola da dietro le lenti degli occhiali da sole.

La ragazza accennò ad un sì con il capo facendo si che alcuni ciuffi neri le inondassero il grazioso viso adolescente.

Ginji alzò lo sguardo all’orologio e in quell’attimo sentì il cuore sussultargli.

Le 9:48.

Ban sarebbe dovuto tornare per le sette. Possibile che non si fosse accorto dell’ora così tarda? Nemmeno lui aveva badato molto alla sua assenza, al contrario della matinnata, ma ora che se ne rendeva conto l’ansia cominciava a prendere il sopravvento su di lui.

- Ginji? Che ti prende… sei sbiancato tutto d’un colpo… -

Kazuki al suo fianco si era sporto verso di lui ed ora lo scrutava accigliato in attesa di una risposta.

- Ora che ci penso Ban aveva detto che sarebbe tornato per le sette…. Ma mi pare sia in gran ritardo.. -

Sentenziò Hevn con tono grave, fissando anch’essa le lancette dell’orologio e attirando l’attenzione di Kazuki che in quel momento intuì ciò che turbava l’amico.

Natsumi scoccò uno sguardo preoccupato in direzione dei tre e rivolse automaticamente la sua attenzione all’orologio.

Ban non aveva mai ritardato di così tanto.

Gli occhi della ragazza divennero più piccoli, velati da un’ombra di inquietudine che si diffuse a tutti i presenti dando modo al silenzio di prendere il sopravvento nel locale.

Di malavoglia indossò il capotto; anche se avrebbe preferito aspettare il ritorno dell’amico non poteva permettersi di arrivare tardi a casa. Dopotutto la mattina seguente avrebbe dovuto sostenere una faticosa mattinata scolastica.

Si avvicinò a Ginji e cercando di rassicurarlo con un sorriso, salutò lui e gli altri uscendo dal locale accompagnata dal tintinnio del campanello posto sopra l’uscio della porta.

Fuori era freddo, ma non quanto il cuore della ragazza, preoccupata com’era per la sorte dei suoi amici. Natsumi voltò leggermente il capo verso l’Honky Tonk cogliendo all’interno le figure degli altri deformate dal vetro opaco. Sospirò rassegnata e, socchiudendo nuovamente gli occhi neri, si volse nella direzione di casa sua; una figura minuta che avanzava nel buio della notte accompagnata dai cupi pensieri del momento.

- Non preoccuparti Ginji! Vedrai che Ban arriverà fra poco! -

Ginji rivolse alla donna un triste sorriso che la fece incupire ancora di più.

Fosse stato solo per quello si sarebbe sentito certamente più rassicurato, ma Ban si era assentato per tutto il giorno senza lasciar detto dove andava nemmeno a lui. Inoltre, sia la sera prima che quella stessa mattina, Ban gli era parso strano; silenzioso e con la testa tra le nuvole. Sembrava che qualcosa lo angosciasse, ma cercava ugualmente di nasconderlo. Dopotutto era quello che aveva sempre fatto e lo stesso valeva anche per lui.

- Uff! Oggi è proprio una cattiva giornata! Nemmeno un cliente e adesso il cassetto della cassa che si è incastrato! -

Wan Pore si lamentò sonoramente e, a dispetto del momento poco indicato, lanciò un’imprecazione alla serratura del cassetto che evidentemente non voleva decidersi ad aprirsi.

Cattiva giornata.

Anche Ban aveva accennato ad una brutta giornata prima di andarsene, ma erano parole che aveva rivolto più a se stesso che al suo compagno di avventure.

L’atmosfera si era fatta più pesante nel locale e sembrava che nessuno avesse idee per risollevare il morale dei presenti, ma, anche se chi più e chi meno, la preoccupazione di tutti era incentrata su quella persona mancante all’appello. Qualcuno di indispensabile per completare la bella compagnia di amici che si era creata.

Dove diavolo sei finito Ban!

Hevn cominciava ad irritarsi.

Ma tu guarda se per quello scemo la serata doveva andare in fumo!

Fissò la sagoma di Ginji incupirsi sempre più col passare del tempo… Aveva fatto persino sciupare la sua solita allegria… A questo punto era indecisa se fosse più giusto cominciare a disperarsi od ad arrabbiarsi.

