ADORABILE FOLLIA

Autrice: Dany

Pairing: Lupin / Piton        Censura: VM18

NOTE: I personaggi sono stati partoriti dalla fantasia della Rowling, la storia no e probabilmente le verrebbe un accidenti se venisse a sapere che cosa ne facciamo di due personaggi innocenti…^^

La storia è Slash e vietata ai minori di 18 anni: per favore non la leggete se siete minorenni o se siete contro l’amore tra due maschi.

 

Erano gli ultimi giorni di un caldo Agosto ed il sole brillava limpido sulle torri di Hogwarts, sembrava che nulla sarebbe potuto succedere in una giornata come quella, ma nella sala dei professori sei persone sapevano che Voldemort non si sarebbe fatto distrarre dal tempo atmosferico, quando avesse deciso di attaccare.

Mundungus Fletcher, Arabella Figg, Sirius Black e Remus Lupin sedevano intorno ad un tavolo, ascoltando e discutendo le parole di Silente, in quella prima riunione in cui s’incontravano.

Appoggiato in disparte allo stipite di un’alta finestra, con le braccia incrociate sul petto, Severus Piton osservava i nuovi arrivati con un misto d’insofferenza e noia: li conosceva tutti abbastanza bene da sapere che lo sopportavano come una scocciatura necessaria e d’altra parte il sentimento era reciproco.

Silente stava riassumendo gli avvenimenti dell’anno precedente, cose che Piton sapeva fin troppo bene, e questo gli lasciava il tempo di malignare sugli ospiti. L’unico che in un qualche modo si salvava e allo stesso tempo gli dava da pensare era Lupin: dopo aver divulgato a tutta la scuola, due anni prima, la natura segreta del professore di Difesa dalle Arti Oscure e, in seguito a ciò, avergli fatto perdere il prezioso lavoro – Lupin aveva una profonda necessità economica di lavorare – si sarebbe aspettato, quando si fossero rivisti, come minimo freddezza se non odio aperto.

Invece Lupin lo aveva salutato con il suo solito sorriso cordiale, come se nulla fosse successo, spiazzandolo e aumentando un senso di fastidio comunemente chiamato “senso di colpa”, cosicché Piton si ritrovò a chiedersi se non fosse il caso di chiedergli almeno scusa. In effetti, lui non era tipo da gesti simili: chiedere scusa uguale umiliarsi e poi … però … Piton strinse le labbra e socchiuse gli occhi: infondo gli doveva almeno una spiegazione.

- Severus? – la voce di Silente lo richiamò tra i presenti: il preside passava a lui la parola per esporre ciò che aveva scoperto.

 

I primi giorni del nuovo anno scolastico passarono come di consueto: nonostante il pericolo rappresentato da Voldemort, Silente riteneva che non fosse il caso di chiudere la scuola, anche per far credere al Signore Oscuro di aver sottovalutato il racconto di Harry Potter, così il cappello parlante smistò i nuovi arrivati, che comunque erano meno numerosi del solito, fra le quattro case, Potter era al solito posto con i suoi due inseparabili amici così come Draco Malfoy con i suoi due compari di malefatte.

 

Quella sera Piton si era attardato nel suo studio per preparare le lezioni del giorno dopo, quando sentì bussare alla porta.

- Avanti! – rispose con una punta di curiosità, facendo scattare la serratura con la bacchetta.

Oltre la soglia c’era Remus Lupin.

- Buonasera Severus – esordì con la sua solita faccia lieta entrando nella stanza.

- Posso rubarti un minuto?

Piton gli lanciò un’occhiata in tralice: se voleva dare a Remus la sua «spiegazione» non aveva senso rimandare.

- Sì, certo, accomodati! – rispose, indicandogli la sedia davanti alla scrivania.

Lupin si chiuse la porta alle spalle, ma rimase in piedi.

- Volevo solo chiederti se potevi prepararmi di nuovo la pozione: domani notte c’è la luna nuova e dovrei cominciare a prenderla.

Piton assentì – Certamente … non vuoi sederti?

Con una punta di stupore, Severus non era certo un amante della conversazione indolente, Lupin avanzò nella stanza sedendosi e nello stesso tempo Piton, nervoso, si alzò e cominciò a rimettere in ordine la credenza appoggiata di fianco alla scrivania.

Lupin lo guardò in silenzio: in effetti aveva qualcosa d’altro da «dire», ma non si sarebbe aspettato un’occasione così propizia,… non così presto.

Piton fissò un barattolo pieno di cervelli di rana sotto spirito.

- Beh, visto che sei qui …. Per quello che è successo due anni fa … - spostò due contenitori cercando le parole – Non è stato molto …ehm, gentile … da parte mia,… svelare agli studenti il tuo segreto…

Lupin lo fissò stupito, poi sorrise divertito: Severus si stava scusando? Se lo avesse raccontato non sarebbe stato creduto! O forse era davvero cambiato e questo rendeva più facile ciò che intendeva fare, perché allora, forse, Severus non l’odiava così tanto.

Silenziosamente si alzò in piedi, mentre Piton, sempre di spalle, continuava a trafficare nervosamente e superfluamente con i contenitori delle pozioni.

- Ciò che voglio dire è che non ce l’avevo proprio con te, ma aver rivisto Sirius e … vedermelo sfuggire da sotto il naso, per colpa di Potter! Oh, perché so che è stato lui, anche se ancora non so come ha fatto!! … beh, insomma, ho perso la testa, volevo il sangue di qualcuno e tu eri il più … attaccabile, tra Potter protetto da Silente e Sirius scomparso chissà dove!

Chiudendo infine, con forza nervosa le ante dell’armadietto, si girò a fronteggiare l’altro mago e sussultò leggermente nel trovarlo in piedi vicino a lui, che lo guardava con un sorrisetto divertito.

Sentendosi leggermente arrossire socchiuse gli occhi e lo aggirò, cominciando a riordinare le carte sulla scrivania.

- Volevo solo che tu lo sapessi, ecco!