Il silenzio ormai era diventato padrone di quel luogo e se non fosse stato per gli inutili tentativi di Pore di scassare la serratura della cassa tutto ciò avrebbe avuto tutta l’aria di una veglia funebre.

Di tanto in tanto qualcuno dei presenti lanciava qualche occhiata all’orologio a muro, ma il tempo passava inesorabile e di Ban non si vedeva traccia; gli occhi gialli dell'orologio sembravano osservare divertiti l'angoscia che a poco a poco incupiva i volti dei clienti e parevano risaltare ulteriormente sulla tinta nera dell'orologio con la coda di palstica che oscillava a segnalare il passare dei secondi e le orecchie rosate da cui poi partiva il muso dell'animale.

Ginji alzò per l’ennesima volta gli occhi nocciola sulla forma felina di quell’orologio ormai così tanto famigliare.

Le 10:36.

Kazuki fissò a sua volta quelle stesse lancette per poi abbassare il capo scotendolo più volte negativamente; ormai era tardi anche per lui… Facendo perno con le braccia sul bancone, si alzò dallo sgabello attirando l’attenzione degli altri su di sé.

- Mi spiace, ma ora devo andarmene… -

Non gli andava di lasciare solo Ginji, ma non poteva veramente trattenersi oltre. Sbuffò dispiaciuto infilandosi velocemente il cappotto e dirigendosi verso l’uscita.

Ginji lo fissò supplichevole, ma poi cedette; non poteva costringerlo a restare, anche se ciò gli procurava un gran vuoto. E se Ban non si fosse fatto vivo per tutta la notte? Cosa avrebbe fatto lui?

Un brivido gli percorse la schiena e sentì l’angoscia aumentare nel suo cuore.

Kazuki se ne andò chiudendo la porta alle sue spalle e fermando la corrente d’aria fredda che aveva trovato sbocco dall’entrata.

Il Get Backer si afflosciò sul bancone nascondendo il viso tra le braccia.

Perché Ban tardava ancora? Non poteva essere un semplice contrattempo. Doveva essergli accaduto qualcosa di grave. O forse no… che cosa doveva fare? Andarlo a cercare o aspettarlo ancora un altro po’?

Sentì la mano di Hevn che gli stringeva la spalla con la speranza di riuscire a confortarlo.

- Ban sa il fatto suo… aspetta ancora un po’ e vedrai che arriverà… -

Quelle parole erano arrivate come una luce nell’oscurità in quella sua mente ormai piena di brutti presentimenti e dubbi. Si rivolse verso la donna regalandole un luminoso sorriso che venne volentieri ricambiato.

Proprio in quel momento la porta del locale si aprì con tanta violenza che per poco il campanello posto sopra non si staccò dalla parete.

L’aria gelida di poco prima inondò la stanza facendo rabbrividire i presenti che fissavano allarmati ad occhi sgranati l’entrata. Pore dallo spavento che aveva preso dette un colpo così forte al cassetto della cassa che finalmente riuscì a sbloccare la serratura e ad aprirla.

Sfortunatamente per Ginji però, non fu Ban ad entrare nel locale, ma la snella figura di Kazuki che, bianco come un lenzuolo, fissava il biondino parecchio preoccupato.

- Ginji! E’ meglio che tu venga fuori… si tratta di Ban… -

A quel nome Ginji si catapultò fuori dal locale seguendo l’immagine di Kazuki nel gelo della sera illuminata dagli alti lampioni posti ai bordi della strada. In quel mentre si pentì di non aver indossato qualcosa di più pesante; non era particolarmente freddo, ma era il vento che dava fastidio con la sua aria invernale.

Esattamente fuori dal locale Ginji scorse una figura più che familiare gironzolare attorno alla Subaru 360.

- Ban-chan! -

Il biondino fece per andargli incontro, ma Kazuki lo trattenne per un braccio. Ginji lo fissò irritato. Perché adesso lo aveva fermato?

- Non è prudente avvicinarti a lui così direttamente.. -

Il ragazzo lo fissò ancora più interdetto di prima, non riuscendo a cogliere il significato di quelle parole. Il suo sguardo accigliato scrutava impaziente quello del compagno affondando nei suoi grandi occhi neri.

- Kazu… che… cosa… -

Non riusciva a trovare le parole con cui esprimersi al meglio…

- Ginji! Sei tu! Che cosa stai facendo?! -

Il biondino si rivolse verso Ban sentendo la sua voce chiamarlo. Kazuki rimase fermo fissando il moro con un’espressione piuttosto grave mentre il soffio del vento scostava dal suo volto femmineo i lunghi ciuffi castani… Il moro si staccò dall’auto, dove poco prima aveva trovato appoggio, ed avanzando di qualche passo verso l’amico finì illuminato dalla luce di un lampione.

Allora Ginji capì cos’era che non andava in lui.

Era evidente che riusciva a stento a rimanere in piedi; il suo visibile ondeggiare da una gamba all’altra, gli occhi stranamente lucidi e la voce così acuta e sprezzante.

Ban era ubriaco.

Da quando lo conosceva, Ginji non aveva mai avuto l’occasione di coglierlo in uno stato d’ebbrezza, anzi, sorprendendosi ogni volta di più per quanti litri di alcolici gli aveva visto ingurgitare pensava che per lui le sbornie non esistessero. E purtroppo si sbagliava.

- Ban… sei ubriaco! -

Disse Ginji incredulo, sperando con tutto il cuore in una risposta negativa anche se impossibile. Non si era nemmeno accorto dell’asprezza che aveva messo involontariamente in quelle parole che la reazione dell’altro gli sembrò esagerata.

- E allora?! Che t’importa!? Perché invece di stare con quella donnicciola non vieni qui a salutarmi come tuo solito?! -

La sua voce era alterata e il suo comportamento più arrogante rispetto al solito livello. Barcollò violentemente e per non cadere a terra dovette reggersi ad un idrante accanto a lui. Per quanto riguardava Kazuki non aveva sbattuto ciglio, nonostante l’insulto di Ban.

Ginji rimase in silenzio. Cosa doveva fare in quella situazione? Stava malissimo. Non poteva vedere il suo migliore amico in quelle condizioni… era troppo per lui. Ban era sempre stato il suo punto di riferimento. Una persona sempre forte e sicura di sé che non cede mai davanti a nulla. Che cosa lo aveva ridotto in quello stato? Sentiva le lacrime salirgli agli occhi. Un fremito gli percorse tutto il corpo. Cosa era successo al suo Ban? Dov’era il suo bellissimo sorriso riservato solo a lui? Quella sua aria di superiorità che gli ricordava quella di un fratello maggiore? O meglio…qualcosa più intimo di un fratello o di un amico…

Scotè la testa per ritrovare un briciolo di ragione.

Che diavolo andava a pensare? Era solo una semplice sbornia... a tutti può capitare, perchè prendersela così a male... fra qualche ora si sarebbe ripreso e avrebbe ritrovato la sua lucidità! Ma per quale motivo si sentiva così depresso allora?

- Che cosa succede qui?…………ah………ora capisco…. -

Hevn era apparsa sulla soglia dell’ Honky Tonk. Anche lei aveva subito intuito alla prima occhiata la situazione ed ora fissava gravosa il moro. I due occhi stretti in due taglienti cristalli affilati, due occhi che sembravano scrutarti dentro l’anima. Dietro di lei era apparso anche Pore che a sua volta si era azzittito ed ora fissava Ban.

Il Get Backer passò ad uno ad uno tutti i suoi amici, un po’ spaesato, ma con uno strano ghigno nel volto seminascosto dalle lenti degli occhiali. I suoi occhi blu si arrestarono sulla silhouette tutte curve della donna, scrutandola in tutte le sue linee e nelle pieghe dell’abito.

- Beh?! Che avete da guardarmi tutti in quel modo?! Sono un essere così disgustoso?! -

Nessuno parlò… e l’irritazione di Ban aumentò ulteriormente, mostrandosi più visibile in una vena della tempia.

- PIANTATELA DI GUARDARMI IN QUEL MODO!! -

La sua voce sovrastò ogni cosa disperdendosi lungo l’intera strada ancora, fortunatamente per loro, deserta. Si scosse violentemente con uno scatto laterale e non sapendo in che altro modo sfogare la sua rabbia sferrò un calcio alla sua auto. La sua fedele e inseparabile Subaru che da quel colpo ricavò una brutta ammaccatura al fianco.