Poi, sentendo il proprio orgoglio gridare sdegnato, si girò di scatto

- Non ti sto chiedendo scusa, solo…

Ma non riuscì a finire la frase perché Lupin, con un balzo lupesco gli era arrivato di fronte e, passandogli un braccio intorno alla vita ed uno dietro alle spalle, lo aveva attirato a sé chiudendogli la bocca con un bacio. 

Gli occhi di Severus si spalancarono e lui barcollò all’indietro, sbilanciato, urtando pesantemente contro la scrivania ed appoggiandocisi con un braccio per non scivolare a terra, ma Remus non interruppe il bacio, seguendo i suoi movimenti. Sapeva che lo shock che in quei brevi attimi stava impedendo a Piton di reagire sarebbe presto passato e l’insegnante di pozioni avrebbe reagito, ma Lupin preferiva seguire l’istinto e reagire in base a come avrebbe reagito il suo “avversario” e nel frattempo aveva approfittato della bocca aperta dallo stupore dell’altro per esplorare le labbra e poi quell’ingresso a lungo desiderato, con la punta della lingua.

Dopo istanti che parvero eterni, il contrarsi del corpo di Severus lo avvertì che si era ripreso e ritirò la lingua una frazione prima che i denti dell’altro si serrassero con uno scatto ed il braccio rimasto intrappolato tra di loro lo spingesse violentemente via.

Tranquillamente si tirò indietro un po’ ansante e fissò curioso Severus che lo guardava sconvolto, anche lui con il fiato corto.

- Che … che diavolo fai?! Ti … ti ha dato … di volta il cervello?! – sibilò shockato, sbattendo gli occhi.

Lupin sospirò

 – No, mi sono semplicemente stancato di aspettare.

Severus lo fissò per un attimo allibito

- Aspettare? Aspettare cosa?!

- Aspettare che tu capissi – gli rispose Remus con un tono leggermente amaro.

- Ma tu Severus, credi che io sia un santo? – continuò fissandolo intensamente – Adesso mi chiedi scusa, e so che per te è stata dura superare l’orgoglio, ma sai cosa è significato per me perdere il posto? Non parlo dell’umiliazione davanti a tutta la scuola, purtroppo ci sono abituato, e neanche della perdita del contatto umano con altre persone, che pure mi è tanto necessario, ma più venalmente, ti sei chiesto quanto sia duro vivere con un’eredità che sta per finire e che mi basta appena a non morire di fame? Lo sai che per me è impossibile trovare un normale lavoro…

Ma prima che tu mi dicessi le tue motivazioni, io le avevo già intuite, perché cerco sempre di trovarti una giustificazione, una motivazione a ciò che altri si limiterebbero a definire cattive azioni, anche quando eri passato dalla parte di Voldemort, e tutto questo perché ti amo! E non da ieri!

La voce che era andata salendo di tono tacque per un attimo. Era riuscito a dirglielo.

Poi continuò

- Così non riesco ad avercela con te, semmai ne resto ferito…In effetti avrei voluto dirtelo da molto tempo, ma tu eri sempre così freddo nei miei confronti, sembrava che mi odiassi come odi Sirius e così ho sempre rimandato…

Severus sbatteva gli occhi, a quel punto anche incapace di parlare, tremava e nella testa i pensieri vorticavano impazziti: pezzi di conversazione, immagini, tutti i tasselli incomprensibili di uno strano mosaico che andavano a posto, tutto che si chiariva … ma no!! Questo era assurdo!!!

Lupin aveva finito di parlare e lo fissava aspettando una sua reazione.

Lottando per riacquistare un minimo di controllo, Severus sbuffò sonoramente, quindi alzò lo sguardo.

- Non so a che gioco stai giocando, Remus, ma non mi piace e non credo a quello che dici e adesso fammi il favore di andartene da questa stanza!

- Severus, devi almeno…

- FUORI!! – Severus passò oltre Lupin ed aprì la porta con violenza – Fuori di qui!!!

Lupin guardò un attimo Piton, chiedendosi se fosse il caso di insistere… forse era meglio di no. Sospirando, si avviò oltre al porta, rassegnato, sussultò leggermente quando la porta fu sbattuta con violenza alle sue spalle, quindi si avviò verso la sua stanza: tutto sommato Severus l’aveva presa bene rispetto alle previsioni e adesso doveva dargli il tempo di assimilare la realtà e accettarla…

 

 

Rimasto solo, Piton si lasciò cadere nella poltrona e appoggiò i gomiti sulla scrivania, sprofondando il viso tra le mani, sentendosi ancora tremare: che cosa voleva Remus?

Non riusciva, non voleva, non poteva credere alle sue parole, perché altrimenti… Scosse la testa arrabbiato, disperato, incapace perfino di finire il pensiero.

Ma se avesse affermato la verità?

Remus era capace di mentire? Sarebbe stato capace di uno scherzo così crudele?

Sirius lo sarebbe stato di certo, ma Remus…, ma si rendeva poi conto che sarebbe stato crudele?

In fondo lui passava per l’ex mangiamorte senza cuore, cinico, insensibile, odiato, probabilmente a ragione, da tre delle quattro case di Hogwarts e lo stesso Lupin aveva più di una ragione per odiarlo: lo aveva detto, per colpa sua aveva perso l’unico lavoro che fosse riuscito a trovare, a causa del suo problema, e Piton era stato sul punto di consegnarlo ai Dissennatori… D’accordo, aveva perso la testa, ma comunque non sono cose facili da dimenticare e, in effetti, lui stesso era rimasto sorpreso del solito sorriso socievole con cui Remus l’aveva salutato quando si erano rivisti… a meno che… no! … salvo che gli avesse detto la verità…

Piton si alzò esasperato: i pensieri continuavano ad andare per conto loro e più cercava di allontanarli, più ritornavano!

Non era mai stato un patito dell’introspezione, ma non ci voleva uno specialista per fargli capire il motivo per cui si sentiva così male: quanto tempo era passato dall’ultima volta che aveva avuto un rapporto? Anche solo un rapporto di amicizia? All’incirca più di quindici anni, fin dalla caduta di Voldemort, quando i suoi “amici” erano finiti ad Azkaban, alcuni proprio per colpa sua, o erano morti piuttosto che arrendersi. E poi era rimasto solo, evitato dai pochi maghi oscuri scampati alla prigione e sospettosi, a ragione, che fosse lui il traditore (e fortuna che non ne avevano mai avute le prove), e comunque mai accettato completamente dai maghi normali, neanche dai suoi colleghi, che non volevano certo avere a che fare con un mago oscuro e per giunta ex mangiamorte, ammesso che fosse vero che si era ravveduto. Comunque nessuno, neanche i più… “disponibili”, avrebbero anche solo preso in considerazione l’idea di una relazione con lui.