- Piantala Ban! Che cosa ti è successo! Datti una calmata! -

Lo sguardo di Ban si rivolse fulmineo sul compagno che l’aveva rimproverato. Ginji sentì il cuore in gola… lo sguardo di Ban, così tagliente e ostile, non gli aveva mai rivolto un’occhiataccia simile… forse solo quel lontano giorno in cui si incontrarono per la prima volta, ma non ne era del tutto sicuro… non sembrava più lui.

- Io non ho fatto assolutamente niente! Siete voi che mi guardate con quegli occhi pieni di disprezzo! -

Ginji lo fissò turbato.

- Qui nessuno ti guarda con disprezzo… sei solo tu che ti sei convinto di questo. -

Dopo tanto la voce calma di Kazuki era di nuovo giunta alle loro orecchie. Quest’ultimo se ne stava ancora impassibile al fianco di Ginji senza distogliere lo sguardo dai due pozzi blu dell’altro.

- Non è assolutamente vero! Io non mi convinco di niente! Io vedo solo quello che ho davanti! E adesso vedo perfettamente una stupida femminuccia che continua a fissarmi in quel modo! -

Kazu strinse forte i pugni, cercando in tutti i modi di trattenersi dal picchiare Ban; dopotutto in quel momento il moro non era cosciente delle sue parole, il suo corpo era mosso solo da un antico sentimento rinchiuso da lui stesso da troppo tempo e che ora non poteva più trattenere, ma nonostante lo sforzo di Kazuki del Filo, il pugno a Ban arrivò lo stesso… talmente forte che lo fece crollare in ginocchio.

- Ginji! -

Hevn e Pore lo fissarono sbigottiti, ma Kazuki non poté nascondere un po’ di compiacimento; odiava sentirsi chiamare femminuccia.

- Qualsiasi cosa ti abbia preso vedi di fartela passare! Non ti posso permettere di insultare i nostri amici e di rovinarti da solo………oltre che aver picchiato l’auto! -

Ginji fissò dall’alto la figura di Ban che cercava di rimanere stabile sulle proprie gambe. Il moro ridacchiò divertito quando il biondino si chinò lentamente per tendere una mano in aiuto del compagno. A dispetto di tutto, però, Ban reagì nel peggiore dei casi e colpendo violentemente Ginji allo stomaco si rialzò barcollando e voltandosi si allontanò dalla scena.

- Non voglio il tuo aiuto… era meglio se mi offrivi da bere… -

Ginji si appoggiò alle ginocchia premendosi forte con un braccio il ventre. Gli aveva fatto veramente male, non si era trattenuto troppo per lui. Al suo fianco sentì dei movimenti e aprendo gli occhi vide Hevn e Kazuki che lo aiutavano ad alzarsi. Barcollando leggermente sulle gambe si rimise in piedi. Si era abbastanza ripreso. Il biondino volse un istante lo sguardo al locale dove vide sulla soglia Pore. L’uomo accennò di lato con il capo, un gesto che comprese bene: vallo a prendere…

Ringraziò Hevn e Kazuki e si allontanò da loro dirigendosi nella stessa direzione di Ban. Per quanto riguardava loro due non cercarono di fermarlo. Si limitarono semplicemente ad osservarlo scomparire tra le luci dei lampioni e riapparire successivamente più lontano illuminato da un’altra luce.

 

Di fronte a lui si levavano gli alberi ormai spogli del piccolo parco giochi, dove già una volta se le erano prese per aver molestato un ragazzino. Ginji sorrise a quel ricordo; si era sentito un verme a tormentare quel bambino, ma Ban, nonostante fosse terribilmente orgoglioso, era deciso fino all’ultimo a continuare… e la fine la si sa già.

Rabbrividì visibilmente, colto da un’ondata di vento che trascinò con sé i suoi ricordi insieme alle poche foglie secche ancora attaccate ai rami degli alberi e decise a non lasciare le loro radici.

Provò a chiamare Ban, ma il silenzio continuò imperterrito a regnare nel parco.

Ginji si sedette sull’orlo di una panchina. Cominciava veramente a preoccuparsi e con quel gelo era ancora peggio. Si strinse nelle braccia osservando il suo fiato trasformasi in piccole nuvolette bianche che si dissolvevano nell’aria mentre i suoi pensieri si immergevano in lente riflessioni logiche. Fece una panoramica dei posti dove Ban poteva essersi cacciato. Il parco gli sembrava la migliore, ma a quanto pare aveva sbagliato.

Osservò pensieroso la manciata di giostre che la provincia aveva piazzato al centro del parco, di fronte a lui, per i bambini del quartiere; misere, ma quando si è bambini non si guardano questi particolari… scostando lentamente il capo, ritornò a ispezionare il luogo; era piuttosto buio e se non fosse stato per i lampioncini posti qua e là, la sola luce della Luna non sarebbe bastata ad illuminarlo filtrando tra i rami ossuti degli alberi. A pensarci bene tutto ciò aveva un’aria altamente sinistra… scrutare tra quella rada vegetazione ed aspettarsi che da un momento all’altro ne possa saltare fuori chissà cosa. Ginji rabbrividì nuovamente. La disperazione era ancora lontana dal suo cuore, ma ritrovarsi a pensare a Ban, ridotto in quelle condizioni, vagare chissà dove per la c ittà cercando di sfogare un qualche dolore che nemmeno lui poteva immaginare era fin troppo. Sentiva il proprio cuore interamente stretto nella fredda morsa dell’angoscia e quella brutta situazione era completamente al di fuori della sua portata… cosa avrebbe fatto dopo averlo trovato? Si sarebbero picchiati come poco prima? No! Non voleva che ciò risuccedesse, non voleva vederlo in quello stato! Ma non poteva neanche abbandonarlo. Alzò lo sguardo indirizzandolo tra gli alberi oltre le altalene di fronte a lui. Finalmente lo vide.

Sgranò i già grandi occhi color nocciola scorgendo la sua sagoma seminascosta dal tronco di un grande albero. Proprio in quel momento il vento soffiò ancora più forte agitando debolmente due altalene che ondeggiarono entrambe di lato. In un movimento meccanico si alzò dalla panchina filando spedito in direzione di Ban, oltrepassando lo spiazzo con le giostrine e superando le due altalene. Si fermò a pochi metri da lui; non si era ancora accorto della sua presenza… la sua attenzione era riservata a ben altre cose…

Il suo busto e il suo viso erano nascosti dietro il tronco dell’albero e la sua schiena incurvata faceva perno sul braccio sinistro che si reggeva alla pianta massiccia. Oltre a dei colpi di tosse erano udibili altri suoni provenienti dal ragazzo che stavano a indicare gli immancabili postumi di una sbornia che si rispetti.

- E io che ti volevo baciare… -

La voce ironica e allo stesso tempo delusa di Ginji fece sobbalzare il corpo di Ban già scosso dai crampi. Dopo aver terminato la sua opera e, pulitosi la bocca con il dorso della mano destra, si voltò in direzione di Ginji con l’aria un po’ spaesata…

Il suo volto fece capolino da dietro il grosso tronco rugoso.

- G-Ginji? -

Il biondino gli si avvicinò con cautela e senza distogliere lo sguardo da lui.

Il moro sembrava aver smaltito in parte la sbronza ed ora aveva riacquistato un po’ della sua consueta lucidità. Osservò la figura di Ginji avvicinarglisi senza opporre alcuna resistenza. Quando gli fu di fronte abbassò grave il capo nascondendosi con una mano il viso.

- Stai bene? -

La voce di Ginji era calma e rassicurante; priva di una qualsiasi nota di ostilità. Il biondino allungò il braccio in aiuto del compagno, ma questo si ritrasse goffamente perdendo per poco l’equilibrio.

- Al diavolo Ginji! Sei troppo buono! Non fare finta che non sia successo niente! Mi da fastidio! -

Ban aveva quasi del tutto perso la voce e il suo tono era quindi molto flebile, ma la sua tipica nota beffarda si riusciva ugualmente a cogliere.