Così si era dato alla vita casta, monacale, aiutato dall’incarico che Silente era stato così buono da offrirgli, anche se avrebbe preferito… o al diavolo! Non era il momento di ripensarci…

Un incarico che gli aveva permesso di rinchiudersi dentro la scuola, erano anni che non andava neanche più fino a Hogsmeade, ed infondo, come insegnante di pozioni, aveva potuto tranquillamente prepararsi una tisana a base di Dentella Azzurra che l’aveva aiutato, nei primi tempi, a spegnere le proprie pulsioni. Poi, dopo alcuni anni, aveva potuto smettere di prenderla perché l’astinenza prolungata aveva gli stessi effetti, ci si dimentica… dei bisogni del corpo… ammesso che sia vero… I suoi colleghi pensavano che fosse un po’ troppo nervoso e suscettibile …

E comunque erano bastati pochi attimi per mandare tutto all’aria e riportarlo al punto di partenza!!

Ma poi di cosa si stava preoccupando tanto?

Doveva solo decidere se accettare o meno le avances di Lupin, facendo solo attenzione a non innamorarsi: se era solo uno scherzo o un’atroce vendetta, in cosa sarebbe consistita? Raccontare a tutta la scuola di loro? Si sarebbe sputtanato da solo: sono cose che si fanno in due e a parte questo non c’era nessun regolamento che vietasse ai professori di avere una vita privata, purché si svolgesse in “privato”; se invece il fine era farlo innamorare per poi spezzargli il cuore, Lupin si sarebbe “sacrificato” inutilmente… peggio per lui!

E se invece avesse detto la verità… 

Stanco di arrovellarsi il cervello Severus uscì dallo studio e raggiunse la propria camera da letto: era stanco e voleva solo dormire e se i sogni lo avessero disturbato, impedendogli di riposare, sarebbe stato un ottimo inizio di vendetta per Lupin.

 

Passò una settimana, che Piton impiegò ad evitare Lupin, il quale aveva sempre l’aria di aspettare una risposta, e ad evitare i pensieri turbinanti che intralciavano anche il suo lavoro.

Fallimento su tutta la linea!

Lupin sbucava da tutti gli angoli e non perdeva occasione di sfiorarlo, giusto per ricordargli qualcosa, e in classe erano passati cinque giorni in cui non aveva tolto neanche un punto a Grifondoro, né ne aveva assegnati a Serpeverde, occupato a pensare come comportarsi con il licantropo.

Arrivò Sabato ed i ragazzi uscirono, nonostante il tempo che prometteva pioggia, per visitare Hogsmeade. Verso il primo pomeriggio iniziarono a cadere le prime gocce e per la sera si scatenò un temporale.

Dopo cena Piton si era ritirato in camera sua per leggere in pace e riservatezza un libro di Magia Oscura (aveva promesso a Silente ed al Ministero di non usare incantesimi oscuri, non di non continuare a studiarli e con Voldemort che incombeva avrebbero potuto rivelarsi utili).

I tuoni e certi pensieri ormai familiari gli stavano rendendo difficile concentrarsi, quando sentì bussare alla porta.

Non possedeva il dono di saper vedere attraverso i muri eppure, chissà perché, un nodo allo stomaco gli disse che doveva essere l’ultima persona che avrebbe voluto vedere… e adesso lo veniva a perseguitare anche in camera sua!!

Posando il libro sulle coperte stizzito, si alzò e si avventò sulla porta aprendola arrabbiato.

- E adesso che cavolo vuoi?!! – ruggì.

Lupin spalancò gli occhi retrocedendo di un passo davanti alla furia dell’altro.

- Scusami se ti disturbo, ma l’elfo domestico che mi porta la tua pozione ne ha rovesciata la metà, questa sera … se tu potessi…

Piton lo squadrò con aria disgustata, poi si girò

- Entra e chiudi la porta. – sibilò torvo.

Quindi si avvicinò ad un tavolo e, stappata una caraffa, ne versò il contenuto in un calice.

- Sei fortunato che la tengo in camera per non confonderla con altre. Bevi e vattene! – concluse secco, allungandogli il bicchiere.

Lupin bevve e restituì il calice, poi, mentre Piton si girava per poggiarlo, fece un passo avanti e appoggiò le mani sulle spalle dell’altro.

- Severus, se smettessi di fuggire…

Piton si girò di scatto, allontanandogli bruscamente le mani.

- Piantala!! Ti è venuto in mente che se ti sfuggo è perché non voglio avere niente a che fare con te?

Lo sguardo di Lupin si fece triste.

- Scusami, non pensavo di farti ribrezzo…

Piton sbuffò esasperato

- Non è ribrezzo!!… Fisicamente… ma che cavolo sto dicendo?! Insomma Remus, mi sembra che non riesci ad afferrare la situazione.

-  E allora spiegamela.

Piton sbuffò di nuovo alzando gli occhi al cielo, mentre Lupin si riavvicinava cautamente.

- Se non ci hai fatto caso, tu sei un Grifondoro ed io un Serpeverde!

- Io ero un Grifondoro e tu eri un Serpeverde – sussurrò Lupin appoggiando le mani alla vita di Piton – Venti anni fa…

Il contatto fu come una scossa elettrica: Piton sentì il cuore che accelerava i battiti.

- Siamo sempre stati rivali!

- Eravamo rivali, Severus, venti anni fa: oggi sarebbe stupido…

Il viso di Lupin si stava avvicinando. Piton spalancò gli occhi e tirò indietro il capo, cercando di ritardare il contatto e trovare una ragione valida per evitarlo.

- Dannazione, Remus, pensa a chi siamo!