Ginji si asserì fissando dispiaciuto la sagoma del suo amico che cercava a tastoni il tronco dell’albero nel vano tentativo di restare in piedi. Il biondino si ritrovò per l’ennesima volta in difficoltà; non sapeva in che modo prenderlo… non sapeva come fargli capire che l’unica cosa che ora gli importava era aiutarlo e poter placare quel suo inspiegabile comportamento. Fargli capire che a lui interessava solo che lui stesse bene e nient’altro, ma Ban era orgoglioso e mezzo ubriaco… un’accoppiata vincente.

- Non eri in te… -

Rispose Ginji cercando in qualche modo di scusare il suo comportamento per evitare che l’altro si affliggesse ancor più di quanto già facesse.

Ban scosse energicamente il capo mantenendolo fisso al terreno.

- Non ci sono scusanti… -

Rispose secco Ban alzando lo sguardo e bloccando i suoi lucenti occhi blu su quelli del compagno.

Il vento interruppe il suo continuo soffio gelido in un unico istante, lasciando che tutto si quietasse ulteriormente e l’aria divenisse più tesa di quello che già era.

L’espressione di Ginji si incupì di fronte al volto sfinito dell’altro che nonostante se ne fosse accorto rimase impassibile.

Ad un certo punto, però, la pazienza viene sempre a mancare e si dia il caso che a volte capiti proprio a fagiolo…

Una luce attraversò gli occhi di Ginji che colto da un’improvvisa, quanto inspiegabile collera si rivolse sprezzante al moro; due occhi castani intrisi del fuoco e della determinazione dell’impulsività.

- Ah!? E dimmi… pensi di essere stato abbastanza patetico o intendi continuare ancora per molto? Perché sai, mi dispiacerebbe trovarmi davanti qualcuno che comincia a pentirsi delle sue stupide scenate dopo averlo cercato in giro per Tokyo con questo freddo! Io non sopporto il freddo! -

L’impassibilità di Ban non resistette allo stupore di trovarsi di fronte Ginji in preda alla collera. Era proprio un cretino. Era riuscito perfino a vincere la dolcezza del biondino con le sue stupide bravate; forse non meritava davvero la sua amicizia. Ricacciò indietro un fastidioso colpo di nausea fissando spaesato il coetaneo, rimanendo in silenzio per permettergli di continuare la sua sfuriata.

- Io non sopporto che tu sia così freddo con me anche in questi momenti… -

Il capo di Ginji si abbassò a fissare il terreno ricoperto dalla sabbia e dal terriccio inumiditi, stringendo lungo i fianchi i due pugni talmente violentemente da vederli persino tremare. Ban non seppe che rispondere.

- Non voglio che ti isoli a causa dei tuoi problemi… del tuo passato… ma non ti obbligo nemmeno a dover raccontarmi per forza ogni cosa… mi basta solo che tu non ti riduca così! Voglio solo che tu stia bene e che sappi che per qualsiasi cosa io ci sono sempre! Del resto non mi importa nulla! -

Lo sguardo del moro si addolcì di fronte al quel ragazzo che troppe volte aveva perdonato ogni suo sgarbo… anche quando si conoscevano da poco lui aveva sempre chiuso un occhio nei suoi atteggiamenti troppo sulla difensiva e ancora titubanti per poterlo considerare qualcuno di fiducia… si sentì un verme… in un certo senso aveva mancato alla sua fiducia, aveva preferito sfogare i suoi tormenti altrove, da solo, come aveva sempre fatto, piuttosto che rivolgersi a lui come avrebbe dovuto fare per mantenere viva la “S” dei Get Backers. Lo aveva fatto soffrire… a Ginji non importava che lui avesse dissolto in un solo giorno tutta la stima e gli ideali che aveva costruito sulla sua persona; sull’ “Invincibile Ban”! Sapeva che ognuno prima o poi cedeva alla disperazione e poteva comm ettere atti di pura idiozia e, per questo, l’unica cosa che aveva più tormentato il cuore del biondino era quella di non aver potuto far niente per impedirglielo… per aver lasciato che si perdesse nel suo dolore. Incolpava se stesso e si tormentava per una colpa che non era sua.