- Siamo due esseri umani. – bisbigliò Lupin, il viso ormai a cinque centimetri da quello di Piton – Due esseri umani particolarmente soli, anche se per ragioni diverse, che s’incontrano e si fanno un po’ di compagnia.

Piton cercò disperatamente un’altra ragione, ma la sua mente si era ormai svuotata e poi le labbra di Lupin furono sulle sue, dolci e delicate.

Il cuore impazzì, una parte della sua ragione, lontana, gridava che quello che stava succedendo era follia, ma il corpo non l’ascoltava più.

Le sue labbra, ribelli, si aprivano sotto quelle dell’altro rispondendo al bacio, mentre gli occhi si chiudevano e mani, indipendenti, si alzavano a cingere la vita del suo “rivale”.

Per un attimo la mente riassunse il controllo e la bocca si staccò

- Remus, non possiamo…

La bocca di Lupin scese sul collo e Piton rabbrividì, mentre qualcun “altro” cominciava a risvegliarsi dal suo torpore, più in basso.

- Remus…

Lupin fece indietreggiare Piton fino al letto, facendolo sdraiare e cominciando a slacciargli la veste sul torace, per poi intrufolare una mano.

Il libro cadde a terra.

- Remus, aspetta…

- Piantala, Sev! – bisbigliò Lupin, gli occhi scuri offuscati dalla passione, mentre scendeva con la bocca dal collo al petto e cominciava a titillare un capezzolo con la punta della lingua.

Una nuova scarica attraversò il corpo di Piton e questa volta la ragione fu messa definitivamente a tacere, mentre “qualcuno”, ormai sveglio, si alzava eccitato a vedere se era la volta buona che avrebbe ricominciato a visitare posti nuovi. Ed in effetti presto ci fu la visita di una mano sconosciuta che, risalendo sopra la coscia, si era infilata sotto la lunga veste nera ed aveva superato i vari ostacoli.

Mentre lo baciava sul petto, Lupin cominciò a slacciare la propria veste e Severus lo aiutò con dita tremanti, la vista confusa dall’eccitazione, il respiro ansante.

La bocca di Lupin cominciò a scendere più in basso, mentre dita curiose accarezzavano la linea tra i glutei.

In quel momento la campana dell’orologio batté nove colpi e Lupin alzò di scatto la testa.

- Le nove?!… Silente mi aveva chiesto di andare da lui!! – esclamò balzando giù dal letto, riallacciandosi la veste e scomparendo dalla porta in un battito di ciglia.

A Piton, che sbattendo gli occhi fissava basito il punto in cui un attimo prima c’era Lupin, parve di sentire un “Scusami! Ci vediamo dopo!” proveniente dal corridoio, ma non ne era certo mentre un tuono rimbombava tra le mura.

- Ehi! – esclamò qualche attimo dopo, riprendendosi dalla sorpresa – Non puoi farmi questo!! – urlò alla porta chiusa, poi abbassò lo sguardo desolato sul suo “amico”, che vibrava speranzoso, ancora caldo e ignaro dell’abbandono.

- A cuccia, tu!

 

Era questa la vendetta di Lupin? Portarlo all’eccitazione e poi abbandonarlo?

Non sarebbe stato in grado di tollerarlo un’altra volta!

Il suo “amico” era rimasto relegato per circa quindici anni, miserevolmente assegnato a svolgere ruoli fisiologici secondari (almeno per “lui”), poi, all’improvviso, veniva fatto uscire… e adesso veniva rimandato a dormire: era solo uno scherzo!

Sono cose che non si fanno!

Piton si girò sul letto, pancia in giù, cercando di spiegargli che era finita, ma il suo corpo, memore di altri incontri, interpretò male il gesto e le cose peggiorarono. Non gli restò che scattare in piedi, correre ai bagni riservati ai professori, per fortuna senza incontrare nessuno, e infilarsi sotto una doccia gelata.

 

A mente e corpo freddi, mezz’ora dopo, Piton si trovò a notare con sconforto la facilità con cui era crollato il suo ipervalutato autocontrollo… Facile resistere alle tentazioni quando le tentazioni non ci sono!

Sospirando si sedette su una panca di marmo dei bagni, continuando ad asciugarsi i capelli con un asciugamano: visto che ci si trovava, ne aveva approfittato per lavarsi i capelli, ma questi anche perfettamente puliti, continuavano ad avere il consueto aspetto unto.

Decisamente non era stata una buona giornata!

 

Nei giorni seguenti Piton non perse occasione per fulminare con lo sguardo Lupin ogni volta che lo incontrava, spesso ringhiando sommessamente, mentre l’altro non perdeva occasione per scusarsi, a quanto pare con scarso successo.

I punti che non erano stati tolti a Grifondoro la settimana precedente, furono tolti durante la settimana corrente con gli interessi, con il risultato che gli studenti del Grifondoro brontolavano sugli sbalzi di umore del professore di Pozioni.

I giorni passarono lenti.

I maghi di Hogwarts, il più discretamente possibile, stavano rinforzando le difese del perimetro della scuola. L’operazione doveva passare inosservata non solo ad eventuali spie di Voldemort, ma anche ai funzionari del Ministero della Magia: fatta eccezione per i Weasley, Silente non sapeva di chi poteva fidarsi ed era certo, come Piton era venuto a sapere, che c’erano uomini di Voldemort in posizioni anche di prestigio all’interno del Ministero.

Con grande sorpresa di tutti il preside aveva chiesto al professore di Pozioni se conosceva incantesimi di Magia Oscura da difesa e avendo ricevuto risposta affermativa lo aveva pregato di istallarli su tutta Hogwarts, richiesta che aveva reso entusiasta Piton e preoccupato tutti gli altri.

Tuttavia gli incantesimi in questione sembravano richiedere molta energia, con il risultato che, dopo qualche giorno, Piton era troppo stanco per continuare a mostrarsi aggressivo verso Lupin. Così, quando una mattina il professore chiese che qualcuno lo accompagnasse per esaminare gli incantesimi sul perimetro esterno e Lupin si fece avanti, Piton non trovò niente da ridire.

 

I due maghi attraversarono in silenzio i prati e si diressero verso la Foresta Proibita.

Arrivati ai primi alberi Lupin si decise a parlare

- Severus, a proposito di ciò che è successo…

- Zitto! – lo interruppe brusco Piton. Cercò di lanciargli un’occhiata fulminante, ma ciò che riuscì a produrre fu solo un’occhiata moderatamente fredda, tendente al sornione. – Non sono in vena di discussioni! Hai dimostrato ciò che pensavo: una persona innamorata che dopo tanto riesce ad avere l’amato, non lo abbandona sul punto culminante perché si è ricordata di avere un appuntamento… non si ricorda dell’appuntamento!  Comunque la cosa non m’interessa.

Ed allungò il passo, inoltrandosi sotto la volta arborea.

Lupin si raccolse le vesti e cercò di stargli dietro, affannato.

- Non è così… - cercò di spiegarsi, tentando di respirare e parlare insieme – Se si fosse trattato d’altro… avresti pienamente ragione… ma tu non corri quando Silente ti chiama?… Silente… non è mago che si possa… far aspettare… Aspetta!

Il sentiero appena accennato, il terreno scosceso e la vegetazione fitta rendevano difficile passare eppure Piton avanzava come se si fosse trovato su di un prato.

Si fermò di botto quando si trovò di fronte una creatura grossa come una mucca, molle e nera, che avanzava strisciando e sbavando, e disgustato aspettò che attraversasse il sentiero, dando così il tempo a Lupin di raggiungerlo.

- Sai, non è… che mi sia divertito… - annaspò, cercando di riprendere fiato - …andarmene così…Ho avuto problemi… a ricompormi e far sparire… sai cosa intendo.

Piton gli concesse lo stesso sguardo disgustato che aveva rivolto alla creatura e riprese ad avanzare a passo di marcia.

Lupin, disperato, respirò profondamente e ripartì cercando di stargli dietro.

Giunti infine davanti al confine invisibile che segnava la fine del terreno della scuola, Lupin crollò a sedere su di un masso respirando affannosamente, mentre Piton prese a saggiare con la bacchetta la cupola, altrettanto invisibile, che proteggeva Hogwarts da incursioni magiche.

Il silenzio durò il tempo che Lupin impiegò a riprendere fiato.

- Severus, ti prego, dammi solo un’altra possibilità! Per dimostrarti che non stavo scherzando… Mi sono comportato come uno stupido, lo riconosco…

- Smettila di blaterare e aiutami a saggiare la resistenza degli incantesimi: usa tutti quelli che conosci per infrangere delle difese!

Lupin si alzò e fece come gli era stato chiesto.

- A te non è mai capitato di fare qualcosa di veramente stupido?

- Certo: darti retta la prima volta!

Piton cominciò a spostarsi lungo il perimetro e Lupin lo seguì.

- Mi sono reso conto di quello che stavo facendo già quando ero nel corridoio e mi sarei preso a schiaffi…

- Perché non l’hai fatto?

- …ho preso in considerazione l’idea di tornare indietro, ma… insomma, Silente ha fatto molto per me e… Cosa devo fare per farmi perdonare?

Se mi butto in ginocchio mi perdoni? – E così dicendo si lasciò cadere sulle ginocchia. Severus si girò a guardarlo spalancando gli occhi.

-Ma che diavolo fai? Alzati e aiutami invece di farneticare! Non hai un briciolo di orgoglio?

Lupin si rialzò.

- No, se si tratta di riconquistare la tua fiducia!

Piton fece una smorfia di disgusto.

- Sei sdolcinato da vomitare.

 

Il controllo di tutto il perimetro durò tre ore, durante le quali Lupin continuò incessantemente a chiedere perdono nonché un’altra possibilità di dimostrare il suo amore e Piton andò vicino ad un esaurimento nervoso.

- BASTA!!! Non ne posso più di sentirti parlare!!! Sono tre ore che vai avanti con questa lagna!!! – urlò esasperato, girandosi a fronteggiare Lupin con lo sguardo allucinato. – Quand’è che sei impazzito? Ti hanno fatto bere un filtro o cosa?! O era la fame a tenerti buono? Due anni fa sei arrivato ad Hogwarts come un morto di fame, ma sembravi una persona adulta, serio e responsabile… cioè, non responsabile perché un licantropo non accetta di fare l’insegnante! Ma questo è un altro discorso… ritorni quest’anno, mangi decentemente per un po’ e diventi un assatanato fuori di testa!! Se ti volevi vendicare ci stai riuscendo: mi stai facendo impazzire!!!

Lupin si era stancato di parlare e supplicare, ma per nulla al mondo voleva farlo capire all’altro, né cedere, e decise di provare un’ultima volta.

- Dammi un’altra possibilità!

Piton lo guardò incredulo: come poteva essere così cocciuto e assillante? Rimase a riflettere per un attimo guardandolo stancamente.

- Se ti dico di sì, dopo mi lascerai in pace?

- Sì!

- … d’accordo, ma… – continuò, bloccando il nascente entusiasmo di Lupin – Ricordati che lo faccio per stanchezza, non per amore, amicizia o qualunque altra cosa… e soprattutto non perché lo desidero!

Così dicendo gli voltò le spalle e si perse lo sguardo vincente che gli lanciò Lupin.

- Puoi pensare quello che vuoi, Severus, ma farò in modo che sarai tu a non voler essere più lasciato in pace, dopo! E ti farò anche capire che ti amo sul serio!

 

Piton gli aveva dato appuntamento per la Domenica successiva, dopo cena e quella sera Lupin, per la prima volta, si sentì assalire dall’ansia: fino a quel momento aveva sempre agito d’impulso, senza pensare alle conseguenze e adesso, invece, si doveva preparare.

Misurando a larghi passi la sua camera cercò di pensare a come presentarsi: era meglio in ghingheri, profumato e pettinato?

No, Piton non c’era abituato: sarebbe scoppiato a ridere e non sarebbero riusciti a “consumare”.

Allora era meglio un abbigliamento casual, ossia con la sua solita tunica lisa e moderatamente spettinato, modello “lupo solitario”?

Naa! Piton l’avrebbe guardato disgustato.

Forse una via di mezzo, modello “lupo solitario ben educato cerca partner affettuoso”?