Per quanto forte potesse essere la resistenza di Ban o la sua determinazione, quando il fisico non regge più… non regge più. Avvertì il peso del proprio corpo aumentare in sincronia con la perdita improvvisa di energie e lo sentì aggravarsi sulle gambe, ormai incapaci di sorreggerlo, che si ripiegavano mentre cercava invano di trovare un appoggio con le braccia.

Fortunatamente per lui Ginji non mancò di sorreggerlo quando ormai stava per crollare in ginocchio; sostenendolo in un forte abbraccio gli fece passare il braccio destro dietro il proprio collo aiutandolo a rimettersi in piedi. Lentamente, i due raggiunsero una panchina poco distante dalla loro ubicazione e vi si accomodarono.

- Grazie... -

La voce di Ban, ormai del tutto sfumata, riusuonò cupa in tutto il parco disperdendosi nel silenzio della notte.

Il biondino lo osservò calorosamente mentre l'altro si sedeva lentamente al suo fianco e abbassava stancamente lo sguardo nel terreno umido.

- Ti aspettavi che ti lasciassi cadere a terra? -

Gli sorrise innocentemente, ma si asserì quando incrociò il suo sguardo incupito dalla stanchezza ed enfatizzato dalla sua ostinazione. Ban Mido scosse energicamente il capo mentre la luce argentea della luna creava lucenti riflessi sulla sua capigliatura corvina, sorrise rassegnato quando Ginji inarcò indispettito un sopracciglio.

- Non intendevo questo... volevo ringraziarti per esserti preoccupato per me... -

Il suo discorso sembrava procedere, ma si interruppe quando Ginji gli mise le braccia intorno al collo e lo strinse a sé affondando il viso nella sua spalla. Il moro si irrigidì sotto quell'improvviso contatto, avvertendo al contempo su di sé il calore del suo corpo e il tocco freddo delle sue mani sulla propria schiena.

- Non farlo più... -

Quelle parole furono l'unico rimprovero che Ginji considerò più saggio rivolgergli. Era inutile fargli pesare inutilmente una colpa, l'importante era che capisse cosa poteva significare ripetere un simile gesto e cosa gli sarebbe costato.

Sorrise confortato mentre Ban rispose al suo abbraccio cingendogli la vita con un braccio mentre con l'altro gli arruffava i capelli biondi inumiditi dall' umidità.

Rimasero così per qualche secondo, scaldandosi a vicenda per difendersi dal gelo di quella notte e confortarsi con il regolare battito dei loro cuori. Nella penombra di un piccolo parco e nello stesso tempo nella luce perlata dell'astro notturno che sovrastava le loro teste attraverso una fitta rete di rami ossuti e foglie rinsecchite. In un'atmosfera finalmente tranquilla e serena; entrambi privati delle preoccupazioni che fino a quel momento li avevano messi a dura prova, ma che ora avevano rafforzato ulteriormente la loro particolare amicizia e la loro intimità.

Fu Ban il primo a staccarsi, sorprendendo il biondino con il suo improvviso sguardo serio; sembrava che in quel momento avesse finalmente preso un'importante decisione.

Il suo volto si contrasse mentre manteneva fermo lo sguardo e cercava di utilizzare quel poco di voce che gli restava.

- Ginji...io ti... -

Le parole gli morirono letteralmente in gola.

Il biondino lo fissò accigliato con un'espressione piuttosto buffa. Ban riaprì nuovamente la bocca per parlare, ma ne uscì un unico suono rauco.

Davanti all'espressione sbigottita del moro, il compagno si lasciò andare in una fragorosa risata che colorò con il rosso dell'irritazione lo sguardo di Ban.

- Non ci credo! Non hai più un filo di voce! Ahahahha!! Troppo forte dovevi vederti!! Eri così deciso!!! Sembravi ti dovessi dichiarare!! -

Le risate continuarono incessanti mentre alcune lacrimucce cominciavano a formarsi negli angoli degli occhi collor nocciola.

Ban fulminò con lo sguardo il povero Ginji che, incapace di diferndersi, ricevette una botta in testa da parte dell'amico, ma le risate non si placarono e, mentre il biondino veniva nuovamente picchiato da un Ban sempre più incazzato, si dispersero nel piccolo parco, traportate dalla monotonia del vento e dal saldo legame di quell' amicizia.

 

 

*°*Owari*°*