Forse poteva andare…

E poi era il caso di portare qualcosa? Cioccolatini?

Pensò alla faccia che avrebbe fatto Severus e scartò i cioccolatini.

Meglio qualcosa di più “macho”, tipo una bottiglia di «Dragon’s Scotch», ricordandosi di non berlo, altrimenti, come l’ultima volta, sarebbe finito a ballare nudo per i corridoi, invece di pensare al suo amante (la prima volta Silente lo aveva acciuffato in tempo, prima che qualcuno lo vedesse, e gli aveva somministrato una dose di anti-sbornia, scusandosi di avergli offerto qualcosa di così forte!) e dubitava che Piton l’avrebbe presa bene.

Molto più giù, in una stanza dei sotterranei, qualcun altro non riusciva a darsi pace: Piton stava ripassando tutti gli epiteti del suo vocabolario per essersi lasciato convincere. La verità, che non voleva ammettere, era che, nel profondo del suo subconscio, non aveva desiderato altro che una scusa per perdonare Lupin e dargli una seconda chance: bastava solo il ricordo delle mani di quel licantropo sul suo corpo per far “scodinzolare” quell’imbecille del suo “amico” e solo l’orgoglio gli aveva impedito di fare la prima mossa.

Sempre più deluso da se stesso decise di dormirci su, sperando che il  giorno dopo sarebbe riuscito a vedere le cose da un’altra prospettiva.

Il nuovo giorno, in effetti, portò una nuova luce: sbollita la rabbia iniziale, Piton convenne che, infondo, adesso le cose si erano risolte senza che lui ci rimettesse la faccia e ripensando a Lupin che si gettava in ginocchio gli venne da ridere: doveva davvero essere impazzito!

 

Quella Domenica sera, dopo cena, mentre Lupin si dirigeva a passo moderatamente frenato verso i suoi appartamenti per prendere la bottiglia di liquore, Piton cercando di non correre per i corridoi, raggiunse la sua camera e, barricatosi dentro, cominciò a pensare come accogliere Lupin: farsi trovare nudo, sotto le lenzuola, appariva davvero troppo sfacciato e poi dove andava a finire «… non perché lo desidero!»?

D’altra parte, farsi trovare vestito di tutto punto avrebbe necessariamente allungato sgraditamente i tempi…

Alla fine optò per una lunga vestaglia grigio scuro, abbastanza somigliante ad un vestito, ma più veloce da sbottonarsi, e sotto tenne solo gli stivali.

Aveva appena terminato e stava controllando il risultato davanti allo specchio, quando bussarono alla porta.

Cercando di trattenere l’eccitazione andò ad aprire e si trovò di fronte…

- Gazza?! Che diavolo vuoi?!! – una nota d’isterismo pervadeva la sua voce.

Il guardiano, accompagnato come sempre da Mrs. Purr, sobbalzò.

- Mi dispiace disturbarla, professor Piton, ma la bibliotecaria ha notato la mancanza di un libro dal Reparto Proibito!

In quel momento Piton si ricordò di non aver più riportato a posto il libro in questione; mentre si girava per prenderlo, notò con la coda dell’occhio Lupin che arrivava lungo il corridoio, notava gli scocciatori e si nascondeva in un buio cunicolo secondario.

Preso il libro con impazienza, Piton lo gettò a Gazza.

- Prendi! Riportalo in biblioteca!

E gli chiuse praticamente la porta in faccia, mentre il libro, avvertendo mani che di certo non appartenevano ad un mago oscuro, cominciò a mordere con dentini aguzzi spuntati dai fogli; il guardiano, facendolo saltellare da una mano all’altra, si allontanò imprecando, di corsa, per arrivare il prima possibile in biblioteca, seguito placidamente dalla gatta.

Passando davanti al nascondiglio di Lupin, il felino si fermò e rizzò il pelo, avvicinandosi guardinga all’apertura, ma un ringhio sommesso le fece pensare che forse quell’uomo dal sentore di lupo aveva tutte buone ragioni per trovarsi lì ed era meglio andare a sostenere moralmente il suo padrone.

Passato il pericolo, Lupin uscì dal cunicolo e raggiunse la porta di Piton, bussando piano.

- Severus, sono io. – bisbigliò vicino alla serratura. Immediatamente la porta si aprì ed un Piton nervoso lo afferrò per un braccio e lo trascinò dentro, richiudendo immediatamente la porta.

Una volta al sicuro i due si guardarono: Lupin trovava la cosa divertente

- Oh amore mio! Non possiamo continuare a vederci così di nascosto…- declamò in falsetto, con atteggiamento teatrale – E se ci dovessero scoprire?

Piton scosse la testa in modo blando.

- Alla prossima interruzione uccido qualcuno! E tanto per incominciare dammi la tua bacchetta!

Perplesso Lupin gli consegnò la bacchetta e la bottiglia.

- Spero che “Dragon’s Scotch” ti piaccia… ma a che ti serve la mia bacchetta?

Piton fece volare la bacchetta di Lupin sopra un alto armadio.

- Questo per evitare una tua fuga, qualora ti ricordassi di un altro appuntamento!

Poi guardò la bottiglia.

- “Dragon’s Scotch”? Grazie, la terrò per quando mi voglio sbarazzare di un ospite non gradito!

Poi si girò, si avvicinò a Lupin e prendendolo per mano lo guidò gentilmente verso il letto, mentre gli occhi neri scintillavano, tradendo l’eccitazione.

Lo fece distendere e si sdraiò accanto a lui accarezzandogli i capelli e seguendo con un dito la linea della mascella.

Curvandosi su di lui gli sfiorò con le labbra il mento e poi depositò un leggero bacio sulle labbra, ma quando Lupin le aprì, le labbra di Severus si spostarono, incurvandosi in un sorriso.

Lupin spalancò gli occhi e allungò una mano per richiamarle, ma Severus gliela afferrò e gliela inchiodò vicino alla testa, poi, spostandosi verso l’orecchio e mordicchiandogli il lobo

- Questa volta guido io il gioco… - gli bisbigliò, scendendo poi a sfiorargli il collo, mentre con l’altra mano gli sbottonava la veste e gliela faceva scivolare dalle spalle.

Lupin sospirò, ma non resistette alla tentazione di rialzare la mano per sfiorare il viso di Piton. Sollevandosi leggermente Severus lasciò che l‘indice dell’altro gli sfiorasse il labbro inferiore, Remus spinse leggermente e la bocca di Severus si aprì circondando il dito e cominciando a succhiarlo e leccarlo.

Poi prendendogli la mano, la lingua di Severus tracciò leggere linee curve sul dorso, poi le labbra risalirono sfiorando la morbida peluria dell’avambraccio, depositarono un lieve bacio nell’incavo del gomito e risalirono lungo il braccio e la spalla, mentre la lingua tornò a delineare la clavicola e le labbra lasciarono un nuovo e umido bacio nell’incavo tra la spalla e il collo.

Lupin ansimava e ad ogni bacio un brivido lo attraversava, mentre diventava sempre più difficile rimanere immobile.

Severus gli scese la veste fino ai fianchi e guardò critico le costole ben delineate, seguendole con un dito.

- Dovresti mangiare di più… – sospirò, chinandosi e sostituendo al dito la bocca.

- Mi sto dando da fare… - ansimò Lupin in risposta, passandogli distrattamente le dita tra i capelli.

Piton risalì verso il petto e gli accarezzò con la punta della lingua un capezzolo turgido, mentre una mano risaliva lungo una coscia, alzando la veste e raggiungendo il membro eretto di Remus, mentre l’altra stava slacciando la cintura che teneva fermo il vestito.

- Non avevi detto…- iniziò Lupin, ma Piton gli chiuse la bocca con un bacio, questa volta profondo e appassionato.

Quando furono costretti ad interrompersi per riprendere fiato Piton lo guardò un attimo attraverso la cortina dei capelli arruffati e spostò una ciocca di capelli dalla fronte di Lupin, sorridendo leggermente.

- Adesso sei tu che parli troppo!

E lentamente si spostò in basso, tracciando lievi linee con le labbra socchiuse.

Raggiunta la base del membro turgido diede una leccata nella parte posteriore, dalla base alla punta, dove la lingua giocò con la piccola fessura.

Lupin scosse la testa sul cuscino, afferrando  spasmodicamente le lenzuola, mentre il fiato gli si bloccava in gola.

- Severus!

Piton si fermò un attimo guardandolo ed ansimando

-…e adesso cosa faccio?

Poteva continuare fino a portare Lupin all’orgasmo e poi lui, probabilmente, avrebbe restituito il favore…ma non era ciò che avrebbe desiderato.

E d’altra parte, per avere ciò che voleva, avrebbe dovuto chiederlo e questo, nonostante l’eccitazione che annebbiava la ragione, faceva urlare il suo orgoglio e lo rendeva titubante.

Lentamente risalì  strisciando con tutto il corpo attraverso le gambe divaricate di Lupin, strusciando contro il membro, gli baciò il collo ed infine lo guardò

- Remus?

Sospirando l’altro aprì gli occhi e lo guardò.

Severus esitava, ma ad un certo punto Lupin parve capire e dolcemente fece distendere Piton accanto a sé, quindi si mise in ginocchio sul letto.

- Prima di tutto eliminiamo gli ostacoli… - sussurrò finendo di togliersi l’abito e sbottonando completamente la veste dell’altro.

Dopodiché mise da parte la dolcezza e aggredì giocosamente Severus, prima baciandolo rudemente in bocca, poi scendendo alla base del collo e succhiando con forza, lasciando un marchio rosso.

- Remus! Gli altri… - ansimò Piton deglutendo e spalancando gli occhi.

- Porti sempre vestiti a collo alto… - rispose Lupin strusciando la faccia sul collo di Piton per poi mordergli la spalla.

Una mano scese ad accarezzare il fianco di Severus, accarezzò l’anca e poi s’intrufolò sotto la coscia leggermente alzata, raggiungendo la delicata zona sotto i testicoli e la stuzzicò con un unghia.

Piton mugolò e poi trattenne il fiato quando un dito raggiunse l’apertura anale e scivolò dentro seguito a breve da un secondo dito.

Chiuse e riaprì gli occhi, quasi respirando a fatica, mentre le dita si muovevano delicatamente dentro di lui.

Lupin lo guardò un attimo.

- Vuoi…? – quasi a sincerarsi di aver capito bene i suoi desideri.

Piton fece un cenno affermativo con la testa.

Spostandosi fra le sue gambe Lupin gliele sollevò e lentamente lo penetrò, continuando a spiarne l’espressione.

Piton strinse gli occhi e le sue unghie graffiarono le spalle di Lupin quando sentì il membro di Remus entrargli dentro. Il respiro bloccato, non poté fare a meno d’irrigidirsi al dolore profondo che lo attraversò: dopo quindici anni era come la prima volta ed il suo corpo non aveva più l’elasticità dei diciassette anni.

Subito dopo, però, il dolore si attenuò e fu completamente soffocato dalle ondate di piacere che lo seguirono, mentre il bacino di Lupin massaggiava il suo “amico” estasiato.

Remus lo guardò ansimante

- Vuoi… che smetta? – senza sapere se ci sarebbe riuscito, ma Severus scosse nuovamente la testa.

Lupin iniziò a muoversi, all’inizio lentamente, poi perse il controllo, ma a quel punto Severus assecondava i suoi movimenti.

Tutto scomparve: Hogwarts, la stanza, l’orgoglio e le responsabilità, i dubbi e la cautela, l’incertezza ed i progetti di mantenere il controllo della situazione, tutto fu travolto dalla passione e dal piacere che aumentò d’intensità fino a travolgere anche la consapevolezza delle loro stesse identità.

Raggiunsero l’apice quasi insieme, una scossa, un’ondata che si propagò dall’uno all’altro, precipitandoli nel vuoto.

Remus crollò addosso a Severus, i respiri ansimanti, i battiti dei loro cuori che lentamente iniziavano a rallentare: l’appagamento e lo sfinimento…senza bisogno di parole.

Piton chiuse gli occhi e sentì il sonno del momento dopo conquistarlo: forse non era carino addormentarsi… forse…

 

Gli sembrava di aver appena chiuso gli occhi quando sentì qualcosa di umido e caldo che scivolava sulla gola. Assonnato aprì gli occhi: Lupin lo guardava, perfettamente sveglio, con espressione maliziosa.

- Remus… cosa ti serve? – mormorò strascicando le parole.

L’altro lo guardò con blanda disapprovazione.

- Ti arrendi di già? Non penserai che mi basti una sveltina! Non è neanche mezzanotte…

Piton spalancò gli occhi: non era mai stato un grande amatore, una volta gli bastava! Ma a quanto pareva Lupin era di avviso diverso e già si era tuffato in basso, intenzionato a svegliare di nuovo il suo “amico”, prendendolo delicatamente in bocca e succhiandolo, girandogli intorno con la lingua… e, a quanto pareva, quel disgraziato stava rispondendo!

Piton sospirò: sembrava attenderlo una lunga, lunga notte.

 

Nei sotterranei non c’erano finestre da cui potesse entrare la luce del giorno, ma per anni d’abitudine Piton era abituato a svegliarsi alle 6:30.

Insonnolito, lentamente prese coscienza del mondo che lo circondava e del corpo caldo fra le cui braccia aveva dormito.

Era Lunedì mattina e doveva prepararsi per le prime due ore di lezione, ma non aveva voglia di muoversi: non si era mai sentito così al caldo e protetto e pensò che gli sarebbe piaciuto restare così per tutta la mattinata.

Inoltre Lupin, questo dannato licantropo assatanato, non si era accontentato di due volte e quando, infine, si erano addormentati sfiniti, la Domenica era passata da un pezzo e adesso Piton aveva voglia di riaddormentarsi. Continuava a non capire il cambiamento di Lupin: due anni prima sembrava quasi non reggersi in piedi e allora da dove la tirava fuori tutta quell’energia con cui l’aveva letteralmente strapazzato, nella notte appena passata?

La campana batté le mezza e Piton aprì svogliatamente un occhio: le 6:30?

Gettò un’occhiata di sfuggita all’orologio sul comodino e per un attimo immaginò di aver letto male, alla fioca luce del lume quasi spento.

Alzò la testa, concentrando la vista sulle lancette: le 8:30!!

Sconvolto scattò sulle braccia, solo per ricadere con un tonfo ed un gemito soffocato sui cuscini.

Gli eccessi si pagano!

Ed il corpo gli stava presentando il conto: la schiena fu attraversata da fitte di dolore, protestando per essere stata costretta ad una ginnastica inusuale, le gambe protestavano, con i nervi delle cosce davanti a tutti, per essere state costrette ad aprirsi più di quanto serva per camminare o sedersi, pervertito! Un prurito vagamente fastidioso dei muscoli anali era la protesta per essere stati costretti a dilatarsi più del normale.

L’unico a non protestare, logicamente, sfinito e beato, era il suo “amico”, che al momento non dava segni di vita.

Inoltre Severus non ricordava l’ultima volta in cui si era sentito così debole!

Facendosi violenza si costrinse ad alzarsi cautamente, gettò un’occhiata astiosa a Lupin che continuava a dormire placidamente e cercò di prepararsi il più in fretta possibile, ingurgitando due plumcake stantii, sequestrati ad uno studente Venerdì e un solo, piccolo sorso di “Dragon’s Scotch”, giusto per arrivare vivo all’ora di pranzo.

Non si preoccupò di fare silenziosamente, ma stizzosamente notò che Lupin non intendeva svegliarsi: con una punta di cattiveria decise di lasciare la bacchetta del “bello addormentato” sull’armadio, che se la riprendesse da solo! E si precipitò per i corridoi.

Arrivato davanti all’aula ebbe un attimo di smarrimento nel trovarsi i due quinti, Serpeverde e Grifondoro, invece delle prime classi di Tassorosso e Corvonero, prima di ricordarsi che avevano effettuato dei cambi di orario Venerdì pomeriggio.

Cercando di reprimere uno sbadiglio raggiunse la cattedra, troppo addormentato per prestare attenzione ai soliti screzi tra Potter e Malfoy, e cercò di ricordare quale pozione doveva spiegare.

Scrisse alla lavagna gli ingredienti e crollò sulla sedia, sussultando per la botta che diede contro il legno duro con un fondoschiena irritato e maldisposto ad essere maltrattato ulteriormente.

E fu allora che accadde la catastrofe!

La signorina Granger alzò la mano e prima che lui la riprendesse, esclamò con la sua solita vocetta saccente

- Mi scusi professore, ma 105 decilitri di acqua non sono un po’ troppi?

Piton si girò verso la lavagna, cercando di metterla a fuoco, poi si alzò faticosamente.

- Hai ragione, ho dimenticato la virgola dopo il dieci, cinque punti a Grifondor…

 Si bloccò con il gesso a mezz’aria, spalancando gli occhi: cosa aveva fatto?!

Mentalmente sentì i granelli della clessidra che, senza aspettare il completamento del nome della casa, stavano dando i cinque punti assegnati.

Il silenzio nell’aula, già completo, sembrò divenire più pesante: da quando Piton insegnava ad Hogwarts, quella era la prima volta in assoluto che assegnava un solo punto ai Grifondoro… e ne aveva dati cinque!

La Granger si meritava i punti per aver notato l’errore, ma, dannazione non era questo il punto!

Lentamente si girò e guardò le venti bocche aperte ed i venti paia di occhi che lo fissavano tra l’attonito e l’incredulo.

Ormai il danno era fatto, anche se immaginava che la storia non sarebbe finita lì: probabilmente tutti i suoi colleghi, Silente in testa, lo avrebbero fermato per informarsi sulle sue condizioni di salute e, d’altra parte, non era sicuro di stare proprio bene, visto che… tutto sommato non era sconvolto più di tanto…

A parte i disturbi, si sentiva ancora addosso il profumo ed il calore di Remus e provò un profondo desiderio di tornare fra le sue braccia… magari evitando le sere prima dei giorni in cui aveva le prime ore…

Ma cosa stava pensando?!

Questa era follia! Pura follia!… un’adorabile follia!                                            

                                                      Fine